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Riassunto - Rinascite

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permettesse nel contempo di mantenere la formula politica democratico-rappresentativa e di fuoriu-<br />

scire dalla crisi economica.<br />

I.3. La scienza politica al servizio della trasformazione: Charles E. Merriam<br />

L’elevata considerazione che autori come Dewey manifestavano nei confronti delle scienze<br />

– naturali e sociali – garantì un punto di contatto fra il liberalismo razionalistico e discipline come<br />

la sociologia o la scienza politica. Diversamente da quanto era avvenuto in Europa, negli Stati Uniti<br />

non si era un verificato un Methodenstreit fra sostenitori di un approccio umanistico tradizionale ed<br />

uno scientifico allo studio delle problematiche sociali: il ricorso a metodologie sperimentali, basate<br />

sulla verifica empirica, aveva anzi trovato nel pragmatismo un terreno di incontro tra filosofia e sapere<br />

operativo. Le simpatie statunitensi per l’«illuminismo applicato» – l’idea secondo cui la ragione<br />

poteva essere impiegata in modo rigoroso e sistematico per promuovere il benessere sociale –<br />

avevano, per giunta, un radicamento storico ed erano condivise da un vasto numero di intellettuali.<br />

L’isolamento in cui liberali progressisti e social scientists vennero a trovarsi, nel corso degli<br />

anni ’20, contribuì ad avvicinare le loro posizioni. Gli uni e gli altri, inoltre, erano accomunati dal<br />

concepire il problema dell’ordine politico in termini esclusivamente secolari, e tendevano a concepire<br />

la politica come un terreno di sperimentazione e di manipolazione – per fini più o meno moralmente<br />

lodevoli – della condotta umana.<br />

Tutto ciò si tradusse in una condivisione non soltanto di alcuni metodi di indagine e di ricerca,<br />

ma anche di valori: quelli incarnati dalla tradizione democratico-progressista americana, accompagnati<br />

dalla convinzione che un maggiore coinvolgimento di tecnici e di esperti nei processi di decision-making<br />

avrebbe significativamente elevato la qualità e l’efficacia delle policies.<br />

Charles E. Merriam fu uno dei massimi sostenitori dell’opportunità di questa cooperazione.<br />

In numerosi contributi risalenti agli anni ’20, pur sottolineando gli importanti risultati conseguenti,<br />

Merriam continuò a lamentare l’ostracismo di larga parte del mondo accademico e della classe politica<br />

nei confronti di tale proposito.<br />

La crisi del 1929 rappresentò il punto di svolta, l’occasione in cui lo scetticismo e<br />

l’avversione verso una razionalizzazione e tecnicizzazione della vita politica cedettero il passo<br />

all’esigenza di riorganizzare il sistema produttivo. Nasceva l’ingegneria politica, ossia un metodo di<br />

risoluzione dei conflitti che presupponeva contiguità, sia fisica che ideologica, fra decisori politici e<br />

specialisti. Gli obiettivi su cui un gran numero di scienziati sociali e decisori politici ebbero occasione<br />

di convergere, dagli anni ’30 sino alla fine del decennio successivo, furono quelli del liberalismo<br />

progressista, formulato da autori come Dewey e Keynes, che a loro volta ben si conciliavano<br />

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