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Carisma francescano e nuova evangelizzazione nel terzo millennio

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11. ESTRACOMUNITARI QUATTRO SECOLI FA<br />

Molti oggi, alla soglia del <strong>terzo</strong> <strong>millennio</strong>, sono turbati dal crescente arrivo, da tutti i<br />

Continenti, di persone che poi diventano concittadini. Il fenomeno, però, è antico quanto<br />

l'umanità. Senza risalire troppo addietro, consideriamo un precedente molto interessante<br />

del nostro ambiente <strong>francescano</strong>: l'africano Benedetto da San Fratello (Messina)<br />

soprannominato Moro o Africano, che già <strong>nel</strong> secolo XVI, fu il precursore degli<br />

estracomunitari.<br />

1. Un precursore degli estracomunitari<br />

Benedetto nacque <strong>nel</strong> 1526 a San Fratello, da ex schiavi africani di origine etiopica.<br />

Doveva essere un'ottima persona se venne subito venerato dal popolo e, il 25 maggio 1807,<br />

proclamato santo. Storici e agiografi riferiscono che già i suoi genitori, poveri contadini<br />

africani, strappati alla loro terra e resi schiavi, furono un modello di virtù cristiane e umane.<br />

Lavoratori instancabili, onestissimi, sobri, rispettosi delle persone e delle leggi, dediti al<br />

lavoro e alla famiglia, capaci di migliorare la loro condizione a forza di fatica e sacrifici.<br />

Questo, però, accese invidia e gelosia in qualche vicino, tutt'altro che laborioso ed<br />

onesto, che cercò d'impadronirsi dei loro modesti averi, mediante calunnie e false accuse. I<br />

due estracomunitari si difesero con coraggio e dignità, riuscendo a smascherare il<br />

calunniatore. Avuta giustizia non si vendicarono, ma continuarono <strong>nel</strong>la loro vita onesta,<br />

amando e aiutando il prossimo.<br />

Questi precedenti fanno capire perché, anni dopo, Benedetto, gran lavoratore fin<br />

dall'adolescenza, subito simile trattamento, reagì con eguale dignità. Fu oggetto di invidie e<br />

calunnie, per un bel paio di buoi che aveva acquistato con i sofferti risparmi del suo<br />

durissimo lavoro. Alle calunnie vennero aggiunti pure insulti e derisioni per il suo colore.<br />

Egli, però, continuò a rispettare e amare tutti, vincendo, evangelicamente, il male con il<br />

bene.<br />

2. Fede come forza di miti, pacifici e mansueti<br />

Se cerchiamo il segreto che rese Benedetto e i suoi genitori esemplari e coraggiosi in<br />

così difficili condizioni ambientali e socio-culturali, troviamo che fu la fede cristiana<br />

vissuta e sofferta, con coerenza e impegno. I genitori erano veri cristiani, secondo le<br />

beatitudini: miti, pacifici, mansueti e misericordiosi. Benedetto maturò a quella scuola. Fin<br />

dalla più giovane età fu educato alla preghiera. Egli la rese sempre più intensa e profonda e<br />

questa fece di lui, indotto e illetterato, un prezioso consigliere spirituale, ricercato in ogni<br />

strato sociale.<br />

Ormai adulto, stimato per le sue qualità, sentì che il Signore lo chiamava a una vita di<br />

ritiro e di orazione. Senza esitare divenne eremita <strong>nel</strong>l'eremo di Monte Corona. Tuttavia,<br />

<strong>nel</strong> 1562, una legge intimò a tutti gli Istituti locali, di confluire in qualcuno dei maggiori<br />

Ordini approvati dalla S. Sede. Benedetto scelse San Francesco e divenne fratello laico nei<br />

Frati Minori. Cuoco e portinaio, divenne ben presto, per le sue capacità e virtù, superiore<br />

del convento. Invano cercò di sottrarsi alla carica, dovette obbedire. Allora intensificò<br />

l'umile servizio ai frati, dimostrando saggezza, avvedutezza, fermezza ed energia.

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