Diventare mamma a Savona intervista al professor ... - Auser Liguria
Diventare mamma a Savona intervista al professor ... - Auser Liguria
Diventare mamma a Savona intervista al professor ... - Auser Liguria
Create successful ePaper yourself
Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.
Come eravamo<br />
Il quartiere nel ricordo di un fornacino doc: i gruppi di ragazzi tra la spiaggia e le “rapate” negli orti<br />
ALLE FORNACI TRA BOTTEGHE DEI VASAI E PROFUMO DI PANE<br />
A una certa età viene voglia di raccontare come<br />
eravamo. Circa 75 anni fa vivevo con la mia famiglia<br />
<strong>al</strong>le Fornaci, in via T<strong>al</strong>lone, la strada che poi si sarebbe<br />
chiamata via Donizetti. Così, per volere dell’<strong>al</strong>lora<br />
sindaco Amilcare Lunardelli, (1956-57) eravamo<br />
diventati il quartiere dei musicisti.<br />
Noi ragazzi stavamo spesso per strada e formavamo un<br />
gruppo che viveva e giocava tra botteghe che si<br />
affacciavano sulla via. I negozi si distinguevano per i<br />
loro colori, per le attività che svolgevano per i profumi<br />
che riempivano le strade. Ricordo il profumo del pane<br />
appena sfornato e quello dei vasai che modellavano la<br />
creta con le mani, sulla ruota del tornio che facevano<br />
girare col piede. Tiravano su vasi, pentole e <strong>al</strong>tre<br />
stoviglie con una abilità che non so ancora spiegare.<br />
Poi il tutto andava dentro <strong>al</strong> forno.<br />
C’erano tante di queste botteghe e da loro deriva il<br />
nome del quartiere: “Fornaci”. La gente che viveva nel<br />
quartiere frequentava le botteghe sottocasa e<br />
comperava facendo marcare sul quaderno dei debiti<br />
pagando solo il giorno in cui il capo famiglia prendeva la<br />
paga suddivisa in “quindicina”.<br />
Noi ragazzi crescevamo liberi gestendoci da soli:<br />
correvamo in spiaggia, che <strong>al</strong>lora era libera, senza<br />
cemento o stabilimenti b<strong>al</strong>neari. Gli unici frequentatori<br />
della spiaggia eravamo noi ragazzi e i pescatori quando<br />
tiravano le reti. Per tutto il resto del tempo era<br />
semideserta con poca gente anche durante l’estate.<br />
Non si usava andare a prendere il sole: era abbronzato<br />
chi lavorava <strong>al</strong>l’aperto, magari nei campi e negli orti.<br />
Se ci <strong>al</strong>lontanavamo da via Saredo, centro storico del<br />
quartiere, ci trovavamo subito in mezzo <strong>al</strong>la campagna,<br />
tra gli orti. Le poche case sparse <strong>al</strong>lora bastavano non<br />
come oggi che ce ne sono a migliaia e molte sono<br />
vuote e sfitte.<br />
C’era ben poco cemento e poco asf<strong>al</strong>to. Ed era un bene<br />
perché l’acqua piovana poteva infiltrarsi nel terreno e<br />
arricchire le sorgenti o irrorare i campi coltivati.<br />
In estate noi ragazzi andavamo verso l’interno, verso la<br />
collina dove nessuno ci conosceva e facevamo le<br />
MARIO TISSONE<br />
20<br />
“rapate”, un modo nobile per dire che andavamo a<br />
saccheggiare gli <strong>al</strong>beri da frutto, un po' per gioco, un po'<br />
per fare merenda. I contadini si trovavano così con<br />
<strong>al</strong>beri spogliati quasi completamente. O quasi. Qu<strong>al</strong>che<br />
contadino non gradiva e provava a spaventarci<br />
sparando con il fucile da caccia caricato a s<strong>al</strong>e. Ci<br />
andavamo poche volte per non farci prendere ma<br />
l’occasione era ghiotta, riempivamo di frutta le magliette<br />
e facevamo scorpacciate incredibili.<br />
Questi miei ricordi, che <strong>al</strong>cuni condivideranno, sono un<br />
esempio di come si viveva una volta. Ma sono anche<br />
l’occasione per fare paragoni con il giorno d’oggi. Non<br />
vedo più gruppi di ragazzi crescere liberi e responsabili,<br />
confrontandosi tra loro, né ragazzi che vanno a bottega<br />
a imparare un mestiere o un’arte. Non esistono più i<br />
bottegai di un tempo, disposti a fare credito sulla<br />
parola, e a “segnare” sul quadernetto; non c’è più la<br />
solidarietà e il confronto di un tempo. Ma il confronto tra<br />
ieri e oggi è difficile. E’ cambiato il territorio, i rapporti<br />
soci<strong>al</strong>i, il cemento, i gas di scarico, le asf<strong>al</strong>tature sono<br />
diventati elementi che ci hanno <strong>al</strong>lontanato d<strong>al</strong>la natura<br />
e dai suoi ritmi. Discariche e inquinamenti vari ci<br />
costringono a sopravvivere in modo diverso e dannoso.<br />
Un modo che senz’<strong>al</strong>tro pagheremo noi e soprattutto<br />
chi verrà dopo di noi. Oggi non basta più la denuncia.<br />
Dirlo soltanto non basta più.