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Carisma francescano e nuova evangelizzazione nel terzo millennio

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molto. Proprio in quella generosità, pietà, discrezione e riconoscenza che raccomandava a<br />

tutti.<br />

Neppure questo argomento, tuttavia, raggiunse il cuore del problema. Perciò il frate<br />

teologo sapeva che la sua "<strong>nuova</strong> <strong>evangelizzazione</strong>" non era ancora compiuta. Ma,<br />

conoscendo bene S. Francesco, aveva riservato all'ultimo l'argomento decisivo. Solo<br />

confrontandosi con questo, Francesco poteva attingere la prova decisiva e incontrovertibile<br />

del suo errore e convertirsi. Perciò puntò decisamente su di esso: il servizio illimitato a<br />

Cristo Signore. Francesco vi era stato fedele e coerente per tutta la vita. Per esso aveva<br />

rinunciato a tutto e consumato ogni energia. La domanda al riguardo avrebbe dissolto ogni<br />

residuo dubbio o ripensamento:<br />

"Quale servizio a Cristo tuo Signore hai potuto fare fino ad ora senza l'aiuto del tuo<br />

corpo?"<br />

Francesco, già scosso a fondo dalle precedenti domande, questa volta è colpito sul vivo.<br />

È raggiunto <strong>nel</strong> più profondo del suo essere e vinto definitivamente. Deve ammettere che la<br />

domanda è giustissima e impedisce ogni pretesa contraria. Sarebbe un "peccato contro il<br />

Signore". È sinceramente pentito e convertito. Riacquista pace e riconoscenza, si riconcilia<br />

pienamente col suo corpo, recuperando la sua gioiosa lucidità abituale e la sua serena<br />

coerenza.<br />

La tentazione, finalmente, è vinta. Il modo in cui, ora, si rivolge a "frate corpo" è un<br />

capolavoro di intelligenza, sensibilità e bontà, all'altezza dei suoi momenti migliori:<br />

"Rivolgendosi al corpo, cominciò a dirgli tutto lieto: rallegrati frate corpo, e<br />

perdonami: ecco ora sono pronto a soddisfare i tuoi desideri, mi accingo volentieri a<br />

dare ascolto ai tuoi lamenti!"<br />

Aveva impiegato tutta una vita per capire questa verità. Da solo forse, nonostante tutta<br />

la sua illuminata santità, non vi sarebbe giunto. Pertanto, esterna la sua riconoscenza anche<br />

al maestro spirituale che, con tanta delicatezza, amore, abilità e dottrina, lo ha liberato dal<br />

suo errore e condotto alla verità. In uno slancio di amore e riconoscenza prorompe:<br />

"Benedetto anche tu, figlio mio perché sei venuto incontro ai miei dubbi con rimedi<br />

così saggi e salutari". 12<br />

In questo finale così luminoso, l'unico residuo di tristezza, che suona ammonimento per<br />

tutti, affiora <strong>nel</strong>le domande accorate del Celano:<br />

"Ma cosa avrebbe potuto ormai recare conforto a quel povero corpo quasi estinto?<br />

Cosa offrirgli a sostegno, essendo in ogni sua parte in rovina?"<br />

Questa conclusione è un po' paradossale. Francesco, chiamato dal Signore a restaurare<br />

la sua Chiesa "in rovina", cantore di tutte gli esseri come "fratelli", non ha riconosciuto <strong>nel</strong><br />

suo corpo un "fratello" e ne ha mandato ogni parte "in rovina".<br />

Alle domande del Celano possiamo rispondere che, se la lezione del dotto e buon frate<br />

non serviva più al corpo di Francesco, giovava alla sua anima e alla sua spiritualità,<br />

riscattando entrambe da una grave incoerenza e, soprattutto, preservando da simile errore<br />

quanti, nei secoli, accoglieranno gli esempi e insegnamenti di Francesco.<br />

Rimane ancora l'interrogativo se la durezza contro il suo corpo esprimesse il suo<br />

desiderio di provare le sofferenze del Crocifisso. La risposta, tuttavia, è che, a questo<br />

proposito, l'uomo non può andare oltre i suoi desideri. Spetta solo all'infinita sapienza e<br />

amorosa grazia dell'Altissimo accogliere <strong>nel</strong> mistero, dosare e proporzionare tale<br />

sofferenza. Nessun uomo può arrogarsi questo compito divino, per non mandare,<br />

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