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Le collezioni veneziane d'arte e d'antichita dal secolo XIV. ai nostri ...

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LVIII<br />

ma è in oggi al civico Museo Correr, di cui fa il più beli' orna-<br />

mento; però non si capisce, come il Ministero dell'istruzione non ab-<br />

bia fatto il suo possibile per averla onde collocarla sul Pantheon ; non<br />

si capisce che il Ministero della marina non comprenda di qual de-<br />

coro sarebbe in Roma di riaverla statua del grande capitano navale;<br />

l'autore di questo lavoro se n'era amorosamente occupato sotto l'am-<br />

ministrazione del R. Prefetto Bresciamorra ed aveva proposto che lo<br />

Stato in cambio affidasse al Museo civico l'Archeologico della Mar-<br />

ciana. L'egregio sindaco Tiepolo appoggiava la cosa, ma il conte Serego,<br />

non si sa perchè, la combattè aspramente.<br />

Del museo del cardinale Domenico Grimani fu erede il nipote<br />

Giovanni patriarca d'Aquileja, fatta eccezione per quelle cose che pub-<br />

blichiamo al documento n. i. Da questo si capisce essere inesatti co-<br />

loro che dissero che esse erano state poste nella Basilica di S. Marco,<br />

mentre il documento dice chiaro che furono posti « in una camera<br />

da basso del palazzo del Serenissimo Principe » cioè Palazzo Ducale.<br />

Ora il cardinale sia morto nel 1526. Pare secondo l'ultima mono-<br />

grafia di Demetrio Pitteri sulla Biblioteca Marciana che soltanto nel<br />

1529, Sansovino sia stato eletto architetto della Repubblica, o 1328<br />

more veneto. Il Sansovino doveva dar mano all'erezione della Li-<br />

breria, dove quelle cose erano collocate assieme ad altre di cui par-<br />

leremo.<br />

Quindi possiamo dire con tutta sicurezza che la prima collezione<br />

<strong>d'arte</strong> e d'antichità pubblica dimorò nella sede della Libreria (Palazzo<br />

Ducale^ sino al 1812. Come questa si aumentasse vedrassi poi, intanto<br />

è bene sia stabilito. — Tanto Domenico, quanto Giovanni ebbero in<br />

animo di lasciare il tutto alla Repubblica, ma preoccupati forse <strong>dal</strong>la<br />

sorte dei libri del Petrarca e del Bessarione, denno aver proveduto<br />

alla sicurezza delle loro disposizioni, epperciò nel morire Domenico<br />

lasciò una piccola parte allo Stato, tanto da solleticarlo e la maggior<br />

parte al nipote.<br />

Questi ebbe a moltiplicarne le ricchezze che dovevano fare le<br />

meraviglie dell'Alfonso duca di Ferrara e di Enrico III che passano<br />

un giorno intero nel palazzo di S. Maria Formosa. — L'andava da<br />

lui a Federico Contarini, a chi potesse procurarsi i più belli oggetti<br />

e vien raccontato l'aneddoto che avendo in due acquistata una gigan-

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