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Riassunto - Rinascite

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attori–, paradossalmente finiva per accogliere in modo acritico quelle speculative, frutto<br />

dell’elaborazione post hoc da parte dei filosofi sociali.<br />

La simpatia scientista per tutto ciò che è coscientemente diretto, progettato, pianificato indu-<br />

ce ad accostare la figura del decisore politico a quella dell’ingegnere. Hayek evidenziava come, in<br />

realtà, proprio il modello efficientisco incarnato dall’ingegnere fosse, in qualche misura, un prodot-<br />

to dell’azione del mercato: se l’ingegnere poteva dedicarsi in modo esclusivo ed integrale alla pro-<br />

pria specifica attività, ciò lo si doveva al sistema economico, che indirettamente gli forniva stru-<br />

menti – informazioni e beni materiali – con cui orientare la propria condotta. In secondo luogo,<br />

l’ingegnere era chiamato a compiere le proprie scelte in un momento cronologicamente anteriore<br />

alla realizzazione della propria opera; non così il decisore politico, che operava in un contesto pe-<br />

rennemente instabile, e continuamente reattivo alle eventuali prese di posizione da parte dei deciso-<br />

ri. Il parallelismo, pertanto, poteva dirsi fuorviante.<br />

Alla figura dell’ingegnere poteva essere contrapposta quella del commerciante, più coerente<br />

col paradigma individualista patrocinato da Hayek. Questi svolge una professione più “sociale”,<br />

maggiormente interconnessa con quella di altri uomini. Il suo obiettivo è utilizzare al meglio i mezzi<br />

particolari di cui dispone, e la conoscenza su cui può basarsi – benché circostanziale, mai riassumibile<br />

in enunciati generali, né sempre valida – non è meno utile di quella scientifica, malgrado il<br />

discredito gettato su di essa dal razionalismo costruttivista. Soltanto i singoli commercianti, infatti,<br />

sanno sfruttare al meglio le risorse effettivamente presenti nel mercato, e benché ciascuno di essi<br />

disponga di una quota estremamente ridotta d’informazione, la loro interazione garantisce<br />

un’allocazione più efficiente di quanto non potrebbe fare un singolo pianificatore.<br />

IV. Il disincanto di una superpotenza: Reinhold Niebuhr<br />

Se pensatori come Berlin e Talmon avevano segnalato la tentazione autoritaria insita nel liberalismo<br />

razionalistico e Hayek aveva aspramente polemizzato contro i sostenitori della “direzione<br />

cosciente” dei processi sociali, nessuno quanto Reinhold Niebuhr – teologo e pastore protestante –<br />

denunciò i pericoli che ottimismo ed idealismo creavano nel campo delle relazioni internazionali.<br />

L’intera riflessione filosofica e teologica di Niebuhr ruotava attorno al problema della natura umana<br />

e della sua corruzione. Il “salto nella fede” imponeva una visione più profonda e problematica della<br />

persona umana di quella suggerita dal protestantesimo liberale, nonché l’elaborazione di un messaggio<br />

potenzialmente in grado di operare in modo critico ed oppositivo nei confronti delle strutture<br />

socio-economiche esistenti. Su questo terreno si consumò una precoce frattura con John Dewey ed i<br />

liberali razionalisti, con cui Niebuhr condivideva l’avversione per i guasti prodotti dal mercato de-<br />

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