Riassunto - Rinascite
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dazi e barriere doganali, dall’altro rifiutavano l’idea wilsoniana di un “direttorio mondiale”, dietro<br />
cui scorgevano il tentativo di riprodurre a livello sopranazionale le medesime logiche di subordinazione<br />
ed oppressione che contraddistinguevano la politica interna.<br />
Ad indirizzare i teorici della Old Right verso l’opzione neutralista non era, però, soltanto la<br />
fiducia verso le potenzialità pacificatrici del libero commercio. A terrorizzarli era l’eventualità che<br />
gli Stati Uniti compissero a ritroso il cammino che Herbert Spencer giudicava proprio della civiltà<br />
moderna: divenendo cioè, da società industriale che erano, una società militare. L’artefice di questa<br />
involuzione aveva, ai loro occhi, un nome ed un cognome preciso: Franklin D. Roosevelt. Secondo<br />
John T. Flynn e molti suoi “compagni di strada”, esso condivideva con i regimi totalitari l’idea di<br />
riordinare la società creando un’economia pianificata e coercitiva, anziché libera, nella quale il<br />
mondo degli affari sarebbe stato riunito in grandi gilde od immense strutture corporative, combinando<br />
elementi di autogoverno o supervisione governativa con una politica economica nazionale di<br />
sostegno a queste strutture. Un’organizzazione di questo tipo, supportata dall’indebitamento pubblico<br />
perpetuo, da centri autonomi di pianificazione e dall’inarrestabile ampliamento della burocrazia,<br />
sarebbe sfociata nel militarismo. Esso, infatti, avrebbe garantito posti di lavoro, cospicui guadagni<br />
per le imprese del settore della difesa, coesione sociale.<br />
L’aggressione subita il 7 dicembre 1941 assestò il colpo di grazia alle pretese isolazioniste<br />
di mantenere gli Stati Uniti fuori dal conflitto. Al di là del casus belli, tuttavia, va evidenziato come<br />
dal 1939 in avanti l’amministrazione Roosevelt avesse intrapreso una massiccia opera di mobilitazione,<br />
diretta a sconfiggere gli umori neutralisti presenti nel Paese. La retorica presidenziale, culminata<br />
nella celeberrima enunciazione delle «quattro libertà», descriveva la lotta antinazista come la<br />
continuazione, su scala mondiale, della battaglia antischiavista di Lincoln. Il richiamo retorico poggiava,<br />
in realtà, su un duplice ordine di considerazione: da un lato, il richiamo al ruolo umanitario<br />
dell’azione statunitense in funzione antinazista; dall’altro, la consapevolezza che lo sviluppo tecnologico<br />
permetteva di colpire un numero crescente di obiettivi.<br />
Nello scontro fra due visioni antitetiche, l’una – quella della Old Right – che rivendicava la<br />
bontà dei mezzi tradizionali (a cominciare dalla cosiddetta «diplomazia del dollaro») per salvaguardare<br />
gli interessi americani; l’altra, di matrice rooseveltiana, che ne postulava l’inadeguatezza e non<br />
escludeva a priori la possibilità di un impegno diretto in Asia ed in Europa, a prevalere fu la seconda:<br />
e fu in particolare l’argomento tecnologico – fortemente supportato da alcuni social scientists –<br />
a fare breccia fra gli oppositori del Presidente. Nel secondo dopoguerra, il declino di figure come<br />
Robert A. Taft e il fallimento di campagne neoisolazioniste quali il Bricker Amendment segnarono<br />
la definitiva emarginazione della Old Right dallo scenario politico americano.<br />
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