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Carisma francescano e nuova evangelizzazione nel terzo millennio

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particolarmente a quelle in cui vedeva la traccia di una qualità di Dio o di qualcosa<br />

che aveva attinenza con la vita religiosa". 3<br />

È proprio ciò che abbiamo definito "sguardo teologale": guardare alla luce di Dio. 4 In<br />

più queste parole delineano un vero metodo progressivo. Dato di partenza è l'amore a Dio,<br />

che rivela l'infinita bontà divina. Tale bontà risplende pure <strong>nel</strong>le creature, che per questo<br />

esigono il massimo rispetto e amore. Amate e rispettate, esse lasciano trasparire le tracce di<br />

qualità divine e i significati "religiosi", che ne svelano l'intimo senso e valore e accendendo<br />

in noi lo stupore. È alla luce di Dio che noi possiamo vederle come fratelli e sorelle.<br />

Quest'analisi illustra bene i vari passi dell'esperienza di Francesco. La sintesi, poi,<br />

collegando i passaggi intermedi, mostra globalmente l'intuizione del mistero delle creature,<br />

descritto dal Celano, che nasce dall'amore di Dio e si svolge <strong>nel</strong>la fede dell'uomo.<br />

Pertanto, questo atteggiamento è essenziale per l'uomo contemporaneo, costretto da<br />

innumerevoli pregiudizi a considerare pericolosa alienazione ogni distacco dagli impegni<br />

quotidiani e inutile perdita di tempo lasciarsi assorbire in Dio. La <strong>nuova</strong> <strong>evangelizzazione</strong><br />

dovrà impegnarsi a fondo per aiutare l'uomo contemporaneo a recuperare il realismo e<br />

l'autenticità dello sguardo di Francesco alle creature.<br />

3. Amare e rispettare il creato<br />

Il tema, del tutto attuale, va approfondito bene. Infatti furono proprio l'amore e il<br />

rispetto per il Creatore ad avvicinare Francesco alle creature. Essi gli consentivano di<br />

posare su di loro uno sguardo attento anziché distratto, rispettoso anziché avido e<br />

interessato, volto a coglierne la bellezza e l'utilità umana, anziché il piacere o il profitto<br />

economico. Per questo il suo sguardo esprimeva pure stupore e ammirazione. L'amore che<br />

Francesco riversava sulle creature, lo attingeva da Dio per restituirlo loro.<br />

Perciò, contemplando il Creatore e le creature, ascoltava il coro armonioso delle loro<br />

voci, la cui diversità si fondeva in un'unica sinfonia di bellezza, di splendore gioioso e di<br />

amore esaltante. Comprendeva le creature, che parlano di amore, col linguaggio della<br />

bellezza e della bontà. Pertanto, non perdeva mai il contatto con la loro realtà più autentica<br />

e profonda, che leggeva <strong>nel</strong>la luce del Padre. Poiché amore, verità, bontà, bellezza e<br />

armonia sono gli attributi fondamentali delle persone divine, Francesco le riconosceva e<br />

ammirava, con estrema facilità, in ogni creatura, avendole già contemplate in Dio.<br />

Le persone divine erano la sua chiave di comprensione dell'universo. Di conseguenza,<br />

sviluppava il rispetto per la natura contemplando il Signore, che si compiace delle sue<br />

creature e ne rispetta le qualità e i "doni" da lui stesso conferiti. Francesco sapeva che la<br />

mancanza di questo rispetto "snatura" le creature e le distrugge. Anche noi parliamo di<br />

"snaturare" e "distruggere" la natura. Ma, al confronto, le nostre motivazioni sono<br />

estremamente sbiadite, riduttive, poco convincenti.<br />

4. Creature: dono gratuito e generoso di Dio<br />

Queste riflessioni aiutano pure a comprendere un'altra ragione dell'altissima povertà di<br />

San Francesco, di ordine teologale prima che etico-morale. Infatti, essa nasce più dalla<br />

fede, speranza e carità, che dal "dovere". È la fede che gli faceva vedere la creazione come<br />

un immenso atto d'intelligenza e, soprattutto, di amore e bontà, gratuiti e generosi, da parte<br />

di Dio. Quindi, <strong>nel</strong> mondo, non vedeva "cose" di cui appropriarsi, da manipolare e<br />

sfruttare, alla maniera degli uomini "pratici", affaristi e tecnocrati. Non vedeva nemmeno<br />

"enti" su cui sdottorare interminabilmente, al modo degli intellettuali. Non vedeva neppure<br />

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