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Julius Evola: l'altra faccia della modernità - FedOA - Università degli ...

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L’era che segue la distruzione del mondo borghese, nulla condivide<br />

con essa in valori e forme. La nascita di tempi nuovi segue la<br />

trasformazione <strong>degli</strong> uomini da esseri adagiati nella mera esistenza<br />

confortevole, a forze radicate nello spazio vitale, portatrici di forza<br />

storica e storica responsabilità. Devo aggiungere, compiendo un<br />

ulteriore passo verso l’interpretazione che cerco di offrire del pensiero<br />

evoliano, che lo stesso Jünger si rivela scettico verso la concezione<br />

ciclica <strong>della</strong> storia, rifiutando che il contenuto vivente di essa possa<br />

trasmettersi agli uomini. 110<br />

Tanto <strong>Evola</strong> quanto Jünger, sono inclini ad accelerare il processo di<br />

dissoluzione del mondo borghese, per potere, solo dopo, auspicare una<br />

nuova rinascita.<br />

Come vedremo, dalla lettura evoliana di Auf den Marmorklippen<br />

qualcosa è radicalmente mutato.<br />

In quel testo <strong>Evola</strong> coglieva l’andamento storico come<br />

ineluttabilmente legato allo svolgersi di un destino; Jünger aveva<br />

volutamente accentuato l’aspetto di subordinazione <strong>degli</strong> uomini nei<br />

confronti del cosmo storico. Nella lettura dell’Operaio, invece, come<br />

in Cavalcare la tigre, la prospettiva è opposta. Rimane sullo sfondo lo<br />

svolgimento temporale, ed emerge in primo piano la forma<br />

dell’Individuo Assoluto, la responsabilità che solo una figura libera e<br />

forte può sostenere di fronte al mondo. Bisogna chiarire che esistono<br />

due registri comportamentali ai quali, indistintamente, si richiamano<br />

sia l’individuo differenziato evoliano che l’operaio jüngeriano. Sul<br />

piano storico, orizzontale potremmo dire, c’è un netto distacco dagli<br />

eventi o, meglio, la volontà di portare alle estreme conseguenze il<br />

processo dissolutivo, spazzando via ogni legame superfluo; dal punto<br />

di vista esistenziale, invece, quello verticale, che scava nel profondo,<br />

appare un mondo fortemente coeso, organico, che ruota attorno a dei<br />

principi eterni. L’Io assoluto scaturisce dalla corrispondenza fra il<br />

punto <strong>della</strong> distruzione e l’apice spirituale di un’esistenza.<br />

Nell’operaio la forma emerge solo in parte con un atto di libertà,<br />

seguendo piuttosto la via dell’inconsapevolezza, al suo primo incedere<br />

110 Ernst Jünger, L’Operaio. Dominio e Forma., p. 17.<br />

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