Idrosfera & Ambiente
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COSIMO GALASSO<br />
<strong>Idrosfera</strong> & <strong>Ambiente</strong>
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
INDICE<br />
Presentazione Pag. 3<br />
Introduzione 4<br />
1.-Essenza dell’acqua 10<br />
2.-Risorse idriche 16<br />
3.-Il ciclo dell’acqua 18<br />
4.-Eutrofizzazione 19<br />
5.-Inquinamento idrico 21<br />
6.-Inquinamento delle acque dolci 23<br />
7.-Potabilità delle acque 27<br />
8.-Le acque marine 29<br />
9.-L’inquinamento del mare e delle coste 33<br />
10.-Depurazione e prevenzione dell’inquinamento idrico 38<br />
11.-Gestione delle risorse idriche: Proposte e alternative 42<br />
12.-Conclusioni 52<br />
Bibliografia 54<br />
Allegato 1<br />
.<br />
PROBLEMI GEOPOLITICI E CLIMATICI DOVUTI<br />
ALL'ACQUA<br />
1) Anno internazionale dell'acqua<br />
2) Crisi anche per il ricco nord<br />
3) Conseguenze dovute alla carenza di acqua.<br />
4) L’effetto dell’acqua sul territorio<br />
5) Acqua e accordi politici<br />
6) Il costo dell’acqua<br />
L’acqua appartiene a tutti gli abitanti della Terra in comune.<br />
Il diritto all’acqua è inalienabile, individuale e collettivo<br />
L’acqua deve contribuire al rafforzamento della solidarietà fra i popoli, le comunità, i paesi, i generi, le generazioni.<br />
2
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Presentazione<br />
La trattazione di Cosimo Galasso si inserisce nel suo lavoro<br />
complessivo di studioso di problemi di educazione ambientale. E’ necessario<br />
analizzare queste problematiche in quanto rappresentano il nodo centrale<br />
della politica economica dei prossimi anni. Dopo avere affrontato il tema<br />
dell’etica, l’autore in questo lavoro entra nello specifico di alcune tematiche<br />
centrali della educazione ambientale. E’ importante, in effetti, che<br />
l’educazione ambientale si insegni nelle scuole attivando una duplice<br />
strategia. Innanzitutto bisogna considerare l’educazione ambientale un<br />
sapere trasversale che deve essere insegnato all’interno dei diversi ambiti<br />
disciplinari con metodologie aperte e democratiche, come ad esempio il<br />
cooperative learning, proprio per testimoniare la dimensione collaborativa che<br />
bisogna dare all’insegnamento per diffondere culturalmente e eticamente<br />
questi princìpi. In secondo luogo bisogna dare un notevole risalto ai contenuti<br />
dell’educazione ambientale, proprio perché solo approfondendo le<br />
conoscenze del settore si possono definire quelle competenze necessarie a<br />
definire una coscienza etica diffusa di prevenzione. In questo caso<br />
l’approfondita conoscenza del problema idrico, della sua insufficienza nei<br />
prossimi decenni diventa centrale per comprendere i problemi complessivi<br />
dell’educazione ambientale. Non è solo l’inquinamento atmosferico a<br />
preoccupare i decisori politici e la coscienza etica collettiva, ma è la penuria<br />
d’acqua futura nell’Occidente industrializzato, nei paesi industrializzati<br />
dell’Asia e nelle emergenti potenze economiche del pianeta, l’India il Pakistan<br />
e la Cina, ad essere ormai il problema prioritario da affrontare. Non bisogna<br />
pensare esclusivamente al risparmio energetico degli idrocarburi e alle fonti<br />
energetiche rinnovabili, ma occorre una politica di risparmio e un più<br />
razionale utilizzo del cosiddetto “oro blu” del pianeta per definire uno sviluppo<br />
sostenibile. Il merito di Galasso, in questo suo secondo lavoro è quello di<br />
mirare alla diffusione delle conoscenze specifiche. Senza conoscenza<br />
adeguata non si può costruire una competenza adeguata e, soprattutto, si<br />
vanifica l’efficacia di ogni didattica e metodologia.<br />
3<br />
Giuseppe Spadafora
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Introduzione<br />
La base biologica del pianeta, su cui si poggia la nostra esistenza, si sta assottigliando<br />
di giorno in giorno. Oltre che dell’acqua si potrebbe parlare del pesce. Da una ricerca<br />
pubblicata su Nature, risulta che negli oceani è rimasto solo il 10% dei grandi pesci<br />
esistenti nel 1950. Sono stati decimati perfino i merluzzi: un tempo erano così numerosi da<br />
rallentare le navi che transitavano nell’Atlantico del Nord.<br />
Si potrebbe parlare delle foreste. Agli inizi del XX secolo la superficie mondiale coperta<br />
a foresta era di 5 miliardi di ettari. Alla fine del secolo era di 3 miliardi di ettari con una<br />
perdita secca del 40%. “Dal 1970 al 2000, l’Amazzonia brasiliana ha perso 55 milioni di<br />
ettari, un territorio grande come la Francia. E ora tocca alla Russia. Ogni anno le<br />
multinazionali giapponesi, da quando hanno avuto il via libera, annientano nella Russia<br />
Europea 15.000 ettari di conifere minacciando così l’ultimo angolo naturale del continente.<br />
Più a est, insieme ai boschi è condannata la tigre siberiana. Ormai ci sono più esemplari<br />
negli zoo che in libertà”.<br />
Se ci sofferma inoltre su alcuni tipi di minerali e, in particolar modo, su quelli la cui<br />
estrazione è concentrata in determinati luoghi del pianeta, si può notare, che diversi<br />
metalli hanno ancora poco temo di sfruttamento e d’impiego nelle attività umane. Ad<br />
esempio è stato calcolato che all’attuale ritmo di consumo avremo zinco per soli 25 anni,<br />
argento per 17, piombo per 21, rame per 28, Se invece si ipotizza un aumento dei<br />
consumi del 5%, che è molto probabile vista la corsa intrapresa da paesi come la Cina,<br />
l’India e il Brasile, i tempi di esaurimento saranno decisamente più brevi (1).<br />
Parlando di risorse, non si può non tenere conto dell’importanza del petrolio che ha<br />
rivoluzionato il nostro stile di vita. Ci ha liberato dalla fatica dei campi, ci ha fornito<br />
fertilizzanti, ci ha fornito la plastica, ci ha consentito di non andare più a piedi, ma<br />
soprattutto ci ha dato l’energia elettrica per far funzionare l’imponente macchina<br />
industriale, per illuminare le case e le città, per azionare i nostri elettrodomestici. L’era del<br />
petrolio è iniziata alla fine del XX secolo con la scoperta dei primi pozzi petroliferi negli<br />
Stati Uniti. Altri giacimenti successivamente individuati un po’ in tutto il mondo accesero<br />
l’euforia. I paesi industrializzati usando il petrolio senza riguardi non si resero conto che un<br />
gruppo di studiosi suonava il primo campanello d’allarme già nel 1972, affermando che a<br />
certi rimi di consumo, il petrolio avrebbe presentato problemi di approvvigionamento (2).<br />
4
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
La fine dell’era del petrolio comunque non arriverà perché si sarà esaurita la materia<br />
greggia, ma perché non avrà più senso l’estrazione, in quanto lo spreco d’ energia per<br />
portarlo in superficie risulterà maggiore dello scopo di produrre energia.<br />
La prima persona a portare l’attenzione su questo aspetto fu Marion King Hubbert, un<br />
geologo americano ricercatore della Shell. Già nel 1956 egli affermò che la conformazione<br />
dei pozzi petroliferi è tale che all’inizio il petrolio può essere estratto in grande quantità con<br />
poca energia, fino a raggiungere un massimo produttivo definito “picco”. Poi, pur<br />
impiegando più energia, ne verrà estratto sempre di meno. Per il gas naturale l’andamento<br />
è analogo: il picco di estrazione è semplicemente spostato di circa un ventennio (3).<br />
Ma una crisi ben più grave minaccia l’umanità. Il mondo è a corto d’acqua e questa,<br />
come per il petrolio, sta diventando motivo di guerre.<br />
Il 22 marzo 2006, per volontà delle Nazioni Unite, si è celebrata in tutto il mondo la<br />
«Giornata Mondiale dell'Acqua», in chiusura del quarto World Water Forum, svoltosi a<br />
Città del Messico. Per l'occasione, è stato presentato il secondo rapporto sullo sviluppo<br />
mondiale delle risorse idriche dal titolo “Acqua: una responsabilità comune”.<br />
L’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha dichiarato il 2005-2015 “Decennio<br />
Internazionale dell’Acqua – L’Acqua per la Vita”, durante il quale si propone di dedicare un<br />
particolare impegno al fine di garantire a tutti gli esseri umani e anche alle generazioni<br />
future l’accesso all’acqua.<br />
Il World Water Forum, per una settimana ha riunito quasi diecimila persone e i<br />
rappresentanti di 130 diversi Paesi per parlare di «azioni locali e sfide globali» intorno a<br />
quella che è stato definito «il problema dell'oro blu». Nella capitale latino-americana sono<br />
giunti uomini di Stato, tecnici e scienziati, esponenti di organizzazioni non governative,<br />
rappresentati di popolazioni locali. Notevole la posta in gioco: verificare i risultati di una<br />
strategia che da dieci anni tenta di risolvere il problema dell'acqua.<br />
Quale è «il problema dell'oro blu» e quale è la ormai decennale strategia che ha cercato di<br />
risolverlo ? Quasi 2 miliardi di persone non hanno accesso regolare e sufficiente (almeno<br />
20 litri al giorno) all'acqua potabile; 3,25 miliardi di persone non hanno servizi igienici in<br />
casa. Quasi 1,5 milioni di persone muoiono ogni anno nel mondo per queste carenze.<br />
Senza contare il cambiamento del clima, la desertificazione, l'erosione delle coste,<br />
l'innalzamento del livello dei mari, l'aumento degli eventi meteorologici estremi, il fatto che<br />
il 20% delle specie viventi rischia di scomparire a causa dell'inquinamento delle acque.<br />
Il problema principale è la sete. Di acqua potabile disponibile al mondo ce n'è in<br />
quantità sufficiente per tutti. Ma è mal distribuita, c'è tantissima in Islanda e pochissima nel<br />
deserto del Sahara, soprattutto dagli uomini: viene consumata tantissima in agricoltura e<br />
troppo spesso stenta a raggiungere le città e i villaggi, soprattutto nei Paesi in via di<br />
sviluppo. Complici, la mancanza di infrastrutture o l'arroganza delle infrastrutture (dalla<br />
grandi dighe alla sottovalutazione delle culture locali).<br />
“Il Business dell'Acqua Compagnie e Multinazionali contro la Gente”, di Sjolander<br />
Holland Ann-Christin (Jaca Book, 2006), traccia nel dettaglio la storia che si cela dietro a<br />
questi fatti e a queste cifre. L'autrice ha viaggiato per l'America Latina, l'Africa e l'Europa<br />
per intervistare i poveri, gli esperti, i dirigenti delle compagnie. La domanda di fondo è: le<br />
decisioni sull'approvvigionamento idrico e sull'accesso all'acqua devono essere prese dai<br />
cittadini o dalle compagnie private e dalle multinazionali ? L'acqua è un diritto dell'uomo o<br />
soltanto un bene commerciabile al pari di altri ? (l'edizione italiana è stata appositamente<br />
aggiornata dall'autrice, con particolare riferimento alla situazione italiana, avvalendosi<br />
anche della collaborazione di Emanuele Lobina, della Public Services International<br />
Research Unit dell'Università di Greenwich, Londra).<br />
5
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Per i colossi dell'industria dell'acqua, quali la Energy Financial Services della General<br />
Electric, Siemens, Danaher, “La dissalazione richiede sempre troppi investimenti e troppa<br />
energia”; per questo motivo la Siemens, insieme alla israeliana Mekerot, preferisce<br />
dedicarsi “al riutilizzo della poca acqua disponibile”. Un'impresa del South Carolina invece<br />
pianifica di far soldi caricando di acqua le petroliere nel viaggio di ritorno in Medio Oriente.<br />
“Quello dell'acqua è un settore in cui la crescita appare ora illimitata”, commentano dalla<br />
Goldman Sachs, banca impegnata nella privatizzazione dell'acqua in Spagna, Cina e Cile.<br />
Negli Stati Uniti, gli esperti stimano che il 15-20% dei sistemi idrici che gestiscono acqua<br />
potabile e acque reflue sono di proprietà o affidati ad operatori privati. Secondo un<br />
analista, il mercato dell'acqua negli USA “avrà un valore di 150 miliardi di dollari nel 2010”.<br />
Siccità occasionali, infrastrutture cadenti e gli standard imposti dall'autorità ecologica EPA<br />
alimentano il rialzo dei prezzi.<br />
Un libro di Tony Clarke e Barlow - “Oro Blu. La battaglia contro il furto mondiale<br />
dell'acqua”, Arianna Editrice, 2005 - documenta decine di situazioni analoghe nei quattro<br />
angoli del mondo, ma soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Ci sono casi limite, come in<br />
Cile, dove i Chigago Boys sono riusciti a privatizzare perfino i fiumi. Un pozzo d'acqua vale<br />
oggi più che un pozzo di petrolio. I problemi dell'acqua possono avere gravi ripercussioni<br />
geopolitiche. Nel caso del Messico, si è recentemente aggravata una vecchia disputa con<br />
gli Stati Uniti per il controllo dei fiumi e delle acque sotterranee lungo la frontiera.<br />
Secondo Vandana Shiva (“Le Guerre dell'Acqua”, Milano, Feltrinelli, 2003), una<br />
scrittrice indiana che si batte contro la globalizzazione, le “Guerre dell'Acqua” sono al<br />
tempo stesso guerre di paradigmi – conflitti su come percepiamo e viviamo l'esperienza<br />
dell'acqua – e guerre tradizionali. Chi controlla il potere preferisce mascherare le guerre<br />
dell'acqua travestendole da conflitti etnici e religiosi (sono travestimenti facili perché le<br />
regioni lungo i fiumi sono abitate da società multietniche che presentano una grande<br />
diversificazione di gruppi umani, lingue e usanze).<br />
[...] L'agricoltura industriale ha spinto la produzione alimentare a usare metodi che<br />
hanno determinato una riduzione della ritenzione idrica del suolo e un aumento della<br />
domanda d’acqua. Non riconoscendo all'acqua il suo carattere di fattore limitante nella<br />
produzione alimentare, l'agricoltura industriale ha promosso lo spreco. Il passaggio dai<br />
fertilizzanti organici a quelli chimici e la sostituzione di colture idricamente poco esigenti<br />
con altre che abbisognano di grandi quantità d'acqua hanno rappresentato una ricetta<br />
sicura per carestie d’acqua, desertificazione, ristagni e salinizzazione [...] Le siccità<br />
possono essere aggravate dal mutamento climatico e dalla riduzione dell'umidità nel<br />
suolo. La siccità provocata dal mutamento climatico – fenomeno che prende il nome di<br />
siccità meteorologica – è collegata alla carenza di precipitazioni. Ma anche quando la<br />
quantità di pioggia rientra nella norma, la produzione alimentare può risentirne se la<br />
capacità di ritenzione idrica del suolo è stata erosa. Nelle zone aride, dove foreste e<br />
fattorie dipendono totalmente dalla capacità del suolo di mantenersi umido, l'unica<br />
soluzione è l'aggiunta di materia organica. La siccità dovuta a scarsa umidità del suolo si<br />
presenta quando manca la materia organica che serve a trattenere l'acqua nel terreno.<br />
Prima della Rivoluzione Verde la conservazione dell'acqua era parte integrante<br />
dell'agricoltura indigena. Nel Deccan, in India meridionale, il sorgo veniva associato a<br />
leguminose e semi oleosi per ridurre l'evaporazione.<br />
6
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
La Rivoluzione Verde ha scalzato l'agricoltura indigena a favore di monocolture in cui le<br />
varietà nane hanno sostituito quelle alte, i fertilizzanti chimici quelli organici e l'irrigazione<br />
artificiale le colture da pioggia. Il risultato è che i suoli si sono impoveriti di materiale<br />
organico indispensabile e le siccità provocate da scarsa umidità del terreno sono diventate<br />
un fenomeno ricorrente [...]<br />
Le nuove colture consumano 3 volte più acqua delle varietà indigene di frumento e riso.<br />
L'introduzione di queste coltivazioni ha avuto anche forti costi sociali ed ecologici. Il<br />
drastico aumento della quantità d’acqua utilizzata ha determinato l'instabilità degli equilibri<br />
idrici regionali. I massicci progetti di irrigazione e l'agricoltura a uso intensivo d’acqua,<br />
scaricando sull'ecosistema una quantità d'acqua superiore a quella sopportabile dal suo<br />
sistema naturale di deflusso, hanno portato a ristagni, salinizzazione e desertificazione. I<br />
ristagni si verificano quando la profondità della superficie freatica si riduce di una misura<br />
compresa tra 1,5 e 2,1 metri. Se in un bacino si aggiunge acqua più in fretta di quanto<br />
questo possa drenarne, la falda sale. Circa il 25% delle terre irrigate degli Stati Uniti soffre<br />
di salinizzazione e ristagni. In India, 10 milioni di ettari di terra irrigata con i canali è intrisa<br />
d’acqua e altri 25 milioni di ettari sono a rischio di salinizzazione […].<br />
Vandana Shiva chiama tutto ciò “sviluppo distruttivo” e “ecologia del terrore”. Ovvero,<br />
l'interruzione del ciclo dell'acqua attraverso la deforestazione, l'attività estrattiva, la<br />
diffusione dell'agricoltura industriale esportata dalla Rivoluzione Verde nei paesi del Sud,<br />
la sostituzione dei sistemi di conservazione e distribuzione delle comunità locali con<br />
l'assunzione statale del controllo delle risorse idriche, la deviazione dei fiumi e la<br />
costruzione di faraoniche dighe. Un insieme di fattori, spiega l'autrice, che hanno favorito<br />
fenomeni come la desertificazione e la salinizzazione e portato il pianeta all'attuale crisi<br />
idrica e alle guerre cominciate, non da oggi, in tutto il mondo.<br />
Dal Punjab alla Turchia, dove nel 1989 l'allora primo ministro Turgut Ozal minacciò di<br />
tagliare la fornitura d’acqua alla Siria se non avesse espulso il PKK (Partito dei Lavoratori<br />
del Kurdistan); dal Medioriente, in cui l'apartheid dell’acqua a danno dei palestinesi<br />
alimenta il conflitto con Israele, fino al conflitto per le acque del Nilo tra Egitto ed Etiopia e<br />
all' “idro-jihad” lanciata dalle popolazioni nomadi del Tigri e dell’Eufrate contro il gigantesco<br />
progetto fluviale, dell’ex dittatore iracheno, Saddam Hussein. Tutte guerre che si<br />
consumano in assenza di un quadro giuridico internazionale in grado di risolverle, mentre,<br />
nel frattempo, il paradigma del mercato spinge la liberalizzazione del commercio<br />
dell'acqua come ricetta per superare la crisi idrica.<br />
La trasformazione dell'acqua in merce, attraverso quella privatizzazione che ha “le sue<br />
radici nell'economia dei cowboy”, è la strategia strenuamente perseguita da organismi<br />
sovranazionali come il WTO (World Trade Organization), la Banca Mondiale e il Fondo<br />
Monetario Internazionale, che da tempo legano la concessione dei prestiti alla<br />
deregulation. Oggi a controllare il mercato sono una manciata di corporation tra cui<br />
spiccano Vivendi Environment e Suez Lyonnaise des Eaux con un fatturato di 17,5 e 5,1<br />
miliardi di dollari.<br />
Sul nuovo affare si sono lanciate perfino Coca Cola e Pepsi Cola con brand di acque in<br />
bottiglia, un’industria che non solo non garantisce la qualità di ciò che vende ma ha<br />
conseguenze mortali sull'ambiente con l'utilizzo massiccio e indiscriminato della plastica.<br />
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EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Tra gli effetti più evidenti della privatizzazione, attacca Vandana Shiva, ci sono l'aumento<br />
delle tariffe e la mancanza di garanzie di qualità. A Casablanca, il prezzo dell'acqua si è<br />
triplicato, nel Regno Unito le bollette si sono gonfiate del 67% tra l'inizio e la metà degli<br />
anni Novanta. In India, l'acqua Evian, prodotta dalla Britannia Industries e venduta a 2<br />
dollari al litro, quasi il doppio del minimo salariale locale, è uno status symbol tra le<br />
famiglie ricche che spendono dai 20 ai 209 dollari al mese per acquistarla. A<br />
Johannesburg, dove la Suez Lyonnaise des Eaux controlla la fornitura idrica, la qualità<br />
dell'acqua si è abbassata di pari passo con l'innalzamento dei prezzi.<br />
Eppure è ancora possibile fermare questo processo. Lo dimostrano casi come quello di<br />
Cochabamba, regione divenuta il simbolo della lotta per il diritto all'acqua (qui, nel 2000,<br />
un imponente movimento ha bloccato la città per giorni per protestare contro la<br />
privatizzazione e, nonostante la repressione poliziesca, ha costretto l'azienda Bechtel a<br />
lasciare la Bolivia). Attraverso un approccio ecologico complesso e radicale in cui trovano<br />
spazio anche l'evocazione della mitologia indiana, ricordi ed esperienze vissute, Vandana<br />
Shiva oppone ai teorici neoliberisti i saperi indigeni e le antiche tecnologie dell'acqua in<br />
grado di creare “abbondanza dalla scarsità”. Il suo è un libro che con risoluta semplicità<br />
colpisce al cuore dello stile di vita occidentale, quello in cui lo spreco dell'acqua è la<br />
norma, e che vorrebbe condannare il Sud del mondo a pagare il prezzo della distruzione<br />
del pianeta.<br />
L’acqua scarseggia ovunque perché ne abbiamo abusato e perché l’abbiamo<br />
contaminata con i nostri veleni. Dighe, bacini, sistemi di pompaggio delle acque<br />
sotterranee hanno permesso di triplicare l’approvvigionamento idrico mondiale rispetto al<br />
1950, rifornendo città, industrie e aziende agricole in continua espansione. Oggi circa il<br />
40% degli alimenti mondiali proviene da terreni irrigati che costituiscono il 18% di tutti i<br />
terreni agricoli (4).<br />
Neanche i fiumi italiani godono di ottima salute. Rispetto a 80 anni fa, la portata media<br />
del Tevere è diminuita del 25%. Quella del Flumendosa (Sardegna) del 35% e quella del<br />
45%. Per non parlare dell’Adige e del Po. Nel luglio 2005 la portata del Po è stata di 341<br />
metri cubi al secondo, mente nei dieci anni precedenti la media nello steso mese era più<br />
del doppio, ossia di 990,91 metri cubi al secondo. La portata dell’Adige, sempre nel luglio<br />
2005, è stata di 125,80 metri cubi al secondo, contro i 224,77 metri cubi dei dieci anni<br />
precedenti (5).<br />
Da anni, oramai, nei mesi estivi il Po va in secca poco dopo Torino. Questo fenomeno<br />
preoccupa perché è sempre più precoce. La siccità colpisce maggiormente le risaie delle<br />
province di Pavia, Novara e Vercelli. Ma mette a rischio anche i raccolti di mais, soia,<br />
barbabietola dell’Emilia. Oltre all’agricoltura, la secca del Po mette a rischio l’erogazione di<br />
corrente elettrica. Serve acqua per raffreddare gli impianti delle centrali termoelettriche e<br />
serve acqua per alimentare le centrali idroelettriche. Nel nostro paese il volume medio<br />
delle precipitazioni è di circa 296 miliardi di metri cubi l’anno. Quasi la metà, 130 miliardi,<br />
torna subito in atmosfera per evaporazione delle superfici acquose e per<br />
evapotraspirazione delle piante. Il resto va a reintegrare i depositi naturali di acqua. La<br />
maggior parte finisce nei corsi d’acqua superficiali, mentre una quantità minore penetra nel<br />
terreno e raggiunge le falde sotterranee a cui è affidata un’importante funzione di riserva.<br />
L’infiltrazione nel sottosuolo dipende principalmente dalla consistenza del terreno.<br />
Oltre che dalla siccità e dalla cementificazione, che rallenta la penetrazione e impedisce<br />
alle falde di tenere il passo con le crescenti richieste di prelievi, i depositi d’acqua sono<br />
minacciati dagli inquinamenti. Secondo il Ministero dell’<strong>Ambiente</strong> molti fiumi italiani<br />
presentano segni di contaminazione microbica (coli totali e fecali, streptococchi, clostridi,<br />
addirittura salmonella e virus) e chimica (sostanze organiche alogenate e metalli pesanti).<br />
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EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Gli impianti di depurazione sono sufficienti a smaltire solo una minima parte, circa un<br />
ventesimo dei rifiuti industriali prodotti. Perciò non deve sorprendere se nelle acqua, nei<br />
sedimenti e in alcuni sedimenti acquatici si trovano numerosi metalli tra cui cadmio e<br />
cromo (6).<br />
Un nuovo rapporto di Greenpeace, “Cutting Edge Contamination”, rivela che<br />
l'industria hi-tech sta inquinando fiumi e falde acquifere in Asia e Messico: le fabbriche di<br />
componenti elettronici rilasciano sostanze tossiche che hanno un impatto disastroso<br />
sull'ambiente. Analisi condotte dai laboratori di ricerca hanno scovato diversi composti<br />
tossici nei pressi delle zone di produzione di semiconduttori: i PBDE, un gruppo di<br />
ritardanti di fiamma bromurati, gli ftalati, usati per ammorbidire le sostanze plastiche,<br />
composti volatili del cloro e metalli pesanti.<br />
In uno dei siti esaminati da Greenpeace, nelle Filippine, l'acqua potabile conteneva<br />
concentrazioni di cloro anche 70 volte superiori ai limiti fissati dall'Agenzia statunitense per<br />
l'ambiente. In altri casi, sono state trovate forti concentrazioni di rame nell'acqua. In<br />
Messico, nelle acque di scarico dell'IBM a Guadalajara, è stato trovato tra i composti<br />
tossici il nolifenolo, potente interferente endocrino. Anche i lavoratori sono<br />
pericolosamente esposti a queste sostanze tossiche.<br />
Mentre il profitto dell'industria hi-tech cresce, in Asia e Messico viene avvelenato il bene<br />
più prezioso, l'acqua. Intanto in Cina e India continuano ad accumularsi montagne di rifiuti<br />
elettronici altamente tossici. L'industria hi-tech deve assumersi la responsabilità dei danni<br />
che sta provocando. Dalla produzione alla fine del ciclo di vita dei prodotti, aziende come<br />
IBM, HP, Intel, Sony, Sanyo devono garantire misure efficaci per la tutela dell'ambiente e<br />
la salute dei consumatori. È necessaria una maggiore trasparenza: attualmente non si sa<br />
precisamente quali fabbriche di componenti riforniscano i marchi più noti di computer,<br />
fotocamere e videocamere.<br />
L' “Eco-guida ai prodotti elettronici” lanciata da Greenpeace di recente si è rivelata uno<br />
strumento utile per valutare l'impegno di queste aziende nella sostituzione dei composti<br />
chimici pericolosi e nel riciclaggio dei rifiuti tecnologici.<br />
NOTE<br />
“Quando avranno inquinato l’ultimo fiume<br />
abbattuto l’ultimo albero<br />
preso l’ultimo pesce<br />
solo allora si accorgeranno<br />
di non poter mangiare<br />
il danaro accumulato<br />
nelle loro banche”.<br />
Tatanka<br />
Seduto)<br />
Jotanka (Toro<br />
1 IIED-MMSD Project, Breaking New Ground, Earthscan, London 2002<br />
2 AA.VV., I limiti dello sviluppo, Mondadori, Milano 1974<br />
3 David L. Greene e Janet Li. Hopson Jia Li, Running into and out of oil: scenarios of global oil use<br />
and resource depletion to 2050, 2002 e Earth Island Journal, vol. 18, n. 3 Autunno 2003<br />
4 World Watch Institute, State of the world 2006<br />
5 Notizia Ansa -del 27 luglio 2006 – ripresa dalla Relazione annuale al Parlamento sullo stato dei<br />
servizi idrici relativa al 2005<br />
6 In base alla Relazione annuale al Parlamento sullo stato dei servizi idrici relativa al 2005, lo stato di salute<br />
dei fiumi italiani è il seguente: insufficiente 18%, sufficiente 43%, buono 37%, molto buono 2%.<br />
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EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
1. Essenza dell’acqua<br />
Secondo le tesi scientifiche più accreditate la vita nacque nelle acque di superficie degli<br />
oceani.<br />
Oltre ad essere il vero letto dove è nata la vita, l’acqua è di fondamentale importanza per<br />
il manifestarsi della vita.<br />
Non c’è alcuna forma di vita senza l’acqua e quando questa viene a mancare ogni forma<br />
di vita è destinata a perdersi entro breve tempo.<br />
Più degli 80% delle specie animali e vegetali vivono nell'acqua.<br />
Il 70% circa del nostro peso corporeo è costituito da acqua, ed in alcuni esseri viventi<br />
l'acqua rappresenta anche 95% del loro peso.<br />
Inoltre tutti i nascituri di tutti gli esseri viventi iniziano la vita nel liquido, e l'uomo vive per<br />
nove mesi immerso nel liquido amniotico.<br />
L'acqua è anche un contenitore di energia vitale.<br />
Non tutte le acque possiedono la stessa carica di energia vitale. Alcune sono più ricche<br />
di energia vitale, come: alcune acque termali, le acque di superficie dei mari e degli<br />
oceani, le acque delle cascate, dei ruscelli e delle sorgenti di montagna, le acque della<br />
pioggia, in genere tutte le acque in movimento.<br />
Al contrario alcune acque sono povere di Energia Vitale come per esempio: le acque<br />
stagnanti e le acque non potabili e inquinate, ecc…<br />
L'acqua che si trova in natura non è un composto puro, in essa vi sono sempre sostanze<br />
che la rendono unica.<br />
L'acqua, nel suo ciclo di continuo movimento, percorre vari strati minerali della terra;<br />
caricandosi da una parte di sostanze liberate da questi minerali, e dall’altra di energia<br />
vitale specifica a questi minerali.<br />
Per questo motivo alcune acque mineralizzate possiedono una supplementare carica di<br />
energia vitale.<br />
10
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
L’acqua nella storia e le varie culture dell'umanità<br />
Vari riti e miti, leggende e testimonianze iconografiche si riferiscono a diversi culti delle<br />
acque e alle sue caratteristiche di sostanza magica, misteriosa capace di creare,<br />
purificare, dissolvere, cancellare, materializzare, donare vita, guarire, ispirare saggezza,<br />
rendere immortali, ecc.<br />
Le virtù curative dell’acqua<br />
Diverse culture e credenze popolari, contemporanee o passate, attribuiscono all’acqua<br />
poteri taumaturgici.<br />
Le credenze sulle acque miracolose che guariscono le malattie dell'anima e del corpo<br />
arrivano da tempi lontani fino ai giorni nostri.<br />
Da non più di un secolo, svariati studi della medicina ufficiale e una consolidata pratica<br />
terapeutica termale confermano le proprietà terapeutiche delle acque in genere e delle<br />
acque termali in particolare.<br />
Nella cultura cristiana le acque curative sono legate ai culti di santi o della Madonna.<br />
Molti miracoli biblici, legati a guarigioni, ma anche più recenti (basta pensare a quello<br />
che a volte accade a Lourdes), sono in un modo o nell’altro collegati all'acqua.<br />
L’acqua guarisce non solo gli uomini ma anche gli animali. L'istinto porta gli animali a<br />
cercare l'acqua non solo per dissetarsi, ma anche per rinfrescarsi e per curarsi.<br />
L’acqua origine di tutto: il germe di tutte le possibilità<br />
In numerosi miti di varie civiltà, prima della creazione del mondo c’erano le acque<br />
primordiali le quali simboleggiano la sostanza primordiale, da cui nascono tutte le forme, e<br />
alle quali tornano alla fine di ogni ciclo storico o cosmico, per regressione o cataclisma.<br />
L'acqua raffigura ciò che non ha ancora forma, dunque i germi delle possibilità non<br />
ancora manifeste.<br />
Il filosofo Talete, uno dei grandi saggi dell’antichità, identificava l’acqua come la sostanza<br />
da cui tutto nasce. Le più moderne teorie cosmogoniche, in perfetto accordo con la fisica<br />
moderna, si avvicinano moltissimo alle intuizioni di Talete.<br />
11
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Secondo la cultura Vedica i primi Dei sono creature dell’oceano primordiale.<br />
Secondo i Sumeri alle origini dell’Universo vi erano le acque.<br />
Secondo Omero, nell’Iliade, l’Oceano è “origine degli Dei” e “origine di tutto”.<br />
Nella Bibbia nel capitolo della Genesi è scritto che "lo Spirito di Dio aleggiava sulle<br />
acque" e nel quinto giorno della Creazione, Dio comandò che "le acque brulicassero di<br />
esseri viventi", mentre con quelle del diluvio punì l'umanità' peccatrice e salvò Noè che<br />
rispettava le sue leggi…;<br />
India: il Dio Narayana è rappresentato cullato dalle acque dell'oceano primordiale,<br />
simbolo del mondo che emerge dal caos acqueo.<br />
Babilonia: alle origini dell'universo erano le acque di Apsu (l'oceano di acque dolci) e<br />
Tiamato (l'oceano di acque salate e amare).<br />
Fra i greci, la divinità marina Proteo, divinità capace di continue metamorfosi (da cui<br />
l'aggettivo proteiforme), ha un nome che significa "il primo essere", rappresenta l'elemento<br />
acqueo della genesi e della metamorfosi.<br />
L'acqua che purifica<br />
Acqua è simbolo di salute e purezza del corpo e dello spirito.<br />
Fin dall’antichità l’acqua per la religione, la filosofia e la medicina, è stata simbolo di<br />
salute e purezza del corpo e dello spirito.<br />
L'immersione nell'acqua simboleggia la regressione nel preformale, la rigenerazione<br />
totale, la nuova nascita, perché l'immersione equivale a una dissoluzione delle forme, a<br />
una reintegrazione nel mondo indifferenziato della preesistenza.<br />
Come la pioggia purifica l'aria cosi l'acqua purifica l'organismo.<br />
L’acqua, nella cultura e nella tradizione popolare, ha sempre avuto caratteristiche di<br />
sostanza magica e misteriosa, in grado di purificare e rigenerare persone, luoghi,<br />
situazioni, di liberare da tutto quello che è malefico o tossico.<br />
Nel simbolismo più ricorrente, l'azione purificatrice è spesso associata all'acqua in<br />
movimento, poiché è il movimento che determina la purificazione rinnovando l’organismo,<br />
dando benessere e donando la fertilità.<br />
• La purificazione dell’intera umanità attraverso il Diluvio Universale (Bibbia e<br />
Nuovo Testamento).<br />
Dai Sumeri ai Cristiani e anche altre grandi civiltà, il diluvio è sempre stato una delle più<br />
importanti manifestazioni sul piano cosmico del valore simbolico e sacrale delle acque.<br />
Nelle diverse tradizioni, il diluvio è inteso come il sorgere di un’umanità nuova purificata<br />
dall’acqua che distrugge, cancella, dissolve i peccati degli antenati, come la rifondazione<br />
di uomini nuovi, purificati dai peccati degli antenati.<br />
12
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
• La purificazione attraverso battesimo<br />
Nella religione cristiana ed ebraica il sacramento del battesimo, attraverso l'immersione o<br />
l'aspersione di acqua benedetta, è inteso come il lavaggio delle colpe originarie, di cui<br />
l'uomo sarebbe intrinsecamente portatore delle impurità dell’anima e del corpo, come la<br />
rinascita dal contatto con l’acqua di un uomo nuovo, puro e rigenerato nella fede.<br />
• La purificazione per abluzioni<br />
Nelle religioni islamica e induista ritroviamo l'utilizzo dell'acqua nella pratica delle<br />
abluzioni e dei bagni purificatori in alcuni fiumi e luoghi sacri pratiche che conferiscono al<br />
fedele purezza direttamente dal cielo.<br />
Secondo la credenza induista, il fiume Gange è sacro e chi sì immerge nelle sue acque,<br />
ed in particolare nel mese sacro di Magha (gennaio-febbraio), attinge purezza<br />
direttamente dal cielo.<br />
• Purificazione attraverso le benedizioni<br />
In ogni epoca storica ci si è sempre avvalsi delle benedizioni per scongiurare i pericoli,<br />
per preservare e benedire persone, animali, oggetti, luoghi.<br />
Attraverso vari riti specifici delle varie religioni, l'acqua diventa benedetta ed è utilizzata<br />
per riti in chiesa, per scongiurare pericoli, per benedire persone, animali, case, oggetti,<br />
luoghi, campagne, automobili, navi, ambulanze, ecc..<br />
In alcuni casi la stessa acqua, diventata “santa”, è usata come rimedio per vari malanni.<br />
Acqua sacra e feconda<br />
I romani consideravano Egeria la ninfa protettrice delle acque sorgive e delle nascite.<br />
Per partorire con facilità e successo le donne si recavano in processione alla sorgente<br />
della ninfa.<br />
Il contatto con l'acqua implica rigenerazione, l'immersione fertilizza e aumenta il<br />
potenziale di vita e di creazione di vita.<br />
L’acqua dell’immortalità. – (La fontana della giovinezza)<br />
Per non invecchiare o ringiovanire si ricordano numerosi miti e leggende relative a<br />
sorgenti e fontane con acque miracolose, alcune ricordate da tante raffigurazioni medievali<br />
e rinascimentali dalla fontana della giovinezza.<br />
La più nota Fontana dell’Eterna Giovinezza fu creata da Giove e la ninfa Iuventa la<br />
sorvegliava. Chi faceva il bagno nelle sue acque riacquistava salute e fermava<br />
l’invecchiamento.<br />
Altre acque dell’eterna giovinezza sono presenti in diverse epoche e culture: gli Indù<br />
conoscevano la “Piscina Sacra” e gli ebrei “Il fiume dell’Immortalità” sorgente dall’Eden.<br />
13
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Il potere profetico dell’acqua<br />
Le acque, emblema dell'inconscio, permettono anche di avvicinarsi al “Tutto” e capire il<br />
proprio destino. Gli oracoli del mondo antico si trovavano spesso nelle vicinanze di fonti di<br />
acque.<br />
Secondo i sumeri e babilonesi l’astrologia viene insegnata agli uomini da Oannes,<br />
essere mitico, meta uomo, meta pesce che veniva dal mare.<br />
L’acqua è una sostanza vitale ed è la base della vita.<br />
L’acqua è l’elemento della vita, anzitutto della vita biologica e poi della vita storica. Si sa<br />
che la vita biologica si è formata nell’acqua. In lagune pre-cambriane le cellule poi<br />
organismi capaci di colonizzare gli oceani. E’ impressionante la sproporzione tra i tempi<br />
della vita nell’acqua e i tempi della vita nell’aria sulla terra. Tre miliardi e mezzo di anni la<br />
vita solo nell’acqua. Esplosione delle forme nel Cambiano ancora nell’acqua. Qualcosa<br />
come 150 milioni di anni dopo sbarcano piante sulla terra. Quattrocentotrenta milioni di<br />
anni fa (430.000 millenni di anni fa). E 370 milioni di anni fa i primi animali, il nostro<br />
antenato ictiostega, il primo Adamo ictiostega. Quindi la vita nasce e dura per grandissima<br />
parte del tempo consentito nell’acqua dove continua ancora oggi, naturalmente.<br />
L’acqua è vita non solo al nostro esterno ma dentro di noi. Il nostro corpo è fatto di acqua<br />
e si nutre di acqua. La sete arriva molto tempo prima della fame.Dopo alcune centinaia di<br />
milioni di anni in cui l’acqua non nutriva che piante e animali selvaggi ha cominciato a<br />
nutrire gli antenati ominidi. Ciò si vede da tutta la struttura del nostro corpo. Le cellule sia<br />
proto-cellule sia le cellule del nostro corpo sono acquosissime e del resto come potrebbe<br />
non essere così, come potrebbero esserci dei viventi di pietra, dei viventi di materiale<br />
immobile? La fluidità interna è una condizione logica a-priori del vivente. L’embrione è<br />
molto più acquoso dell’adulto e nell’acqua embrionale c’è quella macro-molecola super<br />
sapiente – il DNA – che è anche oltre che informazione, macchina costruttrice, acqua<br />
costruttrice, acqua che costruisce questo è l’embrione al suo interno, acqua che sa, che<br />
pensa, e che costruisce un cantiere d’acqua, non solo un libro d’acqua, ma anche un<br />
cantiere d’acqua. Nel corpo adulto molto più duro, molto più solido, l’acqua rimane<br />
comunque il 70%. Diventa sangue che nutre, sperma che genera, urina che purifica;<br />
diventa umori, ormoni, salive, lacrime, sudori, liquidi dell’emozione sessuale. L’acqua è<br />
l’elemento della vita. Il deserto è un deserto di morte perché è un deserto di acqua,<br />
mancanza d’acqua.<br />
E se ci rivolge alla storia, parlando delle città, le città hanno sostituito a poco a poco i<br />
villaggi nelle zone dove l’acqua fluviale sostituiva l’acqua pluviale. Occorrevano le due<br />
condizioni: il grande fiume e intorno il quasi deserto. Si pensi al Nilo, all’Eufrate, all’Indo, al<br />
fiume Giallo e ad altri fiumi. Soprattutto i nostri due vicini, i grandi padri della civiltà<br />
occidentale: il Nilo e l’Eufrate. Grande quantità d’acqua ma nel deserto e questo esige<br />
l’irrigazione, l’irrigazione come calcolo come previsione produce surplus di produzione<br />
rispetto al Neolitico e genera le città<br />
Quindi si può dire che l’acqua è come la madre della vita biologica e anche la madre<br />
della storia. I grandi fiumi nutritori dell’umano, inteso qui come le città e la storia.<br />
14
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Se si osserva il paesaggio della rete idrica urbana di acqua potabile (ad esempio: una<br />
città di origine rinascimentale italiana e una qualunque metropoli americana) e si comincia<br />
a togliere tutto, salvo i tubi dell’acqua si vedrà un sistema circolatorio nel vuoto dei tubi<br />
metallici, di rubinetti, di docce, solo i tubi in cui c’è l’acqua. Se si visualizza la complessità<br />
di questa rete idrica, tutti quei tubi sono pieni d’acqua, che tutti giungono da acquedotti e<br />
che raggiungono capillarmente ogni edificio pubblico o privato, aperto o chiuso, intimo, a<br />
volte segreto, decoroso o meno decoroso. Esaminiamo ora mentalmente queste città di<br />
soli tubi; tutto il resto è sparito, non rimane che una specie di scheletro metallico<br />
estremamente articolato. E adesso compiamo l’operazione più delicata e più affascinante:<br />
togliamo i tubi. Rimangono solo i contenuti. O dolce paesaggio!… O come la cementizia<br />
metropoli diventa mite!… Solo indifesa acqua nelle infinite venature che tutto raggiungono<br />
e che, in un certo senso, modellano la forma della metropoli perché siccome arrivano<br />
dappertutto hanno più o meno la sua forma, proprio come il sistema del sangue ha la<br />
forma del corpo umano.Ma abbiamo una dolcissima, silenziosa, bevibile New Jork tutta di<br />
acqua trasparente.<br />
La preziosità dell’acqua nutrice della vita, nutrice della storia rende fondamentale il<br />
problema politico dell’acqua che è un problema geo-politico. Ci sono state e ci sono guerre<br />
per l’acqua, ma soprattutto ce ne saranno. E’ enormemente più facile, più possibile vivere<br />
con acqua e senza petrolio che vivere con petrolio e senza acqua!… Quando sarà passata<br />
la dittatura della realtà, l’attuale frenesia per l’auto e per tutti gli altri usi del petrolio, il<br />
problema dell’acqua diventerà cruciale. Basta pensare alle megalopoli cinesi e indiane,<br />
spaventose spugne per assorbire acqua potabile e quanto più si avvicinano al modello<br />
occidentale anche per la doccia quotidiana. C’è da meravigliarsi ma chiaramente queste<br />
idrovore, queste terribili città porranno il problema dell’acqua così come lo pone<br />
l’estendersi dell’industria, dell’industrializzazione, della produzione, la maggio parte<br />
dell’acqua finisce effettivamente più nelle fabbriche che nelle case. E quindi sono<br />
all’orizzonte guerre per l’acqua. Una minaccia è rappresentata nella zona Kurdistan-<br />
Eufrate –Tigri, tra gli stati che si disputano le acque della mezza luna fertile. E poi ci sono<br />
le idromafie, le mafie dell’acqua.<br />
Se il diritto all’acqua è un diritto strettamente connesso al diritto alla vita e se il diritto alla<br />
vita non è negoziabile, cioè non è oggetti di vendita e di commercio, allora per la proprietà<br />
transitiva nemmeno l’acqua è oggetto di vendita e di commercio. L’acqua potabile è un<br />
diritto perché è strettamente collegato al diritto alla vita. (Ogni giorno muoiono seicento<br />
essere umani, in buona parte bambini, per mancanza di acqua potabile. Duemilioni e<br />
duecentomila morti per acqua non potabile all’anno).<br />
15<br />
risorse idriche
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
2. Risorse idriche<br />
L’acqua è la sostanza più diffusa sulla terra e ricopre i 7/10 del globo terrestre.<br />
Attraverso il ciclo dell’acqua l’idrosfera è artefice degli scambi energetici e di sostanze fra<br />
gli ecosistemi, l'acqua inoltre modella il paesaggio e attraverso le masse d'acqua<br />
determina situazioni dinamiche locali e regionali.<br />
L'acqua attraverso gli apporti meteorici si distribuisce fra le acque dolci, le acque marine<br />
e le acque di transizione in differenti corpi idrici, ma raggruppabili in alcune classi: i corsi<br />
d'acqua rappresentati da fiumi e torrenti; i laghi e gli invasi; le acque di transizione<br />
rappresentate dalle zone di foce dei fiumi, dalle lagune e dai laghi costieri, dove si<br />
verificano interazioni fra acque dolci e salate; le acque marine e le acque sotterranee.<br />
Tutti i corpi idrici permettono e sostengono la vita degli organismi viventi, animali e<br />
vegetali e costituiscono sistemi complessi, sedi di interscambi fra le acque, i sedimenti, il<br />
suolo e l'aria. L'acqua costituisce anche una risorsa indispensabile per lo sviluppo ed è per<br />
questo che non può essere considerata solo una risorsa da utilizzare, ma anche un<br />
patrimonio ereditario del pianeta da tutelare. Per tale motivo le politiche attivate mirano ad<br />
evitare, per quanto possibile, il suo deterioramento a lungo termine, sia per gli aspetti<br />
quantitativi, che per quelli qualitativi e per la disponibilità.<br />
A partire dagli anni “sessanta”, il fenomeno dell’urbanizzazione e quello dello sviluppo<br />
intensivo dell’agricoltura insieme alla crescente industrializzazione ha fatto assumere una<br />
dimensione sempre più ampia del problema dell’inquinamento dei corpi idrici. L’acqua<br />
potabile è una risorsa, scarsa ed è altresì una risorsa indispensabile per lo sviluppo<br />
perché in grado di produrre diverse utilità, spesso però non tutte compatibili tra di loro,<br />
quindi è prioritario salvaguardarla ed amministrarla con oculatezza, non deve essere<br />
considerata solo una risorsa da sfruttare, ma anche un patrimonio ereditario del pianeta da<br />
tutelare per le generazioni future.<br />
Per tale motivo si sono create leggi che hanno come finalità, per quanto possibile, se<br />
attuate correttamente di evitare il deterioramento a lungo termine sia per quanto riguarda<br />
gli aspetti quantitativi sia per la qualità nella sua risorsa disponibile.<br />
In Europa costituiscono due pietre miliari la Carta europea del suolo e la Carta<br />
europea dell’acqua.<br />
Di questi due decaloghi bastano alcuni punti a dare la misura della necessità di<br />
agire con cautela. Dice la Carta europea dell’acqua al punto 1 , al<br />
punto 3 , e al punto 6 . Ed inoltre in altre parti del testo … ….<br />
Con l’entrata in vigore della legge 36/94 che reca: “Disposizioni in materia di risorse<br />
idriche” si è avviato un complesso ed articolato processo finalizzato ad ottenere una<br />
riorganizzazione territoriale e funzionale del “Servizio idrico integrato”, inteso come<br />
l’insieme dei servizi pubblici di captazione, adduzione e di distribuzione di acqua ad usi<br />
civili, di fognatura e di depurazione delle acque reflue.<br />
16
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Emerge ampiamente “l’uso dell’acqua deve avere come priorità il risparmio,<br />
secondariamente si deve provvedere al suo rinnovo”, uso prioritario delle acqua è anzitutto<br />
il consumo umano, segue l’uso agricolo.<br />
Attraverso pioggia e neve l’acqua si distribuisce fra acqua dolci, marine, di transizione,<br />
spostandosi gravitazionalmente nei diversi corpi idrici.<br />
Le acque dolci interessano i corsi d’acqua rappresentati da fiumi e torrenti, i laghi e gli<br />
invasi; le acque di transizione si trovano nelle zone di foce dei fiumi, lagune e laghi costieri<br />
ove si hanno contatti e i interazioni fra acque dolci e salate; infine abbiamo le acque<br />
marine e le acque sotterranee.<br />
Le acque dolci si trovano distribuite nei fiumi, laghi e canali ed invasi artificiali.<br />
Il bacino idrografico è quella porzione di territorio che è sotteso dalla linea spartiacque e<br />
che convoglia, attraverso torrenti e fiumi formanti il reticolo idrografico di bacino, le acque<br />
piovane nel corso d’acqua principale.<br />
Il bacino imbrifero con i suoi aspetti fisici, geologici, idrogeologici, vegetazionali, chimici e<br />
biologici dei corpi idrici influisce enormemente sugli ecosistemi, l’acqua discioglie le<br />
sostanze minerali presenti nelle rocce e nel suolo e sulla vegetazione arricchendosi di<br />
composti chimici quali solfati, cloruri e carbonati di sodio, potassio, calcio e magnesio.<br />
L’ inquinamento delle acque dolci è talvolta più netto e ha una maggiore visibilità rispetto<br />
a quello osservabile in mare. L’inquinamento: - come lo definisce il “Comitato Ecologico<br />
Americano” – è una modificazione sfavorevole di un ambiente naturale dovuta<br />
completamente o parzialmente all’attività umana, con interventi diretti o indiretti, che<br />
alterano le caratteristiche fisico-chimiche dell’acqua.<br />
Tutte le acque hanno una certa capacità di auto-depurazione, cioè la capacità di reagire<br />
all’immissione diretta e indiretta di carichi inquinanti, questa capacità viene estrinsecata<br />
attraverso una serie di meccanismi di tipo fisico (sedimentazione, diluizione,<br />
assorbimento), chimico (reazioni di ossiriduzione, idrolisi) e biologico (degradazione<br />
batterica).<br />
Se gli inquinanti sono in dose eccessiva e viene superata la capacità auto-depurativa del<br />
corso d’acqua si arriva al fenomeno dell’eutrofizzazione (proliferazione algale) che ha<br />
come conseguenza successiva, in seguito alla marcescenza e degradazione della<br />
biomassa, il consumo totale dell’ossigeno e quindi la proliferazione di forme microbiche,<br />
sostanze deleterie per tutto il sistema acquatico.<br />
I parametri chimico- fisici e batteriologici indicatori dello stato qualitativo dei corsi<br />
d’acqua per la valutazione delle acque ad uso potabile, animale ed irriguo sono contenuti<br />
nel D.Lgs. n 152 del 1999 (Testo unico sulle acque).<br />
Gli obiettivi della legge 36/1994 sono da conseguirsi operando entro i principi generali,<br />
stabiliti dalla stessa legge e sono:<br />
• tutela e salvaguardia delle risorse idriche;<br />
• utilizzo delle risorse idriche secondo criteri di solidarietà;<br />
• rispetto del bilancio idrico del bacino idrografico;<br />
• priorità degli usi legati al consumo umano.<br />
Le attività fondamentali attraverso cui attuare questa profonda riforma sono<br />
l’individuazione degli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO) e la disciplina delle forme e i modi<br />
della cooperazione tra gli Enti Locali.<br />
17
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
3. Il ciclo dell'acqua<br />
Nonostante la odierna e scontata conoscenza del ciclo perpetuo dell’acqua, gli uomini<br />
hanno impiegato millenni per capire a pieno tutti i suoi segreti: l’evaporazione, la<br />
formazione delle nubi, le piogge, le acque sotterranee, l’origine delle sorgenti, i fiumi, i<br />
laghi, il mare.<br />
Ogni anno evaporano non meno di 500 miliardi di tonnellate d’acqua che poi si riversano<br />
sulle terre emerse o sulla superficie degli oceani. Gli oceani costituiscono il maggior<br />
serbatoio di contenimento dell’acqua. I comparti in cui è trattenuta l’acqua, in ordine<br />
crescente di quantitativi, sono: la biosfera, l’atmosfera, i fiumi ed i laghi, le acque<br />
sotterranee, i ghiacciai ed i ghiacci polari, gli oceani.<br />
600 Km 3 Biosfera<br />
15.000 Km 3 Atmosfera<br />
950.000 Km 3 Fiumi e Laghi<br />
8.000.000 Km 3 Acque sotterranee<br />
29.000.000 Km 3 Ghiacciai e ghiacci polari<br />
1.350.000.000 Km 3 Oceani<br />
Una goccia d’acqua determina il suo destino al momento di cadere sulla superficie<br />
terrestre.<br />
Se il suolo è saturo d’acqua e lo strato è impermeabile le gocce d’acqua si aggregano<br />
tra loro e formano un velo che scorre sulla superficie del terreno seguendo la sua<br />
morfologia. I diversi veli riunendosi in rivoli confluiscono in ruscelli, che alimentano i fiumi<br />
ed i laghi.<br />
18
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
4. Eutrofizzazione<br />
Come avviene nell’ambiente terrestre, anche in acqua la vita si organizza sulla base dei<br />
rapporti che si stabiliscono tra alcuni organismi chiamati produttori primari e altri (erbivori<br />
e carnivori) detti consumatori, tra i quali si collocano quelli denominati degradatori o<br />
decompositori.<br />
Dal punto di vista dell’eutrofizzazione, il massimo interesse rivestono i produttori primari,<br />
organismi vegetali che, con il processo della fotosintesi possono utilizzare, in presenza di<br />
luce, la materia organica (zuccheri o carboidrati). Con elaborazioni successive e<br />
l’assunzione di altri composti minerali, i produttori primari possono sintetizzare ulteriori<br />
composti organici di grande interesse (grassi, proteine,vitamine,ormoni ecc.) utilizzando,<br />
come fonte di energia per queste sintesi, gli zuccheri da essi stessi prodotti.<br />
Fotosintesi<br />
Questi produttori primari in ambiente acquatico sono rappresentati da piante o macrofite<br />
sommerse, da piante emerse con radici acquatiche e da alghe microscopiche.<br />
Nelle acque interne non correnti quali sono i laghi il gruppo vegetale che svolge il<br />
maggiore ruolo ai fini della produzione primaria di sostanza organica vivente o biomassa,<br />
è quello delle alghe microscopiche che stanno in sospensione nell’acqua le cui dimensioni<br />
sono, di norma dell’ordine del millesimo di millimetro (micron) (Marchetti, 1994).<br />
L’eutrofizzazione è un fenomeno del quale si sta prendendo coscienza in maniera<br />
crescente negli ultimi venti anni in coincidenza di una reimmissione in ecosfera di grossi<br />
quantitativi di azoto e fosforo estratti dalle loro riserve geologiche per uso agricolo<br />
(fertilizzanti) ed industriale.<br />
Sul fenomeno “eutrofizzazione” sta crescendo la consapevolezza che esso è causa di una<br />
serie di effetti diretti ed indiretti sulle comunità biologiche, in funzione delle caratteristiche<br />
morfologiche ed idrodinamiche dell’ecosistema acquatico.<br />
19
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Diverse sono le definizioni di eutrofizzazione tra le prime coniate è stata quella<br />
dell’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) negli anni ‘70 :<br />
“l’eutrofizzazione è un arricchimento delle acque di sali nutritivi che provoca cambiamenti<br />
tipici quali l’incremento della produzione di alghe e piante acquatiche, l’impoverimento<br />
delle risorse ittiche, la generale degradazione della qualità dell’acqua ed altri effetti che ne<br />
riducono e precludono l’uso”.<br />
L’aumento di sali nutritivi, generalmente sali di fosforo e azoto (principali fattori limitanti),<br />
all’interno di un qualsiasi ecosistema acquatico comporta un aumento della biomassa<br />
algale (consumatori primari); ciò, a sua volta, provoca un proporzionale aumento ai livelli<br />
successivi della catena alimentare e un incremento della produttività peschiera. Quando la<br />
crescita algale non è più controllata dalla riduzione dei nutrienti o da altri fattori, si forma<br />
una biomassa sempre più consistente il cui destino è quello di prendere la via della<br />
degradazione. Questa via viene denominata catena del detrito in contrapposizione alla<br />
catena del pascolo (Marchetti, 1994).<br />
Se in acqua è disponibile una quantità sufficiente di ossigeno disciolto, necessario alla<br />
respirazione degli organismi operanti in aerobiosi, la catena del detrito è mantenuta attiva<br />
da funghi e batteri e può procedere alla mineralizzazione della sostanza organica senza<br />
particolari problemi, possono però instaurarsi processi di demolizione della biomassa che<br />
si realizzano con un consumo eccessivo di ossigeno. Tale consumo ha luogo con velocità<br />
diverse secondo vari fattori, tra i quali la quantità di biomassa presente e la temperatura<br />
dell’ambiente. Se la velocità di consumo è maggiore di quella di rigenerazione<br />
dell’ossigeno tramite fotosintesi e diffusione, il deficit si accumula e, alla scomparsa<br />
dell’ossigeno nelle acque, si instaura una condizione anaerobica o anossica. Quando si<br />
raggiunge la condizione di anossia, agli organismi aerobi subentrano gli organismi<br />
degradatori anaerobi che compiono i processi di demolizione della biomassa liberando<br />
composti che, nella maggior parte dei casi, sono tossici, quali ad esempio l’ammoniaca e<br />
l’idrogeno solforato.<br />
20
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
5. Inquinamento idrico<br />
La crisi di approvvigionamento idrico, non dipende soltanto dalla crescita senza freni dei<br />
consumi e dall'enormità degli sprechi, ma anche dal forte peggioramento qualitativo che<br />
interessa sia le acque dolci, sia le immense vastità dei mari. Infatti l'inquinamento idrico,<br />
cioè l'immissione di sostanze estranee nell'ambiente acquatico, può arrivare a<br />
danneggiare l'acqua tanto da renderne impossibile l'utilizzo.<br />
Forme e fonti di inquinamento. I fattori che causano l'inquinamento idrico, pur numerosi,<br />
possono essere raccolti in un numero ridotto di categorie.<br />
• Agenti patogeni: Sono microrganismi (batteri, virus, protozoi) che, provenienti da<br />
scarichi fognari e da rifiuti animali, possono far ammalare coloro che utilizzano<br />
l'acqua per bere o per lavarsi. Per capire la gravità del fenomeno, basti pensare che<br />
secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità questa forma di inquinamento<br />
sarebbe responsabile della morte di ben 5 milioni di persone all'anno. Come è facile<br />
intuire, il problema riguarda quasi esclusivamente gli abitanti dei paesi poveri, dove<br />
gli acquedotti e le reti fognarie sono assenti o comunque funzionano assai male.<br />
• Rifiuti organici. I rifiuti vegetali e animali, una volta immessi in acqua, vengono<br />
decomposti da batteri aerobici che, proliferando in misura abnorme, finiscono per<br />
consumare l'ossigeno disciolto, necessario alla sopravvivenza dei pesci e delle altre<br />
forme di vita acquatica.<br />
• Nutrienti inorganici. Sono composti quali solfati, nitrati e fosfati, che, contenuti in<br />
grandi quantità nelle acque fognarie, nelle acque irrigue e nei liquami degli<br />
allevamenti zootecnici, favoriscono la crescita abnorme delle piante acquatiche<br />
(eutrofizzazione, Figuro 8). Quando la vegetazione muore e va in putrefazione,<br />
consuma tutto l'ossigeno disciolto nell'acqua provocando la morte di ogni forma di<br />
vita.<br />
• Sostanze chimiche inorganiche. Sono composti di varia natura (acidi, basi, sali)<br />
contenenti metalli tossici come il mercurio e il piombo. La presenza di queste sostanze,<br />
generalmente scarti di lavorazioni industriali, non soltanto rende l'acqua<br />
imbevibile, ma altera gli ecosistemi acquatici e spesso rende l'acqua inutilizzabile<br />
anche per l'irrigazione.<br />
• Sostanze chimiche organiche. Consistono in petrolio, carburanti, detersivi,<br />
solventi, pesticidi, tutte sostanze che vengono demolite dalla flora batterica<br />
(sostanze biodegradabili). Tuttavia, quando raggiungono concentrazioni elevate<br />
possono compromettere il processo naturale di autodepurazione e quindi<br />
permanere anche per lungo tempo nell'ambiente acquatico.<br />
• Sostanze radioattive. Anche se disperse in quantità minime, per esempio in<br />
prossimità di impianti di lavorazione di minerali radioa1 vi, queste particelle possono<br />
concentrarsi nei livelli più alti delle (catene alimentari, fino a rendersi pericolose per<br />
la vita degli organismi vegetali e animali, uomo compre Sono infatti responsabili di<br />
dar genetici e di gravi forme di turno<br />
21
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
• Rifiuti solidi. Sono residui il metallici e di materie plastiche, che oltre a rilasciare<br />
lentamente inquinanti nell'ambiente, possono essere direttamente responsabili dei<br />
danni alla vita acquatica. Basta pensare ai sacchetti di plastica che soffocano i<br />
delfini o alle reti di nailon in cui possono rimanere impigliate le foche.<br />
• Calore. In molti casi l'acqua rilasciata nell'ambiente proviene impianti di<br />
raffreddamento di industrie o centrali elettriche, quindi ha una temperatura<br />
superiore spetto a quella normale dell'ambiente in cui è immessa. In questo caso si<br />
parla di inquinamento termico, responsabile di danni significativi agli ecosistemi<br />
acquatici.<br />
alterazioni dell'idrosfera<br />
Il lessico scientifico<br />
Inconfondibile aspetto che assume un corso d'acqua malato d'eutrofizzazione<br />
Sostanze biodegradabili - Sono tutte quelle sostanze organiche che possono essere<br />
degradate, e quindi rese inoffensive, dai microrganismi che se ne citano e dunque le<br />
metabolizzano. Indipendentemente dalla fonte di provenienza (scarichi fognari e<br />
industriali, acque di dilavamento dei campi e degli allevamenti zootecnici ecc.), bisogna<br />
considerare che la capacità di autodepurazione delle acque non è illimitata,ma dipende<br />
strettamente dalla concentrazione dei prodotti inquinanti. Se questa risulta eccessiva, può<br />
accadere che la stessa flora batterica soccomba, facendo venir meno qualsiasi processo<br />
depurativo naturale.<br />
22
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
6. Inquinamento delle acque dolci<br />
Le cause dell’inquinamento delle acque dolci sono le stesse a cui si deve l’inquinamento<br />
delle acque marine. Inquinamento marino e inquinamento delle acque interne sono<br />
strettamente connessi e l’inquinamento delle acque costiere in particolare, dipende in<br />
larghissima misura dagli inquinanti trasportati in mare dai fiumi oltre che dagli scarichi a<br />
mare degli agglomerati urbani e delle industrie situate lungo la costa.<br />
Gli effetti dell’inquinamento delle acque dolci sia pure in scala spaziale minore sono<br />
talvolta più netti di quelli che si osservano in mare, almeno nella maggior parte dei casi e<br />
tali da rendere laghi di piccole dimensioni e tratti del corso di fiumi trasformati in vere e<br />
proprie fogne.<br />
Definizione di inquinamento .-“L’inquinamento è una modificazione sfavorevole di un<br />
ambiente naturale dovuta completamente o parzialmente all’attività umana, con interventi<br />
diretti o indiretti, che alterano le caratteristiche fisico-chimiche dell’acqua, i flussi di energia<br />
e la struttura e abbondanza delle associazioni dei viventi”.<br />
(definizione del Comitato Ecologico Americano)<br />
Fonti di inquinamento:<br />
Fonti terrestri dirette: acque di rifiuto urbane, domestiche, industriali, acque di pioggia<br />
che hanno raccolto sul terreno materiali inquinanti, etc.<br />
Fonti terrestri indiretti: sono rappresentate dai materiali inquinanti trasportati dai fiumi e<br />
che hanno subito una certa diluizione.<br />
Fonti atmosferiche: per ricaduta di sostanze radioattive dovute ad attività terrestri<br />
(centrali termiche, nucleari)<br />
Tipi di inquinamento: L’inquinamento delle acque può essere naturale, domestico,<br />
agricolo, industriale (vedi tabella).<br />
L’inquinamento naturale è quello che si verifica per fenomeni non dipendenti dall’intervento<br />
dell’uomo.<br />
L’inquinamento domestico ha origine dai liquami delle fogne urbane.<br />
L’inquinamento agricolo dipende dall’uso di prodotti chimici in agricoltura (soprattutto di pesticidi).<br />
L’inquinamento industriale è provocato dall’eliminazione nell’ambiente esterno delle acque residue<br />
di lavorazioni industriali.<br />
Agenti inquinanti urbani industriale agricola:<br />
sostanze organiche<br />
carboidrati, grassi, composti proteici, aminoacidi, azotati<br />
cloruri, sali ammoniacali<br />
23
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
sali, calcio e magnesio (precipitati)<br />
colloidi, polverino sottile, mat.organici<br />
vacidi forti; basi forti<br />
anidride solforosa, solfiti, idrosolfiti, sali di ferro e manganese<br />
sali di potassio, fosfati, nitrati<br />
cromati, cianuri, sali di zn, cu, ni, pb, cloroderivati, pesticidi<br />
idrocarburi, catrame. grassi, olii vegetali<br />
acque di refrigerazione (colore)<br />
saponi, detergenti, alcali coloranti, tannino più ioni metallici, colloidi, idrocarburi<br />
tronchetti, segatura, fibre, carniccio<br />
sabbie, pietrisco, materiali organici<br />
Radioisotopi<br />
(Fonte: Marchetti R., “Inquinamento delle acque superficiali”)<br />
Gli effetti dell’inquinamento delle acque sono relativi alle componenti che li determinano<br />
e si manifestano, prevalentemente, attraverso la presenza di sostanze tossiche,<br />
mancanza di ossigeno e variazioni della temperatura dell’acqua ricevente. Per effetto del<br />
metabolismo anaerobio che si verifica per la riduzione dell’ossigeno presente nell’acqua<br />
dovuta all’eccessivo inquinamento, le sostanze che normalmente si comportano come<br />
“donatori di ossigeno” (nitrati, solfati e fosfati) vengono ridotte dando luogo alla formazione<br />
di sostanze nocive e maleodoranti. Questo processo è tossico per microrganismi animali e<br />
vegetali delle acque e, in alcuni casi, si estende all’uomo.<br />
Le sostanze chimiche più frequenti oggetto degli inquinamenti industriali sono: gli acidi e<br />
gli alcali, il cloro, l’ammoniaca, l’idrogeno solforato, i metalli pesanti.<br />
Gli elementi inquinanti (oli, detergenti) possono, inoltre, compromettere il passaggio<br />
delle radiazioni solari nell’ambiente acquatico e, di conseguenza, interferiscono sui cicli<br />
vitali dei microrganismi vegetali e animali. In alcuni casi, lo scarico di impianti di<br />
raffreddamento industriale ad acqua, può compromettere l’equilibrio termico e le reazioni<br />
biochimiche termoregolate.<br />
Gli inquinanti non degradabili, cioè le sostanze e i veleni che, come le lattine di alluminio,<br />
i sali di mercurio, le sostanze chimiche con radicali fenolici a lunga catena laterale, il DDT,<br />
non vengono degradati, o vengono degradati molto lentamente nell’ambiente — in altre<br />
parole, le sostanze per le quali non esistono processi di degradazione naturale che<br />
possano sostenere il ritmo con cui l’uomo le riversa nell’ecosistema. Questi inquinanti non<br />
degradabili non solo si accumulano, ma subiscono anche, durante il loro passaggio<br />
attraverso i cicli biogeochimici e le catene alimentari, il processo della "magnificazione<br />
biologica". Inoltre essi si combinano spesso con composti presenti nell’ambiente,<br />
formando altre sostanze tossiche.<br />
24
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
L’unica forma di riduzione di questo tipo di inquinamento consiste nell’eliminazione o<br />
nell’estrazione degli inquinanti dall’ambiente, che è però piuttosto costosa.<br />
Gli inquinanti biodegradabili, come i rifiuti domestici, possono essere rapidamente<br />
decomposti da processi naturali o con sistemi meccanici,come ad esempio gli impianti<br />
comunali, che aumentano la capacità della natura di decomporre e di riciclare le sostanze.<br />
Gli inquinanti degradabili diventano pericolosi quando la quantità riversata nell’ambiente<br />
supera le possibilità di degradazione e di dispersione.<br />
Gli inquinanti degradabili che forniscono energia (sostanze organiche), o nutrienti<br />
(fosfati, carbonati, ecc.) possono far aumentare la produttività, fornendo energia<br />
sussidiaria se vengono immessi in quantità moderata nell’ecosistema. Se la quantità è<br />
notevole, si raggiunge un valore critico, caratterizzato da violente oscillazioni, come nel<br />
caso delle fioriture algali. Oltre questo limite, si ha una condizione di stress, e il sistema<br />
viene “avvelenato”. La rapidità con cui una situazione non controllata può cambiare da<br />
buona a cattiva contribuisce alla difficoltà di accorgersi dell’inquinamento e di prendere le<br />
misure necessarie.<br />
Sostanze inquinanti<br />
Le sostanze inquinanti possono restare nei fiumi o in sospensione nell’atmosfera per<br />
giorni o mesi, ma gli oceani possono conservare gli stessi materiali, in soluzione o in<br />
sospensione per tempi misurabili in anni o addirittura in centinaia di milioni di anni.<br />
I composti clorurati di sintesi, come il DDT e i PCB possono presentare nei tessuti degli<br />
organismi, particolarmente in quelli ricchi di grassi, valori alcune migliaia di volte più elevati<br />
di quelli dell’acqua di mare. L’accumulo interessa anche i cosiddetti metalli pesanti, in<br />
particolare: il mercurio, il piombo ed il cadmio sembrano essere i più pericolosi. Metalli<br />
pesanti ed insetticidi, sono abitualmente ritenuti i rappresentanti tipici di due gruppi di<br />
sostanze che vengono scaricate. Il primo gruppo comprende sostanze che sono<br />
naturalmente presenti nelle acque anche se talvolta solo in tracce; il secondo gruppo è<br />
formato dai composti organici di sintesi che fino a pochi decenni or sono non esistevano.<br />
Radioattività. Per le loro particolari caratteristiche le sostanze radioattive sono fra gli inquinanti più<br />
pericolosi, inoltre, alcuni elementi come il plutonio ed i suoi composti sono anche molto tossici.<br />
Alcuni elementi hanno una certa tendenza a trasferirsi nelle acque superficiali, molto<br />
probabilmente perché aderiscono a particelle, sia di natura organica che inorganica. Il plutonio, ad<br />
esempio, viene rapidamente adsorbito dalle pareti delle alghe. Quando le alghe vengono ingerite i<br />
radionuclidi, passano nello zooplancton, e successivamente negli altri anelli delle catene<br />
alimentari I radioisotopi del manganese, ferro, cobalto e zinco contribuiscono per il 62% circa alla<br />
radioattività totale del plancton e quasi per il 100% alla radioattività dei pesci onnivori e carnivori.<br />
Idrocarburi. Gli idrocarburi, formano con maggiore frequenza sottili pellicole, talvolta addirittura<br />
monomolecolari, alla superficie dell’acqua (slicks) che vengono ossidate alla luce e biodegradate,<br />
almeno parzialmente da batteri, lieviti e funghi filamentosi. È evidente che gli organismi planctonici<br />
sono fra i più esposti all’azione degli idrocarburi perché il sottile velo oleoso può ostacolare il<br />
passaggio delle radiazioni solari e, di conseguenza interferire sul ciclo vitale di microrganismi<br />
vegetali e animali. La riproduzione, per esempio, può essere ostacolata perché vengono<br />
mascherati i "messaggi chimici" (ferormoni) o perché è ridotta la vitalità dei gameti.<br />
25
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Inquinamento da "Metalli Pesanti"<br />
La produzione globale di mercurio, 8800 t anno è notevolmente inferiore ai quantitativi<br />
liberati nell’atmosfera per cause naturali (tra 25.000 e 150.000 t anno), calcolati in base<br />
alle concentrazioni di mercurio nei ghiacciai. Alcuni autori hanno trovato valori di mercurio<br />
più elevati nei pesci carnivori rispetto agli erbivori, nei pesci di maggiori dimensioni rispetto<br />
a quelli più piccoli ed infine in aree in cui vengono versate acque industriali in confronto<br />
con acque più pulite o dove arriva mercurio proveniente da giacimenti naturali: Monte<br />
Amiata per il Tirreno, Idria, attraverso l’Isonzo per l’Alto Adriatico. Questi fatti indicano una<br />
concentrazione attraverso le reti trofiche delle quali la prima maglia è rappresentata dalle<br />
cellule algali che possono assumere mercurio sotto forma organica.<br />
Tutto questo accade perché molti organismi hanno la capacità di concentrare, fino a<br />
valori pari ad alcune migliaia di volte, elementi presenti anche in tracce nell’acqua.<br />
Quando essi vengono mangiati, le sostanze concentrate vengono accumulate nelle cellule<br />
e nei tessuti dell’animale che le ha ingerite e siccome molto spesso, vengono eliminate<br />
molto lentamente, se la ingestione è continua il loro quantitativo tende ad aumentare.<br />
L’assunzione continuata di pesci e molluschi contaminati da mercurio può causare gravi<br />
danni anche all’uomo. E ormai tristemente nota la malattia di Minamata che ha provocato<br />
la morte di un centinaio di persone e la invalidità permanente di molte altre, in seguito a<br />
lesioni irreversibili a carico del sistema nervoso centrale. Sono pertanto opportune le<br />
norme che fissano i quantitativi massimi di mercurio che possono essere presenti nei<br />
pesci (0,7 ppm).<br />
Anche per il piombo sono stati descritti casi di concentrazione, specialmente<br />
neisedimenti ed in organismi bentonici costieri (mitili), che possono essere dovuti al<br />
piombo tetraetile usato come antidetonante nella benzina.<br />
Inquinamento da scarichi urbani<br />
Le acque di fogna sono un’altra causa di inquinamento. Le sostanze inquinanti in esse<br />
contenute sono di natura molto diversa, perché nei collettori oltre alle acque luride<br />
possono venir convogliate acque di origine industriale, acque di piccole officine e<br />
laboratori che trattano i prodotti più eterogenei e le acque piovane che hanno dilavato il<br />
suolo delle città raccogliendo ogni sorta di sostanze, molte delle quali solubili. I<br />
componenti principali sono i liquami di natura organica, ed i detersivi usati nelle industrie e<br />
nelle lavatrici domestiche in sostituzione del sapone. Le sostanze organiche, quando<br />
vengono mineralizzate dai batteri, producono sali nutritivi, nitriti, nitrati e fosfati che hanno<br />
un’azione diretta sulla produzione primaria, cioè sulla quantità di sostanza organica<br />
prodotta dai vegetali.<br />
Le acque di fogna e le sostanze in esse contenute producono modificazioni ambientali di<br />
vario tipo ed intensità come: diminuzione della trasparenza e dell’ossigeno, variazioni del<br />
pH, aumento della anidride carbonica (CO2) e di altri prodotti della degradazione delle<br />
sostanze organiche (H2S, NH3, CH4, ecc.).<br />
26
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
7. Potabilità delle acque<br />
Le acque superficiali possono essere inquinate da liquami domestici e scarichi<br />
industriali; è possibile che tali tipi di contaminazione raggiungano le falde acquifere<br />
profonde quando i sistemi di smaltimento non sono adeguati. L’inquinamento dell’acqua<br />
può avvenire anche a livello dei condotti quando il sistema dell’acquedotto è stato costruito<br />
in maniera impropria o con materiali poco idonei (ad esempio, tubature di piombo).<br />
Da un punto di vista biologico gli inquinamenti idrici riguardano problemi di tipo infettivo<br />
quasi sempre legati a microrganismi di eliminazione fecale (virus epatite A, salmonella,<br />
vibrioni). Tali tipi di inquinamento possono dar luogo ad epidemie.<br />
Prelievo di acque superficiali per le analisi dei batteri patogeni vicino alla fonte di inquinamento<br />
(Fonte: Enea-Frascati).<br />
L’acqua distribuita deve essere priva di sostanze tossiche o microrganismi patogeni,<br />
gradevole e utilizzabile per la maggior parte degli impieghi. L’acqua di uso comune, in<br />
genere, proviene da falde profonde oppure dal trattamento di acque superficiali.<br />
I danni provocati dall’inquinamento non sono solo ecologici, igienici ma anche economici<br />
(vedi tabella).<br />
DANNI IN GENERALE AZIONI NOCIVE E DANNOSE AZIONI TOSSICHE DEGRADO SOVRACOSTI<br />
Diffusione di organismi patogeni<br />
Immissione nelle acque di quantità eccessive di sostanze chimiche, anche se non di acuta<br />
tossicità<br />
Azioni tossiche indirette per sostanze chimiche che si immettono nella catena alimentare<br />
Degrado dell’ambiente acquatico per: fenomeni putrefattivi; torpidità; alterazione della<br />
colorazione; presenza di schiume e pellicole oleose, che diminuiscono l’assorbimento<br />
dell’ossigeno; eccessivo sviluppo delle alghe; eccessivo sviluppo di funghi e altri<br />
microrganismi<br />
Per: potabilizzazione, uso industriale, uso irriguo, disinquinamento per la tutela delle<br />
condizioni ambientali; balneazione; fauna; flora.<br />
Richiamo di insetti, roditori<br />
Immissione di sostanze radioattive<br />
27
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Azioni tossiche dirette sull’uomo, sulla fauna e sulla flora<br />
Danni a piscicoltura; molluschicoltura; agricoltura; turismo; ricreazione e balneazione;<br />
navigazione<br />
(Fonte: Diritto dell’ambiente”, 1995)<br />
L’OMS ha stabilito da oltre trent’anni le “Norme internazionali applicabili alle acque<br />
potabili”; tale documento è stato integrato ed aggiornato nel 1980 dalla CEE.<br />
Sono , quindi, ben definiti i parametri che definiscono la potabilità dell’acque e i numerosi<br />
criteri:<br />
- criteri idrogeologici: identificazione delle falde e delle acque sotterranee da utilizzare;<br />
- criteri organolettici: considerano la gradevolezza dell’acqua che si vuole utilizzare (acqua<br />
non torbida, senza odori o sapori sgradevoli, sufficientemente fresca);<br />
- criteri fisici: sono la temperatura, la conducibilità, il residuo fisso a 180° ed il pH. Le<br />
acque migliori non sono eccessivamente mineralizzate;<br />
- criteri chimici: riguardano il tipo e il grado di mineralizzazione, di carico organico, di<br />
sostanze indesiderabili, di sostanze che possono interferire con la salute e di sostanze<br />
tossiche;<br />
- criteri microbiologici: allo scopo di accertare l’assenza di microrganismi patogeni. I<br />
controlli più frequenti riguardano la polimetria (numero dei coliformi).<br />
Nel Maggio del 1999 è stato pubblicato il Decreto Legislativo n.152/99 in merito a<br />
"Disposizioni sulla tutela delle acque dell'inquinamento e recepimento della direttiva<br />
91/271/ CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/ 676/<br />
CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti<br />
da fonti agricole".<br />
Secondo tale legge ai fini della prima classificazione della qualità dei corsi d’acqua<br />
vanno eseguite determinazioni sulla matrice acquosa e sul biota; qualora ne ricorra la<br />
necessità, tali determinazioni possono essere integrate da indagini sui sedimenti e da test<br />
di tossicità. Le determinazioni sulla matrice acquosa riguardano due gruppi di parametri,<br />
quelli di base e quelli addizionali. I parametri di base come la temperatura, il pH, i nutrienti,<br />
il B.O.D., il C.O.D., ecc. riflettono le pressioni antropiche tramite la misura del carico<br />
organico, del bilancio dell’ossigeno, dell’acidità, del carico microbiologico. I parametri<br />
definiti macrodescrittori vengono utilizzati per la classificazione. La misura di Escherichia<br />
Coli (UFC/100 ml) rappresenta un macrodescrittore; questo parametro, da solo, ha<br />
sostituito e racchiude i tre parametri: coliformi totali, coliformi fecali e streptococchi fecali.<br />
Escherichia Coli si può trovare nelle acque e rappresenta un indice di contaminazione fecale<br />
28
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
8. Le acque marine<br />
29<br />
acque marine<br />
Il nostro globo è ricoperto per quasi i tre quarti dal mare. L'intera massa d'acqua<br />
oceanica ricopre il 71% della superficie terrestre, per un area di 360 milioni di km quadrati,<br />
contro i 149 milioni di km quadrati delle terre emerse. Gli oceani sono grandi estensioni di<br />
acqua che separano i continenti: il più esteso è l'Oceano Pacifico (33% della superficie<br />
terrestre), cui seguono l'Oceano Atlantico (16%) e l'Oceano Indiano (14%). Con il termine<br />
di mare si indicano porzioni di oceano più o meno grandi, come il Mar Mediterraneo, il Mar<br />
Caspio, il Mar Caraibico, il Mar dei Sargassi, etc.<br />
Composizione chimica dell'acqua di mare<br />
La salinità media è di 350, pari a 35 gr/l, e corrisponde a circa tre cucchiai abbondanti di<br />
sale in un litro di acqua. Circa il 270, è costituito da cloruro di sodio NaCl, il resto da sali di<br />
magnesio, calcio e potassio.<br />
La salinità è minima ai poli e massima nei mari tropicali, a causa della forte evaporazione.<br />
Nelle acque di mare sono disciolte anche sostanze organiche derivate dall'attività degli<br />
esseri viventi, che possono raggiungere una concentrazione di qualche mg/l. Di notevole<br />
importanza sono anche i gas disciolti (biossido di carbonio, ossigeno, azoto, solfuro di<br />
idrogeno, metano), provenienti dall'atmosfera e dall'attività degli esseri viventi. Dalla<br />
concentrazione dell'ossigeno dipende la sopravvivenza della vita acquatica. L'ossigeno<br />
viene prodotto negli starti superficiali del mare, dall'attività fotosintetica delle alghe. La<br />
quantità di ossigeno che si scioglie in acqua dipende dalla temperatura dell'acqua: nei<br />
mari freddi la quantità di ossigeno disciolto è superiore a quella dei mari caldi.
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
I SALI DEL MARE<br />
I sali del mare<br />
Sali Salinità media<br />
30<br />
(g/kg)<br />
Clmuro di sodio (NoCI) 27,215<br />
Cioruro di mognesio (MgCI,) 3,807<br />
Solfoto di magnesio<br />
(MgS04)<br />
1,658<br />
Solfato di calcio (CaS041 1,260<br />
Solfato di potassio (K2S04) 0,863<br />
Carbonoto di calcio<br />
'(CaC031<br />
0,123<br />
Bromuro di magnesio<br />
(MgBr,)<br />
0,076<br />
Totale 35,002<br />
Nell'acqua di mare sono disciolti anche dei gas: si tratta principalmente di ossigeno, azoto e anidride<br />
carbonica. La loro presenza, garantita dal moto ondoso che scioglie in continuazione piccole dosi d'aria, è<br />
fondamentale per tutte le forme di vita acquatiche: la fotosintesi non potrebbe svolgersi se l'acqua non<br />
contenesse anidride carbonica e nessun essere vivente potrebbero sopravvivere se l'acqua fosse totalmente<br />
priva di ossigeno.<br />
Morfologia del fondo marino<br />
La profondità media di tutti gli oceani si aggira intorno ai 3.700 m. L'Oceano Pacifico ha<br />
una profondità media di 3.940 m, l'Oceano Artico di 1.038 m. La profondità massima è<br />
stata misurata nell'Oceano Pacifico nella fossa delle Marianne, con 11.022 m. La<br />
topografia sottomarina mostra alcune caratteristiche generali comuni a tutti gli oceani.<br />
Intorno ai continenti e alle isole si estende una fascia di mare poco profondo, che va dalla<br />
costa fino a una profondità di circa 200 m, chiamata "piattaforma continentale" la cui<br />
estensione corrisponde a circa l'8 % della superficie totale degli oceani ed è<br />
particolarmente estesa per le acque europee. Nel Mar Mediterraneo la massima<br />
estensione della piattaforma si ha nel nord adriatico, nel Canale di Sicilia, nel Golfo di<br />
Gabès, nell'Egeo e nel Mar Nero settentrionale. La morfologia della piattaforma può<br />
variare sensibilmente, ma si ritiene sia regolata principalmente dall'erosione costiera<br />
legata alle caratteristiche idrodinamiche e dal trasporto ed accumulo dei sedimenti. Dal<br />
limite della piattaforma inizia la "scarpata continentale" che discende da 200 a 3.000 metri<br />
circa, e talvolta anche a profondità maggiori. La sua pendenza varia a seconda dei luoghi<br />
e si aggira tra l'1 e il 15%, raggiungendo però anche il 45%. La scarpata termina nella<br />
grande "piana abissale", che costituisce la maggiore estensione dei fondali oceanici e che<br />
è caratterizzata da rilievi e fosso. I principali rilievi sono rappresentati dalle creste delle<br />
catene montuose sottomarine i cui picchi più alti possono emergere dalla superficie del<br />
mare e presentarsi ai nostri occhi come isole. Le principali fosse vanno dai 6.000-7.000<br />
metri di profondità fino agli 11.000 metri e contrassegnano un ambiente biologico<br />
particolare, l'adale distinto dall'abissale.
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Quindi L'ambiente marino può essere considerato come un insieme di sotto-ambienti,<br />
differenziati sulla base di aspetti fisico-chimici quali lo pressione (che aumenta di circa l<br />
atmosfera ogni 10m di profondità), lo temperatura e lo salinità dell'acqua di mare e lo<br />
concentrazione dei nutrienti. Il fattore che maggiormente contribuisce a differenziare gli<br />
ambienti marini è però lo luminosità, sulla base della quale si distinguono una zona<br />
eufotica, bene illuminata, una zona disfotica, scarsamente illuminata, e uno zona afotica,<br />
totalmente priva di luce. Questa distinzione è importante poiché solo nella prima zona si<br />
verifica lo fotosintesi. Questo processo sta alla base sia della produzione di cibo, sia di<br />
quella dell'ossigeno necessario alla respirazione.<br />
Temperatura e salinità delle acque superficiali in estate (boreale)<br />
L'ambiente biologico marino<br />
Il mare, nel suo complesso, rappresenta un grande sistema ecologico in cui gli organismi<br />
vegetali ed animali stabiliscono una serie di complessi rapporti con l'ambiente e tra di loro.<br />
Gli organismi, a qualunque categoria appartengano, possono essere divisi in tre grandi<br />
gruppi: il plancton, il necton, e il benthos.<br />
Il plancton: l'insieme degli organismi che vagano per il mare senza avere quasi nessuna<br />
possibilità di opporsi ai movimenti delle acque. Il fitoplancton rappresenta la componente<br />
vegetale (produttori primari), lo zooplancton la componente animale (consumatori). Le<br />
dimensioni della maggior parte di questi organismi sono microscopici, le uniche eccezioni<br />
sono le meduse.<br />
Il necton: una serie di animali capaci di spostarsi a loro piacimento nella direzione<br />
opportuna questi animali sono: pesci, mammiferi, rettili, molluschi e crostacei. Molti animali<br />
del necton allo stadio di larva vivono nel plancton.<br />
31
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
(Nella foto scheletri silicei di diatomee)<br />
Gli organismi fotosintetici marini ricoprono un ruolo insostituibile per tutto l'ecosistema terrestre<br />
producendo lo maggior parte dell'ossigeno presente nell'atmosfera, una quantità certamente<br />
superiore rispetto all'ossigeno generato da tutto la mossa vegetale presente sulle terre emerse.<br />
alghe di dimensioni microscopiche.<br />
Il benthos: l'insieme degli organismi animali e vegetali che hanno rapporti con il fondo del<br />
mare, sia in maniera permanente che in maniera temporanea.<br />
Il fondale marino crea diversi ambienti biologici influenzati, da fattori fisico-chimici, come il<br />
grado di luminosità, la forza del moto ondoso e la temperatura dell'acqua, che dipendono<br />
dalla profondità e quindi dalla pressione. Inoltre la composizione del substrato, che può<br />
essere mobile (ciottoli, ghiaia, detriti, fango) o duro (rocce, relitti, moli), rende ancora più<br />
diversi i vari ambienti sottomarini. Ognuno di questi ambienti, avendo caratteristiche<br />
diverse fra loro, è popolato da una diversa biocenosi. Per biocenosi s'intende: "un<br />
raggruppamento di esseri viventi, corrispondente per la sua composizione, per il numero di<br />
specie e di individui, a certe condizioni medie dell'ambiente; tali esseri viventi sono legati<br />
da una dipendenza reciproca (alimentazione, competizione, ecc.) e si mantengono e<br />
riproducono in un certo luogo in modo permanente".<br />
La zonazione biologica del Mar Mediterraneo segue il modello di Pérès e Picard, studiato<br />
nel 1964, il quale prevede la zonazione verticale dei fondali con la suddivisione in Piani<br />
(Sopralitorale, Mesolitorale, Infralitorale, Circalitorale), considerati come intervalli di<br />
profondità all'interno dei quali le condizioni ambientali risultano abbastanza omogenee, e<br />
con la distinzione di 30 biocenosi.<br />
Le zone del mare<br />
32
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
9. L’inquinamento del mare e delle coste<br />
Con il termine inquinamento possiamo indicare qualsiasi modificazione degli equilibri<br />
strutturali e funzionali di un ambiente ascrivibile all’immissione in esso di fattori estranei il<br />
più delle volte prodotti a seguito delle attività umane. Il funzionamento delle società<br />
umane, infatti, richiede un continuo prelievo di risorse naturali per fornire le materie prime<br />
e, determina la produzione di sostanze di rifiuto che vengono immesse nell’ambiente<br />
circostante.<br />
Negli ultimi decenni l’attenzione umana verso i fenomeni dell’inquinamento è stata<br />
accresciuta dal sensibile peggioramento qualitativo di risorse ambientali di vitali<br />
importanza.<br />
L’inquinamento dell’ambiente marino è stato posto spesso in secondo piano in quanto si<br />
è a lungo ritenuto che il mare, grazie alla sua enorme estensione potesse essere in grado<br />
di assorbire e diluire qualsivoglia quantità e tipologia di sostanze di rifiuto.<br />
Questa errata convinzione, unitamente al fatto che il degrado del mare è meno visibile e<br />
fastidioso per l’uomo rispetto a quello delle terre emerse su cui vive, ha fatto sì che<br />
l’ambiente marino sia sempre stato considerato uno dei principali siti di smaltimento dei<br />
rifiuti prodotti dalle attività umane. Ma ciò che oggi non ci consente di stare tranquilli è che<br />
il cosiddetto progresso con i suoi “prodotti” di risulta e di scarto sta velocizzando, a ritmi<br />
vertiginosi, i processi di inquinamento e di surriscaldamento dell’atmosfera e le<br />
conseguenze sulle variazioni climatiche rischiano di essere tragiche per le specie florofaunistiche<br />
dell’intero pianeta. I cambiamento del clima, dunque, e le relative complicazioni<br />
interessano, ovviamente, anche le acque del globo. Oceani e mari, al pari dell’atmosfera,<br />
risentono pesantemente dell’inquinamento dell’aria, dell’inquinamento della temperatura e<br />
dell’azione che esercitano i ghiacciai in fase di scioglimento. Il patrimonio delle specie<br />
animali e vegetali rischia di essere modificato in maniera irreversibile, dove per modifica<br />
s’intende la probabile, definitiva scomparsa di molte specie, così come è già accaduto per<br />
i pinguini imperiali e come può accadere, in un futuro molto vicino, per balene orsi polari,<br />
cavallucci marini, tanto per citarne alcuni.<br />
Le zone costiere, in cui si concentra la gran parte della popolazione, sono quelle in cui<br />
più evidenti sono i sintomi di degrado. L’enorme numero di strutture edificate che<br />
accompagna lo sviluppo dei principali centri abitati lungo la costa comporta la perdita di<br />
naturalità dei luoghi, l’occupazione di spazio che viene sottratto alla libera fruizione, la<br />
diminuzione della qualità estetica dei siti. È una forma di inquinamento, che potremmo<br />
definire “inquinamento paesaggistico”, che diviene tanto più evidente quanto più il costruito<br />
si caratterizza per la sua estraneità e mancata armonizzazione rispetto all’ambiente<br />
naturale circostante.<br />
In Calabria – in forma meno grave della regione Campana e, in particolare, sul versante<br />
tirrenico - questo tipo d’inquinamento è ben visibile in diversi tratti del litorale, nella zona<br />
costiera che si estende da Cetraro a Falerna, nel territorio che interessa le due province di<br />
Cosenza e Catanzaro. I rifiuti prodotti nell’ambito degli insediamenti costieri, ove la densità<br />
di popolazione raggiunge sempre valori elevati, producono un fortissimo impatto sugli<br />
ambienti di smaltimento, e le vicine acque marine rappresentano il luogo privilegiato per lo<br />
sversamento degli scarichi domestici e industriali.<br />
Diverso è il caso dei piccoli borghi marinari - sia sul litorale tirrenico sia sul versante<br />
Jonico - che hanno visto invece l’economia locale trasformata dall’improvviso sviluppo<br />
turistico che, per pochi mesi l’anno, porta in questi luoghi tranquilli migliaia di persone<br />
desiderose di trascorrervi le proprie vacanze. Esiste il rischio di un “inquinamento<br />
culturale” consistente nella perdita di identità della collettività locale a seguito di un<br />
processo di adattamento ai modelli di pensiero e di consumo imposti dai visitatori<br />
33
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Inoltre in queste zone, nei mesi di maggiore affluenza turistica, si registrano sensibili<br />
peggioramenti della qualità ambientale delle coste e delle acque prospicienti, determinati<br />
dall’inadeguatezza del sistema fognario e depurativo a far fronte all’incremento della<br />
popolazione.<br />
In quelle zone costiere in cui le costruzioni sorgono numerose in prossimità del mare è<br />
anche frequente un’altra forma di inquinamento che passa spesso del tutto inosservata a<br />
causa dell’abitudine: è “ l’inquinamento luminoso”.<br />
Esso è prodotto dalle luci delle abitazioni e delle strutture viarie circostanti che ci nega il<br />
piacere della visione di un cielo stellato<br />
Nei tratti di mare più vicini alla costa, in corrispondenza dei maggiori insediamenti abitativi,<br />
gli effetti dell’inquinamento marino si manifestano in modo sempre più evidente.<br />
Tale inquinamento è da imputare fondamentalmente alle sostanze di rifiuto contenute nelle<br />
acque degli scarichi civili ed industriali ed in quelle di dilavamento dei terreni agricoli.<br />
Tutte queste acque direttamente o indirettamente, lungo le vie di trasporto rappresentate<br />
dai fiumi, giungono in mare. L’elevatissimo carico di sostanze organiche biodegradabili<br />
che esse spesso portano (“inquinamento organico“) può determinare, in condizioni di<br />
forte concentrazione in acque basse e a scarso idrodinamismo, un considerevole<br />
consumo di ossigeno con conseguente moria degli organismi ancorati ai fondali<br />
circostanti. Effetti analoghi si verificano nel caso di immissione nelle acque marine di nitrati<br />
e fosfati derivanti sia dai fertilizzanti utilizzati in agricoltura sia dai detersivi comunemente<br />
usati, che determinano un’intensissima proliferazione di alghe fitoplanctoniche (Fenomeno<br />
di eutrofizzazione) che si estendono gradualmente occupando superfici sempre più ampie.<br />
Queste improvvise fioriture, ben note nell’Adriatico, come “maree rosse”, determinano<br />
estese morie di pesci e di altri animali, dato il forte consumo di ossigeno che avviene<br />
specialmente durante la notte. Questi fenomeni determinano inagibilità alla balneazione<br />
delle coste limitrofe.<br />
Un altro tipo di sostanze inquinanti riversate in mare sono i composti chimici tossici<br />
(“inquinamento chimico “ ), quali i pesticidi utilizzati in agricoltura o i sali di metalli pesanti<br />
impiegati nei processi industriali ( mercurio, cromo, piombo, zinco, ecc.) che interferiscono<br />
direttamente con gli organismi viventi determinandone la morte, una volta superate<br />
determinate concentrazioni nell’acqua circostante.<br />
Contaminazione da mercurio<br />
Il mercurio è un metallo che si presenta allo stato liquido a temperatura ambiente. In tale<br />
stato non è tossico, lo sono i vapori se inalati, i sali inorganici solubili e i derivati organici.<br />
Questi ultimi sono quelli che destano maggior preoccupazione, in particolare il<br />
metilmercurio. Questo composto può essere prodotto dalle lavorazioni industriali o dalla<br />
flora batterica a partire da mercurio metallico.<br />
Il problema del mercurio come inquinante scoppiò negli anni '50 in Giappone, nella Baia<br />
di Minamata, dove una grande fetta della popolazione si ammalò di una grave malattia a<br />
carico del sistema nervoso a causa dell'ingestione prolungata di pesce contaminato da<br />
mercurio, scaricato da una fabbrica che operava nelle vicinanze della baia. Dopo un lungo<br />
processo, celebrato a Tokyo nel 1973, la Società Chisso, responsabile dell'inquinamento,<br />
è stata riconosciuta colpevole e condannata a pagare i danni alle vittime della<br />
intossicazione. Oggi il mercurio non viene più scaricato nelle acque di Minamata: tuttavia,<br />
l'inquinamento è ben lontano dall'essere eliminato, in quanto sul fondo del mare giacciono<br />
tonnellate di mercurio che a mano a mano si diffondono nell'oceano, rendendo pericolosa<br />
la pesca anche al largo (pesce avvelenato è stato pescato addirittura a 600 km di distanza<br />
da Minamata!). Fenomeni simili sono avvenuti anche in altre parti del mondo.<br />
34
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Il mercurio presente nell'acqua viene ingerito dal plancton e risale via via la catena<br />
alimentare diventando sempre più concentrato. I pesci che sono al vertice della piramide<br />
alimentare arrivano ad avere una concentrazione da 3000 a 27000 volte maggiore di<br />
quella dell'acqua nella quale vivono. Nell'uomo avviene un'ulteriore concentrazione e<br />
quando il mercurio nel cervello supera certi valori, sopraggiungono i problemi neurologici.<br />
È il cosiddetto fenomeno del bioaccumulo. Il mercurio che ingeriamo proviene in massima<br />
parte dal pesce, soprattutto dai predatori di grossa taglia come il tonno, il pesce spada, il<br />
palombo, l'anguilla, il luccio, ecc.<br />
Solitamente i pesci più contaminati contengono una quantità di mercurio pari a 0.1-0.3<br />
ppm (parti per milione), ma quelli che vivono in acque molto contaminate (per esempio<br />
quelle del Reno in Germania) possono arrivare a 2 ppm. Dal momento che il problema<br />
riguarda il fenomeno dell'accumulo, esso dipende dalla quantità ingerita e dal tasso di<br />
inquinamento. Il problema esiste solo per coloro che vivono in zone costiere inquinate, e si<br />
cibano regolarmente di pesce proveniente dal mercato ittico locale. Il problema<br />
dell'inquinamento da mercurio riguarda ormai gran parte degli oceani: per esempio in<br />
Svezia il governo raccomanda ai cittadini di non mangiare pesce più di una volta alla<br />
settimana, proprio per evitare che nell'organismo si accumulino dosi troppo elevate di<br />
questa pericolosa sostanza.<br />
Da notare “l’inquinamento da idrocarburi” che si manifesta essenzialmente nelle aree<br />
marine situate in vicinanza di concentrazioni urbane e industriali o per affondamento di<br />
navi cisterna. 3.270.000 tonnellate d’idrocarburi inquinano ogni anno le acque della Terra.<br />
Di queste 1.490.000 derivano dalle disfunzioni del trasporto marittimo: maldestre<br />
operazioni di carico e scarico, perdite ai terminali e di stoccaggio. Senza contare gli<br />
incidenti. La massa oleosa impedisce il movimento, la respirazione e la riproduzione; le<br />
alghe cessano la loro attività fotosintetica perché viene impedita la permeabilità degli strati<br />
cellulari esterni. La pellicola oleosa che si estende sugli strati superficiali impedisce gli<br />
scambi fra aria ed acqua e la concentrazione del plancton in superficie, l’effetto<br />
ombreggiante riduce la fotosintesi delle alghe del fondo. Migliaia di uccelli marini muoiono<br />
ogni anno lungo le coste dove maggiore è l’inquinamento perché il petrolio, aderendo alle<br />
penne, impedisce all’animale di volare.<br />
Gli idrocarburi raffinati hanno una notevole azione tossica sul fitoplancton anche a<br />
concentrazioni molto basse, contribuendo con altri inquinanti a colpire la base della<br />
piramide alimentare costituita appunto dagli organismi fotosintetici.<br />
Anche altri composti chimici, pur essendo meno tossici per gli organismi viventi, sono<br />
responsabili dell’inquinamento dell’ambiente marino in cui si accumulano a causa della<br />
loro scarsa biodegradabilità. E’ il caso delle materie plastiche, delle reti di nylon perse<br />
dalle imbarcazioni da pesca, delle lattine di alluminio di alcune bevande.<br />
La presenza sempre più cospicua di questi elementi nelle acque e sui fondali marini, oltre<br />
a produrre uno sgradevole impatto visivo, costituisce un pericolo per molti animali marini.<br />
Alcuni restano intrappolati nelle reti abbandonate in mare (“pesca fantasma”), altri<br />
ingoiano le buste di plastica, che scambiano per prede, rimanendo soffocati (molte<br />
tartarughe le confondono con le meduse di cui comunemente si nutrono).<br />
In Italia vigono diverse disposizioni legislative atte a tutelare gli ambienti marini e costieri<br />
dall’inquinamento. Alcune di queste disciplinano l’attività di trasporto di sostanze tossiche<br />
a bordo delle navi e le modalità di trattamento dei rifiuti prodotti sulle imbarcazioni. Altre<br />
fissano limiti in relazione alle quantità di determinati inquinanti che possono essere<br />
immessi nelle acque di scarico. Molti atti legislativi regolano i processi produttivi per ridurre<br />
l’impiego delle sostanze tossiche o potenzialmente dannose e di regolarne l’emissione<br />
nell’ambiente. Anche le coste sono oggi tutelate dal vincolo di inedificabilità assoluta entro<br />
i trecento metri dalla linea di riva. Molte volte, però, i controlli relativi all’applicazione di tali<br />
leggi sono difficili e numerosi sono quelli che vengono oggi definiti “crimini ambientali”.<br />
35
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Davanti alle minacce che gravano oggi sull’ambiente marino è inutile accusare le<br />
industrie, i traffici marittimi, la pesca sconsiderata, ognuno di noi è responsabile<br />
dell’aggravarsi di questa situazione: il mare è un capitale comune, e come tale va<br />
salvaguardato da tutti!<br />
Cominciamo allora con l’essere un po’ più attenti ai problemi ambientali, rendiamoci conto<br />
che anche alcune nostre piccole abitudini e alcune nostre azioni quotidiane possono<br />
danneggiare i litorali marini.<br />
Per contribuire a ridurre l’inquinamento degli ambienti marini e delle coste è opportuno:<br />
- Ridurre o eliminare il consumo delle cose superflue, in modo da diminuire alla fonte<br />
la produzione dei rifiuti;<br />
- Attuare la raccolta differenziata dei rifiuti per consentire il riciclaggio di molte<br />
materie;<br />
- Privilegiare l’uso di materiali biodegradabili riducendo il più possibile l’impiego di<br />
sostanze tossiche;<br />
- Scegliere prodotti ottenuti mediante il ricorso a tecnologie;<br />
- Riflettere su ogni nostra singola azione che, anche se apparentemente<br />
insignificante, può contribuire in modo rispettose dell’ambiente (vi sono marchi che<br />
attestano la compatibilità ambientale dei processi produttivi impiegati dalle<br />
aziende). determinante al degrado ambientale ( basta pensare alle buste di plastica<br />
galleggianti in mare o alle spiagge invase da lattine e bottiglie di vetro)<br />
Si stima che almeno tre quarti dei rifiuti e delle sostanze inquinanti immessi<br />
nell'ambiente finiscano prima o poi negli oceani e quindi anche nel nostro Mar<br />
Mediterraneo. Fortunatamente le loro acque hanno una grande capacità di diluire,<br />
disperdere e degradare questi materiali, ma non si deve pensare che tale azione sia<br />
illimitata e quindi si possano usare i mari come una pattumiera senza fondo.<br />
Numerose sono ormai le prove che alcuni ecosistemi d'acqua salata cominciano a<br />
risentire, talvolta anche in maniera sensibile, degli scarti delle attività antropiche. Gli<br />
ambienti più colpiti sono ovviamente quelli costieri, come gli estuari, le barriere coralline, le<br />
foreste di mangrovie. Lungo i litorali, infatti, sfociano i fiumi che hanno raccolto rifiuti lungo<br />
tutto il percorso; inoltre, la fascia costiera rappresenta quasi sempre l'ambiente privilegiato<br />
per molte attività economiche e anche il luogo in cui maggiormente si concentrano gli<br />
insediamenti umani.<br />
Nel caso dell'inquinamento marino, il divario fra i paesi sviluppati e quelli in via di<br />
sviluppo non appare molto marcato: infatti, la convinzione che il mare sia in grado di<br />
smaltire qualsiasi tipo di naufragi e quantità di maree nere non trova un giusto<br />
fondamento.<br />
36
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Tra le cause di inquinamento delle acque marine, un posto rilevante spella ai naufragi<br />
delle petroliere.<br />
Petroliera Anno Luogo<br />
37<br />
Tonnellate<br />
riversate in mare<br />
Torrey Canyon 1967 Coste della Cornovaglia 80000<br />
Exxon Valdez 1989 Alaska 38 800<br />
Haven 1991 Coste genovesi 50000<br />
Erika 1999 Francia nord-occidentale 13 000*<br />
Jessica 2001 Galapagos 175000**<br />
Prestigi 2002 Coste della Galizia 70000<br />
. gasolio<br />
.. galloni di carburante<br />
La tabella elenca alcuni fra gli incidenti più gravi che hanno causato il versamento in mare di migliaia e<br />
migliaia di tonnellate di greggio.<br />
Nel 2002, la petroliera Prestige si spaccò in due, ad alcune centinaia di miglia dalle<br />
coste della Galizia (Spagna), riversando in mare 70 mila tonnellate di greggio . Di queste,<br />
10 mila sono andate a spalmarsi su 300 km di costa, mentre le restanti 60 mila sono<br />
colate a picco insieme allo scafo della nave.
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
10. Depurazione e prevenzione dell'inquinamento idrico<br />
Anche se la cosa potrà sembrare ovvia, la migliore difesa nei confronti dell'inquinamento<br />
idrico sta nella sua prevenzione, ossia nell'evitare che avvenga la dispersione di sostanze<br />
inquinanti nell'ambiente acquatico. Naturalmente si tratta di un obiettivo molto difficile da<br />
realizzare, soprattutto perché gli attuali modi di produzione, sia in campo agricolo, sia in<br />
quello industriale, sono stati pensati per realizzare quantitativi sempre maggiori di<br />
prodotto, a prezzi via via più ridotti, senza tener conto dei costi ambientali. Per esempio,<br />
chi progetta uno stabilimento per produrre salumi, analizza i costi delle materie prime,<br />
della mano d'opera, della pubblicità ecc., ma ben difficilmente mette nel conto gli impianti<br />
che possono migliorare la qualità degli scarichi idrici, a meno di esserne costretto da<br />
norme severe, fatte poi rispettare attraverso accurati controlli.<br />
Per arrivare a bloccare fin dall'inizio ogni forma d'inquinaménto, non sono sufficienti le<br />
norme severe e i controlli. Al contrario, perché le leggi possano risultare efficaci è prima di<br />
tutto necessario procedere a una riprogettazione di tutti i processi di produzione, mettendo<br />
al primo posto gli obiettivi di carattere ambientale: per esempio, prevedere dispositivi che<br />
consentano la riduzione dei quantitativi idrici utilizzati e il riciclo delle acque impiegate<br />
nelle lavorazioni.<br />
Fonti di inquinamento e legislatura italiana<br />
Le principali emissioni in termini di scarichi puntuali e diffusi, sversamenti, perdite, che<br />
determinano l'alterazione dello stato di qualità delle risorse idriche e gli impatti subiti dagli<br />
ecosistemi, sono prodotte dai settori agro-zootecnico, industriale, civile e turistico.<br />
I principali inquinanti derivati dagli insediamenti civili sono le sostanze organiche<br />
biodegradabili, il settore agro-zootecnico produce inquinamento da nutrienti, fertilizzanti e<br />
fitosanitari, mentre l'industria genera quello da sostanze organiche alogenate e da metalli<br />
pesanti.<br />
Le informazioni relative all'origine e alla distribuzione temporale e territoriale di questi<br />
inquinamenti derivano dalle attività di monitoraggio e controllo, dai catasti degli scarichi<br />
diffusi a livello provinciale e dalle condizioni delle infrastrutture del ciclo idrico.<br />
Le principali emissioni in termini di scarichi puntuali e diffusi, sversamenti, perdite, che<br />
determinano l'alterazione dello stato di qualità delle risorse idriche e gli impatti subiti dagli<br />
ecosistemi, sono prodotte dai settori agro-zootecnico, industriale, civile e turistico.<br />
I principali inquinanti derivati dagli insediamenti civili sono le sostanze organiche<br />
biodegradabili, il settore agro-zootecnico produce inquinamento da nutrienti, fertilizzanti e<br />
fitosanitari, mentre l'industria genera quello da sostanze organiche alogenate e da metalli<br />
pesanti.<br />
38
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Le informazioni relative all'origine e alla distribuzione temporale e territoriale di questi<br />
inquinamenti derivano dalle attività di monitoraggio e controllo, dai catasti degli scarichi<br />
diffusi a livello provinciale e dalle condizioni delle infrastrutture del ciclo idrico.<br />
Tuttavia, lo stato dei catasti degli scarichi in termini di diffusione territoriale e<br />
d'informazioni contenute, in particolare per gli scarichi industriali, e i piani di monitoraggio<br />
in essere non consentono di rappresentare in modo adeguato il livello e la diffusione delle<br />
emissioni inquinanti.<br />
L'attuazione del Decreto legislativo 152/99 sulla tutela delle acque (e sue modificazioni-D.Lgs.<br />
258/2000), che recepisce la direttiva nitrati (91/676/CEE) e la direttiva sul trattamento delle acque<br />
reflue urbane (91/271/CEE), e l'attuazione in corso della Direttiva Ippc stanno determinando una<br />
riorganizzazione del monitoraggio e del controllo delle emissioni e porteranno sia a una prima<br />
classificazione dello stato di qualità ambientale dei corpi idrici sia a un quadro più significativo delle<br />
pressioni e degli impatti da essi subiti. Nell'ambito della direttiva Ippc in particolare, la Commission<br />
Decision 2000/479/Ec e il D.Lgs. 372/99 (applicazione della direttiva Ippc) stabiliscono la<br />
costruzione rispettivamente di un Registro europeo (Eper) e di un Registro nazionale (Ines) di<br />
emissioni in aria e acqua di origine industriale. I criteri e le modalità di raccolta delle informazioni e<br />
di implementazione dei Registri sono illustrati nel Guidance Document for EPER implementation e<br />
in "Linee guida e questionario per la dichiarazione delle emissioni".<br />
La carenza di informazioni è in parte compensata da approcci modellistici basati sugli usi<br />
dei prodotti che determinano l'inquinamento (usi fertilizzanti e pesticidi) o sulla stima di<br />
indici quali le carenze depurative per l'inquinamento da sostanze organiche biodegradabili.<br />
Per le emissioni di metalli pesanti e microinquinanti le stime sono effettuate a partire<br />
dalla qualità delle acque per specifici usi e dagli usi del territorio.<br />
Il D.M. del 18 settembre 2002, n. 198 "Modalità di attuazione sullo stato di qualità delle<br />
acque, ai sensi dell'art. 3, comma 7, del D.Lgs. 11 maggio 1999, n. 152" riguarda i dati e le<br />
informazioni relative all'attuazione delle direttive europee 91/271/CEE concernente il<br />
trattamento delle acque reflue urbane e 91/676/CEE relativa ai nitrati di origine agricola,<br />
nonché le direttive sulle acque a specifica destinazione (potabili, pesci, molluschi e<br />
balneazione).<br />
In particolare, le informazioni relative alle pressioni riguardano i Settori 2 e 3 del Decreto.<br />
Il settore 2, riguarda la disciplina degli scarichi (Parte A - TRATTAMENTO DELLE ACQUE<br />
REFLUE URBANE e Parte B - SCARICHI INDUSTRIALI E DA INSEDIAMENTI<br />
PRODUTTIVI). Le informazioni relative agli scarichi industriali, in attuazione delle Direttive<br />
76/464/CEE, 80/68/CEE e 78/176/CEE e dell'articolo 34 comma 5 del D.Lgs. n. 152/99,<br />
riguardano l'inquinamento idrico dovuto alla presenza di sostanze quali, tra l'altro, metalli e<br />
pesticidi.<br />
Il settore 3 del Decreto riguarda i dati e le informazioni relative alla protezione delle<br />
acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole, in attuazione<br />
della Direttiva 91/676/CEE e dell'articolo 19 del Decreto Legislativo 11 maggio 1999, n.152<br />
e successive modifiche ed integrazioni. L'inquinamento idrico provocato da nitrati<br />
costituisce un problema determinante in tutti i Paesi della Comunità Europea. Le fonti di<br />
tale inquinamento sono di origine diffusa e, in particolare, dall'impiego eccessivo di<br />
fertilizzanti chimici e da altre pratiche agricole non corrette quali il mancato ricorso alle<br />
rotazioni colturali, la cattiva gestione dell'irrigazione o le errate tecniche di spandimento.<br />
39
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
La depurazione delle acque e la normativa italiana<br />
Le attività sociali, produttive e ricreative,principalmente in ambito urbano, richiedono ed<br />
utilizzano una grande quantità di acqua. La conseguenza diretta dell'utilizzo dell'acqua è la<br />
produzione di scarichi che, per poter essere restituiti all'ambiente, devono<br />
necessariamente essere sottoposti ad un trattamento depurativo. Le acque reflue urbane,<br />
che in passato contenevano quasi esclusivamente sostanze biodegradabili, presentano<br />
attualmente maggiori problemi di smaltimento a causa della presenza sempre più ampia di<br />
composti chimici di origine sintetica, impiegati prevalentemente nel settore industriale. Il<br />
mare, i fiumi ed i laghi non sono in grado di ricevere una quantità di sostanze inquinanti<br />
superiore alla propria capacità autodepurativa senza vedere compromessa la qualità delle<br />
proprie acque ed i normali equilibri dell'ecosistema. E' evidente quindi la necessità di<br />
depurare le acque reflue attraverso sistemi di trattamento che imitino i processi biologici<br />
che avvengono naturalmente nei corpi idrici (la depurazione risulta però molto più veloce<br />
negli impianti rispetto ai corsi d'acqua, grazie alla tecnologia ed all'energia impiegata). Il<br />
trattamento del refluo è tanto più spinto quanto più i corpi idrici recettori (mari, fiumi, laghi,<br />
etc.) risultano a rischio di inquinamento permanente.<br />
La normativa italiana in materia di acque predispone, con il D.Lgs. 11 maggio 1999,<br />
n.152 e s.m.i., un completo programma di tutela dei corpi idrici dall'inquinamento. Il<br />
decreto recepisce, tra l'altro, la direttiva comunitaria 91/271/CEE concernente il<br />
trattamento delle acque reflue urbane, che costituisce in quest'ambito la norma di<br />
riferimento per gli Stati membri della UE. Oltre a disciplinare gli scarichi mantenendo,<br />
almeno in una prima fase transitoria, valori limite di concentrazione per le varie sostanze<br />
contenute nelle acque reflue, il decreto concentra l'attenzione sulla qualità del corpo idrico<br />
recettore prevedendo lo sviluppo di attività di monitoraggio per la quantificazione del<br />
danno ambientale esercitato dall'uomo ed offrendo le basi per la ricerca di sistemi di<br />
depurazione "appropriati" in base a specifici obiettivi di qualità delle acque naturali.<br />
L'entrata in vigore del D.M. del 18 settembre 2002, n. 198 "Modalità di attuazione sullo<br />
stato di qualità delle acque, ai sensi dell'art. 3, comma 7, del D.Lgs. 11 maggio 1999, n.<br />
152" che prevede che vengano trasmessi ad APAT dalle Regioni e Province Autonome i<br />
dati conoscitivi, le informazioni e relazioni sullo stato di qualità delle acque, secondo le<br />
modalità e gli standard informativi specificati dal Decreto entro e non oltre le scadenze<br />
temporali previste dal decreto, consentirà di superare la carenza di informazioni<br />
attualmente disponibili in materia.<br />
In particolare, le informazioni relative alle pressioni riguardano i Settori 2 (Disciplina degli<br />
scarichi) e 3 del Decreto (Protezione delle acque dall'inquinamento da nitrati provenienti<br />
da fonti agricole).<br />
Processi di base<br />
La depurazione attraverso trattamenti biologici sfrutta tecnologie basate essenzialmente<br />
su fenomeni naturali fatti svolgere in ambienti creati artificialmente, in modo che i<br />
parametri che regolano tali processi possano essere controllati in maniera ottimale. La<br />
depurazione biologica è un processo che ha come principali protagonisti comunità di<br />
organismi viventi.<br />
40
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Sia in ambiente naturale (autodepurazione) che artificiale (impianto di trattamento),<br />
l'azione di popolazioni microbiche diverse e in cooperazione tra loro porta alla<br />
degradazione delle sostanze inquinanti presenti nelle acque, attraverso processi di<br />
mineralizzazione e di raccolta in un materiale semisolido (fango) che in seguito può essere<br />
separato dalle acque per sedimentazione. La comunità di microrganismi, utile al processo<br />
di depurazione, è costituita principalmente da batteri e da una variegata microfauna, che in<br />
parte sono già presenti nel liquame da trattare, in parte provengono dall'ambiente<br />
circostante. Lo sviluppo e la crescita di questa comunità biologica sono determinati dalla<br />
sostanza organica contenuta nel liquame da depurare; si forma quindi una catena<br />
alimentare del detrito, all'interno di quello che è definibile come un ecosistema artificiale.<br />
Un obiettivo: il riuso<br />
A prescindere dalla necessità dei processi depurativi dal punto di vista dell'impatto<br />
ambientale, una corretta gestione del ciclo dell'acqua prevede l'applicazione delle<br />
conoscenze tecnologiche esistenti per il conseguimento di obiettivi socialmente ed<br />
economicamente utili, quali la tutela dei corpi idrici superficiali e sotterranei e la corretta<br />
gestione della risorsa acqua.<br />
Il riutilizzo delle acque reflue depurate può essere considerato un espediente innovativo<br />
ed alternativo nell'ambito di un uso più razionale della risorsa idrica. Il vantaggio<br />
economico del riutilizzo risiede nel fornire alla comunità un approvvigionamento idrico,<br />
almeno per alcuni usi per i quali non si richieda acqua di elevata qualità, a costi più bassi,<br />
poiché il riciclo costa meno dello smaltimento.<br />
Un notevole passo avanti è stato fatto con la pubblicazione del Decreto del 12 giugno 2003, n.<br />
185 "Regolamento recante norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue in attuazione<br />
dell'articolo 26, comma 2, del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152" per la depurazione e la<br />
distribuzione delle acque reflue al fine del loro recupero e riutilizzo in campo domestico industriale<br />
e urbano. Il decreto stabilisce le norme tecniche per il riutilizzo delle acque reflue domestiche,<br />
urbane ed industriali attraverso la regolamentazione delle destinazioni d'uso e dei relativi requisiti<br />
di qualità, ai fini della tutela qualitativa e quantitativa delle risorse idriche, limitando il prelievo delle<br />
acque superficiali e sotterranee, riducendo l'impatto degli scarichi sui corpi idrici recettori e<br />
favorendo il risparmio idrico mediante l'utilizzo multiplo delle acque reflue.<br />
In particolare, il provvedimento indica tre possibilità di riutilizzo di queste acque recuperate: in<br />
campo agricolo per l'irrigazione, in campo civile per il lavaggio delle strade, per l'alimentazione dei<br />
sistemi di riscaldamento e raffreddamento e per l'alimentazione delle reti duali di adduzione, in<br />
campo industriale per la disponibilità dell'acqua antincendio e per i lavaggi dei cicli termici.<br />
Per poter riutilizzare l'acqua per uno qualsiasi di questi scopi, si deve comunque raggiungere un<br />
certo grado di qualità, soprattutto igienico-sanitaria. I trattamenti di tipo convenzionale non sono<br />
quasi mai sufficienti e quindi la tecnologia si sta orientando verso la messa a punto di nuovi sistemi<br />
alternativi di trattamento terziario e di disinfezione, finalizzati all'ottenimento di un elevato grado di<br />
qualità dell'acqua, attraverso l'abbattimento della carica microbica, dei nutrienti e delle sostanze<br />
tossiche.<br />
Nello scenario dei vantaggi e delle prospettive future che può offrire il riciclo delle acque usate, si<br />
collocano pertanto nuove tecnologie che cercano di ottenere processi efficienti a garanzia di un<br />
approvvigionamento di acqua depurata a costi contenuti.<br />
41
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
11.-Gestione delle risorse idriche: proposte e alternative<br />
In termini assoluti le risorse d'acqua nel mondo non mancano. Il problema è dovuto all'uso<br />
spropositato che ne viene fatto in molti paesi. La distribuzione non funziona bene e l'inquinamento<br />
avanza rendendo l'acqua veicolo di contaminazione. Per evitare che il problema si trasformi in<br />
tragedia per la popolazione mondiale in continua crescita, sono necessari interventi mirati e a<br />
lungo termine. Altrimenti, entro mezzo secolo circa sette miliardi di persone avranno acqua in<br />
quantità insufficiente o di qualità cattiva. Questo il punto di partenza per il "Rapporto mondiale sullo<br />
sviluppo idrico": uno studio elaborato da 22 agenzie dell'Onu, sotto la guida dell'Unesco che serve<br />
anche al forum mondiale di Kyoto per analizzare tutti i problemi legati all’acqua . Ecco qualche<br />
dato contenuto nel rapporto presentato a Kyoto: - enorme divario nel consumo di acqua, che va<br />
dalla disponibilità di 10,52 metri cubi pro capite/anno in Kuwait al milione e mezzo degli abitanti<br />
dell'Alaska. - inquinamento chimico: per ogni litro di acqua utilizzato, ce ne sono almeno otto<br />
avvelenati. Infatti ogni giorno vengono riversati nei fiumi circa due milioni di tonnellate di rifiuti<br />
industriali, prodotti chimici e residui agricoli. L'inquinamento mondiale attuale raggiunge i 12 mila<br />
chilometri cubi d'acqua.<br />
NORME PER FAVORIRE IL RISPARMIO E L'UTILIZZO APPROPRIATO DELLA RISORSA<br />
Nei piani di tutela sono adottate misure volte ad assicurare l'equilibrio tra la disponibilità della<br />
risorsa e i fabbisogni per i diversi usi, tenendo conto del minimo deflusso vitale, della capacità di<br />
ravvenamento della falda e della destinazione d'uso della risorsa compatibile con le relative<br />
caratteristiche qualitative e quantitative. Le autorità competenti effettuano la revisione delle<br />
concessioni delle grandi e piccole derivazioni, secondo le priorità indicate dall'Autorità di bacino, al<br />
fine del mantenimento o del perseguimento degli obiettivi di qualità e della necessità di garantire il<br />
minimo deflusso vitale. Le concessioni di utilizzazione delle acque minerali sono subordinate al<br />
pieno soddisfacimento delle esigenze potabili. L'articolo 23 della legge, poi, riporta alcune<br />
modifiche al regio decreto 1775/33 atte a garantire un più razionale uso della risorsa attraverso: ·<br />
l'obbligo a utilizzare risorse più appropriate per i diversi usi (non va usata l'acqua potabile per<br />
lavare le strade o irrigare i giardini o per altri usi che non richiedono particolari qualità):<br />
- l'utilizzo di risorse riservate all'uso potabile comporta il triplicamento del canone di concessione;<br />
- è previsto un decreto attuativo per definire norme tecniche per il riutilizzo agricolo delle<br />
acque reflue.<br />
Criteri per le concessioni<br />
Nel concedere derivazioni e autorizzare nuovi pozzi, nella scelta tra più domande concorrenti è<br />
preferita la domanda che da sola, o in connessione con altre utenze concesse o richieste, presenti<br />
la più razionale utilizzazione delle risorse idriche in relazione ai seguenti criteri:<br />
- l'attuale livello di soddisfacimento delle esigenze essenziali dei concorrenti anche da parte dei<br />
servizi pubblici di acquedotto o di irrigazione, evitando ogni spreco e destinando le risorse<br />
qualificate all'uso potabile;<br />
- le effettive possibilità di migliore utilizzo delle fonti in relazione all'uso;<br />
- le caratteristiche quantitative e qualitative del corpo idrico;<br />
- la quantità e la qualità dell'acqua restituita;<br />
42
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
- in caso di più domande concorrenti per usi industriali è preferita quella del richiedente che<br />
aderisce al sistema di ecogestione e audit ambientale di cui al regolamento comunitario<br />
1836/93 Cee.<br />
· sono previste sanzioni maggiori per prelievi non autorizzati (si sottolinea in particolare<br />
l'abrogazione di alcune parti dell'articolo 17 del regio decreto 1775/33 che rappresentano una<br />
sorta di sanatoria);<br />
· per incentivare il riutilizzo di acque già usate è previsto, per le utenze industriali, un<br />
coefficiente aggiuntivo alla tariffa d'ambito (o al canone di depurazione), riferito al rapporto tra<br />
acqua primaria e acqua già utilizzate nel processo produttivo;<br />
· vengono date indicazioni alle Regioni e alle Province autonome affinché vengano adottate<br />
norme per:<br />
- migliorare la manutenzione delle reti di adduzione e di distribuzione al fine di ridurre le<br />
perdite;<br />
- prevedere la realizzazione di reti duali di adduzione al fine dell'utilizzo di acque meno pregiate<br />
per usi compatibili;<br />
- disporre per le nuove costruzioni, e incentivare per gli edifici già esistenti, l'utilizzo di<br />
tecnologie di risparmio della risorsa;<br />
- installare contatori per il consumo dell'acqua in ogni singola unità abitativa nonché contatori<br />
differenziati per le attività produttive e del settore terziario esercitate nel contesto urbano;<br />
- prevedere sistemi di collettamento differenziati per le acque piovane e per le acque reflue;<br />
- prevedere negli strumenti urbanistici, compatibilmente con l'assetto urbanistico e territoriale,<br />
reti duali al fine dell'utilizzo di acque meno pregiate, nonché tecnologie di risparmio della<br />
risorsa. Il Sindaco rilascia la concessione edilizia se il progetto prevede l'installazione di<br />
contatori per ogni singola unità abitativa, nonché contatori differenziati ove già disponibili reti<br />
duali.<br />
Le Regioni e le Province autonome devono inoltre adottare programmi per il contenimento dei<br />
consumi, per il riciclo dell'acqua e per il riutilizzo delle acque reflue depurate mediante i quali:<br />
- sono prescritti gli usi delle migliori tecniche disponibili per la progettazione e l'esecuzione<br />
delle infrastrutture nel rispetto delle norme tecniche emanate ai sensi dell'articolo 6 della legge<br />
5 gennaio 1994, numero 36;<br />
- sono indicate le modalità del coordinamento interregionale anche al fine di servire vasti bacini<br />
di utenza ove vi siano grandi impianti di depurazione di acque reflue;<br />
- sono previsti incentivi e agevolazioni alle imprese che adottano impianti di riutilizzo;<br />
- sono predisposte opportune convenzioni con gli enti gestori del servizio idrico integrato e con<br />
altri enti per la ricerca, l'informazione e la diffusione dei metodi per il risparmio idrico domestico<br />
e nei settori industriali.<br />
43
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
11.1 -Cosa possiamo fare noi…<br />
1. RIPARIAMO I RUBINETTI: ricordiamoci che un<br />
rubinetto che perde 30 gocce al minuto spreca circa<br />
200 litri d'acqua al mese e 24.000 all'anno; che uno<br />
sciacquone che perde acqua nel water, anche in<br />
modo impercettibile, scarica oltre 2.000 litri di<br />
acqua in un giorno<br />
2. Ogni volta che è possibile, al posto del bagno<br />
scegliamo di FARE LA DOCCIA. Con una sola doccia<br />
risparmiamo tra i 120 e i 150 litri.<br />
3. LAVIAMO FRUTTA E VERDURA IN APPOSITI<br />
CONTENITORI, senza usare l'acqua corrente;<br />
RICICLIAMO l'acqua del contenitore PER<br />
INNAFFIARE LE NOSTRE PIANTE.<br />
4. USIAMO LA LAVATRICE E LA<br />
LAVASTOVIGLIE SOLO A PIENO CARICO. Una<br />
famiglia media può risparmiare così tra gli 8.000 e<br />
gli 11.000 litri di acqua potabile all'anno.<br />
5. RIUTILIZZIAMO PER LAVARE I PIATTI<br />
L'ACQUA CALDA CON CUI SI CUOCE LA<br />
PASTA. È un'acqua molto sgrassante, per cui non<br />
solo evitiamo gli sprechi ma, potendo utilizzare<br />
meno detersivo, otteniamo un lavaggio più efficace<br />
ed ecologico.<br />
6. Cerchiamo di RISPARMIARE CON LO SCARICO<br />
DEL WATER: si può usare un sistema a rubinetto o<br />
a manovella al posto del solito sciacquone,<br />
risparmiando così circa 26.000 litri di acqua<br />
all'anno. Possiamo installare le cassette del WC con<br />
lo scarico differenziato. Possiamo, ancora più<br />
semplicemente, ridurre il livello d'acqua nelle<br />
cassette regolando opportunamente il galleggiante.<br />
Inoltre, cerchiamo di UTILIZZARE<br />
CORRETTAMENTE LO SCARICO DEL BAGNO:<br />
ogni volta che si usa consumiamo fino a 20 litri<br />
d'acqua, per cui evitiamo di utilizzarlo come cestino<br />
della spazzatura per gettare fazzoletti di carta,<br />
cotone per il trucco e simili.<br />
44
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
7. LAVIAMO L'AUTOMOBILE SENZA<br />
UTILIZZARE ACQUA CORRENTE: utilizzare un<br />
secchio permette di risparmiare 130 litri ogni<br />
lavaggio. Possiamo anche rivolgerci ad autolavaggi<br />
che riciclano l'acqua.<br />
8. CURIAMO IL GIARDINO E LE PIANTE<br />
SENZA SPRECARE ACQUA: non tagliamo l'erba<br />
del giardino troppo corta, perché quella più alta<br />
necessità di meno acqua. Mettiamo uno strato di<br />
foglie secche alla base delle piante da giardino per<br />
evitare che la terra si asciughi troppo presto, così<br />
da mantenere l'umidità del suolo e la freschezza<br />
delle radici.<br />
9. POSSIAMO CONTRIBUIRE AL RISPARMIO<br />
D’ACQUA CON LE NOSTRE AZIONI DI TUTTI<br />
I GIORNI…. Mentre puliamo i piatti, ci facciamo la<br />
barba, laviamo i denti, ci insaponiamo, cerchiamo di<br />
TENERE IL RUBINETTO CHIUSO. Una famiglia<br />
media risparmia così circa 8.000 litri l'anno<br />
11.2 -Una tecnica innovativa: La desalinizzazione<br />
La tecnica di desalinizzazione consiste nell’estrarre il sale disciolto dall’acqua salmastra o dal<br />
mare. Esistono diversi procedimenti. Le tecnologie termiche classiche consistono nello scaldare<br />
l’acqua che, evaporando, lascia depositare il sale disciolto; è necessario in questo caso<br />
condensare il vapore per recuperare l’acqua dolce. Ma questa tecnica necessita di grandi quantità<br />
di energia, poiché è necessario riscaldare enormi quantità d’acqua e poi raffreddare il vapore. Altre<br />
tecnologie commerciali si basano sul filtraggio attraverso membrane, grazie a membrane sempre<br />
più fini e soddisfiate. L’osmosi inversa consiste nell’esercitare una forte pressione su un volume<br />
d’acqua salata contro una membrana semipermeabile. La pressione spinge le molecole d’acqua<br />
attraverso la membrana, mentre gli ioni di sale vengono filtrati. Il consumo di energia è molto<br />
ridotto, poiché si tratta teoricamente di assicurare semplicemente una forte pressione sull’acqua.<br />
Queste membrane hanno conosciuto applicazioni commerciali dalla metà degli anni ottanta.<br />
Queste membrane, pur essendo molto costose, si rivelano però fragili e la loro durata non supera i<br />
tre anni. Inoltre erano molto sensibili agli agenti inquinanti chimici e organici. Questi inconvenienti<br />
obbligano gli operai a prevedere pretrattamenti dell’acqua facendo così lievitare i costi. Solo dal<br />
momento in cui è stato possibile concepire membrane più durature e meno sensibili agli agenti<br />
inquinanti, il prezzo di costo metro cubo è diventato interessante. E’ diventato così possibile<br />
immaginare la produzione di significativi volumi d’acqua destalinizzata. Oggi L’1% dell’acqua<br />
potabile nel mondo e prodotta per desalinizzazione e questa proporzione tende ad aumentare. La<br />
capacità totale di trattamento mondiale era di 21 milioni di metri cubi al giorno nel 1999. I costi di<br />
desalinizzazione dell’acqua del mare si sono abbassati di più del 60% dal 1991 e dell’84% dal<br />
1978. Il guadagno in produttività della tecnologia permette un rapido abbassamento dei prezzi di<br />
costo al metro cubo. Il mercato delle centrali di desalinizzazione dovrebbe raddoppiare dal 1991 al<br />
2019, per raggiungere un valore di circa 70 miliardi di dollari.<br />
45
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Sono già stati lanciati progetti per un valore di circa 10 miliardi di dollari per il periodo 1999-2004;<br />
la capacità di produzione d’acqua dolce di questi progetti e di 5,3 miliardi di metri cubi al giorno,<br />
che rappresenterebbero un aumento della capacità globale del 25,2%.<br />
Capacità di desalinizzazione per paese Principali paesi produttori d’acqua<br />
desalinizzata (metri cubi al giorno) Gennaio 1999<br />
Arabia Saudita 5.106.742 Iran 437.771<br />
Stati Uniti 3.234.042 Bahrein 419.155<br />
Emirati Arabi Uniti 2.184.968 India 342.219<br />
Kuwait 1.285.527 Corea del Sud 341.769<br />
Spagna 797.511 Irak 324.476<br />
Giappone 777.838 Antille Olandesi 230.273<br />
Libia 703.027 Germania 223.719<br />
Qatar 567.414 Algeria 190.837<br />
Italia 521.298 Hong Kong 183.079<br />
Le attuali fabbriche di desalinizzazione sono ormai in grado di produrre grandi quantità d’acqua.<br />
Certamente in Medio Oriente vengono costruite numerose fabbriche di desalinizzazione sia perché<br />
esistono poche alternative sia perché il costo d’energia che queste lavorazioni richiedono non<br />
presenta un problema per i paesi produttori di petrolio.Ma progetti simili vedono la luce anche fuori<br />
dal Medio Oriente, come in Florida o a Singapore. L’acqua destalinizzata puo essere distribuita ai<br />
consumatori a prezzi compresi tra 1 e 4 dollari al metro cubo,a seconda della qualità dell’acqua da<br />
destalinizzare, del sistema impiegato e dei risparmi permessi dal ciclo di produzione. I progressi<br />
tecnici permettono di ridurre i costi aumentando l’efficacia delle centrali grazie a una combinazione<br />
di tecnologie membranali e termiche più classiche. Mentre l’indice medio dei prezzi è aumentato<br />
del 134% dal 1979,il costo al metro cubo dell’acqua desalinizzata è diminuito di quasi il 10%<br />
all’anno, raggiungendo un ribasso dell’87,8%.Il costo delle membrane impiegate per la tecnica a<br />
osmosi inversa dovrebbe diminuire del 29% dal 1999 al 2004. Alcuni ricercatori prevedono anche<br />
di essere in grado di mettere sul mercato processi industriali che permetterebbero di desalinizzare<br />
l’acqua di mare a un costo di 6 dollari al metro cubo, cosa che renderebbe questa tecnica<br />
veramente molto interessante. Ciononostante i livelli di prezzi dell’acqua desalinizzata sono ancora<br />
lontani da renderla sfruttabile per tutti gli usi:si tratta essenzialmente de un acqua a uso domestico<br />
o industriale. Non puo essere utile agli usi agricoli poiché , per esempio , gli agricoltori dell’ovest<br />
americana pagano l’acqua tra 0,01 e 5 dollari al metro cubo.<br />
46
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
11.3 -Dighe<br />
Oggi nel mondo ci sono più di 800mila dighe di tutte le dimensioni. Complessivamente le<br />
dighe esistenti immagazzinano una quantità di acqua di circa 6.000 chilometri cubici, pari<br />
al 15% della riserva idrica rinnovabile della Terra. Quasi la metà dei maggiori fiumi del<br />
Pianeta è stata in qualche modo alterata dalla costruzione di questi sbarramenti artificiali,<br />
45 mila dei quali superano in altezza i 15 metri o hanno creato bacini con un volume<br />
superiore ai 3 milioni di metri cubici. Ben 24 nazioni del Pianeta si affidano alle dighe per<br />
generare il 90% del loro fabbisogno di elettricità. Le dighe producono il 19% dell'energia di<br />
cui disponiamo e, dato che circa la metà di esse sono state costruite per l'irrigazione, il<br />
16% della produzione alimentare globale dipende da queste costruzioni fluviali che<br />
rappresentano anche una barriera di difesa contro le alluvioni.<br />
11.4 -Distribuzione e disponibilità delle risorse idriche<br />
L’accesso all’acqua può essere definito come un diritto fondamentale, inalienabile,<br />
individuale e collettivo. E’ compito della società, nel suo complesso e ai diversi livelli di<br />
organizzazione sociale, garantire il diritto di accesso ad essa senza discriminazioni di<br />
razza, sesso, religione, reddito o classe sociale. Le risorse idriche non sono insufficienti a<br />
sostenere la domanda mondiale, ma solo iniquamente ripartite e, in vaste aree, di difficile<br />
accesso.La questione fondamentale è come coniugare il diritto universale all’accesso<br />
all’acqua con la necessità di una sua gestione più efficiente e meno sprecona. L'acqua<br />
rappresenta una risorsa di primaria importanza all'interno di ogni sistema economico: essa<br />
viene utilizzata nelle attività pubbliche e private, per usi domestici e produttivi. La sua<br />
fruizione rappresenta, in primo luogo, un diritto inalienabile di ogni individuo che gli Stati<br />
nazionali devono provvedere a garantire.<br />
11.5 -I numeri dell’acqua nel mondo<br />
Il 71% della superficie terrestre è ricoperta di acqua; ma circa il 98% del volume totale si<br />
trova negli oceani e nei mari ed è troppo salato per poter essere utilizzato per l'agricoltura<br />
o per usi domestici e industriali. Solo il 2,5% è costituito da acqua dolce, ma la maggior<br />
parte di questa (l'87% circa) è concentrata nei ghiacciai, nell'atmosfera o a grandi<br />
profondità ed è quindi difficilmente utilizzabile. Le fonti principali di approvvigionamento<br />
sono i fiumi, i laghi e le falde acquifere, che sono i serbatoi naturali in cui si raccoglie la<br />
quantità d'acqua che si rende disponibile per l'uso attraverso il ciclo idrologico. Il consumo<br />
di acqua dolce si è sestuplicato tra il 1900 e il 1995 più del doppio del livello di crescita<br />
della popolazione.<br />
47
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Circa un terzo della popolazione mondiale già vive in Paesi considerati ad emergenza<br />
idrica - questo accade quando il consumo supera del 10% il totale dell'offerta-. Se questo<br />
trend dovesse continuare, 2/3 della popolazione della terra vivrà in queste condizioni nel<br />
2025.<br />
DISTRIBUZIONE DELLE ACQUE SULLA<br />
TERRA<br />
Oceani e mari 1.370.000.000 Km3<br />
Calotte polari e ghiacciai 34.000.000 Km3<br />
Acque sotterranee 8.400.000 Km3<br />
Laghi di acqua dolce 126.000 Km3<br />
Laghi di acqua salata 104.000 Km3<br />
Umidità del suolo 66.500 Km3<br />
Acqua atmosferica 13.000 Km3<br />
Fiumi 1.200 Km3<br />
TOTALE 1.412.710.700 Km3<br />
La massa di tutte le acque è un quattromillesimo della massa di tutto il nostro Pianeta. Per<br />
tutte le sue attività, l'umanità utilizza circa 5000 Km3 di acqua all'anno. Cioè meno dello<br />
0,0004% dell'acqua della Terra.<br />
11.6 - L'acqua potabile<br />
Mentre l’acqua potabile è un bene che in numerose zone viene dato per scontato,in altre<br />
essa costituisce una risorsa preziosa, e questo sia a causa della sua scarsità, sia a causa<br />
della contaminazione delle sorgenti idriche. Circa 1,1 miliardi di persone, vale a dire il 18<br />
per cento della popolazione mondiale, non hanno infatti accesso all’acqua potabile, mentre<br />
più di 2,4 miliardi di persone non dispongono di impianti fognari adeguati. Nei paesi in via<br />
di sviluppo, inoltre, più di 2,2 milioni di persone, in maggioranza bambini, muoiono ogni<br />
anno per delle malattie la cui insorgenza è associabile alla mancanza di acqua potabile, a<br />
degli impianti fognari inadeguati e a un’igiene scadente. E una larga percentuale delle<br />
persone che vivono nei paesi in via di sviluppo soffre di malattie causate direttamente o<br />
indirettamente dal consumo di acqua o cibo contaminati o da organismi infettivi che si<br />
riproducono nell’acqua. Potendo contare su un’adeguata disponibilità di acqua potabile e<br />
di fognature, invece, l’incidenza di alcune malattie e dei decessi conseguenti potrebbe<br />
ridursi fino al 75 per cento. Le risorse di acqua dolce sono distribuite in maniera<br />
estremamente disuguale. Le zone aride e semi aride del pianeta, che costituiscono il 40<br />
per cento della massa terrestre, infatti, ricevono solamente il due per cento delle<br />
precipitazioni globali.<br />
48
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
11.7 -Alcuni dati importanti<br />
Nonostante il 70 per cento della superficie terrestre sia coperta dalle acque, l’acqua<br />
dolce costituisce solamente il 2,5 per cento del totale, mentre il rimanente 97,5 per cento è<br />
composto da acqua salata. Più o meno il 70 per cento delle riserve di acqua dolce si trova<br />
nelle calotte glaciali, e gran parte del resto è presente sotto forma di umidità del terreno,<br />
oppure si trova in profonde falde acquifere sotterranee sotto forma di acque freatiche<br />
inaccessibili. Può essere utilizzato dall’uomo meno dell’un per cento delle risorse mondiali<br />
di acqua dolce. Le aree di scarsità e di difficoltà idriche sono in crescita, particolarmente<br />
nel Nord Africa e dell’Asia occidentale<br />
.<br />
Nel corso dei prossimi due decenni, infatti, si prevede che il mondo avrà bisogno del 17<br />
per cento di acqua in più per la coltivazione dei prodotti agricoli necessari a sfamare le<br />
popolazioni in crescita dei paesi in via di sviluppo, e che di conseguenza l’impiego<br />
complessivo delle risorse idriche registrerà un incremento pari al 40 per cento. Nel corso<br />
di questo secolo un terzo delle nazioni — che si trovano in regioni sottoposte a difficoltà<br />
idriche —potrebbe dover affrontare delle gravi carenze nella disponibilità di acqua e, entro<br />
il 2025, due terzi della popolazione mondiale vivrà probabilmente in nazioni che<br />
affronteranno moderate o gravi insufficienze idriche. Le risorse di acqua dolce sono<br />
distribuite in maniera estremamente disuguale. Le zone aride e semi aride del pianeta, che<br />
costituiscono il 40 per cento della massa terrestre, infatti, ricevono solamente il due per<br />
cento delle precipitazioni globali.L’irrigazione agricola pesa per circa il 70 per cento sui<br />
consumi di acqua, e fino al 90 per cento nelle zone aride dei tropici.<br />
49
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
A partire dal 1960, i consumi idrici per l’irrigazione sono aumentati di oltre il 60 per cento.<br />
Al tasso di investimento corrente, l’accesso universale all’acqua potabile non potrà<br />
ragionevolmente essere raggiunto prima del 2050 in Africa, del 2025 in Asia e del 2040 in<br />
America Latina e nei Caraibi. Complessivamente, per queste tre regioni, che ospitano<br />
l’82,5 per cento della popolazione mondiale, l’accesso nel corso degli anni ’90 è passato<br />
dal 72 al 78 per cento della popolazione totale, laddove gli impianti fognari sono cresciuti<br />
dal 42 al 52 per cento. Nei paesi in via di sviluppo, fra il 90 e il 95 per cento delle acque di<br />
scolo e il 70 per cento delle scorie industriali vengono scaricate nelle acque, dove<br />
inquinano le risorse idriche disponibili, senza ricevere alcun trattamento. Alla fine dell’anno<br />
2000 il 94 per cento circa degli abitanti delle città aveva accesso all’acqua potabile, mentre<br />
questo tasso era solamente del 71 per cento per quel che riguardava gli abitanti delle<br />
campagne.<br />
Per gli impianti fognari, invece, la differenza era persino maggiore, dal momento che<br />
risultava coperto l’85 per cento della popolazione urbana, mentre nelle aree rurali<br />
solamente il 36 per cento della popolazione disponeva di impianti fognari adeguati. Nel<br />
corso degli anni ’90, all’interno dei paesi in via di sviluppo, circa 835 milioni di persone<br />
hanno ottenuto l’accesso a un’acqua potabile di migliore qualità, mentre circa 784 milioni<br />
sono stati collegati ad impianti fognari. Con l’aumentare delle migrazioni verso le aree<br />
urbane, però, il numero degli abitanti delle città che non dispongono di un accesso a fonti<br />
di acqua potabile è comunque aumentato di circa 61 milioni.<br />
I Governi, i ministri e gli esperti idrici riunitisi in occasione della Conferenza<br />
Internazionale sulle Acque Dolci (Bonn, Germania, Dicembre 2001) hanno previsto che,<br />
allo scopo di raggiungere l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio di dimezzare entro il 2015 la<br />
percentuale di persone che in tutto il mondo non hanno accesso all’acqua potabile, oltre<br />
che di conseguire l’obiettivo di dimezzare, sempre entro il 2015, il numero delle persone<br />
che non dispongono di impianti fognari, sarebbero necessari i seguenti provvedimenti: 1,6<br />
miliardi di persone in più avranno bisogno di accedere a servizi e infrastrutture adeguati<br />
per la fornitura di acqua potabile. 2,2 miliardi di persone avranno bisogno di sistemi fognari<br />
migliori e di conoscenze igieniche più approfondite. E’ necessario un investimento<br />
complessivo per tutte le forme di infrastrutture collegate all’acqua che raggiunga 180<br />
miliardi di dollari. Si stima che gli attuali livelli di investimento ammontino invece a 70-80<br />
miliardi di dollari. Peraltro, per soddisfare le necessità delle popolazioni per quanto<br />
concerne l’acqua potabile e gli impianti fognari, l’investimento necessario è più vicino a 23<br />
miliardi di dollari all’anno, notevolmente più elevato rispetto al livello corrente di 16 miliardi<br />
di dollari annui.<br />
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EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
I Governi, i ministri e gli esperti idrici riunitisi in occasione della Conferenza Internazionale sulle<br />
Acque Dolci (Bonn, Germania, Dicembre 2001) hanno previsto che, allo scopo di raggiungere<br />
l’Obiettivo di Sviluppo del Millennio di dimezzare entro il 2015 la percentuale di persone che in tutto<br />
il mondo non hanno accesso all’acqua potabile, oltre che di conseguire l’obiettivo di dimezzare,<br />
sempre entro il 2015, il numero delle persone che non dispongono di impianti fognari, sarebbero<br />
necessari i seguenti provvedimenti: 1,6 miliardi di persone in più avranno bisogno di accedere a<br />
servizi e infrastrutture adeguati per la fornitura di acqua potabile. 2,2 miliardi di persone avranno<br />
bisogno di sistemi fognari migliori e di conoscenze igieniche più approfondite. E’ necessario un<br />
investimento complessivo per tutte le forme di infrastrutture collegate all’acqua che raggiunga 180<br />
miliardi di dollari. Si stima che gli attuali livelli di investimento ammontino invece a 70-80 miliardi di<br />
dollari. Peraltro, per soddisfare le necessità delle popolazioni per quanto concerne l’acqua potabile<br />
e gli impianti fognari, l’investimento necessario è più vicino a 23 miliardi di dollari all’anno,<br />
notevolmente più elevato rispetto al livello corrente di 16 miliardi di dollari annui.<br />
11.8 -Le malattie dovute all’inquinamento idrico<br />
Alla fine del XX secolo erano circa 10.000 gli esseri umani a morire ogni giorno per mancanza di<br />
acqua potabile. Questo numero si triplica se si considera la mancanza di acqua potabile come<br />
concausa di morte. Le malattie legate alla mancanza di acqua potabile sono la dissenteria, il<br />
colera, il tifo ed molte altre malattie causate dalla presenza di microrganismi nell’acqua. Oggi sono<br />
circa 1.400.000.000 le persone che nel mondo che non hanno accesso all’acqua potabile. Più di 2<br />
miliardi di persone non godono di alcun sistema sanitario domestico, e una persona su 3 al mondo<br />
non beneficia di sistemi di depurazione delle acque usate.<br />
11.9 -Emergenza acqua: siamo noi i colpevoli<br />
Il Wwf lancia l'ennesimo allarme nella «Giornata mondiale dell'Acqua»<br />
Il futuro sarà senz'altro condizionato dai cambiamenti climatici, ma in Italia l'emergenza ha radici ben<br />
più profonde, spiega l'organizzazione ambientalista<br />
Solo negli ultimi anni in Italia si sono contate alluvioni nel 1993, 1994, 1998, 2000, 2002 e siccità nel 2001,<br />
2003, 2005, 2006. Falde inquinate, discariche abusive, argini e dighe, prelievi abusivi, captazioni eccessive,<br />
canalizzazioni completano il drammatico quadro delle aggressioni a fiumi e acque dolci del Belpaese,<br />
sintetizzato in 9 casi simbolo lungo lo stivale nel Dossier «Acque 2007. L'emergenza siamo noi» presentato<br />
dal WWF in occasione della Giornata Mondiale dell'Acqua.<br />
51
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
12. Conclusioni<br />
Il progresso umano determina una costante pressione sull’ambiente che inevitabilmente<br />
si ripercuote anche sul ciclo delle acque. Si può affermare che sul pianeta terra nessun<br />
ambiente acquatico è indenne da inquinamento. L’acqua “Buona” purtroppo come<br />
classificata dal D. Lgs. n.152 del 1999 (Testo unico sulle acque) è solo quella allo stato<br />
primitivo e continuamente ma inesorabilmente so sta riducendo per molteplici cause sia<br />
naturali che antropiche, sia le acqua minerali che quelle distribuite attraverso gli<br />
acquedotti, sono sottoposte a innumerevoli rischi. L’unico mezzo di difesa di questa<br />
risorsa, indispensabile per la vita sulla terra è la prevenzione. Per proteggere la risorsa<br />
acqua, si devono tutelate i bacini imbriferi partendo dalla protezione delle risorse naturali<br />
specialmente le zone ove ricadono le opere di captazione del corpo acquifero. Le opere di<br />
presa o la sorgente dovranno essere salvaguardate da ogni possibile fonte di potenziale<br />
inquinamento.<br />
In tali zone dovranno essere applicate le uniche norme disponibili per l’Italia a protezione<br />
della qualità dei corpi acquiferi, cioè quelle predisposte con DPR n. 236/88 che stabilisce<br />
le zone di salvaguardia, del corpo acquifero, “zone di tutela assoluta” e “zone di rispetto” e<br />
“zone di protezione”. In queste aree in genere montane, non potranno essere esercitate<br />
attività e eseguite infrastrutture che direttamente o indirettamente potrebbero arrecare<br />
danno alla qualità delle acque soggette a captazione sia nel breve sia nel lungo periodo.<br />
Tecnologicamente l’opera di captazione deve possedere determinati requisiti sanitari nella<br />
progettazione e nell’impiego di materiali, che dovranno risultare idonei ad un prelievo<br />
esente da rischi di contaminazione e variazione sia quantitative e qualitative delle<br />
caratteristiche dell’acqua da utilizzare a scopi potabili. Le concentrazioni di pesticidi<br />
presenti nelle acque sotterranee superano generalmente i valori massimi consentiti per cui<br />
le acque risultano inquinate da metalli pesanti, idrocarburi e idrocarburi clorati. In generale<br />
in molti paesi europei si non è verificata un peggioramento nella situazione ambientale dei<br />
fiumi, grazie alla sensibile riduzione del 60% delle emissioni di fosforo dovute<br />
all’attuazione di misure restrittive rivolte all’industria, al trattamento delle acqua reflue e al<br />
maggior impiego di detersivi privi di fosfati nel settore domestico.<br />
Di contro è aumentato il fabbisogno idrico nelle aree urbane e nei paesi mediterranei ove<br />
l’agricoltura è il settore in cui si registra il consumo idrico più elevato, il 60% di tutta l’acqua<br />
prelevata è destinata ad uso irriguo. In considerazione anche presumibilmente di una<br />
variazione climatica - nei prossimi decenni -, il prelievo dalle sorgenti non deve perciò<br />
intaccare le riserve di falda, che garantisce a preservarne il giacimento acquifero. Si dovrà,<br />
in definitiva, fare tutto il possibile per preservare e consegnare alle generazioni future una<br />
risorsa del pianeta indispensabile per la vita. A partire dagli anni “sessanta”, il fenomeno<br />
dell’urbanizzazione e quello dello sviluppo intensivo dell’agricoltura insieme alla crescente<br />
industrializzazione ha fatto assumere una dimensione sempre più ampia del problema<br />
dell’inquinamento dei corpi idrici.<br />
L’acqua potabile è una risorsa, scarsa ed è altresì una risorsa indispensabile per lo<br />
sviluppo perché in grado di produrre diverse utilità, spesso però non tutte compatibili tra di<br />
loro, quindi è prioritario salvaguardarla ed amministrarla con oculatezza, non deve essere<br />
considerata solo una risorsa da sfruttare, ma anche un patrimonio ereditario del pianeta da<br />
tutelare per le generazioni future.<br />
52
EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Per l’ambiente marino vale lo stesso discorso e l’azione più urgente da intraprendere<br />
riguarda la classificazione delle specie e lo studio degli ambienti in cui rivivono. Solo una<br />
profonda conoscenza, infatti, può dare luogo a progetti scientifici mirati di salvaguardia e<br />
conservazione dei mari. E questo è quanto, fra tanti altri, l’Istituto centrale per la ricerca<br />
scientifica e tecnologica applicata al mare (ICRAM) e la “MoBioMar Cal” che, per conto<br />
dell’assessorato regionale all’<strong>Ambiente</strong>, ha avviato un monitoraggio per la diversità<br />
biologica nei mari calabresi, con l’obiettivo di realizzare un archivio delle specie e dei siti<br />
ambientali, con l’individuazione di quelli più rari, più vulnerabili e di elevato interesse di<br />
tutela. Il programma che si colloca all’interno delle azioni previste dal Piano Nazionale<br />
della Biodiversità – di cui l’Italia si è dotata nel 1994, in seguito alla conferenza mondiale<br />
sull’ambiente e lo sviluppo, svoltasi a Rio de Janeiro nel 1992 e da cui scaturì, cinque anni<br />
dopo, il protocollo di Kyoto – attraverso cui si risponde alla . Il programma di<br />
ricerca riguardante la Calabria, inoltre, è realizzato nell’intento di costruire uno strumento<br />
scientifico per Comuni, Province e Enti locali che, attraverso esso,possono predisporre<br />
politiche di salvaguardi, valorizzazione e promozione dei siti territoriali e utilizzarli come<br />
luoghi di ricerca e divulgazione. E’ auspicabile che il monitoraggio e lo studio delle coste<br />
dei mari calabresi possa fornire dati rassicuranti come già in parte è risultato in alcune<br />
superfici lungo il litorale tirrenico, che hanno individuato aree di vegetazione di corallo<br />
rosso e corallo nero che si pensava fossero estinte e di alcune specie di echinodermi, i<br />
ricci di mare. E se è pur vero che i dati raccolti, riuniti e confrontati con le informazioni<br />
preesistenti su praterie di Posidonia oceanica, indicano una grave sofferenza delle grandi<br />
praterie di Posidonia, una buona notizia riguarda, invece, l’Oasi Marina di Isca, le cui<br />
condizioni generali possono considerarsi accettabili.<br />
In definitiva, come ricordano spesso ambientalisti, biologi ed amanti della Natura in<br />
genere, preservare quanto più intatte possibili le condizioni degli ecosistemi del pianeta è<br />
un dovere che riguarda oramai tutti e da cui nessuno può più esimersi.<br />
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EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
Bibliografia<br />
• Introduzione<br />
Clarke e Barlow , Oro Blu. La battaglia contro il furto mondiale dell'acqua, Arianna Editrice, 2005.<br />
Sjolander Holland Ann-Christin , Il Business dell'Acqua Compagnie e Multinazionali contro la Gente,<br />
Jaca Book, 2006.<br />
Vandana Shiva, Le Guerre dell'Acqua, Milano, Feltrinelli, 2003.<br />
• <strong>Idrosfera</strong> (fiumi,mari)<br />
Annoscia V. Gli Abbicci Natura. Fiumi, laghi, Ruscelli. Guida ai biotipi: piante e animali nel<br />
loro ambiente naturale. (Traduzione) Gremesse editore. Roma. 1991.<br />
AA.VV.:Testo aggiornato del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152, recante:<br />
“Disposizioni sulle tutela delle acque dall’inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE<br />
concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla<br />
protezione delle acqua dall’inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole” a<br />
seguito delle disposizioni correttive e integrative di cui al decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 258.<br />
Autori vari. Acqua e ambiente: i mille volti dell’acqua. WWF Italia. 1993.<br />
Consiglio d’Europa: Carta europea del suolo; Carta europea dell’acqua.<br />
Callegari G., Infusino E., 2003: Contributo dell’azoto atmosferico alla fertilizzazione dei suoli”.<br />
XX giornata dell’ambiente “Accettabilità delle acque per usi civili e agricoli” Accademia<br />
Nazionale dei Lincei.<br />
Grimaldi E. & Manzoni P. Enciclopedia illustrata delle specie ittiche d’acqua dolce di interesse<br />
commerciale e sportivo in Italia. Istituto Geografico De Agostini. Novara. 1990.<br />
Guida del naturalista a cura di Gerald Durrell ed. paperback illustrati.<br />
Marchetti R. Ecologia Applicata. Città Studi Edizioni. Torino.1998.<br />
Nuovo Ecosistema Terra a cura di M. Boschetti e E. Fedrizzi ed. Minerva Italica<br />
http://www.apat.gov.it.<br />
Odum E.P. Basi di Ecologia. Piccin Nuova Libraria S.p.A. Padova. 1988.<br />
Paci M., 1997.- Ecologia forestale. Ed agricole.<br />
Stoker H.S., Seager S.L., 1974. Inquinamento dell’aria e dell’acqua. ISEDI-MI.<br />
Streble H. & Krauter D. Atlante dei microrganismi acquatici. La vita in una goccia d’acqua.<br />
Franco Muzio & C. editore. Padova 1984.<br />
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EDUCAZIONE AMBIENTALE Cosimo Galasso<br />
• Eutrofizzazione<br />
Albertozza L. 1980. Citato in: Damiani A., 1990. Aspetti connessi alla eutrofizzazione della<br />
Laguna di Venezia Parte I. Ing.Amb. vol.IX, 5: 271-281.<br />
Marchetti R. 1994. L’eutrofizzazione: un processo degenerativo delle acque. F. Angeli, Tipomonza,<br />
Milano:315 pp.<br />
Nixon S.W. 1995. Coastal marine eutrophication a definition, social causes, and future concerns.<br />
Ophelia 41:199-219.<br />
Sfriso A., Marcomini A. and Pavoni B. 1987. Relationship between macroalgal biomass<br />
and nutrient concentrations in hypertrophic area of the Venice lagoon. Mar.Env.Res.<br />
22:279-312.<br />
• Indicatori di qualità ambientale<br />
DOBRIS+3 report ; EU-98 report ; EU STATE ENV. REP. 1998<br />
European Environment Agency: Environmental signals 2000 – European Environmetal Agency<br />
regular indicator report (pubblicato entro il 2000).<br />
Ghetti P.F., 1997 – Manuale di applicazione dell’Indice Biotico Esteso (I.B.E.): i macroinvertebrati<br />
nel controllo della qualità degli ambienti di acque correnti. Provincia Autonoma di Trento –<br />
Agenzia Provinciale per la Protezione dell’<strong>Ambiente</strong>.<br />
OECD/GD, (1993)179 – Environment Monographs n. 83, Paris 1993:OECD core set of indicators<br />
for environmental performance reviews. (A synthesis report by the Group on the State of the<br />
Environment)<br />
Allegato 1<br />
PROBLEMI GEOPOLITICI E CLIMATICI DOVUTI<br />
ALL'ACQUA<br />
1) Anno internazionale dell'acqua<br />
2) Crisi anche per il ricco nord<br />
3) Conseguenze dovute alla carenza di acqua.<br />
4) L’effetto dell’acqua sul territorio<br />
5) Acqua e accordi politici<br />
6) Il costo dell’acqua<br />
L’acqua appartiene a tutti gli abitanti della Terra in comune.<br />
Il diritto all’acqua è inalienabile, individuale e collettivo<br />
L’acqua deve contribuire al rafforzamento della solidarietà fra i popoli, le comunità, i paesi, i generi, le generazioni.<br />
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