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Le collezioni veneziane d'arte e d'antichita dal secolo XIV. ai nostri ...

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suo tempio; — Aquilcja tutt'oggi mostra mirabili avanzi custoditi nella<br />

chiesa; — Torcello sino a pochi anni fa era il musco religioso tlcH'c-<br />

stuario e meglio un gran cofano da cui tutti toglievano; — Murano<br />

nel suo bel S. Donato che ha realmente una galleria di quadri, porta<br />

esternamente nell'abside infiniti trofei architettonici di tutte le epoche.<br />

K quelle antichità romane che si trovano a Torcello e a Murano<br />

o vi s'incastravano — non parliamo di Grado e Aquileja distolte all'Ita-<br />

lia — furono di questa zona tutte ? Non possiamo asseverarlo ; molte<br />

pervennero <strong>dal</strong>la Carnia, <strong>dal</strong>l'Istria stessa, come fu comprovato in<br />

varie dissertazioni. — Quelle antichità romane, ripetiamo, sono po-<br />

che, delle greche nulla o quasi nulla pervenneci sino al saccheggio<br />

delle isole dell'Arcipelago da parte di Domenico .Michiel nel 1127.<br />

Siamo d' accordo col dotto Pasini nel suo Tesoro di S. Marco<br />

che in massima le costruzioni furono fui verso il IX <strong>secolo</strong>, dell'arte<br />

romana-cristiana — ma quel romana non vuol dir pagana.<br />

L" arte gotica che può essere stata e che ci fu a Venezia, non la<br />

barbara primitiva, ma sì bene la normanno-gotica che <strong>dal</strong>la Sicilia<br />

qui s'introdusse specialmente dopo la pace con Guglielmo re; di lon-<br />

gobardo anteriormente utensili, suppellettili, panni, tutte cose mo-<br />

deste e non di grande importanza.<br />

Un altro fattore abbiamo a rammentare e cioè che alcune delle<br />

famiglie patrizie più antiche di Venezia hanno nomi greci, ed è pos-<br />

tempietti d'argento da porsi sugli altari, tuniche, camici, pianete ed altre vesti sacre,<br />

e fino le camicie e i calzoni fece faro pei suoi diaconi. Coperse di piombo avuto in<br />

dono d<strong>ai</strong> Franchi la chiesa di S. Maria, salico la piazza e i portici di quella di Santa<br />

Eufemia, insomma fece cose sorprendenti in vero, e con ragione tali chiamate <strong>dal</strong><br />

Sagomino e <strong>dal</strong> Dandolo. Ora che tali e tante fatture da artefici veneziani venissero<br />

eseguite potremmo crederlo, se egli stesso non dicesse che per rimettere alcune travi<br />

nella chiesa di S. Giovanni avea fatto venire di F'rancia i capi-mastri e muratori, e<br />

in Francia pure avea fatto lavorare i calici ed altri vasi d' oro e argento. Ciò indur-<br />

rebbe a pensare che fra noi fossero ben l'arti meschine allora, e fiorissero al contra-<br />

rio tra i barbari Franchi, se la storia non ci provasse altrimenti. Vedremo in essa<br />

come Fortunato in odio sommo caduto della nazione, appunto pel suo legame coi<br />

francesi e con Carlo Magno, fu cacciato da Grado e bandito. Vedremo che egli col<br />

favor dei francesi in Grado ritornò, ma ben presto dovette fuggirne di nuovo, perchè<br />

egli tesseva ogni cabala per render Grado e tutta la gente nostra suggetia <strong>ai</strong> francesi.<br />

Nella guerra mossa già da questi, Grado cadde nelle loro mani, e poco dopo Fortu-<br />

nato (lice fare le cose indicate. Fcccle fare perciò da stranieri artefici, adoperar non<br />

potendo ne i <strong>nostri</strong> né i greci, nemici tutti di lui e dei Franchi.<br />

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