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Julius Evola: l'altra faccia della modernità - FedOA - Università degli ...

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la visione eurocentrica <strong>della</strong> storia, rimanendo invischiato in un<br />

accentuato relativismo. A1 rifiuto di assumere un sistema di valori<br />

particolare, quello occidentale, a paradigma <strong>della</strong> storia, si contrappone<br />

un mondo frantumato in cui non esiste più alcun tipo di riferimento.<br />

<strong>Evola</strong>, contrariamente, vorrebbe osservare la storia da altezze<br />

tradizionali. Qui a confrontarsi non sono civiltà imperniate su valori<br />

diversi, la contrapposizione esula dal mero panorama storico; ora al<br />

divenire si vuole opporre l'essere; al mondo storico il mondo<br />

tradizionale; al movimento la stabilità.<br />

Nel 1932, nella Tradizione ermetica, <strong>Evola</strong> subordina la concezione<br />

spengleriana dell'incommensurabilità delle civiltà alla visione di<br />

Guénon, basata sulla scissione fondamentale fra mondo tradizionale e<br />

civiltà moderna. E' questo il nucleo <strong>della</strong> critica evoliana alla filosofia<br />

<strong>della</strong> storia di Spengler. Il punto di vista evoliano, proprio di antiche<br />

tradizioni e <strong>della</strong> stessa storiografia cattolica, applica alla storia uno<br />

schema dualistico che oppone il cosmo al caos.<br />

"Lo Spengler non ha capito che, al di là del pluralismo delle civiltà e<br />

delle loro fasi di sviluppo, regna un dualismo di forme e di civiltà.<br />

Egli ha sfiorato, sì, questo concetto quando ha opposto le civiltà aurorali<br />

alle civiltà crepuscolari e la civiltà alla civilizzazione: ma non riuscì, in<br />

fondo, a comprendere la vera essenza delle prime. Ciò che egli ci<br />

descrive come originario, è qualcosa di abbastanza ristretto, di già scisso<br />

dal vero principio creativo spirituale delle grandi fasi ascendenti delle<br />

civiltà” 97 .<br />

Secondo <strong>Evola</strong>, quella che Spengler chiama fase <strong>della</strong> Kultur è già, in<br />

realtà, una prima caduta potenziale, un primo distacco, un surrogato<br />

"eroico" dell'iniziale mondo <strong>della</strong> tradizione. Inoltre il suo obiettivo<br />

non è quello di pervenire ad una fisiognomica <strong>della</strong> storia attraverso una<br />

comparazione morfologica, bensì rinvenire "le categorie universali" che<br />

costituiscono la Tradizione. La storia non ha importanza per i fatti ma<br />

solo per ciò che esse può darci del mito,<br />

97 Ibid. p.14.<br />

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