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Carisma francescano e nuova evangelizzazione nel terzo millennio

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colpi della disciplina la tentazione non se ne andava, mentre tutte le membra erano<br />

arrossate di lividi, aprì la celletta e, uscito <strong>nel</strong>l'orto, si immerse nudo <strong>nel</strong>la neve alta". 8<br />

2.1. Il corpo "asino svogliato" e "giumento pigro"<br />

Nei colloqui con gli altri sembrano affiorare posizioni diverse, ma non è così.<br />

Interrogato su come agire nei confronti del proprio corpo, rispose: "si deve provvedere a<br />

frate corpo con discrezione", ma subito dopo soggiunse: "se poi, dopo aver consumato vitto<br />

sufficiente borbottasse, sappi che il giumento pigro ha bisogno degli sproni e l'asino<br />

svogliato attende il pungolo". Il proprio corpo, dunque, era sempre un giumento pigro e un<br />

asino svogliato, mai un fratello.<br />

Pertanto, il Celano, per quanto grande ammiratore del Padre, sottolineò chiaramente<br />

questa sua grave incoerenza, notando:<br />

"fu questo l'unico insegnamento, <strong>nel</strong> quale la condotta del padre non corrispose<br />

alle parole, perché soggiogava il suo corpo assolutamente innocente, con flagelli e<br />

privazioni e gli moltiplicava le percosse senza motivo". 9<br />

Questo giudizio è tanto più significativo e credibile se collegato alle proibizioni di<br />

smodate mortificazioni impartite agli altri frati.<br />

3. La difficile conversione: da "frate asino" a "frate corpo"<br />

La difficoltà di superare questo atteggiamento, <strong>nel</strong> suo ultimo tempo di vita, è attestata<br />

da episodi molto importanti. Dapprima il Cardinale Ugolino, suo devotissimo ammiratore,<br />

lo rimproverò severamente, per come trascurava la sua salute:<br />

"ricordandogli che questa trascuratezza gli poteva essere imputata a peccato<br />

piuttosto che a merito. In spirito di umile obbedienza a questi autorevoli<br />

ammonimenti, san Francesco decise di avere, con meno scrupolo, un po' di riguardo<br />

per il suo male. Ma era ormai troppo tardi". 10<br />

Da questa testimonianza emerge che il duro trattamento al suo corpo non sembra affatto<br />

derivato da ispirazione divina, ma da tentazione e scrupolo. Inoltre, se questa volta<br />

"obbedì" al Cardinale Ugolino, senza opporgli ragioni contrarie, come aveva fatto fino<br />

allora, significa che non era mai stato convinto del suo operare.<br />

Tutti questi aspetti appaiono più chiari <strong>nel</strong>l'evento decisivo, descritto da Celano con<br />

particolare accuratezza e ricchezza di dettagli. È il lungo e drammatico confronto tra<br />

Francesco e un frate teologo da lui stesso scelto "perché sapeva che gli avrebbe dato un<br />

consiglio saggio". 11 Dobbiamo analizzarlo con cura particolare.<br />

3.1. Travaglio interiore di Francesco<br />

Il dialogo inizia con una domanda di Francesco, tormentato dai dubbi, che descrive e<br />

svela il profondo del suo animo:<br />

"Cosa pensi, figlio carissimo, del fatto che la mia coscienza mi rimprovera spesso<br />

della cura che ho per il corpo? Forse teme che io gli sia troppo indulgente perché è<br />

ammalato, e cerchi di soccorrerlo con medicamenti rari. Non già che il corpo provi<br />

diletto in qualche cosa, perché rovinato com'è da lunga malattia ha perduto ogni<br />

gusto".<br />

Da questa domanda si ricavano preziosi elementi: i fatti e i giudizi. Innanzitutto<br />

Francesco è angustiato da forti dubbi di coscienza, che gli impediscono la serena fiducia<br />

che lo accompagnò sempre negli altri passi importanti della vita. Si rende conto del forte<br />

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