Julius Evola: l'altra faccia della modernità - FedOA - Università degli ...
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totalitario dall’antigiudaismo vecchia maniera, e vuole essere<br />
evidenziata la considerazione non diretta e polemica del popolo<br />
ebraico ma il suo inserimento in un contesto più ampio, caratterizzato<br />
dalla preminenza dell’aspetto spirituale. La questione <strong>della</strong> razza, in<br />
Italia, si era distaccata nettamente dall’antigiudaismo predominante e<br />
si consolidava attorno al timore che nell’impero si diffondesse il<br />
meticciato. Lo stesso Mussolini aveva aderito al sentimento<br />
antiebraico solo sul finire <strong>degli</strong> anni ’30, quando, per opportunismo<br />
politico, si era avvicinato alle tragiche distorsioni delle scelte<br />
hitleriane. Così, il testo evoliano, vuole rivendicare carattere di<br />
scientificità al vero razzismo, nei confronti di un mero sentimento<br />
antigiudaico di matrice moderna. Il Mito del sangue è una presa di<br />
posizione di fronte al Mytus di Rosenberg; e qui vuole essere<br />
consolidata un’originalità italiana in merito alla questione. La razza si<br />
esplica come forza primigenia, per una rivoluzione totale a carattere<br />
spirituale; è la depositaria dello spirito ario che, in tempi remoti, aveva<br />
reso possibile l’apparire sul proscenio storico dell’antica Roma.<br />
“Quando poi <strong>Julius</strong> <strong>Evola</strong>, ponendosi alla ricerca di grandi miti<br />
legati alla rovina di ere scomparse, parlò di salvezza dell’Occidente<br />
come sola possibilità di sottrarre ad indeclinabile caduta la storia, la<br />
mia mente corse a quelle tele che tre lustri innanzi avevo ammirato.<br />
Sempre quella fede in una Europa disintossicata dal virus<br />
dell’internazionalismo a pronto potere che i libertari di ogni chiesa e<br />
chiesuola intendono costituire in aspirazione permanente dei propri<br />
ideali di vaga ed inconsistente libertà: sempre quella fede, che in<br />
quelle antiche tele cominciava ad esprimersi, ora, nelle pagine delle<br />
opere di <strong>Evola</strong>, assumeva consistenza di dottrina, regolamentazione di<br />
verità ancora lontane dall’affermarsi come le sole atte ad imprimere<br />
ad una cultura rivoluzionaria il vigore di una socialità riformante in<br />
toto lo Stato, gli Stati, i rapporti politici tra individuo ed<br />
amministrazione <strong>della</strong> propria collettività. Proprio nel segno<br />
dell’antica pittura, nella nuova potente saggistica di <strong>Evola</strong> io vidi il<br />
costituirsi di una nuova cultura rivoluzionaria, affidando al<br />
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