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Julius Evola: l'altra faccia della modernità - FedOA - Università degli ...

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<strong>modernità</strong>. Si giunge, qui, ad un complicato blocco teoretico: se etica<br />

e storia sono su posizioni antitetiche, il sistema evoliano non può<br />

fondare entrambe, pena la distruzione di sé stesso.<br />

Come tutti i tradizionalisti, ha una visione teorica del mondo<br />

tradizionale, la sua non è una tradizione reale, ma una interpretazione<br />

concettuale di ciò che egli definisce Tradizione e, come tale, ha il<br />

valore di tutti gli schemi concettuali: è una costruzione teorica.<br />

Viene definito tradizionale, ciò che del passato non ha rapporti con il<br />

presente, vissuto come moderno. Il che significa escludere<br />

arbitrariamente una parte <strong>della</strong> realtà, scegliere alcune parti di una<br />

cultura e rigettarne altre; ma questo vuol dire snaturare anche le<br />

culture tradizionali che, se prese integralmente, hanno in sé i germi del<br />

cambiamento: l’antica Roma, esempio eminente, per <strong>Evola</strong>, di cultura<br />

tradizionale, cambia e si trasforma più volte.<br />

La Tradizione, quindi, è definita attraverso un criterio negativo:<br />

Tradizione è ciò che non è moderno. Se <strong>Evola</strong> tenta una ricostruzione<br />

concettuale delle certezze perdute, questo è <strong>modernità</strong>, e lo rende<br />

simile a Comte: è l’altra <strong>faccia</strong> <strong>della</strong> <strong>modernità</strong>.<br />

“<strong>Evola</strong> costruisce il suo pensiero con gli scarti del mondo moderno,<br />

che sono brandelli di vita umana reale. Chiaro che<br />

contemporaneamente scarta altri brandelli altrettanto reali, cui il<br />

progressismo aveva dato voce. E con <strong>Evola</strong> bisogna fare i conti.<br />

Viviamo in una fase storica in cui ciò che la visione progressista<br />

aveva accantonato si sta prendendo una crudele rivincita. C’è un<br />

tribalismo tornato in auge, che reclama la sua <strong>modernità</strong>, appoggiato<br />

da un enorme seguito popolare. Abbiamo avuto una guerra tribale<br />

alle porte di casa, e altre, altrettanto tribali, ci giungono con i loro<br />

echi attutiti, non tanto da una censura ideologica, ma dall’imbarazzo<br />

di affrontare concettualmente la loro attuale inattualità. E se come<br />

guerre hanno le loro sporche ragioni economiche, come tribali<br />

dimostrano la forza di attaccamento all’etnia, alla stirpe, all’identità<br />

culturale. E in fondo stiamo entrando nella post<strong>modernità</strong> senza aver<br />

avuto la possibilità di vivere pienamente e senza riserve una<br />

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