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Julius Evola: l'altra faccia della modernità - FedOA - Università degli ...

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non può essere valutata sul piano morale. Questo è un problema di<br />

non facile soluzione.<br />

La Tradizione, come categoria, viene desunta dalle forme storiche che<br />

caratterizzano le varie epoche, essa ci deve consentire di spiegare le<br />

forme non tradizionali, ma deve dare anche una spiegazione<br />

metafisica riguardo la possibilità che tali forme esistano, anche scisse<br />

dal Sacro. Se il senso vero <strong>della</strong> realtà è il contatto con il Sacro, deve<br />

necessariamente esistere qualcosa che consenta il dispiegarsi di una<br />

realtà che ha operato un distacco ontologico dal Sacro. E’ di tutta<br />

evidenza che <strong>Evola</strong> non può accettare che questa scissione derivi solo<br />

da un atto libero dell’uomo, perché, se così fosse, fallirebbe il suo<br />

tentativo di costruire un sistema alternativo a quello progressista. Il<br />

cardine su cui ruota la sua concezione, è la legge <strong>della</strong> decadenza,<br />

impostata sulla dottrina delle quattro età. Questo gli dà la possibilità di<br />

interpretare la storia tenendo ben salda la differenza di valore tra<br />

l’inizio aurorale e la decadenza <strong>della</strong> fine, capovolgendo la concezione<br />

di Comte. Il progressismo deve basarsi su una metafisica <strong>della</strong> storia<br />

che svaluti, spiegandole, le ragioni sostanziali che davano vita al<br />

passato; parimenti, <strong>Evola</strong> necessita di una metafisica <strong>della</strong> storia che<br />

spieghi l’essenza <strong>della</strong> <strong>modernità</strong> nel momento in cui la rigetta. Senza<br />

questa connotazione non contingente, Tradizione e <strong>modernità</strong> hanno<br />

solo un valore morale e, anche se diversamente valutate, fra esse non<br />

c’è alcuna differenza ontologica.<br />

La storia, dal punto di vista umano, è il susseguirsi di cicli che si<br />

ripetono, dalla Tradizione alla <strong>modernità</strong> e viceversa, e questa è una<br />

legge metafisica; ma non si capisce perché la <strong>modernità</strong> sia illegittima<br />

e l’uomo non debba assecondarla, se ducunt fata volentem, nolentem<br />

trahunt!<br />

Secondo <strong>Evola</strong>, non è una questione morale, è un fatto oggettivo:<br />

seguire l’archetipo tradizionale è conforme a verità, seguire quello<br />

moderno è dissolutivo; questa, però, è un’interpretazione, non un<br />

fatto. Nonostante gli sforzi di rendere il proprio sistema “assoluto”,<br />

<strong>Evola</strong> non riesce ad oltrepassare il livello di un’interpretazione,<br />

arrestandosi di fronte ai medesimi ostacoli incontrati dai teorici <strong>della</strong><br />

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