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Riassunto - Rinascite

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una completa eguaglianza in ogni sfera dell’esistenza umana, la democrazia totalitaria opera in mo-<br />

do dogmatico, applicando rigidamente alla realtà principi dottrinari e astratti, affinché, presto o tar-<br />

di, un ordine definitivo ed immanente, compiutamente armonico e depoliticizzato, si instauri fra gli<br />

uomini. Così, mentre la democrazia liberale si batte per la riduzione della coercizione, la democra-<br />

zia totalitaria non lesina l’imposizione forzata dei propri scopi, considerando a portata di mano il<br />

Paradiso Terrestre.<br />

Ripercorrendo la genesi della teoria democratico totalitaria – i nomi ricorrenti sono quelli di<br />

Helvétius, Holbach, Morelly, Mably e, con particolare enfasi, Rousseau – Talmon evidenziò come il<br />

non aver adeguatamente tenuto conto delle tradizioni locali e l’aver sopravvalutato compiti e fun-<br />

zioni della sfera collettiva ha contribuito ad alimentare nei democratici totalitari l’illusione<br />

dell’onnipotenza della politica. Simili difetti erano parimenti riscontrabili nel marxismo, che della<br />

democrazia totalitaria rappresentava soltanto l’ultima configurazione. Il modo migliore per contrastare<br />

quest’ultimo consisteva nel liberarsi dall’approccio perfezionista al problema della natura umana<br />

e sottolineare l’importanza del diritto al dissenso. Il pericolo che l’edificazione di nuove istituzioni<br />

ad opera di una ristretta cerchia di “eletti” finisse per annichilire la spontaneità della vita sociale<br />

era per Talmon ancora attuale nell’epoca del Welfare State. Spettava agli intellettuali vigilare<br />

affinché lo Stato assistenziale, che pure rispondeva a necessità a bisogni reali, non degenerasse in<br />

una nuova struttura autoritaria, in grado di annichilire la spontaneità e la vitalità (anche economica)<br />

dei singoli.<br />

III. Commercianti contro ingegneri: Friedrich A. Von Hayek<br />

Friedrich A. Von Hayek – molto meno benevolo di Talmon verso lo Stato sociale – pubblicò<br />

in quello stesso anno The Counter-Revolution of Science, raccolta di saggi scritti nel corso degli<br />

anni ’40. La prima parte del testo può essere considerata un manifesto intellettuale contro lo scientismo<br />

(definibile come l’acritico trasferimento dei metodi propri delle scienze naturali nel campo delle<br />

scienze sociali). L’atteggiamento scientista comportava, secondo Hayek, l’occultamento di almeno<br />

una diversità sostanziale tra scienze naturali e scienze sociali: quella relativa ai rispettivi oggetti<br />

d’indagine. Mentre gli scienziati naturali si occupano di corpi inanimati, e dunque possono – anzi,<br />

debbono – emanciparsi da pregiudizi e credenze fallaci comunemente nutrite nei confronti della natura,<br />

le scienze sociali (o morali) non possono trascurare idee e motivazioni che spingono gli uomini<br />

ad orientare la propria condotta in un modo anziché in un altro. L’approccio scientista, che tendeva<br />

a trascurare l’importanza delle idee costitutive – quelle che effettivamente orientano l’opera degli<br />

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