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Julius Evola: l'altra faccia della modernità - FedOA - Università degli ...

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ebraizzare un ariano, così gli umani sono stati in grado di minare e<br />

distruggere irrimediabilmente la stirpe divina.<br />

Il problema legato alla scarsità di reperti che possano supportare la<br />

tesi dell’origine divina dell’uomo, risiederebbe in due motivi alquanto<br />

inusuali: in primo luogo la sola presenza di fossili animali nella più<br />

alta preistoria, dovrebbe significare che l’uomo primordiale sia entrato<br />

per ultimo in quel processo di “materializzazione” che ha coinvolto gli<br />

animali, lasciando il ricordo, in alcune tradizioni, di uomini “dalle<br />

ossa deboli” o “molli”; in secondo luogo, per ciò che concerne un<br />

periodo più recente, il culto dell’arsione dei corpi praticato dalle razze<br />

venute dal Nord, dalla sede iperborea, avrebbe causato la quasi totale<br />

assenza di avanzi di ossa.<br />

E’ chiaro come <strong>Evola</strong> giochi a mettere insieme una serie di elementi<br />

dalle provenienze più disparate: mitologia, filosofia, archeologia 204 si<br />

mescolano e si confondono dando vita ad un impianto che esula<br />

totalmente dalla ricerca scientifica per avvicinarsi, piuttosto, ad un<br />

artificio ideologico.<br />

L’idea del perpetuo progredire dell’umanità implicherebbe il<br />

soddisfacimento di due condizioni fra loro contestuali: che l’umanità<br />

vada verso una meta ( il cui raggiungimento peraltro comporterebbe la<br />

fine del progresso stesso) e che l’umanità si stia liberando<br />

gradualmente dalla sua originaria barbarie. Le testimonianze, però,<br />

che a quest’ultimo riguardo dovrebbero essere giudicate le più<br />

attendibili, confermano l’esatto contrario. Greci, Aztechi, Ebrei, Indo-<br />

arii, hanno la concezione di un mondo in continuo, inarrestabile<br />

discesa dopo la caduta iniziale. Se dalla memoria mitica si passa al<br />

piano scientifico, continua <strong>Evola</strong> nelle sue analisi, si evince come le<br />

teorie di Lamarck e Darwin siano ben lontane dall’aver raggiunto<br />

l’inconfutabilità. Da un punto di vista strettamente logico-<br />

sperimentale, sarebbe nient’affatto illecito ritenere il pithecantropus<br />

204 Ibid., p. 238. Gli studi evoliani coinciderebbero con le localizzazioni di L.<br />

Frobenius, “…quest’ultimo ha però confuso l’Africa, meta di migrazioni, con il<br />

centro <strong>della</strong> stessa Atlantide platonica”.<br />

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