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Julius Evola: l'altra faccia della modernità - FedOA - Università degli ...

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"Lo Spengler non ebbe alcuna vera comprensione per gli elementi<br />

spirituali e trascendenti che sono alla base di ogni grande civiltà: egli<br />

resta in fondo in una concezione laica, che risente fortemente di<br />

vedute puramente moderne, quali sono quelle <strong>della</strong> filosofia <strong>della</strong> vita,<br />

dell'attivismo faustiano, del selezionismo aristocratico alla<br />

nietzschiana” 95 . .<br />

Una visione, dunque, troppo irrazionalistica, legata ad una mentalità<br />

fortemente intrisa di suggestioni moderne, che nulla condivide <strong>della</strong><br />

calma osservazione tradizionalistica.<br />

Il grande merito che deve essere riconosciuto, invece, riguarda l'attacco<br />

spengleriano alla concezione lineare e progressistica <strong>della</strong> storia,<br />

alimentata agli inizi del `900 dalla ripresa in Italia <strong>della</strong> filosofia<br />

idealistica e post-hegeliana. Questa serrata critica contro l'esaltazione<br />

<strong>della</strong> storia a lieto fine, <strong>della</strong> storia al singolare, <strong>della</strong> storia<br />

occidentale come luogo <strong>della</strong> vera, unica civiltà, è l'indiscussa<br />

positività delle teorie esposte nel Tramonto ma, per <strong>Evola</strong>, Spengler non<br />

ha intuito, al di là delle differenze estrinseche, il dualismo fondamentale<br />

tra forme diverse di civiltà. La differenziazione delle civiltà non può<br />

avere un' origine storica, materiale, legata a cause geografiche, a<br />

confuse influenze spirituali; ciò che deve essere sottolineato, dopo un<br />

primo, determinante distacco dalle più comuni concezioni moderne, è<br />

il dualismo di fondo, la contrapposizione metafisica, potremmo dire<br />

ontologica, fra le due forme di civiltà che si sono contrapposte<br />

nell'intero arco <strong>della</strong> storia umana: il mondo <strong>della</strong> Tradizione e il mondo<br />

moderno.<br />

"Se è giusta l'esigenza di rompere il cerchio magico per via del quale<br />

si è portati a interpretare ogni civiltà in base alla propria<br />

disconoscendone l'originalità, è chiaro che insistendo oltre misura<br />

sulla discontinuità e soprattutto affermando, come fa lo Spengler, che<br />

ogni verità e ogni comprensione è storicamente condizionata e<br />

subisce la legge irrevocabile <strong>della</strong> civiltà cui appartiene, si va a finire in<br />

una impossibilità metodologica. Di rigore, allora, si sarebbe<br />

95 Juius <strong>Evola</strong>, Oswald Spengler, Quaderni di testi evoliani n. 14, cit. p. 7.<br />

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