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Julius Evola: l'altra faccia della modernità - FedOA - Università degli ...

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“Nord” diviene così un principio di strutturazione <strong>della</strong> realtà e di una<br />

classe antropologica: l’uomo virile, l’uomo-dio; la razza di questi<br />

uomini non può che essere la indo-aryo. Il termine aryo assume un<br />

rilievo fondamentale nell’impostazione <strong>degli</strong> interi studi evoliani,<br />

garantendo, attraverso il recupero di una tradizione primordiale,<br />

antistorica e mitica, un ampliamento <strong>degli</strong> orizzonti etnici e<br />

geografici, svincolando il concetto di razza dagli angusti limiti<br />

tracciati dalle moderne vedute nazionalistiche. A ben vedere la<br />

migrazione dei popoli del Nord dalla sede iperborea, non si può<br />

riferire unicamente a cause metafisiche. Pur non avendo riscontri<br />

scientifici in merito alle teorie riportate da <strong>Evola</strong>, è singolare<br />

sottolineare la concorrenza di oscure cause ambientali alla discesa<br />

<strong>degli</strong> abitanti <strong>della</strong> sede polare e di un fattore di ordine fisico: la<br />

inclinazione dell’asse terrestre. E’ così stabilito un intimo nesso fra i<br />

mutamenti climatici, le catastrofi periodiche dei continenti ed il<br />

perdersi <strong>della</strong> tradizione originaria; un nesso che, ancora una volta,<br />

pur nell’esaltazione di tutto ciò che trascende la realtà fisica, necessita<br />

di spiegazioni materiali per dare senso agli avvenimenti. Solo con la<br />

concorrenza di queste due cause prende vita il panorama del mondo<br />

decadente, ricordato dalle diverse tradizioni come età del ferro, età<br />

oscura, kali-yuga o età del lupo, fino all’apparire dei tempi moderni in<br />

senso stretto. Analogamente al discorso spengleriano, soprattutto del<br />

“secondo Spengler” portato alla luce dagli studi di D.Conte 170 , <strong>Evola</strong><br />

rintraccia vere e proprie catene di civiltà, attraverso la riscoperta<br />

dell’universo preistorico. Finita irrimediabilmente l’età dell’Oro,<br />

“per l’area occidentale, si può fare riferimento ai cosiddetti popoli<br />

dell’ascia, in genere connessi alla cultura megalitica dei dolmen (…)<br />

la sede originaria di queste razze resta, per le ricerche profane,<br />

avvolta nel mistero (…) vi è una relazione fra l’apparizione dei popoli<br />

dell’ascia del neolitico e l’espansione dei popoli indoeuropei (arii)<br />

più recenti in Europeo. In genere, è stato riconosciuto che ad essi<br />

devesi attribuire l’origine di forme politico-statali e guerriere che si<br />

170 Domenico Conte, Catene di Civiltà, ESI, Napoli 1994.<br />

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