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Julius Evola: l'altra faccia della modernità - FedOA - Università degli ...

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La visione dicotomica <strong>della</strong> storia pone nuovamente in opposizione i<br />

due opposti principi incarnati da Nord e Sud. L’arsione è Nord; la<br />

sepoltura è Sud. Ma <strong>Evola</strong> qui, in questo passo tratto da un articolo<br />

pubblicato nel 1932, si spinge oltre una semplice analisi simbolica,<br />

rintracciata in misteriosi miti avvolti nell’incertezza <strong>della</strong> preistoria.<br />

L’arsione, rito ariano <strong>della</strong> sepoltura, appartiene alla romanità, a<br />

quell’etica che, molto spesso con fare retorico, il fascismo voleva<br />

recuperare. E’ immediata, dunque, una ricaduta in campo politico; più<br />

nitidezza acquistano ai nostri occhi i legami, quantomeno come<br />

“sentimento comune”, fra il barone e Mussolini. In questi anni matura<br />

la posizione di <strong>Evola</strong> nei confronti del movimento che, con sempre<br />

maggiore fermezza, si trasforma in vero e proprio regime, più consono<br />

alle vedute evoliane che anelano ad uno stato forte, potente, assoluto.<br />

Per tornare all’importanza del rito dell’arsione, credo sia necessario<br />

approfondire lo stretto legame che intercorre fra questo e il tema,<br />

ricorrente, del “realismo eroico”. Non bisogna inoltre dimenticare che<br />

la sepoltura si impone, nella civiltà occidentale, anche come modus<br />

cristiano di conservazione dei corpi in attesa del giudizio universale,<br />

visione strabica <strong>della</strong> realtà, fissa al regno dei cieli, che riduce la vita<br />

terrena a tramite per il “mondo di là”, unico luogo di vera<br />

realizzazione. L’immagine dell’uomo sottesa alla visione evoliana<br />

rivaluta invece il primato dell’unità, dell’unica realtà che l’uomo può<br />

e deve volere: il presente che si è chiamati a vivere. Ciò non elude il<br />

volto tragico che essa assume, ma svela i caratteri problematici<br />

dell’interregnum, esortando ugualmente ad uno sforzo personale che,<br />

seppure non muterà il corso <strong>della</strong> storia, avrà arricchito la storia di<br />

un’anima. Il naufragio è una possibilità costante per chi è abituato a<br />

navigare a vista, senza validi strumenti o salde terre all’orizzonte; il<br />

rivoluzionario-conservatore “vede naufragare tutte le posizioni umane<br />

e può solo credere che questo naufragio abbia il suo senso nel<br />

tutto” 177 , che non è necessariamente buono, positivo.<br />

177 Armin Mohler, La Rivoluzione Conservatrice, Akropolis, Firenze 1990, cit., p.<br />

137.<br />

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