la battaglia di trafalgar - Marina Militare
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so<strong>di</strong>o fosse Ruth Bene<strong>di</strong>ct, <strong>la</strong> famosa iamatologa<br />
e agente dei Servizi americani, a cui<br />
si deve un best seller de<strong>di</strong>cato al Giappone<br />
imme<strong>di</strong>atamente dopo <strong>la</strong> Seconda Guerra<br />
Mon<strong>di</strong>ale, ma non credo che sia stata lei.<br />
L’episo<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong> un <strong>di</strong>gnitario imperiale<br />
a cui fu affidato, per certe incombenze<br />
quoti<strong>di</strong>ane, niente meno che il Generale<br />
Mac Arthur, e questo <strong>di</strong>gnitario doveva<br />
mostrargli certi musei, certi aspetti del<strong>la</strong><br />
corte, delle collezioni imperiali. Il Generale<br />
Mac Arthur era, come il Prof. Huntington,<br />
molto sicuro <strong>di</strong> che cosa fosse l’Occidente,<br />
e anche molto convinto del<strong>la</strong> superiorità<br />
dell’Occidente, e naturalmente ne par<strong>la</strong>va<br />
con questo <strong>di</strong>gnitario giapponese, il quale<br />
un giorno, probabilmente stanco <strong>di</strong> sentirsi<br />
ripetere che l’Occidente era superiore,<br />
chiese molto compitamente al Generale se<br />
avesse mai pensato che cosa c’era ad Occidente<br />
degli Stati Uniti d’America. Il Generale<br />
restò colpito, perché ad Occidente degli<br />
Stati Uniti evidentemente non poteva esserci<br />
nul<strong>la</strong>, e il <strong>di</strong>gnitario gli rispose con una<br />
banale osservazione <strong>di</strong> carattere geografico:<br />
“Signor Generale, ad Occidente degli Stati<br />
Uniti c’è il Giappone”.<br />
Il che è una considerazione, evidentemente,<br />
che, entro certi limiti, potrebbe essere<br />
interessante anche per noi, per quelle<br />
poche cose che io vi potrò <strong>di</strong>re nei minuti<br />
che mi rimangono, per <strong>la</strong> considerazione<br />
del nostro rapporto <strong>di</strong> noi, che come europei<br />
siamo, per così <strong>di</strong>re ad Occidente e, nello<br />
stesso tempo e soprattutto, a Nord del bacino<br />
me<strong>di</strong>terraneo.<br />
Se c’è un concetto che è fluido, che è<br />
stato soggetto a mutamenti continui nel corso<br />
dei secoli, e soprattutto nel corso degli<br />
ultimi decenni, è proprio questo concetto <strong>di</strong><br />
Occidente. Io, per esempio, come me<strong>di</strong>evista<br />
(anche se faccio questo mestiere ormai<br />
sempre meno), quando nel mio mestiere,<br />
nelle fonti che riguardano il mio mestiere,<br />
mi incontro con le categorie <strong>di</strong> Oriente ed<br />
Occidente, a parte il puro uso geografico <strong>di</strong><br />
queste categorie (ma come tutti sappiamo,<br />
quando noi pensiamo all’Occidente non<br />
pensiamo mai al puro uso geografico <strong>di</strong><br />
tale categoria), io mi incontro sempre con<br />
l’E<strong>di</strong>tto <strong>di</strong> Tessalonica.<br />
Nell’E<strong>di</strong>tto <strong>di</strong> Tessalonica, l’Imperatore<br />
Teodosio, nel 380 d.C., constatato che era<br />
impossibile, vista <strong>la</strong> situazione geopolitica<br />
del tempo e visto lo stato delle comunicazioni<br />
del tempo, governare tutto l’Impero da<br />
un solo centro (e questa constatazione del<br />
resto ormai era vecchia quasi <strong>di</strong> 200 anni<br />
nel<strong>la</strong> compagine governativa dell’impero<br />
romano, che infatti aveva approvato più<br />
riforme istituzionali e circoscrizionali al<br />
riguardo), <strong>di</strong>vide decisamente l’impero in<br />
due parti, chiamate proprio così, semplicemente<br />
partes, che saranno istituzionalmente<br />
e circoscrizionalmente governate da due<br />
<strong>di</strong>versi Imperatori, una pars occidentis e<br />
una pars orientis. Da allora in poi in tutte<br />
le fonti, almeno fino a tutto il XV secolo, si<br />
registra un uso ampio dei termini Occidente<br />
ed Oriente, ma sempre limitato all’area<br />
geopolitica culturale dell’Impero, quin<strong>di</strong> si<br />
potrebbe <strong>di</strong>re all’area me<strong>di</strong>terranea, limitata<br />
cioè, per darvi qualche parametro geografico<br />
più o meno preciso, dal Caucaso e dal<br />
Danubio a Nord, dalle Colonne d’Ercole,<br />
cioè lo stretto <strong>di</strong> Gibilterra, a Ovest, dal<br />
Sahara a Sud, e dal<strong>la</strong> linea dell’Eufrate a<br />
Est. Questa era l’area dell’impero romano,<br />
grosso modo. All’interno dell’area dell’impero<br />
romano si usa il concetto <strong>di</strong> Oriente e<br />
<strong>di</strong> Occidente, ricalcato sulle <strong>di</strong>stinzioni territoriali<br />
dell’Impero. Quin<strong>di</strong> i cronisti delle<br />
Crociate per esempio (tanto per richiamarsi<br />
a qualche cosa <strong>di</strong> cui dovremmo par<strong>la</strong>re un<br />
pochino nei prossimi minuti), quando par<strong>la</strong>no<br />
<strong>di</strong> sé stessi come occidentali che vanno<br />
ad oriente, altro non intendono se non quello<br />
<strong>di</strong> appartenenti all’area del<strong>la</strong> vecchia pars<br />
occidentis dell’impero, che si sono spostati<br />
nel<strong>la</strong> pars orientis.<br />
Un cronista del<strong>la</strong> prima Crociata, il quale<br />
proveniva da Orleans e si era trasferito<br />
a San Giovanni d’Acri (cioè nell’attuale<br />
città israeliana <strong>di</strong> Akko), <strong>di</strong>ce testualmente:<br />
“noi che eravamo occidentali siamo <strong>di</strong>ventati<br />
orientali”; se invece che ad Akko si<br />
fosse trasferito, che so io, a Isfahan, non si<br />
sarebbe mai sognato <strong>di</strong> par<strong>la</strong>re <strong>di</strong> Oriente.<br />
Pensando al<strong>la</strong> Persia o pensando ad<strong>di</strong>rittura<br />
al<strong>la</strong> Cina, per quel po’ che nel XII secolo<br />
si poteva sapere (quasi nul<strong>la</strong>) del<strong>la</strong> Cina,<br />
nessun europeo <strong>di</strong> cultura <strong>la</strong>tina ci pensava<br />
come ad un “Oriente”.<br />
Il nostro concetto <strong>di</strong> Oriente e <strong>di</strong> Occidente,<br />
in fondo, nasce attraverso varie<br />
e<strong>la</strong>borazioni e ha forse una data <strong>di</strong> nascita<br />
culturalmente importante, con “Il Divano<br />
occidentale-orientale” <strong>di</strong> Goethe, e ha<br />
un’altra data <strong>di</strong> rie<strong>la</strong>borazione in un quadriennio<br />
fondamentale per <strong>la</strong> nostra storia<br />
contemporanea, il quadriennio dell’imme<strong>di</strong>ato<br />
primo dopo guerra, 1918-22, quando<br />
da un <strong>la</strong>to Oswald Spengler scrive il “Tramonto<br />
dell’Occidente” (e per lui l’Occidente<br />
è fondamentalmente l’Occidente europeo<br />
e Occidente è sinonimo <strong>di</strong> Europa), dall’altro,<br />
esattamente negli stessi anni (<strong>la</strong> data<br />
<strong>di</strong> nascita precisa è il 1919), al<strong>la</strong> Columbia<br />
University si inaugura <strong>la</strong> prima cattedra <strong>di</strong><br />
Western Civilization, <strong>la</strong> prima cattedra nel<br />
mondo. La prima cattedra del mondo <strong>di</strong> Western<br />
Civilization vista dal<strong>la</strong> Columbia University<br />
è fondata su un presupposto esplicito<br />
che si legge nel documento <strong>di</strong> fondazione <strong>di</strong><br />
44<br />
tale cattedra, cioè che l’Occidente è qualche<br />
cosa che si irra<strong>di</strong>a dagli Stati Uniti d’America,<br />
che costituisce <strong>la</strong> sintesi del<strong>la</strong> cultura<br />
libera e liberale degli Stati Uniti, ed è un<br />
Occidente che si contrappone al<strong>la</strong> vecchia<br />
Europa. Quin<strong>di</strong> l’osservazione <strong>di</strong> Donald<br />
Rumsfeld a proposito <strong>di</strong> una vecchia Europa<br />
ormai agonizzante, <strong>di</strong> una nuova Europa<br />
che potrebbe anche nascere su basi nuove,<br />
ha ra<strong>di</strong>ci profonde nel<strong>la</strong> cultura americana,<br />
almeno nel primo ‘900, ma io <strong>di</strong>rei anche<br />
decisamente nell’’800, e questo concetto <strong>di</strong><br />
Occidente si ra<strong>di</strong>ca su una idea <strong>di</strong> estraneità<br />
del<strong>la</strong> cultura occidentale rispetto al mondo<br />
europeo.<br />
Poi è successo quello che è successo.<br />
Quando a Yalta il signor Roosevelt e il Maresciallo<br />
Stalin hanno deciso <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre il<br />
mondo in due aree <strong>di</strong> influenza, con una sparizione<br />
obiettiva del concetto d’Europa, e il<br />
mondo si è <strong>di</strong>viso in un mondo libero e in un<br />
mondo socialista, il mondo libero è <strong>di</strong>ventato<br />
sinonimo <strong>di</strong> Occidente. Probabilmente<br />
le nostre <strong>di</strong>fficoltà, al <strong>di</strong> là delle ragioni<br />
politiche, economiche, militari, <strong>di</strong> definire<br />
l’Europa, cui alludeva prima dell’interruzione<br />
il Dott. Caracciolo, <strong>di</strong>pendono anche<br />
da questa nostra <strong>la</strong>cerazione, da questo nostro<br />
<strong>di</strong>sagio, derivante per un verso da una<br />
nostra profonda abitu<strong>di</strong>ne d’origine, anche<br />
sco<strong>la</strong>stica, se vogliamo, culturale, politica<br />
in senso <strong>la</strong>to, anche religiosa, soprattutto<br />
nel mondo cattolico, che ci fa pensare che<br />
l’Occidente per eccellenza sia l’Europa, e<br />
che il nucleo dell’Occidente sia costituito<br />
ancora, quanto meno culturalmente, se non<br />
economicamente o militarmente, dal<strong>la</strong> presenza<br />
europea; mentre per un altro verso ci<br />
troviamo a navigare in una situazione egemonizzata<br />
da forze, anche intellettuali, che<br />
stanno al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> noi.<br />
In che ruolo gioca il nostro rapporto con<br />
il Me<strong>di</strong>terraneo, al riguardo?<br />
“Non esiste una so<strong>la</strong> cultura me<strong>di</strong>terranea”,<br />
<strong>di</strong>ce un grande interprete del Me<strong>di</strong>terraneo,<br />
Predrag Matvejevic nel libro<br />
“Il Me<strong>di</strong>terraneo e l’Europa” che è stato<br />
tradotto qualche anno fa anche in italiano.<br />
Non esiste una so<strong>la</strong> cultura me<strong>di</strong>terranea,<br />
significa che, in fondo, nel nostro pensiero<br />
storico, e non solo storico, o<strong>di</strong>erno, noi<br />
stiamo reagendo (badate, soltanto in parte:<br />
queste osservazioni vanno sempre colte evidentemente<br />
nel modo più re<strong>la</strong>tivo possibile)<br />
al<strong>la</strong> visione storica, inaugurata alcuni decenni<br />
or sono, da un grande stu<strong>di</strong>oso e da<br />
un grande stu<strong>di</strong>o, cioè da Fernand Braudel<br />
e dal suo straor<strong>di</strong>nario affresco storico sul<br />
Me<strong>di</strong>terraneo ai tempi <strong>di</strong> Filippo II, che in<br />
realtà poi si irra<strong>di</strong>ava anche sul Me<strong>di</strong>terraneo<br />
tout court.<br />
Infatti Braudel ha finito con l’essere