Carisma francescano e nuova evangelizzazione nel terzo millennio

Carisma francescano e nuova evangelizzazione nel terzo millennio Carisma francescano e nuova evangelizzazione nel terzo millennio

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20.05.2013 Views

Da questi fondamenti evangelici ricavava i bellissimi titoli di: "Spose dello Spirito Santo" e "Madri che possono ricevere Gesù, che lo portano in seno e lo generano alla vita mediante la loro pia esistenza". 7. Ovunque in azione, sempre in contemplazione Dunque, la primitiva letteratura francescana presenta una vita contemplativa possibile dappertutto. I frati, ovunque si trovano e vanno, recano la loro cella con sé. Fratello corpo è la loro celletta e l'anima è il monaco che vi abita in continua orazione. Hanno appreso dal loro maestro che, se l'anima non sa rimanere nella pace e solitudine della cella corporea, non trova vantaggio ad abitare in celle in muratura. Questo insegnamento non riguardava solo i viaggi, ma ogni incarico, interno o esterno, come i più impegnativi compiti di governo. Al riguardo è famosa la risposta di Francesco a un Ministro Provinciale che si lamentava per le troppe responsabilità e incombenze, che gli toglievano il tempo e il gusto per la preghiera: "Quelle cose che ti impediscono di amare il Signore Iddio, e ogni persona che ti sarà di ostacolo, siano frati o altri, anche se ti picchiassero, tutto questo devi ritenere per grazia ricevuta. E così tu devi volere e non diversamente. E questo ti sia per vera obbedienza del Signore Iddio e mia, perché io fermamente so che quella è vera obbedienza... e questo sia per te più che stare in un romitorio". 12 8. La sofferenza contempla ed evangelizza Negli scritti Francesco esprimeva la sua profonda dimensione contemplativa. Sovente, l'amore adorante per il Signore è espresso con ardore ed eloquenza poetica. Il Cantico delle creature, che ne è l'espressione più famosa, s'inserisce fra molti altri testi ricchi di significato. Qui ne parliamo per ricordare, più che il suo contenuto, le circostanze e le condizioni in cui Francesco lo compose. Era in un periodo di profonda crisi spirituale. Gravi malattie fisiche e forti sofferenze psicologiche lo travagliavano. Immerso in esse sperimentava, tuttavia, un tale abbandono nel Signore, da poter superare i momenti più dolorosi. Il Signore tradusse la sua tristezza e dolore in gioia e letizia. Il presentimento della morte imminente si trasformò nel cantico dell'esultanza e della lode. Perciò Tommaso da Celano, con felice immagine, descrive Francesco "preghiera vivente": "Spesso senza muovere le labbra, meditava a lungo dentro di sé e, concentrando all'interno le potenze esteriori, si alzava con lo spirito al cielo. In tale modo dirigeva tutta la mente e l'affetto a quell'unica cosa che chiedeva a Dio: non era tanto un uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera vivente". 13 Qui risiede la fonte segreta dei suoi cantici, poesie, sermoni ed esortazioni e della loro eccezionale ricchezza cristiana, spirituale e umana. 9. Contemplare nei viaggi e sul lavoro Era normale, quindi, che costretto dall'evangelizzazione a intraprendere viaggi lunghi e incessanti, cercasse di valorizzarli con la contemplazione, per non dissipare preziosi tesori di tempo. Anche nel dedicarsi totalmente agli altri s'immergeva nella contemplazione, trasformando in preghiera ogni incontro con lebbrosi, poveri, persone, lavoratori ecc. Pure il faticoso lavoro manuale, che i primi frati condividevano con i più 32

poveri, costituiva un importante elemento. 14 Francesco lo considerava espressione di solidarietà umana e cristiana, per cui i frati dovevano svolgerlo come contemplazione: "così che, allontanato l'ozio, nemico dell'anima, non spengano lo spirito della santa orazione e devozione al quale devono servire tutte le altre cose temporali". 15 Oltre al lavoro manuale, questa esigenza riguardava anche l'impegno apostolico dei predicatori e quello intellettuale dei teologi. Al riguardo, la sua lettera a S. Antonio è un capolavoro di finezza: "A frate Antonio, mio vescovo, frate Francesco, salute!. Ho piacere che tu insegni la sacra teologia ai frati, purché in tale occupazione, tu non spenga lo spirito della santa orazione e devozione, come è scritto nella Regola. 16 Perciò, fin dagl'inizi, la vita francescana pose la preghiera, non a fianco, ma dentro al lavoro, come sua anima. Non si susseguivano, ma coesistevano in stretta compenetrazione e interrelazione. Questa spiritualità trasformava il lavoro da peso in "grazia" di creazione e redenzione divina. Ancora Antonio offre interessanti spunti di riflessione. Per lui, l'evangelizzatore è un festoso contemplatore di Dio e un testimone della vita evangelica, pieno di scienza matura. 17 La ricerca incessante e lo studio vissuti al centro della contemplazione, non vanno intesi come strumento per l'evangelizzazione, la predicazione o l'insegnamento. Prima di tutto, essi sono l'adesione, sempre più intima e profonda, a Dio, alle Persone divine, a Cristo. È questa adesione che purifica l'evangelizzatore, spogliandolo dei suoi peccati, limiti, grettezze e difetti. Perciò, ne fa una creatura di luce, capace di illuminare il cuore dell'uomo, già con la sua presenza e la sua vita, prima ancora che con i suoi pensieri e le sue parole. 18 Quindi, lo studio assiduo e incessante delle Scritture e della Teologia si mostra in tutta la sua necessità, come approfondimento teologale della vita, verità, amore delle Persone divine, in se stesse, verso l'uomo, la creazione e la storia. 19 10. Solo i poveri contemplano ed evangelizzano Francesco aveva espresso il suo grande interrogativo: "che debbo fare?" Il Signore gli rispose nel vangelo di Matteo: "Andate e predicate, il Regno è vicino". Perciò, il testo di Matteo, in primo luogo, non è un invito alla povertà ma una vocazione all'evangelizzazione apostolica. Francesco lo comprese perfettamente. Per lui, povertà e rinuncia non andavano visti come pesi aggiuntivi o supplementi di penitenza per santificarsi, ma come condizioni evangeliche indispensabili per svolgere la nuova evangelizzazione. La povertà esprimeva l'esigenza di evangelizzare: perfezione della forma di vita apostolica. Matteo, indica che essa, innanzitutto, è disponibilità totale. Francesco, perciò, conferma che la vocazione francescana non può esprimersi che nel contesto della comunione ecclesiale. Il mandato descritto è quello rivolto ai "dodici", chiamati a svolgere il loro specifico ministero nel "popolo di Dio". La loro vocazione è di creare il "nuovo Israele". Ciò è possibile solo nel contesto ecclesiale. Per tale motivo la contemplazione francescana fonde due fondamentali caratteristiche: totale disponibilità ad evangelizzare, nella più completa dedizione alla e nella Chiesa. Questa disponibilità e dedizione furono espresse, fin dagli inizi, in molti modi e contesti. 33

Da questi fondamenti evangelici ricavava i bellissimi titoli di: "Spose dello Spirito<br />

Santo" e "Madri che possono ricevere Gesù, che lo portano in seno e lo generano alla vita<br />

mediante la loro pia esistenza".<br />

7. Ovunque in azione, sempre in contemplazione<br />

Dunque, la primitiva letteratura francescana presenta una vita contemplativa possibile<br />

dappertutto. I frati, ovunque si trovano e vanno, recano la loro cella con sé. Fratello corpo<br />

è la loro celletta e l'anima è il monaco che vi abita in continua orazione. Hanno appreso<br />

dal loro maestro che, se l'anima non sa rimanere <strong>nel</strong>la pace e solitudine della cella<br />

corporea, non trova vantaggio ad abitare in celle in muratura.<br />

Questo insegnamento non riguardava solo i viaggi, ma ogni incarico, interno o<br />

esterno, come i più impegnativi compiti di governo. Al riguardo è famosa la risposta di<br />

Francesco a un Ministro Provinciale che si lamentava per le troppe responsabilità e<br />

incombenze, che gli toglievano il tempo e il gusto per la preghiera:<br />

"Quelle cose che ti impediscono di amare il Signore Iddio, e ogni persona che ti<br />

sarà di ostacolo, siano frati o altri, anche se ti picchiassero, tutto questo devi ritenere<br />

per grazia ricevuta. E così tu devi volere e non diversamente. E questo ti sia per vera<br />

obbedienza del Signore Iddio e mia, perché io fermamente so che quella è vera<br />

obbedienza... e questo sia per te più che stare in un romitorio". 12<br />

8. La sofferenza contempla ed evangelizza<br />

Negli scritti Francesco esprimeva la sua profonda dimensione contemplativa. Sovente,<br />

l'amore adorante per il Signore è espresso con ardore ed eloquenza poetica. Il Cantico<br />

delle creature, che ne è l'espressione più famosa, s'inserisce fra molti altri testi ricchi di<br />

significato.<br />

Qui ne parliamo per ricordare, più che il suo contenuto, le circostanze e le condizioni<br />

in cui Francesco lo compose. Era in un periodo di profonda crisi spirituale. Gravi malattie<br />

fisiche e forti sofferenze psicologiche lo travagliavano. Immerso in esse sperimentava,<br />

tuttavia, un tale abbandono <strong>nel</strong> Signore, da poter superare i momenti più dolorosi. Il<br />

Signore tradusse la sua tristezza e dolore in gioia e letizia. Il presentimento della morte<br />

imminente si trasformò <strong>nel</strong> cantico dell'esultanza e della lode. Perciò Tommaso da<br />

Celano, con felice immagine, descrive Francesco "preghiera vivente":<br />

"Spesso senza muovere le labbra, meditava a lungo dentro di sé e, concentrando<br />

all'interno le potenze esteriori, si alzava con lo spirito al cielo. In tale modo dirigeva<br />

tutta la mente e l'affetto a quell'unica cosa che chiedeva a Dio: non era tanto un<br />

uomo che prega, quanto piuttosto egli stesso tutto trasformato in preghiera<br />

vivente". 13<br />

Qui risiede la fonte segreta dei suoi cantici, poesie, sermoni ed esortazioni e della loro<br />

eccezionale ricchezza cristiana, spirituale e umana.<br />

9. Contemplare nei viaggi e sul lavoro<br />

Era normale, quindi, che costretto dall'<strong>evangelizzazione</strong> a intraprendere viaggi lunghi<br />

e incessanti, cercasse di valorizzarli con la contemplazione, per non dissipare preziosi<br />

tesori di tempo. Anche <strong>nel</strong> dedicarsi totalmente agli altri s'immergeva <strong>nel</strong>la<br />

contemplazione, trasformando in preghiera ogni incontro con lebbrosi, poveri, persone,<br />

lavoratori ecc. Pure il faticoso lavoro manuale, che i primi frati condividevano con i più<br />

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