Carisma francescano e nuova evangelizzazione nel terzo millennio
Carisma francescano e nuova evangelizzazione nel terzo millennio Carisma francescano e nuova evangelizzazione nel terzo millennio
creatura. Per questo si rivolgeva con singolare, caldo affetto alle creature, particolarmente a quelle in cui vedeva una traccia di una qualità di Dio o di qualcosa che aveva attinenza con la vita religiosa". 8 Innumerevoli testimonianze lo mostrano dialogare con le creature, intenderne il linguaggio, chiamarle per nome, mettersi al loro servizio, invitarle a esprimere con lui ammirazione, lode e gratitudine a Dio. Non le vedeva come "cose", né "oggetti", né come opere di un vago creatore, demiurgo, artefice o architetto dell'universo, ma come opere del Padre del Verbo e di Cristo. Perciò, come abbiamo visto, "il suo amore e la sua simpatia si volgevano in modo particolare a tutte quelle cose che potevano meglio raffigurare o riflettere l'immagine del Figlio di Dio". 9 5. Lavoro come "grazia" di "conoscere e fare" Abbiamo pure visto come, per Francesco, il lavoro non doveva "intaccare" la freschezza e perenne novità del creato, perciò chiedeva di tagliare la legna in modo che gli alberi crescessero più rigogliosi; lasciare intatte parti degli orti, per rispettarne la vegetazione spontanea; nutrire le api con miele e vino, perché non soccombessero al gelo; difendere gli animali selvatici da cani e cacciatori; non calpestare neppure i sassi. Non erano ingenuità, ma espressioni di una grande visione del rapporto uomocreazione, ispirato a un equilibrio dinamico di reciproco rispetto e aiuto, per consentire alla creazione di crescere fino alla sua piena espressione. Per questa sua visione dovrebbe essere Patrono dei tecnici e tecnologi, oltre che degli ecologisti. Di conseguenza, non espresse mai il dispotismo tirannico del moderno uomo secolarizzato, che saccheggia e devasta la natura, per realizzare folli progetti, che mettono in pericolo la sopravvivenza umana. Francesco credeva fermamente che il creato, rispettato e amato, può sostentare tutta l'umanità, provvedere al suo miglioramento culturale, suscitare ammirazione gioiosa, adorazione e quotidiana ascesa a Dio. Egli, quindi, collegò il lavoro alla creazione-universo, riconoscendo a entrambi la dignità, intelligenza e amore che vi ha espresso il Creatore, autore e ordinatore di tutto. In questo contesto, estendere la "grazia del lavoro" a scienza e tecnica, acquisterebbe un grande senso. Scienza e tecnologia dovrebbero esprimere l'amore divino, saturo di conoscere e fare. Perciò, nella visione francescana, sono una qualità e dei doni divini nell'uomo che, come "sintesi dell'universo", compendia in sé l'intelligenza, sapienza, libertà, potenza e amore del suo Creatore divino. Questi attributi, con l'elevazione gratuita dell'umanità, divengono pure attributi dell'uomo, perfezionando la sua condizione creaturale d'immagine e somiglianza col Creatore. Perciò, sono soprannaturale partecipazione a tutte le più profonde "qualità e capacità" di Dio. Per questo tecnologi e lavoratori sono chiamati a co-operare nel creato, per imprimervi sempre più l'orma, l'impronta e il sigillo, dell'Amore, della Sapienza e della Potenza di Colui che a tutto dà origine, esistenza, vita, bellezza e potenza. Sono queste le ragioni per cui Francesco chiamava il lavoro "grazia" del Signore, da esercitare con "fedeltà e devozione", mettendo a disposizione dei fratelli tutta la gamma dei propri doni e capacità, ricevuti dalla infinita gratuità e generosità dal Creatore. 10 Per Francesco e i primi frati, laboriosità, generosità e gratuità confluivano in ogni opera decorosa e pacifica: "si impegnavano in lavori manuali, o nei ricoveri dei lebbrosi o in altri luoghi... non volevano esercitare lavoro alcuno che potesse dar adito a scandalo, ma sempre si occupavano di cose sante, giuste, oneste e utili". 11 S. Bonaventura sottolinea che il valore del lavoro spirituale e culturale è superiore a ogni altro e nessuna ricompensa lo può eguagliare. Perciò deve essere ancora più 101
gratuito, pacifico e, soprattutto, destinato ai poveri e a quanti, secondo la parola di Cristo, non sono in grado di sdebitarsi. 12 In tutti i casi, perciò, il lavoro non va rivolto principalmente al benessere materiale, ma alla crescita spirituale ed evangelica delle persone. Attuato in questo modo, è proprio di uomini liberi, fonte di "sovrabbondante gioia", quella della creazione e della comunione profonda con Dio e i fratelli. 13 6. La "scienza postmoderna" di Francesco Ai tempi di Francesco, la scienza non era simile a quella attuale. Perciò cercare una concezione francescana della scienza è un'operazione complessa. Il termine "scientia" indicava le conoscenze dei dotti e di coloro che possedevano un sapere in senso lato: teologi, grammatici, maestri del diritto (canonisti) ecc. La cultura del tempo collocava la "scientia" in un ambito più religioso che profano. Perciò la scienza intesa da Francesco era, soprattutto, quella delle realtà e verità divine, da cui attingere lo slancio del cuore, l'impegno della volontà, la quotidiana operosità, senza autocompiacimenti intellettualistici. Tutto ciò non è da poco neppure oggi. Francesco, grande uomo d'azione, amava l'orazione, che gli suggeriva le opere sante o "azioni utili e benefiche". Non amava, invece, la conoscenza arida e puramente speculativa, che inclina alla sterile autocompiacenza. Il suo aforisma "tanto uno sa di scienza quanto opera" divenne proverbiale nella vita francescana. 14 Francesco non amava molto il sapere attinto unicamente dai libri (esclusa la Scrittura), cui contrapponeva quello originale, ricavato dall'attenta e amorosa osservazione del creato e delle creature, ma anche, come abbiamo visto, dall'interrogare e consultare persone dotte e sagge. Inoltre apprezzava al massimo la conoscenza attinta nella profonda meditazione, nella contemplazione amorosa delle opere, dei misteri e, soprattutto, delle Persone divine. Questi atteggiamenti anticipano le qualità migliori della scienza moderna: osservazione, riflessione profonda, verifiche intersoggettive, senza cadere in quelle peggiori: chiusura in schemi artificiosi e ripetitività. Perciò il suo atteggiamento originale e creativo può metterci in guardia dalle ambiguità della "insaziabile sete di conoscenza" che, divenendo fine a se stessa o "sapere per il sapere" aliena l'uomo. Infine, invitava a non confondere il conoscere con l'amare, poiché il sapere può impedire l'amore e la bontà. Al contrario, amore e volontà di bene conducono l'uomo all'autentico conoscere e sapere (sapienza). Per queste lezioni ed esempi, fondamentali per gli uomini di scienza, dovrebbe essere nominato "Patrono" di ricercatori e scienziati. 7. "Carta francescana" per gli operatori tecnoscientifici Se ora raccogliamo e ordiniamo questi "esempi" del conoscere e operare di Francesco, scopriamo la "carta francescana" degli operatori tecno-scientifici: 1. La natura è "creazione", capolavoro di amore, intelligenza e potenza di un Padre che ama e provvede. Perciò lo studio e il lavoro che la riguardano sono anche via, itinerario e ascesa che portano a Dio, attraverso la bontà, bellezza e intelligenza dell'universo. 2. Nel cosmo non dobbiamo cercare solo "cose" e "materia", ma "creature", come dono vivo da amare, capire, rispettare, ammirare nella loro dignità e bellezza (scienza), di cui comprendere valore e utilità, da servire e perfezionare (tecnologia), da ascoltare in dialogo con Dio (preghiera), da non deturpare e snaturare col possesso, il dominio e la manipolazione (ecologia). 102
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creatura. Per questo si rivolgeva con singolare, caldo affetto alle creature,<br />
particolarmente a quelle in cui vedeva una traccia di una qualità di Dio o di<br />
qualcosa che aveva attinenza con la vita religiosa". 8<br />
Innumerevoli testimonianze lo mostrano dialogare con le creature, intenderne il<br />
linguaggio, chiamarle per nome, mettersi al loro servizio, invitarle a esprimere con lui<br />
ammirazione, lode e gratitudine a Dio. Non le vedeva come "cose", né "oggetti", né<br />
come opere di un vago creatore, demiurgo, artefice o architetto dell'universo, ma come<br />
opere del Padre del Verbo e di Cristo. Perciò, come abbiamo visto, "il suo amore e la<br />
sua simpatia si volgevano in modo particolare a tutte quelle cose che potevano meglio<br />
raffigurare o riflettere l'immagine del Figlio di Dio". 9<br />
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Abbiamo pure visto come, per Francesco, il lavoro non doveva "intaccare" la<br />
freschezza e perenne novità del creato, perciò chiedeva di tagliare la legna in modo che<br />
gli alberi crescessero più rigogliosi; lasciare intatte parti degli orti, per rispettarne la<br />
vegetazione spontanea; nutrire le api con miele e vino, perché non soccombessero al<br />
gelo; difendere gli animali selvatici da cani e cacciatori; non calpestare neppure i sassi.<br />
Non erano ingenuità, ma espressioni di una grande visione del rapporto uomocreazione,<br />
ispirato a un equilibrio dinamico di reciproco rispetto e aiuto, per consentire<br />
alla creazione di crescere fino alla sua piena espressione. Per questa sua visione<br />
dovrebbe essere Patrono dei tecnici e tecnologi, oltre che degli ecologisti.<br />
Di conseguenza, non espresse mai il dispotismo tirannico del moderno uomo<br />
secolarizzato, che saccheggia e devasta la natura, per realizzare folli progetti, che<br />
mettono in pericolo la sopravvivenza umana. Francesco credeva fermamente che il<br />
creato, rispettato e amato, può sostentare tutta l'umanità, provvedere al suo<br />
miglioramento culturale, suscitare ammirazione gioiosa, adorazione e quotidiana ascesa<br />
a Dio. Egli, quindi, collegò il lavoro alla creazione-universo, riconoscendo a entrambi<br />
la dignità, intelligenza e amore che vi ha espresso il Creatore, autore e ordinatore di<br />
tutto.<br />
In questo contesto, estendere la "grazia del lavoro" a scienza e tecnica,<br />
acquisterebbe un grande senso. Scienza e tecnologia dovrebbero esprimere l'amore<br />
divino, saturo di conoscere e fare. Perciò, <strong>nel</strong>la visione francescana, sono una qualità e<br />
dei doni divini <strong>nel</strong>l'uomo che, come "sintesi dell'universo", compendia in sé<br />
l'intelligenza, sapienza, libertà, potenza e amore del suo Creatore divino. Questi<br />
attributi, con l'elevazione gratuita dell'umanità, divengono pure attributi dell'uomo,<br />
perfezionando la sua condizione creaturale d'immagine e somiglianza col Creatore.<br />
Perciò, sono soprannaturale partecipazione a tutte le più profonde "qualità e capacità"<br />
di Dio. Per questo tecnologi e lavoratori sono chiamati a co-operare <strong>nel</strong> creato, per<br />
imprimervi sempre più l'orma, l'impronta e il sigillo, dell'Amore, della Sapienza e della<br />
Potenza di Colui che a tutto dà origine, esistenza, vita, bellezza e potenza.<br />
Sono queste le ragioni per cui Francesco chiamava il lavoro "grazia" del Signore, da<br />
esercitare con "fedeltà e devozione", mettendo a disposizione dei fratelli tutta la gamma<br />
dei propri doni e capacità, ricevuti dalla infinita gratuità e generosità dal Creatore. 10 Per<br />
Francesco e i primi frati, laboriosità, generosità e gratuità confluivano in ogni opera<br />
decorosa e pacifica:<br />
"si impegnavano in lavori manuali, o nei ricoveri dei lebbrosi o in altri luoghi...<br />
non volevano esercitare lavoro alcuno che potesse dar adito a scandalo, ma sempre<br />
si occupavano di cose sante, giuste, oneste e utili". 11<br />
S. Bonaventura sottolinea che il valore del lavoro spirituale e culturale è superiore a<br />
ogni altro e nessuna ricompensa lo può eguagliare. Perciò deve essere ancora più<br />
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