Parte I
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1. IL MAGMA: CARATTERI GENERALI E PROPRIETA’<br />
CHIMICO-FISICHE PRINCIPALI<br />
Raffaello Trigila, Gianluca Sottili<br />
Il magma è un oggetto geologico definibile come una soluzione di silice e silicati allo stato fuso<br />
del quale possono fare parte in quantità variabile elementi volatili disciolti od allo stato gassoso o di<br />
fluido supercritico ed una o più specie minerali.<br />
In quanto oggetto geologico, la sua proprietà fisica più importante è data da una variabile estensiva, la<br />
massa, la cui entità deve essere tale da permettere al magma di interagire con le altre forze ( tra cui<br />
molto importante la forza di gravità) che controllano l’assetto del nostro pianeta. Alla massa sono<br />
attribuibili i valori di energia termica e meccanica che hanno un ruolo determinante nel caratterizzarne<br />
l’attività, in particolare quella eruttiva, intesa perciò, come un lavoro compiuto dal vulcano<br />
sull’ambiente esterno.<br />
Il modo con cui si manifesta questo lavoro, e in altre parole i tipi d’eruzioni (effusive, esplosive o<br />
miste), dipende dalla composizione, dalla pressione e dalla temperatura del magma che sono quindi le<br />
variabili intensive che caratterizzano il sistema.<br />
Dalla modulazione di queste variabili dipendono a loro volta le proprietà reologiche del magma, (vale a<br />
dire densità e viscosità) che caratterizzano il suo stato in movimento e ne controllano quindi sia le<br />
modalità con cui avviene la risalita a giorno che quelle del trasporto superficiale.<br />
Con riferimento al quadro sopra delineato e non essendovi allo stato attuale procedure d’indagine di<br />
uso generale che possano fornire stime dirette delle masse magmatiche in via di risalita dalla zona della<br />
loro formazione in superficie, cominceremo con il dare le informazioni essenziali sulle fasi costituenti il<br />
magma e cioè quelle inerenti la composizione del fuso, dei volatili e delle specie minerali. In seguito<br />
saranno definite le proprietà reologiche: densità e viscosità e le loro variazioni in funzione della<br />
composizione, della temperatura e della pressione. In questa sezione verranno anche date informazioni<br />
sui metodi d’uso corrente per la determinazione dei percorsi P, T, di risalita magmatica, su quelli<br />
utilizzati per la determinazione della densità e viscosità dei fusi e dei sistemi magmatici ed infine per il<br />
calcolo dei processi diffusivi dei volatili sia all’interno del sistema magmatico che fra il sistema<br />
magmatico e l’ambiente esterno.<br />
Nomenclatura<br />
____________________________________________________________________<br />
Cp Calore specifico a pressione costante (specific heat capacity) J g -1<br />
K -1<br />
D Diffusività (Diffusività); m 2 s -1<br />
G Energia libera di Gibbs (Gibbs free energy) Joule<br />
Em Entropia molare (Molar entropy) J K -1<br />
per mole<br />
fO2 Fugacità d’ossigeno (Fugacity)<br />
K Costante di equilibrio (equilibrium constant)<br />
P Pressione (Pressure); bar<br />
T Temperatura (Temperature); K<br />
Xi Frazione molare (Mole fraction)<br />
η Viscosità (Viscosity); Pa s<br />
ρ densità (Density); kg m -3
Corso di magmatologia e vulcanologia sperimentale <strong>Parte</strong> I Trigila R., Sottili G.<br />
1.1 La fase fusa: composizione e struttura dei fusi magmatici<br />
La La composizione composizione dei dei fusi fusi magmatici<br />
magmatici<br />
1) E’ un luogo comune che il maggior numero di<br />
informazioni sulla composizione dei fusi<br />
magmatici ci vengano dall’analisi chimica delle<br />
rocce vulcaniche (elementi maggiori, minori ed<br />
in tracce) fra cui, in particolare, da quella del<br />
vetro costituente le ceneri e le scorie emesse nel<br />
corso delle eruzioni esplosive. Bisogna, però,<br />
ricordare che in ambedue i casi la composizione<br />
del prodotto analizzato è parzialmente o<br />
integralmente privata della componente volatile<br />
del fuso magmatico, anche se questa<br />
componente, che è di importanza fondamentale<br />
per la parametrizzazione composizionale Xi, P e<br />
T (dove Xi indica la frazione frazione molare del<br />
componente iesimo della miscela magma e P e T<br />
le variabili variabili variabili intensive intensive dei percorsi di risalita<br />
magmatica), viene spesso trascurata per le<br />
difficoltà legate ad una sua determinazione nei<br />
fusi stessi.<br />
2) A partire dagli ultimi trenta anni un numero<br />
crescente di informazioni sulla composizione dei<br />
magmi in condizioni preeruttive, ci è pervenuta<br />
dall’analisi chimica delle inclusioni vetrose<br />
contenute nei cristalli delle rocce vulcaniche<br />
(Fig.1 Fig.1 Fig.1). Fig.1<br />
Figura Figura 1. 1. Esempi Esempi di di inclusioni inclusioni inclusioni vetrose vetrose in<br />
in<br />
fenocristalli fenocristalli di di olivina olivina (foto (foto di di Alexander Alexander V.<br />
V.<br />
Sobolev, Sobolev, Sobolev, 2000 2000). 2000 ).<br />
Infatti la pressione di intrappolamento del fuso<br />
nel cristallo si mantiene costante anche durante<br />
le fasi di risalita e di raffreddamento del magma.<br />
Il fuso, infatti, viene intrappolato nel cristallo<br />
alla pressione a cui questo ultimo si trova,<br />
pressione che si mantiene costante (e cioè<br />
durante la risalita e nel corso del raffreddamento<br />
del magma che trasporta il cristallo in<br />
superficie). La composizione del fuso<br />
intrappolato può anche in questo caso cambiare<br />
(ed è possibile tenerne conto) per effetto delle<br />
reazioni che avvengono ad alta temperatura fra il<br />
fuso inglobato ed il cristallo ospite con eventuale<br />
cristallizzazione incipiente del fuso o<br />
dissoluzione parziale del bordo del cristallo a<br />
contatto con il fuso stesso.<br />
1) Poiché la composizione del fuso<br />
magmatico, di norma varia nel corso della sua<br />
risalita è necessario che questa sia riferita ai<br />
valori del percorso P,T e ad essa si associ la<br />
determinazione analitica della componente<br />
volatile. Se partiamo dallo studio di rocce<br />
vulcaniche, i valori di P e T che il magma ha<br />
percorso dal momento della sua incipiente<br />
cristallizzazione fino a quello della sua<br />
consolidazione a giorno si possono ricavare a<br />
partire dalla composizione dei fenocristalli e dei<br />
microliti di cristallizzazione in superficie.<br />
Queste fasi vengono analizzate con la<br />
microsonda elettronica (elementi maggiori e<br />
minori), con la microsonda ad ablazione laser<br />
(elementi maggiori, minori ed in traccia) od<br />
anche con la microsonda a ioni (elementi<br />
maggiori, minori, elementi in traccia e<br />
componente volatile). I dati ottenuti vengono<br />
quindi elaborati tramite calcoli di<br />
termodinamica basati sulla minimizzazione<br />
dell’energia energia libera libera di di Gibbs, Gibbs, (CODICE<br />
MELTS, Ghiorso et al., 1994) nell’ambito di<br />
reazioni all’equilibrio fra il fuso e le eventuali<br />
altre fasi costituenti il sistema magmatico. Le P e<br />
T di equilibrio fra le fasi costituenti il sistema<br />
magmatico possono essere determinate anche<br />
tramite esperimenti di laboratorio effettuati a P,<br />
e T controllate.<br />
2
Corso di magmatologia e vulcanologia sperimentale <strong>Parte</strong> I Trigila R., Sottili G.<br />
Nel caso in cui i risultati ottenuti con i due<br />
metodi siano confrontabili, si può dimostrare<br />
che:<br />
a) gli esperimenti riproducono condizioni di<br />
equilibrio termodinamico,<br />
b) il modello utilizzato nei calcoli di<br />
termodinamica descrive efficacemente il<br />
processo naturale.<br />
3) Se invece viene utilizzata la composizione del<br />
vetro delle inclusioni contenute nei fenocristalli,<br />
le determinazioni analitiche procedono come per<br />
il caso del vetro vulcanico mentre le P e T<br />
associate si possono ricavare dall’analisi chimica<br />
del cristallo ospite effettuata vicino al bordo con<br />
l’inclusione.<br />
4) Un'altra grandezza che è conveniente<br />
determinare per la caratterizzazione del percorso<br />
di risalita magmatica poiché controlla le<br />
relazioni di fase a livello intratellurico e quindi il<br />
corso della differenziazione magmatica (Fig.2 Fig.2 Fig.2) Fig.2 è<br />
la fugacità fugacità d’ossigeno d’ossigeno (fO fO 2).<br />
Figura Figura 2. 2. Valori Valori Valori indicativi indicativi della della fugacità fugacità di<br />
di<br />
ossigeno ossigeno in in corpi corpi magmatici magmatici di di di eruzioni eruzioni famose<br />
famose<br />
ottenuti ottenuti tramite tramite gli gli gli equilibri equilibri di di di ossidoriduzione<br />
ossidoriduzione<br />
ferro ferro-ilmenite ferro ilmenite e e titanomagnetite titanomagnetite (da (da Imai Imai et<br />
et<br />
al.,1998 l.,1998 l.,1998). l.,1998 ).<br />
Essa ha le dimensioni di una pressione parziale,<br />
e più precisamente, quella esercitata nei<br />
confronti dell’ambiente esterno e quindi può<br />
essere intesa quindi come la tendenza che ha<br />
l’ossigeno del sistema magmatico a diffondere<br />
nell’ambiente circostante 1 . Anche in questo caso<br />
la determinazione della fO 2 del magma è<br />
intrinsecamente legata alla composizione del<br />
magma stesso e a quella delle P e T del percorso<br />
di risalita magmatica. La sua determinazione<br />
segue procedure analoghe a quelle utilizzate per<br />
la determinazione di P e di T con la variante che<br />
i calcoli di termodinamica riguardano equilibri<br />
solido-liquido-gas (ad es. quello che coinvolge le<br />
fasi magnetite, fayalite, fuso ed ossigeno) o meno<br />
rigorosamente equilibri solido-solido in cui sia<br />
presente nelle due fasi solide lo stesso elemento<br />
in due stati diversi di valenza (ad es. Fe come<br />
ferro bivalente e ferro trivalente). In alternativa<br />
la fO 2 del fuso si può ricavare dal set di dati<br />
temperatura-composizione del liquido qualora si<br />
conoscano per ogni T e composizione i valori di<br />
Fe 2+<br />
ed Fe 3+<br />
.<br />
La La La struttura struttura dei dei fusi fusi magmatici magmatici<br />
magmatici<br />
1) Si intuisce che le principali proprietà<br />
chimico-fisiche del magma, fra cui quelle<br />
reologiche dipendano non solo dalla sua<br />
composizione e dalla T e P a cui esso si trova,<br />
ma anche dal suo assetto strutturale. I fusi<br />
silicatici hanno proprietà molto vicine a quelle<br />
delle sostanze cristalline. Queste possono essere<br />
sintetizzate come segue: a) aumenti piccoli di<br />
volume (5-15%) e di Em (entropia (entropia molare)<br />
molare)<br />
durante il processo di fusione che, se confrontati<br />
con gli aumenti relativi a quello di<br />
vaporizzazione, suggeriscono un ordine molto<br />
simile fra l’assetto strutturale dello stato<br />
cristallino e quello del fuso; b) la possibilità di<br />
passare dallo stato fuso allo stato vetroso a<br />
temperature che variano a seconda della cinetica<br />
cinetica<br />
di di di raffreddamento<br />
raffreddamento raffreddamento del sistema. L’intervallo di<br />
temperatura attraverso il quale avviene questo<br />
passaggio viene definito come transizione transizione<br />
transizione<br />
vetrosa vetrosa (Tr Tr Tr) Tr (Fig.3 Fig.3 Fig.3). Fig.3 L’assetto strutturale del<br />
vetro che si genera dal fuso mette in evidenza un<br />
stato di ordine crescente al diminuire di Tr Tr; Tr c)<br />
1<br />
La diffusione, espressa tramite la legge di Fick, può essere<br />
definita come il trasporto di materia tra due o più punti di<br />
un sistema (gassoso, liquido o solido) nei quali i<br />
componenti siano in concentrazioni diverse.<br />
3
Corso di magmatologia e vulcanologia sperimentale <strong>Parte</strong> I Trigila R., Sottili G.<br />
l’assetto strutturale del fuso varia ovviamente a<br />
seconda di T e P alle quali si trova il sistema.<br />
Le informazioni che si possono<br />
raccogliere sull’assetto strutturale dei fusi<br />
magmatici provengono da ricerche condotte con<br />
metodi spettroscopici od elettrochimici<br />
principalmente su vetri od anche fusi silicatici di<br />
composizione semplificata (ad es. miscele binarie<br />
di silice ed ossidi metallici).<br />
Figura Figura 3. 3. 3. Nella Nella Nella figura figura è è rip riportata rip riportata<br />
ortata una<br />
una<br />
determinazione determinazione calorimetrica calorimetrica della della della transizione transizione<br />
transizione<br />
vetrosa vetrosa vetrosa nei nei basalti basalti per per tre tre gradienti gradienti diversi diversi di<br />
di<br />
raffreddamento raffreddamento ( (Gottsmann ( Gottsmann et et al., al., 2002 2002). 2002 . La<br />
La<br />
Transizione Transizione Vetrosa Vetrosa (Tr) (Tr) ha ha importanti<br />
importanti<br />
conseguenze conseguenze sulle sulle proprietà proprietà fisiche fisiche del del magma.<br />
magma.<br />
Una Una di di queste queste è è la la la variazione variazione nel nel calore calore specifico specifico e<br />
corrisponde corrisponde al al picco picco della della della curva curva curva riportata riportata riportata in<br />
in<br />
figura. figura. In In questo questo caso caso il il picco picco nel nel Cp Cp è è dovuto dovuto al<br />
al<br />
rilassamento rilassamento rilassamento strutturale strutturale che che avviene avviene nel nel corso<br />
corso<br />
della della transizione transizione vetrosa.<br />
vetrosa.<br />
2) Fra i numerosi modelli sulla<br />
struttura dei fusi silicatici, i modelli<br />
termodinamici sono quelli che maggiormente si<br />
prestano per la descrizione delle proprietà<br />
chimico-fisiche dei fusi magmatici. Essi sono: il<br />
modello di Temkin (1945) in cui il fuso è<br />
trattato come un sale fuso in cui i componenti<br />
sono completamente dissociati come gli ioni di<br />
una soluzione acquosa; il modello polimerico<br />
principalmente supportato dagli studi sulla<br />
speciazione delle strutture in vetri silicatici<br />
(Masson 1968, 1977); il modello di miscelazione<br />
multicomponente (Bottinga e Richet, 1978) od<br />
anche pseudo-cristallino (Burnham 1975, 1981)<br />
nel quale la distribuzione delle diverse unità<br />
strutturali è controllata dalla minimizzazione<br />
dell’energia libera posseduta dal sistema per<br />
composizioni, P e T prefissate. Fra questi,<br />
quello polimerico è quello che mette<br />
maggiormente in evidenza i caratteri strutturali<br />
dei liquidi silicatici mentre quello di<br />
miscelazione multicomponente si è dimostrato<br />
uno strumento molto potente per la<br />
parametrizzazione degli equilibri di fase relativi<br />
alla cristallizzazione dei fusi silicatici e quindi<br />
uno strumento indispensabile alla ricostruzione<br />
dei processi di risalita magmatica.<br />
3) Diversamente dallo stato cristallino<br />
caratterizzato da assetti strutturali ordinati che si<br />
ripetono regolarmente nello spazio, lo stato fuso<br />
a matrice silicatica è caratterizzato da strutture<br />
ordinate, ma che non si ripetono regolarmente<br />
nello spazio, ed in cui l’elemento base è<br />
costituito da tetraedri con al centro un atomo di<br />
silicio ed ai vertici quattro atomi di ossigeno.<br />
A queste differenze si aggiunga che, mentre in<br />
un reticolo cristallino i legami rimangono stabili,<br />
nei fusi silicatici le vibrazioni delle particelle<br />
attorno alle posizioni di equilibrio sono dotate di<br />
un energia maggiore dovuta ad un surplus di<br />
energia termica ( i fusi sono stabili a temperature<br />
superiori a quelle dei rispettivi solidi), il che<br />
comporta la rottura e la formazione di nuovi<br />
legami in tempi brevissimi, con scambi possibili<br />
dei cationi tra le varie specie anioniche. Ad<br />
esempio, tramite indagini NMR NMR NMR condotte su<br />
materiale allo stato fuso, si è visto che lo scambio<br />
del Si tra i differenti raggruppamenti tetraedrici<br />
è molto rapido, la velocità di scambio<br />
aumentando con la temperatura (ordine di<br />
grandezza dai microsecondi ai nanosecondi).<br />
Questo scambio richiede la rottura e la nuova<br />
formazione di legami Si-O, la cui vita media è<br />
molto breve. Il possibile andamento per questi<br />
processi di scambio, potrebbe coinvolgere la<br />
formazione di uno stato intermedio e<br />
momentaneo, per il Si, a coordinazione 5. In<br />
questo meccanismo verrebbero coinvolti anche<br />
altri cationi che non siano in coordinazione<br />
tetraedrica Se uno di questi si allontana da un<br />
legame formato con un ossigeno che sia<br />
contemporaneamente legato ad un silicio, allora<br />
l’eccesso temporaneo di carica negativa che si<br />
viene a registrare sull’unità tetraedrica coinvolta,<br />
può indurre tale tetraedro a condividere<br />
4
Corso di magmatologia e vulcanologia sperimentale <strong>Parte</strong> I Trigila R., Sottili G.<br />
l’ossigeno interessato con un tetraedro adiacente,<br />
simulando per quest’ultimo una coordinazione<br />
5. Ugualmente, il ritorno del catione<br />
allontanato (o di un altro) simula la rottura di<br />
questo “complesso di transizione.” I fusi sono,<br />
quindi, caratterizzati da strutture ‘mobili’.<br />
4) Prendendo a riferimento il modello<br />
polimerico e definendo la composizione del fuso<br />
sulla base degli elementi maggiori, ci<br />
accorgiamo, sulla base di dati spettroscopici od<br />
elettrochimici, che le specie atomiche costituenti<br />
si possono piazzare al centro dei tetraedri a<br />
coordinare quattro atomi di ossigeno oppure si<br />
collegano all’ossigeno dall’esterno dei tetraedri.<br />
Nel primo caso questi elementi chimici sono<br />
detti formatori di struttura (network network formers formers) formers<br />
perché formano i tetraedri, nel secondo<br />
modificatori di struttura (network network modifiers modifiers) modifiers<br />
perché modificano, interrompendoli, i legami fra<br />
i tetraedri (Fig.4 Fig.4 Fig.4). Fig.4 La struttura di un fuso<br />
silicatico è quindi vista come il risultato<br />
dell’interazione chimica tra la silice ed ossidi<br />
metallici. A seconda del tipo di elemento con cui<br />
è legato (network network former former o network network modifier modifier) modifier<br />
l’ossigeno - che è l’elemento più abbondante<br />
della compagine magmatica - ha una diversa<br />
energia di legame che corrisponde ai tre tipi di<br />
legame previsti dal modello, tutti rappresentati<br />
nel seguente equilibrio:<br />
Figura Figura 4. 4. Assetto Assetto strutturale strutturale dei dei fusi fusi silicatici silicatici con con soli soli ioni ioni network network-forming network forming ( (a) ( ) e e dei dei fusi fusi fusi silicatici<br />
silicatici<br />
contenenti contenenti ioni ioni network network-forming network forming e e e network network-modifying network modifying modifying ( (b) ( ) (da (da White, White, 2003 2003). 2003 2003 ).<br />
Si-O-Si + M-O-M 2Si-O-M (1)<br />
dove l’ossigeno in Si-O-Si è definito come<br />
ossigeno ponte (O° O° O°), O° in Si-O-M come ossigeno<br />
non ponte (O -<br />
),e in M-O-M è considerato come<br />
ossigeno libero (O 2- ). La costante d’equilibrio<br />
per la reazione (1) è data da:<br />
K = (a O - ) 2 /(a O°a O 2- ) (2)<br />
In Fig. 6 vengono riportati tre casi di miscela<br />
MO-SiO2 in cui K è rispettivamente 0, ∞, 17 e<br />
nei quali si vede che per casi estremi (K=0, K=∞)<br />
solo due dei tre tipi di legame ossigeno possono<br />
esistere, mentre per casi intermedi tutti e tre i<br />
tipi devono essere presenti.<br />
5) Se consideriamo ora composizioni<br />
più complesse come quelle dei fusi magmatici,<br />
dobbiamo concludere che escludendo il silicio<br />
che è formatore di struttura ed i metalli alcalini<br />
ed in misura minore gli alcalino-terrosi che sono<br />
modificatori di struttura, gli altri elementi<br />
maggiori hanno un ruolo strutturale nel magma<br />
che varia con la sua composizione. E’ questo il<br />
5
Corso di magmatologia e vulcanologia sperimentale <strong>Parte</strong> I Trigila R., Sottili G.<br />
caso dell’Alluminio in coordinazione tetraedrica<br />
se vi è sufficiente disponibilità di metalli alcalini<br />
od alcalini terrosi per compensare dall’esterno la<br />
deficienza di carica positiva che si stabilisce nel<br />
tetraedro; del Titanio che ha coordinazione<br />
tetraedrica se il fuso è sufficientemente<br />
depolimerizzato; del Ferro che allo stato<br />
trivalente ha coordinazione tetraedrica nei fusi<br />
depolimerizzati mentre allo stato bivalente è<br />
sicuramente un modificatore di struttura. Se si<br />
considera infatti il rapporto Fe 3+<br />
/ Σ Fe per un<br />
intervallo di composizioni compreso fra 0.5 e<br />
0.3, il Fe 3+<br />
è stato trovato sia in coordinazione<br />
tetraedrica che ottaedrica. Questo controllo<br />
della composizione sulla struttura pone infine il<br />
problema se la struttura anionica di fusi<br />
costituiti da una miscela silice-ossido di metallo<br />
possa essere vista come un continuum di polimeri<br />
o se c’è un numero molto piccolo di questi e<br />
variano piuttosto le loro proporzioni a seconda<br />
della composizione del sistema fuso. Se ci<br />
riferiamo adesso ai dati di spettroscopia NMR<br />
del silicio-29 di vetri silicatici di miscele<br />
ottenute combinando SiO2 con ossidi metallici<br />
in un intervallo composizionale che va dagli<br />
ortosilicati alla silice, si possono definire<br />
altrettante unità reticolari denominate Q 0 1<br />
, , Q Q ,<br />
Q 2<br />
, Q 3<br />
, , Q Q<br />
4<br />
, (dove l’esponente si riferisce al<br />
numero di ossigeni ponte) corrispondenti alle<br />
4-<br />
strutture ortosilicatiche (SiO SiO 4 ), pyrosilicatiche<br />
6- 2-<br />
(Si Si 2O7 ), inosilicatiche (SiO SiO SiO3 SiO ), fillosilicatiche<br />
2-<br />
(Si Si 2O5 ) e tectosilicatiche (SiO SiO 2) dello stato<br />
cristallino. Fra queste unità strutturali è possibile<br />
definire un set di equilibri come quello<br />
riportato ad es. in (3):<br />
(3):<br />
e cioè<br />
2Q 2 Q 4 + 2Q 0<br />
2SiO3 2- SiO2 + 2SiO4 4- (3)<br />
Con riferimento alla nomenclatura usata nel<br />
modello polimerico le unità strutturali Q 0<br />
vengono definite monomeri, le Q 1 dimeri, le Q 2<br />
a catena, le Q 3 planari, le Q 4 3D. Le<br />
proporzioni di queste unità nel fuso ne<br />
definiscono il grado complessivo di<br />
depolimerizzazione.<br />
6) La stima del grado complessivo di<br />
depolimerizzazione di un fuso magmatico viene<br />
quindi ottenuta con il calcolo del rapporto<br />
NBO/T effettuato sulla base dell’analisi chimica<br />
della corrispondente roccia vulcanica (Mysen<br />
1988). Per effettuare questo calcolo bisogna<br />
determinare la proporzione dei cationi<br />
modificatori di struttura e quella dei cationi a<br />
coordinazione tetraedrica. La procedura da<br />
seguire per il calcolo dei cationi modificatori di<br />
struttura è la seguente:<br />
a) Si convertono le percentuali di ossido<br />
dell’analisi chimica in proporzioni di atomo per i<br />
diversi cationi.<br />
b) Si calcolano le proporzioni dei cationi a<br />
coordinazione tetraedrica ( e cioè Si, Al, Fe 3+<br />
, Ti<br />
e P) ed i tipi e proporzioni dei cationi<br />
modificatori di struttura con cui si effettua il<br />
bilancio delle cariche.<br />
c) P è verosimilmente presente come (PO4) 3a<br />
formare un complesso in associazione con<br />
Ca 2+ . Pertanto per ogni catione di P 5+ , si calcola<br />
1.5 di Ca 2+.<br />
d) Sia Al che Fe 3+<br />
in coordinazione tetraedrica<br />
richiedono un bilancio di carica. Fra i due<br />
cationi Fe 3+<br />
viene considerato per primo e la<br />
deficienza di carica viene compensata con K +<br />
.<br />
Pertanto per un catione di Fe 3+<br />
se ne calcola un<br />
uguale ammontare di K +<br />
. Se K +<br />
è insufficiente si<br />
utilizza Na +<br />
. In questo caso Al 3+<br />
viene bilanciato<br />
interamente da Na +<br />
.<br />
e) Il calcolo viene quindi eseguito utilizzando<br />
nell’ordine K + , Na + , Ca 2+ , Fe 2+ , Mg 2+ , per il<br />
bilancio di carica prima di Fe 3+<br />
e quindi di Al 3+<br />
.<br />
Pertanto l’abbondanza dei cationi modificatori<br />
di struttura è uguale al loro totale meno la<br />
quantità richiesta per formare i complessi a<br />
radicale fosfato, ferrite e alluminato.<br />
Il rapporto NBO/T che caratterizza il grado di<br />
polimerizzazione complessivo di un fuso<br />
magmatico può essere quindi calcolato tramite<br />
la relazione:<br />
NBO/T = 1/T Σ nMi n+ (4)<br />
n+ Dove Mi è la proporzione del catione<br />
modificatore di struttura i con carica elettrica n+<br />
n+<br />
e T T è la proporzione dei cationi a coordinazione<br />
tetraedrica.<br />
6
Corso di magmatologia e vulcanologia sperimentale <strong>Parte</strong> I Trigila R., Sottili G.<br />
1.2. I I volatili: volatili: composizione composizione e e concentrazione concentrazione delle delle specie volatili volatili disciolt disciolte disciolt e nel<br />
nel<br />
fuso fuso e e dispositivi dispositivi che che ne ne regolano regolano regolano la la solubilità<br />
solubilità<br />
Le informazioni sui volatili disciolti nei<br />
fusi magmatici sono essenzialmente di tipo<br />
indiretto: infatti, anche nel caso dei gas<br />
vulcanici, vi sono ampie testimonianze di loro<br />
reazioni con l’ambiente esterno del quale<br />
mutuano alcuni componenti caratteristici (ad<br />
es. l’acqua) e sicuramente lo stato di<br />
ossidazione. I volatili principali fanno tutti<br />
parte del sistema C-H-O-S-F-Cl. Tuttavia in<br />
tempi recenti una certa attenzione hanno<br />
riscosso anche i cosiddetti gas nobili che<br />
malgrado siano considerati specie non reattive e<br />
di abbondanza molto limitata nel magma,<br />
possono avere un ruolo nella ricostruzione dei<br />
percorsi di risalita magmatica (ad es. per la<br />
solubilità dell’ He vedi Paonita et al., 2001) e di<br />
interazione con l’ambiente e cioè per la<br />
valutazione del rischio vulcanico nel primo<br />
caso, ambientale nel secondo. La composizione<br />
dei gas relativi a vulcani che si trovano lungo<br />
margini convergenti di placca è generalmente<br />
ricca in H 2O ed in misura minore in CO 2.<br />
Quella dei vulcani lungo le aree di dorsale<br />
oceanica o di arco insulare sembrava vedere<br />
una quasi esclusiva partecipazione di SO 2 e di<br />
CO 2, ma in questi ultimi tempi anche<br />
l’influenza dell’H 2O sulle modalità di origine<br />
ed evoluzione magmatica è risultata<br />
significativa.<br />
La La solubilità solubilità dell’acqua<br />
dell’acqua<br />
1) Bowen (1928) fu il primo a<br />
riconoscere l’importanza dell’acqua in soluzione<br />
nei fusi magmatici come fattore condizionante<br />
nei processi di frazionamento e delle proprietà<br />
reologiche dei magmi. E da allora molti modelli<br />
furono elaborati per rendere conto di<br />
quest’effetto.<br />
2) Il modello più semplice definisce la<br />
solubilità dell’acqua nei fusi magmatici per<br />
effetto della semplice interazione tra l’H2O e gli<br />
ossigeni ponte del fuso (O°) per formare gruppi<br />
OH -<br />
come nell’equilibrio sotto rappresentato:<br />
SiO2 (fuso) + 2H2O(gas) Si(OH)4(fuso) (5)<br />
Secondo questo modello la dissoluzione<br />
di H2O nei magmi porta quindi ad una loro<br />
depolimerizzazione. Tuttavia questo semplice<br />
modello si dimostra inadatto per giustificare la<br />
solubilità dell’acqua quando in magmi acidi una<br />
significativa quantità di Al entra in<br />
coordinazione tetraedrica (a sostituire il Si ed il<br />
risultante deficit di carica che viene compensato<br />
da 1 Na +<br />
per ogni Si) e ne fu proposto un<br />
altro da Burnham et al. 1969 e da Hamilton et<br />
al., 1964. In quest’altro l’ H2O interagisce con<br />
il fuso scambiando 1 Na +<br />
del fuso con 1 H +<br />
dell’acqua per formare un ossidrile OH -<br />
che si<br />
aggiunge a quello risultante dalla dissociazione<br />
dell’ acqua. L’equilibrio risultante dalla<br />
dissoluzione di 1mole di H2O in un fuso di<br />
composizione NaAlSi3O8 è pertanto<br />
rappresentabile con l’equilibrio (6) dove l’acqua<br />
è di nuovo completamente dissociata:<br />
NaAlSi3O8(fuso) + H2O(gas) <br />
NaOH(fuso)+AlSi3O7OH(fuso) (6)<br />
I dati sperimentali, tuttavia,<br />
confermarono subito che la dissociazione<br />
completa dell’acqua che è prevista in questo<br />
modello avviene solo per concentrazioni molari<br />
dell’acqua inferiori al 50%. L’idea che nei fusi<br />
fosse presente anche H 2O non dissociata fu<br />
quindi proposta da Stolper (1982) che stabilì per<br />
i fusi magmatici la seguente relazione<br />
d’equilibrio fra H 2O molecolare, ioni ossidrile<br />
ed ossigeni ponte (O°):<br />
H2O molecolare (fuso) + O°(fuso) 2OH(fuso) (7)<br />
Il modello espresso dall’equilibrio (7) (7)<br />
(7)<br />
implica che dell’acqua disciolta in forma<br />
molecolare nei fusi magmatici debba esistere<br />
qualunque sia la sua concentrazione nel fuso e<br />
questa ipotesi è stata confermata da studi di<br />
spettrometria all’infrarosso effettuati su vetri di<br />
varia composizione.<br />
7
Corso di magmatologia e vulcanologia sperimentale <strong>Parte</strong> I Trigila R., Sottili G.<br />
In realtà nei modelli di solubilità sopra<br />
discussi non è chiarito nel dettaglio come i<br />
gruppi OH - interagiscano con la struttura del<br />
fuso. In generale si assume che tutti i gruppi<br />
OH -<br />
siano energeticamente equivalenti<br />
malgrado alcuni di essi siano coordinati da Si +4<br />
ed altri da Al 3+ . Per altro questa assunzione non<br />
molto sostenibile su base teorica, è difficile da<br />
verificare sperimentalmente.<br />
La La solubilità solubilità dell’anidride dell’anidride carbonica.<br />
carbonica.<br />
L’anidride carbonica è la seconda specie<br />
volatile per importanza. Le prime informazioni<br />
sulla sua solubilità nei fusi magmatici le<br />
dobbiamo a Pearce (1964) che ipotizzò il<br />
seguente equilibrio, più tardi confermato da<br />
Boettcher (1970) sulla scorta dei risultati di<br />
esperimenti ad alta pressione condotti in<br />
saturazione di CO2 in cui si stabilizzavano<br />
carbonati:<br />
CO2(gas) + O 2- (fuso) CO3 2- (fuso)<br />
Un equilibrio del genere in un fuso con<br />
molti O 2- ha effetto polimerizzante per cui la<br />
solubilità della CO 2 dovrebbe essere maggiore<br />
nei fusi basici che non nei fusi acidi che sono<br />
fortemente polimerizzati. Ciò non si verifica in<br />
natura, inoltre da dati di spettrometria<br />
all’infrarosso su vetri silicatici risulta la presenza<br />
di CO 2 molecolare la cui solubilità decresce<br />
all’aumentare del rapporto Al/(Al+Si). La<br />
solubilità della CO 2 in forma molecolare<br />
sarebbe regolata, secondo Fine e Stolper (1985),<br />
dal seguente equilibrio:<br />
CO2(gas) CO2(fuso)<br />
e come tale non avrebbe alcuna influenza sulla<br />
struttura del fuso.<br />
La La La solubilità solubilità del del del Cl<br />
Cl<br />
Il comportamento fortemente non ideale del Cl<br />
– correlazione inversa tra P e Xcl nel fuso - è<br />
legato probabilmente alle grandi dimensioni di<br />
questa specie.<br />
Nei fusi anidri o poveri di H2O, il Cl tende a<br />
legarsi come Cl -<br />
alle specie alcaline e alcalinoterrose,<br />
così come rilevato da Webster (1997)<br />
che ha mostrato un aumento del valore di<br />
saturazione del Cl nei magmi al crescere del<br />
rapporto [Mg+Na+Fe+Al]/Si. Quindi la<br />
concentrazione di questa specie nelle serie alcaline è<br />
tendenzialmente maggiore del limite di 2700 ppm<br />
stabilito sperimentalmente per le rioliti (Metrich &<br />
Rutherford, 1992).<br />
La La solubilità solubilità dello dello S S<br />
S<br />
Anche lo S, come il Cl, mostra una correlazione<br />
inversa fra P e X nel fuso (Wendlandt, 1982).<br />
Considerando la composizione tipica del<br />
mantello primitivo caratterizzata da basse<br />
concentrazioni di S (circa 200 ppm di S che<br />
può scendere a circa 150 ppm nel caso di<br />
mantello sorgente dei MORB), la presenza nelle<br />
emissioni gassose di alte concentrazioni di S<br />
magmatico è spiegabile solo ammettendo un<br />
esteso processo di cristallizzazione frazionata.<br />
Fincham & Richardson (1954) hanno supposto<br />
che per valori bassi di fugacità di ossigeno<br />
(condizioni di fO2 più riducenti di quelle<br />
definite dall’equilibrio quarzo-fayalitemagnetite<br />
QFM) lo zolfo solubilizza nei fusi<br />
- -<br />
silicatici come S2 sostituendo O2 secondo la<br />
reazione:<br />
O 2-<br />
-<br />
+ ½ S2 = S2 + ½O2 Per alti valori di fugacità di ossigeno (fO2 ><br />
QFM) lo zolfo entra in soluzione nei fusi<br />
silicatici come SO 4-<br />
.<br />
Studi recenti (Holzeid & Grove, 2002 ) hanno<br />
inoltre rilevato una correlazione diretta tra la<br />
solubilità del S nei fusi silicatici e il valore di<br />
NBO/T. Il fatto che la solubilità dello S<br />
aumenti nei fusi depolimerizzati suggerisce che<br />
lo zolfo reagisce preferibilmente con gli ossigeni<br />
non-ponte (NBO).<br />
La La solubilità solubilità del del F<br />
F<br />
Il fluoro può raggiungere concentrazioni fino al<br />
5% nei magmi più evoluti (rioliti, graniti;<br />
Bailey, 1977) e fino al 2% nei termini meno<br />
evoluti (Aoki et al., 1981). La presenza di questa<br />
specie ha una certa influenza sulle proprietà<br />
fisico chimiche del magma; ad esempio, la<br />
8
Corso di magmatologia e vulcanologia sperimentale <strong>Parte</strong> I Trigila R., Sottili G.<br />
temperatura di liquidus diminuisce<br />
al’aumentare della quantità di fluoro nel fuso<br />
(comportamento analogo a quello dell’H 2O;<br />
Luth, 1988). Alcuni modelli spiegano questo<br />
Bibliografia<br />
comportamento ipotizzando una rottura da<br />
parte del F dei legami ossigeni ponte (Carroll &<br />
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