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Le collezioni veneziane d'arte e d'antichita dal secolo XIV. ai nostri ...

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CCL<strong>XIV</strong><br />

peratore Eraclio, sdegnatissimo centra Ciro patriarca Alessandrino per aver fatta la<br />

pace con Omar moslemita a prezzo enoime d'annuale tributo in moneta, Io cacciò<br />

deposto <strong>dal</strong> patriarcato. Era egli patriarca dei cattolici possessori legittimi delle chiese<br />

d' Alessandria, e avea per emolo il patriarca giacobita Beniamino seguace di Jacopo<br />

Siro Baradeo detto Zangalos d<strong>ai</strong> Greci, che morto nei 541 avea propagato gli errori<br />

d' Eutiche e Dioscoro lasciando <strong>ai</strong> Monofisiti il nome di Giacobiti. Beniamino dagli<br />

Arabi invasori dell' Egitto ottenne la preferenza sopra Giorgio patriarca dei cattolici<br />

che fu costretto a fuggire in Costantinopoli e tolto anche Ciro degradato da Eraclio<br />

perchè sospetto partigiano dei Saraceni e dei monoteliti, restò padrone delle chiese di<br />

Alessandria. Concorrono adunque moltissime circostanze istoriche a verificare la tra-<br />

slazione della cattedra di S. Marco.<br />

Dovrei caricare la pagina inutilmente di nomi se volessi citare gli scrittori che<br />

dietro il Dandolo affermano questo fatto riferendolo tutti a papa Onorio' primo, ad<br />

Eraclio e a Primigenio. Ne abbandono fidente la cura <strong>ai</strong> dotti Veneti ricercatori stu-<br />

diosi delle cose patrie. Imperciocché ne rimangono documenti autentici conservati<br />

nella storia della Chiesa e dei Pontefici. Non posso tuttavia tralasciare una testimo-<br />

nianza inedita di gravissimo peso tratta <strong>dal</strong>la cronica di Benintendi de' Ravignani Gran<br />

Cancelliere della Repubblica Veneta nul [352 che visse <strong>ai</strong> tempi del doge Andrea Dandolo,<br />

e ne adornò con lettera di prefazione gli annali. Benintendi a pag. 12 del codice ma-<br />

noscritto ha latinamente tutto ciò che io qui trascrivo in volgare : Fortunato eretico<br />

speranzato d<strong>ai</strong> Longobardi assalta nell'anno del Signore 631 la sede patriarcato di Grado,<br />

spoglia e dinuda d' oro, di vesti e d' ogni altro prezioso ornamento 1' intera metro-<br />

litana e tutte le altre chiese battesimali e i monasteri cenobitici dell' Istria, e trafug-<br />

gendo ritirasi al castello di Cormono nel Friuli. Primigenio patriarca però canoni-<br />

camente detto col favore di papa Onorio e di Eraclio imperatore ricupera e ripristina<br />

quella sede. Anzi Eraclio gli trasmise in oro e in argento più che non eragli stato<br />

trafugato, e regalò di soprassello al medesimo patriarca in appoggio della sua metro-<br />

poli la cattedra del Bealo Marco Evangelista ahe avea tolta d' Alessandria. L' epoca<br />

dell'anno 631 notata <strong>dal</strong> Benintendi, e l'anno mortuale di Eraclio agli 11 di febr<strong>ai</strong>o<br />

del 641 insegnatoci <strong>dal</strong>la cronica armena di Michele Siro non lasciano libero che lo<br />

spazio d'un decennio per la traslazione della cattedra alessandrina a Grado. L'anno<br />

preciso è incerto, ma sarà sempre anteriore alla metà compiuta del <strong>secolo</strong> settimo. 11<br />

fatto poi del trasporto della cattedra di S. Marco alle Venezie, era notissimo fra i<br />

cristiani d' Alessandria, e confessato dagli stessi Alessandrini nel principio del <strong>secolo</strong><br />

nono. I due custodi del corpo di S. Marco, Staurazio e Teodoto tentati d<strong>ai</strong> Veneti a<br />

consegnarlo, da bella prima risposero bruscamente : Contentatevi di possederne la<br />

cattedra.<br />

Abbiamo potuto dare quindi cosi un nuovo contributo di sicu-<br />

rezza, abbiamo potuto fissare una data che concorda cogli scrittori<br />

sacri per la memoria della fondazione del più celebre e antico mo-<br />

numento delle isole ^'enete e di quel culto che ne forma il vanto.

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