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Riassunto - Rinascite

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non dire impossibile – sostituire un consenso ipotetico a quello concretamente riscontrabile<br />

all’interno di comunità esistenti ed operanti. Da qui l’insistenza sui limiti e la fallibilità della conoscenza<br />

umana. A ciò si aggiunge una scarsa fiducia nell’altruismo e l’individuazione dell’interesse<br />

privato come motore primario dell’agire umano.<br />

Al contrario, secondo il liberale critico, è possibile ed auspicabile cercare di andare oltre le<br />

preferenze effettuali. Diventa prioritario comprendere il contesto entro cui le preferenze effettive si<br />

sono formate, poiché condizioni di vita improprie o discriminazioni possono averle rese non autentiche<br />

o scarsamente rappresentative. Si può, pertanto, giungere a sostituire il consenso concreto con<br />

uno ipotetico, puramente razionale, che riproduca ciò che gli individui avrebbero realmente scelto,<br />

se posti in condizioni di eguaglianza. Un simile sforzo sottende, come è ovvio, un certo grado di fiducia<br />

nella razionalità individuale, un minor pessimismo epistemologico ed una connessione più<br />

stretta fra etica e politica. Tutto ciò si ripercuote sul diverso atteggiamento dei liberali nei confronti<br />

delle altre culture politiche. Mentre il liberalismo realista si avvicina al conservatorismo, il liberalismo<br />

critico dialoga più facilmente col radicalismo: per quest’ultimo, è la sfera pubblica, e non la<br />

privata, a rappresentare l’ambito primario entro cui individui e comunità possono emanciparsi o autorealizzarsi,<br />

al di là della mera soddisfazione di interessi reciproci.<br />

Negli anni ’50, alcuni liberali sottoposero ad un riesame serrato la cultura illuminista settecentesca.<br />

Poiché il comunismo – diversamente dal nazionalsocialismo – non poteva essere liquidato<br />

come un puro e semplice cedimento alla barbarie, diveniva essenziale inquadrarne le origini<br />

all’interno della tradizione filosofica occidentale. Comprensibilmente, l’attenzione fu attratta dalla<br />

Rivoluzione francese e dalla sua involuzione terroristica sotto Robespierre. Il giacobinismo venne<br />

interpretato come l’antecedente più prossimo del leninismo, mentre la dittatura della Comitato di<br />

Salute Pubblica segnò, simbolicamente, il punto di rottura fra liberalismo costituzionale e radicalismo<br />

egualitario. In modo pressoché consequenziale, i liberali classici riscoprirono la figura di Edmund<br />

Burke. Egli era stato, sì, l’inflessibile censore degli avvenimenti del 1789-1790, ma aveva anche<br />

simpatizzato per la rivoluzione americana – una «rivoluzione costituzionale», basata sulla difesa<br />

di antiche guarentigie e poteri locali, e non un salto nel buio compiuto sulla base di teorie puramente<br />

astratte. Burke, inoltre, forniva solidi strumenti epistemologici contro il razionalismo “forte”.<br />

La visione burkeana dello sviluppo istituzionale si ispirava a principi scettici e fallibilisti, ed era naturalmente<br />

diffidente verso ogni tentativo di “direzione cosciente” dell’ordine sociale. Nel contempo,<br />

i liberali realisti teorizzato l’abbandono di un’antropologia ottimistica e di ogni concezione che<br />

vedesse nella politica un campo aperto al dispiegamento di forze compiutamente razionali. Il problema<br />

del male, associato alla corruzione della natura umana, assunse un peculiare rilievo nella trat-<br />

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