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Le dottrine degli Gnostici - Storia di un altro Occidente

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lnterpretazione del Tar<strong>di</strong>eu già citata, tutto ciò che e fisico <strong>altro</strong> non è se non l'esteriore letteralità <strong>di</strong> qualcosa,<br />

la cui realta va compresa al <strong>di</strong> là dell'apparenza nella quale essa necessariamente si mostra.6a<br />

Un quadro più ampio lo offre il Secondo trattqto del grande Seth.6s Cristo narra <strong>di</strong> essere <strong>un</strong> eone<br />

del Plèroma <strong>di</strong>sceso in <strong>un</strong> corpo umano, ma com<strong>un</strong>que straniero al mondo materiale.6 Egli nana poi come la<br />

sua morte sia stata <strong>un</strong>a mera appaîenza, perché i figli del Demiurgo, ilici, non haruro lo pneuma dMno che<br />

consente <strong>di</strong> scorgere la verità sotto l'apparenza. Fu d<strong>un</strong>que <strong>un</strong> <strong>altro</strong>, Simone, che portò la croce; <strong>un</strong> <strong>altro</strong>, che<br />

fu coronato <strong>di</strong> spine e che morì. Il testo accenna inoltre, comeAp. Pietro, alle persecuzioni che gli <strong>Gnostici</strong><br />

subiscono ad opera <strong>di</strong> quei Cristiani che si ritengono nell'ortodossia.<br />

Questa interpretazione della morte <strong>di</strong> Cristo come fatto puramente apparente, che è il risultato logico<br />

della postulata estraneità tra lo spirituale e il materiale,6? comporta due fondamentali conseguenze, presénti<br />

nella logica dello <strong>Gnostici</strong>smo. La prima consiste nella destoicizzazione della figura del Salvatore, in quanto<br />

egli non patisce gli eventi della storia. Egli è <strong>un</strong>a realtà mitica che si rivela e torna nel pleroma<br />

immutabilmente eguale a se stessa, perché non ha nulla a che vedere con eventi che riguardano soltanto<br />

I'involucro in cui si è calato. La seconda, fondamentale p<strong>un</strong>to <strong>di</strong> <strong>di</strong>scrimine tra lo Gnostlco e l'ortodosso,<br />

consiste nel portare l'insegnamento <strong>di</strong> Gesù fuori dalle sue vicende storiche che perdono ogni valore,<br />

consegnandolo soltanto ai suoi detti che, opport<strong>un</strong>amente compresi dall'uomo pneumatico, riwegliano in<br />

quest'ultimo la scintilla <strong>di</strong>vina che era in sonno, ar.viando il percorso del ritorno. Cristo d<strong>un</strong>que, ,rna r,'òlta detto<br />

ciò che ha detto, esce dalla storia per rientrare nel mito; cessa <strong>di</strong> essere <strong>un</strong>a realta vivente perchè ormai ha detto<br />

quel che aveva da <strong>di</strong>re, e I'intenderne il senso spetta a coloro che ne hanno la capacità. It Cristo che troviamo<br />

nei testi gnostici non ha mai lo spessore del vivente, ma tutta la meccanica e ripetitiva rigi<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> <strong>un</strong> deus ex<br />

machina calato nella rappresentazione per sciogliere i no<strong>di</strong> d'<strong>un</strong> racconto.<br />

Questo racconto, il grande mito gnostico, trova la sua espressione più completa nella scuola <strong>di</strong><br />

Valentino, il vero awersario per la nascente istituzione del II secolo. Su <strong>di</strong> lui abbiamo infatti la dettagliata<br />

testimonianza <strong>degli</strong> eresiologi, e accenniamo in breve i lineamenti del suo sistema perché ci consentono <strong>di</strong><br />

penetrare ulteriorment€ nelle strutture del pensiero gnostico.68<br />

Il Sagnard6e ha fornito <strong>un</strong>o schema generale per comprendere la struttura della Gnosi valentiniana,<br />

<strong>un</strong>a parte della quale è stata già da noi precorsa con quanto detto sinora: desiderio del Padre inaccessibile e<br />

ignoranza spingono <strong>un</strong> eone (generalmente Sophia) a generare <strong>un</strong> aborto che crea il mondo proclamandosi Dio;<br />

occorre intervenire per recuperare quanto del pneuma vi è rimasto imprigionato; a tal fine è creato l'uomo, il<br />

quale vive pero nell'ignoÍanza e deve essere riwegliato alla coscienza della propria natura <strong>di</strong>vina da <strong>un</strong><br />

Salvatore-Rivelatore.<br />

La figura <strong>di</strong> quest'ultimo viene 4glineata all'interno della "Grande notizia" <strong>di</strong> Ireneo, che espone i<br />

gran<strong>di</strong> lineamenti del sistema valentiniano.to Lo slancio impossibile <strong>di</strong> Sophia verso il Padre viene arrestato da<br />

<strong>un</strong> nuovo eone emesso allo scopo, Staurós, che significa tanto "limite", quanto "croce": evidente la scelta della<br />

parola per ciò che essa suggerisce, il consolidamento del Plèroma e la vicenda del Salvatore. Sophia resta<br />

scissa, esattanìente come I'anima platonica, in <strong>un</strong>a parte che resta nei cieli e in <strong>un</strong>'altra, Enth;fmesis o<br />

Achamot, informe e ribollente fuori del Plèroma. Viene emessa <strong>un</strong>a coppia <strong>di</strong> eoni: Cristo e lo Spirito Santo<br />

(femminile) che dovranno dare agli altri eoni la conoscenza del Padre riportando la pace. Cristo, <strong>di</strong>steso sulla<br />

croce/limite (allegoria della crocifissione) dà ad Achamoth la formazione "secondo la sostanza", mentre la<br />

formazione "secondo la conoscenza" le verrà data dal Salvatore, <strong>un</strong> eone emesso collettivamente dagli altri<br />

eoni. <strong>un</strong>itamente ad <strong>un</strong>a schiera <strong>di</strong> angeli. In Achamoth sono racchiusi allora tre <strong>di</strong>versi elementi: lo<br />

pneumatico, che nasce dalla gioia della contemplazione angelica; lo psichico, che nasce dal pentimento e dal<br />

quale nasce a sua volta il Demiurgo; e lo ilico, risultato delle sue passioni. Segue la creazione dell'uomo ad<br />

opera del Demiurgo, a partire dalle tre sostanze rivestite dalla "t<strong>un</strong>ica <strong>di</strong> pelle" della materialita.?l<br />

e LIna modema espressione <strong>di</strong> questo rapporto col mondo inteso come luogo dei simboli, allegoria dell'Altro, è formulata lapidariamente da<br />

Pessoa: "ll mondo estemo esiste come <strong>un</strong> attore su <strong>di</strong> <strong>un</strong> palco: sta lì, ma è <strong>un</strong>'alîra cosa." (/l liiro dell'inquietu<strong>di</strong>ne,Milano, Feltrinelli, 1986,<br />

trad. i1. M.J. de Lancastre e A. Tabucchi, p. 254.)<br />

6-s,<br />

The Second Treatise of the Great Seti,Ag, rc

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