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Julius Evola: l'altra faccia della modernità - FedOA - Università degli ...

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5. L’ANTIEVOLUZIONISMO<br />

Abbiamo visto come l’intera analisi delle razze e delle civiltà da esse<br />

fondate si basi su un presupposto fondamentale: esiste un dualismo<br />

forma-caos che dà vita ad una vera e propria strutturazione<br />

morfologica. “Formato” è tutto ciò che ha una gerarchia, una<br />

collocazione fissa e stabile; “caotico” è tutto ciò che soggiace<br />

all’anarchia, che non ha una legge metafisica. Gli insegnamenti<br />

tradizionali, ai quali <strong>Evola</strong> dice di riferirsi, parlano altresì di civiltà del<br />

tempo e dello spazio 195 legate, le prime ad un ordine sovrannaturale, le<br />

seconde alla contingenza dei tempi. Divoratrici del tempo, le prime,<br />

sono espressione di una vera e propria cronomachia, di una stabilità<br />

mitica che non contempla la dimensione spaziale; divorate dal tempo,<br />

le seconde, perdono la loro stabilità cercando nell’universo storico e<br />

nel tentativo frenetico di ampliare i propri spazi, l’unica via di<br />

realizzazione. 196 La possibilità di classificare l’uomo attraverso<br />

l’appartenenza ad una determinata razza consente di racchiudere i suoi<br />

pensieri, le sue azioni, in un quadro di uniformità, di stabilità.<br />

Secondo il giudizio evoliano la vita, nell’epoca moderna, è concepita<br />

solo in funzione di finalismi e di intenzionalità, mai come calma<br />

espressione di se stessa, come centro autoreferenziale, e questo<br />

panorama instabile non sarebbe che una mentalità derivante dalla<br />

teoria biologica dell’evoluzione, controparte <strong>della</strong> teoria economica<br />

<strong>della</strong> concorrenza e di quella sociale del progresso nella storia.<br />

Per <strong>Evola</strong> la realtà non è che la proiezione, dello spazio sensibile, di<br />

archetipiti che obbediscono non ad un meccanismo casuale ma alla<br />

legge di sigillo ed impronta.<br />

195 J. <strong>Evola</strong>, Rivolta conto il mondo moderno, cit. p. 187; L’arco e la clava, Edizioni<br />

Mediterranee, Roma 1994, con un saggio introduttivo di Giorgio Galli, cit. p. 23.<br />

196 “L’opposizione fra le civiltà moderne e quelle tradizionali può esprimersi come<br />

segue: le civiltà moderne sono divoratrici dello spazio, le civiltà tradizionali furono<br />

divoratrici del tempo”, così J. <strong>Evola</strong>, L’arco e la clava, cit., p. 24.<br />

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