Julius Evola: l'altra faccia della modernità - FedOA - Università degli ...
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<strong>della</strong> macchina e <strong>della</strong> tecnica, strumenti evidenti di quella politica<br />
dell’oro che la Germania del tempo, almeno nelle premesse, avrebbe<br />
voluto avversare. All’alba del 30 Gennaio del 1933, <strong>Evola</strong> ha già<br />
pubblicato numerosi articoli sul fenomeno nazionalsocialista,<br />
riconoscendo il carattere moderno e di rottura che, pur nell’ambiguità<br />
delle premesse, vuole riconnettersi ad una tradizione conservatrice.<br />
Lontano da spengleriane conciliazioni di Prussianesimo e Socialismo,<br />
<strong>Evola</strong> rintraccia nell’avvento del nuovo partito, del quale rileva<br />
un’insufficienza intrinseca nell’offrire risposte alla crisi<br />
contemporanea, tutt’altro che tradizioni gerarchiche legate a principi<br />
di Ordini e Valori, bensì un’identità di vedute con quella Germania<br />
luterana antiromana ed anticattolica che mal sopportava il<br />
cattolicesimo militante e guerriero del periodo medioevale. Le<br />
riflessioni evoliane hanno la capacità di mettere a confronto realtà<br />
storiograficamente lontanissime, miscelandole in straordinarie visioni<br />
sinottiche <strong>della</strong> storia mondiale. Ciò comporta uno stravolgimento<br />
<strong>degli</strong> schemi culturali tradizionali, con la sovrapposizione di epoche<br />
lontanissime negli anni ma equidistanti dal quel quadro di valori<br />
perenni che, nell’ottica evoliana, diviene misura di tutte le cose. In<br />
riferimento allo squilibrio nazista di fronte al moderno, non può che<br />
auspicare il fallimento dell’Anschluss, sperando nell’avanzata delle<br />
frange tradizionali e cattoliche dell’Austria, legate alla monarchia ed a<br />
valori tradizionali originari, centro geografico e baluardo culturale per<br />
la rinascita di un’Europa nuova sotto insegne aristocratiche.<br />
Il sincronismo del razzismo biologistico, dell’abbaglio tecnico e del<br />
radicamento di certi sentimenti nelle grandi città, rispecchia le critiche<br />
mosse un decennio prima da Oswald Spengler nel Tramonto<br />
dell’Occidente, lasciando trasparire ancora una volta lo stretto legame<br />
con i pensatori <strong>della</strong> Rivoluzione Conservatrice. All’abbandono<br />
tedesco nelle spire del nichilismo, fa da contraltare il recupero italiano<br />
di una lontana tradizione guerriera: Roma. La propensione evoliana<br />
per il recupero operato da Mussolini nel pieno <strong>degli</strong> anni ’30, è<br />
evidente di fronte all’avversione per una elite che non aveva saputo<br />
custodire gli insegnamenti del Preussentum, così vicino ai tedeschi<br />
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