Julius Evola: l'altra faccia della modernità - FedOA - Università degli ...
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<strong>Evola</strong> accentua tutto ciò in cui le culture tradizionali coincidono, e lo<br />
usa come chiave di lettura di tutti i dati storici: le varianti appaiono<br />
così come un distacco dalla normalità, dalla Tradizione. Questo modo<br />
di procedere, estremamente razionale, è, a tutti gli effetti, tipico di un<br />
pensatore moderno: egli, infatti, con metodo scientifico, raccoglie i<br />
dati omogenei definendoli ed assegna a questo<br />
concetto un valore categoriale; ciò che, invece, è eterogeneo,<br />
rappresenta la categoria del moderno. Questo impianto, tipicamente<br />
razionale, viene usato per sostenere formalmente una concezione non<br />
moderna. La Tradizione non è solamente una diversa situazione<br />
dell’uomo primordiale, ma la manifestazione di un’umanità<br />
ontologicamente diversa, realmente in contatto con il Sacro, con il<br />
divino. Questo contatto è, nello stesso tempo, ciò che manca all’uomo<br />
<strong>della</strong> nostra epoca, e invece spiega il carattere unitario delle civiltà<br />
tradizionali. Finchè l’uomo non realizzerà, nuovamente, il contatto<br />
con il Sacro, la Tradizione gli sembrerà nient’altro che un’ipotesi.<br />
La teoria di <strong>Evola</strong> presuppone che sia possibile un passaggio dalla<br />
Tradizione alla <strong>modernità</strong>, anche se come scelta illegittima dell’uomo.<br />
Tutto questo pone un interrogativo di non poco conto; la <strong>modernità</strong><br />
esiste illegittimamente per una scelta arbitraria dell’uomo, o esiste<br />
legittimamente perché posta in essere dal Principio?<br />
<strong>Evola</strong> cerca di rispondere assegnando un valore categoriale e<br />
metastorico a Tradizione e <strong>modernità</strong>. Le scelte contingenti<br />
dell’uomo, sono possibili perché esistono, a priori, queste due<br />
categorie, e cadono nell’ambito di una valutazione morale; ma, se la<br />
<strong>modernità</strong> è una scelta illegittima, e la <strong>modernità</strong> è una categoria<br />
metastorica, come possiamo non attribuire illegittimità al Principio<br />
che permette di porle in essere?<br />
Egli sottolinea, a più riprese, che la <strong>modernità</strong> non è solo una<br />
costruzione a posteriori <strong>della</strong> speculazione umana, ma una categoria<br />
metastorica. Come tale, quindi, contrariamente a quanto dice, non può<br />
essere illegittima, pena l’illegittimità di una parte <strong>della</strong> realtà. Essendo<br />
la <strong>modernità</strong> perfettamente conforme ad una categoria metastorica,<br />
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