Carisma francescano e nuova evangelizzazione nel terzo millennio
Carisma francescano e nuova evangelizzazione nel terzo millennio Carisma francescano e nuova evangelizzazione nel terzo millennio
del tempo, lo rese evangelicamente libero di amare il prossimo e donarsi completamente a Lui: "Fra tutti gli orrori della miseria umana, Francesco sentiva ripugnanza istintiva per i lebbrosi. Ma, un giorno ne incontrò proprio uno, mentre era a cavallo nei pressi di Assisi. Ne provò grande fastidio e ribrezzo; ma per non venire meno alla fedeltà promessa, come trasgredendo un ordine ricevuto, balzò da cavallo e corse a baciarlo. E il lebbroso, che gli aveva steso la mano, come per ricevere qualcosa, ne ebbe contemporaneamente denaro e un bacio. Subito risalì a cavallo, guardò qua e là - la campagna era aperta e libera tutt'attorno da ostacoli - ma non vide più il lebbroso. Pieno di gioia e di ammirazione, poco tempo dopo volle ripetere quel gesto". 3 Confessa egli stesso, che dopo questo bacio, ciò che prima gli sembrava amaro gli "fu cambiato in dolcezza di anima e di corpo". 4 Aveva compreso che persone e cose appartengono a Dio e devono andare a Lui liberamente. Poco dopo scoprì che la nuova evangelizzazione doveva "testimoniare la verità del vangelo" in tutto il mondo, in povertà e semplicità, sull'esempio degli Apostoli, 5 per riempirlo della luce del Vangelo di Cristo. 6 In questo modo "tutti i popoli del mondo" erano chiamati alla vita evangelica e ognuno poteva "perseverare nella vera fede e nella vita di conversione". Fin dagli inizi, questo rese i suoi seguaci aperti al "mondo", ossia a ogni aspetto della vita, per dedicarsi completamente al servizio del Regno. 1.3. Secolarizzazione e testimonianza escatologica Francesco e i suoi seguaci, evangelizzavano testimoniando nel mondo una vita "escatologica", ossia dedita completamente a Dio e orientata ai valori definitivi, ultrastorici e ultraterreni, anziché a quelli effimeri, esclusivamente storici e terreni. Per questo, povertà e abnegazione di sé non erano codificate in norme assolute, ma rimanevano valori sempre aperti, da applicare con discernimento, secondo le circostanze. In vista di ciò, nella Regola, Francesco aveva provveduto perché gli evangelizzatori, sempre in cammino nel mondo, potessero fronteggiare ogni situazione, senza detrimento dell'impegno contemplativo e apostolico. Doveva spingerli un grande amore per Dio, per gli uomini e le creature. La povertà evangelica e apostolica che li distingueva, doveva rendere gli altri più consapevoli del coinvolgimento di Dio nella vita dell'umanità. Doveva aiutare loro a testimoniare, più efficacemente, che l'uomo deve dedicarsi a scoprire la volontà e i disegni di Dio e a collaborarvi responsabilmente, combattendo il proprio egoismo. L'originalità dell'evangelizzazione di Francesco non era volta né a separare né a unire sacro e secolare, ma a leggere correttamente gli interventi di Dio, nel creato e nelle vicende storiche, vivendo un presente aperto al futuro. A questo proposito, l'esperienza innovativa di Antonio di Padova appare particolarmente significativa. La quaresima del 1931, segna una data memorabile per la Chiesa di Occidente, perché fu la sua prima predicazione quaresimale quotidiana e segnò l'inizio della grande predicazione catechetica, penitenziale e sociale che, per secoli, fino ai nostri giorni, avrebbe operato nelle comunità cristiane. Per Antonio, da tempo gravemente malato, fu anche l'ultima, perché il 13 giugno dello stesso anno, a soli 36 anni, morì. In questa e in tutte le altre predicazioni, i contenuti del suo insegnamento sono del tutto attuali e decisivi per ogni cultura secolarizzata. Uno è la presenza di un Dio di amore nella vita quotidiana e di un Salvatore sempre attento all'uomo nella sua situazione precaria. Entrambi sono essenziali per superare le tentazioni di ogni ideologia dell'autosufficienza e piena autonomia dell'uomo. Un altro è dato dai suoi inviti alla 66
iforma, alla conversione, al rispetto reciproco. Essi indicano come fondare una nuova cultura e civiltà, non più materialistica o edonistica, ma del dialogo, della solidarietà e dell'amore. 7 2. Modalità diverse di secolarizzazione La parola "secolarizzazione" ormai ha assunto molteplici significati: mondo in cui la religione non è più accettata, ma deve giustificare la sua presenza; vita umana priva di ogni riferimento religioso; vita e pensiero non controllati dall'autorità religiosa; sfera pubblica (società, politica, economia, leggi, educazione) autonoma da riferimenti religiosi; tendenza a vivere senza alcun riferimento religioso. Pertanto, la caratteristica delle società secolari non è l'assenza della religione, ma la sua riduzione al privato, motivata da una pretesa tolleranza, pluralismo e coesistenza pacifica. Tuttavia, normalmente, questi atteggiamenti teorici non nascondono un forte fastidio e contrarietà pratici, davanti a ogni espressione religiosa. 2.1. Secolarizzazione e secolarismo A sua volta il secolarismo aggiunge e significa qualcosa in più: l'eliminazione di Dio e di tutto ciò che ha relazione con Lui, (fede, espressioni religiose, senso spirituale, etico e morale di tipo religioso) da ogni espressione della vita pubblica. La Evangelii Nuntiandi distingue bene i due termini: "la secolarizzazione, è lo sforzo in sé giusto e legittimo, per nulla incompatibile con la fede o con la religione, di scoprire nella creazione, in ogni cosa e in ogni evento dell'universo, le leggi che li reggono con una certa autonomia, nell'intima convinzione che il Creatore vi ha posto queste leggi". 8 Il secolarismo, invece, è: "una concezione del mondo, nella quale questo si spiega da sé senza che ci sia bisogno di ricorrere a Dio, divenuto in tal modo superfluo ed ingombrante. Un simile secolarismo, per riconoscere il potere dell'uomo, finisce dunque col fare a meno di Dio ed anche col negarlo. Nuove forme di ateismo - un ateismo antropocentrico, non più astratto e metafisico ma pragmatico, programmatico e militante - sembrano derivarne. In connessione con questo secolarismo ateo, ci vengono proposti tutti i giorni, sotto le forme più svariate, la civiltà dei consumi, l'edonismo elevato a valore supremo, la volontà di potere e di dominio, discriminazioni di ogni tipo: altrettante inclinazioni inumane di questo umanesimo". 9 2.2. Secolarismo, ateismo, cultura tecnoscientifica Il "secolarismo", quindi è in contrasto con la fede, allorché ritiene il mondo, l'uomo e la storia capaci di spiegarsi senza Dio. Tuttavia, il ritenerlo superfluo, anche senza negarlo espressamente, lo elimina egualmente. L'ateismo pratico è più insidioso di tutte le negazioni teoriche. Riducendo il senso della vita alle sole realtà terrene, rende valori onnicomprensivi: potere, forza, ricchezza, sesso, piacere, ecc. 10 La secolarizzazione, facilmente ma non necessariamente, 11 può sempre degenerare in qualche forma di secolarismo. 12 Tuttavia, finché rimane consapevole dei suoi limiti e della sua parzialità, è compatibile con fede e religione e i suoi sforzi di scoprire le leggi, che regolano gli eventi dell'universo, senza negarne il Creatore, rimangono legittimi. Per questo il Concilio Vaticano II ha riconfermato la legittima autonomia della cultura e delle scienze. 13 67
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del tempo, lo rese evangelicamente libero di amare il prossimo e donarsi completamente a<br />
Lui:<br />
"Fra tutti gli orrori della miseria umana, Francesco sentiva ripugnanza istintiva<br />
per i lebbrosi. Ma, un giorno ne incontrò proprio uno, mentre era a cavallo nei pressi<br />
di Assisi. Ne provò grande fastidio e ribrezzo; ma per non venire meno alla fedeltà<br />
promessa, come trasgredendo un ordine ricevuto, balzò da cavallo e corse a baciarlo.<br />
E il lebbroso, che gli aveva steso la mano, come per ricevere qualcosa, ne ebbe<br />
contemporaneamente denaro e un bacio. Subito risalì a cavallo, guardò qua e là - la<br />
campagna era aperta e libera tutt'attorno da ostacoli - ma non vide più il lebbroso.<br />
Pieno di gioia e di ammirazione, poco tempo dopo volle ripetere quel gesto". 3<br />
Confessa egli stesso, che dopo questo bacio, ciò che prima gli sembrava amaro gli "fu<br />
cambiato in dolcezza di anima e di corpo". 4 Aveva compreso che persone e cose<br />
appartengono a Dio e devono andare a Lui liberamente. Poco dopo scoprì che la <strong>nuova</strong><br />
<strong>evangelizzazione</strong> doveva "testimoniare la verità del vangelo" in tutto il mondo, in povertà<br />
e semplicità, sull'esempio degli Apostoli, 5 per riempirlo della luce del Vangelo di Cristo. 6<br />
In questo modo "tutti i popoli del mondo" erano chiamati alla vita evangelica e<br />
ognuno poteva "perseverare <strong>nel</strong>la vera fede e <strong>nel</strong>la vita di conversione". Fin dagli inizi,<br />
questo rese i suoi seguaci aperti al "mondo", ossia a ogni aspetto della vita, per dedicarsi<br />
completamente al servizio del Regno.<br />
1.3. Secolarizzazione e testimonianza escatologica<br />
Francesco e i suoi seguaci, evangelizzavano testimoniando <strong>nel</strong> mondo una vita<br />
"escatologica", ossia dedita completamente a Dio e orientata ai valori definitivi,<br />
ultrastorici e ultraterreni, anziché a quelli effimeri, esclusivamente storici e terreni.<br />
Per questo, povertà e abnegazione di sé non erano codificate in norme assolute, ma<br />
rimanevano valori sempre aperti, da applicare con discernimento, secondo le circostanze.<br />
In vista di ciò, <strong>nel</strong>la Regola, Francesco aveva provveduto perché gli evangelizzatori,<br />
sempre in cammino <strong>nel</strong> mondo, potessero fronteggiare ogni situazione, senza detrimento<br />
dell'impegno contemplativo e apostolico.<br />
Doveva spingerli un grande amore per Dio, per gli uomini e le creature. La povertà<br />
evangelica e apostolica che li distingueva, doveva rendere gli altri più consapevoli del<br />
coinvolgimento di Dio <strong>nel</strong>la vita dell'umanità. Doveva aiutare loro a testimoniare, più<br />
efficacemente, che l'uomo deve dedicarsi a scoprire la volontà e i disegni di Dio e a<br />
collaborarvi responsabilmente, combattendo il proprio egoismo.<br />
L'originalità dell'<strong>evangelizzazione</strong> di Francesco non era volta né a separare né a unire<br />
sacro e secolare, ma a leggere correttamente gli interventi di Dio, <strong>nel</strong> creato e <strong>nel</strong>le<br />
vicende storiche, vivendo un presente aperto al futuro.<br />
A questo proposito, l'esperienza innovativa di Antonio di Padova appare<br />
particolarmente significativa. La quaresima del 1931, segna una data memorabile per la<br />
Chiesa di Occidente, perché fu la sua prima predicazione quaresimale quotidiana e segnò<br />
l'inizio della grande predicazione catechetica, penitenziale e sociale che, per secoli, fino<br />
ai nostri giorni, avrebbe operato <strong>nel</strong>le comunità cristiane. Per Antonio, da tempo<br />
gravemente malato, fu anche l'ultima, perché il 13 giugno dello stesso anno, a soli 36<br />
anni, morì.<br />
In questa e in tutte le altre predicazioni, i contenuti del suo insegnamento sono del<br />
tutto attuali e decisivi per ogni cultura secolarizzata. Uno è la presenza di un Dio di amore<br />
<strong>nel</strong>la vita quotidiana e di un Salvatore sempre attento all'uomo <strong>nel</strong>la sua situazione<br />
precaria. Entrambi sono essenziali per superare le tentazioni di ogni ideologia<br />
dell'autosufficienza e piena autonomia dell'uomo. Un altro è dato dai suoi inviti alla<br />
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