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Riassunto - Rinascite

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egolamentato. Se, per Dewey, le contraddizioni della società moderna potevano essere superate<br />

mediante un “nuovo liberalismo”, pragmatico e costruttivista, in grado di rimuovere le cause della<br />

conflittualità fra gruppi ed interessi, per Niebuhr tutto ciò si riduceva ad uno sterile esercizio di uto-<br />

pismo, poiché trascurava un elemento cruciale: l’innato egoismo umano, che impediva di fissare un<br />

limite universale e condiviso ai bisogni di ciascuno. La vena agostiniana, sempre presente nel pen-<br />

siero di Niebuhr, lo indusse ad assumere posizioni antiutopistiche, divenendo, tra l’altro, un precoce<br />

critico ed acuto interprete del marxismo.<br />

L’opera di Niebuhr come teorico delle relazioni internazionali ruota attorno a due saggi, The<br />

Children of Light and the Children of Darkness (1944), e The Irony of American History (1952).<br />

Nel primo, Niebuhr formulava un vero e proprio atto d’accusa verso la tradizione idealistica, che si<br />

era illusa di poter superare gli egoismi tradizionali tramite un semplice richiamo alla ragione. Ricorrendo<br />

alla metafora biblica dei figli della luce e dei figli delle tenebre, Niebuhr elaborava in modo<br />

compiuto una teoria della democrazia basata su un pessimismo antropologico temperato, secondo<br />

cui nessuna conquista civile – ivi compresa una maggiore eguaglianza economica – poteva considerarsi<br />

definitivamente acquisita, e la possibilità di un ordine pacifico fra le nazioni sarebbe dipesa<br />

dalla capacità, da parte dei sistemi democratici, di contrapporsi in modo efficace e, se necessario,<br />

drastico a chi li minacciava. Nella seconda delle opere citate, Niebuhr ricorreva alla categoria<br />

dell’ironia per spiegare il paradosso degli Stati Uniti, una nazione che percepiva se stessa come naturale<br />

depositaria degli ideali di pace e giustizia,ma costretta a servirsi della minaccia nucleare per<br />

poter affermare la propria sopravvivenza storica. L’ironia della storia americana rifletteva, per Niebuhr,<br />

un’ironia più profonda e superiore, che coinvolgeva ogni essere umano. L’uomo pecca non<br />

perché vi sia costretto, né perché liberamente scelga di farlo, ma poiché, essendo imperfetto, non è<br />

in grado di prevedere appieno le conseguenze delle proprie azioni. Egli usa in modo improprio le<br />

facoltà di cui dispone, e ciò spesso lo conduce a situazioni paradossali.<br />

Benché Niebuhr non sia mai stato un apologeta della politica estera statunitense, è innegabile<br />

che il suo desiderio di emancipare la politica dall’utopia rispecchiasse la condizione di profonda<br />

crisi ed incertezza in cui versavano gli intellettuali progressisti. La grande popolarità di Niebuhr può<br />

essere considerata il punto di non ritorno dell’egemonia liberale. La piattaforma liberal, il substrato<br />

che aveva contraddistinto la vita pubblica americana per circa un ventennio, aveva orami confini<br />

quanto mai incerti e porosi. Uomini che avevano sostenuto il New Deal e il Fair Dear, che si erano<br />

identificati con Dewey e Tugwell, eleggevano a loro mentore un pensatore neoagostiniano, che aveva<br />

trascorso gran parte della propria vita a contestarli e che, proprio in The Irony of American History,<br />

aveva descritto le comunità politiche come entità «soggette ad una crescita organica» assai<br />

più che ad una razionale: espressioni ed argomentazioni, queste, che avvicinavano Niebuhr alla sen-<br />

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