Processi catalizzati da acidi o da basi - Treccani
Processi catalizzati da acidi o da basi - Treccani
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Alla fine degli anni Novanta del 20° secolo, i processi<br />
dell’industria petrolifera, petrolchimica e chimica si avvalevano<br />
di oltre 100 catalizzatori solidi di natura aci<strong>da</strong>, di<br />
una decina di catalizzatori solidi di natura <strong>basi</strong>ca e di una<br />
quindicina di catalizzatori solidi bifunzionali acido-<strong>basi</strong>ci<br />
(Tanabe e Hölderich, 1999). In questo capitolo sono<br />
riassunti i processi <strong>catalizzati</strong> <strong>da</strong> <strong>acidi</strong> e <strong>da</strong> <strong>basi</strong> impiegati<br />
per la produzione di intermedi petrolchimici di massa.<br />
11.3.1 Catalisi eterogenea<br />
Le tecnologie più vecchie, basate su catalizzatori ad acido<br />
libero o base libera, presentano svariati svantaggi. Spesso<br />
questi catalizzatori sono <strong>acidi</strong> minerali forti o <strong>acidi</strong> di<br />
Lewis (per esempio, HF, H 2 SO 4 , AlCl 3 ) o <strong>basi</strong> forti (per<br />
esempio, NaOH, KOH). Questi <strong>acidi</strong> e queste <strong>basi</strong> sono<br />
molto tossici e corrosivi, ed è pericoloso maneggiarli e<br />
trasportarli poiché corrodono i contenitori per l’immagazzinamento<br />
e lo smaltimento. Inoltre, <strong>da</strong>l momento<br />
che i prodotti di reazione si trovano mescolati con gli<br />
<strong>acidi</strong> o le <strong>basi</strong> liberi, la separazione alla fine della reazione<br />
è spesso un processo difficile e ad alto dispendio<br />
di energia. Molto spesso, alla fine della reazione, le<br />
sostanze acide o <strong>basi</strong>che vengono neutralizzate e perciò<br />
si rende necessario eliminare i sali corrispondenti.<br />
Al fine di evitare questi problemi, grande impegno<br />
è stato dedicato alla messa a punto di catalizzatori eterogenei<br />
(cioè <strong>acidi</strong> o <strong>basi</strong> allo stato solido) che sono più<br />
selettivi, più sicuri e meno nocivi per l’ambiente.<br />
Catalisi aci<strong>da</strong><br />
La catalisi aci<strong>da</strong> prevede intermedi carbocationici<br />
(ioni carbonio o ioni carbenio). La rimozione di uno ione<br />
idruro (H ) o di un gruppo alchile carico negativamente<br />
crea uno ione carbenio dotato di carica positiva. L’aggiunta<br />
di un protone a un alcano crea uno ione carbonio<br />
pentacoordinato. Ioni carbenio terziari (nei quali l’atomo<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
11.3<br />
<strong>Processi</strong> <strong>catalizzati</strong><br />
<strong>da</strong> <strong>acidi</strong> o <strong>da</strong> <strong>basi</strong><br />
di carbonio su cui si trova la carica positiva è legato<br />
mediante tutti e tre i suoi legami ad altri atomi di carbonio)<br />
sono intrinsecamente più stabili rispetto agli ioni<br />
carbenio secon<strong>da</strong>ri (nei quali uno dei legami è con un<br />
atomo di idrogeno). Per questo motivo lo stato di transizione<br />
che porta a un intermedio costituito <strong>da</strong> uno ione<br />
carbenio terziario (più stabile) si trova a un livello di<br />
energia inferiore rispetto a quello che porta a ioni carbenio<br />
meno stabili, e quindi l’energia di attivazione di<br />
una reazione che passa attraverso uno ione carbenio terziario<br />
è inferiore. Di conseguenza, questa reazione<br />
avverrà più velocemente rispetto a quella che coinvolge<br />
uno ione carbenio secon<strong>da</strong>rio. Gli ioni carbenio primari<br />
(nei quali il carbonio positivo è legato a due atomi<br />
di idrogeno) hanno una stabilità molto bassa e perciò le<br />
reazioni che prevedono la formazione di ioni carbenio<br />
primari sono estremamente improbabili. Le differenze<br />
di entalpia fra gli ioni carbenio primari e quelli terziari<br />
sono di circa 130-140 kJ/mol a 298 K in fase gassosa<br />
(Olah e Schleyer, 1968; Corma et al., 1982).<br />
Gli ioni carbenio si possono formare per aggiunta di<br />
un protone a una molecola di alchene o a un composto<br />
aromatico, o, come già detto, mediante estrazione di uno<br />
ione idruro <strong>da</strong> un alcano.<br />
Le più importanti reazioni degli idrocarburi catalizzate<br />
<strong>da</strong> acido sono l’isomerizzazione cis-trans, lo spostamento<br />
del doppio legame, l’isomerizzazione dello<br />
scheletro, l’alchilazione delle olefine, l’alchilazione aromatica,<br />
l’isomerizzazione degli xileni e di altri polialchilaromatici,<br />
certi tipi di ciclizzazioni e il cracking.<br />
Acidi molto deboli possono catalizzare l’isomerizzazione<br />
cis-trans e lo spostamento del doppio legame. Le<br />
altre reazioni richiedono <strong>acidi</strong> più forti.<br />
I più importanti <strong>acidi</strong> in fase liqui<strong>da</strong> usati <strong>da</strong>ll’industria<br />
sono H 2 SO 4 , HF, HCl, e i catalizzatori di Friedel-<br />
Craft, come per esempio AlCl 3 o HF-BF 3 .<br />
Questo articolo prende in considerazione i catalizzatori<br />
solidi. Gli <strong>acidi</strong> solidi includono ossidi come la<br />
701
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
silice-allumina e l’allumina; ZSM-5, mordenite, zeoliti<br />
Y, USY e beta, SAPO-11, SAPO-34 e alcune altri zeoliti<br />
e setacci molecolari; fosfati; zirconati; caolinite<br />
Al 2 Si 2 O 5 (OH) 4 , montmorillonite Al 2 Si 4 O 10 (OH) 2 e altre<br />
argille; argille pilastrate; resine a scambio ionico come<br />
l’Amberlyst e il Nafion.<br />
Il Nafion è un acido resinsolfonico perfluorurato. Si<br />
forma per copolimerizzazione dell’etere vinilico perfluorurato<br />
e del tetrafluoroetilene, seguita <strong>da</strong> solfonazione.<br />
Benché il numero dei siti <strong>acidi</strong> in questo materiale sia<br />
relativamente piccolo, essi sono molto forti (la funzione<br />
di <strong>acidi</strong>tà di Hammett H 0 va <strong>da</strong> 11 a 13). L’area superficiale<br />
è pari 0,02 m 2 /g. Si tratta di un solido non poroso e<br />
stabile <strong>da</strong> un punto di vista termico fino a circa 280 °C.<br />
Benché il Nafion abbia dei siti <strong>acidi</strong> molto forti che possono<br />
catalizzare molte reazioni, la sua limitata area superficiale<br />
lo rende ina<strong>da</strong>tto per l’uso pratico. DuPont ha prodotto<br />
un materiale nanocomposito Nafion-silice con un’elevata<br />
area superficiale. L’area superficiale esterna delle<br />
particelle di Nafion disperse va <strong>da</strong> 5 a 150 m 2 /g, e al tempo<br />
stesso il materiale conserva la forte <strong>acidi</strong>tà caratteristica<br />
del Nafion. Il nanocomposito Nafion-silice è attivo per<br />
la disidratazione degli alcoli, per le alchilazioni aromatiche<br />
di Friedel-Crafts, per la dimerizzazione dell’a-metilstirene<br />
e per l’acilazione del m-xilene con cloruro di benzoile<br />
(Harmer et al., 1996; Corma e Garcia, 1997).<br />
In tempi abbastanza recenti To<strong>da</strong> e i suoi collaboratori<br />
presso il Tokyo Institute of Technology hanno sviluppato<br />
un nuovo catalizzatore acido solido che è molto<br />
meno costoso e otto volte più attivo rispetto al Nafion.<br />
La carbonizzazione dello zucchero, dell’amido o della<br />
cellulosa genera delle strutture aromatiche policicliche<br />
a fogli. La loro solfonazione con H 2 SO 4 produce fogli<br />
di carbonio amorfo con gruppi ossidrile, carbossile e<br />
SO 3 H. Con la polvere nera così ottenuta è possibile<br />
produrre delle pasticche dure o dei film sottili. Il catalizzatore<br />
è stabile fino a 180 °C e può essere riciclato<br />
(Sugary [...] 2005; To<strong>da</strong> et al., 2005).<br />
Zeoliti<br />
Al giorno d’oggi la maggior parte dei catalizzatori<br />
<strong>acidi</strong> solidi impiegata <strong>da</strong>ll’industria petrolchimica è costituita<br />
<strong>da</strong> zeoliti. Nel 1948 la Linde Division di Union<br />
Carbide mise in commercio le zeoliti sintetiche A e X<br />
come adsorbenti. Rabo e collaboratori si accorsero che,<br />
introducendo dei siti <strong>acidi</strong>, le zeoliti avevano delle potenzialità<br />
come catalizzatori. Essi compresero anche che le<br />
interazioni fra i siti <strong>acidi</strong> e i reagenti portavano all’adsorbimento<br />
di questi ultimi all’interno dei cristalli di zeolite.<br />
All’incirca nello stesso periodo, Mobil introdusse<br />
un catalizzatore per cracking catalitico a letto fluido<br />
(FCC, Fluid Catalytic Cracking) basato sulla zeolite Y.<br />
Tali eventi hanno <strong>da</strong>to inizio a quella che è stata forse la<br />
più grande rivoluzione nelle tecnologie petrolifere e<br />
petrolchimiche.<br />
Nel 2001 circa l’81% della produzione mondiale di<br />
zeoliti sintetiche era destinato all’uso come additivo nei<br />
detergenti e soltanto il 13% ai catalizzatori (il rimanente<br />
6% era rappresentato <strong>da</strong> adsorbenti ed essiccanti). I<br />
catalizzatori rappresentavano il 55% del valore complessivo<br />
di tutte le zeoliti prodotte. La maggior parte dei<br />
catalizzatori zeolitici è usata nel processo FCC.<br />
Le zeoliti sono degli alluminosilicati cristallini porosi<br />
costituiti <strong>da</strong> tetraedri SiO 4 e AlO 4 . Questi tetraedri<br />
sono legati l’uno con l’altro per mezzo degli ioni ossigeno.<br />
In quasi tutte le zeoliti naturali, l’alluminio o il<br />
silicio occupano tutti i tetraedri. In alcuni setacci molecolari<br />
sintetici il boro, il gallio, il germanio, il ferro, il<br />
titanio, il fosforo o altri eteroatomi possono sostituire<br />
l’alluminio o il silicio.<br />
Quattro proprietà rendono le zeoliti valide come catalizzatori<br />
eterogenei:<br />
• i diametri dei pori sono uniformi. Nella maggior parte<br />
delle zeoliti i pori hanno una o più dimensioni discrete;<br />
• i diametri dei pori sono simili alle dimensioni di molecole<br />
organiche semplici;<br />
• i cationi scambiabili permettono di introdurre cationi<br />
diversi con varie proprietà catalitiche;<br />
• i siti cationici sostituiti con ioni H presentano un<br />
numero elevato di siti <strong>acidi</strong> forti.<br />
Le prime due proprietà spiegano l’azione di setacciatura<br />
molecolare, le altre due proprietà l’attività catalitica.<br />
I siti <strong>acidi</strong> di Brønsted sono associati agli ioni alluminio<br />
del reticolo, o ad altri ioni trivalenti. Il numero dei<br />
siti <strong>acidi</strong> di Brønsted è direttamente proporzionale alla<br />
concentrazione di questi ioni trivalenti nel reticolo. La<br />
forza aci<strong>da</strong> dei siti dipende invece <strong>da</strong>ll’ambiente che circon<strong>da</strong><br />
gli ioni Al di reticolo. Un tetraedro contenente Al<br />
completamente isolato creerà il tipo più forte di sito acido<br />
di Brønsted. La forza del sito acido perciò è di solito<br />
inversamente proporzionale alla concentrazione dell’alluminio<br />
di reticolo fino a un rapporto silice/allumina di<br />
circa 10. Al di sopra di questo rapporto il livello di alluminio<br />
non influenza la forza aci<strong>da</strong>. Cambiando il rapporto<br />
Si/Al del reticolo tramite sintesi o sintesi post-chimica<br />
la forza aci<strong>da</strong> viene dunque modificata. Per le reazioni<br />
che richiedono delle <strong>acidi</strong>tà basse sono perciò<br />
preferibili le zeoliti con rapporti Si/Al più bassi. Per contro,<br />
quando sono richieste <strong>acidi</strong>tà forti, è opportuno scegliere<br />
zeoliti con ioni Al di reticolo isolati (rapporti Si/Al<br />
9-10 o maggiori).<br />
Anche la sostituzione isomorfa esercita un effetto<br />
sulla forza dei siti <strong>acidi</strong> di Brønsted. La forza aci<strong>da</strong> dipende<br />
<strong>da</strong>l tipo di eteroatomo; le zeoliti contenenti gallio o<br />
ferro sono molto meno acide rispetto a quelle di alluminio.<br />
Le zeoliti sostituite con boro hanno un’<strong>acidi</strong>tà molto<br />
debole. I solidi del tipo AlPO 4 (setacci molecolari contenenti<br />
soltanto Al e P) non hanno cationi scambiabili e<br />
di conseguenza sono intrinsecamente privi di <strong>acidi</strong>tà.<br />
702 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
I siti di Lewis delle zeoliti sono associati di solito a<br />
ioni Al extrareticolo. La presenza simultanea dei siti di<br />
Brønsted e di Lewis può accrescere l’attività aci<strong>da</strong> delle<br />
zeoliti. Tuttavia, gli ioni Al extrareticolo influenzano reazioni<br />
diverse in maniera diversa e perciò possono influenzare<br />
le selettività. Alcuni processi (per esempio l’etilazione<br />
e la disproporzione del toluene) traggono vantaggio<br />
<strong>da</strong>ll’eliminazione degli ioni Al extrareticolo. La natura<br />
dei siti di Lewis e il modo in cui essi influenzano la resa<br />
catalitica non sono ancora del tutto compresi. In questo<br />
campo è auspicabile che venga svolta una più intensa<br />
attività di ricerca.<br />
Il diametro dei pori dipende <strong>da</strong>l numero dei tetraedri<br />
di cui si compongono gli anelli che ne definiscono<br />
la sezione. Le zeoliti con 8 tetraedri sono dette setacci a<br />
pori piccoli, quelle con 10 tetraedri setacci a pori medi<br />
e quelle con 12 tetraedri setacci a pori larghi. Quelle<br />
aventi più di 12 tetraedri sono setacci molecolari a pori<br />
ultralarghi o extralarghi. I massimi diametri liberi delle<br />
zeoliti a pori piccoli, medi e larghi sono rispettivamente<br />
0,43, 0,63 e 0,80 nm. Altri elementi che influenzano<br />
il diametro dei pori sono l’orientamento del piano dell’anello<br />
e il fatto che gli elementi che formano l’anello<br />
giacciano o meno sullo stesso piano. L’insieme di questi<br />
fattori crea un’ampia gamma di diametri e forme dei<br />
pori. Inoltre, i pori possono essere diritti o a zig zag, e il<br />
sistema può essere uni-, bi- o tridimensionale. In questo<br />
modo è possibile selezionare <strong>da</strong> una grande varietà di<br />
zeoliti la forza aci<strong>da</strong>, la dimensionalità, la dimensione e<br />
la forma dei pori più a<strong>da</strong>tte per ottimizzare praticamente<br />
qualsiasi reazione.<br />
La selettività di forma (o per forma) è una proprietà<br />
molto importante di molti catalizzatori zeolitici in commercio.<br />
La catalisi per selettività di forma discrimina<br />
fra reagenti, prodotti o intermedi di reazione a secon<strong>da</strong><br />
della loro forma e dimensione. Se quasi tutti i siti catalitici<br />
sono confinati all’interno dei pori della zeolite e<br />
se i pori sono piccoli, il destino delle molecole reagenti<br />
e la probabilità di formare molecole di prodotto sono<br />
determinati <strong>da</strong>lle dimensioni e <strong>da</strong>lle configurazioni molecolari<br />
oltre che <strong>da</strong>lla presenza dei vari siti cataliticamente<br />
attivi. Solo le molecole le cui dimensioni sono<br />
inferiori a una dimensione critica possono entrare nei<br />
pori, accedere ai siti catalitici interni e ivi reagire. Inoltre,<br />
soltanto le molecole che possono uscire appaiono<br />
nel prodotto finale.<br />
Weisz e Frilette furono i primi a riconoscere e descrivere<br />
la catalisi per selettività di forma (Weisz et al.,<br />
1962). Weisz e i suoi collaboratori, insieme a molti altri<br />
ricercatori di Mobil Research and Development, furono<br />
i pionieri nel campo della catalisi per selettività di<br />
forma. L’attività di ricerca che seguì esplorò e descrisse<br />
in maggior dettaglio questo tipo di catalisi (Weisz e<br />
Frilette, 1960; Venuto e Landis, 1968; Weisz, 1973;<br />
Breck, 1974; Csicsery, 1976; Heinemann, 1981; Barrer,<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
PROCESSI CATALIZZATI DA ACIDI O DA BASI<br />
1982; Chen e Garwood, 1986; Dyer, 1988; Chen et al.,<br />
1989; Szostak, 1989).<br />
Vi sono tre tipi di selettività di forma. La dimensione<br />
e la forma del poro possono limitare l’entrata di alcune<br />
molecole reagenti, la fuoriuscita di alcune molecole<br />
di prodotto oppure la formazione di un certo stato di<br />
transizione:<br />
• nella selettività verso i reagenti, alcune molecole contenute<br />
nella miscela reagente sono troppo grandi per<br />
poter diffondere attraverso i pori del catalizzatore;<br />
• nella selettività verso i prodotti, alcuni dei prodotti<br />
che si formano all’interno dei pori sono troppo grandi<br />
per poter diffondere all’esterno e quindi manifestarsi<br />
come prodotti osservati. Essi vengono convertiti<br />
in molecole meno grandi (per esempio tramite<br />
equilibrazione o cracking) o in coke (che finisce per<br />
disattivare il catalizzatore);<br />
• nella selettività verso lo stato di transizione (o selettività<br />
per restrizione sullo stato di transizione), certe<br />
reazioni non possono avvenire perché il corrispondente<br />
stato di transizione richiederebbe più spazio<br />
rispetto a quello disponibile nella cavità o nei pori.<br />
Né alle molecole reagenti né alle molecole di prodotto<br />
viene impedito di diffondere attraverso i pori.<br />
Le reazioni che richiedono stati di transizione più<br />
piccoli procedono senza ostacoli (Csicsery, 1967,<br />
1969, 1970b, 1971, 1986, 1987).<br />
Nella selettività verso i reagenti e in quella verso i<br />
prodotti una molecola reagirà di preferenza e in modo<br />
selettivo se la sua diffusività nel catalizzatore selettivo<br />
di forma è di almeno uno o due ordini di grandezza maggiore<br />
rispetto a quella dei composti che competono con<br />
essa.<br />
Le selettività verso i reagenti e verso i prodotti differiscono<br />
in modo importante <strong>da</strong>lla selettività verso lo<br />
stato di transizione. I primi due sono fenomeni che hanno<br />
a che fare con un trasferimento di massa e perciò dipendono<br />
<strong>da</strong>lla dimensione delle particelle. La selettività<br />
verso lo stato di transizione è regolata <strong>da</strong>lle proprietà<br />
intrinseche della struttura cristallina e di conseguenza<br />
non dipende <strong>da</strong>lla diffusione e <strong>da</strong>lla dimensione del cristallo.<br />
Osservando l’effetto della dimensione delle particelle<br />
è quindi possibile distinguere tra la selettività verso<br />
i reagenti o ai prodotti e la selettività verso lo stato di<br />
transizione.<br />
La selettività verso lo stato di transizione e la selettività<br />
verso i prodotti possono agire contemporaneamente.<br />
Nelle reazioni catalizzate <strong>da</strong> <strong>acidi</strong>, la selettività di<br />
forma inverte l’ordine delle velocità di reazione usualmente<br />
osservato nei carbocationi. In generale, nelle reazioni<br />
catalizzate <strong>da</strong> <strong>acidi</strong> le reattività degli atomi di carbonio<br />
primari, secon<strong>da</strong>ri e terziari differiscono tra loro.<br />
In presenza di catalizzatori non a selettività di forma,<br />
idrocarburi che contengono atomi di carbonio terziari,<br />
e che di conseguenza possono formare ioni carbonio<br />
703
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
terziari, reagiscono molto più velocemente rispetto a<br />
quelli che possono formare solo ioni carbonio secon<strong>da</strong>ri.<br />
Mentre <strong>da</strong>lle n-paraffine possono formarsi soltanto<br />
carbocationi secon<strong>da</strong>ri, <strong>da</strong>lle isoparaffine a singola ramificazione<br />
possono essere generati carbocationi terziari.<br />
Nella maggior parte dei casi, perciò, le isoparaffine subiscono<br />
cracking e isomerizzazione molto più velocemente<br />
delle n-paraffine. L’ordine di queste velocità è invertito<br />
nella gran parte delle catalisi acide per selettività di forma;<br />
ciò significa che le n-paraffine reagiscono più velocemente<br />
rispetto a quelle ramificate, che talvolta non reagiscono<br />
affatto. Questa è l’essenza della catalisi per selettività<br />
di forma verso i reagenti o i prodotti, e ciò è alla<br />
base di molte applicazioni industriali dei catalizzatori a<br />
selettività di forma.<br />
I vantaggi dei catalizzatori a selettività di forma consistono<br />
nel fatto che essi favoriscono la formazione degli<br />
isomeri desiderati rispetto a quelli meno auspicabili, favoriscono<br />
la rottura delle molecole indesiderate in frammenti<br />
più piccoli che vengono rimossi con facilità mediante<br />
distillazione, ed evitano reazioni collaterali indesiderate,<br />
come il coking o la polimerizzazione.<br />
Molte reazioni possono procedere con meccanismi<br />
sia mono- sia bimolecolari. Di solito la reazione bimolecolare<br />
ha un’energia di attivazione minore rispetto a<br />
quella monomolecolare. Tuttavia, quando lo spazio intorno<br />
a un sito attivo non è sufficiente per consentire la formazione<br />
dello stato di transizione bimolecolare, la reazione<br />
procede per via monomolecolare. Un esempio è<br />
rappresentato <strong>da</strong>l cracking delle paraffine leggere (cioè<br />
inferiori a C 7 ). In presenza di catalizzatori <strong>acidi</strong> amorfi<br />
e di zeoliti a pori larghi sono permesse sia le reazioni<br />
bimolecolari sia quelle monomolecolari. Lo stadio che<br />
determina la velocità di reazione nel meccanismo bimolecolare<br />
(che passa attraverso uno ione carbenio ‘classico’)<br />
coinvolge il trasferimento di idruro tra un carbocatione<br />
e una molecola neutra. Lo stato di transizione è<br />
costituito <strong>da</strong> queste due entità. Temperature più elevate<br />
(maggiori di 720-770 K), bassa densità di siti <strong>acidi</strong> e spazio<br />
insufficiente per formare uno stato di transizione<br />
bimolecolare di grandi dimensioni (per esempio, in molte<br />
reazioni che procedono all’interno della ZSM-5) favoriscono<br />
il meccanismo monomolecolare. Secondo<br />
Kranilla, Haag e Gates (Kranilla et al., 1992), lo stato di<br />
transizione di questa reazione monomolecolare coinvolge<br />
uno ione carbonio pentacoordinato. Le due reazioni<br />
<strong>da</strong>nno prodotti diversi. I prodotti finali della reazione<br />
bimolecolare sono propano, propilene, isobutano e isobutene.<br />
I prodotti predominanti nella reazione monomolecolare<br />
sono composti a basso peso molecolare, quali<br />
l’idrogeno, il metano e l’etano.<br />
Anche gli alchilaromatici possono isomerizzare con<br />
meccanismi monomolecolari o bimolecolari. La reazione<br />
monomolecolare procede attraverso spostamenti consecutivi<br />
di tipo 1,2, mentre nel secondo meccanismo sono<br />
coinvolti intermedi difenilmetano. Nell’isomerizzazione<br />
dello xilene il rapporto tra i cammini di reazione monomolecolare/bimolecolare<br />
dipende <strong>da</strong>lla densità dei siti<br />
<strong>acidi</strong> (cioè <strong>da</strong>l grado di dealluminazione) e <strong>da</strong>lle caratteristiche<br />
di adsorbimento. Corma e i suoi collaboratori<br />
hanno mostrato che con una zeolite HY ultrastabile, fino<br />
al 20% dell’isomerizzazione può avvenire attraverso il<br />
percorso bimolecolare (Corma et al., 1992).<br />
Al momento la maggior parte dei processi industriali<br />
catalitici per selettività di forma fa uso di zeoliti con pori<br />
di media grandezza, di solito appartenenti alla cosiddetta<br />
famiglia ‘pentasile’. ZSM-5 è di gran lunga la più importante<br />
zeolite con pori di media grandezza. Essa ha una<br />
spiccata attività catalitica aci<strong>da</strong>, inoltre è molto stabile.<br />
Vari autori hanno descritto la struttura della ZSM-5<br />
(Kokotailo et al., 1978; Olson et al., 1980), che ha due<br />
tipi di sistemi di pori formati <strong>da</strong> anelli di atomi a dieci<br />
termini. Uno è sinusoi<strong>da</strong>le e quasi circolare (0,540,56<br />
nm); l’altro ha pori ellittici (0,520,58 nm), diritti e perpendicolari<br />
al primo sistema. Il rapporto silice/allumina<br />
nella ZSM-5 varia <strong>da</strong>lle decine alle migliaia. Alti rapporti<br />
silice/allumina conferiscono idrofobicità, alta forza<br />
aci<strong>da</strong> e stabilità termica, idrotermica e aci<strong>da</strong>.<br />
Un vantaggio molto importante della ZSM-5 e dei<br />
setacci molecolari a essa simili è che, come conseguenza<br />
della selettività verso lo stato di transizione, nei loro<br />
pori non possono formarsi i precursori del coke. Queste<br />
zeoliti si disattivano perciò molto più lentamente rispetto<br />
ad altri catalizzatori cristallini e amorfi. La differenza<br />
non è <strong>da</strong> poco; mentre le zeoliti a pori larghi come<br />
l’HY e l’H-mordenite nella maggior parte delle reazioni<br />
acido-catalizzate si disattivano in minuti o ore, il tempo<br />
di vita della ZSM-5 può variare <strong>da</strong> alcune settimane a<br />
più di un anno. La resistenza della ZSM-5 al coking rende<br />
un buon numero di processi industriali non solo possibili,<br />
ma anche economici.<br />
Catalisi <strong>basi</strong>ca<br />
La catalisi <strong>basi</strong>ca procede attraverso carbanioni, cioè<br />
specie cariche negativamente. La rimozione di un protone<br />
<strong>da</strong> un alcano o <strong>da</strong> un altro idrocarburo crea un carbanione.<br />
Il meccanismo parte con uno stadio di iniziazione<br />
che crea un carbanione:<br />
C 6 H 5 CH 3 R Na C 6 H 5 CH 2 Na RH<br />
L’aggiunta di una olefina crea poi un altro carbanione:<br />
C 6 H 5 CH 2 CH2 CHCH 3 <br />
C 6 H 5 CH 2 CH(CH 3 )CH 2 <br />
Il trasferimento di un protone propaga la catena:<br />
C 6 H 5 CH 2 CH(CH 3 )CH 2 C6 H 5 CH 3 <br />
C 6 H 5 CH 2 CH(CH 3 ) 2 C 6 H 5 CH 2 <br />
I carbanioni primari sono più stabili di quelli secon<strong>da</strong>ri.<br />
I carbanioni terziari sono i meno stabili.<br />
704 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
Le <strong>basi</strong> solide sono costituite <strong>da</strong> ossidi e ossidi modificati,<br />
Al 2 O 3 -NaOH-Na, Al 2 O 3 -KOH-K, ZrO 2 -KOH,<br />
ZrO 2 -K 2 O, MgO, MgO-Al 2 O 3 , idrotalciti, silici mesoporose<br />
modificate con gruppi amminici, CsNaX, CsNaY<br />
e altre zeoliti trattate con alcali (sottoponendo le zeoliti<br />
a scambio ionico con un catione di bilanciamento di carica<br />
meno elettronegativo, come per esempio Cs , e/o introducendo<br />
cluster di ossidi di metalli alcalini o cluster<br />
di metalli alcalini tal quali nelle cavità zeolitiche le zeoliti<br />
vengono rese <strong>basi</strong>che).<br />
Le zeoliti <strong>basi</strong>che contengono o siti <strong>basi</strong>ci di Lewis,<br />
associati agli ioni ossigeno di reticolo, o siti <strong>basi</strong>ci di<br />
Brønsted, associati ai gruppi ossidrilici, o entrambi. I<br />
primi vengono influenzati <strong>da</strong>lla carica negativa sull’ossigeno,<br />
mentre i secondi dipendono <strong>da</strong>lla natura dei cationi<br />
extrareticolo presenti nella zeolite. La forza <strong>basi</strong>ca<br />
della zeolite cresce con l’aumentare del contenuto di alluminio<br />
di reticolo (cioè MFIMORLYX) e diminuisce<br />
con il decrescere del raggio ionico del catione di<br />
scambio (per esempio, LiNaKRbCs). Essa è<br />
anche influenzata <strong>da</strong>llo scambio di ioni Al e/o Si di reticolo<br />
rispettivamente con ioni Ga e/o Ge (Barthomeuf,<br />
1996; Camblor et al., 1992).<br />
Al contrario di quanto avviene nella metilazione del<br />
toluene catalizzata <strong>da</strong> acido, dove viene attaccato l’anello<br />
aromatico e i prodotti sono xileni, le zeoliti <strong>basi</strong>che<br />
alchilano la catena laterale e formano etilbenzene<br />
e stirene. Le rese di prodotto crescono fortemente con<br />
l’aumentare della <strong>basi</strong>cità della zeolite. Un trattamento<br />
con vapore di sodio aumenta l’attività dei catalizzatori<br />
zeolitici NaX, NaY, NaL, CsX e CsY, aumentando<br />
la carica negativa sugli ioni ossigeno adiacenti nel<br />
reticolo.<br />
L’alchilazione base-catalizzata della catena laterale<br />
degli alchilaromatici procede in condizioni blande. Composti<br />
eteroaromatici, come per esempio l’anilina, sono<br />
alchilati con metanolo con elevata conversione e selettività<br />
a <strong>da</strong>re N-alchilati, quali N-metil- e N,N-dimetilanilina<br />
e N,N-dimetilparatoluidina. Anche l’alchilazione<br />
con dimetilcarbonato è altamente selettiva.<br />
I primi stadi dei processi di produzione del dimetilnaftalene<br />
di BP-Amoco e di Optatech sono reazioni catalizzate<br />
<strong>da</strong> <strong>basi</strong> (Sikkenga et al., 1990a, 1990b; Amelse,<br />
1993; Lillwitz e Karachewski, 1993; Vahteristo et al., 1999;<br />
Lillwitz, 2001). Tali reazioni vengono prese in considerazione<br />
più avanti.<br />
La selettività di forma può contribuire all’altissima<br />
selettività a benzene della deidrociclizzazione del n-esano<br />
in presenza delle zeoliti <strong>basi</strong>che L, X, Y contenenti un<br />
metallo nobile. Il catalizzatore Pt/BaL di Chevron è probabilmente<br />
il migliore fra questi sistemi.<br />
Le zeoliti <strong>basi</strong>che catalizzano anche le condensazioni<br />
di Knoevenagel (formazione di un legame CC fra<br />
un carbonile e un gruppo metilene) e le condensazioni<br />
aldoliche (che coinvolgono due legami CO).<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
Le forme sodiche degli zeotipi beta di Al, Ga, Si e<br />
Ge catalizzano la condensazione della benzaldeide con<br />
cianoacetato di etile (pK a 9,0), acetoacetato di etile<br />
(pK a 10,7) e malonato di etile (pK a 13,3). La zeolite<br />
Na-beta è più <strong>basi</strong>ca rispetto alle NaY e NaX. La sostituzione<br />
dell’alluminio con gallio e del silicio con germanio<br />
aumenta ulteriormente la <strong>basi</strong>cità.<br />
La sostituzione dell’alluminio con titanio crea un nuovo<br />
tipo di zeolite <strong>basi</strong>ca. Philippou e Anderson hanno dimostrato<br />
che i materiali di tipo ETS-10 scambiati con ioni<br />
cesio sono molto attivi e selettivi nella condensazione<br />
aldolica catalizzata <strong>da</strong> base (Philippou e Anderson, 2000).<br />
11.3.2 Esempi di processi <strong>catalizzati</strong><br />
<strong>da</strong> <strong>acidi</strong> o <strong>da</strong> <strong>basi</strong><br />
Di seguito vengono descritte le tecnologie di produzione<br />
di vari prodotti petrolchimici di massa (commodities)<br />
ottenuti mediante catalizzatori <strong>acidi</strong> (e <strong>basi</strong>ci). Lo spazio<br />
a disposizione permette di descriverne in dettaglio<br />
solo alcune.<br />
Prodotti chimici <strong>da</strong> gas naturale<br />
PROCESSI CATALIZZATI DA ACIDI O DA BASI<br />
Metanolo a benzina e metanolo a olefine<br />
I processi di Mobil ‘<strong>da</strong> metanolo a benzina’ (MTG,<br />
Methanol To Gasoline) e ‘<strong>da</strong> metanolo a olefine’ (MTO,<br />
Methanol to Olefins) convertono il metanolo in benzina<br />
o in olefine leggere. Poiché è possibile ottenere il<br />
metanolo praticamente <strong>da</strong> qualsiasi materiale organico,<br />
il processo può consentire di produrre benzina sintetica<br />
o olefine leggere <strong>da</strong> carbone, gas naturale, residui petroliferi,<br />
rifiuti agricoli, rifiuti urbani, legna, ecc. In origine<br />
Mobil sviluppò il processo MTG per convertire il<br />
metanolo in benzina in Nuova Zelan<strong>da</strong> perché quel paese<br />
aveva grandi riserve di gas naturale ma poca benzina.<br />
L’MTG convertiva il metanolo in una miscela di paraffine<br />
(26-29%), olefine (2,6-3,5%), aromatici (12-14%)<br />
e acqua (56%) in presenza del catalizzatore a selettività<br />
di forma HZSM-5. Il processo MTO produce per lo più<br />
olefine leggere. I tempi di contatto in questo processo<br />
sono più brevi di quelli del processo MTG. Anche altre<br />
condizioni di reazione sono leggermente diverse. Chang,<br />
Stocker e Keil hanno pubblicato delle rassegne sul processo<br />
MTG (Chang, 1983; Keil, 1999; Stocker, 1999).<br />
Al posto della ZSM-5, i processi MTO più recenti e<br />
probabilmente migliori usano catalizzatori diversi. Per<br />
esempio, UOP/Norsk Hydro usa SAPO 34 operando a<br />
letto fluido. Anche ExxonMobil ha molti nuovi brevetti<br />
relativi al processo MTO.<br />
Dimetiletere<br />
Il dimetiletere è la materia prima per la produzione<br />
del metilacetato e del dimetilsolfato, ed è un intermedio<br />
705
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
nei processi MTO e MTG. Questo composto è anche un<br />
candi<strong>da</strong>to come componente per carburanti puliti. In passato<br />
il catalizzatore preferito era la g-allumina. Tuttavia,<br />
l’adsorbimento competitivo dell’acqua prodotta nella reazione<br />
rallentava la reazione di eterificazione. L’HZSM-5<br />
idrofoba (cioè la ZSM-5 con alti rapporti Si/Al) viene<br />
influenzata in misura decisamente minore <strong>da</strong>ll’acqua e<br />
di conseguenza ha una efficienza migliore rispetto alla<br />
g-allumina. Tuttavia, reazioni secon<strong>da</strong>rie che producono<br />
olefine e altri idrocarburi diminuiscono la selettività<br />
verso la formazione dell’etere. Queste reazioni secon<strong>da</strong>rie<br />
sono assenti con la ZSM-5 parzialmente neutralizzata<br />
con Na o con altri ioni alcalini. Il migliore catalizzatore<br />
è risultata la ZSM-5 con un rapporto Si/Al pari<br />
a 20. La selettività verso l’etere toccava il 100% (Roh et<br />
al., 2004).<br />
Metilammina<br />
Le metilammine sono intermedi nella produzione di<br />
molte sostanze chimiche contenenti azoto. Esse vengono<br />
prodotte <strong>da</strong> ammoniaca e metanolo con catalizzatori<br />
amorfi silice-allumina. I prodotti sono la monometilammina,<br />
la dimetilammina e la trimetilammina. L’equilibrio<br />
favorisce la formazione di trimetilammina. Per<br />
esempio, con silice-allumina a 623 K e al 99,8% di conversione<br />
del metanolo, la miscela prodotta contiene il<br />
15% di monometilammina, il 23% di dimetilammina e<br />
il 62% di trimetilammina. La richiesta del mercato è però<br />
molto superiore per la mono- e la dimetilammina.<br />
I catalizzatori a selettività di forma possono spostare<br />
la composizione del prodotto verso una quantità molto<br />
inferiore di trimetilammina. Segawa e collaboratori<br />
hanno scoperto che la Na-mordenite trattata con SiCl 4<br />
e poi scambiata per <strong>da</strong>re la forma H- produce meno dell’1%<br />
di trimetilammina al 90% di conversione del metanolo<br />
(Ilao et al., 1996). Un altro catalizzatore selettivo<br />
è l’H-chabazite. Al 96% di conversione, essa produce<br />
una miscela al 48% di monometilammina, 49% di dimetilammina,<br />
soltanto il 3% di trimetilammina e priva di<br />
dimetiletere. La selettività verso lo stato di transizione<br />
non permette la formazione di trimetilammina in queste<br />
zeoliti a pori di media grandezza perché la metilazione<br />
della dimetilammina richiede uno stato di transizione<br />
piuttosto voluminoso. Nel 1985 è stato avviato un impianto<br />
di produzione <strong>da</strong> 40.000 t/a (processo Nitto).<br />
Isomerizzazione del butene a isobutene<br />
L’isobutene, intermedio dell’MTBE (metil-ter-butiletere),<br />
dei polibuteni e degli alchilati per benzine, è più<br />
pregiato rispetto ai n-buteni. In passato l’isobutene veniva<br />
preparato <strong>da</strong>l n-butano in una reazione a due stadi.<br />
Nel primo stadio il n-butano veniva isomerizzato a isobutano<br />
in presenza di Pt-AlCl 3 -allumina (processo Butamer<br />
di UOP e di BP). Successivamente l’isobutano veniva<br />
deidrogenato fornendo isobutene (processi Catofin di<br />
Air Products, Star di Phillips, Oleflex di UOP e deidrogenazione<br />
dell’isobutano di Snamprogetti).<br />
Molti catalizzatori <strong>acidi</strong> possono convertire le n-olefine<br />
leggere in olefine ramificate. L’equilibrio isobutene<br />
n-buteni limita le conversioni e le rese. Sono possibili<br />
meccanismi sia monomolecolari sia bimolecolari<br />
(Xu et al., 1994; Guisnet et al., 1996). Nelle zeoliti a<br />
pori medi, la selettività di forma verso lo stato di transizione<br />
favorisce la via monomolecolare e riduce altre reazioni<br />
secon<strong>da</strong>rie, come per esempio la formazione dei<br />
precursori del coke e il coking, e il trasferimento di idrogeno<br />
che porta alla formazione di alcani e aromatici.<br />
Catalizzatori non a selettività di forma favoriscono l’isomerizzazione<br />
bimolecolare, nella quale in un primo<br />
tempo i buteni dimerizzano producendo otteni. Gli otteni<br />
primari in seguito isomerizzano ad altri isomeri ramificati<br />
C8H16 . Gli otteni con scheletri di tipo trimetilpentene<br />
o dimetilesene si scindono mediante scissione b formando<br />
buteni e isobutene o propilene e pentani o propano<br />
e pentani. La Ferrierite (processo Shell), la ZSM-22 e la<br />
ZSM-23 (processi Mobil) sono i catalizzatori zeolitici<br />
più selettivi consigliati per la reazione. Poiché la ZSM-<br />
23 non ha cavità, in questa reazione è più resistente al<br />
coking rispetto alla ferrierite/ZSM-35. A 693 K la selettività<br />
verso l’isobutene con ZSM-23 è dell’85-95% con<br />
rese del 20-30%.<br />
La produzione dei copolimeri dell’isobutene richiede<br />
isobutene purissimo. Il processo di Snamprogetti<br />
decompone l’MTBE in isobutene e metanolo con un catalizzatore<br />
zeolitico. L’<strong>acidi</strong>tà del catalizzatore deve essere<br />
molto bassa per evitare reazioni secon<strong>da</strong>rie dell’isobutene.<br />
La zeolite boro-ZSM-5 contenente cerio ha la<br />
bassa <strong>acidi</strong>tà richiesta.<br />
MTBE e altri eteri<br />
L’MTBE viene prodotto <strong>da</strong>l metanolo e <strong>da</strong>ll’isobutene.<br />
A partire <strong>da</strong>l 1979, negli Stati Uniti l’MTBE è stato<br />
usato a basse concentrazioni nella benzina per sostituire<br />
il piombo come additivo per aumentare il numero di<br />
ottano. Dal 1992 l’MTBE è usato a concentrazioni maggiori<br />
in alcune benzine per soddisfare i requisiti sulla<br />
presenza di composti ossigenati stabiliti <strong>da</strong>l Congresso<br />
americano nel 1990 negli emen<strong>da</strong>menti al Clean Air Act.<br />
Nel 1999 venivano prodotti negli Stati Uniti più di 200.000<br />
barili al giorno di MTBE. Quasi tutto veniva usato come<br />
additivo per la benzina. L’MTBE e altri additivi ossigenati<br />
per benzine ottimizzano anche l’ossi<strong>da</strong>zione durante<br />
la combustione e in questo modo riducono le emissioni<br />
<strong>da</strong>nnose.<br />
L’MTBE, però, è solubile in acqua. Perciò l’infiltrazione<br />
accidentale <strong>da</strong> depositi sotterranei di benzina può<br />
contaminare le riserve di acqua potabile e anche basse<br />
concentrazioni di MTBE possono rendere non potabile<br />
l’acqua, poiché le conferiscono sapore e odore sgradevoli.<br />
Nel 1996 due serbatoi di acqua potabile a Santa<br />
706 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
Monica, in California (Stati Uniti), vennero contaminati<br />
<strong>da</strong> MTBE a concentrazioni di, rispettivamente, 610 e<br />
86 ppb. I due serbatoi fornivano il 50% di tutta l’acqua<br />
potabile di Santa Monica. Il risultato fu che entrambi<br />
furono chiusi. Questa grave contaminazione dell’acqua<br />
attirò l’attenzione dell’opinione pubblica sui problemi<br />
causati <strong>da</strong>ll’MTBE. Subito dopo molte altre comunità<br />
hanno individuato MTBE nella loro acqua potabile. Inoltre,<br />
l’MTBE in dosi leggermente più elevate è un potenziale<br />
cancerogeno per l’uomo. Come conseguenza di<br />
tutto ciò, la doman<strong>da</strong> di MTBE è oggi inferiore rispetto<br />
al passato.<br />
L’etil-ter-butiletere (ETBE), il metil-ter-amiletere<br />
(TAME) e alcuni altri eteri condividono i benefici dell’MTBE<br />
mentre soffrono in misura minore dei suoi inconvenienti.<br />
MTBE, ETBE e TAME vengono preparati facendo<br />
reagire il metanolo o l’etanolo con isobutene o 2-metilbutene<br />
su un catalizzatore macroporoso a base di resina<br />
di acido solfonico, come per esempio l’Amberlyst-15 o<br />
il Dowex M32.<br />
Benzene, toluene e xileni<br />
<strong>da</strong> deidrociclodimerizzazione<br />
Alcuni dei prodotti più importanti ottenuti a partire<br />
<strong>da</strong> benzene, toluene e xileni (BTX) sono lo stirene e i<br />
tecnopolimeri, l’acido tereftalico, il cumene, i derivati<br />
del fenolo, l’acetone, il nylon, i metacrilati, i difenoli, i<br />
poliuretani, i derivati del benzilcloruro e i cresoli.<br />
La deidrociclodimerizzazione consiste nella conversione<br />
di paraffine o olefine leggere (C 3 -C 5 ) in aromatici.<br />
La reazione coinvolge fasi successive di deidrogenazione,<br />
dimerizzazione, ciclizzazione e aromatizzazione<br />
(Csicsery, 1970a, 1979), e può procedere con molti catalizzatori<br />
diversi a doppia funzionalità. La ZSM-5 è molto<br />
più stabile rispetto alla maggior parte degli altri catalizzatori<br />
perché non forma composti aromatici policiclici<br />
e produce molto meno coke. British Petroleum e UOP<br />
hanno sviluppato in collaborazione il processo Cyclar.<br />
Il catalizzatore è la ZSM-5 modificata con gallio (Davies<br />
e Kolombos, 1979a, 1979b). Nel processo Cyclar, il propano,<br />
i butani, i pentani e anche l’etano vengono convertiti<br />
in aromatici in una serie di reattori disposti a castello<br />
(stacked reactors). Il butano, per esempio, fornisce un<br />
prodotto aromatico che contiene circa il 28% di benzene,<br />
il 43% di toluene, il 20% di xileni ed etilbenzene e<br />
circa il 9% di aromatici superiori. I prodotti collaterali<br />
sono l’idrogeno, il metano, l’etano e gli alifatici C 3 -C 5 .<br />
Le alimentazioni contenenti olefine producono maggiori<br />
quantità di aromatici. Il catalizzatore disattivato è rigenerato<br />
con aria. Il primo stabilimento Cyclar avviò l’attività<br />
nel 1990 presso la raffineria Grangemouth di British<br />
Petroleum, in Scozia. Un catalizzatore perfezionato,<br />
introdotto nel 1991, ha migliorato di gran lunga<br />
l’efficienza del processo. Il processo M2-Forming di<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
Mobil (Chen e Yan, 1986) è simile al processo Cyclar.<br />
Anche un catalizzatore contenente sia Pt sia Ga può catalizzare<br />
l’aromatizzazione dell’etano.<br />
I processi Cyclar e M2-Forming sono interessanti<br />
laddove sia disponibile GPL e quando ci sia bisogno di<br />
idrogeno. Inoltre, essi rappresentano un’ottima alternativa<br />
al processo di hydrotreating estrazione per<br />
l’upgrading della benzina di pirolisi. La grande quantità<br />
di idrogeno coprodotto potrebbe avere un significativo<br />
impatto positivo sull’economia del processo.<br />
Per comprendere il ruolo giocato <strong>da</strong> Ga e Zn nella<br />
reazione di deidrociclodimerizzazione è stato compiuto<br />
un notevole sforzo di ricerca. L’opinione diffusa è che<br />
Ga 3 sia presente in forma ridotta (forse come Ga ) nel<br />
catalizzatore in funzione, e che esso catalizzi la deidrogenazione<br />
del propano e dei butani a propilene e buteni,<br />
e la ricombinazione di H· a H 2 . L’equilibrio fra la funzione<br />
di deidrogenazione della specie Ga e la funzione<br />
aci<strong>da</strong> della zeolite è il fattore chiave che influenza l’attività<br />
catalitica (Meriaudeau e Naccache, 1992).<br />
Intermedi aromatici<br />
PROCESSI CATALIZZATI DA ACIDI O DA BASI<br />
Isomerizzazione dello xilene<br />
L’acido tereftalico, il monomero di molti polimeri di<br />
tipo poliestere, è prodotto <strong>da</strong> p-xilene tramite ossi<strong>da</strong>zione.<br />
Il p-xilene è perciò più pregiato rispetto agli altri<br />
due isomeri dello xilene. Il processo di isomerizzazione<br />
dello xilene converte i meno pregiati m- e o-xileni in<br />
p-xilene.<br />
In passato, per isomerizzare gli xileni venivano usati<br />
catalizzatori a doppia funzione (per esempio, Octafining)<br />
e vari catalizzatori <strong>acidi</strong> monofunzionali (per esempio,<br />
silice-allumina). Con i catalizzatori a selettività di forma,<br />
quali la ZSM-5, la ZSM-5 modificata e altri catalizzatori<br />
pentasil, le selettività sono decisamente migliori e il<br />
coking è molto ridotto rispetto ai vecchi sistemi. Una<br />
ragione è che all’interno delle zeoliti a pori medi non c’è<br />
abbastanza spazio per consentire la formazione degli stati<br />
di transizione che portano ai trialchilbenzeni e ai precursori<br />
del coke (è questo un esempio dei benefici della<br />
selettività verso lo stato di transizione). La minore entità<br />
del coking permette un’operatività più lunga fra due rigenerazioni<br />
rispetto a quanto era possibile con i precedenti<br />
catalizzatori amorfi.<br />
L’isomerizzazione può procedere attraverso un meccanismo<br />
monomolecolare o bimolecolare. Nella reazione<br />
bimolecolare sono coinvolti intermedi difenilmetano.<br />
La reazione monomolecolare procede tramite spostamenti<br />
1,2 consecutivi (Corma, 2003). Le zeoliti con siti <strong>acidi</strong><br />
forti isomerizzano gli xileni per via monomolecolare,<br />
mentre i setacci molecolari mesoporosi con siti <strong>acidi</strong> più<br />
deboli catalizzano per lo più la reazione bimolecolare.<br />
Nella ZSM-5, a 200 °C la cinetica di reazione controlla<br />
la velocità dell’isomerizzazione. Alla temperatura<br />
707
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
di 300 °C e al di sopra di essa la velocità è invece controllata<br />
<strong>da</strong>lla diffusione. La velocità di diffusione del<br />
p-xilene è maggiore rispetto a quella dell’o-xilene. Il<br />
m-xilene ha la velocità di diffusione più bassa.<br />
Le alimentazioni per l’isomerizzazione dello xilene<br />
di solito contengono più del 10% di etilbenzene. Se non<br />
viene eliminato, l’etilbenzene si accumula nelle correnti<br />
di riciclo. I catalizzatori zeolitici a selettività di forma<br />
offrono l’ulteriore vantaggio di poter convertire l’etilbenzene<br />
in prodotti facilmente eliminabili. Per esempio,<br />
l’etilbenzene può essere trasformato simultaneamente<br />
mediante isomerizzazione in benzene e dialchilbenzeni,<br />
entrambi eliminabili per distillazione. Alternativamente,<br />
l’etilbenzene può essere dealchilato e l’etilene così<br />
prodotto può venire idrogenato su un componente attivo<br />
per l’idrogenazione (per esempio, il platino) in condizioni<br />
di moderata pressione di idrogeno. Ciò rende irreversibile<br />
la deetilazione.<br />
Un’altra opzione consiste nell’isomerizzare l’etilbenzene<br />
a xileni. Esempi di catalizzatori usati per questo<br />
processo sono il SAPO-11 di Union Carbide/UOP o<br />
un catalizzatore pentasil contenente ferro (Encilite) sviluppato<br />
<strong>da</strong>l National Chemical Laboratory of India e <strong>da</strong>ll’Indian<br />
Petrochemicals Corporation. Con questi catalizzatori<br />
le rese in xilene possono essere superiori al<br />
100% se l’alimentazione C 8 contiene etilbenzene e se<br />
una parte più o meno grande dell’etilbenzene viene trasformata<br />
in xileni. La reazione più probabile coinvolge<br />
stadi di contrazione-espansione dell’anello. Uno stabilmento<br />
in India, a Vado<strong>da</strong>ra (Baro<strong>da</strong>), utilizzava questo<br />
processo.<br />
La velocità relativa della disproporzione rispetto all’isomerizzazione<br />
decresce con il diminuire del diametro<br />
dei pori della zeolite. La dimensione e l’apertura dei pori<br />
del catalizzatore sono progettati ad hoc nel processo<br />
MPTX di Mobil (e forse in quello MTPD) per minimizzare<br />
la disproporzione e per ottimizzare le selettività<br />
a p-xilene. Oggi nel mondo occidentale più della metà<br />
degli impianti di isomerizzazione dello xilene usa uno<br />
dei processi Mobil.<br />
Produzione del p-xilene <strong>da</strong>l toluene<br />
L’incentivo economico a trasformare il toluene in<br />
p-xilene nasce <strong>da</strong>l fatto che il toluene è meno costoso<br />
rispetto al benzene o agli xileni. Il toluene può essere<br />
trasformato in p-xilene mediante disproporzione o alchilazione<br />
con metanolo.<br />
Disproporzione del toluene. Il processo di disproporzione<br />
del toluene di Mobil converte 2 moli di toluene<br />
in 1 mole ciascuno di xilene e benzene. Anche qui la<br />
selettività verso lo stato di transizione minimizza il coking<br />
e la formazione di idrocarburi a più alto peso molecolare.<br />
Ulteriori vantaggi sono rappresentati <strong>da</strong>l fatto che i<br />
costi risultano inferiori rispetto a quelli dell’isomerizzazione<br />
dello xilene e che il benzene prodotto è purissimo<br />
(99,99%, abbastanza puro per la produzione di etilbenzene).<br />
Il primo stabilmento entrò in produzione nel 1975<br />
a Napoli, in Italia (Smith et al., 1980). Il catalizzatore<br />
era una ZSM-5.<br />
L’ultimo, e più sofisticato, processo di Mobil (Selective<br />
Toluene Disproportionation) massimizza la resa in<br />
p-xilene.<br />
Nella disproporzione del toluene la regolazione della<br />
dimensione dei pori può aumentare le selettività verso il<br />
diachilbenzene p-sostituito (Halgeri e Das, 2002).<br />
Alchilazione del toluene con metanolo. I catalizzatori<br />
<strong>acidi</strong> amorfi e le zeoliti a pori larghi producono gli<br />
isomeri dello xilene a concentrazioni di equilibrio o simili<br />
a esse. La ZSM-5 trattata con Mg, P, ecc., produce di<br />
preferenza p-xilene. È possibile, e anzi probabile, che<br />
all’interno dei pori tutti e tre gli isomeri dello xilene vengano<br />
prodotti a concentrazioni di equilibrio. La diffusività<br />
del p-xilene in questo sistema è però di circa quattro<br />
ordini di grandezza maggiore rispetto a quelle degli<br />
altri due isomeri. La conseguenza è che le concentrazioni<br />
di p-xilene prodotto possono essere superiori al<br />
90%. Questo è un esempio di selettività di forma verso<br />
il prodotto (Chen et al., 1979; Smith et al., 1980).<br />
4,4-dialchilbifenili<br />
Il 4,4-dicarbossilbifenile è il monomero dei cristalli<br />
liquidi termotropici, di pellicole molto forti e resistenti<br />
al calore e dei cosiddetti ‘polimeri ingegnerizzati’. Gli<br />
<strong>acidi</strong> dicarbossilici vengono prodotti <strong>da</strong>i 4,4-dialchilbifenili<br />
mediante ossi<strong>da</strong>zione della catena laterale.<br />
Poiché le dimensioni dei dodici isomeri del dimetilbifenile<br />
sono simili, la metilazione selettiva diretta del<br />
naftalene per produrre in prevalenza il 4,4-dimetilbifenile<br />
è molto difficile. Ingegnose modificazioni strutturali<br />
dei pori zeolitici, per sfruttare differenze anche minime<br />
nella dimensione molecolare, possono rendere selettiva<br />
la metilazione. Shen, Sun e Song hanno depositato<br />
fosfato o ossido di calcio sulle superfici interne ed esterne<br />
della ZSM-5 per migliorare la loro selettività (Shen<br />
et al., 2001). Anche la sostituzione isomorfa post-sintesi<br />
di Al di reticolo con Fe è risultata in una migliore selettività<br />
a 4,4-dimetilbifenile (Song et al., 1999; Shen et<br />
al., 2001).<br />
La transalchilazione con polimetilbenzeni rappresenta<br />
un altro metodo per aumentare la selettività. La<br />
selettività verso lo stato di transizione favorisce lo stato<br />
di transizione lineare fra le molecole di bifenile e quelle<br />
di polialchilbenzene. Gli stati di transizione che possono<br />
produrre gli altri isomeri sono molto più voluminosi.<br />
La transalchilazione in faujasite ultrastabile produce<br />
di preferenza 4-metilbifenile e 4,4-dimetilbifenile.<br />
Eliminando alcuni siti <strong>acidi</strong> con tributilfosfito o acido<br />
fosforico si riduce l’entità dell’isomerizzazione che ha<br />
luogo sulla superficie esterna, migliorando ulteriormente<br />
la selettività (Song, 2000).<br />
708 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
I gruppi isopropile sono molto più voluminosi dei<br />
gruppi metile e perciò la differenza fra i diametri cinetici<br />
del 4,4-dialchilbifenile e quelli degli altri isomeri è<br />
molto più grande. Il 4,4-diisopropilbifenile può quindi<br />
essere sintetizzato selettivamente con catalizzatori a selettività<br />
di forma perché il suo diametro cinetico è di gran<br />
lunga minore rispetto a quelli degli altri isomeri. Mentre<br />
con un catalizzatore omogeneo a base di acido fosforico<br />
la resa in 4,4-diisopropilbifenile è soltanto dell’1,9%<br />
(con una conversione del 48%), nel processo catalizzato<br />
<strong>da</strong> mordenite dealluminata a pori tridimensionali la<br />
selettività a 4,4-diisopropilbifenile è pari al 73,5% (con<br />
una conversione del 98%; Lee et al., 1989). La mordenite<br />
possiede pori di dimensioni leggermente ridotte<br />
rispetto ad altre zeoliti a pori larghi. Con la maggior parte<br />
delle zeoliti a pori larghi, quali la HY, la L o la offretite,<br />
le selettività a 4,4-diisopropilbifenile raramente superano<br />
il 15%.<br />
Lee ha lisciviato con un acido minerale quasi tutto<br />
l’Al di reticolo del suo catalizzatore a base di mordenite.<br />
Questo trattamento ha introdotto nella struttura dei<br />
mesopori e ha trasformato l’originario sistema di pori<br />
della mordenite, unidimensionale, in tridimensionale. In<br />
questo catalizzatore, l’alta selettività è determinata <strong>da</strong>lle<br />
restrizioni sullo stato di transizione. Inoltre, la diffusione<br />
qui trova meno ostacoli rispetto alla mordenite originaria<br />
a porosità unidimensionale (Lee et al., 1989).<br />
C’è tuttavia <strong>da</strong> notare la presenza di un possibile<br />
inconveniente in qualsiasi processo che coinvolge l’intermedio<br />
diisopropile. L’ossi<strong>da</strong>zione di tale intermedio<br />
ad acido dicarbossilico genera una quantità di calore circa<br />
tre volte superiore a quella dell’intermedio dimetile.<br />
L’alchilazione del bifenile con alcol ter-butilico in<br />
presenza di zeoliti HY e H-beta favorisce il 4-ter-butilbifenile<br />
e il 4,4-di-ter-butilbifenile rispetto agli altri isomeri.<br />
In questa reazione la zeolite HY è più stabile rispetto<br />
alla H-beta (Sivasanker et al., 1992).<br />
2,6-dialchilnaftaleni<br />
L’ossi<strong>da</strong>zione dei 2,6-dialchilnaftaleni produce acido<br />
naftalen-2,6-dicarbossilico. La policondensazione dell’acido<br />
naftalen-2,6-dicarbossilico con glicol etilenico<br />
porta alla formazione di polietilenenaftenato. Questo<br />
polimero costituisce una barriera verso l’ossigeno quattro<br />
volte più grande rispetto al polietilentereftalato, cinque<br />
volte più grande verso il CO 2 , 3,5 volte più grande<br />
verso l’umidità; inoltre possiede una resistenza alla trazione<br />
superiore del 35% e un modulo di elasticità a flessione<br />
superiore del 50%. Il polietilenenaftenato rappresenta<br />
inoltre una barriera UV intrinsecamente superiore<br />
e offre prestazioni termiche migliori. Malgrado le sue<br />
eccellenti proprietà, gli alti costi di produzione ne limitano<br />
le applicazioni. I costi sono elevati perché la sintesi<br />
selettiva dei 2,6-dialchilnaftaleni presenta difficoltà<br />
simili a quelle discusse per i 4,4-dialchilbifenili. Nei<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
PROCESSI CATALIZZATI DA ACIDI O DA BASI<br />
primi anni Settanta, Teijin Petrochemical Industries produsse<br />
una pellicola estrusa a base di polietilenenaftenato,<br />
il cosiddetto ‘polimero Q’. Oggi la produzione mondiale<br />
di 2,6-dimetilnaftenato supera di poco le 40.000 t/a.<br />
La metilazione diretta con metanolo oppure con altri<br />
agenti metilanti convenzionali non è selettiva e produce<br />
molti dei dieci possibili isomeri del dimetilnaftalene<br />
(DMN). La separazione dei 2,6-dialchilnaftaleni <strong>da</strong>lla<br />
miscela di isomeri mediante distillazione è estremamente<br />
difficile e anche molto costosa perché i punti di ebollizione<br />
degli isomeri sono molto vicini l’uno all’altro. Oggi<br />
il 2,6-DMN viene separato <strong>da</strong>gli altri isomeri mediante<br />
cristallizzazione.<br />
L’isomerizzazione fra gli isomeri del DMN è piuttosto<br />
facile quando essa implica lo spostamento di gruppi<br />
metile <strong>da</strong>lla posizione a a quella b o viceversa. Gli<br />
spostamenti fra i due anelli, o gli spostamenti di metile<br />
b-b, sono molto più difficili. Soltanto l’1,5-DMN e<br />
l’1,6-DMN possono essere isomerizzati facilmente in<br />
2,6-DMN. Gli altri isomeri (2,7-DMN; 1,7-DMN; 1,8-<br />
DMN; 1,4-DMN; 1,3-DMN; 2,3-DMN e 1,2-DMN)<br />
devono essere convertiti tramite disproporzione oppure<br />
transalchilazione.<br />
L’isomero che presenta più problemi è il 2,7-DMN.<br />
All’equilibrio termodinamico, il rapporto tra 2,6-DMN<br />
e 2,7-DMN è vicino a 1. Il 2,7-DMN forma un eutettico<br />
con il 2,6-DMN. La separazione risulta perciò difficile<br />
se il 2,7-DMN è presente in grandi quantità.<br />
Le varie tecnologie seguono strategie diverse per evitare<br />
la metilazione del naftalene e la separazione degli<br />
isomeri del DMN. Sun Oil e Teijin sono state molto attive<br />
negli anni Settanta e Ottanta nello sviluppo della tecnologia<br />
di produzione del 2,6-DMN.<br />
Nel 1995 BP-Amoco ha avviato il primo stabilimento<br />
per la produzione su larga scala dell’acido naftalen-2,6dicarbossilico<br />
a Decatur, in Alabama. Il processo inizia<br />
facendo reagire l’o-xilene e l’1,3-butadiene in presenza<br />
di un catalizzatore a base di metallo alcalino per produrre<br />
o-tolil-2-pentene. Questo viene trasformato in 1,5dimetiltetralina<br />
su un catalizzatore zeolitico Pt-Y. Gli<br />
stadi finali sono la deidrogenazione a 1,5-DMN a 420 °C<br />
su Pt-Re supportato su una g-allumina e l’isomerizzazione<br />
a 2,6-DMN acido-catalizzata su una zeolite beta.<br />
L’isomero 2,6-DMN così prodotto viene purificato per<br />
cristallizzazione. Gli altri isomeri vengono riciclati all’unità<br />
di isomerizzazione (Sikkenga et al., 1990a, 1990b;<br />
Amelse, 1993; Lillwitz e Karachewski, 1993; Lillwitz,<br />
2001).<br />
La società finlandese Optatech acquistò una tecnologia<br />
simile <strong>da</strong> Neste OY. Optatech produce il 2,6-DMN<br />
direttamente, eliminando gli stadi di isomerizzazione e<br />
di riciclo. Invece che <strong>da</strong>ll’o-xilene, il processo parte <strong>da</strong>l<br />
p-xilene, che viene fatto reagire con butadiene in presenza<br />
di potassio su grafite. Il prodotto contiene circa il<br />
67% di 1-p-tolil-2-metilbutene. Questo intermedio viene<br />
709
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
poi deidrociclizzato su un catalizzatore non acido supportato<br />
su ossido di cromo a 510 °C e con un tempo di<br />
contatto di 4 s (Vahteristo et al., 1999).<br />
Kobe-Steel ed Exxon-Mobil hanno introdotto un processo<br />
a più stadi per la produzione del 2,6-DMN. Una<br />
miscela di 2-metilnaftalene e 1-metilnaftalene viene alchilata<br />
con metanolo su un catalizzatore MCM-22 a 400 °C.<br />
La conversione è di circa il 58%, ma la selettività verso<br />
l’isomero desiderato è soltanto del 14%. Dopo la separazione<br />
in un’unità di cristallizzazione ad alta pressione,<br />
sviluppata <strong>da</strong> Kobe-Steel, gli isomeri non desiderati<br />
sono transalchilati con naftalene su MCM-22. Questo<br />
approccio è piuttosto interessante perché usa materiali<br />
di partenza grezzi purificati e perciò non costosi.<br />
La tecnologia di Polimeri Europa (già Enichem) si<br />
basa su una miscela di naftaleni e alchilnaftaleni derivati<br />
<strong>da</strong> olio leggero di riciclo o <strong>da</strong> olio combustibile di<br />
cracking. Questa miscela viene aggiunta a un solvente a<br />
base di pseudocumene e altri benzeni altamente metilati<br />
derivati <strong>da</strong>lla stessa alimentazione. Segue poi l’alchilazione<br />
con metanolo su un catalizzatore zeolitico. Le<br />
principali reazioni sono la metilazione dei benzeni e dei<br />
naftaleni e la transalchilazione fra i polimetilbenzeni e i<br />
derivati del naftalene. Il metanolo mantiene il grado di<br />
metilazione del solvente alchilbenzenico al livello desiderato.<br />
Il distillato, ricco di 1,5-DMN, 1,6-DMN e 2,6-<br />
DMN, viene inviato a un reattore di isomerizzazione. La<br />
cristallizzazione produce infine il 2,6-DMN puro. Tutte<br />
le altre correnti laterali vanno prima all’unità di dealchilazione/transalchilazione<br />
e poi vengono riciclate al<br />
reattore di alchilazione. La zeolite ZSM-12 è la più stabile<br />
e anche la più selettiva fra le zeoliti prese in esame<br />
per questa reazione.<br />
L’attività catalitica in un impianto pilota di alchilazione<br />
è stata mantenuta costante per 800 ore. La faujasite<br />
e le zeoliti beta si sono disattivate in tempi rapidi, la<br />
MCM-22, l’EUO, la mazzite e la mordenite ancor più<br />
velocemente.<br />
La transmetilazione con 1,2,4-trimetilbenzene metila<br />
selettivamente il naftalene o il 2-metilnaftalene in presenza<br />
della zeolite aci<strong>da</strong> MTW. Il prodotto contiene fino<br />
al 35% di 2,6-DMN, molto di più rispetto al valore di<br />
equilibrio, pari al 12%. Il rapporto 2,6-DMN2,7-DMN<br />
varia <strong>da</strong> 2 a 2,5 (il valore di equilibrio è 1). Questa alta<br />
resa di 2,6-DMN è dovuta alla selettività verso lo stato<br />
di transizione che si esplica all’interno dei pori della<br />
MTW. Con altre zeoliti, la selettività, l’attività e la vita<br />
del catalizzatore sono inferiori. Per ristabilire il contenuto<br />
di 1,2,4-trimetilbenzene, è possibile aggiungere<br />
metanolo al solvente già adoperato prima che esso venga<br />
riciclato (Pazzuconi et al., 2001).<br />
Mediante teniche di grafica computerizzata è stato possibile<br />
simulare la traslazione e la rotazione delle molecole<br />
che diffondono all’interno dei pori di zeoliti di struttura<br />
nota, e contare il numero e l’entità delle sovrapposizioni<br />
fra la molecola organica e il reticolo della zeolite. Esperimenti<br />
di risonanza magnetica nucleare con rotazione<br />
all’angolo magico rotante e a polarizzazione incrociata<br />
(CP-MAS-NMR, Cross Polarization-Magic Angle Spinning-Nuclear<br />
Magnetic Resonance) e altri lavori sperimentali<br />
hanno confermato i risultati dello studio di grafica<br />
computerizzata; una mordenite debolmente dealluminata<br />
(trattata con vapore e lavata con acido) può essere<br />
il catalizzatore di elezione (Aguilar et al., 2000). Song<br />
ha pubblicato vari lavori sull’alchilazione del bifenile e<br />
del naftalene (Song et al., 1999; Song, 2000).<br />
Building blocks aromatici<br />
Etilbenzene<br />
Nel 2001 circa il 70% della produzione mondiale di<br />
benzene è stato alchilato con etilene o propilene per produrre<br />
etilbenzene o cumene. L’etilbenzene è l’intermedio<br />
per la produzione dello stirene, il monomero del polistirene<br />
e dei copolimeri stirenici. Nel 2001 la produzione<br />
mondiale di stirene è stata superiore a 20 milioni di<br />
t. Nel 2004 gli Stati Uniti e l’Europa hanno prodotto<br />
rispettivamente 5.779.000 e 858.000 t di etilbenzene e<br />
5.394.000 e 1.666.000 t di stirene (Production [...] 2005).<br />
La produzione statunitense di etilbenzene è aumentata<br />
dell’1,7% circa negli ultimi dieci anni. Il 61% di questa<br />
produzione è stato usato per produrre polistirene e il 39%<br />
per produrre i cosiddetti tecnopolimeri. La tab. 1 mostra<br />
i <strong>da</strong>ti dettagliati relativi alla produzione di etilbenzene e<br />
di altri idrocarburi aromatici.<br />
Sin <strong>da</strong>gli anni Trenta l’etilbenzene è stato prodotto<br />
tramite alchilazione del benzene con etilene o etanolo<br />
con catalizzatori a base di <strong>acidi</strong> minerali forti molto tossici<br />
e corrosivi o con catalizzatori Friedel-Crafts (per<br />
esempio, HF, H 2 SO 4 , H 3 PO 4 -silice, AlCl 3 ). La separazione<br />
dei prodotti <strong>da</strong>ll’acido è un processo difficile ed<br />
energeticamente dispendioso. Inoltre, alla fine della reazione<br />
gli <strong>acidi</strong> devono essere neutralizzati e i sali prodotti<br />
devono essere eliminati seguendo procedure attente<br />
ai problemi ambientali. I processi di polialchilazione<br />
che producono dietilbenzene e polietilbenzeni rappresentano<br />
un altro problema. Un ulteriore svantaggio dei<br />
processi che utilizzano AlCl 3 è la contaminazione del<br />
prodotto con composti clorurati. Ciononostante, fino all’introduzione<br />
delle tecnologie basate sulle zeoliti, i processi<br />
a base di H 3 PO 4 -silice e di AlCl 3 erano gli unici metodi<br />
commerciali per produrre etilbenzene (e cumene).<br />
Nel processo di produzione dell’etilbenzene in fase<br />
vapore della Badger-Mobil veniva usato il catalizzatore<br />
ZSM-5 (Dwyer et al., 1976). Le condizioni della reazione<br />
del processo di Badger-Mobil erano 673 K, circa<br />
20 bar, un rapporto molare benzene/etilene fra 6 e 7 e<br />
una velocità spaziale oraria ponderale del benzene<br />
(WHSV, Weight Hourly Space Velocity) fra 300 e 400<br />
h 1 . Poiché nella ZSM-5 il coking è molto lento, i cicli<br />
710 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
di funzionamento fra rigenerazioni erano di 40-60 giorni.<br />
Il passaggio <strong>da</strong> un processo in fase gassosa a singolo<br />
stadio a un processo in fase liqui<strong>da</strong> a due stadi, nel<br />
quale l’alchilazione e la translachilazione vengono separate,<br />
ha permesso di migliorare l’economia del processo.<br />
I polietilbenzeni vengono riciclati al reattore per essere<br />
sottoposti a transalchilazione. Nel processo in fase<br />
liqui<strong>da</strong> il controllo della temperatura è migliore e la vita<br />
del catalizzatore è più lunga rispetto a quello in fase gassosa.<br />
Ulteriori miglioramenti sono stati ottenuti usando<br />
le zeoliti a pori larghi a pressione più alta e a temperatura<br />
più bassa (per mantenere allo stato liquido il sistema<br />
reagente).<br />
Nel processo Albene, sviluppato in collaborazione<br />
<strong>da</strong>l National Chemical Laboratory of India e <strong>da</strong> Hindustan<br />
Polymers, viene alchilato il benzene con etanolo in<br />
un processo a unico stadio su ‘Encilite’, un setaccio<br />
molecolare simile alla ZSM-5, contenente ferro nel reticolo<br />
al posto dell’alluminio (Ratnasamy e Kumar, 1991).<br />
Il processo Albene opera a 623-673 K, con un rapporto<br />
benzene/etanolo pari a 4 e una WHSV di 6 h 1 . Tutto il<br />
dietilbenzene formatosi viene fatto reagire con benzene<br />
in un reattore separato per ottenere altro etilbenzene.<br />
Il processo Albene utilizzava etanolo diluito al posto<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004<br />
PROCESSI CATALIZZATI DA ACIDI O DA BASI<br />
Variazione %<br />
2003-04<br />
Benzene Europa 3.257 3.617 3.561 3.345 3.705 4.565 6.670 6.817 6.535 4.265 –34,7<br />
Giappone 3.620 4.013 4.177 4.502 4.203 4.459 4.425 4.261 4.313 4.551 4.758 4,5<br />
Taiwan 422 489 511 506 415 605 690 1.070 931 998 1.088 9,0<br />
Cina 1.358 1.341 1.535 1.850 1.988 2.131 2.408 2.556 5,1<br />
Toluene Europa 1.329 1.161 209 1.130 1.172 1.155 886 919 848 853 0,6<br />
Giappone* 1.219 1.374 1.370 1.419 1.349 1.488 1.489 1.423 1.548 1.584 1.634 3,2<br />
Taiwan 39 20 13 43 23 18 26 54 42 64 140 118,8<br />
p-xilene Giappone 2.199 2.476 2.329 2.921 2.754 2.969 2.920 2.814 2.920 3.097 3.164 3,7<br />
Xileni Europa 240 129 1.368 2.514 2.497 2.602 579 1.122 626 594 –5,1<br />
Giappone* 3.627 4.154 3.931 4.634 4.340 4.641 4.681 4.798 4.900 5.213 5.395 3,5<br />
Etilbenzene USA 4.880 6.194 4.699 5.432 5.743 5.945 5.967 4.642 5.412 5.578 5.779 3,6<br />
Europa 679 684 937 149 1.180 769 911 858 –5,8<br />
Stirene USA 5.123 5.165 5.386 5.156 5.166 5.397 5.405 4.214 4.899 5.167 5.394 4,4<br />
Europa 3.025 3.152 2.989 3.215 958 3.078 3.215 1.666 –48,2<br />
Giappone 2.598 2.939 3.085 3.035 2.770 3.055 2.968 3.004 3.016 3.201 3.345 2,6<br />
Taiwan 386 425 411 464 386 806 956 1.146 1.249 1.274 1.247 –2,1<br />
Cumene USA 2.366 2.551 2.667 2.776 3.045 3.162 3.741 3.186 3.503 3.397 3.736 10,0<br />
* Fonti petrolifere e non petrolifere.<br />
tab. 1. Produzione annuale di alcuni prodotti petrolchimici aromatici (migliaia di t)<br />
(Production [...] 2005: <strong>da</strong>ti parzialmente rielaborati)<br />
dell’etilene perché l’India disponeva di poco etilene ma<br />
di etanolo in abbon<strong>da</strong>nza, ottenuto <strong>da</strong>lle molasse.<br />
<strong>Processi</strong> in fase liqui<strong>da</strong> di più recente sviluppo utilizzano<br />
catalizzatori come la USY (Unocal e Lummus), la<br />
beta (Enichem) e l’MCM-22 (processo EBMax di Exxon-<br />
Mobil). Questi processi consentono un controllo termico<br />
migliore e una vita più lunga del catalizzatore rispetto<br />
a quelli in fase gassosa. Le tecnologie che utilizzano<br />
catalizzatori USY producono quantità notevoli di dietilbenzene<br />
che possono essere controllate aumentando il<br />
rapporto benzeneetilene (Bellussi, 2004) nell’alimentazione.<br />
I vantaggi della zeolite beta rispetto alla USY<br />
consistono nella migliore attività per la transalchilazione<br />
del dietilbenzene e nella maggiore selettività.<br />
La tecnologia EBMax di Mobil-Raytheon per la produzione<br />
di etilbenzene usa MCM-22 per l’alchilazione<br />
in fase liqui<strong>da</strong> e un catalizzatore a base di ZSM-5 per la<br />
transalchilazione dei polietilbenzeni in fase gassosa. L’attività<br />
della MCM-22 per l’alchilazione è paragonabile a<br />
quella della USY. Essa si disattiva a una velocità che è<br />
all’incirca 2,4 volte inferiore rispetto alla zeolite beta e<br />
produce una minor quantità di dietilbenzeni rispetto sia<br />
all’una che all’altra. La MCM-22 possiede due sistemi<br />
di pori bidimensionali con pori di media dimensione.<br />
711
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
Uno è costituito <strong>da</strong> pori sinusoi<strong>da</strong>li di 0,550,4 nm. L’altro<br />
sistema ha delle super-cavità di grandi dimensioni<br />
(1,810,71 nm) che sono accessibili soltanto attraverso<br />
pori di piccole dimensioni. I limiti diffusivi nella MCM-<br />
22 sono perciò più severi che nella ZSM-5 o in altre zeoliti<br />
con pori di media grandezza, ma nelle sue ampie<br />
super-cavità la selettività verso lo stato di transizione è<br />
meno importante. Il risultato è una selettività verso la<br />
monoalchilazione migliore di quella ottenibile con zeoliti<br />
HY o H-beta a pori larghi. Il primo impianto commerciale,<br />
Chiba Styrene Monomer, ha iniziato l’attività<br />
a Chiba, in Giappone, nel 1995. La selettività per l’etilbenzene<br />
era del 95,5%, con soltanto il 4,1% di dietilbenzene<br />
e lo 0,2% di trietilbenzeni e di altri prodotti.<br />
Anche la tecnologia TRANS-4, più recente, realizza<br />
la transalchilazione in fase liqui<strong>da</strong>. La natura della zeolite<br />
impiegata non è stata rivelata.<br />
Il processo LummusUOP utilizza rispettivamente<br />
catalizzatori zeolitici EBZ-500 ed EBZ-100 nelle unità<br />
di alchilazione e di transalchilazione in fase liqui<strong>da</strong>. Benché<br />
non siano stati rivelati i dettagli, molto probabilmente<br />
entrambi i catalizzatori sono le zeoliti beta modificate.<br />
Il processo di distillazione catalitica di CDTECH<br />
(una partnership fra ABB Lummus Global e Chemical<br />
Research and Licensing) ha ulteriormente migliorato la<br />
tecnologia di produzione dell’etilbenzene. Nella distillazione<br />
catalitica, la reazione di alchilazione e la distillazione<br />
avvengono simultaneamente in un’unica colonna,<br />
dove è contenuto il catalizzatore. La distillazione allontana<br />
continuamente i prodotti di reazione <strong>da</strong>lla zona<br />
catalitica, con conseguente minimizzazione della produzione<br />
di polietilbenzene. Ciononostante, anche in questo<br />
caso è necessaria la presenza di un reattore di transalchilazione.<br />
Benché un primo brevetto proponesse un<br />
catalizzatore zeolitico di tipo Y, recentemente sono emerse<br />
evidenze che tendono a favorire la zeolite beta.<br />
I processi basati su zeoliti godono di numerosi vantaggi<br />
rispetto ai vecchi processi basati su AlCl 3 :<br />
• fanno uso di catalizzatori non corrosivi;<br />
• fanno uso di catalizzatori rigenerabili;<br />
• sono più ecocompatibili perché causano molto meno<br />
inquinamento;<br />
• al contrario dei processi basati su AlCl 3 , non hanno<br />
i problemi collegati all’eliminazione del catalizzatore<br />
utilizzato;<br />
• possono far uso di etilene o etanolo diluiti o concentrati;<br />
• recuperano la maggior parte del calore prodotto <strong>da</strong>lla<br />
reazione esotermica;<br />
• hanno costi operativi e di capitale decisamente minori.<br />
Laddove il processo H 3 PO 4 -silice genera 0,12 t di<br />
rifiuti solidi e 0,2 t di rifiuti liquidi (benzene in acqua)<br />
ogni 100 t di etilbenzene prodotto, il processo in fase<br />
gassosa che utilizza il catalizzatore ZSM-5 produce meno<br />
di 0,009 t di rifiuti solidi e meno di 0,072 t di rifiuti liquidi<br />
(Davis, 2005).<br />
Nel 2001 per produrre etilbenzene sono state utilizzate<br />
circa 17 milioni di t di benzene in tutto il mondo. Il<br />
76% dell’etilbenzene è stato prodotto in processi che utilizzano<br />
catalizzatori <strong>acidi</strong> solidi (40% in fase gassosa,<br />
36% in fase liqui<strong>da</strong>); il rimanente 24% è stato prodotto<br />
usando come catalizzatore l’AlCl 3 . Perego ha passato in<br />
rassegna la tecnologia della produzione di etilbenzene<br />
(Perego e Ingallina, 2002, 2004). La tab. 2 riassume alcuni<br />
dei più importanti processi commerciali per la produzione<br />
di etilbenzene.<br />
p-etiltoluene e p-dietilbenzene<br />
Un altro monomero importante, il p-metilstirene, può<br />
essere prodotto <strong>da</strong>ll’1-metil-4-etilbenzene ( p-etiltoluene)<br />
mediante deidrogenazione. Il processo di produzione<br />
dell’1-metil-4-etilbenzene è simile a quello dell’etilbenzene<br />
discusso in precedenza, tranne per il fatto che<br />
l’alimentazione è costituita <strong>da</strong> toluene anziché benzene<br />
(Kaeding et al., 1982). Il catalizzatore a selettività di<br />
forma ZSM-5 drogato con fosforo fornisce preferenzialmente<br />
il p-etiltoluene (il prodotto desiderato) perché<br />
l’isomero para può diffondere più velocemente rispetto<br />
agli isomeri orto e meta.<br />
Indian Petrochemicals produce p-dietilbenzene su<br />
di un catalizzatore HZSM-5 trattato con tetraetilortosilicato.<br />
Il tetraetilortosilicato non può penetrare nei<br />
piccoli pori della ZSM-5 e perciò ha effetto soltanto<br />
sulla superficie. Esso restringe le aperture dei pori, riveste<br />
la superficie esterna ed elimina i siti <strong>acidi</strong> esterni<br />
senza influire su quelli interni. Questo trattamento è<br />
chiamato deposizione chimica <strong>da</strong> vapore (CVD, Chemical<br />
Vapour Deposition). In questo modo il prodotto<br />
primario para non può isomerizzare sulla superficie<br />
esterna, che non possiede selettività di forma, per produrre<br />
gli altri isomeri. Il trattamento CVD ha aumentato<br />
la selettività al p-dietilbenzene <strong>da</strong>l 55% al 99,5%<br />
(Halgeri, 2001).<br />
Cumene<br />
Il cumene è l’intermedio per la produzione di fenolo<br />
e acetone. Nel 2004 gli Stati Uniti hanno prodotto<br />
3.736.000 t di cumene (v. ancora tab. 1). Nel corso degli<br />
ultimi dieci anni la produzione di cumene negli Stati<br />
Uniti è aumentata di circa il 4,7% all’anno. Negli anni<br />
2000-2001 la capacità produttiva mondiale si aggirava<br />
su 8 milioni di t/a in circa 40 impianti. Oggi più di una<br />
dozzina di questi impianti utilizza i catalizzatori zeolitici.<br />
Il cumene viene prodotto alchilando il benzene con<br />
propilene. I prodotti collaterali sono i diisopropilbenzeni<br />
e il n-propilbenzene. I diisopropilbenzeni (e anche i<br />
triisopropilbenzeni) possono essere transalchilati con<br />
benzene per produrre altro cumene.<br />
712 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
Monsanto-<br />
Lummus<br />
1975<br />
Il n-propilbenzene è il prodotto della isomerizzazione<br />
secon<strong>da</strong>ria del cumene. Esperimenti con cumene contenente<br />
13 C hanno dimostrato che nelle zeoliti il cumene<br />
isomerizza a n-propilbenzene con una reazione bimolecolare<br />
(Ivanova et al., 1993, 1995).<br />
Reazioni secon<strong>da</strong>rie del propilene possono anche produrre<br />
olefine e altri alchilbenzeni.<br />
Per molti anni gli unici catalizzatori utilizzati per l’alchilazione<br />
del benzene con propilene sono stati il tricloruro<br />
di alluminio (tecnologia Monsanto-Lummus) e<br />
l’acido fosforico supportato su silice (tecnologia UOP<br />
degli anni Quaranta). Le condizioni operative del processo<br />
UOP sono 180-240 °C e una pressione fra 30 e 40<br />
bar. Poiché l’acido fosforico non è in grado di riconvertire<br />
i diisopropilbenzeni mediante transalchilazione con<br />
il benzene, il rapporto benzene/propilene doveva essere<br />
mantenuto alto, fra 5 e 10, per minimizzare la formazione<br />
degli oligomeri del propilene e dei composti polipropilati.<br />
Nella tecnologia Monsanto-Lummus basata su<br />
AlCl 3 (risalente agli anni Settanta), le condizioni operative<br />
sono 110 °C, rapporto benzene/propilene fra 2 e 5<br />
e pressione di 100 bar. Il processo basato su AlCl 3 soffre<br />
della consistente formazione di diisopropilbenzene<br />
e di oligomeri del propilene.<br />
Negli anni Novanta le zeoliti hanno sostituito i catalizzatori<br />
ad acido minerale. I vantaggi dei processi che<br />
utilizzano le zeoliti sono simili a quelli illustrati in precedenza<br />
per il processo di produzione dell’etilbenzene.<br />
Le varie società hanno sviluppato catalizzatori zeolitici<br />
diversi. I catalizzatori utilizzati sono la mordenite dealluminata<br />
(Dow-Kellog), la MCM-22 (Mobil), la beta<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
tab. 2. Caratteristiche dei processi di produzione dell’etilbenzene<br />
PROCESSI CATALIZZATI DA ACIDI O DA BASI<br />
Mobil-<br />
Lummus-<br />
Mobil-<br />
Mobil- Lummus-<br />
Badger<br />
Badger<br />
Unocal-<br />
CDTECH EB Raytheon UOP<br />
(2 1994<br />
a gen.)<br />
(3<br />
UOP 1989<br />
a gen.) EBMax EBOne<br />
1980 1990 1995 1996<br />
ALCHILAZIONE<br />
Temperatura, °C 160 390-440 240-270 390-440 non non non<br />
disponibile disponibile disponibile<br />
Catalizzatore AlCl3 ZSM-5 Y ZSM-5 Y MCM-22 EBZ-500<br />
Fase Liqui<strong>da</strong> Vapore Liqui<strong>da</strong> Vapore non<br />
disponibile<br />
Liqui<strong>da</strong> Liqui<strong>da</strong><br />
Rapporto 2,5 7,6 7,2 7,6 non 4 4-6<br />
di alimentazione disponibile<br />
Vita, anni non<br />
disponibile<br />
0,25 1 1 5 3 2<br />
Resa,% 99,7 98,1 98,2 99,2 99,7 99,5 99,6<br />
TRANSALCHILAZIONE<br />
Catalizzatore Nessuna unità di Nessuna unità di Y ZSM-5 Y ZSM-5 EBZ-100<br />
Fase transalchilazione transalchilazione Liqui<strong>da</strong> Vapore Liqui<strong>da</strong> Vapore Liqui<strong>da</strong><br />
(Enichem) e la Y (UOP e CDTECH). La mordenite dealluminata<br />
di Dow-Kellog ha una struttura pseudotridimensionale<br />
che migliora la resa e la stabilità. Le zeoliti<br />
Y e MCM-22 producono molto diisopropilbenzene. La<br />
ZSM-5 e la ZSM-12 producono meno diisopropilbenzene<br />
rispetto agli altri catalizzatori <strong>acidi</strong> solidi ma più<br />
n-propilbenzene. La beta e la MCM-22 sono probabilmente<br />
le più selettive fra queste zeoliti.<br />
Se le condizioni del processo vengono stabilite attentamente,<br />
l’isomerizzazione del cumene prodotto a <strong>da</strong>re<br />
n-propilbenzene può essere minimizzata. La dimensione<br />
ridotta dei pori del catalizzatore MCM-22 suggerisce<br />
che con questo catalizzatore zeolitico il cumene può formarsi<br />
solo sulla superficie esterna. In questo modo non<br />
c’è limite diffusivo.<br />
La tecnologia CDTECH si basa sulla distillazione<br />
catalitica in un reattore a colonna e funziona come descritto<br />
in precedenza per l’etilbenzene.<br />
Nel 1996 Mobil-Raytheon, EniChem e UOP hanno<br />
avviato in modo indipendente impianti industriali per la<br />
produzione del cumene con catalizzatori zeolitici. La<br />
purezza del propilene influenza la durata del catalizzatore,<br />
che nel caso dell’impianto Enichem è superiore ai<br />
quattro anni.<br />
Le rese in cumene superano il 99,5% in tutti i processi<br />
basati su zeoliti. La purezza del prodotto arriva fino<br />
al 99,95%. La selettività a cumene nel processo<br />
Mobil/Badger può toccare il 99,92-99,97%. La concentrazione<br />
del n-propilbenzene prodotto è compresa tra<br />
200 e 250 ppm. Dopo il 1996 la capacità dell’impianto<br />
di Pasadena, nel Texas, è stata di circa 0,7 milioni di ta.<br />
713
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
Cimeni (metilisopropilbenzeni)<br />
Il m-cimene e il p-cimene sono intermedi per la produzione<br />
di m- e p-cresoli. L’ossi<strong>da</strong>zione dei cimeni seguita<br />
<strong>da</strong> scissione aci<strong>da</strong> produce i cresoli. L’ossi<strong>da</strong>zione dell’o-cimene<br />
è un processo difficile. Inoltre, l’o-cimene<br />
inibisce anche l’ossi<strong>da</strong>zione degli altri due isomeri. La<br />
formazione di questo isomero deve perciò essere mantenuta<br />
al più basso livello possibile.<br />
Il n-propiltoluene è un prodotto indesiderato. Cejka<br />
e Wichterlova hanno spiegato il meccanismo della sua<br />
formazione: i prodotti primari, cimene e toluene, si trasformano<br />
in n-propiltoluene con una reazione bimolecolare<br />
(Cejka e Wichterlova, 2002).<br />
La doman<strong>da</strong> di cimene è molto inferiore rispetto a<br />
quella di cumene. Ciononostante, sono oggi in attività<br />
alcune unità commerciali con capacità che si aggirano<br />
sulle 40.000 t/a. Il cimene è prodotto mediante alchilazione<br />
del toluene con propilene. L’alchilazione produce<br />
una miscela di o-, m- e p-cimeni.<br />
L’isopropilazione del toluene è una sostituzione elettrofila<br />
nella quale il gruppo metilico gui<strong>da</strong> la sostituzione<br />
nelle posizioni orto e para. L’impedimento sterico<br />
del gruppo metilico favorisce la posizione para rispetto<br />
a quella orto. L’isomerizzazione secon<strong>da</strong>ria sul<br />
catalizzatore acido di alchilazione trasforma i prodotti<br />
primari in m-cimene, termodinamicamente più stabile.<br />
Le velocità relative di alchilazione e isomerizzazione<br />
determinano la distribuzione finale degli isomeri.<br />
Le tecnologie di produzione si basano su AlCl 3 -HCl<br />
o su acido fosforico. Nel processo in fase liqui<strong>da</strong> con<br />
AlCl 3 -HCl, la percentuale dei tre isomeri è vicina a quella<br />
dell’equilibrio termodinamico: 3% di o-, 64% di m- e<br />
33% di p-cimene. L’ossi<strong>da</strong>zione del cimene trasforma la<br />
maggior parte dei m- e p-isomeri nei corrispondenti idroperossidi,<br />
ma lascia non convertita la gran parte dell’isomero<br />
orto. Dopo l’ossi<strong>da</strong>zione, tutti i cimeni non trasformati,<br />
ora ricchi di o-cimene, vengono riciclati nel<br />
reattore di alchilazione. Qui l’o-cimene viene isomerizzato<br />
negli altri due isomeri.<br />
Il processo con acido fosforico produce molto più<br />
o-cimene (40%) rispetto al processo basato su AlCl 3 .<br />
Un’unità separata (Cymex), che fa uso di un setaccio<br />
molecolare 13X, separa i m- e i p-cimeni. Questi vengono<br />
poi ossi<strong>da</strong>ti nei corrispondenti cresoli puri. L’o-isomero<br />
viene isomerizzato.<br />
A 250 °C, la ZSM-5 è più p-selettiva rispetto alla<br />
mordenite, alla Y e ad altre zeoliti a pori larghi. Il<br />
prodotto formato con la ZSM-5 contiene il 97,2% di<br />
p-cimene, <strong>da</strong> confrontare con il 46,0% e il 37,6 % prodotti<br />
rispettivamente con mordenite e Y. Purtroppo la<br />
ZSM-5 produce anche quasi il 10% di n-propiltoluene,<br />
mentre la mordenite e la Y non ne producono, formando<br />
solo cimeni. Risultati più recenti suggeriscono che,<br />
a secon<strong>da</strong> della composizione isomerica desiderata, la<br />
zeolite beta o l’allumina mesoporosa potrebbero essere<br />
i migliori catalizzatori <strong>acidi</strong> solidi per la produzione<br />
di cimene.<br />
Alchilbenzeni lineari<br />
Nella produzione di tensioattivi la tecnologia basata<br />
su alchilbenzeni lineari ha quasi del tutto sostituito le<br />
tecnologie più antiquate basate su alchilbenzeni ramificati,<br />
perché i solfonati degli alchilbenzeni lineari sono<br />
biodegra<strong>da</strong>bili. Oggi la tecnologia preferita per produrre<br />
alchilbenzeni lineari è la deidrogenazione delle<br />
n-paraffine a n-olefine, seguita <strong>da</strong> alchilazione del benzene.<br />
I sistemi con catalizzatori <strong>acidi</strong> solidi stanno lentamente<br />
sostituendo le unità con acido fluoridrico, non<br />
soltanto per garantire la sicurezza ambientale, ma anche<br />
per migliorare i costi. I materiali considerati come potenziali<br />
catalizzatori <strong>acidi</strong> solidi includono le zeoliti, le argille,<br />
vari ossidi metallici e il cloruro di alluminio supportato.<br />
Al momento solo il processo Detal di UOP utilizza<br />
un catalizzatore acido solido. Grazie ai continui studi<br />
di carattere fon<strong>da</strong>mentale sul meccanismo di reazione e<br />
sulle proprietà dei catalizzatori, si stanno compiendo<br />
importanti progressi per migliorare la selettività, la stabilità<br />
catalitica e la stabilità a lungo termine degli <strong>acidi</strong><br />
solidi sopra menzionati nelle condizioni operative dei<br />
processi commerciali.<br />
Prodotti chimici <strong>da</strong> idrocarburi aromatici<br />
Bisfenoli<br />
I bisfenoli sono intermedi per la produzione di resine<br />
resolo e novolac, componenti di colle, vernici e materiali<br />
<strong>da</strong> stampaggio. I bisfenoli vengono prodotti mediante<br />
condensazione aci<strong>da</strong> o, meno frequentemente, <strong>basi</strong>ca<br />
di 1 mole di chetone (o di aldeide) con 2 moli di fenolo.<br />
Le aldeidi, e in particolare la formaldeide, reagiscono<br />
con i fenoli e con i fenoli monosostituiti mediante catalisi<br />
aci<strong>da</strong> per produrre una miscela di isomeri e bisfenoli<br />
polinucleari (Fiege et al., 1991; Hesse, 1991; De Angelis<br />
et al., 2005).<br />
Tradizionalmente, l’industria petrolchimica ha impiegato<br />
<strong>acidi</strong> minerali forti (HCl, H 2 SO 4 , H 3 PO 4 ) per catalizzare<br />
questi processi di idrossialchilazione. Tali <strong>acidi</strong><br />
sono molto corrosivi e pericolosi <strong>da</strong> maneggiare, e quindi<br />
i reattori e i contenitori devono essere costruiti con<br />
costosi acciai speciali. Questi <strong>acidi</strong> devono inoltre essere<br />
neutralizzati prima dello smaltimento. Gli aromatici,<br />
presenti di solito nei sottoprodotti salini, creano ulteriori<br />
problemi. Anche in questo caso, l’uso di catalizzatori<br />
<strong>acidi</strong> solidi rispettosi dell’ambiente attenuerebbe gran<br />
parte dei problemi. Inoltre, come avviene in molti altri<br />
processi già descritti, questi catalizzatori possono essere<br />
rigenerati e riutilizzati. Di solito essi sono anche più selettivi<br />
rispetto ai loro omologhi basati su <strong>acidi</strong> minerali.<br />
Il bisfenolo più importante è il bisfenolo A (o BPA)<br />
( p,p-isopropilidendifenolo). Nel 2001 la capacità<br />
714 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
produttiva mondiale di bisfenolo A era di 2,67 milioni di<br />
t. General Electric (25% della capacità produttiva mondiale),<br />
Bayer (16%), Shell (12%) e Dow Chemical Corporation<br />
(10%) sono i quattro maggiori produttori di<br />
BPA. Il tasso di crescita annuale medio si aggira fra il<br />
6,5 e il 7%. Il bisfenolo A è usato soprattutto per la produzione<br />
di policarbonati (65% del BPA prodotto) e delle<br />
resine epossidiche (25% circa). Il rimanente 10% è utilizzato<br />
per ottenere alcuni prodotti della chimica fine.<br />
Il BPA viene prodotto condensando 2 moli di fenolo<br />
con 1 mole di acetone. I due più importanti processi<br />
per la produzione di bisfenolo A usano HCl o resine a<br />
scambio ionico (principalmente resine solfoniche; SRI<br />
Consulting, 1972, 1988).<br />
Nel processo industriale il bisfenolo A prodotto contiene<br />
una piccola percentuale di trisfenoli, di cromani (di<br />
solito fino all’1% del BPA prodotto) e quantità rilevanti<br />
di o,p-bisfenolo A. Nel processo che si basa sulle resine<br />
l’o,p-bisfenolo A può costituire un terzo del prodotto.<br />
Le temperature dei reattori basati su HCl e sulle resine<br />
sono rispettivamente di 40-50 e 90 °C. I processi utilizzano<br />
sei unità: a) un reattore per la condensazione di<br />
fenolo e acetone; b) un’unità per la cristallizzazione dell’addotto<br />
bisfenolo-bisfenolo-fenolo; c) una torre di stripping,<br />
dove l’addotto viene scisso e il fenolo viene riciclato;<br />
d) una unità di ricristallizzazione; e) un’unità di<br />
cracking per l’o,p-bisfenolo A; f ) un impianto di trattamento<br />
delle acque reflue (ChemSystems, 1998).<br />
Il costo totale dell’impianto catalizzato con HCl è<br />
molto superiore rispetto a quello che fa uso delle resine,<br />
perché il primo richiede degli scambiatori di calore in<br />
lega Monel e reattori rivestiti di vetro, mentre il reattore<br />
per il processo eterogeneo con resine può essere costruito<br />
in acciaio comune. Un impianto per il bisfenolo A di<br />
100.000 t/a che utilizza un catalizzatore con resina a<br />
scambio di ioni richiede un investimento totale di progetto<br />
di circa 101.000.000 $. Un impianto simile, che<br />
usa HCl, costa circa 244.000.000 $ (ChemSystems, 2003).<br />
Inoltre, il processo con resine genera molte meno acque<br />
di scarto rispetto al processo che si basa su HCl. Tuttavia,<br />
nel processo basato su HCl la concentrazione di sottoprodotto<br />
o,p-BPA è così piccola <strong>da</strong> non richiedere un<br />
cracker. Il processo basato su HCl trasforma tutto l’acetone.<br />
I processi con resine a scambio di ioni (con l’eccezione<br />
del processo Sinopec-Lummus) trasformano solo<br />
il 90-97% dell’acetone.<br />
Un brevetto di Mobil Oil Corporation, che risale a<br />
più di 30 anni fa, utilizza le zeoliti X e Y per sintetizzare<br />
BPA (Hamilton e Venuto, 1970). Le conversioni previste<br />
erano comprese solamente tra l’1 e il 6%. Il processo<br />
non è mai stato attuato. Anche i setacci molecolari<br />
non zeolitici, come SAPO, ELAPSO, AlPO, MeAPO,<br />
FeAPO e TAPO hanno <strong>da</strong>to risultati scarsi.<br />
L’argilla montmorillonite trattata con acido fluorosolfonico<br />
o fluoridrico sviluppata <strong>da</strong> Texaco ha permesso<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
PROCESSI CATALIZZATI DA ACIDI O DA BASI<br />
di ottenere conversioni dell’acetone (80%) e selettività<br />
a BPA (56%) molto più alte (Knifton, 1993). La perdita<br />
di acido liquido in questo processo potrebbe costituire<br />
un problema.<br />
Gli eteropoli<strong>acidi</strong>, quali i sali Cs 2 HPW 12 O 40 o<br />
(NH 4 ) 2 HPW 12 O 40, incapsulati all’interno di setacci molecolari<br />
mesoporosi come l’MCM-41, sono anch’essi<br />
catalizzatori attivi per la sintesi del BPA. La rigenerazione<br />
di tali catalizzatori è problematica (Rocchiccioli-<br />
Deltcheff et al., 1996).<br />
La zeolite beta ha permesso di realizzare la conversione<br />
completa dell’acetone e una selettività a BPA del<br />
49%. Questa zeolite ha anche realizzato il 27% di sottoprodotto<br />
o,p-BPA, ma nessun cromano.<br />
Tutti questi catalizzatori zeolitici possono essere rigenerati<br />
con fenolo o composti simili a circa 280 °C.<br />
Altri bisfenoli prodotti e utilizzati nell’industria sono<br />
il bisfenolo F, il bisfenolo Z e l’acido 4,4-bis(4-idrossifenil)<br />
pentanoico.<br />
Il bisfenolo F, o bis(4-idrossifenil)metano, è un precursore<br />
di resine liquide. Negli anni 2000-2001 La produzione<br />
mondiale di bisfenolo F è stata di circa 3.000<br />
ta, gran parte delle quali in Giappone. Il catalizzatore<br />
usato è HCl, ma la ZSM-5 e le zeoliti correlate possono<br />
produrre il composto con più selettività e con conversione<br />
completa della formaldeide. In un processo proposto<br />
più recentemente, il catalizzatore è la zeolite beta.<br />
Il bisfenolo Z è il monomero dei film di policarbonato.<br />
La produzione mondiale è di circa 1.360 t/a. Il bisfenolo<br />
Z viene prodotto condensando 1 mole di cicloesanone<br />
con 2 moli di fenolo.<br />
L’acido 4,4-bis(4-idrossifenil)pentanoico viene prodotto<br />
condensando 1 mole di acido levulinico (acido 4ossopentanoico)<br />
con 2 moli di fenolo. Viene usato per<br />
legare le resine poliestere con le resine fenoliche.<br />
Metilendianilina (diamminodifenilmetano)<br />
I poliuretani derivati <strong>da</strong>lla metilendianilina (MDA)<br />
vengono usati come schiume elastiche (materassi, cuscini<br />
e sedili per automobili), schiume rigide (materiali isolanti),<br />
strutture flessibili e rigide con rivestimenti compatti<br />
(intelaiature delle finestre, incastellature, sci, ecc.)<br />
e prodotti <strong>da</strong> stampaggio con elevata durezza ed elasticità,<br />
elastomeri, rivestimenti, adesivi, agglomeranti, ecc.<br />
I monomeri isocianato più comuni per la produzione di<br />
poliuretani sono il toluendiisocianato (TDI) e il metilendifenilisocianato<br />
(MDI). La condensazione di questi<br />
monomeri con polioli, formati tramite condensazione di<br />
ossidi di alchenile (per esempio, ossido di propilene) e<br />
con glicoli e altri polialcoli forma i poliuretani. Nel 2001<br />
la capacità produttiva mondiale era di 1,5 milioni di t di<br />
TDI e vicina a 3 milioni di MDI. I maggiori produttori<br />
sono gli Stati Uniti e l’Europa occidentale.<br />
La MDA, prodotta <strong>da</strong>lla condensazione di 2 moli<br />
di anilina con 1 mole di formaldeide, è un precursore,<br />
715
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
tramite fosgenazione, del diisocianato di metilene. Il<br />
catalizzatore è HCl. La formaldeide e le quantità steichiometriche<br />
di HCl e anilina vengono mescolate a 60-<br />
80 °C e poi riscal<strong>da</strong>te a 100-160 °C per circa 1 ora per<br />
completare la condensazione. Alla fine della reazione la<br />
miscela di reazione viene neutralizzata con NaOH in<br />
eccesso, con produzione della quantità quasi steichiometrica<br />
di NaCl. La miscela di reazione si separa in due<br />
fasi: una organica e una acquosa. La fase acquosa contiene<br />
l’NaCl prodotto nello stadio di neutralizzazione e<br />
tracce di ammine aromatiche. Questi contaminanti devono<br />
essere eliminati prima di inviare allo scarico l’acqua<br />
salata. I sottoprodotti sono l’o,p- e l’o,o-MDA (3-5%)<br />
e alcuni isocianati oligomerici (20-25%). La quantità di<br />
o,p-MDA o,o-MDA cresce con l’aumentare della<br />
temperatura di reazione. Il principale prodotto indesiderato<br />
(e molto nocivo) nella sintesi della MDA è la MDA<br />
N-metilata (De Angelis et al., 2004).<br />
Al pari di tutti i precedenti sistemi, la sostituzione<br />
dell’HCl con un catalizzatore acido solido potrebbe avere<br />
dei vantaggi importanti: rigenerabilità, assenza di soluzioni<br />
saline sempre contaminate con ammine aromatiche,<br />
ecc. Tra i catalizzatori acido solido testati vi sono<br />
composti intermetallici, resine a scambio ionico, siliceallumina,<br />
argille e zeoliti.<br />
Texaco ha svolto ricerche su composti intermetallici<br />
quale l’alluminuro di molibdeno (Mo 3 Al), sui boruri<br />
di tungsteno (WB, W 2 B, WB 5 , W 2 B 5 ), sul solfuro di tungsteno<br />
(WS 2 ) e sul siliciuro di tungsteno (W 5 Si 3 ; Marquis<br />
et al., 1981a, 1981b). Benché molto stabili, tutti questi<br />
composti sono <strong>acidi</strong> assai deboli e perciò la loro attività<br />
è troppo bassa per prenderli in seria considerazione.<br />
Tra le resine a scambio ionico, sono state sperimentate<br />
per questo processo la resina stirene-divinilbenzene<br />
contenente gruppi solfonici e quella tetrafluoroetileneperfluoroviniletere<br />
contenente gruppi solfonici (Nafion;<br />
Merger e Nestler, 1982; Saischek et al., 1983; Nafziger<br />
et al., 1985). Una volta eliminata l’acqua <strong>da</strong>l sistema tramite<br />
distillazione, la conversione della formaldeide risulta<br />
completa a 100-110 °C. Benché la selettività verso la<br />
MDA sia alta, le rese sono risultate troppo basse per lo<br />
sfruttamento industriale (Saischek et al., 1983; Nafziger<br />
et al., 1985).<br />
Le argille e le silice-allumine hanno <strong>da</strong>to risultati scadenti<br />
anche perché sono dotate di bassa <strong>acidi</strong>tà. Livelli<br />
accettabili di conversione richiederebbero temperature<br />
operative più alte. In tali condizioni la selettività verso<br />
il prodotto sarebbe bassa (Perego et al., 2002).<br />
Risultati migliori sono stati ottenuti con le zeoliti,<br />
dotate di maggiore <strong>acidi</strong>tà. Inoltre, la selettività di forma<br />
può aumentare la resa dell’isomero 4,4-MDA (para)<br />
rispetto agli isomeri o-2,2-MDA e orto-para (2,4-MDA).<br />
La zeolite Y pretrattata con un agente fluorurato o scambiata<br />
con vari ioni metallici, la zeolite beta (zeolite a pori<br />
larghi con 12 aperture di anello) e la ERB-1 (zeolite con<br />
pori medi con 10 sistemi di canale ad anello e 12 cavità<br />
ad anello sulla faccia cristallina [001]) sono dei candi<strong>da</strong>ti<br />
promettenti. In questo caso la formazione di amminale<br />
(il prodotto della condensazione neutra dell’anilina<br />
con la formaldeide) risulta quasi completa e la selettività<br />
verso la 4,4-MDA è dell’89%. Tuttavia, la concentrazione<br />
di intermedio parzialmente riarrangiato nella<br />
miscela di reazione è troppo alta (2-3%). Inoltre, si è<br />
dovuto mantenere basso il contenuto di acqua. La ZMS-<br />
5 e le silicaliti sostituite isomorficamente con Ti, B e Fe<br />
sono anch’esse attive per la sintesi della MDA. In questo<br />
caso le zeoliti catalizzano il riarrangiamento dell’amminale<br />
preformato. I reattori batch e a letto fisso<br />
hanno fornito rese simili. Un trattamento della superficie<br />
della zeolite con ottametilciclotetrasilossano (OMTS)<br />
riduce di molto il sottoprodotto o,p-MDA senza abbassare<br />
la conversione dell’amminale o la durata di vita del<br />
catalizzatore. Questo trattamento di solito elimina i siti<br />
<strong>acidi</strong> non selettivi sulla superficie esterna e restringe l’apertura<br />
dei pori, alterando la diffusione. I trattamenti con<br />
composti del fosforo e del boro possono anche modificare<br />
la selettività di forma della zeolite. I vantaggi delle<br />
zeoliti trattate con acido borico oppure con acido fosforico<br />
consistono nel basso prezzo dei reagenti e nel fatto<br />
che i catalizzatori così prodotti possono funzionare in<br />
presenza di acqua. Essi mostrano anche una migliore<br />
selettività di forma rispetto alle altre zeoliti. Tuttavia, in<br />
tutte queste zeoliti la reazione è controllata <strong>da</strong>lla diffusione<br />
e perciò soltanto una frazione dei siti <strong>acidi</strong> è accessibile<br />
all’amminale.<br />
Ricercatori Eni hanno confrontato la zeolite Nu-88<br />
(la cui struttura è ancora sconosciuta) con la zeolite beta.<br />
La Nu-88 ha fornito una migliore selettività verso la 4,4-<br />
MDA rispetto alla zeolite beta (73% contro 58,5%). Le<br />
rese in 4,4-MDA sono risultate pari a 176 g e 260 g di<br />
4,4-MDA per g di catalizzatore rispettivamente con Nu-<br />
88 e beta. La Nu-88 può essere riattivata con anilina a<br />
200 °C. Questa zeolite catalizza anche la produzione di<br />
bisfenolo A (De Angelis et al., 2005). La beta con dimensione<br />
minore dei cristalliti è risultata più attiva rispetto<br />
alla beta con dimensione dei cristalliti maggiore. Ciò ha<br />
suggerito che anche con la zeolite beta a pori larghi (diametro<br />
del poro 0,67 nm), il processo è controllato <strong>da</strong>lla<br />
diffusione. La reazione è controllata <strong>da</strong>lla diffusione<br />
anche nella zeolite beta a cristalli piccoli.<br />
La delaminazione delle zeoliti può aumentare notevolmente<br />
l’accessibilità dei siti <strong>acidi</strong> senza eliminare o<br />
diminuire la loro <strong>acidi</strong>tà. Inoltre, può migliorare la resistenza<br />
all’acqua. Per esempio, i precursori laminari delle<br />
zeoliti a struttura MWW ERB-1, MCM-22, SSZ-25, ferrierite<br />
o Nu-614 possono essere espansi e delaminati.<br />
Ciò produce strati singoli strutturati con grandi aree superficiali<br />
esterne (4.600 m 2 /g) e una limitatissima, quasi<br />
inesistente, area superficiale dei micropori. I siti <strong>acidi</strong><br />
nei materiali risultanti (rispettivamente ITQ-2, ITQ-6 e<br />
716 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
ITQ-18) sono accessibili attraverso la superficie esterna<br />
(Corma et al., 2000, 2001). La conseguenza è che questi<br />
catalizzatori delaminati sono più attivi rispetto alle corrispondenti<br />
zeoliti. Inoltre, si formano pochissimi prodotti<br />
N-metilati e chinazolinici, e la resa in trimeri e tetrameri<br />
è inferiore al 30%. È <strong>da</strong> notare che il rapporto isomerico4,4-MDA(para)/[2,2-MDA(orto)2,4-MDA(ortopara)]<br />
dipende <strong>da</strong>lla struttura della superficie esterna<br />
della zeolite delaminata. Nella ITQ-18 questo rapporto<br />
è vicino a 4. Le zeoliti delaminate si disattivano anche<br />
più lentamente rispetto alle zeoliti a pori larghi, probabilmente<br />
perché la diffusione e il desorbimento sono più<br />
veloci. Questi materiali possono tollerare almeno il 5%<br />
di acqua, quasi il doppio della beta. La ITQ-2 ha una<br />
lunga vita catalitica. Ciò è attribuito a un miglioramento<br />
nella diffusione e a un più veloce desorbimento del<br />
prodotto. Il catalizzatore ITQ-2 produce meno sottoprodotti<br />
N-metilati (Corma et al., 2004).<br />
I catalizzatori a zeolite delaminata possono sostituire<br />
l’HCl nella produzione della MDA e nella maggior<br />
parte delle condensazioni di altri chetoni e aldeidi perché<br />
sono molto attivi e hanno una lunga vita catalitica.<br />
Ciononostante, in questo campo i catalizzatori <strong>acidi</strong> solidi<br />
non sono mai an<strong>da</strong>ti oltre la fase di studio. Soltanto il<br />
processo di produzione del bisfenolo A utilizza un catalizzatore<br />
solido (resine solfoniche). Le zeoliti, specialmente<br />
quelle delaminate, rappresentano promettenti alternative<br />
all’HCl.<br />
e-caprolattame<br />
Nel 2002 il 52% dei 33 milioni di t di benzene prodotte<br />
nel mondo era usato per produrre etilbenzene. La<br />
produzione di cumene consumava il 19% della produzione<br />
di benzene e il 13% di quella di cicloesano. Questi<br />
due composti rappresentano le principali materie prime<br />
per la produzione del nylon (Bellussi, 2004).<br />
Uno dei vari metodi per produrre il nylon parte <strong>da</strong><br />
benzene e propilene. Il primo stadio è l’alchilazione per<br />
produrre cumene. Il cumene viene successivamente ossi<strong>da</strong>to<br />
a cumilidroperossido, che è poi decomposto in fenolo<br />
e acetone in presenza di acido solforico. Il fenolo viene<br />
in seguito ridotto a cicloesanolo e cicloesanone. Quest’ultimo<br />
è trasformato con ammoniaca in presenza di<br />
acido solforico nella corrispondente ossima. Infine, l’ossima<br />
del cicloesanone è convertita, via trasposizione di<br />
VOLUME II / RAFFINAZIONE E PETROLCHIMICA<br />
PROCESSI CATALIZZATI DA ACIDI O DA BASI<br />
Beckmann, in - e-caprolattame. L’e-caprolattame è il<br />
monomero del Nylon 6. Questo processo genera 1,3 kg<br />
di solfato di ammonio di scarto per ogni kg di e-caprolattame<br />
prodotto.<br />
La tab. 3 mostra la produzione annuale di caprolattame<br />
in Asia orientale.<br />
Un’altra importante tecnologia inizia con la riduzione<br />
del benzene a cicloesano. Quest’ultimo viene ossi<strong>da</strong>to<br />
a cicloesanone e cicloesanolo. Il cicloesanolo viene<br />
poi ossi<strong>da</strong>to con acido nitrico a <strong>da</strong>re acido adipico. Metà<br />
dell’acido adipico viene poi trasformato in 1,6-esametilenediamina.<br />
Quest’ultima è usata insieme all’acido adipico<br />
per produrre Nylon 6,6.<br />
Innovazioni recentemente introdotte evitano del tutto<br />
la formazione del sottoprodotto solfato di ammonio nella<br />
sintesi dell’e-caprolattame, modificando gli stadi di ammossimazione<br />
e di trasposizione di Beckmann in fase<br />
vapore. La titanio-silicalite (TS-1) è un setaccio molecolare<br />
con una struttura pentasile. In presenza di ammoniaca<br />
e di perossido di idrogeno la TS-1 può catalizzare<br />
efficacemente la reazione di ammossimazione. Questa<br />
reazione è effettuata in ter-butanolo in condizioni molto<br />
blande. La temperatura di reazione è di 80-95 °C e il rapporto<br />
molare H 2 O 2 /cicloesanone si aggira fra 0,8 e 1,0.<br />
La selettività basata sull’ossima è 96-100% e quella basata<br />
sul perossido di idrogeno è 89-95%. Non ci sono emissioni<br />
di SO x e NO x . L’unico sottoprodotto è l’acqua. Enichem<br />
ha costruito in Italia un impianto <strong>da</strong> 12.000 t/a<br />
(Taramasso et al., 1983; Petrini, 1993). Nel 2003 Sumitomo<br />
ha costruito un altro impianto in Giappone usando<br />
la stessa tecnologia.<br />
Benché sia più conosciuta per la sua notevole selettività<br />
nell’ossi<strong>da</strong>zione, la TS-1 e altre preparazioni simili<br />
a base di titanio-silicalite catalizzano anche l’epossi<strong>da</strong>zione<br />
delle olefine. Se qui sia coinvolta o meno una<br />
catalisi aci<strong>da</strong> è oggetto di dibattito.<br />
Di recente Thomas e Raja hanno progettato un nuovo<br />
catalizzatore per la sintesi dell’e-caprolattame. Al posto<br />
del perossido di idrogeno, il processo usa aria. Il nuovo<br />
catalizzatore è un alluminofosfato nanoporoso contenente<br />
promotori a base di cobalto, silicio, magnesio e<br />
zinco. L’aria ossi<strong>da</strong> l’ammoniaca a idrossilamina in situ<br />
sui siti di cobalto. Nel momento in cui questi risultati di<br />
laboratorio verranno riprodotti su scala industriale, qualsiasi<br />
processo basato su questo catalizzatore costituirà<br />
tab. 3. Produzione annuale di caprolattame in Asia orientale (migliaia di t) (Production [...] 2005)<br />
1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004<br />
Variazione %<br />
2003-04<br />
Giappone 519 545 555 556 519 581 599 531 508 530 503 –5,1<br />
Taiwan 104 108 104 114 123 119 171 184 186 216 216 0<br />
Cina 100 120 109 164 152 170 201 228 13,4<br />
717
PRODUZIONE DI INTERMEDI PER LA PETROLCHIMICA<br />
un grande miglioramento rispetto alle tecnologie esistenti<br />
(Halford, 2005).<br />
Il catalizzatore tradizionale della trasposizione di<br />
Beckmann è l’acido solforico concentrato. Dopo la trasposizione<br />
l’acido solforico viene neutralizzato con ammoniaca.<br />
Ciò produce circa 1,3 kg di solfato di ammonio per<br />
kg di e-caprolattame. La ZSM-5, la SAPO-11 e alcune<br />
altre zeoliti blan<strong>da</strong>mente acide possono catalizzare la trasposizione.<br />
L’alimentazione contiene solo l’ossima del<br />
cicloesanone, metanolo e acqua (il metanolo aumenta la<br />
selettività <strong>da</strong>ll’80 al 95%). I siti catalitici sono gruppi silanolo<br />
dotati di <strong>acidi</strong>tà estremamente debole, come per<br />
esempio gruppi vicinali o i siti difettivi noti come silanol<br />
nests (Ichihashi, 2001). Nel 2003 Sumitomo ha avviato<br />
il primo impianto industriale per produrre e-caprolattame<br />
che utilizza un catalizzatore a base di silicalite.<br />
11.3.3 Conclusioni e sfide future<br />
Negli ultimi trenta anni i ricercatori hanno sviluppato un<br />
gran numero di <strong>acidi</strong> solidi, nei quali l’<strong>acidi</strong>tà può an<strong>da</strong>re<br />
<strong>da</strong> livelli blandi ai livelli dei super<strong>acidi</strong>. Inoltre, è diventato<br />
possibile anche controllare la dimensione dei pori<br />
del catalizzatore. In questo modo è possibile regolare<br />
l’<strong>acidi</strong>tà e selezionare la dimensione ottimale dei pori<br />
per massimizzare le selettività e minimizzare la formazione<br />
di sottoprodotti e il coking, e quindi ottimizzare<br />
un processo. È possibile scegliere tra più di dieci dozzine<br />
di zeoliti sintetiche quella con la dimensione dei pori<br />
e con altri parametri strutturali ottimali per una <strong>da</strong>ta reazione.<br />
Tuttavia, la produzione su larga scala di molte delle<br />
zeoliti ad alto contenuto di silice di recente sviluppo presenta<br />
degli ostacoli. L’industria al momento utilizza soltanto<br />
undici delle 125 nuove strutture zeolitiche (coperte<br />
<strong>da</strong> più di 23.000 brevetti) scoperte fra il 1950 e il 2000.<br />
Il problema sono gli alti costi di produzione. Ciò è vero<br />
soprattutto per le zeoliti ad alto contenuto di silice, che<br />
per altri versi sono molto interessanti, i metallofosfati,<br />
le strutture metallorganiche e silicogermanati. Gran parte<br />
della spesa risiede nel costo per sintetizzare gli agenti<br />
che indirizzano la struttura, cioè gli organo-cationi e le<br />
ammine che funzionano come ospiti. Per trarre beneficio<br />
<strong>da</strong> queste nuove zeoliti ad alto contenuto di silice è<br />
necessario che i costi di produzione diminuiscano. Di<br />
seguito vengono elencati possibili modi per diminuire i<br />
costi di sintesi (Zones et al., 2005):<br />
• le strutture di tipo borosilicato sono spesso più facili<br />
<strong>da</strong> preparare rispetto alle loro omologhe a base di Al.<br />
Preparando le strutture di borosilicato appropriate,<br />
eliminando in seguito l’agente che indirizza la struttura<br />
e scambiando B con Al, potrebbe essere possibile<br />
ridurre in maniera consistente i costi di sintesi;<br />
• l’utilizzo dei fluoruri potrebbe essere meno costoso<br />
rispetto ai soliti metodi per preparare alcune zeoliti<br />
a base di sola silice, altamente microporose e con una<br />
bassa densità di struttura;<br />
• la sostituzione di agenti organici orientanti le superfici,<br />
molto complessi e quindi molto costosi, con ammine,<br />
meno costose e non selettive, ridurrebbe significativamente<br />
i costi;<br />
• l’utilizzo di agenti riciclabili orientanti le superfici<br />
ridurrebbe notevolmente i costi (Zones et al., 2005).<br />
Altre sfide che l’industria dovrà affrontare nei prossimi<br />
decenni consistono nella diminuzione delle materie<br />
prime, nel loro mutamento e nelle disposizioni governative<br />
sempre più stringenti. Inoltre, l’industria dovrà<br />
riconvertire in misura crescente gli impianti per realizzare<br />
processi più compatibili con la tutela dell’ambiente,<br />
ridurre i prodotti di scarto e allo stesso tempo migliorare<br />
l’economicità dei processi.<br />
Benché le zeoliti possano avere forte <strong>acidi</strong>tà, selettività<br />
rispetto alla forma e buona stabilità, in molte reazioni<br />
le limitazioni al trasferimento di massa restringono la<br />
catalisi agli strati più esterni dei cristalli zeolitici. Ciò avviene<br />
soprattutto con i reagenti più voluminosi. I setacci molecolari<br />
mesoporosi possiedono, oltre ai micropori, anche<br />
pori larghi (diametro 2-30 nm) e hanno anche elevate aree<br />
superficiali, fino a 1.000 m 2 /g. Queste zeoliti mesoporose<br />
o a strati o pilastrate possiedono buona stabilità, mantengono<br />
i vantaggi della forte <strong>acidi</strong>tà e della selettività<br />
rispetto alla forma e, allo stesso tempo, consentono ai reagenti<br />
di accedere alle parti interne dei cristalli, diminuendo<br />
o eliminando le limitazionii di trasferimento di massa.<br />
La diffusione ridotta nei mesopori rende i siti attivi <strong>acidi</strong><br />
o <strong>basi</strong>ci molto più accessibili di quanto lo siano nei catalizzatori<br />
zeolitici industriali attualmente in uso.<br />
In questi anni molte ricerche vengono indirizzate<br />
verso lo sviluppo e l’ottimizzazione dei catalizzatori mesoporosi,<br />
perché è ovvio che materiali mesoporosi stabili<br />
aiuterebbero ad affrontare molte delle sfide future.<br />
Oltre alla produzione dei derivati petrolchimici, questi<br />
materiali potrebbero anche trovare uso come catalizzatori<br />
nella raffinazione del petrolio e nei processi della<br />
chimica fine e farmaceutica.<br />
La creazione dei mesopori può avvenire durante o<br />
dopo la sintesi della zeolite. Alcuni materiali nuovi, sviluppati<br />
negli ultimi venti-trenta anni, nei quali i mesopori<br />
vengono creati dopo la sintesi della zeolite, sono i<br />
seguenti:<br />
• strutture delaminate e pilastrate. Le loro strutture più<br />
aperte (per esempio, ITQ-2, MCM-22) potrebbero<br />
essere molto importanti perché al loro interno la diffusione<br />
avviene in misura minore che non nelle zeoliti<br />
cristalline, eppure esse mantengono l’<strong>acidi</strong>tà e la<br />
selettività di forma tipica delle zeoliti;<br />
• variazioni di zeoliti già note (per esempio, ITQ-17 e<br />
il polimorfo C della zeolite beta), sintetizzate con<br />
agenti controllanti la struttura di tipo inorganico (per<br />
esempio, GeO 2 );<br />
718 ENCICLOPEDIA DEGLI IDROCARBURI
• materiali mesoporosi non-silicei, come per esempio<br />
l’allumina mesoporosa. Questi setacci potrebbero<br />
essere sintetizzati con agenti controllanti la struttura<br />
di natura anionica (<strong>acidi</strong> carbossilici, nel qual caso<br />
i diametri dei pori sono correlati con la lunghezza<br />
della catena dell’acido carbossilico) o neutra, come<br />
per esempio il polietilenossido;<br />
• strutture micromeso composite.<br />
Alcuni approcci recenti per creare mesopori durante<br />
la sintesi delle zeoliti sono invece i seguenti:<br />
• nanotubi di carbonio sono stati combinati prima della<br />
sintesi con l’agente di controllo strutturale, NaOH e<br />
i reagenti contenenti Al e Si. I componenti a base di<br />
carbonio sono stati eliminati tramite combustione<br />
controllata a 550 °C. I catalizzatori prodotti con nanotubi<br />
di carbonio avevano una porosità dell’80%. I<br />
mesopori an<strong>da</strong>vano <strong>da</strong> 30 a 130 nm. Il catalizzatore<br />
era molto attivo per l’etilazione del benzene, l’isomerizzazione<br />
degli alcani e l’isomerizzazione dello<br />
xilene (Schmidt et al., 2005);<br />
• la distruzione parziale della mordenite con NaOH<br />
acquosa, seguita <strong>da</strong> ricristallizzazione, ha fornito mordenite<br />
cristallina con mesopori uniformi (diametro 3<br />
nm). Un trattamento con una soluzione di 0,4 M di<br />
NaOH aumentava l’<strong>acidi</strong>tà; un trattamento con soluzione<br />
di NaOH più concentrata la diminuiva. Il materiale<br />
modificato aveva un’attività di transalchilazione<br />
bifenile-diisopropilbifenile decisamente superiore<br />
rispetto alla mordenite originaria (Ivanova et al., 2005);<br />
• i materiali biologici mesoporosi (legna, piante, spugne<br />
naturali, diatomee, ecc.) possono servire <strong>da</strong> stampi<br />
(templates o templanti) temporanei sacrificali per<br />
preparare catalizzatori di tipo MFI contenenti sia<br />
micro- sia mesopori. I biotemplanti consigliati sono<br />
economici, abbon<strong>da</strong>nti, ecologicamente compatibili<br />
e rinnovabili. Prima della sintesi la superficie dei templanti<br />
sacrificali è coperta con uno strato uniforme<br />
di nanosemi della zeolite Silicalite-1 con dimensione<br />
di 200-400 nm. I nanocristalli sono fatti crescere<br />
in film continui di Silicalite-1 o ZSM-5 mediante<br />
trattamento idrotermico. La decomposizione termica<br />
del supporto biologico temporaneo produce strutture<br />
zeolitiche pure, che si autosostengono. Queste<br />
strutture riproducono fedelmente la struttura micro<br />
e macro dei biotemplanti (Zampieri et al., 2005).<br />
Altri materiali interessanti sono le zeoliti con anelli<br />
molto larghi (cioè aventi più di 12 membri).<br />
In ogni caso, è ancora troppo presto per pronunciarsi<br />
sulle applicazioni pratiche di questi materiali innovativi<br />
nell’ambito della catalisi industriale.<br />
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Sigmund M. Csicsery<br />
Consulente scientifico<br />
L’autore ringrazia Giuseppe Bellussi<br />
e Carlo Perego di EniTecnologie<br />
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