Diventare mamma a Savona intervista al professor ... - Auser Liguria

Diventare mamma a Savona intervista al professor ... - Auser Liguria Diventare mamma a Savona intervista al professor ... - Auser Liguria

auserliguria.it
from auserliguria.it More from this publisher
20.05.2013 Views

La testimonianza Il ricordo di discussioni fiume da “Euterpe” tra studenti, operai e vecchi pci “IL MIO 68 INIZIO' NEL FANGO DI FIRENZE” I giorni dell'alluvione, tra gli “angeli del fango”, mi insegnarono a confrontarmi con il mondo. Le notizie le davano radio e tv in bianco e nero. Poi venne la rivolta studentesca tra ideali e tempeste ormonali Parlare del ’68 mi obbliga a fare due premesse. La prima: nell’anno di grazia 2013 possiamo già definire storico, cioè oggettivo, il periodo? La seconda: che cosa vuol dire parlare del ‘68? Fatte queste due premesse potrò dire qualche cosa del “mio” ’68. La risposta alla domanda. No il ’68 non è ancora un periodo storico vero e proprio, ma è giusto che noi, che avevamo venti anni allora, ne diamo testimonianza prima che “a veggiaia ne peste in tu murtà”, affinché tutti quelli che non vi hanno partecipato, abbiano testimonianza diretta del fenomeno e opinioni da confrontare. Alla seconda domanda rispondo con una affermazione. Quando i miei vecchi mi parlavano di Resistenza parlavano di una guerra civile per liberare l’Italia da un male sino ad allora incurabile: la dittatura. Io sapevo che mio padre aveva fatto il partigiano (tra l'altro con il comandante Mauri sulle Langhe, in quelle brigate che i comunisti chiamavano badogliane) per cacciare i tedeschi e i loro alleati fascisti, gli uni dall’Italia e gli altri dal potere e per instaurare la democrazia. E quando io parlo del ’68, non parlo di combattimenti con fucili e contro un regime dittatoriale, parlo di un periodo in cui si chiedevano con cortei e scioperi abbastanza tollerati libertà di costumi (soprattutto sessuali, eravamo invasi da tempeste ormonali in quei tempi), diritti per le donne e si combatteva contro le due Chiese: quella cattolica e quella togliattiana piciista. Dal Pci si voleva chiarezza sugli anni dell’invasione in Ungheria, in Cecoslovacchia e si pensava che l’intervento dell’Urss nei paesi fratelli non fosse stato un atto comunista. Si voleva che il Pci dicesse a chiare lettere che lo stalinismo era una dittatura crudele FELICE ROSSELLO* come quella hitleriana e mussoliniana. Alla Chiesa si chiedeva quello che si chiede ancora adesso: che i preti si sposassero, che abbracciassero la lotta operaia. Io il mio ’68 l’ho vissuto così, lo vedo così. Frequentavo, in via Niella, un’osteria, l’Euterpe, nome della musa della Musica, frequentata da operai, studenti e pensionati in cui tra diatribe tra juventini e interisti (erano in maggioranza queste due tifoserie) e una sull’accosto a boccette, si parlava anche spesso di politica, soprattutto dell’Urss, di Togliatti e c. Noi liceali ”portavamo avanti” (si diceva così allora) le istanze che volevano chiarezza sull’Urss, Stalin e Togliatti, i vecchi comunisti ci guardavano con sospetto poiché non potevano pensare al “piccolo padre” grande nemico dei nazisti, come un dittatore e neanche il Migliore, cioè Togliatti, poteva essere definito una spia del Kgb. Pensavano che noi eravamo studentelli, figli di papà che non potevamo capire le istanze ne’ di Stalin, ne’ del vecchio Pci, ne’ tanto meno della classe operaia. Avevano ragione, soprattutto se il ’68 lo si guarda col senno di poi e si arriva ai giorni nostri in cui la libertà sessuale è stata smerciata come esibizione ed ostentazione per gli uomini del corpo delle donne e la richiesta di smantellare le Chiese ha portato allo smantellamento del solo Pci togliattiano ma non a quello dei cattolici che si son ben guardati di fare fuori la loro struttura portante. Il ’68 ha quindi sdoganato il pensiero debole, il pensiero cioè che pretende che tutti possano dire la loro e che nessuno abbia ragione, tant’è che i peggiori rampolli di quel periodo hanno preso il potere e i migliori vagano come cani sciolti per il mondo. 15 Ma il mio ’68 è cominciato nel ’66, precisamente il 4 novembre del ’66. Facevo il Liceo e mi ricordo ancora benissimo la sera, tornando a casa, mio padre davanti alla radio mi disse: ”C’è stato qualcosa di grave a Firenze”. Era l’alluvione. Io sono stato uno di quegli “angeli del fango” – la dicitura ce l’hanno data dopo – che ha spalato Firenze. Cosa c’entra l’alluvione di Firenze con il ’68? C’entra perché a Firenze, per la prima volta nella storia di Occidente, si riunì tutta la gioventù del mondo. Io, studente liceale per la prima volta fuori Savona, lontano dai miei, ho potuto conoscere ragazzi di tutto il mondo, ho capito che studiare Eschilo serviva, ma che la vita oramai era diversa e che bisognava globalizzare (ai miei tempi si diceva molto meglio: internazionalizzare) il mondo. Non c’erano telefonini, non c’era internet, le notizie venivano date in anteprima dalla tv in bianco e nero e controllata dallo Stato, dai giornali con un po’ di ritardo. Insomma in quegli anni ci si poteva anche “nascondere” senza essere rintracciati. Per telefonare si usavano le cabine telefoniche. Firenze fu per me la prima volta in cui mi confrontavo con il mondo e il mondo mi diceva che Savona e l’Italia erano ben chiuse e provinciali. Mi affascinò molto parlare in un francese scolastico e imparare un po’ di inglese, perché, allora più di ora, in Italia uno studente del Liceo classico non studiava le lingue vive. Ecco, nel ’66 mi preparai a confrontarmi con il mondo, e ’68 volle dire anche questo, università americane e maggio francese. Il mio primo insegnamento fu svecchiamento e internazionalizzazione. Per me, per gli altri non so. *Autore televisivo e docente di Comunicazione

Ricordo del Carnevale del 1953 LA PRIMA VOLTA DI RE CICCIOLIN A NOLI GIULIANO MOGGIO Noli, 7 novembre 1953. Su iniziativa della amministrazione si costituisce in città la “Pro-Noli”, una associazione che “…si propone di migliorare l’attività turistica nolese, favorendo l’incremento delle manifestazioni sportive e folkloristiche al fine di richiamare in loco sempre un numero maggiore di villeggianti e turisti e raggiungere l’agognato riconoscimento di Stazione Turistica di Soggiorno”. Alla presidenza del sodalizio, la giunta municipale nominò l’ing. Carlo Salvarezza, il quale che si avvalse del contributo del nolese Franco Salice cui assegnò l’incarico di segretario. Tra i suoi primi Atti , la “Pro-Noli, propose “..di dar vita al primo carnevale da svolgersi a Noli”. Questo progetto doveva trovare mezzi, figuranti e soprattutto “ospiti”, in grado di dar lustro al programma messo in cantiere. Un manipolo di ragazzetti, capeggiati da Arveno Robatto, il portabandiera della Cau de Noi, si era presentato all’appello manifestando l’intenzione di concretizzare l’iniziativa, ma questo mero spontaneismo non appariva sufficiente a colmare gli ambiziosi propositi degli organizzatori “…intenzionati a trovare altre figure di maggior prestigio chiamando a fare parte della manifestazione S.M. Re Cicciolin di Savona”. La richiesta di avere un ospite di così elevato riguardo fu inoltrata dalla Pro-Noli al “Comitato del Carnevale di Savona” che, accogliendola di buon grado, assicurò i promotori: che Re Cicciolin sarebbe arrivato a Noli. Alla notizia la città fu tappezzata di manifesti multicolori e i vertici della Associazione promotrice si premurarono di allestire un programma degno dell’occasione. Programma per il ricevimento di Re Cicciolin Ore 21, piazzale antistante il ristorante “Nazionale”: ricevimento di Re Cicciolin da parte delle autorità cittadine e dalla Banda folkloristica “Cau de Noi”. Dopo i convenevoli di rito, la popolare maschera savonese salirà su apposito calesse e il corteo sfilerà lungo l’Aurelia portandosi nel sottostante corso Italia raggiungendo la piazza del Comune. Qui, il Re del Carnevale, e i suoi accompagnatori, saranno ricevuti da figuranti in costume in rappresentanza della autorità carnevalesca cittadina: Podestà, Segretario e Messo comunale. Sul palco, allestito in piazza del Municipio, il Podestà pronuncerà un breve discorso di benvenuto dopo di che consegnerà a Cicciolin le chiavi della città e subito dopo il Segretario leggerà la “Bolla” che decreterà il passaggio della emblematica consegna. Re Cicciolin, subito dopo, prendendo la parola, dichiarò, nel suo baldanzoso discorso, di essere “onorato dell’accoglienza avuta tra Voi nolesi e di far parte del vostro primo carnevale…” . Dopo aver accettato le chiavi dell’antico borgo marinaro, la maschera savonese appuntò al labaro della Banda folkloristica una medaglia d’oro offerta dalla Amministrazione Comunale. Al termine della consegna il complesso musicale eseguirà l’inno “E’ carnevale” al termine del quale il Sindaco invitò tutti i presenti ad un rinfresco allestito presso l’Albergo Italia a conclusione della simpatica cerimonia. 23 Noli, piazza del Comune: Arveno Robatto, porta bandiera della Banda Cau de Noi, ringrazia Re Cicciolin (Foto: archivio Franco Salice)

La testimonianza<br />

Il ricordo di discussioni fiume da “Euterpe” tra studenti, operai e vecchi pci<br />

“IL MIO 68 INIZIO' NEL FANGO DI FIRENZE”<br />

I giorni dell'<strong>al</strong>luvione, tra gli “angeli del fango”, mi insegnarono a<br />

confrontarmi con il mondo. Le notizie le davano radio e tv in bianco e<br />

nero. Poi venne la rivolta studentesca tra ide<strong>al</strong>i e tempeste ormon<strong>al</strong>i<br />

Parlare del ’68 mi obbliga a fare<br />

due premesse. La prima: nell’anno<br />

di grazia 2013 possiamo già definire<br />

storico, cioè oggettivo, il periodo?<br />

La seconda: che cosa vuol dire<br />

parlare del ‘68? Fatte queste due<br />

premesse potrò dire qu<strong>al</strong>che cosa<br />

del “mio” ’68.<br />

La risposta <strong>al</strong>la domanda. No il ’68<br />

non è ancora un periodo storico<br />

vero e proprio, ma è giusto che noi,<br />

che avevamo venti anni <strong>al</strong>lora, ne<br />

diamo testimonianza prima che “a<br />

veggiaia ne peste in tu murtà”,<br />

affinché tutti quelli che non vi hanno<br />

partecipato, abbiano testimonianza<br />

diretta del fenomeno e opinioni da<br />

confrontare.<br />

Alla seconda domanda rispondo<br />

con una affermazione. Quando i<br />

miei vecchi mi parlavano di<br />

Resistenza parlavano di una guerra<br />

civile per liberare l’It<strong>al</strong>ia da un m<strong>al</strong>e<br />

sino ad <strong>al</strong>lora incurabile: la dittatura.<br />

Io sapevo che mio padre aveva<br />

fatto il partigiano (tra l'<strong>al</strong>tro con il<br />

comandante Mauri sulle Langhe, in<br />

quelle brigate che i comunisti<br />

chiamavano badogliane) per<br />

cacciare i tedeschi e i loro <strong>al</strong>leati<br />

fascisti, gli uni d<strong>al</strong>l’It<strong>al</strong>ia e gli <strong>al</strong>tri d<strong>al</strong><br />

potere e per instaurare la<br />

democrazia. E quando io parlo del<br />

’68, non parlo di combattimenti con<br />

fucili e contro un regime dittatori<strong>al</strong>e,<br />

parlo di un periodo in cui si<br />

chiedevano con cortei e scioperi<br />

abbastanza tollerati libertà di<br />

costumi (soprattutto sessu<strong>al</strong>i,<br />

eravamo invasi da tempeste<br />

ormon<strong>al</strong>i in quei tempi), diritti per le<br />

donne e si combatteva contro le<br />

due Chiese: quella cattolica e quella<br />

togliattiana piciista.<br />

D<strong>al</strong> Pci si voleva chiarezza sugli<br />

anni dell’invasione in Ungheria, in<br />

Cecoslovacchia e si pensava che<br />

l’intervento dell’Urss nei paesi<br />

fratelli non fosse stato un atto<br />

comunista. Si voleva che il Pci<br />

dicesse a chiare lettere che lo<br />

st<strong>al</strong>inismo era una dittatura crudele<br />

FELICE ROSSELLO*<br />

come quella hitleriana e<br />

mussoliniana. Alla Chiesa si<br />

chiedeva quello che si chiede<br />

ancora adesso: che i preti si<br />

sposassero, che abbracciassero la<br />

lotta operaia.<br />

Io il mio ’68 l’ho vissuto così, lo<br />

vedo così.<br />

Frequentavo, in via Niella,<br />

un’osteria, l’Euterpe, nome della<br />

musa della Musica, frequentata da<br />

operai, studenti e pensionati in cui<br />

tra diatribe tra juventini e interisti<br />

(erano in maggioranza queste due<br />

tifoserie) e una sull’accosto a<br />

boccette, si parlava anche spesso<br />

di politica, soprattutto dell’Urss, di<br />

Togliatti e c. Noi lice<strong>al</strong>i ”portavamo<br />

avanti” (si diceva così <strong>al</strong>lora) le<br />

istanze che volevano chiarezza<br />

sull’Urss, St<strong>al</strong>in e Togliatti, i vecchi<br />

comunisti ci guardavano con<br />

sospetto poiché non potevano<br />

pensare <strong>al</strong> “piccolo padre” grande<br />

nemico dei nazisti, come un<br />

dittatore e neanche il Migliore, cioè<br />

Togliatti, poteva essere definito una<br />

spia del Kgb. Pensavano che noi<br />

eravamo studentelli, figli di papà<br />

che non potevamo capire le istanze<br />

ne’ di St<strong>al</strong>in, ne’ del vecchio Pci, ne’<br />

tanto meno della classe operaia.<br />

Avevano ragione, soprattutto se il<br />

’68 lo si guarda col senno di poi e si<br />

arriva ai giorni nostri in cui la libertà<br />

sessu<strong>al</strong>e è stata smerciata come<br />

esibizione ed ostentazione per gli<br />

uomini del corpo delle donne e la<br />

richiesta di smantellare le Chiese<br />

ha portato <strong>al</strong>lo smantellamento del<br />

solo Pci togliattiano ma non a quello<br />

dei cattolici che si son ben guardati<br />

di fare fuori la loro struttura<br />

portante.<br />

Il ’68 ha quindi sdoganato il<br />

pensiero debole, il pensiero cioè<br />

che pretende che tutti possano dire<br />

la loro e che nessuno abbia<br />

ragione, tant’è che i peggiori<br />

rampolli di quel periodo hanno<br />

preso il potere e i migliori vagano<br />

come cani sciolti per il mondo.<br />

15<br />

Ma il mio ’68 è cominciato nel ’66,<br />

precisamente il 4 novembre del ’66.<br />

Facevo il Liceo e mi ricordo ancora<br />

benissimo la sera, tornando a casa,<br />

mio padre davanti <strong>al</strong>la radio mi<br />

disse: ”C’è stato qu<strong>al</strong>cosa di grave<br />

a Firenze”. Era l’<strong>al</strong>luvione. Io sono<br />

stato uno di quegli “angeli del<br />

fango” – la dicitura ce l’hanno data<br />

dopo – che ha sp<strong>al</strong>ato Firenze.<br />

Cosa c’entra l’<strong>al</strong>luvione di Firenze<br />

con il ’68? C’entra perché a<br />

Firenze, per la prima volta nella<br />

storia di Occidente, si riunì tutta la<br />

gioventù del mondo. Io, studente<br />

lice<strong>al</strong>e per la prima volta fuori<br />

<strong>Savona</strong>, lontano dai miei, ho potuto<br />

conoscere ragazzi di tutto il mondo,<br />

ho capito che studiare Eschilo<br />

serviva, ma che la vita oramai era<br />

diversa e che bisognava<br />

glob<strong>al</strong>izzare (ai miei tempi si diceva<br />

molto meglio: internazion<strong>al</strong>izzare) il<br />

mondo. Non c’erano telefonini, non<br />

c’era internet, le notizie venivano<br />

date in anteprima d<strong>al</strong>la tv in bianco<br />

e nero e controllata d<strong>al</strong>lo Stato, dai<br />

giorn<strong>al</strong>i con un po’ di ritardo.<br />

Insomma in quegli anni ci si poteva<br />

anche “nascondere” senza essere<br />

rintracciati. Per telefonare si<br />

usavano le cabine telefoniche.<br />

Firenze fu per me la prima volta in<br />

cui mi confrontavo con il mondo e il<br />

mondo mi diceva che <strong>Savona</strong> e<br />

l’It<strong>al</strong>ia erano ben chiuse e<br />

provinci<strong>al</strong>i. Mi affascinò molto<br />

parlare in un francese scolastico e<br />

imparare un po’ di inglese, perché,<br />

<strong>al</strong>lora più di ora, in It<strong>al</strong>ia uno<br />

studente del Liceo classico non<br />

studiava le lingue vive. Ecco, nel<br />

’66 mi preparai a confrontarmi con il<br />

mondo, e ’68 volle dire anche<br />

questo, università americane e<br />

maggio francese. Il mio primo<br />

insegnamento fu svecchiamento e<br />

internazion<strong>al</strong>izzazione.<br />

Per me, per gli <strong>al</strong>tri non so.<br />

*Autore televisivo e docente di<br />

Comunicazione

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!