la battaglia di trafalgar - Marina Militare
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DELL’ISTITUTO DI STUDI MILITARI MARITTIMI<br />
LA BATTAGLIA DI<br />
TRAFALGAR
DIREZIONE E REDAZIONE:<br />
Anno XV - n. 135 - 2005<br />
<br />
DELL’ISTITUTO DI STUDI MILITARI MARITTIMI<br />
ISTITUTO DI STUDI MILITARI MARITTIMI<br />
CENTRO STUDI<br />
Castello, 2409 - 30122 VENEZIA<br />
DIRETTORE RESPONSABILE:<br />
Capitano <strong>di</strong> Fregata Giuseppe SCHIVARDI<br />
Tel. 041/2441322 - Mil. 40322<br />
IMPAGINAZIONE E GESTIONE TESTI:<br />
Sergente Furiere Vito PALADINI<br />
Tel. Fax 041/2441730 - Mil.40730<br />
e-mail: maristu<strong>di</strong>.cs@marina.<strong>di</strong>fesa.it<br />
REALIZZAZIONE GRAFICA E STAMPA:<br />
Aldo ROSSETTI<br />
Tipografia ISMM Venezia<br />
Tel. 041/2441493 - Mil. 40493<br />
Fax. 041/2441689 - Mil. 40689<br />
Registrazione al tribunale Civile <strong>di</strong> Venezia n. 1353.<br />
La riproduzione, totale o parziale degli scritti<br />
e delle illustrazioni è subor<strong>di</strong>nata all’autorizzazione<br />
del<strong>la</strong> Direzione del Bollettino.<br />
Pubblicazione non in commercio<br />
LA BUSSOLA<br />
Sommario<br />
5 LA BATTAGLIA DI TRAFALGAR<br />
ANALISI E CONSIDERAZIONI<br />
15 IL TOTAL QUALITY MANAGEMENTE<br />
APPLICATO AL CORSO NORMALE<br />
DI STATO MAGGIORE<br />
CONSIDERAZIONI E APPLICABILITA’<br />
27<br />
<br />
DELL’ISTITUTO DI STUDI MILITARI MARITTIMI<br />
<br />
COMUNICARE L’INTANGIBILE<br />
VALORI ED EMOZIONI<br />
35 IL DOMINIO DEL COSMO E LA<br />
QUARTA DIMENSIONE GEOPOLITICA<br />
IL RUOLO DELLE POTENZE MONDIALI NELLA<br />
SPARTIZIONE DEL TERRITORIO SPAZIALE<br />
43 IL MEDITERRANEO
Quale strategia alternativa avrebbe potuto adottare <strong>la</strong><br />
Spagna nel conflitto ispano-americano che consacrò definitivamente<br />
gli Stati Uniti come potenza emergente<br />
al<strong>la</strong> fine del XIX secolo? Quali <strong>di</strong>versi<br />
accorgimenti sul piano del<strong>la</strong> politica estera<br />
avrebbe potuto escogitare l’Italia per trarre<br />
maggiori vantaggi nel conflitto Italo-turco<br />
che <strong>la</strong> vedeva affacciarsi per <strong>la</strong> prima<br />
volta sul<strong>la</strong> scena internazionale come<br />
aspirante nazione colonialista? Dove<br />
sbagliò <strong>la</strong> Russia nel cercare un confronto<br />
nel 1905 con <strong>la</strong> potenza in ascesa del Giappone<br />
che le causò una enorme umiliazione<br />
sul piano dell’immagine internazionale e un<br />
ulteriore indebolimento sul fronte interno?<br />
A chi giova <strong>la</strong> storia con i se e con i ma? Quanto può<br />
essere utile un’analisi <strong>di</strong> tipo “controfattuale” e fino a<br />
che punto può essere utilizzato il frutto <strong>di</strong> queste “sli<strong>di</strong>ng<br />
doors” storiche, questo esercizio <strong>di</strong> fantasia che specu<strong>la</strong><br />
sugli eventi storici che avrebbero potuto verificarsi se<br />
solo quel grande statista o condottiero avesse preso un’altra<br />
decisione? Dice Franco Car<strong>di</strong>ni ”La storia è un lungo<br />
cammino fatto <strong>di</strong> sentieri che <strong>di</strong> continuo si biforcano, e<br />
quel che al<strong>la</strong> nostra dabbenaggine appare come una linea<br />
conseguente e consecutiva <strong>di</strong> fatti l’uno collegato all’altro<br />
(magari logicamente) è, invece, una sequenza puntiforme<br />
d’infinite fratture (e senza logica alcuna).”<br />
L’analisi storica, si sa, costituisce parte integrante dei<br />
corsi <strong>di</strong> strategia in tutte le scuole militari attraverso l’approfon<strong>di</strong>mento<br />
del caso <strong>di</strong> specie. Questo esercizio consente<br />
<strong>di</strong> verificare <strong>la</strong> bontà delle scelte adottate sui tre livelli<br />
c<strong>la</strong>ssici delle operazioni militari strategico, operativo, tattico,<br />
<strong>di</strong> rivisitare concetti dottrinali vecchie e nuovi o <strong>di</strong> vedere<br />
adottati sorprendentemente nel passato, in una forma<br />
embrionale, concetti dottrinali sviluppati solo secoli dopo.<br />
L’utilità dunque <strong>di</strong> una operazione <strong>di</strong> vera natura, che<br />
è da sempre nel<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione dei Corsi <strong>di</strong> Stato Maggiore<br />
dell’IGM e oggi dell’ISMM, sta proprio nel valore del<strong>la</strong><br />
trasposizione delle deduzioni e<strong>la</strong>borate sul piano dell’analisi<br />
storica al contesto dottrinale dove le argomentazioni<br />
più varie, le idee e i ragionamenti, devono trovare forma<br />
e organizzazione in uno spazio fatto <strong>di</strong> principi e norme<br />
con<strong>di</strong>vise utili per l’azione. L’elemento <strong>di</strong> novità, anche<br />
se <strong>di</strong> vera novità non si può par<strong>la</strong>re, è l’applicazione dei<br />
criteri <strong>di</strong> analisi propri del “metodo” all’analisi storica ed<br />
La BUSSOLA<br />
in partico<strong>la</strong>re <strong>di</strong> quelle regole e procedure logiche che<br />
trovano nel GOP, <strong>la</strong> pubblicazione NATO Guide for Operational<br />
P<strong>la</strong>nning quegli elementi <strong>di</strong> schematicità<br />
che <strong>la</strong> pianificazione operativa richiede<br />
quando, nell’intento <strong>di</strong> chiarire al meglio gli<br />
obiettivi, cerca <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare con maggiore<br />
precisione possibile gli end state, i centri <strong>di</strong><br />
gravità, i decisive points e i culminating<br />
points e <strong>di</strong> posizionarli attentamente<br />
sulle linee dei <strong>di</strong>segni operativi. La <strong>di</strong>samina<br />
<strong>di</strong> questi concetti, che prendono le<br />
mosse dai testi più noti del<strong>la</strong> strategia e del<strong>la</strong><br />
dottrina militari dei Von C<strong>la</strong>usewitz e dei de<br />
Jomini, consentono proprio <strong>di</strong> procedere in<br />
senso “controfattuale” e <strong>di</strong> vedere cronologicamente<br />
quale è stato il momento, contrassegnato da quello<br />
specifico decisive point, in cui grazie a quel<strong>la</strong> scelta e non<br />
ad un’altra tra le tante possibili <strong>la</strong> storia ha preso quel<strong>la</strong><br />
piega. La storia non si fa con i se ma con i se si può con una<br />
certa approssimazione pensare al futuro.<br />
In questo numero abbiamo così voluto presentare proprio<br />
un esempio <strong>di</strong> analisi storica secondo le procedure del<br />
GOP con un caso <strong>di</strong> specie <strong>di</strong> tutto rispetto, <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong><br />
Trafalgar, che tanto ha contribuito a mo<strong>di</strong>ficare gli equilibri<br />
europei all’inixio del XIX secolo così come è stata<br />
analizzata dal T.V. NOTTI che si è cimentato con linee <strong>di</strong><br />
operazioni e end states a livello strategico e operativo.<br />
Il C.C. MARCHIÒ ci presenta invece una interessante<br />
analisi al<strong>la</strong> luce del TQM circa il gra<strong>di</strong>mento del C.N. <strong>di</strong><br />
Stato Maggiore mentre il C.C. CACACE, in una sua riflessione<br />
sulle tecniche <strong>di</strong> comunicazione, analizza quali<br />
debbano essere le modalità per trasmettere messaggi che<br />
implichino il trasferimento <strong>di</strong> valori ed emozioni, nel<strong>la</strong><br />
sfera cioè dell’”intangibile” quel<strong>la</strong> dunque più astratta e<br />
delicata. Completa il numero il <strong>la</strong>voro del T.V. SCORCEL-<br />
LETTI con un quadro d’insieme sul<strong>la</strong> geopolitica del<strong>la</strong><br />
quarta <strong>di</strong>mensione, quel<strong>la</strong> dello spazio.<br />
Anche se per <strong>la</strong> verità con un po’ <strong>di</strong> ritardo il Centro<br />
Stu<strong>di</strong> ha finalmente e<strong>la</strong>borato gli atti del<strong>la</strong> XIII giornata<br />
<strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o “A Occidente <strong>di</strong> chi ; linee <strong>di</strong> faglia e punti <strong>di</strong><br />
contatto” <strong>di</strong> cui pubblichiamo l’intervento del Prof. Franco<br />
Car<strong>di</strong>ni, mai troppo citato, circa il rapporto Oriente-Occidente.<br />
Buona lettura a tutti
LA BATTAGLIA<br />
DI TRAFALGAR<br />
ANALISI E CONSIDERAZIONI
OSSERVATORIO<br />
Tenente <strong>di</strong> Vascello<br />
Sergio Gianluca NOTTI<br />
INTRODUZIONE<br />
Tra <strong>la</strong> fine del XVIII secolo e<br />
l’inizio del XIX secolo, <strong>la</strong> Francia <strong>di</strong><br />
Napoleone si scontrava con <strong>la</strong> Gran<br />
Bretagna, che voleva annientare <strong>la</strong><br />
volontà imperialistica del generale<br />
corso, <strong>di</strong>venuto Imperatore <strong>di</strong> Francia.<br />
Il conflitto ebbe per l’Inghilterra<br />
un eroico protagonista: l’ammiraglio<br />
Horatio Nelson (fig. 1), che<br />
combatté contro Napoleone e lo<br />
sconfisse definitivamente sul mare<br />
nei pressi <strong>di</strong> Capo Trafalgar (sulle<br />
coste occidentali del<strong>la</strong> Spagna, 25<br />
miglia a Nord-Ovest <strong>di</strong> Gibilterra)<br />
il 21 ottobre 1805, in quel<strong>la</strong> che fu<br />
definita, tatticamente e strategicamente,<br />
<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> navale più decisiva<br />
del<strong>la</strong> guerra contro l’Impero<br />
napoleonico 1 .<br />
Alcuni autori considerano <strong>la</strong><br />
<strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Trafalgar <strong>la</strong> più grande<br />
<strong>battaglia</strong> navale del<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong><br />
ve<strong>la</strong> 2 . L’importanza strategica risiede<br />
nel fatto che tale <strong>battaglia</strong> pose<br />
fine ad ogni ulteriore tentativo <strong>di</strong><br />
invasione delle Isole Britanniche da<br />
parte <strong>di</strong> Napoleone o <strong>di</strong> perseguire<br />
l’ambizioso progetto <strong>di</strong> creare una<br />
potenza navale francese. Togliendo<br />
dal<strong>la</strong> scena <strong>la</strong> flotta franco-spagno<strong>la</strong>,<br />
<strong>la</strong> Gran Bretagna eliminò ogni<br />
serio ostacolo al raggiungimento<br />
del dominio sui mari da parte del<strong>la</strong><br />
sua flotta, potendo affermare quel<br />
potere marittimo che per 140 anni,<br />
orgogliosamente, avrebbe imposto<br />
al mondo.<br />
GLI EVENTI TRA IL XVIII<br />
ED IL XIX SECOLO CHE<br />
PORTARONO ALLA BATTA-<br />
GLIA DI TRAFALGAR<br />
Dopo <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> navale <strong>di</strong><br />
Aboukir (1° agosto 1798) che vide<br />
<strong>la</strong> flotta inglese sconfiggere quel<strong>la</strong><br />
francese ed il fallimento del<strong>la</strong><br />
campagna napoleonica in Egitto,<br />
il generale Napoleone Bonaparte,<br />
il 23 agosto 1799, approfittando<br />
del momentaneo allentamento del<br />
locale blocco navale britannico 3 ,<br />
fuggì da Alessandria a bordo <strong>di</strong> una<br />
fregata. A seguito del<strong>la</strong> sua riuscita<br />
fuga dall’Egitto, maturò nel<strong>la</strong> sua<br />
mente un’errata e sempre più convinta<br />
sottovalutazione del potere<br />
navale inglese. Rientrato a Parigi, il<br />
9 novembre 1799 scalzò con <strong>la</strong> forza<br />
il Direttorio e lo sostituì con un<br />
Conso<strong>la</strong>to, facendosi poi nominare<br />
Primo Console. Con questo colpo<br />
<strong>di</strong> Stato Napoleone irrompeva sul<strong>la</strong><br />
scena politica francese, <strong>di</strong>ventandone<br />
un in<strong>di</strong>scusso protagonista.<br />
Il 25 marzo 1802 si gettarono<br />
le basi per <strong>la</strong> pace in Europa, con<br />
<strong>la</strong> firma ad Amiens del trattato <strong>di</strong><br />
pace tra Gran Bretagna e Francia;<br />
tuttavia <strong>la</strong> Francia non interruppe i<br />
<strong>la</strong>vori per l’allestimento <strong>di</strong> una flotta<br />
d’invasione delle Isole Britanniche<br />
e ciò determinò <strong>la</strong> ripresa delle<br />
ostilità, il 16 maggio 1803. Nello<br />
stesso periodo <strong>la</strong> Spagna iniziò a<br />
vio<strong>la</strong>re le regole del<strong>la</strong> neutralità,<br />
ospitando e sostenendo rego<strong>la</strong>rmente<br />
navi francesi, vanificando<br />
quin<strong>di</strong> in parte il blocco britannico.<br />
Poco dopo (12 <strong>di</strong>cembre 1804)<br />
<strong>la</strong> Spagna <strong>di</strong>chiarò guerra al<strong>la</strong> Gran<br />
Bretagna, alleandosi con Napoleone,<br />
che <strong>di</strong>eci giorni prima era stato<br />
incoronato Imperatore dei francesi<br />
dal pontefice Pio VII. Tra l’aprile e<br />
l’agosto 1805 il governo <strong>di</strong> Londra,<br />
sfruttando l’emozione suscitata in<br />
5<br />
Europa dal<strong>la</strong> nomina <strong>di</strong> Napoleone<br />
ad imperatore e dal<strong>la</strong> sua successiva<br />
incoronazione a re d’Italia (avvenuta<br />
a Mi<strong>la</strong>no il 26 giugno 1805),<br />
formò <strong>la</strong> terza coalizione anti-francese<br />
con Austria, Russia, Regno <strong>di</strong><br />
Napoli e Svezia.<br />
Frattanto Napoleone, convintosi<br />
dell’impossibilità <strong>di</strong> tentare un’invasione<br />
delle Isole Britanniche con<br />
<strong>la</strong> forza, pensò ad un piano <strong>di</strong>versivo<br />
che costringesse gli inglesi ad<br />
allontanare gran parte delle loro<br />
navi dal canale del<strong>la</strong> Manica e permettesse<br />
al<strong>la</strong> sua forza da sbarco<br />
<strong>di</strong> mettere agevolmente a terra le<br />
truppe. Il piano prevedeva <strong>la</strong> forzatura<br />
del blocco navale britannico<br />
ai porti franco-spagnoli da parte<br />
delle flotte francese e spagno<strong>la</strong>, per<br />
farsi poi inseguire da quelle inglesi<br />
verso le lontane In<strong>di</strong>e Occidentali.<br />
Tuttavia il piano fallì, sia per<br />
le troppo ottimistiche ed errate<br />
valutazioni <strong>di</strong> Napoleone, concernenti<br />
un temporaneo dominio sul<strong>la</strong><br />
Manica, sia per l’eccessiva caute<strong>la</strong><br />
dall’ammiraglio Pierre Villeneuve,<br />
comandante del<strong>la</strong> flotta <strong>di</strong> Tolone,<br />
che ebbe paura <strong>di</strong> scontrarsi con<br />
RITRATTO DELL’AMMIRAGLIO NELSON<br />
con <strong>la</strong> decorazione donatagli dal Sultano turco;<br />
Castello del<strong>la</strong> Ducea <strong>di</strong> Bronte<br />
XIX sec<br />
1 Nicho<strong>la</strong>s Tracy, Nelson’s battles – The Art of Victory in the Age of Sail, Londra, Chatha¬m Publishing, 1996, p. 157.<br />
2 Ennio Dalmaggioni, Battaglia <strong>di</strong> Trafalgar, www.cronologia.it, 24 mag. 2005.<br />
3 Dopo <strong>la</strong> 1° guerra anglo-o<strong>la</strong>ndese, conclusasi nell’agosto 1653, <strong>la</strong> <strong>Marina</strong> inglese attuò una strategia che sarebbe <strong>di</strong>venuta una costante da parte del<strong>la</strong> flotta britannica: il blocco navale dei porti nemici. Con questo<br />
sistema <strong>la</strong> flotta inglese (storicamente <strong>la</strong> flotta prevalente da allora fino al<strong>la</strong> 2^ guerra mon<strong>di</strong>ale) poneva le sue navi davanti ai principali porti nemici, impedendo così allo Stato “bloccato” sia <strong>di</strong> commerciare,<br />
danneggiandone l’economia, sia <strong>di</strong> impiegare il proprio strumento marittimo, se non a rischio <strong>di</strong> uscire in mare e <strong>di</strong> farsi battere definitivamente. Ne conseguiva un deterioramento delle qualità professionali dei<br />
propri marinai che, chiusi nei porti, non potevano addestrarsi al<strong>la</strong> navigazione e al tiro; va infatti ricordato che le flotte mercantili e quelle militari in gran parte coincidevano. Nel caso <strong>di</strong> Aboukir i due vascelli<br />
inglesi, incaricati <strong>di</strong> bloccare Alessandria d’Egitto, erano stati contemporaneamente ed erroneamente ritirati per rifornirsi <strong>di</strong> viveri a Cipro.
OSSERVATORIO<br />
Nelson e si rifugiò a Ca<strong>di</strong>ce.<br />
Le mire espansionistiche <strong>di</strong> Napoleone<br />
si rivolsero allora al Regno<br />
<strong>di</strong> Napoli; l’Imperatore or<strong>di</strong>nò<br />
quin<strong>di</strong> al<strong>la</strong> flotta <strong>di</strong> Tolone, ferma a<br />
Ca<strong>di</strong>ce e costituita da navi francesi<br />
e spagnole (queste ultime al comando<br />
dell’ammiraglio Francesco<br />
Gravina), <strong>di</strong> entrare nel Me<strong>di</strong>terraneo,<br />
unirsi al<strong>la</strong> squadra spagno<strong>la</strong> <strong>di</strong><br />
Cartagena e cooperare con l’esercito<br />
francese contro il Regno <strong>di</strong> Napoli.<br />
Per fare ciò, tuttavia, le navi<br />
franco-spagnole avrebbero dovuto<br />
forzare il blocco navale che <strong>la</strong> flotta<br />
britannica, al comando dell’ammiraglio<br />
Horatio Nelson, aveva nel<br />
frattempo posto al porto <strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce.<br />
LA BATTAGLIA<br />
DI TRAFALGAR<br />
Il 17 ottobre 1805 l’ammiraglio<br />
Pierre Villeneuve, comandante<br />
del<strong>la</strong> flotta <strong>di</strong> Tolone, venne a sapere<br />
dalle sue vedette, poste lungo<br />
il litorale spagnolo, che 6 vascelli<br />
britannici erano a Gibilterra, per<br />
rifornirsi d’acqua e viveri, e che<br />
quin<strong>di</strong> le forze in mare <strong>di</strong> Nelson<br />
erano considerevolmente ridotte.<br />
Pertanto <strong>la</strong> mattina del 19 ottobre<br />
1805, dopo una sortita iniziale <strong>di</strong><br />
ricognizione, <strong>la</strong> flotta franco-spagno<strong>la</strong><br />
partì da Ca<strong>di</strong>ce e si mise<br />
lentamente in formazione, <strong>di</strong>retta<br />
verso Gibilterra, dando così inizio<br />
al<strong>la</strong> prima fase del<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong><br />
Trafalgar. In totale salparono 33<br />
vascelli (18 francesi e 15 spagnoli),<br />
5 fregate e 2 corvette; a questa flotta<br />
dotata <strong>di</strong> 2.626 cannoni, Nelson<br />
opponeva 27 vascelli, 4 fregate e 2<br />
brigantini con un totale <strong>di</strong> 2.148<br />
cannoni. Le 4 fregate e i 2 brigantini<br />
inglesi, <strong>di</strong> vigi<strong>la</strong>nza vicino a<br />
Ca<strong>di</strong>ce, riportarono <strong>la</strong> notizia del<strong>la</strong><br />
partenza a Nelson, che si trovava al<br />
<strong>la</strong>rgo con i vascelli; all’alba del 21<br />
ottobre 1805 Nelson avvistò il nemico<br />
e <strong>di</strong>resse contro <strong>di</strong> lui da ponente,<br />
con un filo <strong>di</strong> vento a favore,<br />
che permetteva alle navi britanniche<br />
<strong>di</strong> raggiungere una velocità <strong>di</strong><br />
circa 3 no<strong>di</strong> 4 .<br />
Il piano <strong>di</strong> <strong>battaglia</strong> dell’ammiraglio<br />
Horatio Nelson<br />
Il piano che Nelson aveva preparato<br />
per <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> navale contro<br />
<strong>la</strong> flotta francospagno<strong>la</strong>,<br />
in caso <strong>di</strong><br />
forzatura del blocco<br />
<strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce, consisteva<br />
nel<strong>la</strong> più importante<br />
rivoluzione<br />
tattica mai avvenuta<br />
fino a quel momento<br />
nel<strong>la</strong> guerra sui<br />
mari. Infatti, fino<br />
ad allora, le battaglie<br />
navali si erano<br />
sempre combattute<br />
tra due squadre avversarie,<br />
<strong>di</strong>sposte su<br />
due linee, con rotte<br />
opposte e parallele;<br />
in ogni squadra le<br />
navi rimanevano incolonnate<br />
l’una nel<strong>la</strong><br />
scia <strong>di</strong> quel<strong>la</strong> prece-<br />
6<br />
dente e si affrontavano, sparandosi<br />
contro, quando erano affiancate e<br />
a portata <strong>di</strong> tiro. In Gran Bretagna<br />
questa tattica <strong>di</strong> combattimento era<br />
sancita dalle Fighting Instructions 5 .<br />
Il piano <strong>di</strong> Nelson, da lui stesso<br />
battezzato “il tocco <strong>di</strong> Nelson”, innovava<br />
profondamente le Fighting<br />
Instructions nei seguenti tre punti:<br />
- sud<strong>di</strong>visione del<strong>la</strong> flotta inglese<br />
in due colonne parallele,<br />
che avrebbero dovuto<br />
puntare perpen<strong>di</strong>co<strong>la</strong>rmente<br />
sul<strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> nemica ed<br />
attraversar<strong>la</strong>. In questo modo<br />
le navi inglesi si sarebbero<br />
poste trasversalmente (<strong>di</strong><br />
prora o <strong>di</strong> poppa) ai vascelli<br />
avversari, al fine <strong>di</strong> iso<strong>la</strong>re il<br />
corpo centrale del<strong>la</strong> formazione<br />
nemica dall’avanguar<strong>di</strong>a<br />
e dal<strong>la</strong> retroguar<strong>di</strong>a 6 ;<br />
- <strong>la</strong> manovra doveva avvenire<br />
ad opera <strong>di</strong> tutta <strong>la</strong> flotta e<br />
non soltanto <strong>di</strong> singole navi,<br />
come era accaduto occasionalmente<br />
in passato 7 ;<br />
- le navi ammiraglie Victory,<br />
su cui era imbarcato Nelson,<br />
e Royal Sovereign su cui era<br />
imbarcato l’ammiraglio Cuthbert<br />
Collinghwood, sarebbero<br />
state <strong>di</strong>sposte in testa<br />
alle due colonne, per guidarle<br />
<strong>di</strong>rettamente all’impatto con<br />
il nemico, anziché al centro<br />
delle rispettive formazioni,<br />
come era consuetu<strong>di</strong>ne. I<br />
due vascelli avrebbero così<br />
rappresentato precisi punti<br />
<strong>di</strong> riferimento per le navi<br />
che le seguivano, evitando i<br />
<strong>la</strong>boriosi segnali a ban<strong>di</strong>ere,<br />
causa spesso <strong>di</strong> fatali equivoci.<br />
Nelson scelse quin<strong>di</strong>, con grande<br />
coraggio, <strong>di</strong> porre inizialmente<br />
<strong>la</strong> propria formazione nel<strong>la</strong> scomoda<br />
posizione, che esponeva<br />
le navi ammiraglie (impossibilitate<br />
a colpire il nemico con le<br />
artiglierie <strong>di</strong>sposte sui fianchi)<br />
4 Le con<strong>di</strong>zioni meteorologiche erano buone, ma in rapido peggioramento, mentre il vento era debole dai quadranti occidentali e si mantenne tale per quasi tutta <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> crescendo<br />
poi d’intensità fino a tramutarsi in tempesta violentissima, protrattasi per quattro giorni. Cfr. Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma,<br />
Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 214.<br />
5 Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 56. Rigide ed importanti regole <strong>di</strong> combattimento<br />
sul mare, introdotte l’8 aprile 1653 dai tre principali coman¬danti del<strong>la</strong> flotta inglese, Robert B<strong>la</strong>ke, George Monck e Richard Deane.<br />
6 Nelson ad<strong>di</strong>rittura avrebbe voluto creare tre colonne d’attacco, ma fu costretto a limitarle a due, non <strong>di</strong>sponendo,nel momento del<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong>, dei previsti 40 vascelli. Cfr. Alberto<br />
Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 212.<br />
7 Le manovre però non erano state stu<strong>di</strong>ate a tavolino, come nel caso <strong>di</strong> Trafalgar, ma erano state frutto <strong>di</strong> favorevoli circostanze del momento o determinate da un’iniziativa estemporanea<br />
dei comandanti delle singole navi. Cfr. Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 212.
OSSERVATORIO<br />
Il Disegno operativo <strong>di</strong> Nelson<br />
END STATE OPERATIVO BRITANNICO: eliminare <strong>la</strong> minaccia navale posta dal<strong>la</strong> flotta franco-spagno<strong>la</strong>.<br />
CENTRO DI GRAVITÀ OPERATIVO NEMICO: le navi da guerra del<strong>la</strong> flotta franco-spagno<strong>la</strong>.<br />
CENTRO DI GRAVITÀ OPERATIVO BRITANNICO: le navi da guerra del<strong>la</strong> flotta britannica.<br />
ANALISI DEL CENTRO DI GRAVITÀ OPERATIVO FRANCO-SPAGNOLO (VISTO DAI BRITANNICI)<br />
CENTRO DI GRAVITÀ OPERATIVO NEMICO<br />
- Le navi da guerra del<strong>la</strong> flotta franco-spagno<strong>la</strong> <strong>di</strong> Villeneuve.<br />
- Forzare il blocco navale inglese;<br />
- Un piano <strong>di</strong> <strong>battaglia</strong> da contrapporre al<strong>la</strong> linea d’azione inglese;<br />
- Combattere in superiorità re<strong>la</strong>tiva <strong>di</strong> fuoco per sfruttare il vantaggio<br />
numerico e compensare le carenze addestrative;<br />
- Mantenere l’iniziativa.<br />
7<br />
CRITICAL CAPABILITIES<br />
- Respingere l’attacco delle navi da guerra del<strong>la</strong> flotta <strong>di</strong> Nelson;<br />
- Minacciare gli interessi britannici, bloccando le basi navali e le<br />
linee <strong>di</strong> comunicazione inglesi.<br />
CRITICAL REQUIREMENTS CRITICAL VULNERABILITIES<br />
DECISIVE POINTS<br />
- La mancanza <strong>di</strong> addestramento nelle manovre in mare e nel<br />
combattimento degli equipaggi franco-spagnoli;<br />
- La vulnerabilità delle navi da guerra nei settori pro<strong>di</strong>eri o poppieri;<br />
- La mancanza <strong>di</strong> determinazione ed iniziativa <strong>di</strong> Villeneuve e<br />
dei suoi subor<strong>di</strong>nati;<br />
- La negazione <strong>di</strong> informazioni intelligence.<br />
1. Mantenere i vascelli del<strong>la</strong> flotta britannica al <strong>la</strong>rgo del porto <strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce;<br />
SCOPO: avere una forza navale pronta ad attaccare <strong>la</strong> flotta franco-spagno<strong>la</strong>, non appena quest’ultima fosse uscita in mare aperto;<br />
2. Negare al nemico l’informazione riguardante il numero <strong>di</strong> navi da guerra del<strong>la</strong> flotta britannica al <strong>la</strong>rgo <strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce;<br />
SCOPO: conseguire un notevole effetto sorpresa ed impatto psicologico nei quadri <strong>di</strong> comando e sugli equipaggi del<strong>la</strong> flotta nemica (in caso <strong>di</strong> scontro<br />
navale), all’atto del<strong>la</strong> scoperta del<strong>la</strong> reale consistenza numerica del<strong>la</strong> flotta britannica;<br />
3. Collocare un ridotto numero <strong>di</strong> navi da guerra minori (tipo fregate) all’uscita del porto <strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce;<br />
SCOPO: simu<strong>la</strong>re un blocco navale <strong>di</strong> modesta entità inducendo l’avversario a prendere il mare e, nello stesso tempo, fornire rapidamente a Nelson<br />
<strong>la</strong> notizia dell’eventuale partenza delle navi del<strong>la</strong> flotta franco-spagno<strong>la</strong>;<br />
4. Effettuare il blocco navale <strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce con tutti i vascelli al <strong>la</strong>rgo del porto;<br />
SCOPO: ridurre significativamente le capacità operative degli equipaggi franco- spagnoli e nello stesso tempo conseguire l’indebolimento economico<br />
del<strong>la</strong> Spagna;<br />
5. Costituire due colonne d’attacco <strong>di</strong> vascelli con le due navi ammiraglie in testa;<br />
SCOPO: nel caso <strong>di</strong> scontro navale, attaccare <strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> nemica in due punti <strong>di</strong>stinti e ridurre il più possibile le comunicazioni a ban<strong>di</strong>ere, quin<strong>di</strong><br />
mantenere l’iniziativa;<br />
6. Ritardare l’intervento in <strong>battaglia</strong> dell’avanguar<strong>di</strong>a nemica;<br />
SCOPO: mantenere il più a lungo possibile <strong>la</strong> superiorità<br />
numerica locale;<br />
7. Perforare ed attaccare perpen<strong>di</strong>co<strong>la</strong>rmente <strong>la</strong> linea <strong>di</strong><br />
fi<strong>la</strong> nemica al<strong>la</strong> massima velocità, attuando il “controtaglio”<br />
del “T” ai vascelli avversari, in prossimità del<br />
centro e del<strong>la</strong> retroguar<strong>di</strong>a;<br />
SCOPO: ridurre il tempo <strong>di</strong> esposizione al fuoco nemico,<br />
conseguire <strong>la</strong> superiorità locale del fuoco, iso<strong>la</strong>re<br />
il corpo centrale del<strong>la</strong> linea nemica dall’avanguar<strong>di</strong>a e<br />
dal<strong>la</strong> retroguar<strong>di</strong>a, <strong>di</strong>sorientare, sfasare e sconfiggere<br />
il centro e <strong>la</strong> retroguar<strong>di</strong>a del nemico;<br />
8. Sconfiggere le navi dell’avanguar<strong>di</strong>a franco-spagno<strong>la</strong>.
OSSERVATORIO<br />
al fuoco concentrato <strong>di</strong> almeno<br />
due-tre vascelli del<strong>la</strong> trasversale linea<br />
<strong>di</strong> fi<strong>la</strong> nemica. Egli però sapeva<br />
che il tiro dei franco-spagnoli non<br />
era né rapido né troppo preciso e<br />
che quin<strong>di</strong>, superata <strong>la</strong> prima mezz’ora,<br />
nel<strong>la</strong> quale il nemico sarebbe<br />
stato in posizione <strong>di</strong> vantaggio,<br />
ogni nave inglese avrebbe perforato<br />
<strong>la</strong> linea avversaria ed avrebbe avuto<br />
da ambo i suoi <strong>la</strong>ti un bersaglio<br />
che, offrendo <strong>la</strong> prora o <strong>la</strong> poppa,<br />
sarebbe stato vulnerabile ed impossibilitato<br />
a sparare. Nelson preparò<br />
quin<strong>di</strong> un piano fondamentalmente<br />
semplice 8 , <strong>la</strong>sciando <strong>la</strong> massima<br />
iniziativa ai suoi subor<strong>di</strong>nati, per <strong>la</strong><br />
fase successiva al contatto con l’avversario.<br />
Le scelte dell’ammiraglio<br />
Pierre Villeneuve<br />
L’ammiraglio Villeneuve si era<br />
reso conto già da tempo che le<br />
tattiche <strong>di</strong> combattimento erano<br />
antiquate e che costituire un’unica<br />
linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> era proprio ciò che<br />
voleva il nemico. D’altronde Villeneuve<br />
conosceva i meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> Nelson,<br />
essendosi scontrato con lui<br />
nel<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Aboukir del 1798,<br />
pertanto giunse al<strong>la</strong> conclusione<br />
che gli inglesi avrebbero tentato in<br />
<strong>battaglia</strong> l’avvolgimento del<strong>la</strong> retroguar<strong>di</strong>a<br />
franco-spagno<strong>la</strong>. Tale<br />
convinzione si <strong>di</strong>mostrò poi completamente<br />
errata e determinò una<br />
serie <strong>di</strong> decisioni che fornirono al<strong>la</strong><br />
formazione <strong>di</strong> Nelson un notevole<br />
vantaggio tattico-operativo.<br />
Sorprendentemente, Villeneuve<br />
non <strong>di</strong>ede ai suoi subor<strong>di</strong>nati alcun<br />
piano per <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong>, prevedendo<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre le sue navi nel<strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssica<br />
linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong>; <strong>la</strong> sua unica innovazione<br />
fu <strong>di</strong> costituire una squadra<br />
d’osservazione <strong>di</strong> 12 navi, comandate<br />
dall’ammiraglio Gravina, posizionate<br />
sopravvento rispetto al<strong>la</strong><br />
linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> principale, da contrap-<br />
porre alle navi inglesi che avrebbero<br />
tentato l’accerchiamento.<br />
Alle prime luci del mattino del<br />
21 ottobre 1805, con <strong>la</strong> flotta britannica<br />
che si avvicinava da ponente,<br />
Villeneuve fece assumere<br />
alle proprie navi <strong>la</strong> formazione da<br />
<strong>battaglia</strong>, posizionandole però in<br />
una sequenza <strong>di</strong>fferente da quel<strong>la</strong><br />
assunta fino a quel momento. A<br />
causa dei venti deboli, le navi franco-spagnole<br />
impiegarono moltissimo<br />
tempo per raggiungere le nuove<br />
posizioni, al punto che Nelson vide<br />
so<strong>la</strong>mente un enorme <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>ne tra<br />
le navi avversarie.<br />
La confusione aumentò quando,<br />
all’altezza <strong>di</strong> Capo Trafalgar,<br />
l’ammiraglio Villeneuve, avendo<br />
visto avvicinarsi il nemico con vento<br />
favorevole da ovest, stimò che<br />
quest’ultimo stesse per realizzare il<br />
temuto attacco al<strong>la</strong> sua retroguar<strong>di</strong>a<br />
e alle 08:00 or<strong>di</strong>nò alle navi <strong>la</strong><br />
contemporanea inversione <strong>di</strong> rotta.<br />
Lo scopo <strong>di</strong> tale decisione era<br />
duplice: eliminare questa ipotetica<br />
minaccia e non allontanarsi dal<br />
porto <strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce, che avrebbe potuto<br />
offrire un riparo sicuro alle navi<br />
danneggiate nell’ormai inevitabile<br />
<strong>battaglia</strong>. Dopo un’ora e mezza <strong>la</strong><br />
flotta franco-spagno<strong>la</strong> riuscì ad<br />
invertire <strong>la</strong> rotta e a ma<strong>la</strong>pena <strong>di</strong>sporsi<br />
in una formazione curva irrego<strong>la</strong>re,<br />
piuttosto <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>nata, con<br />
le navi raggruppate in alcuni punti<br />
e gran<strong>di</strong> spazi vuoti in altri, su una<br />
lunghezza <strong>di</strong> circa nove chilometri<br />
e mesco<strong>la</strong>te senza alcun or<strong>di</strong>ne<br />
preciso.<br />
La scontro navale<br />
La rotta e <strong>la</strong> formazione delle<br />
due flotte contrapposte era dunque<br />
<strong>la</strong> seguente (fig. 2):<br />
- gli inglesi provenivano da<br />
ovest sud<strong>di</strong>visi in due colonne<br />
parallele, una settentrionale,<br />
guidata dal Victory <strong>di</strong><br />
8<br />
Nelson e comprendente 11<br />
vascelli e una meri<strong>di</strong>onale,<br />
guidata dal Royal Sovereign<br />
<strong>di</strong> Collingwood e composta<br />
da 15 vascelli. Il ventisettesimo<br />
vascello del gruppo<br />
settentrionale, l’Africa, era<br />
rimasto in<strong>di</strong>etro ed intervenne<br />
in <strong>battaglia</strong> solo più<br />
tar<strong>di</strong>;<br />
- <strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> franco-spagno<strong>la</strong><br />
<strong>di</strong> Villeneuve e Gravina<br />
<strong>di</strong>rigeva piuttosto <strong>di</strong>sor<strong>di</strong>natamente<br />
verso nord.<br />
Alle 11:00 Villeneuve fu in grado<br />
<strong>di</strong> vedere l’intera formazione <strong>di</strong><br />
Nelson, spiegata su due colonne a<br />
poche miglia <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza, pertanto<br />
alle 11:30 or<strong>di</strong>nò al<strong>la</strong> squadra<br />
<strong>di</strong> supporto <strong>di</strong> Gravina (che dopo<br />
l’inversione <strong>di</strong> rotta si trovava in<br />
coda al<strong>la</strong> formazione) <strong>di</strong> raggiungere<br />
il centro del<strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong><br />
franco-spagno<strong>la</strong>, per contrapporre<br />
due navi ad ogni nave inglese attaccante.<br />
Tuttavia <strong>la</strong> manovra non<br />
fu mai portata a termine a causa<br />
dell’eccessiva lentezza delle navi <strong>di</strong><br />
Gravina.<br />
Alle 11:45, in procinto <strong>di</strong> iniziare<br />
<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong>, Nelson inviò<br />
al<strong>la</strong> flotta il galvanizzante segnale<br />
a ban<strong>di</strong>ere “Eng<strong>la</strong>nd expects that<br />
every man will do his duty” 9 , accolto<br />
con entusiastiche acc<strong>la</strong>mazioni<br />
dai suoi equipaggi. Poco prima <strong>di</strong><br />
mezzogiorno e per circa mezz’ora<br />
le navi franco-spagnole ebbero nel<br />
proprio campo <strong>di</strong> tiro le due navi<br />
capofi<strong>la</strong> inglesi, <strong>di</strong>rette su <strong>di</strong> loro,<br />
ed iniziarono a sparare uni<strong>la</strong>teralmente,<br />
causando però pochi danni<br />
(il Victory ebbe <strong>la</strong> ruota del timone<br />
e l’albero <strong>di</strong> contromezzana <strong>di</strong>strutti<br />
e 50 tra morti e feriti). Nel<br />
frattempo Collingwood posizionò<br />
le navi del<strong>la</strong> sua colonna in linea<br />
<strong>di</strong> rilevamento, in modo da attraversare<br />
<strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> nemica in più<br />
punti e ad<strong>di</strong>rittura ingaggiar<strong>la</strong> da<br />
ambo i <strong>la</strong>ti. Alle 12:20 il Royal So-<br />
8 Nicho<strong>la</strong>s Tracy, Nelson’s battles – The Art of Victory in the Age of Sail, Londra, Chatham Publishing, 1996, p. 176. Con questa decisione Nelson anticipò un principio riportato<br />
anche nel Del<strong>la</strong> guerra, p.119, <strong>di</strong> Von C<strong>la</strong>usewitz (che Nelson non poté leggere, essendo stato pubblicato so<strong>la</strong>mente nel 1832): “Tutto è molto semplice in guerra, ma anche <strong>la</strong> cosa<br />
più semplice <strong>di</strong>venta <strong>di</strong>fficile”.<br />
9 Traduzione: “l’Inghilterra si aspetta che ciascuno faccia il proprio dovere”. Cfr. Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico<br />
del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 216.
OSSERVATORIO<br />
vereign perforò per primo <strong>la</strong> linea<br />
<strong>di</strong> fi<strong>la</strong> nemica, scaricando una rabbiosa<br />
e mici<strong>di</strong>ale bordata attraverso<br />
le vetrate poppiere del vascello<br />
spagnolo Santa Ana, <strong>di</strong>ciottesimo<br />
del<strong>la</strong> formazione avversaria. I 50<br />
colpi a doppia pal<strong>la</strong> sparati dal<strong>la</strong><br />
murata sinistra del vascello britannico<br />
spazzarono longitu<strong>di</strong>nalmente<br />
i ponti del Santa Ana come un<br />
uragano e causarono un massacro.<br />
Intanto Nelson, con <strong>la</strong> colonna<br />
settentrionale, aveva compiuto<br />
un’abile mossa <strong>di</strong>versiva, accostando<br />
provvisoriamente verso nord,<br />
per dare all’avanguar<strong>di</strong>a nemica<br />
l’impressione <strong>di</strong> voler<strong>la</strong> impegnare<br />
in un combattimento su rotte parallele.<br />
L’inganno raggiunse completamente<br />
lo scopo <strong>di</strong> tenere a<br />
lungo l’avanguar<strong>di</strong>a nemica sotto<br />
<strong>la</strong> falsa minaccia <strong>di</strong> attacco da parte<br />
delle navi inglesi, motivo per cui<br />
essa giunse in soccorso del centro<br />
so<strong>la</strong>mente a <strong>battaglia</strong> pressoché<br />
conclusa. Compiuta questa manovra,<br />
tutti i vascelli del<strong>la</strong> colonna <strong>di</strong><br />
Nelson ripresero l’originaria rotta<br />
a levante e tagliarono anch’essi “a<br />
pettine” <strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> avversaria;<br />
alle 12:30 il Victory passò a poppa<br />
del Bucentaure, nave ammiraglia <strong>di</strong><br />
Villeneuve e do<strong>di</strong>cesima nave del<strong>la</strong><br />
formazione franco-spagno<strong>la</strong>, devastando<strong>la</strong><br />
con due rapide e mici<strong>di</strong>ali<br />
bordate (fig. 3).<br />
Il Redoutable accorse allora in<br />
aiuto dell’ammiraglia francese ed<br />
ingaggiò il Victory in un accanito<br />
duello; alle 13:15 dal<strong>la</strong> coffa <strong>di</strong><br />
mezzana del Redoutable partì una<br />
fuci<strong>la</strong>ta che colpì Nelson al<strong>la</strong> spal<strong>la</strong>,<br />
causandone successivamente <strong>la</strong><br />
morte 10 .<br />
Dopo il contatto tra le due formazioni,<br />
<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> continuò in<br />
duelli d’artiglieria iso<strong>la</strong>ti, in una<br />
mischia generale, terminando alle<br />
16:45 con l’esplosione del vascello<br />
francese Achille. Al termine 8 vascelli<br />
francesi, tra cui l’ammiraglia<br />
Bucentaure, e 9 vascelli spagnoli,<br />
tra cui il Santissima Trinidad, erano<br />
stati catturati, mentre gli inglesi<br />
non persero nessuna nave e 10 dei<br />
loro 27 vascelli non ebbero alcun<br />
albero o pennone abbattuto. I francesi<br />
ebbero 2.218 morti, gli spagnoli<br />
1.022 e gli inglesi 456, mentre i<br />
feriti furono rispettivamente 1.155,<br />
1.383 e 1.153; infine i prigionieri<br />
franco-spagnoli risultarono oltre<br />
7.000.<br />
ANALISI<br />
TATTICO-OPERATIVA<br />
Agli inizi del XIX secolo, <strong>la</strong><br />
<strong>Marina</strong> francese poteva ancora<br />
vantare, nei confronti dell’antagonista<br />
britannica, <strong>la</strong> superiorità<br />
qualitativa del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> tattica 11 e<br />
delle costruzioni navali, che continuavano<br />
ad essere migliori <strong>di</strong><br />
9<br />
Figura 2<br />
Le opposteformazioni all’inizio del<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong><br />
quelle inglesi, grazie a più scientifiche<br />
strutture e più avanzate<br />
dottrine ingegneristiche, tutte<br />
risalenti alle innovazioni seicentesche<br />
del Colbert 12 ; tuttavia ciò<br />
a nul<strong>la</strong> valse contro <strong>la</strong> genialità <strong>di</strong><br />
Nelson.<br />
La linea d’azione dell’ammiraglio<br />
inglese, volta ad eliminare<br />
<strong>la</strong> minaccia navale posta dal<strong>la</strong><br />
flotta franco-spagno<strong>la</strong> (End State<br />
operativo desiderato), era infatti<br />
<strong>di</strong>retta sulle navi da guerra avversarie<br />
(Centro <strong>di</strong> Gravità operativo<br />
nemico), sia con il blocco navale,<br />
sia in <strong>battaglia</strong>, qualora le navi<br />
nemiche fossero uscite dal porto<br />
<strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce. In questo secondo<br />
caso, però, l’intento <strong>di</strong> Nelson era<br />
anche quello <strong>di</strong> proteggere le navi<br />
del<strong>la</strong> sua flotta (Centro <strong>di</strong> Gravità<br />
operativo inglese), azione possibile<br />
so<strong>la</strong>mente con <strong>la</strong> superiorità<br />
locale del fuoco, ottenibile tramite<br />
<strong>la</strong> perforazione a “pettine” da<br />
parte delle sue navi ai danni del<strong>la</strong><br />
formazione <strong>di</strong> Villeneuve. Se non<br />
10 Nelson respinse le raccomandazioni <strong>di</strong> trasferirsi prima del<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> a bordo <strong>di</strong> una fregata che non prendeva parte al combattimento, così come rifiutò <strong>di</strong> indossare un soprabito<br />
per occultare i gra<strong>di</strong> e le sue numerose decorazioni, che erano un invitante bersaglio per i cecchini, utilizzati dal<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> francese per colpire gli ufficiali nemici. Cfr. Alberto<br />
Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 218.<br />
11 Antonio F<strong>la</strong>migni, Evoluzione del Potere Marittimo nel<strong>la</strong> Storia, Venezia, ISMM, agosto 2003, p. 61. Il testo <strong>di</strong> tattica <strong>di</strong> Bigot de Morogues era certamente il migliore dell’epoca<br />
e <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> tattica francese attirava l’invi<strong>di</strong>a dei migliori ammiragli inglesi.<br />
12 Giovan Battista Colbert, ministro delle finanze francese all’epoca <strong>di</strong> Luigi XIV, nel<strong>la</strong> seconda metà del seicento, <strong>di</strong>ede impulso a nuove dottrine tattiche e strategiche per <strong>la</strong> <strong>Marina</strong><br />
francese e creò una scuo<strong>la</strong> <strong>di</strong> architettura navale, da cui uscirono vascelli invi<strong>di</strong>ati e imitati dagli inglesi. La principale innovazione fu l’innalzamento del<strong>la</strong> batteria più bassa che,<br />
essendo più <strong>di</strong>stanziata dal<strong>la</strong> linea <strong>di</strong> galleggiamento, poteva sparare meglio con mare agitato e con <strong>la</strong> nave sbandata al vento. Cfr. Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età<br />
moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 102.
OSSERVATORIO<br />
fosse riuscito in questa manovra,<br />
probabilmente avrebbe avuto<br />
grosse <strong>di</strong>fficoltà a proteggere le<br />
proprie navi, poiché i vascelli e i<br />
cannoni inglesi erano numericamente<br />
inferiori.<br />
Pertanto, in caso <strong>di</strong> <strong>battaglia</strong>,<br />
Nelson aveva in<strong>di</strong>viduato come<br />
con<strong>di</strong>zioni per il successo <strong>la</strong> rottura<br />
del<strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> avversaria<br />
in almeno due punti, iso<strong>la</strong>ndone<br />
i tronconi, e <strong>la</strong> superiorità locale<br />
del fuoco. In caso <strong>di</strong> blocco navale,<br />
invece, l’unica con<strong>di</strong>zione<br />
per il successo era rappresentata<br />
dal<strong>la</strong> possibilità <strong>di</strong> mantenere un<br />
gran numero <strong>di</strong> vascelli britannici<br />
per lungo tempo davanti al<br />
porto <strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce, con<strong>di</strong>zione resa<br />
possibile dall’importante base <strong>di</strong><br />
Gibilterra 13 , che, essendo re<strong>la</strong>tivamente<br />
vicina al<strong>la</strong> Gran Breta-<br />
Fig. 3<br />
Penetrazione del Victory nel<strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> nemica<br />
gna, garantiva <strong>la</strong> turnazione ed<br />
il rifornimento delle navi britanniche.<br />
In realtà, poiché Nelson e<br />
Villeneuve erano nemici <strong>di</strong> vecchia<br />
data e Villeneuve in passato<br />
era già riuscito a sfuggire ad una<br />
<strong>battaglia</strong> contro le navi <strong>di</strong> Nelson,<br />
quest’ultimo avrebbe fatto <strong>di</strong> tutto<br />
per poterlo affrontare in mare;<br />
prova ne è il fatto che, per indurre<br />
l’ammiraglio francese a portare le<br />
sue navi in mare, simulò un blocco<br />
leggero <strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce, impiegando<br />
so<strong>la</strong>mente fregate.<br />
Il piano <strong>di</strong> Nelson avrebbe<br />
inoltre permesso <strong>di</strong> ridurre significativamente<br />
le comunicazioni<br />
durante <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> e <strong>di</strong> ottenere<br />
un notevole impatto psicologico<br />
negativo sugli equipaggi avversari,<br />
grazie all’effetto sorpresa, al<strong>la</strong><br />
rapi<strong>di</strong>tà e al sincronismo con cui<br />
10<br />
si sarebbe condotta l’azione. Se i<br />
vantaggi erano quin<strong>di</strong> consistenti,<br />
non <strong>di</strong> meno lo erano i fattori <strong>di</strong><br />
rischio, non tanto nel blocco navale<br />
(per il quale erano minimi)<br />
quanto in <strong>battaglia</strong>. Il piano prevedeva<br />
infatti <strong>di</strong> esporre al fuoco<br />
concentrato del nemico le prime<br />
navi delle due colonne d’attacco,<br />
senza possibilità <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa, per<br />
quasi mezz’ora (Risk Assessment).<br />
Per ridurre al minimo i fattori <strong>di</strong><br />
rischio e rendere il piano effettivamente<br />
vantaggioso per gli inglesi,<br />
in termini <strong>di</strong> risultati ottenibili<br />
a fronte dei possibili danni,<br />
Nelson decise allora <strong>di</strong> svolgere<br />
l’avvicinamento iniziale, fino al<br />
contatto con l’avversario, al<strong>la</strong><br />
massima velocità. Ciò permetteva<br />
<strong>di</strong> minimizzare sia il tempo <strong>di</strong><br />
esposizione <strong>di</strong> ogni nave inglese<br />
al fuoco nemico, sia le per<strong>di</strong>te <strong>di</strong><br />
navi e uomini (Risk Reduction).<br />
Nel preparare il suo piano <strong>di</strong><br />
<strong>battaglia</strong> e nel Risk Assessment,<br />
Nelson tenne <strong>la</strong>rgamente in conto<br />
le capacità <strong>di</strong> combattimento<br />
del<strong>la</strong> flotta avversaria; infatti egli<br />
basò <strong>la</strong> sua tattica sul principio<br />
del “rischio calco<strong>la</strong>to”, convinto<br />
<strong>di</strong> poter contare sui migliori equipaggi<br />
del tempo e su un’incomparabile<br />
compattezza del corpo<br />
ufficiali, da lui definito “band of<br />
brothers” 14 .<br />
Elemento rilevante fu <strong>la</strong> capacità<br />
degli inglesi <strong>di</strong> sparare da<br />
ogni cannone un colpo al minuto<br />
(quin<strong>di</strong> in 60 secon<strong>di</strong> un vascello<br />
da 100 cannoni riversava sul<br />
bersaglio 50 colpi dal suo fianco<br />
impegnato), mentre francesi<br />
e spagnoli sparavano con tempi<br />
almeno doppi se non tripli. Ciò<br />
compensava in parte le carenze <strong>di</strong><br />
personale che <strong>la</strong>mentavano alcu-<br />
13 Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 102. La base <strong>di</strong> Gibilterra fu strappata agli<br />
spagnoli il 4 agosto 1704 da un reparto <strong>di</strong> fanti <strong>di</strong> <strong>Marina</strong>, poi denominati Royal Marines. In questo modo <strong>la</strong> Gran Bretagna, procurandosi un gran numero <strong>di</strong> basi in tutto il mondo,<br />
anticipava l’importantissimo principio <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> adeguati supporti logistici ovunque, con<strong>di</strong>zione necessaria per mantenere a lungo <strong>la</strong> presenza delle proprie navi anche in aree<br />
molto <strong>di</strong>stanti dal<strong>la</strong> madrepatria. Tale principio si è ulteriormente sviluppato nel corso del<strong>la</strong> storia e oggigiorno si è estremizzato con <strong>la</strong> capacità <strong>di</strong> Sea Basing, contemp<strong>la</strong>ta nel<br />
nuovo CONCETTO STRATEGICO DELLA US NAVY, denominato SEA POWER 21.<br />
14 Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 213. Gli ufficiali erano coscienti <strong>di</strong> ciò che voleva<br />
il loro capo e si erano da tempo adeguati al suo favorito ed aggressivo monito: “Nessun comandante sbaglierà se porterà il proprio vascello al fianco <strong>di</strong> un vascello nemico”.<br />
15 Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (VI – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>, 1998, p. 78. Queste carenze avrebbero rappresentato<br />
una seria limitazione per Nelson, se gli inglesi avessero dovuto armare le batterie <strong>di</strong> ambo i <strong>la</strong>ti dei vascelli. Solitamente un veliero era impegnato in <strong>battaglia</strong> su un solo <strong>la</strong>to, ma<br />
se esso si trovava circondato poteva essere costretto a sparare da ambo le murate e dover trasferire parte dei suoi cannonieri anche sulle batterie del <strong>la</strong>to opposto, poiché il numero<br />
complessivo <strong>di</strong> costoro, già normalmente, non copriva mai le necessità <strong>di</strong> tutte le artiglierie <strong>di</strong> entrambe le fiancate. La riduzione del numero <strong>di</strong> serventi presso ciascun cannone<br />
determinava fatalmente una <strong>di</strong>minuzione del<strong>la</strong> celerità <strong>di</strong> tiro.
OSSERVATORIO<br />
ne navi inglesi, armate solo con i<br />
due terzi del<strong>la</strong> forza tabel<strong>la</strong>re 15 .<br />
Va comunque detto che, se il<br />
supporto fornito dal<strong>la</strong> base <strong>di</strong> Gibilterra<br />
giocò un ruolo importante<br />
per raggiungere tale risultato,<br />
vincolò però l’ammiraglio inglese<br />
a formare solo due colonne d’attacco,<br />
invece delle tre previste dal<br />
piano originale, e determinò, all’atto<br />
del<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong>, l’inferiorità<br />
numerica dei vascelli, poiché sei<br />
<strong>di</strong> loro erano a rifornirsi <strong>di</strong> viveri.<br />
All’indebolimento del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong><br />
francese, soprattutto nei quadri<br />
<strong>di</strong> comando, contribuì anche<br />
<strong>la</strong> rivoluzione francese, poiché i<br />
più anziani ed esperti ammiragli<br />
d’origine nobile furono costretti<br />
all’esilio e furono rimpiazzati da<br />
giovani ufficiali, frettolosamente<br />
promossi ai più alti gra<strong>di</strong> più sul<strong>la</strong><br />
base del<strong>la</strong> loro fedeltà al<strong>la</strong> repubblica<br />
e che del<strong>la</strong> loro competenza<br />
professionale; questa in ogni caso<br />
non poteva essere eccelsa, tenendo<br />
conto del<strong>la</strong> loro scarsissima<br />
esperienza <strong>di</strong> comando.<br />
Quin<strong>di</strong> Nelson, certo dell’inferiorità<br />
qualitativa degli equipaggi<br />
franco-spagnoli nelle manovre in<br />
mare e nell’azione <strong>di</strong> fuoco, <strong>di</strong>ede<br />
per scontato (Assumption)<br />
che Villeneuve, se fosse riuscito a<br />
forzare il blocco navale britannico<br />
e fosse venuto a contatto con<br />
<strong>la</strong> flotta inglese per ingaggiare<br />
<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong>, avrebbe adottato <strong>la</strong><br />
c<strong>la</strong>ssica linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong>, riponendo le<br />
speranze <strong>di</strong> vittoria nel<strong>la</strong> superiorità<br />
numerica dei propri cannoni.<br />
Pertanto gli equipaggi inglesi,<br />
consci <strong>di</strong> tutto ciò, affrontarono<br />
<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong> col morale molto alto<br />
e forte motivazione.<br />
Le probabilità <strong>di</strong> successo erano<br />
dunque elevate, se le navi <strong>di</strong><br />
testa delle due colonne d’attacco<br />
inglesi avessero retto fino all’impatto<br />
iniziale; gli eventi si svolsero<br />
proprio come aveva previsto<br />
Nelson nel suo piano <strong>di</strong> <strong>battaglia</strong>:<br />
- il centro <strong>di</strong> Villeneuve do-<br />
vette sopportare il concentramento<br />
britannico;<br />
- le navi del<strong>la</strong> retroguar<strong>di</strong>a<br />
franco-spagno<strong>la</strong> furono affrontate<br />
e sconfitte ad una<br />
ad una dalle navi del<strong>la</strong> colonna<br />
<strong>di</strong> Collingwood;<br />
- l’avanguar<strong>di</strong>a dell’ammiraglio<br />
Dumanoir, grazie al<strong>la</strong><br />
bril<strong>la</strong>nte manovra d’inganno<br />
compiuta dal<strong>la</strong> colonna<br />
<strong>di</strong> Nelson, invertì tar<strong>di</strong>vamente<br />
<strong>la</strong> rotta e giunse sul<br />
luogo del<strong>la</strong> mischia centrale<br />
a <strong>battaglia</strong> pressoché<br />
conclusa.<br />
Tutto questo senza che Villeneuve,<br />
o i suoi col<strong>la</strong>boratori, avessero<br />
saputo escogitare un piano<br />
<strong>di</strong> risposta adeguato che potesse<br />
perlomeno contenere le per<strong>di</strong>te.<br />
In realtà Villeneuve sospettava<br />
fortemente una manovra completamente<br />
fuori dai canoni da parte<br />
del suo avversario; egli però pensava<br />
erroneamente che Nelson<br />
avrebbe tentato <strong>di</strong> accerchiare <strong>la</strong><br />
flotta franco-spagno<strong>la</strong>. Rimase<br />
quin<strong>di</strong> molto sorpreso quando<br />
capì che Nelson avrebbe tentato<br />
<strong>di</strong> iso<strong>la</strong>re il centro del<strong>la</strong> sua linea<br />
<strong>di</strong> fi<strong>la</strong> e per questo motivo attese<br />
l’ultimo momento per or<strong>di</strong>nare<br />
all’ammiraglio Gravina, che si<br />
11<br />
trovava in coda al<strong>la</strong> formazione<br />
con i vascelli <strong>di</strong> rinforzo, <strong>di</strong> posizionarsi<br />
nel minor tempo possibile<br />
in supporto del centro, ma<br />
ormai era troppo tar<strong>di</strong>.<br />
A tal riguardo, un altro fattore,<br />
che contribuì pesantemente al<strong>la</strong><br />
vittoria inglese, fu proprio <strong>la</strong> modesta<br />
intensità del vento durante<br />
<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong>; infatti, sia <strong>la</strong> squadra<br />
d’osservazione <strong>di</strong> Gravina,<br />
sia quel<strong>la</strong> dell’avanguar<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Dumanoir,<br />
con tutte le vele aperte,<br />
potevano procedere a 3-4 no<strong>di</strong>,<br />
velocità che non consentì loro <strong>di</strong><br />
raggiungere in tempo il centro<br />
del<strong>la</strong> linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> franco-spagno<strong>la</strong><br />
e supportarlo adeguatamente.<br />
D’altronde, l’inversione <strong>di</strong> rotta,<br />
or<strong>di</strong>nata da Villeneuve prima<br />
<strong>di</strong> Gibilterra aveva già annul<strong>la</strong>to<br />
l’utilità del<strong>la</strong> squadra d’osservazione<br />
<strong>di</strong> Gravina, poiché <strong>la</strong> lentezza<br />
dei suoi vascelli, che dopo l’inversione<br />
si erano trovati in coda,<br />
determinò un varco eccessivo con<br />
<strong>la</strong> restante linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong>, <strong>di</strong>fficilmente<br />
colmabile in poco tempo, a<br />
causa del vento debole. Pertanto<br />
a nul<strong>la</strong> valse costituire <strong>la</strong> squadra<br />
d’osservazione e rinforzo.<br />
Inoltre, <strong>la</strong> presenza in mare <strong>di</strong><br />
Horatio Nelson come suo avversario,<br />
al comando del<strong>la</strong> flotta più
OSSERVATORIO<br />
potente dell’epoca, con<strong>di</strong>zionò<br />
non solo le decisioni, ma anche<br />
<strong>la</strong> capacità <strong>di</strong> reazione dell’ammiraglio<br />
francese. Ciò è confermato<br />
dal fatto che il commodoro Churruca,<br />
comandante del San Juan<br />
Nepomuceno, avendo percepito<br />
che l’intento <strong>di</strong> Nelson era quello<br />
<strong>di</strong> iso<strong>la</strong>re l’avanguar<strong>di</strong>a nemica<br />
e <strong>di</strong> escluder<strong>la</strong> dal<strong>la</strong> <strong>battaglia</strong>,<br />
si aspettava che Villeneuve or<strong>di</strong>nasse<br />
alle navi dell’avanguar<strong>di</strong>a<br />
una contemporanea inversione<br />
<strong>di</strong> rotta, per contrastare l’azione<br />
britannica; ma vedendo che Villeneuve<br />
non reagì, <strong>la</strong>sciando le navi<br />
senza un piano preciso, capì che<br />
tutto era perduto 16 .<br />
In ultima analisi <strong>la</strong> genialità,<br />
<strong>la</strong> determinazione e il coraggio<br />
<strong>di</strong> Nelson portarono <strong>la</strong> flotta <strong>di</strong><br />
Villeneuve al Culminating Point,<br />
rappresentato dal<strong>la</strong> per<strong>di</strong>ta del<strong>la</strong><br />
superiorità quantitativa locale dei<br />
vascelli e del fuoco e, <strong>di</strong> conseguenza,<br />
non avendo l’ammiraglio<br />
francese un piano alternativo, all’incapacità<br />
<strong>di</strong> contrastare gli inglesi<br />
adeguatamente.<br />
FATTORI DI POTENZA E<br />
CONDIZIONI DI VULNE-<br />
RABILITA’ DELLA FLOTTA<br />
BRITANNICA<br />
I fattori <strong>di</strong> potenza del<strong>la</strong> flotta<br />
britannica, risultanti dall’analisi<br />
condotta, possono essere così<br />
riassunti:<br />
- l’iniziativa, che Nelson riuscì<br />
sempre a mantenere e che<br />
gli permise <strong>di</strong> decidere come,<br />
dove e quando condurre <strong>la</strong> <strong>battaglia</strong>;<br />
- <strong>la</strong> genialità e <strong>la</strong> determinazione<br />
<strong>di</strong> Nelson, che portò in campo<br />
un piano innovativo e re<strong>la</strong>tivamente<br />
semplice, ma estremamente<br />
efficace;<br />
- <strong>la</strong> volontà <strong>di</strong> combattere degli<br />
equipaggi inglesi, il cui ottimo<br />
addestramento, l’elevato morale<br />
e <strong>la</strong> compattezza permisero<br />
<strong>di</strong> ridurre al minimo le comunicazioni<br />
necessarie durante <strong>la</strong><br />
<strong>battaglia</strong> e <strong>di</strong> condurre rapidamente<br />
l’azione;<br />
- <strong>la</strong> sorpresa che ebbero Villeneuve<br />
ed i suoi subor<strong>di</strong>nati, quando<br />
compresero, ormai troppo<br />
tar<strong>di</strong>, il piano <strong>di</strong> Nelson;<br />
- <strong>la</strong> manovra <strong>di</strong> Nelson che permise<br />
al<strong>la</strong> flotta inglese, tramite<br />
<strong>la</strong> penetrazione a “pettine” a<br />
danno del<strong>la</strong> navi franco-spagnole,<br />
<strong>di</strong> ottenere <strong>la</strong> superiorità<br />
locale del fuoco;<br />
- il supporto logistico, fornito<br />
dal<strong>la</strong> base navale <strong>di</strong> Gibilterra,<br />
che garantì i rifornimenti delle<br />
navi inglesi e permise <strong>di</strong> mantenere<br />
a lungo il blocco navale<br />
<strong>di</strong> Ca<strong>di</strong>ce.<br />
Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vulnerabilità più<br />
evidenti, invece, furono:<br />
- il numero inferiore <strong>di</strong> vascelli e<br />
cannoni, oltre a carenze numeriche<br />
<strong>di</strong> personale;<br />
- l’esposizione delle prime navi<br />
delle due colonne d’attacco inglesi<br />
al fuoco concentrato del<br />
nemico, senza possibilità <strong>di</strong><br />
reazione, per quasi mezz’ora.<br />
FATTORI DI POTENZA E<br />
CONDIZIONI DI VULNE-<br />
RABILITA’ DELLA FLOTTA<br />
FRANCO-SPAGNOLA<br />
I fattori <strong>di</strong> potenza del<strong>la</strong> flotta<br />
franco-spagno<strong>la</strong> furono:<br />
- <strong>la</strong> superiorità numerica totale<br />
dei vascelli e dei cannoni;<br />
- <strong>la</strong> superiorità qualitativa delle<br />
costruzioni navali francesi.<br />
Le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vulnerabilità, invece,<br />
furono:<br />
- l’addestramento degli equipaggi,<br />
che, sebbene numericamente<br />
adeguati alle necessità belliche,<br />
16 Nicho<strong>la</strong>s Tracy, Nelson’s battles – The Art of Victory in the Age of Sail, Londra, Chatha¬m Publishing, 1996, p. 181.<br />
12<br />
non poterono mai considerarsi<br />
equivalenti a quelli inglesi per<br />
motivazione ed addestramento;<br />
- <strong>la</strong> mancanza, durante le fasi del<strong>la</strong><br />
<strong>battaglia</strong>, del comando, coor<strong>di</strong>namento<br />
e controllo da parte<br />
<strong>di</strong> Villeneuve sulle sue navi;<br />
- le errate valutazioni e <strong>la</strong> mancanza<br />
<strong>di</strong> determinazione e <strong>di</strong><br />
iniziativa da parte <strong>di</strong> Villeneuve,<br />
che causarono lo sfaldamento<br />
del<strong>la</strong> propria linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> e<br />
l’incapacità <strong>di</strong> reagire all’attacco<br />
inglese;<br />
- <strong>la</strong> completa assenza <strong>di</strong> un piano,<br />
da contrapporre a quello <strong>di</strong> Nelson,<br />
che permise all’ammiraglio<br />
inglese <strong>di</strong> mantenere l’iniziativa;<br />
- il ritardo d’intervento dell’avanguar<strong>di</strong>a<br />
e del<strong>la</strong> squadra <strong>di</strong> rinforzo<br />
franco-spagno<strong>la</strong>.<br />
CONSIDERAZIONI<br />
Per capire il motivo che determinò<br />
<strong>la</strong> sconfitta dei francesi<br />
e degli spagnoli, si deve considerare<br />
il fatto che in guerra gli<br />
uomini, ed in partico<strong>la</strong>re gli ufficiali<br />
e i comandanti, valgono più<br />
<strong>di</strong> qualsiasi altro mezzo o organizzazione.<br />
In altre parole, per<br />
quanto importante sia <strong>la</strong> tattica<br />
in mare, all’epoca del<strong>la</strong> ve<strong>la</strong> come<br />
oggi, oltre al<strong>la</strong> superiorità numerica<br />
e al<strong>la</strong> qualità dei mezzi, sono<br />
senza dubbio <strong>la</strong> determinazione,<br />
<strong>la</strong> motivazione e l’iniziativa degli<br />
uomini a decidere le sorti del<strong>la</strong><br />
<strong>battaglia</strong>. Infatti, <strong>la</strong> tendenza dell’ammiraglio<br />
Villeneuve a tenersi<br />
costantemente sul<strong>la</strong> <strong>di</strong>fensiva, ad<br />
evitare lo scontro, anziché tentare<br />
<strong>di</strong> affondare le navi nemiche,<br />
annullò completamente i fattori<br />
<strong>di</strong> potenza del<strong>la</strong> flotta francese.<br />
In altre parole, sintetizzando il<br />
pensiero <strong>di</strong> Nelson col Mahan, “Il<br />
principio fondamentale <strong>di</strong> tutta<br />
<strong>la</strong> guerra navale è che <strong>la</strong> <strong>di</strong>fesa è
OSSERVATORIO<br />
assicurata solo dall’offesa 17 ” .<br />
Si può quin<strong>di</strong> affermare che<br />
i fattori principali, che determinarono<br />
il successo del piano <strong>di</strong><br />
Nelson, siano stati <strong>la</strong> determinazione,<br />
<strong>la</strong> compattezza ed il morale<br />
degli equipaggi inglesi, oltre<br />
al<strong>la</strong> loro superiorità qualitativa<br />
nel combattimento e al<strong>la</strong> geniale<br />
linea d’azione dell’ammiraglio<br />
inglese, che, rivoluzionando le<br />
Fighting Instructions, permise<br />
<strong>di</strong> ottenere anche <strong>la</strong> superiorità<br />
locale del fuoco.<br />
D’altra parte, l’incapacità <strong>di</strong><br />
apprezzamento del<strong>la</strong> situazione,<br />
<strong>la</strong> scarsa iniziativa e reattività <strong>di</strong><br />
Villeneuve, oltre al<strong>la</strong> mancanza <strong>di</strong><br />
un piano per contrastare l’azione<br />
inglese, furono probabilmente<br />
le cause principali <strong>di</strong> sconfitta<br />
del<strong>la</strong> flotta franco-spagno<strong>la</strong>. Se<br />
infatti Villeneuve avesse avuto<br />
una linea d’azione alternativa e<br />
avesse manovrato per tempo <strong>la</strong><br />
propria avanguar<strong>di</strong>a, il centro e<br />
<strong>la</strong> retroguar<strong>di</strong>a, in modo da contrapporli<br />
in linea <strong>di</strong> fi<strong>la</strong> alle due<br />
colonne inglesi (o ad<strong>di</strong>rittura<br />
raddoppiando, dove era possibile,<br />
le proprie navi per ogni nave<br />
inglese), probabilmente avrebbe<br />
portato <strong>la</strong> flotta <strong>di</strong> Nelson al<br />
Culminating Point, rappresentato<br />
dall’impossibilità <strong>di</strong> compiere<br />
<strong>la</strong> manovra <strong>di</strong> penetrazione “a<br />
pettine” e <strong>di</strong> avere <strong>la</strong> superiorità<br />
locale <strong>di</strong> fuoco.<br />
Bisogna, però, anche considerare<br />
il fatto che Nelson poteva<br />
rischiare perché, in ogni caso, <strong>la</strong><br />
sua flotta non era l’unica flotta<br />
del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> britannica; in altre<br />
parole se Nelson avesse perso<br />
a Trafalgar, un’altra flotta era<br />
pronta a <strong>di</strong>fendere <strong>la</strong> Manica. La<br />
sconfitta <strong>di</strong> Villeneuve, invece,<br />
avrebbe significato, e significò,<br />
<strong>la</strong> fine delle possibilità d’invasione<br />
delle Isole Britanniche da<br />
parte del<strong>la</strong> Francia, e Villeneuve<br />
sentiva fortemente questa re-<br />
17 Roberto Domini, Cenni <strong>di</strong> Geopolitica, Geostrategia e Geoeconomia, Venezia, ISMM, agosto 2003, p. 22.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
13<br />
sponsabilità. I risultati delle battaglie<br />
navali convinsero dunque<br />
i francesi che non avrebbero mai<br />
potuto sconfiggere gli inglesi in<br />
mare, con scontri <strong>di</strong>retti fra le<br />
flotte. Questa convinzione scaturì<br />
anche dal<strong>la</strong> consapevolezza<br />
che <strong>la</strong> Gran Bretagna si stava trasformando<br />
in una potenza economica,<br />
grazie principalmente<br />
al<strong>la</strong> rivoluzione industriale e ad<br />
un ottimo sistema bancario, che<br />
le permise <strong>di</strong> de<strong>di</strong>care ingenti risorse<br />
al<strong>la</strong> <strong>Marina</strong>, migliorando le<br />
costruzioni navali e mantenendo<br />
operative più flotte. La Gran<br />
Bretagna poté quin<strong>di</strong> dominare<br />
i mari, proteggendo <strong>la</strong> madrepatria<br />
e control<strong>la</strong>ndo le vie <strong>di</strong><br />
comunicazione. D’altronde <strong>la</strong><br />
ricchezza <strong>di</strong> uno Stato è, ancora<br />
oggi, uno dei principali fattori <strong>di</strong><br />
potenza, che permette <strong>di</strong> avere<br />
uno strumento navale moderno<br />
ed efficiente.<br />
LIBRI:<br />
Alberto Santoni, Storia e politica navale dell’età moderna (XV – XIX secolo), Roma, Ufficio Storico del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>,<br />
1998;<br />
Alberto Santoni, Da Lepanto ad Hampton Roads – Storia e politica navale dell’età moderna (secoli XVI - XIX), Biblioteca del<br />
Mare – La guerra sui mari, Ugo Mursia E<strong>di</strong>tore, 1990;<br />
Nicho<strong>la</strong>s Tracy, Nelson’s battles – The Art of Victory in the Age of Sail, Londra, Chatham Publishing, 1996;<br />
Terry Coleman, Nelson – L’uomo che sconfisse Napoleone, Mi<strong>la</strong>no, Arnoldo Mondadori E<strong>di</strong>tore, 2003;<br />
PUBBLICAZIONI:<br />
Antonio F<strong>la</strong>migni, Evoluzione del Potere Marittimo nel<strong>la</strong> Storia, Venezia, ISMM, agosto 2003;<br />
Roberto Domini, Cenni <strong>di</strong> Geopolitica, Geostrategia e Geoeconomia, Venezia, ISMM, agosto 2003.<br />
MANUALI:<br />
ISMM, Il processo <strong>di</strong> pianificazione operativa – Manuale ad uso dei frequentatori dei corsi normali <strong>di</strong> Stato Maggiore, Venezia,<br />
luglio 2003.<br />
SITI INTERNET:<br />
Giampiero Ricci, La <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Trafalgar, www.navievelieri.it, 24 mag. 2005;<br />
Ennio Dalmaggioni, Battaglia <strong>di</strong> Trafalgar, www.cronologia.it, 24 mag. 2005;<br />
AA.VV., La <strong>battaglia</strong> <strong>di</strong> Trafalgar, www.masterc<strong>la</strong>ss.it, 24 mag. 2005;<br />
Giampiero Ricci, H.M.S. Victory – Un po’ <strong>di</strong> storia, www.navievelieri.it, 24 mag. 2005;<br />
Roberto Bignami, Victory – Un po’ <strong>di</strong> storia, www.modellismo-navale.it, 24 mag. 2005;<br />
Roberto Sironi, Her Majesty Ship Victory, www.csveduggio.it, 24 mag. 2005;<br />
Rutilio, Biografia <strong>di</strong> Nelson, www.unarosadoro.com, 24 mag. 2005.
IL TOTAL QUALITY<br />
MANAGEMENT<br />
A P P L I C AT O A L C O R S O N O R M A L E<br />
D I S TAT O M A G G I O R E<br />
Considerazioni ed applicabilità<br />
14
OSSERVATORIO<br />
Capitano <strong>di</strong> Corvetta<br />
Riccardo MARCHIO’<br />
INTRODUZIONE<br />
Già da qualche anno ormai assistiamo<br />
ad una progressiva trasformazione<br />
del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> pubblica che<br />
si svinco<strong>la</strong> dalle azioni centralizzate<br />
a livello ministeriale, acquistando<br />
sempre maggiore autonomia funzionale<br />
e gestionale. La sfida che<br />
<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> deve affrontare è quel<strong>la</strong><br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenziare ed arricchire l’offerta<br />
formativa, in rapporto ai bisogni<br />
<strong>di</strong>versificati ed evoluti, non più <strong>di</strong><br />
fornire istruzione <strong>di</strong> massa. Il processo<br />
<strong>di</strong> rafforzamento dell’autonomia<br />
sco<strong>la</strong>stica ha portato con sé <strong>la</strong><br />
cultura del<strong>la</strong> qualità del servizio e<br />
con esso <strong>la</strong> riconsiderazione del<strong>la</strong><br />
funzione del ruolo dei <strong>di</strong>rigenti, dei<br />
docenti e degli operatori sco<strong>la</strong>stici.<br />
Emerge chiaramente che il raggiungimento<br />
<strong>di</strong> livelli qualitativi elevati,<br />
si rende possibile solo attraverso<br />
<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione <strong>di</strong> tutte le parti<br />
interessate. Numerose sono le iniziative<br />
in corso presso le Università<br />
e gli Istituti sco<strong>la</strong>stici <strong>di</strong> ogni or<strong>di</strong>ne<br />
e grado, pubblici e non, che <strong>di</strong>mostrano<br />
che il sistema <strong>di</strong> gestione<br />
per <strong>la</strong> qualità è soprattutto efficace<br />
se s’impone una serie <strong>di</strong> controlli a<br />
<strong>di</strong>versi livelli, sia con misurazioni <strong>di</strong><br />
tipo quantitativo sia <strong>di</strong> tipo qualitativo,<br />
con un riesame perio<strong>di</strong>co.<br />
Analogamente, nell’ottobre del<br />
2001, l’istituto <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Militari Marittimi<br />
e l’Università ”Ca’ Foscari”<br />
<strong>di</strong> Venezia hanno congiuntamente<br />
effettuato uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> applicabilità<br />
<strong>di</strong> Total Quality Management (TQM)<br />
al<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> Italiana. In partico<strong>la</strong>re,<br />
una parte del<strong>la</strong> ricerca, è<br />
stata condotta sul processo forma-<br />
tivo degli Allievi del<strong>la</strong> Scuo<strong>la</strong> Navale<br />
Francesco Morosini; lo stu<strong>di</strong>o è stato<br />
mirato all’analisi del<strong>la</strong> percezione,<br />
da parte degli allievi, del<strong>la</strong> qualità<br />
del servizio offerto dal<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>.<br />
Lo scopo <strong>di</strong> questa ricerca è<br />
stato, invece, quello <strong>di</strong> verificare le<br />
con<strong>di</strong>zioni d’applicabilità del TQM al<br />
processo “Corso Normale <strong>di</strong> stato<br />
Maggiore”; in partico<strong>la</strong>re, lo stu<strong>di</strong>o<br />
ha i seguenti obiettivi:<br />
• il monitoraggio sul<strong>la</strong> sod<strong>di</strong>sfazione<br />
del Cliente, ossia<br />
l’in<strong>di</strong>viduazione e l’interpretazione<br />
delle attese del<br />
frequentatore, inteso anche<br />
come livello <strong>di</strong> valore culturale<br />
che il Cliente ricerca nell’Ente<br />
<strong>di</strong> Formazione;<br />
• il miglioramento continuo,<br />
ossia <strong>la</strong> ricerca delle cause<br />
<strong>di</strong> un problema e l’in<strong>di</strong>viduazione<br />
<strong>di</strong> possibili soluzioni,<br />
nel<strong>la</strong> gestione dei processi<br />
per il raggiungi-mento del<strong>la</strong><br />
sod<strong>di</strong>sfazione del Cliente.<br />
I PRINCIPI DEL TQM<br />
APPLICATI ALL’ISMM<br />
Le fonti normative da cui <strong>di</strong>scende<br />
l’operato dell’ISMM sono costituite<br />
dal “Rego<strong>la</strong>mento”, approvato in<br />
via definitiva dal Ministro del<strong>la</strong> Difesa<br />
il 31 marzo 2003, e dalle “<strong>di</strong>sposizioni<br />
attuative” <strong>di</strong>scendenti dallo<br />
stesso. Secondo quanto previsto<br />
dal citato rego<strong>la</strong>mento, <strong>la</strong> missione<br />
affidata all’ISMM è <strong>di</strong> far acquisire<br />
ai frequentatori, attraverso il Corso<br />
Normale <strong>di</strong> SM, <strong>la</strong> capacità <strong>di</strong> contribuire<br />
all’ideazione, al<strong>la</strong> pianificazione<br />
e al<strong>la</strong> conduzione, secondo il<br />
corpo d’appartenenza, delle attività<br />
<strong>di</strong> Stato Maggiore re<strong>la</strong>tive a Coman-<br />
15<br />
<strong>di</strong> Navali complessi e ad organismi<br />
militari marittimi centrali e periferici,<br />
nazionali, esteri ed internazionali e<br />
delle capacità necessarie per l’esercizio<br />
<strong>di</strong> funzioni <strong>di</strong>rettive complesse.<br />
Il Corso Normale <strong>di</strong> Stato Maggiore<br />
ha un’impronta essenzialmente formativa<br />
ed è impostato sul criterio<br />
dell’approfon<strong>di</strong>mento progressivo<br />
delle materie trattate attraverso<br />
un’attività consistente in (tra parentesi<br />
le percentuali <strong>di</strong> massima):<br />
• insegnamento <strong>di</strong>retto a cura<br />
del personale docente dell’Istituto<br />
(25%);<br />
• conferenze integrative e<br />
d’approfon<strong>di</strong>mento tenute da<br />
personalità <strong>di</strong> spicco sia del<br />
mondo militare , sia <strong>di</strong> quello<br />
accademico e culturale<br />
(15%);<br />
• esercitazioni pratiche, in<strong>di</strong>viduali<br />
e <strong>di</strong> gruppo, consistenti<br />
nel<strong>la</strong> redazione <strong>di</strong> documenti<br />
e nel<strong>la</strong> presentazione in pubblico<br />
del risultato del <strong>la</strong>voro<br />
d’analisi (30%);<br />
• visite presso Coman<strong>di</strong> ed<br />
Enti delle altre FFAA e presso<br />
realtà industriali e aziendali <strong>di</strong><br />
rilievo (8%);<br />
• partecipazioni a Seminari e<br />
Giornate <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong>o organizzate<br />
presso l’Istituto su tematiche<br />
d’interesse (2%).<br />
Il Corso Normale <strong>di</strong> SM è obbligatorio<br />
per tutti gli ufficiali appartenenti<br />
al Ruolo Normale dei Corpi<br />
del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong>, nel grado <strong>di</strong> Tenente<br />
<strong>di</strong> Vascello (post-Comando per lo<br />
SM) o Capitano <strong>di</strong> Corvetta. A loro<br />
possono essere aggregati ufficiali<br />
del Ruolo Speciale, Funzionari civili<br />
dell’Amministrazione Difesa, Ufficiali<br />
<strong>di</strong> altre FFAA e ufficiali appartenenti<br />
a Marine estere.
OSSERVATORIO<br />
Definizione <strong>di</strong> cliente<br />
La convergenza tra, <strong>la</strong> sod<strong>di</strong>sfazione<br />
dei bisogni del cliente e un<br />
processo <strong>di</strong> produzione efficiente<br />
ed economico, chiarisce questa definizione<br />
<strong>di</strong> qualità in cui <strong>la</strong> coerenza<br />
e <strong>la</strong> conformità allo scopo per cui il<br />
servizio è stato creato restano un<br />
elemento centrale. Tuttavia, a chi<br />
compete allora <strong>la</strong> messa in <strong>di</strong>scussione<br />
degli scopi e delle finalità <strong>di</strong><br />
un’istituzione formativa?<br />
Se pure il meccanismo <strong>di</strong> miglioramento<br />
continuo del<strong>la</strong> struttura<br />
che si vuole attivare non può non<br />
tenere conto del “cliente interno”<br />
del servizio (l’insegnante) che è<br />
coinvolto in prima persona in ogni<br />
fase del processo <strong>di</strong> TQM, tuttavia<br />
tale approccio sembra <strong>la</strong>sciare in<br />
ombra aspetti re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> qualità intrinseca<br />
del<strong>la</strong> situazione educativa.<br />
L’accento sul<strong>la</strong> qualità centrata sul<br />
cliente soprattutto “esterno” è inteso<br />
come un approccio “rivoluzionario”,<br />
che introduce in un contesto troppo<br />
spesso centrato su se stesso nuove<br />
concezioni del successo formativo.<br />
Stabiliamo chi sono i clienti del<br />
Corso Normale <strong>di</strong> Stato Maggiore<br />
all’ISMM:<br />
Cliente Esterno<br />
• il frequentatore;<br />
• <strong>la</strong> società o l’organizzazione.<br />
Cliente Interno<br />
• il personale <strong>di</strong>rettivo;<br />
• il personale docente e <strong>di</strong>dattico<br />
in genere;<br />
• il personale <strong>di</strong> segreteria ed<br />
amministrativo;<br />
• gli esperti e i professionisti<br />
chiamati dall’esterno;<br />
• gli organismi <strong>di</strong>versi che offrono<br />
servizi, come riscaldamento,<br />
telefonia, manutenzione e<br />
riparazione, sicurezza, pulizia<br />
e <strong>la</strong>vanderia, rifiuti or<strong>di</strong>nari e<br />
speciali, sussi<strong>di</strong>, strumenti<br />
e materiali <strong>di</strong>dattici, polizze<br />
assicurative, viaggi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o,<br />
comunicazione e pubbliche<br />
re<strong>la</strong>zioni, ecc.<br />
Strategie applicate: il KAIZEN<br />
Il Daily Routine Work (DRW) costituisce<br />
uno strumento gestionale<br />
che mira al mantenimento delle prestazioni<br />
ma anche al miglioramento,<br />
per piccoli passi e a tutti i livelli<br />
(Kaizen) del<strong>la</strong> struttura aziendale,<br />
attraverso un sistema giornaliero<br />
<strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong> standar<strong>di</strong>zzazione<br />
delle procedure che permettano <strong>di</strong><br />
“fare le cose giuste <strong>la</strong> prima volta”.<br />
Il Kaizen interessa tutto il personale<br />
e per questo richiede un forte<br />
coinvolgimento umano; si produce<br />
principalmente per fattori endogeni<br />
(interni all’organizzazione).<br />
Metodologie e strumenti operativi<br />
del miglioramento continuo<br />
Re<strong>la</strong>zione causa-effetto<br />
I <strong>di</strong>agrammi causa-effetto furono<br />
messi a punto in Giappone da<br />
Kauru IshiKawa nel 1943 e sono<br />
gli strumenti più impiegati per <strong>la</strong> soluzione<br />
<strong>di</strong> problemi <strong>di</strong> qualità nelle<br />
aziende.<br />
Questo strumento è utilizzato<br />
per in<strong>di</strong>viduare le cause <strong>di</strong> un problema<br />
me<strong>di</strong>ante il coinvolgimento <strong>di</strong><br />
tutti gli operatori <strong>di</strong>rettamente interessati<br />
e permette <strong>di</strong> visualizzare in<br />
modo semplice l’insieme delle cause<br />
potenziali <strong>di</strong> un qualsiasi effetto<br />
16<br />
osservato. La visualizzazione dei<br />
dati, in un solo <strong>di</strong>agramma, aiuta a<br />
stu<strong>di</strong>are le re<strong>la</strong>zioni esistenti tra un<br />
effetto e le cause presunte raggruppate<br />
per famiglia.<br />
Partendo dal presupposto che<br />
per ogni effetto esistono una molteplicità<br />
<strong>di</strong> cause, questo strumento<br />
consiste nell’enumerare quante più<br />
possibili cause ritenute collegate<br />
ad un determinato effetto oggetto<br />
<strong>di</strong> analisi. Attraverso un “facilitatore”<br />
(figura specifica che conduce il<br />
<strong>la</strong>voro), con <strong>la</strong> tecnica <strong>di</strong> brainstorming,<br />
sono selezionate le cause<br />
sul<strong>la</strong> base dell’importanza che si<br />
vuole loro dare nel collegamento<br />
con quel dato effetto.<br />
Una volta definite le cause più<br />
importanti si chiede agli operatori<br />
<strong>di</strong> formu<strong>la</strong>re delle ipotesi o contromisure<br />
che riducano le cause considerate<br />
. Lo strumento serve anche<br />
per motivare e responsabilizzare gli<br />
operatori e dare al gruppo uno strumento<br />
che possa aiutare a risolvere<br />
i problemi quoti<strong>di</strong>ani in maniera organizzata<br />
e sistemica. Il problema è<br />
“l’effetto” e viene scritto in un rettangolo<br />
sul<strong>la</strong> destra, “le cause” sono<br />
scritte nello spazio bianco verso<br />
sinistra.<br />
Diagramma po<strong>la</strong>re<br />
Permette <strong>di</strong> visualizzare su un<br />
solo <strong>di</strong>agramma un insieme <strong>di</strong> parametri<br />
che definiscono le varie<br />
<strong>di</strong>mensioni dell’oggetto in esame.<br />
Evidenzia in modo contemporaneo<br />
tutti i vari parametri stu<strong>di</strong>ati e rappresenta<br />
<strong>la</strong> situazione <strong>di</strong> insieme.<br />
È anche possibile valutare l’evoluzione<br />
dei parametri nel tempo introducendo<br />
nel grafico <strong>la</strong> situazione<br />
passata e presente.
OSSERVATORIO<br />
Diagramma <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione<br />
(Corre<strong>la</strong>zione fra componenti)<br />
Permette <strong>di</strong> evidenziare <strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />
esistente fra due variabili<br />
misurabili. La re<strong>la</strong>zione può essere<br />
misurata, ma non necessariamente<br />
è prova <strong>di</strong> un legame <strong>di</strong> causa ed<br />
effetto tra le due variabili in esame,<br />
essa in<strong>di</strong>ca soltanto l’esistenza <strong>di</strong><br />
una re<strong>la</strong>zione più o meno forte fra le<br />
loro. Può essere utilizzata per evidenziare<br />
e rappresentare due importanti<br />
informazioni sulle variabili<br />
in esame: l’andamento del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>zione<br />
(<strong>di</strong>rezione e inclinazione del<strong>la</strong><br />
retta risultante) e il grado <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zione<br />
rappresentato dal<strong>la</strong> <strong>di</strong>spersione<br />
dei punti (“<strong>di</strong>mensioni del<strong>la</strong> nuvo<strong>la</strong>”).<br />
Per realizzare il <strong>di</strong>agramma è<br />
necessario avere due coppie <strong>di</strong> dati<br />
misurabili per ogni campione.<br />
GLI STRUMENTI DI ANALISI<br />
TQM ALL’ISMM<br />
Una scelta motivata<br />
Analizzare i problemi in modo<br />
che essi possano essere compiutamente<br />
ma anche tempestivamente<br />
compresi, risulta partico<strong>la</strong>rmente<br />
importante per un’organizzazione<br />
sia da un punto <strong>di</strong> vista analitico che<br />
gestionale.<br />
Imparare dai propri sbagli è sicuramente<br />
<strong>la</strong> base per sviluppare<br />
organizzazioni migliori e <strong>di</strong> qualità;<br />
prima <strong>di</strong> tutto è necessario riuscire<br />
e percepire e comprendere i propri<br />
errori, i problemi che essi generano,<br />
le cause che realmente li sostengono<br />
e le possibili soluzioni da attuare.<br />
La minimizzazione dell’errore<br />
risulta tanto più efficace ed oppor-<br />
tuna quanto basata su un’analisi<br />
del<strong>la</strong> realtà che utilizza strumenti<br />
in grado <strong>di</strong> cogliere e sintetizzare i<br />
problemi; in questo modo è possibile<br />
una riduzione del<strong>la</strong> complessità<br />
e contemporaneamente una focalizzazione<br />
del<strong>la</strong> nostra attenzione<br />
sulle cose che effettivamente sono<br />
in grado <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionare il sistema<br />
se non opportunamente affrontate.<br />
Molto spesso i “clienti frequentatori”<br />
avvertono “sintomi” negativi dell’organizzazione,<br />
ma a volte risulta<br />
<strong>di</strong>fficile definire precisamente un<br />
problema sia nelle sue caratteristiche<br />
sia nelle sue <strong>di</strong>mensioni. Di seguito<br />
vengono presentati e descritti<br />
gli strumenti che sono stati utilizzati<br />
per questa ricerca.<br />
Un nuovo database elettronico<br />
per l’ISMM<br />
Dal XXVI corso in poi, in ambito<br />
ISMM, ai frequentatori è stato<br />
richiesto <strong>di</strong> compi<strong>la</strong>re un questionario<br />
<strong>di</strong> fine corso allo scopo <strong>di</strong> collezionare<br />
elementi <strong>di</strong> valutazione e<br />
spunti <strong>di</strong> riflessione per un continuo<br />
miglioramento del Corso Normale.<br />
Detti questionari, compi<strong>la</strong>ti a mano<br />
dai frequentatori, vengono al<strong>la</strong> fine<br />
<strong>di</strong> ogni corso valutati, raccolti e catalogati;<br />
questa procedura semplice<br />
consente però, solo un’analisi<br />
parziale del campione raccolto per<br />
il corso stesso. Altri approcci utilizzano,<br />
invece, dei sistemi più strutturati<br />
e logici ma soprattutto strumenti<br />
matematici o statistici in grado <strong>di</strong><br />
poter ben “rappresentare” <strong>la</strong> realtà.<br />
La rappresentazione grafica e<br />
concettuale del problema, dei fattori<br />
determinanti, delle loro re<strong>la</strong>zioni,<br />
degli effetti quantificati, è <strong>di</strong> fondamentale<br />
importanza nel <strong>la</strong>voro in<br />
17<br />
team, dove <strong>la</strong> con<strong>di</strong>visione dell’analisi<br />
e delle soluzioni proposte <strong>di</strong>venta<br />
vitale per operare, far funzionare<br />
e migliorare l’organizzazione.<br />
In questa ottica e per dare così<br />
un carattere analitico al<strong>la</strong> ricerca (ed<br />
in generale fornire uno strumento <strong>di</strong><br />
analisi TQM all’ISMM), si è ritenuto<br />
opportuno creare un database elettronico<br />
in cui sono state trasferite<br />
tutte le valutazioni e considerazioni<br />
dei frequentatori così come riportate<br />
su carta (nei questionari <strong>di</strong> fine<br />
corso) dal 2001 (dal XXVI corso al<br />
XXXVII).<br />
Allo scopo <strong>di</strong> rendere <strong>la</strong> ricerca<br />
flessibile, mo<strong>di</strong>ficabile e perfezionabile<br />
in futuro, si è costruito il database<br />
elettronico con un semplice<br />
foglio elettronico in Microsoft Excel;<br />
questo foglio <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro potrà essere<br />
aggiornato tramite dei collegamenti<br />
automatici ad un nuovo Questionario<br />
<strong>di</strong> fine corso (in formato Excel)<br />
che i frequentatori potranno compi<strong>la</strong>re<br />
<strong>di</strong>rettamente in rete. Il database<br />
elettronico ad oggi è stato popo<strong>la</strong>to<br />
con 3450 punti <strong>di</strong> valutazione dei<br />
singoli frequentatori dei corsi precedenti,<br />
in base a parametri riferiti al<br />
corso <strong>di</strong> appartenenza, al<strong>la</strong> categoria<br />
ed al grado rivestito.<br />
La struttura del foglio <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro<br />
consente un aggiornamento automatico<br />
e <strong>la</strong> visualizzazione dei grafici<br />
e tabelle in tempo reale.<br />
Il questionario <strong>di</strong> fine corso<br />
elettronico<br />
Il questionario <strong>di</strong> fine corso è uno<br />
strumento in<strong>di</strong>spensabile per raccogliere<br />
i dati da e<strong>la</strong>borare e, poter<br />
eseguire un’analisi delle cause reali<br />
<strong>di</strong> un problema. Il foglio è normalmente<br />
utilizzato per <strong>la</strong> raccolta delle
OSSERVATORIO<br />
informazioni necessarie a misurare<br />
l’efficacia del<strong>la</strong> soluzione messa in<br />
opera.<br />
Lo scopo <strong>di</strong> questo strumento è<br />
<strong>di</strong> semplificare <strong>la</strong> raccolta delle informazioni<br />
e consentire l’imme<strong>di</strong>ata<br />
aggregazione dei dati, rendendoli<br />
pronti per successive e<strong>la</strong>borazioni.<br />
Il foglio <strong>di</strong> raccolta dati è una tabel<strong>la</strong><br />
sul<strong>la</strong> quale sono segnati dati<br />
qualitativi e/o quantitativi. Come<br />
in<strong>di</strong>cato nel<strong>la</strong> Monografia del Corso<br />
Normale, lo scopo del Questionario<br />
è <strong>di</strong> raccogliere i pareri dei Frequentatori<br />
sul Corso appena passato, al<br />
fine <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre del maggior numero<br />
possibile <strong>di</strong> elementi per impostare<br />
il Corso successivo, nell’ottica <strong>di</strong> un<br />
miglioramento continuo dell’offerta<br />
formativa.<br />
Per un adeguato monitoraggio<br />
sul<strong>la</strong> sod<strong>di</strong>sfazione del Cliente, ossia<br />
l’in<strong>di</strong>viduazione e l’interpretazione<br />
delle attese del frequentatore,<br />
sono stati analizzati in partico<strong>la</strong>re i<br />
seguenti aspetti:<br />
• Contenuti<br />
• Metodologia <strong>di</strong>dattica impiegata<br />
• Ausili <strong>di</strong>dattici impiegati<br />
• Aggiornamento programmi<br />
• Efficacia complessiva<br />
• Tempo a <strong>di</strong>sposizione per lo<br />
sviluppo del<strong>la</strong> <strong>di</strong>dattica<br />
• Tempo a <strong>di</strong>sposizione per lo<br />
stu<strong>di</strong>o<br />
• Tempo a <strong>di</strong>sposizione per attività<br />
pratiche (esercizi, seminari,<br />
ecc.)<br />
• Livello delle Conferenze e dei<br />
Conferenzieri<br />
• Utilità del viaggio <strong>di</strong> istruzione<br />
Il frequentatore ha <strong>la</strong> possibilità<br />
<strong>di</strong> esprimere il grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione<br />
in percentuale (da 25% minimo<br />
a 100% massimo) per ognuno delle<br />
<strong>di</strong>eci componenti; <strong>la</strong> me<strong>di</strong>a delle<br />
percentuali porta al<strong>la</strong> valutazione<br />
globale che il frequentatore ha del<br />
processo <strong>di</strong> formazione del Corso<br />
Normale <strong>di</strong> Stato Maggiore.<br />
Definizioni<br />
• Gra<strong>di</strong>mento Percepito Specifico<br />
(GPS): <strong>la</strong> percentuale<br />
<strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento del cliente frequentatore<br />
per ogni singo<strong>la</strong><br />
componente <strong>di</strong> valutazione<br />
del questionario.<br />
• Gra<strong>di</strong>mento Me<strong>di</strong>o Percepito<br />
(GMP): <strong>la</strong> me<strong>di</strong>a pondera-<br />
Figura 1<br />
ta delle <strong>di</strong>eci GPS, fornisce<br />
quel<strong>la</strong> che noi definiamo in<strong>di</strong>ce<br />
<strong>di</strong> Gra<strong>di</strong>mento Me<strong>di</strong>o Percepito<br />
del processo da parte<br />
del singolo frequentatore.<br />
• ERRORE: come applicazione<br />
<strong>di</strong> TQM al corso è stato utilizzato<br />
lo strumento Re<strong>la</strong>zione<br />
causa-effetto; in quest’ottica<br />
si definisce ERRORE (o problema<br />
da minimizzare) ciò<br />
che segue:<br />
GMA<br />
ERRORE = 1 - ( )<br />
18<br />
GMP<br />
dove er GMA s’intende l’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />
sod<strong>di</strong>sfazione atteso dal cliente frequentatore,<br />
che me<strong>di</strong>amente corrisponde<br />
al 100%. In figura 1 è rappresentato<br />
il <strong>di</strong>agramma Re<strong>la</strong>zione<br />
causa-effetto:<br />
ANALISI DEI RISULTATI<br />
OTTENUTI<br />
La misurazione e <strong>la</strong> valutazione<br />
delle informazioni <strong>di</strong>sponibili, il conseguente<br />
apprezzamento e <strong>la</strong> continua<br />
sollecitazione al<strong>la</strong> qualità sono<br />
elementi imprescin<strong>di</strong>bili del TQM. E’<br />
in quest’ottica che, una volta raccolti<br />
tutti i dati, sono stati analizzati per<br />
cercare <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare le cause che<br />
più influenzano il problema (ERRO-<br />
RE) o le caratteristiche chiavi <strong>di</strong> una<br />
data situazione.<br />
Nei paragrafi successivi sono<br />
forniti degli elementi d’interpretazione<br />
scaturiti dall’analisi dei dati memorizzati<br />
nel database elettronico.<br />
Grado <strong>di</strong> corre<strong>la</strong>zione tra le variabili<br />
in gioco<br />
In linea generale si è constatato<br />
un elevato grado <strong>di</strong> corre<strong>la</strong>zione positiva<br />
fra le variabili che definiscono
Figura 2<br />
OSSERVATORIO<br />
gli elementi del campione analizzato. In partico<strong>la</strong>re come evidenziato in figura<br />
2, in questa ricerca è stato analizzato il grado <strong>di</strong> “somiglianza o corre<strong>la</strong>zione”<br />
tra il campione (descritto e definito dalle variabili/componenti del questionario)<br />
<strong>di</strong> frequentatori del corpo <strong>di</strong> Stato Maggiore (SM) e <strong>di</strong> quello <strong>di</strong> altri corpi.<br />
Figura 3<br />
Gra<strong>di</strong>mento Me<strong>di</strong>o Percepito dal frequentatore per corsi<br />
19<br />
Un possibile sviluppo/proseguo<br />
del<strong>la</strong> ricerca potrebbe essere quello<br />
<strong>di</strong> analizzare il grado <strong>di</strong> corre<strong>la</strong>zione<br />
esistente fra campioni descritti da<br />
tutte le possibili combinazioni delle<br />
variabili misurabili che concorrono<br />
al<strong>la</strong> descrizione delle cause dell’errore.<br />
GMP in funzione del grado<br />
e corpo <strong>di</strong> appartenenza del<br />
cliente frequentatore<br />
Analizzando il grafico in figura 3<br />
che in<strong>di</strong>ca <strong>la</strong> sod<strong>di</strong>sfazione generale<br />
per corsi, si evince come l’in<strong>di</strong>ce<br />
GMP (dal XXVI fino all’ultimo corso<br />
XXXVII) sia quasi sempre cresciuto<br />
nel corso degli anni; il trend <strong>di</strong> crescita,<br />
peraltro, negli ultimi corsi, è<br />
rallentato assestandosi ad un valore<br />
del 78%.<br />
In generale, comunque, si è constatata<br />
una derivata positiva nel<strong>la</strong> linea<br />
<strong>di</strong> tendenza del gra<strong>di</strong>mento percepito<br />
dal frequentatore che, tende<br />
ad una continua “minimizzazione”<br />
dell’ERRORE per come lo abbiamo<br />
concepito. Questa informazione<br />
rende merito all’organizzazione che<br />
ha <strong>di</strong>mostrato in questo settore una<br />
crescente attenzione all’applicazione<br />
dei principi TQM.<br />
In realtà, i dati a <strong>di</strong>sposizione ci<br />
consentono <strong>di</strong> supporre che esista<br />
un legame ed un certo grado <strong>di</strong> corre<strong>la</strong>zione<br />
tra il GMP/GPS, <strong>la</strong> tipologia<br />
<strong>di</strong> cliente frequentatore (Corpo,<br />
Grado) e <strong>la</strong> composizione del corso<br />
in termini quantitativi (vale a <strong>di</strong>re il<br />
numero <strong>di</strong> frequentatori) e qualitativi<br />
(esperienze professionali dei frequentatori).<br />
Ve<strong>di</strong>amo nel dettaglio,<br />
quali sono gli elementi significativi:
OSSERVATORIO<br />
Funzione del GRADO<br />
Come in<strong>di</strong>cato nel grafico in figura<br />
4 che in<strong>di</strong>ca <strong>la</strong> sod<strong>di</strong>sfazione<br />
generale per gra<strong>di</strong>, il GMP risulta<br />
crescente dai gra<strong>di</strong> più bassi verso<br />
Figura 4<br />
Figura 5<br />
i più alti (da Tenente <strong>di</strong> Vascello a<br />
Capitano <strong>di</strong> Fregata); i dati suggeriscono<br />
che gli Ufficiali più anziani<br />
sono me<strong>di</strong>amente più sod<strong>di</strong>sfatti<br />
dei colleghi più giovani.<br />
Gra<strong>di</strong>mento Me<strong>di</strong>o Percepito dal frequentatore per gra<strong>di</strong><br />
Gra<strong>di</strong>mento Me<strong>di</strong>o Percepito dal frequentatore per corpo<br />
20<br />
Funzione del CORPO<br />
Nel grafico in figura 5 re<strong>la</strong>tivo<br />
all’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione generale<br />
per corpi, si evince chiaramente<br />
come il GMP per i frequentatori<br />
appartenenti ai corpi <strong>di</strong> SM,<br />
AN (Armi Navali) e GN (Genio<br />
Navale) si attesta intorno al 69%,<br />
mentre, aumenta per il corpo dei<br />
CM (Commissariato), CP (Capitaneria<br />
<strong>di</strong> Corpo), SAN (Sanitario)<br />
e per i frequentatori stranieri; per<br />
il primo gruppo, una possibile interpretazione<br />
del<strong>la</strong> convergenza<br />
<strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento potrebbe essere<br />
ricondotta al<strong>la</strong> medesima esperienza<br />
acquisita in Accademia<br />
Navale come frequentatori dei<br />
Corsi Normali.<br />
Funzione del<strong>la</strong> composizione<br />
del corso<br />
Si è verificato verificato come,<br />
<strong>la</strong> composizione <strong>di</strong> un corso in<br />
funzione del corpo <strong>di</strong> appartenenza,<br />
il grado e <strong>la</strong> numerosità, possa<br />
con<strong>di</strong>zionare il GMP. In generale,<br />
si può osservare nel grafico in figura<br />
6, riportante il numero <strong>di</strong> frequentatori,<br />
che in punti <strong>di</strong> flessioni<br />
<strong>di</strong> MINIMO <strong>di</strong> GMP corrispondono<br />
flessioni <strong>di</strong> MASSIMO del numero<br />
<strong>di</strong> frequentatori e viceversa; quin<strong>di</strong><br />
come era lecito aspettarsi, <strong>la</strong><br />
curva del numero dei frequentatori<br />
per corso sembra, nei suoi punti<br />
<strong>di</strong> flessione, influenzare il GMP.<br />
E’ interessante evidenziare come<br />
il GPS del tempo a <strong>di</strong>sposizione<br />
per lo sviluppo del<strong>la</strong> <strong>di</strong>dattica risulti<br />
con<strong>di</strong>zionato dal numero <strong>di</strong><br />
frequentatori <strong>di</strong> ogni corso.
OSSERVATORIO<br />
GPS delle singole<br />
componenti in<br />
funzione <strong>di</strong> grado e<br />
corpo<br />
Si è analizzato in<br />
dettaglio il GPS delle<br />
singole componenti cercando<br />
<strong>di</strong> capire come<br />
l’In<strong>di</strong>ce possa essere influenzato<br />
in funzione del<br />
Corpo grado del cliente<br />
frequentatore od eventualmente<br />
dal<strong>la</strong> composizione<br />
del corso in<br />
termini <strong>di</strong> percentuale <strong>di</strong><br />
frequentatori <strong>di</strong> un certo<br />
corpo o grado.<br />
Guardando il grafico<br />
dell’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione<br />
specifico per<br />
Corpo in figura 7, è<br />
opportuno focalizzare l’attenzione<br />
sulle componenti per cui le curve<br />
si <strong>di</strong>scostano molto l’una dall’altra<br />
(nell’or<strong>di</strong>ne del 10%).<br />
In questo caso si possono indagare<br />
le componenti Metodologia <strong>di</strong>dattica,<br />
Tempo a <strong>di</strong>sposizione per lo<br />
Stu<strong>di</strong>o e il Livello delle Conferenze<br />
Figura 7<br />
21<br />
Figura 6<br />
e dei Conferenzieri come elementi<br />
<strong>di</strong> interesse per un eventuale approfon<strong>di</strong>mento.
OSSERVATORIO<br />
Metodologia<br />
<strong>di</strong>dattica impiegata<br />
Per questa componente,<br />
come appare in figura 8, oltre<br />
a presentarsi un incremento<br />
<strong>di</strong> GPS (confermando ciò che<br />
accadeva per il GMP) con l’aumento<br />
<strong>di</strong> grado, si osserva un<br />
gra<strong>di</strong>mento per clienti frequentatori<br />
dei corsi <strong>di</strong> SM,GN e AN,<br />
corrispondente ad un valore<br />
decisamente inferiore rispetto<br />
agli altri. La linea <strong>di</strong> tendenza<br />
per questo GPS è positiva ma,<br />
ciò che tranquillizza è il valore<br />
assoluto <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento che si<br />
attesta comunque sopra il GMP<br />
generale.<br />
Tempo a <strong>di</strong>sposizione per<br />
lo stu<strong>di</strong>o<br />
Come era lecito aspettarsi,<br />
il cliente frequentatore risulta<br />
insod<strong>di</strong>sfatto del tempo a <strong>di</strong>sposizione.<br />
Nel grafico dell’in<strong>di</strong>ce <strong>di</strong><br />
sod<strong>di</strong>sfazione specifico, come<br />
appare in figura 9, è evidente <strong>la</strong><br />
somiglianza delle curve <strong>di</strong> GMP<br />
e GPS del tempo a <strong>di</strong>sposi-zione<br />
per lo stu<strong>di</strong>o: questo <strong>di</strong>mostra<br />
che il GMP è, in assoluto,<br />
molto con<strong>di</strong>zionato dal GPS del<br />
tempo <strong>di</strong>sponibile per lo stu<strong>di</strong>o.<br />
Peraltro, <strong>la</strong> linea <strong>di</strong> tendenza<br />
polinomiale per questo GPS è<br />
molto positiva; questo potrebbe<br />
far supporre che vi sia da<br />
qualche corso un’attenzione<br />
maggiore da parte dell’organizzazione<br />
e quin<strong>di</strong> una probabile<br />
migliore gestione e ripartizione<br />
dei perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o (per come<br />
viene percepito dal frequentatore).<br />
22<br />
Figura 8<br />
Figura 9
OSSERVATORIO<br />
Livello delle Conferenze<br />
e dei Conferenzieri<br />
La partico<strong>la</strong>rità <strong>di</strong> questo GPS<br />
sta nel fatto che gli Ufficiali del corpo<br />
Sanitario sembrano gra<strong>di</strong>re più<br />
degli altri questa fase formativa.<br />
Va subito presa in considerazione<br />
l’andamento del<strong>la</strong> linea <strong>di</strong><br />
tendenza polinomiale dell’in<strong>di</strong>ce<br />
<strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione specifico re<strong>la</strong>tivo<br />
dove, dal XXXV corso in poi, risulta<br />
una <strong>di</strong>minuzione preoccupante del<br />
GPS.<br />
Questo dato, soprattutto riferito<br />
agli ultimi mesi, non mette in <strong>di</strong>scussione<br />
in assoluto lo spessore<br />
qualitativo dei conferenzieri o il contenuto<br />
delle conferenze stesse (per<br />
questa componente, infatti, rimane<br />
rispetto al<strong>la</strong> me<strong>di</strong>a, un alto in<strong>di</strong>ce<br />
<strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento), ma potrebbe significare<br />
una tendenza nel<strong>la</strong> scelta dei<br />
conferenzieri verso uno standard<br />
re<strong>la</strong>tivamente più basso rispetto agli<br />
anni scorsi.<br />
Figura 11<br />
23<br />
Elementi da presi<strong>di</strong>are<br />
Le valutazioni fatte fino ad ora,<br />
non hanno <strong>la</strong> pretesa <strong>di</strong> “azzerare”<br />
l’ERRORE così come è stato concepito.<br />
E’ pur vero che sono emerse<br />
delle considerazioni che potrebbero<br />
essere un buono spunto <strong>di</strong> riflessione<br />
per i clienti interni ed in generale<br />
per tutta l’organizzazione.<br />
In partico<strong>la</strong>re, al<strong>la</strong> luce <strong>di</strong> questa<br />
ricerca, mi sembra doveroso “passare<br />
in consegna” due aspetti molto<br />
importanti:<br />
Tempo a <strong>di</strong>sposizione<br />
in generale<br />
Fissatto che <strong>la</strong> durata del corso<br />
sia prestabilita e apprezzato il trend
OSSERVATORIO<br />
crescente <strong>di</strong> gra<strong>di</strong>mento degli ultimi<br />
mesi, rimane un dato assoluto con<br />
valore basso, fortemente con<strong>di</strong>zionante<br />
il grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione generale<br />
del corso.<br />
Componenti dal trend negativo<br />
Il tempo a <strong>di</strong>sposizione per le<br />
attività pratiche (esercizi seminari,<br />
ecc) presenta dall’ultimo corso una<br />
linea <strong>di</strong> tendenza leggermente negativa;<br />
non si hanno elementi per<br />
stabilirne le cause perciò si suggerisce<br />
<strong>di</strong> monitore <strong>la</strong> componente nel<br />
prossimo futuro. Il gra<strong>di</strong>mento del<br />
livello delle Conferenze e dei conferenzieri<br />
invece mostra un trend negativo<br />
decisamente preoccupante.<br />
CONCLUSIONI E<br />
PROPOSTE<br />
In paesi <strong>di</strong>versi dal nostro dove<br />
da anni si sperimentano tecniche <strong>di</strong><br />
TQM, <strong>di</strong> valutazione educativa attenta<br />
al contesto formativo nel suo<br />
complesso e ai processi educativi<br />
attivati, recenti ricerche segna<strong>la</strong>no<br />
i rischi impliciti in un’operazione <strong>di</strong><br />
“qualità totale”.<br />
In generale, ritengo che, le<br />
maggiori perplessità riguardo all’applicazione<br />
del TQM a contesti<br />
formativi siano legate all’approccio<br />
<strong>di</strong> un continuo miglioramento organizzativo<br />
e sistemico legato all’ab-<br />
24<br />
battimento del<strong>la</strong> variabilità dei processi<br />
“produttivi”. Se tale concetto<br />
è senz’altro applicabile al mondo<br />
dell’industria, ove il sistema <strong>di</strong> produzione<br />
che mira allo “zero <strong>di</strong>fetti”<br />
deve combattere <strong>la</strong> variazione dei<br />
processi, <strong>di</strong>viene <strong>di</strong>fficile utilizzare<br />
gli stessi presupposti in un contesto<br />
formativo ove il “prodotto” sono i risultati<br />
ottenuti dai frequentatori.<br />
Il 13 maggio 1999 l’allora Sottocapo<br />
<strong>di</strong> Stato Maggiore del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong>,<br />
Ammiraglio Marcello De Donno<br />
nel corso <strong>di</strong> una tavo<strong>la</strong> rotonda<br />
organizzata a Livorno dal titolo “La<br />
qualità totale: il nuovo umanesimo<br />
dell’era tecnologica”, <strong>di</strong>chiarò:
OSSERVATORIO<br />
[…] La <strong>Marina</strong> è consapevole<br />
delle <strong>di</strong>fficoltà d’adattamento<br />
del<strong>la</strong> metodologia del<strong>la</strong> Qualità<br />
Totale, sviluppata per accrescere<br />
<strong>la</strong> capacità e <strong>la</strong> competitività<br />
d’aziende produttrici <strong>di</strong><br />
beni e servizi commerciali, al<br />
proprio sistema ed alle tipologie<br />
<strong>di</strong> servizi che istituzionalmente<br />
essa fornisce. Ritengo,<br />
tuttavia, che <strong>la</strong> filosofia al<strong>la</strong><br />
base del metodo corrisponda<br />
validamente al<strong>la</strong> sua volontà <strong>di</strong><br />
mantenere un profilo alto, pur<br />
in una situazione <strong>di</strong> ridotte risorse<br />
quantitative. L’esigenza<br />
è sentita in assoluto non solo<br />
come garanzia <strong>di</strong> qualità professionale<br />
all’interno del<strong>la</strong> Forza<br />
Armata, ma anche <strong>di</strong> conseguimento<br />
<strong>di</strong> un livello standard,<br />
equiparabile ed intercambiabile<br />
in una situazione <strong>di</strong> crescenti<br />
iniziative <strong>di</strong> cooperazione<br />
interforze ed internazionali. La<br />
qualità nel<strong>la</strong> formazione è <strong>la</strong><br />
punta avanzata <strong>di</strong> un <strong>di</strong>segno<br />
globale rivolto all’eccellenza,<br />
che mi auguro possa sinteticamente<br />
identificare l’essenza<br />
del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> nel terzo<br />
millennio […].<br />
Prendo spunto dalle parole dell’Ammiraglio<br />
De Donno, per pronunciarmi<br />
sull’opportunità o meno<br />
d’applicazione <strong>di</strong> TQM in ambito<br />
ISMM. Gli spunti <strong>di</strong> riflessione, che<br />
emergono dal<strong>la</strong> ricerca effettuata,<br />
infatti, non devono, a parere dello<br />
scrivente, essere considerati lo strumento<br />
per cercare <strong>di</strong> azzerare l’ER-<br />
RORE ad ogni costo. E’ necessario<br />
invece, pensare a questo “potente”<br />
strumento come l’applicazione <strong>di</strong><br />
una filosofia <strong>di</strong> mantenimento <strong>di</strong> un<br />
alto profilo, pur in una situazione<br />
<strong>di</strong> “ridotte risorse quantitative” (per<br />
il CN: breve durata del corso). E’<br />
auspicabile adottare i principi e gli<br />
strumenti del TQM perché in ogni<br />
modo ci consentono <strong>di</strong> “mirare alto”,<br />
alzare lo standard del servizio e del<br />
“prodotto” fornito.<br />
La ricerca vuole essere un punto<br />
<strong>di</strong> partenza verso un approccio<br />
analitico-statistico che possa offrire<br />
un valore aggiunto al<strong>la</strong> risoluzione<br />
<strong>di</strong> problematiche; forse, quest’ultime<br />
possono apparire scontate agli<br />
addetti ai <strong>la</strong>vori ma, acquistano un<br />
<strong>di</strong>verso spessore se considerate<br />
come risultato <strong>di</strong> una analisi imparziale<br />
e priva <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zionamenti<br />
mentali o pregiu<strong>di</strong>zi.<br />
In definitiva, i risultati del<strong>la</strong> ricerca<br />
effettuata non fanno altro che<br />
confermare una corretta ed implicita<br />
25<br />
applicazione <strong>di</strong> TQM al Corso Normale<br />
<strong>di</strong> Stato Maggiore; si evince,<br />
generalmente, per le aree esplorate,<br />
una linea <strong>di</strong> tendenza positiva<br />
sul grado <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazione percepito<br />
dai clienti frequentatori. Il tutto, peraltro,<br />
è sicuramente giustificato dal<br />
fatto che l’ISMM, dal 2001, effettivamente<br />
persegue una politica d’ottimizzazione<br />
dei processi sul<strong>la</strong> base<br />
d’osservazioni e pareri ottenuti dai<br />
frequentatori dei vari corsi.<br />
Al fine <strong>di</strong> proseguire sul<strong>la</strong> strada<br />
intrapresa, si propone <strong>di</strong> sperimentare,<br />
sin dal prossimo corso, <strong>la</strong><br />
compi<strong>la</strong>zione del questionario elettronico<br />
ed in partico<strong>la</strong>re si auspica<br />
un perfezionamento del database<br />
elettronico al fine <strong>di</strong> fornire all’ISMM<br />
un ulteriore strumento che possa<br />
contribuire nell’ottica del “miglioramento<br />
continuo” al raggiungimento<br />
dei propri obiettivi.
COMUNICARE<br />
26
OSSERVATORIO<br />
L’INTANGIBILE<br />
VALORI ED EMOZIONI<br />
Premessa<br />
Capitano <strong>di</strong> Corvetta<br />
Francesco CACACE<br />
Avvicinandomi a quest’argomento mi<br />
sono interrogato molto sul taglio da<br />
dare al<strong>la</strong> tesi. Avendo però scartato,<br />
a priori, le ipotesi “perbeniste”, ho<br />
ritenuto preferibile dover sviluppare<br />
quest’e<strong>la</strong>borato con un approccio<br />
assertivo e propositivo, valutando<br />
un’inaccettabile insolenza intellettuale<br />
fornire un <strong>la</strong>voro ridondante <strong>di</strong> concetti<br />
stereotipati e demagogici.<br />
Il travaglio storico dei valori<br />
militari<br />
Dopo <strong>la</strong> prima guerra mon<strong>di</strong>ale,<br />
il crollo degli ideali fu il terreno <strong>di</strong><br />
coltura per l’emergenza dei totalitarismi<br />
nazionalistici, visti illusoriamente<br />
come antidoto efficace al<strong>la</strong> scomparsa<br />
del vecchio or<strong>di</strong>ne. Nello “Stato etico”<br />
creato dai vari fascismi europei, i militari<br />
trovarono ovviamente una collocazione<br />
centrale che comportava,<br />
in quanto tale, ampia gratificazione<br />
anche morale. Ciò <strong>di</strong>ede vita ad una<br />
fioritura <strong>di</strong> retorica patriottica e moralistica<br />
che, d’altro canto, non s’in<strong>di</strong>rizzava<br />
solo al mondo militare, ma<br />
tendeva a mettere in <strong>di</strong>visa l’intera<br />
società. Successivamente, <strong>la</strong> fine del<strong>la</strong><br />
seconda guerra mon<strong>di</strong>ale, sotto il<br />
profilo dell’etica militare, fu un’esperienza<br />
traumatizzante sopratutto per<br />
gli sconfitti, <strong>la</strong> maggior parte dei quali<br />
(è innegabile) visse sul<strong>la</strong> propria pelle<br />
il crollo <strong>di</strong> un mondo che credevano<br />
ideale e su cui si erano poggiati. Ma,<br />
a parte le reazioni psicologiche dei reduci,<br />
sta <strong>di</strong> fatto che nei Paesi sconfitti<br />
si è finito per accantonare il ricorso a<br />
richiami etici in opposizione agli abusi<br />
precedenti. Tipica può considerarsi<br />
<strong>la</strong> situazione italiana, dove nel dopoguerra<br />
<strong>la</strong> letteratura sull’etica militare<br />
è in pratica scomparsa. Un caso sintomatico<br />
è quello dell’opera <strong>di</strong> Luigi<br />
Russo, apparsa per <strong>la</strong> prima volta nel<br />
1916 col titolo <strong>di</strong> Vita e morale militare<br />
– Laterza e<strong>di</strong>tore – rie<strong>di</strong>ta nel 1946<br />
col titolo <strong>di</strong> Vita e <strong>di</strong>sciplina militare.<br />
E’ evidente quin<strong>di</strong> <strong>la</strong> volontà <strong>di</strong> abbandonare<br />
un termine impegnativo come<br />
“morale” desiderando liberare il <strong>di</strong>scorso<br />
dalle ipoteche <strong>di</strong> una compromettente<br />
ideologizzazione. Il concetto<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplina, infatti, non impegna<br />
in problematiche ideologiche ma appare<br />
render conto <strong>di</strong> regole più vicine<br />
al<strong>la</strong> deontologia professionale che ad<br />
una più alta prospettiva etica.<br />
In definitiva, per terminare questa<br />
breve introduzione storica, si può affermare<br />
che in occidente si era creata<br />
27<br />
una situazione paradossale, per cui da<br />
una parte – quel<strong>la</strong> dei vinti – si temeva<br />
perfino il ricorso ad una terminologia<br />
etica ritenuta compromettente; dall’altra<br />
– quel<strong>la</strong> dei vincitori – si riteneva<br />
del tutto superfluo una promblematizzazione<br />
<strong>di</strong> questo tipo.<br />
L’autenticità come<br />
presupposto in<strong>di</strong>spensabile<br />
Il giorno 3 febbraio 2005 si è<br />
schiantato sulle montagne afghane<br />
un aereo delle linee Kam Air. In questa<br />
drammatica circostanza sono perite<br />
104 persone tra le quali il Sig.<br />
Bruno Vianini. Quest’uomo era un<br />
ufficiale superiore delle Forze Armate<br />
che ha indossato l’uniforme del<strong>la</strong><br />
<strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> per oltre ventidue<br />
anni. Nel<strong>la</strong> sua carriera è <strong>di</strong>ventato un<br />
berretto verde, è stato imbarcato su<br />
<strong>di</strong>verse navi ed ha prestato servizio<br />
in svariati teatri operativi all’estero,<br />
in situazioni d’indubbia pericolosità.<br />
Pensando a questo collega che non<br />
ho mai conosciuto, incontrol<strong>la</strong>bilmente<br />
sono passate nel<strong>la</strong> mia mente una<br />
serie d’immagini. Come se fosse un<br />
film senz’au<strong>di</strong>o, ho visto i suoi giorni<br />
passati in mare, i momenti personali<br />
che ha dovuto vivere lontano dal<strong>la</strong> sua<br />
famiglia, il sudore, <strong>la</strong> sofferenza e <strong>la</strong><br />
tenacia per conseguire il durissimo<br />
brevetto da incursore. Nessuno però
OSSERVATORIO<br />
potrà mai sapere le infinite cose che<br />
gli saranno accadute in tanti anni <strong>di</strong><br />
professione e chissà quante volte<br />
avrà pianto o si sarà emozionato nel<br />
<strong>la</strong>sciare compagni d’arme con i quali<br />
avrà <strong>di</strong>viso il sonno, il cibo e, sopratutto,<br />
avrà affidato loro <strong>la</strong> vita in quei<br />
momenti in cui un team <strong>di</strong>venta un<br />
sol uomo ed ognuno risulta in<strong>di</strong>spensabile<br />
per <strong>la</strong> sopravvivenza dell’altro.<br />
Ora quest’ufficiale è morto. E’ morto<br />
a migliaia <strong>di</strong> chilometri da casa con i<br />
suoi resti sbattuti su una montagna<br />
come un pugno vigliacco che ti colpisce<br />
quando non te l’aspetti. In questo<br />
momento, tuttavia, il Comandante<br />
Vianini sta offrendo all’organizzazione,<br />
oltre che un sicuro esempio, <strong>la</strong><br />
possibilità <strong>di</strong> fare comprendere a tutti<br />
i valori che ci uniscono proprio come<br />
in una grande famiglia. Per provare<br />
però a noi per primi che facciamo<br />
realmente parte <strong>di</strong> una famiglia, v’è<br />
bisogno, anzitutto, che questa <strong>di</strong>mostri<br />
(e faccia avvertire) subito ed autenticamente<br />
le sue emozioni senza<br />
attendere che un pezzo <strong>di</strong> carta dattilografato<br />
or<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> fare un minuto <strong>di</strong><br />
silenzio. V’è bisogno che tutti i militari<br />
percepiscano che tutta <strong>la</strong> <strong>Marina</strong><br />
sia provata da una sincera sofferenza<br />
sebbene ferma e perseverante negli<br />
intenti prefissi. C’è il dovere <strong>di</strong> unirsi<br />
al dolore <strong>di</strong> una moglie e dei suoi figli<br />
perché non credano che i loro sacrifici<br />
siano stati fatti per qualcuno che si è<br />
subito <strong>di</strong>menticato del loro caro.<br />
Solo così potremmo poi par<strong>la</strong>re<br />
d’etica e <strong>di</strong> morale essendo certi d’esser<br />
creduti. In caso contrario l’unica<br />
cosa che ci accomunerà a questa<br />
morte avvenuta su <strong>di</strong> una montagna<br />
innevata, sarà il gelo <strong>di</strong> vuote ed altisonanti<br />
parole che ci si trasmetterà<br />
ipocritamente l’un l’altro.<br />
La situazione attuale.<br />
Il re è “quasi” nudo<br />
Tutti vogliono scorgere un significato<br />
elevato in quello che fanno per<br />
guadagnarsi da vivere. Ci si aspetta<br />
<strong>di</strong> provare piacere per quello che si<br />
produce durante l’orario <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro. Si<br />
è orientati ad attendersi sod<strong>di</strong>sfazioni<br />
dal <strong>la</strong>voro: si pretende che esso consenta<br />
<strong>di</strong> sviluppare le proprie qualità<br />
nel senso più ampio e non solo limitatamente<br />
a quel<strong>la</strong> picco<strong>la</strong> combinazione<br />
<strong>di</strong> talento e sapere che fa muovere<br />
le braccia o permette <strong>di</strong> far funzionare<br />
un computer. Eppure, ascoltando<br />
“ra<strong>di</strong>o prora” o “ra<strong>di</strong>o banchina”,<br />
l’esperienza <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro risulta essere<br />
non totalmente intrisa <strong>di</strong> quelle vigorose<br />
emozioni che possono avvertirsi<br />
solo attraverso l’assoluto coinvolgimento<br />
etico. Insomma, passiamo sul<br />
<strong>la</strong>voro ben più<br />
del<strong>la</strong> metà del<strong>la</strong><br />
nostra vita, essendo<br />
implicati,<br />
approssimativamente,all’ottanta<br />
percento<br />
sotto il profilo<br />
morale. Conseguenza<br />
dell’uso<br />
non adeguato<br />
dei valori e<br />
delle emozioni<br />
degli uomini, è<br />
che questi ultimi<br />
risultano in-<br />
28<br />
tralciati nello sprigionamento dell’ingegno,<br />
dell’iniziativa e nell’adesione<br />
totale ai fini che l’organizzazione si è<br />
prefissa.<br />
La conclusione è che quest’ultima<br />
sta pagando più del dovuto per ottenere<br />
in cambio una quota che, sebbene<br />
molto alta, non corrisponde all’intera<br />
potenzialità degli in<strong>di</strong>vidui che<br />
impiega. Inoltre, il personale potrebbe<br />
essere contagiato dal<strong>la</strong> peggiore<br />
piaga: lo scetticismo.<br />
Per detti motivi è fondamentale<br />
che si faccia appello all’esigenza in<strong>di</strong>viduale<br />
<strong>di</strong> arricchire <strong>la</strong> vita <strong>di</strong> significati<br />
profon<strong>di</strong> per il raggiungimento <strong>di</strong><br />
gran<strong>di</strong> obiettivi.<br />
In questo quadro, le iniziative <strong>di</strong><br />
management messe in campo dal<strong>la</strong><br />
<strong>Marina</strong> come, ad esempio, il grande<br />
impulso che si sta dando al<strong>la</strong> formazione,<br />
oppure <strong>la</strong> visibile rivisitazione<br />
del freddo e razionale modello <strong>di</strong> gestione<br />
del personale basato sovente<br />
sul solo comando e controllo, sta facendo<br />
percepire che può iniziare l’era<br />
del<strong>la</strong> con<strong>di</strong>visione dei valori.<br />
Una visione dell’intangibile<br />
Il patrimonio intangibile è un po’<br />
come l’aria, non si vede e non sì tocca,<br />
è intangibile ma pesa. E se l’aria<br />
ha una funzione basi<strong>la</strong>re per <strong>la</strong> vita,<br />
il patrimonio intangibile ha un valore<br />
fondamentale per <strong>la</strong> vitalità e <strong>la</strong> prosperità<br />
<strong>di</strong> un’organizzazione.<br />
Questa necessarietà si basa sul fatto<br />
che l’intangibile alimenta l’essenza<br />
degli uomini: le loro emozioni ed i<br />
loro valori.<br />
Allora, conseguentemente, bisogna<br />
porsi <strong>la</strong> domanda che <strong>di</strong>viene il<br />
fulcro del<strong>la</strong> questione: sod<strong>di</strong>sfare le<br />
emozioni è una necessità o un valore<br />
accessorio?<br />
Prima <strong>di</strong> offrire <strong>la</strong> risposta, bisogna<br />
immancabilmente preporre che<br />
sino a poco tempo fa si approcciava<br />
alle persone trascurando, o meglio
OSSERVATORIO<br />
<strong>di</strong>sconoscendo, il loro Q.I. emozionale.<br />
Questo perché per molti secoli si è<br />
erroneamente ritenuto che l’unica intelligenza<br />
“vera” fosse quel<strong>la</strong> razionale.<br />
Entrambe le intelligenze (razionale<br />
ed emotiva) però, hanno pari <strong>di</strong>gnità e<br />
sono necessarie per <strong>la</strong> sopravvivenza<br />
sebbene i pensatori razionalisti facciano<br />
dell’eliminazione dell’emozione<br />
dal pensiero il loro credo.<br />
Tuttavia ciò che hanno trascurato<br />
è l’inevitabile onnipresenza delle<br />
emozioni in ogni azione. In merito è<br />
chiarificatore il pensiero <strong>di</strong> Goleman,<br />
scopritore dell’intelligenza emotiva,<br />
che ha definito questa come “<strong>la</strong> capacità<br />
<strong>di</strong> motivare se stessi, <strong>di</strong> persistere<br />
nel perseguire un obiettivo nonostante<br />
le frustrazioni, <strong>di</strong> control<strong>la</strong>re gli<br />
impulsi e rimandare <strong>la</strong> gratificazione,<br />
<strong>di</strong> modu<strong>la</strong>re i propri stati d’animo<br />
evitando che <strong>la</strong> sofferenza impe<strong>di</strong>sca<br />
<strong>di</strong> pensare e <strong>di</strong> sperare”. Questa<br />
breve <strong>di</strong>gressione ci consente <strong>di</strong> non<br />
avere alcun dubbio sul quesito posto<br />
in precedenza: appagare i valori e le<br />
emozioni dell’uomo è in<strong>di</strong>spensabile<br />
e prioritario. S’intende bene ora che<br />
fornire una breve definizione che concettualizzi<br />
cosa significhi patrimonio<br />
intangibile, risulti oltremodo riduttivo<br />
anche perché quest’argomento, secondo<br />
me più d’ogni altro, pretende<br />
un uso sapiente e straor<strong>di</strong>nariamente<br />
attento del lessico. Infatti, se è vero,<br />
in generale, che un utilizzo errato delle<br />
parole può “ferire”, è oltremodo<br />
vero, in questo partico<strong>la</strong>re, che una<br />
definizione appena non ade-guata potrebbe<br />
avere ripercussioni fuorvianti<br />
o negative sull’intera comunità <strong>di</strong><br />
un’organizzazione.<br />
Fermo restando quanto sopra, a<br />
mio avviso il così detto intangibile<br />
potrebbe rappresentarsi come l’immateriale<br />
carta costituzionale dei<br />
valori e dei principi <strong>di</strong> un’organizzazione<br />
e, giacché tale, fonte primaria<br />
e con<strong>di</strong>visa cui fare riferimento. Essa<br />
è tanto un’ere<strong>di</strong>tà culturale/spirituale<br />
che affonda e nutre le sue ra<strong>di</strong>ci nel<br />
passato, quanto un ponte su cui basare<br />
le azioni del futuro. Sua partico<strong>la</strong>re<br />
caratteristica, usando ancora questo<br />
parallelismo, è che risente fortemente<br />
del “clima <strong>di</strong>alettico” dell’organizzazione.<br />
Detto clima, sempre a mio<br />
parere, è qualche cosa <strong>di</strong> <strong>di</strong>verso dal<br />
glossario proprio <strong>di</strong> un luogo <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro<br />
o dalle gergalità che inevitabilmente<br />
contrad<strong>di</strong>stinguono un ambiente<br />
professionale da un altro.<br />
Il “clima <strong>di</strong>alettico” è molto <strong>di</strong> più<br />
perché riesce ad influenzare <strong>la</strong> costituzione<br />
dei valori essendo capace finanche<br />
<strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficar<strong>la</strong> qualora vi fosse<br />
un comune e costante comportamento<br />
comunicativo ( anche inconsapevole)<br />
da parte del<strong>la</strong> maggior parte dei<br />
consociati. Riscontrare ad esempio<br />
che, anche nel mondo militare, si<br />
sente sempre meno <strong>la</strong> paro<strong>la</strong> subor<strong>di</strong>nato<br />
preferendo espressioni come<br />
collega meno anziano o col<strong>la</strong>boratore<br />
oppure, venendo ad una realtà a noi<br />
più vicina, coa<strong>di</strong>utore al posto <strong>di</strong> docente<br />
(quest’ultimo, infatti, comporta,<br />
come postu<strong>la</strong>to, che dall’altra parte vi<br />
siano degli alunni e non degli ufficiali<br />
con una sensibile anzianità anagrafica<br />
e professionale) sono evidenze <strong>di</strong> un<br />
approccio <strong>di</strong>verso che tiene conto, in<br />
questo caso, del<strong>la</strong> maggiore considerazione<br />
che l’organizzazione sta dando<br />
al “valore uomo”.<br />
Detto comportamento <strong>di</strong>alettico,<br />
come si <strong>di</strong>ceva, ha così mo<strong>di</strong>ficato <strong>la</strong><br />
costituzione dei valori affermando<br />
maggiore centralità al<strong>la</strong> figura dell’uomo.<br />
Si rileva quin<strong>di</strong> che cambiare<br />
linguaggio non è una banale operazione<br />
<strong>di</strong> marketing lessicale, ma è un<br />
sintomo chiaro ed inequivocabile del<strong>la</strong><br />
penetrazione dei valori all’interno<br />
<strong>di</strong> una comunità d’in<strong>di</strong>vidui che formano,<br />
appunto, un’organizzazione.<br />
Azzardando una sorta <strong>di</strong> cacofonico<br />
neologismo, potrei affermare che se<br />
esistesse un “intangilometro”, ovvero<br />
un misuratore d’intangibile, questo<br />
29<br />
registrerebbe, ad ogni variazione <strong>di</strong><br />
linguaggio, un aumento o una <strong>di</strong>minuzione<br />
dei valori percepiti.<br />
Impresa e patrimonio<br />
intangibile<br />
Restando ancora nell’ambito delle<br />
variazioni <strong>di</strong>alettiche, è importante<br />
notare come il mondo privato,<br />
comprendendone le ricadute anche<br />
sul profitto, si è subito affrettato a<br />
cambiare ad<strong>di</strong>rittura le etichette organizzative:<br />
ben poche usano ancora<br />
il termine <strong>di</strong>rezione del personale,<br />
sostituito ormai dal<strong>la</strong> c.d. <strong>di</strong>rezione<br />
delle risorse umane.<br />
Andando ancora avanti nell’esperienza<br />
delle imprese private, è d’interesse<br />
vedere come queste definiscono<br />
il patrimonio intangibile. Ebbene,<br />
praticamente tutte rappresentano<br />
questo concetto con tre pi<strong>la</strong>stri: <strong>la</strong><br />
conoscenza, <strong>la</strong> cre<strong>di</strong>bilità e, per quel<br />
che a noi maggiormente interessa in<br />
questo breve stu<strong>di</strong>o, <strong>la</strong> coesione e <strong>la</strong><br />
de<strong>di</strong>zione del personale.<br />
Ora è utile porsi questa domanda:<br />
perché le aziende sono così attente a<br />
questo tipo <strong>di</strong> patrimonio?<br />
Una delle più gran<strong>di</strong> realtà industriali<br />
italiane, <strong>la</strong> Fiat, risponde così<br />
al quesito: “Il patrimonio intangibile<br />
con<strong>di</strong>ziona il Capitale Finanziario perché<br />
è inserito nei processi aziendali (e<br />
acquista valore con l’uso, al contrario<br />
delle risorse tangibili), e si trasforma<br />
in risultati ven<strong>di</strong>bili dall’azienda”.<br />
Dal<strong>la</strong> lettura <strong>di</strong> questa significativa asserzione,<br />
appare evidente quanto un<br />
insieme forte <strong>di</strong> valori influisce sui risultati<br />
e le performance dell’impresa.<br />
Si ba<strong>di</strong> bene che non è stata utilizzata<br />
<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> migliori i risultati oppure<br />
ottimizzi i risultati. L’affermazione è<br />
inequivoca: Con<strong>di</strong>ziona. Per comprendere<br />
al meglio questo pensiero basta<br />
mutuare il concetto giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zione.<br />
Facendo ciò ci si accorge, <strong>la</strong>palissianamente,<br />
che senza il verificarsi
OSSERVATORIO<br />
<strong>di</strong> essa non vi sarà alcuna possibilità<br />
d’efficacia dell’impresa. Questo accade<br />
perché il patrimonio intangibile<br />
è il fondamento,<br />
è <strong>la</strong> base<br />
su cui costruire<br />
e non un orpello<br />
da mostrare poiché<br />
politically correct.<br />
La grande azienda<br />
italiana in questione,<br />
poi, sostiene un’altra<br />
idea che ritengo ancora<br />
più forte ed efficace e che,<br />
per tale motivo, parimenti<br />
riporto integralmente: “Il<br />
vero punto focale non è il<br />
livello del capitale intangibile<br />
<strong>di</strong> per sé, ma il tasso <strong>di</strong> cambiamento<br />
ed il tasso del suo utilizzo”.<br />
Si comprende allora, ancor<br />
<strong>di</strong> più, quanto questo è lo strumento<br />
primario per <strong>la</strong> sopravvivenza stessa<br />
dell’azienda.<br />
Nell’ultimare questa veloce sortita<br />
esplorativa nelle conoscenze maturate<br />
dal modo privato, è in<strong>di</strong>cativo<br />
quanto affermato da uno dei più noti<br />
manager italiani, Franco Tatò, il quale<br />
ha affermato al riguardo: “tutta <strong>la</strong><br />
nostra cultura aziendale è permeata<br />
dal<strong>la</strong> misurazione e dal<strong>la</strong> gestione degli<br />
elementi tangibili. I nostri bi<strong>la</strong>nci<br />
esprimono i valori delle cose e il costo<br />
delle persone in un universo governato<br />
da modelli fisici. Il futuro, invece,<br />
suggerisce <strong>la</strong> necessità <strong>di</strong> rappresentare<br />
nei bi<strong>la</strong>nci anche le idee, i comportamenti,<br />
il valore delle persone e<br />
le loro emozioni”.<br />
Il punto d’arrivo è che le realtà economiche,<br />
pungo<strong>la</strong>te dal<strong>la</strong> competizione<br />
del libero mercato, sono obbligate<br />
ad ascoltare costantemente tutti i segnali,<br />
sopratutto se deboli, che provengono<br />
dal<strong>la</strong> società allo scopo <strong>di</strong><br />
decifrarli ed imme<strong>di</strong>atamente tradurli<br />
in azioni concrete per <strong>la</strong> sopravvivenza<br />
e lo sviluppo dell’impresa.<br />
La conclusione è che prendere<br />
coscienza dell’importanza<br />
dei valori, non <strong>di</strong>venta<br />
un’opzione ma una scelta obbligata<br />
per ogni organizzazione perché è <strong>la</strong><br />
società stessa a richiederlo.<br />
Militarità ed intangibile<br />
Se le autorevoli affermazioni esposte<br />
dal mondo impren<strong>di</strong>toriale convincono<br />
sul<strong>la</strong> giustezza del loro tipo<br />
d’approccio, c’è da chiedersi: per una<br />
forza armata in che termini si pone <strong>la</strong><br />
questione?<br />
Per essa riterrei che si tratti <strong>di</strong> una<br />
cosa sostanzialmente <strong>di</strong>versa. Il dovere<br />
d’essere attenti custo<strong>di</strong> <strong>di</strong> antiche<br />
tra<strong>di</strong>zioni, <strong>la</strong> consapevolezza <strong>di</strong> mettere<br />
a dura prova i propri sentimenti<br />
(ad esempio per quelle intuibili ragioni<br />
legate alle drammatiche situazioni<br />
delle popo<strong>la</strong>zioni che insistono nei<br />
c.d. teatri operativi), <strong>la</strong> certezza <strong>di</strong><br />
svolgere una professione che richiede,<br />
finanche per obbligo <strong>di</strong> legge, <strong>di</strong><br />
dover sacrificare <strong>la</strong> propria vita, sono<br />
solo alcuni esempi del<strong>la</strong> citata <strong>di</strong>fferenza.<br />
Per dare una <strong>di</strong>mostrazione<br />
incontrovertibile del<strong>la</strong> richiamata <strong>di</strong>versità,<br />
mi servirò <strong>di</strong> un breve estratto<br />
del messaggio che il Presidente del<strong>la</strong><br />
Repubblica ha inviato, nel 2003, al 9°<br />
30<br />
Reggimento alpini <strong>di</strong> stanza in<br />
Afghanistan:<br />
“...Sappiate che l’Italia<br />
è con voi, che avete il sostegno<br />
morale del<strong>la</strong> nazione.<br />
Sono certo che,<br />
nel<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione delle<br />
nostre Forze Armate,<br />
voi, porterete alta e<br />
onorerete <strong>la</strong> ban<strong>di</strong>era<br />
del 9° Reggimento<br />
alpini. E’<br />
una ban<strong>di</strong>era che<br />
richiama <strong>la</strong> storia<br />
più nobile del nostro<br />
esercito ed in partico<strong>la</strong>re <strong>di</strong> quegli<br />
alpini che hanno <strong>la</strong>sciato un solco <strong>di</strong><br />
eroismo, <strong>di</strong> generosità e <strong>di</strong> abnegazione<br />
nelle montagne, nei deserti e nelle<br />
gran<strong>di</strong> pianure dove hanno servito<br />
<strong>la</strong> Patria fino al sacrificio. Ovunque i<br />
nostri militari abbiano operato, hanno<br />
scritto pagine <strong>di</strong> patriottismo, <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>sciplina, <strong>di</strong> spirito <strong>di</strong> corpo. Hanno<br />
dato esempio <strong>di</strong> valor militare. Hanno<br />
infuso speranza e coraggio ai compagni<br />
d’arme. Hanno mostrato sempre<br />
umanità e altruismo nei confronti<br />
delle popo<strong>la</strong>zioni civili ed anche oggi,<br />
proteggendo i valori cari all’umanità,<br />
<strong>di</strong>fendete <strong>la</strong> nostra Patria...”.<br />
E’ <strong>di</strong> considerevole utilità vedere<br />
(è proprio il caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo) quanto “intangibile”<br />
è stato appassionatamente<br />
evocato in una, tra l’altro ridotta, porzione<br />
<strong>di</strong> testo. La segnatura che ho<br />
voluto apporre, sottolineando detti<br />
concetti morali, rende poi ancor più<br />
evidente anche <strong>la</strong> stretta frequenza<br />
che lega gli stessi.<br />
A questo punto, mi sembra evidente<br />
che <strong>di</strong>scorrere sul tipo <strong>di</strong> legame<br />
che intercorre tra militarietà<br />
ed intangibile risulti, francamente,<br />
riduttivo. Sarebbe come ipotizzare <strong>di</strong><br />
poter in<strong>di</strong>viduare nel mare dove inizia<br />
l’acqua e dove finisce il sale.<br />
Insomma, i valori non sono né dentro<br />
né fuori perché sono essi stessi <strong>la</strong><br />
Forza Armata.
OSSERVATORIO<br />
L’importanza delle emozioni<br />
Storicamente sono tremi<strong>la</strong> anni o<br />
forse più che <strong>di</strong>sprezziamo le emozioni.<br />
Aristotele sottolineò con vigore i<br />
pericoli <strong>di</strong> un inquinamento emotivo<br />
dei processi razionali ed oggi si continua<br />
a considerare le emozioni una<br />
componente poco affidabile e seria<br />
del<strong>la</strong> natura umana. Non a caso nel<strong>la</strong><br />
lingua degli stereotipi le emozioni<br />
sono sempre “<strong>di</strong>rompenti” e lo stato<br />
emotivo “scosso”. Anche il linguaggio<br />
<strong>di</strong> tutti i giorni è un segnale del modo<br />
in cui si tende a guardare alle emozioni<br />
in una cultura occidentale cui piace<br />
credere che l’uomo sia un essere sostanzialmente<br />
razionale. Si attribuisce<br />
gran valore al pensiero razionale, del<br />
quale si celebra l’or<strong>di</strong>ne, il controllo<br />
e l’assenza d’emozioni. Quando definiamo<br />
qualcosa razionale è proprio<br />
perché vi scorgiamo il prodotto <strong>di</strong> una<br />
logica scevra da venature emotive. E’<br />
dunque un’ironia che <strong>la</strong> scoperta più<br />
importante che ci giunge dal campo<br />
apparentemente asettico delle neuroscienze,<br />
sia proprio che il cervello<br />
è governato dalle emozioni. Questa<br />
scoperta non ha solo sve<strong>la</strong>to l’importanza<br />
delle emozioni, ma ha in<strong>di</strong>cato<br />
che sono queste a guidare anche gli<br />
approcci del pensiero razionale più<br />
puro: “Le emozioni costituiscono un<br />
elemento integrante anche del processo<br />
decisionale apparentemente<br />
più razionale. Ogni qual volta il pensiero<br />
entri in conflitto con le emozioni,<br />
sono queste ultime a prevalere” .<br />
La razionalità pura quin<strong>di</strong> non esiste.<br />
Le emozioni colorano e influenzano<br />
tutto il nostro pensiero. Anche<br />
<strong>la</strong> nostra memoria registra <strong>la</strong> componente<br />
emotiva <strong>di</strong> un’esperienza<br />
accanto al suo contenuto oggettivo<br />
(o cognitivo), senza effettuarne una<br />
separazione. Questo meccanismo è<br />
chiamato da Antonio R. Damasio, uno<br />
dei padri delle nuove neuroscienze,<br />
“memoria emotiva”.<br />
Sono le emozioni e non <strong>la</strong> razionalità<br />
a costituire il tessuto connettivo<br />
delle nostre esperienze. Le emozioni<br />
sono <strong>la</strong> fitta trama che sta <strong>di</strong>etro all’immagine<br />
razionale <strong>di</strong> noi stessi che<br />
ci piace presentare al mondo esterno.<br />
Per quanto ora detto e tenendo<br />
in evidenza le considerazioni esposte<br />
sul mondo con le stellette, risulta in<strong>di</strong>spensabile<br />
rinvigorire quel<strong>la</strong> forte<br />
emotività insita nell’universo militare<br />
invece <strong>di</strong> tentare <strong>di</strong> sintonizzarsi sui<br />
suoi aspetti razionali.<br />
Questo è assai <strong>di</strong> più <strong>di</strong> quello che,<br />
usualmente, s’in<strong>di</strong>vidua con il termine<br />
motivazione. Costruire un rapporto<br />
emotivo, invece, significa qualcosa<br />
che penetra più in profon<strong>di</strong>tà ovvero<br />
nell’interiorità dell’in<strong>di</strong>viduo. E’ <strong>la</strong><br />
creazione <strong>di</strong> qualche cosa in grado <strong>di</strong><br />
generare livelli elevatissimi d’attenzione<br />
perché fondata, appunto, sulle<br />
emozioni.<br />
Per rendere l’idea, utilizzando un<br />
termine inglese abbastanza <strong>di</strong> moda<br />
nelle imprese, bisognerebbe passare<br />
dal c.d. customer satisfaction al peopIe<br />
satisfaction.<br />
Solo questo livello <strong>di</strong> con<strong>di</strong>visione<br />
potrà far <strong>di</strong>re al singolo consociato:<br />
sono fiero <strong>di</strong> <strong>di</strong>re agli altri che <strong>la</strong>voro<br />
qui.<br />
Comunicare l’intangibile per<br />
renderlo visibile<br />
Si è detto che i valori dell’organizzazione<br />
militare sono l’essenza del<strong>la</strong><br />
stessa. Riuscire a renderli visibili con<br />
trasparenza ed efficacia, deve essere<br />
allora <strong>la</strong> sua principale responsabilità.<br />
Per raggiungere questo primario<br />
scopo, andrebbe pre<strong>di</strong>sposta una vera<br />
e propria strategia per <strong>la</strong> con<strong>di</strong>visione<br />
e <strong>di</strong>ffusione dei valori. Atto fondante<br />
potrebbe essere <strong>la</strong> co<strong>di</strong>ficazione dell’etica,<br />
proprio allo scopo <strong>di</strong> render<strong>la</strong><br />
tangibile. La creazione <strong>di</strong> standard <strong>di</strong><br />
condotta (previsti dal Co<strong>di</strong>ce), dovrebbe<br />
essere oggetto d’un piano <strong>di</strong><br />
31<br />
comunicazione a livello interno ed<br />
esterno d’ampio respiro.<br />
A livello interno andrebbero in<strong>di</strong>viduati<br />
3 obiettivi:<br />
- comunicare a tutti i <strong>di</strong>pendenti il<br />
Co<strong>di</strong>ce Etico;<br />
- creare con<strong>di</strong>visione;<br />
- sviluppare comportamenti.<br />
Imme<strong>di</strong>atamente dopo l’approvazione<br />
del Co<strong>di</strong>ce Etico, andrebbe<br />
organizzata una serie <strong>di</strong> eventi <strong>di</strong> presentazione<br />
del Co<strong>di</strong>ce ai comandanti<br />
delle strutture poste al più alto livello<br />
decisionale, simi<strong>la</strong>rmente a ciò che si<br />
farebbe per il top management <strong>di</strong> tutte<br />
le società <strong>di</strong> un medesimo gruppo.<br />
Il Co<strong>di</strong>ce dovrebbe essere un opuscolo,<br />
<strong>di</strong> massimo 10 pagine, essenziale<br />
nei contenuti e nel<strong>la</strong> forma grafica,<br />
che andrebbe spe<strong>di</strong>to a tutti i militari<br />
unitamente ad una lettera <strong>di</strong> presentazione<br />
(a “stimolo positivo” e non<br />
gerarchico!) a firma del Capo <strong>di</strong> Stato<br />
Maggiore del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> in quanto più<br />
alto referente del<strong>la</strong> Forza Armata. Al<br />
Co<strong>di</strong>ce Etico andrebbero de<strong>di</strong>cati una<br />
serie <strong>di</strong> speciali nei notiziari del<strong>la</strong> marina<br />
e nel<strong>la</strong> rivista marittima. Auspicabile,<br />
poi, sarebbe de<strong>di</strong>care mirati dvd<br />
da <strong>di</strong>stribuire capil<strong>la</strong>rmente a tutte le<br />
navi/componenti del<strong>la</strong> F.A. Gli speciali<br />
e i supporti video dovrebbero illustrare<br />
le caratteristiche ed i contenuti del<br />
Co<strong>di</strong>ce con interviste al top management<br />
(comandanti <strong>di</strong> Cincnav, Mari<strong>di</strong>part,<br />
ecc), ed attraverso puntate tematiche<br />
de<strong>di</strong>cate ad aspetti specifici.<br />
Anche il canale intranet potrebbe<br />
de<strong>di</strong>care un’intera sezione al Co<strong>di</strong>ce<br />
Etico pubblicandone il testo, gli approfon<strong>di</strong>menti<br />
e sollecitando il personale<br />
a richiedere informazioni e ad inviare<br />
segna<strong>la</strong>zioni. Il Co<strong>di</strong>ce andrebbe poi<br />
<strong>di</strong>stribuito sopratutto ai neoarruo<strong>la</strong>ti,<br />
allo scopo <strong>di</strong> far percepire subito loro<br />
tanto l’importanza fondamentale che<br />
<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> pone ai valori, quanto il co<strong>di</strong>ce<br />
sia lo strumento base del <strong>la</strong>voro<br />
che si accingono ad iniziare.<br />
Inoltre, nell’ambito dei corsi <strong>di</strong>
OSSERVATORIO<br />
formazione istituzionali, andrebbero<br />
previsti interventi <strong>di</strong> sensibilizzazione<br />
sul tema dell’attuazione del Co<strong>di</strong>ce.<br />
Queste iniziative <strong>di</strong> comunicazione<br />
dovrebbero essere massicciamente<br />
<strong>la</strong>nciate in un <strong>la</strong>sso <strong>di</strong> tempo<br />
non troppo lungo (es. circa sei mesi).<br />
L’obiettivo dovrebbe essere quello <strong>di</strong><br />
rendere tangibili detti valori e principi<br />
all’intero corpo militare per trasferire<br />
<strong>la</strong> teoria in pratica e trasformare i<br />
principi in comportamenti concreti.<br />
A livello esterno <strong>la</strong> comunicazione<br />
dovrebbe perseguire i seguenti obiettivi:<br />
- comunicare a tutti l’esistenza ed il<br />
contenuto del co<strong>di</strong>ce etico;<br />
- contribuire a creare un clima <strong>di</strong> fiducia<br />
e <strong>di</strong> chiarezza sugli impegni<br />
e le aspettative che si assumeranno;<br />
- puntare sul Co<strong>di</strong>ce Etico come<br />
elemento <strong>di</strong> identity del<strong>la</strong> Forza<br />
Armata.<br />
Per raggiungere tali obiettivi potrebbero<br />
anche esser condotte attività<br />
<strong>di</strong> stimolo. Ad esempio, si potrebbe<br />
pubblicare il Co<strong>di</strong>ce sul sito internet<br />
del<strong>la</strong> <strong>Marina</strong> per sollecitare <strong>la</strong> richiesta<br />
d’informazioni e/o l’invio d’eventuali<br />
infrazioni al Co<strong>di</strong>ce stesso.<br />
Altra robusta forma <strong>di</strong> proiezione<br />
all’esterno dei valori, dovrebbe essere<br />
<strong>la</strong> pubblicità. Essendo però quest’argomento,<br />
a mio avviso, <strong>di</strong> fondamentale<br />
importanza, ritengo utile trattarlo<br />
singo<strong>la</strong>rmente nel<strong>la</strong> parte che segue.<br />
Il futuro non è grande come il<br />
mare<br />
Prima <strong>di</strong> analizzare in dettaglio lo<br />
spot che oggi appare sui me<strong>di</strong>a, è necessario<br />
interrogarsi sui meccanismi<br />
<strong>di</strong> funzionamento del<strong>la</strong> pubblicità. Secondo<br />
gli esperti del settore, <strong>la</strong> comunicazione<br />
pubblicitaria persegue due<br />
<strong>di</strong>stinte finalità.<br />
La prima è <strong>di</strong>retta verso il mondo<br />
esterno all’azienda. Scopo doppio è<br />
quello <strong>di</strong> tentare <strong>la</strong> persuasione del<br />
potenziale cliente e <strong>di</strong> convincere, chi<br />
cliente lo è già, che ha operato <strong>la</strong> scelta<br />
giusta.<br />
La seconda finalità è <strong>di</strong>retta al<br />
mondo interno all’azienda. Scopo è<br />
far capire a chi <strong>la</strong>vora nell’azienda,<br />
che sta producendo beni o servizi <strong>di</strong><br />
successo che è inserito in un ambiente<br />
talentuoso, che <strong>la</strong> sua impresa possiede<br />
dei valori, ecc.<br />
Bene, su questa base esaminiamo<br />
allora lo spot del<strong>la</strong> nostra Forza Armata.<br />
Una nave militare che scivo<strong>la</strong> via<br />
su <strong>di</strong> un mare piatto. Un giovane ufficiale<br />
dallo sguardo gagliardo. Una<br />
voce fuori campo che, dopo aver invitato<br />
a fare <strong>la</strong> domanda d’arruo<strong>la</strong>mento,<br />
conclude: “<strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong> un<br />
futuro grande come il mare”. Questo,<br />
in estrema sintesi, lo spot.<br />
Ora, “spremiamo” il concetto contenuto<br />
in questo messaggio traducendolo<br />
con parole tanto pure quanto<br />
vere. Quello che si percepisce dallo<br />
spot, in buona sostanza, è: qui c’è un<br />
posto <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro per te. E’ sicuro. Non<br />
avrai incertezze verso il futuro.<br />
Tra<strong>la</strong>sciando, per carità <strong>di</strong> patria,<br />
gli effetti sul<strong>la</strong> bontà persuasiva verso<br />
chi le stellette già le indossa, e sottacendo,<br />
per decenza, lo stridente contrasto<br />
tra il gran futuro rec<strong>la</strong>mizzato<br />
e le tante morti che hanno colpito i<br />
nostri contingenti, viene da chiedersi:<br />
i valori dove sono?<br />
Non v’è traccia alcuna dell’essenza<br />
del<strong>la</strong> Forza Armata. Non si percepiscono<br />
le <strong>di</strong>versità e le peculiarità <strong>di</strong><br />
una professione caratterizzata da un<br />
profondo coinvolgimento morale.<br />
Immaginiamo invece, propositivamente,<br />
quest’altro possibile tipo <strong>di</strong><br />
spot. Militari, visibilmente sudati, che<br />
sbarcano da una nave aiuti per popo<strong>la</strong>zioni<br />
bisognose. Un incursore che,<br />
sebbene provato dal<strong>la</strong> stanchezza,<br />
dà una mano al compagno. Giovani<br />
militari che <strong>di</strong>vidono, con familiarità,<br />
32<br />
il cibo in una mensa <strong>di</strong> bordo ed una<br />
voce fuori campo che afferma: “il <strong>la</strong>voro<br />
a volte è duro ma le sod<strong>di</strong>sfazioni<br />
non mancano. <strong>Marina</strong> <strong>Militare</strong>: un<br />
modo <strong>di</strong> valori”.<br />
Sotto il profilo interno, credo che<br />
chiunque indossi <strong>la</strong> nostra uniforme<br />
guardando questo spot possa scorgervi<br />
motivo d’orgoglio sociale. Potrebbe<br />
considerare che chi l’incontri per<br />
strada non pensi che svolge un <strong>la</strong>voro<br />
statale e sicuro, ma che è una persona<br />
che ha fatto una scelta dura perché<br />
crede in valori forti.<br />
Sotto il profilo esterno, s’impe<strong>di</strong>rebbe<br />
ai neoarruo<strong>la</strong>ti, catapultati prima<br />
nei ferrei istituti <strong>di</strong> formazione e<br />
poi presso <strong>la</strong> prima destinazione (che<br />
proprio perché tale appare <strong>di</strong>sagiata),<br />
l’effetto <strong>di</strong> credere d’esser stati, in<br />
qualche modo, raggirati.<br />
Quest’inganno, infatti, potrebbe<br />
esser percepito perché il rischio del<strong>la</strong><br />
comunicazione per <strong>la</strong> promozione<br />
dell’immagine è quello <strong>di</strong> esagerare<br />
mostrando una rappresentazione dell’amministrazione<br />
che non corrisponde<br />
al<strong>la</strong> realtà. In questi casi tale tipo <strong>di</strong><br />
comunicazione <strong>di</strong>venta un boomerang,<br />
poiché s’interpreteranno le promesse<br />
come prova dell’inaffidabilità dell’amministrazione.<br />
Pertanto è essenziale<br />
che vi sia una stretta corre<strong>la</strong>zione tra<br />
quello che l’istituzione – attraverso<br />
<strong>la</strong> campagna <strong>di</strong> promozione – <strong>di</strong>ce<br />
<strong>di</strong> voler fare e quello che in concreto<br />
poi l’istituzione stessa fa, altrimenti<br />
<strong>la</strong> campagna si ritorcerà su chi l’ha<br />
promossa. Sostanzialmente, qualsiasi<br />
forma <strong>di</strong> promozione dell’istituzione<br />
pubblica non può non basarsi che sul<br />
dato reale e fattuale dell’istituzione<br />
stessa, ripu<strong>di</strong>ando qualsivoglia forma<br />
(anche involontaria) d’esagerazione.<br />
In definitiva, una campagna <strong>di</strong> comunicazione<br />
non può reggersi sui toni<br />
dell’enfasi. In tale campagna, sono <strong>la</strong><br />
scelta emotiva ed i valori che devono<br />
rive<strong>la</strong>rne il carattere, permettendo <strong>di</strong>
OSSERVATORIO<br />
identificarne il mittente e, sopratutto,<br />
<strong>di</strong> credere al messaggio perché in lui<br />
si ripone fiducia.<br />
Considerazioni e conclusioni<br />
La prima considerazione cui sono<br />
giunto è <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne metodologico.<br />
Pensare <strong>di</strong> comunicare l’intangibile,<br />
approcciandovi come se fosse una<br />
normale questione <strong>di</strong> comunicazione<br />
istituzionale, sarebbe un errore fatale.<br />
Questo perché l’intangibile d’una Forza<br />
Armata è <strong>la</strong> sua anima.<br />
Conseguentemente, sarebbe come<br />
voler progettare <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgarne lo spirito<br />
che, proprio perché tale, non è comunicabile<br />
ma solo percepibile. Quin<strong>di</strong><br />
nessun messaggio, anche se forte<br />
e ben stu<strong>di</strong>ato, potrà dare i risultati<br />
sperati se i consociati non avvertiranno,<br />
nei comportamenti quoti<strong>di</strong>ani, valori<br />
ed emozioni.<br />
Per questa ragione mi sono convinto<br />
che bisognerebbe anteporre a<br />
qualsiasi iniziativa me<strong>di</strong>atica <strong>di</strong>retta<br />
in tal senso, massicci sforzi umani (e<br />
non semplicemente organizzativi) per<br />
tradurre, e far tradurre a cascata, detti<br />
valori in fatti e comportamenti percepibili<br />
a tutti.<br />
Per chiarezza però, ritengo utile<br />
sottolineare che con questo non<br />
intendo l’adozione <strong>di</strong> un buonismo<br />
<strong>di</strong>ffuso o <strong>la</strong> normazione <strong>di</strong> struggenti<br />
assemblee quoti<strong>di</strong>ane, ma l’uso d’una<br />
autentica attenzione al <strong>di</strong>alogo emozionale,<br />
d’un più intenso orientamento<br />
a spiegare le ragioni degli or<strong>di</strong>ni,<br />
del<strong>la</strong> fermezza e del rigore del bonus<br />
pater familia al posto del<strong>la</strong> neutra severità.<br />
Il punto d’arrivo è, in buona sostanza,<br />
che bisognerà prima agire<br />
concretamente per poter, poi, comunicare<br />
efficacemente.<br />
La seconda considerazione, invece,<br />
è <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne storico-contingente.<br />
In questo periodo i noti conflitti<br />
in essere, a causa del<strong>la</strong> loro efferatezza<br />
e me<strong>di</strong>aticità, stanno fortemente<br />
coinvolgendo <strong>la</strong> pubblica opinione.<br />
Inoltre, nelle o<strong>di</strong>erne operazioni belliche,<br />
il numero dei nostri militari<br />
morti è elevatissimo (il più alto dal<br />
dopoguerra) e <strong>la</strong> collettività, probabilmente<br />
come risposta alle decapitazioni<br />
e ad altre atroci barbarie, fa<br />
più forte e pressante, verso le Forze<br />
Armate, <strong>la</strong> richiesta <strong>di</strong> valori e <strong>di</strong> maggior<br />
trasparenza etica. Esplicativo - a<br />
33<br />
contrariis - <strong>di</strong> questa attuale richiesta<br />
sociale, è quel che ha <strong>di</strong>chiarato il Presidente<br />
Bush, rivolgendosi agli USA ed<br />
al mondo, in riferimento allo scandalo<br />
sui prigionieri <strong>di</strong> guerra: “ Questi fatti<br />
macchiano l’onore del nostro Paese.<br />
Gli abusi sui prigionieri sono estranei<br />
ai nostri valori”.<br />
Questi acca<strong>di</strong>menti, per quanto<br />
<strong>di</strong>battibili, hanno indotto i mezzi<br />
<strong>di</strong> comunicazione <strong>di</strong> massa a tenere<br />
ferma una lente d’ingran<strong>di</strong>mento sul<br />
mondo militare che <strong>di</strong>viene ora tanto<br />
straor<strong>di</strong>nariamente visibile, quanto<br />
potenzialmente vulnerabile. Tuttavia,<br />
questa posizione <strong>di</strong> apparente equilibrio<br />
stabile, tenderebbe a sbi<strong>la</strong>nciarsi<br />
negativamente se <strong>la</strong> collettività percepisse<br />
finanche un mero non comportamento.<br />
La conclusione è che proprio questa<br />
è l’occasione da sfruttare.<br />
Ora è il momento migliore per agire,<br />
per arricchire l’organizzazione delle<br />
emozioni <strong>di</strong> tutti i militari, per <strong>la</strong>nciare<br />
<strong>la</strong> grande sfida del<strong>la</strong> con<strong>di</strong>visione<br />
dei valori.<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
Libri<br />
B<strong>la</strong>nchard - O’Connor., MBV Il nuovo sistema dei valori per gestire il cambiamento nelle imprese, Sperling & Kupfer, Como, 1998;<br />
Maorino V. L’intangibile nelle organizzazioni, Pirelli, Mi<strong>la</strong>no, 1990;<br />
AA.VV, Etica oggi:comportamenti collettivi e modelli culturali, Gregoriana, Padova, 1989;<br />
Savater F., Etica come amor proprio, Laterza, Bari, 1994;<br />
De Bono E., At<strong>la</strong>nte del pensiero manageriale, Sperling & Kupfer, Mi<strong>la</strong>no, 1981;<br />
Earls M., Benvenuti nell’era del<strong>la</strong> creatività, Il Sole 24 ore, Mi<strong>la</strong>no, 2003;<br />
Casu<strong>la</strong> C. I porcospini <strong>di</strong> schopenhauer, Franco Angeli, Mi<strong>la</strong>no, 1997;<br />
Bettetini M. Breve storia del<strong>la</strong> bugia, Raffaello Cortina, Mi<strong>la</strong>no, 2001.<br />
Riviste<br />
Rivista Marittima, nr 4 dell’aprile 1986 articolo dal titolo: L’etica militare oggi;<br />
Rivista Italiana <strong>di</strong> Comunicazione Pubblica, Franco Angeli, Mi<strong>la</strong>no, 2004 articoli dal titolo:<br />
Politica <strong>di</strong> immagine e cre<strong>di</strong>bilità. Note a margine del<strong>la</strong> festa del<strong>la</strong> Polizia <strong>di</strong> Stato;<br />
Responsabilità sociale dell’impresa. Crescono le iniziative si sviluppa <strong>la</strong> comunicazione.<br />
Siti Internet<br />
www.crf.it (centro ricerche FIAT)<br />
www.aiaf.it; (associazione italiana analisti finanziari)<br />
www.quirinale.it/Comunicati
IL DOMINIO DEL<br />
COSMO E LA QUARTA<br />
DIMENSIONE<br />
GEOPOLITICA<br />
IL RUOLO DELLE POTENZE<br />
MONDIALI NELLA SPARTIZIONE<br />
DEL TERRITORIO SPAZIALE<br />
34
OSSERVATORIO<br />
Tenente <strong>di</strong> Vascello<br />
Beniamino SCORCELLETTI<br />
INTRODUZIONE<br />
Da sempre l’uomo ha cercato <strong>di</strong><br />
sod<strong>di</strong>sfare quel<strong>la</strong> che sembra essere<br />
una delle sue esigenze primarie,<br />
ovvero l’accaparramento dello spazio<br />
fisico circostante e l’imposizione<br />
del proprio predominio su <strong>di</strong><br />
esso. Ce lo racconta <strong>la</strong> scienza, per<br />
quanto riguarda gli albori del<strong>la</strong> civiltà<br />
umana, attraverso lo stu<strong>di</strong>o<br />
dei nostri più antichi antenati che<br />
si spostavano in gruppi al<strong>la</strong> ricerca<br />
<strong>di</strong> siti adatti al<strong>la</strong> sopravvivenza e<br />
quin<strong>di</strong> da consolidare e <strong>di</strong>fendere; e<br />
ce lo racconta <strong>la</strong> storia, per quanto<br />
riguarda il nostro passato “documentato”,<br />
scan<strong>di</strong>to dal susseguirsi<br />
<strong>di</strong> civiltà <strong>la</strong>nciatesi, in nome del<br />
<strong>di</strong>ritto all’espansione, al<strong>la</strong> conquista<br />
<strong>di</strong> territori, culture, commerci,<br />
ricchezze e gloria attraverso lo<br />
strumento sempre più specializzato<br />
del<strong>la</strong> guerra come sopraffazione fra<br />
popoli.<br />
Ed oggi che questo impulso primor<strong>di</strong>ale<br />
dell’uomo è ad<strong>di</strong>rittura<br />
<strong>di</strong>ventato materia <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sotto<br />
forma <strong>di</strong> geopolitica, il copione non<br />
sembra essere mutato sebbene si<br />
cominci ad intravedere il seme del<br />
cambiamento. Un cambiamento<br />
che, a mio parere, trae origine essenzialmente<br />
da tre fattori principali:<br />
- il grado <strong>di</strong> evoluzione tecnica,<br />
scientifica, sociale ed<br />
etico-spirituale finalmente<br />
raggiunto dall’umanità;<br />
- il continuo aumento delle re<strong>la</strong>zioni,<br />
interazioni e inter<strong>di</strong>pendenze<br />
<strong>di</strong> varia natura che<br />
“tagliano” i confini nazionali<br />
e vanno sotto il nome <strong>di</strong> processi<br />
<strong>di</strong> globalizzazione;<br />
- l’evoluzione del concetto <strong>di</strong><br />
strategia globale in cui si inserisce<br />
<strong>la</strong> scoperta/conquista<br />
del<strong>la</strong> cosiddetta quarta <strong>di</strong>-<br />
mensione geopolitica ovvero<br />
lo spazio cosmico così complesso,<br />
<strong>di</strong>fficile ed affascinante<br />
rispetto agli ormai familiari<br />
mari, territori e cieli<br />
“terrestri”.<br />
Negli ultimi cento anni il concetto<br />
<strong>di</strong> geopolitica ha subito cambiamenti<br />
profon<strong>di</strong> a causa <strong>di</strong> un<br />
tormentato assestamento degli<br />
equilibri politici globali passato attraverso<br />
due guerre mon<strong>di</strong>ali ed un<br />
periodo <strong>di</strong> conflittualità <strong>la</strong>tente fra<br />
le due super potenze USA-URSS.<br />
Ancora oggi i suddetti equilibri<br />
stentano a consolidarsi sulle fragili<br />
basi <strong>di</strong> un nuovo or<strong>di</strong>ne mon<strong>di</strong>ale<br />
orientato verso l’unanime riconoscimento<br />
<strong>di</strong> accor<strong>di</strong> internazionali<br />
che fissino chiaramente ed in modo<br />
vinco<strong>la</strong>nte i principi rego<strong>la</strong>tori delle<br />
re<strong>la</strong>zioni fra i vari governi.<br />
E’ infatti evidente come gli interessi<br />
nazionali e <strong>la</strong> competizione fra<br />
Stati abbiano ancora il sopravvento<br />
sulle intenzioni dei sinceri fautori<br />
del suddetto or<strong>di</strong>ne mon<strong>di</strong>ale. Ed<br />
in questa ottica oggi sembra proprio<br />
che non ci sia prospettiva <strong>di</strong><br />
sovranità sul<strong>la</strong> terra senza accesso<br />
allo Spazio. Da quando, il 4 ottobre<br />
1957, l’Unione Sovietica <strong>la</strong>nciò in<br />
orbita il primo satellite artificiale,<br />
<strong>la</strong> geopolitica ha acquistato <strong>la</strong> sua<br />
quarta <strong>di</strong>mensione. Non si limita<br />
al<strong>la</strong> analisi dei conflitti per il controllo<br />
degli spazi terrestri (mare,<br />
terra, aria), ma deve integrare nei<br />
suoi ragionamenti lo spazio cosmico,<br />
in partico<strong>la</strong>re quello circumterrestre.<br />
Lungi ancora dal rappresentare<br />
<strong>la</strong> “provincia del<strong>la</strong> intera<br />
umanità”, come auspicato dal Trattato<br />
sullo Spazio esterno prodotto<br />
dalle Nazioni Unite nel 1967 , il<br />
cosmo è posta in gioco nel<strong>la</strong> competizione<br />
fra Stati.<br />
Ma perché lo Spazio interessa<br />
tanto i protagonisti del<strong>la</strong> geopolitica<br />
p<strong>la</strong>netaria? Quale è l’attuale regime<br />
giuri<strong>di</strong>co vigente in materia?<br />
E quali sono gli Stati che si possono<br />
permettere <strong>di</strong> competere per <strong>la</strong><br />
35<br />
spartizione del cosmo? Sono queste<br />
le domande cui è necessario rispondere<br />
per poter analizzare propriamente<br />
il complesso tema del<strong>la</strong><br />
spartizione del territorio spaziale.<br />
I MOTIVI DELLA CORSA<br />
ALLA<br />
CONQUISTA DEL COSMO<br />
Le ragioni per cui lo Spazio<br />
interessa i protagonisti del<strong>la</strong> geopolitica<br />
p<strong>la</strong>netaria sono essenzialmente<br />
tre: prestigio, ricchezza e<br />
sicurezza. E non è un caso che tali<br />
elementi si ritrovino all’interno <strong>di</strong><br />
numerosi testi <strong>di</strong> strategia come<br />
definizione dei fattori <strong>di</strong> spinta degli<br />
interessi <strong>di</strong> uno stato . In una paro<strong>la</strong>,<br />
potremmo <strong>di</strong>re che l’interesse<br />
è il potere in gioco, quel potere che<br />
Friedrich Nietzche, nel<strong>la</strong> sua opera<br />
“Aurora” definisce il “dèmone degli<br />
uomini”:<br />
“Non lo stato <strong>di</strong> necessità, né<br />
<strong>la</strong> bramosia, ma l’amore del<strong>la</strong> potenza<br />
è il dèmone degli uomini. Si<br />
<strong>di</strong>a loro tutto, salute, nutrimento,<br />
abitazione, svago; essi sono e resteranno<br />
infelici e balzani: poiché<br />
il dèmone attende e vuole essere<br />
sod<strong>di</strong>sfatto. Si prenda loro tutto e<br />
si sod<strong>di</strong>sfi quest’ultimo: saranno<br />
quasi felici, tanto felici come proprio<br />
uomini e dèmoni possono essere.”<br />
Il prestigio<br />
La capacità <strong>di</strong> mandare l’uomo<br />
nello Spazio può essere considerata<br />
oggi <strong>la</strong> massima espressione <strong>di</strong><br />
potenza per una nazione. Lo hanno<br />
<strong>di</strong>mostrato USA ed URSS negli<br />
anni del<strong>la</strong> guerra fredda quando<br />
l’esibizione <strong>di</strong> potenza serviva ad<br />
incutere il timore sull’avversario.<br />
Lo Sputnik 1 nel 1957 (primo satellite<br />
in assoluto ad essere inviato<br />
in orbita) e Jurij Gagarin il 12 aprile<br />
1961 (primo cosmonauta nello<br />
Spazio) <strong>di</strong>edero all’URSS orgoglio<br />
e visibilità. Il mito del<strong>la</strong> superpotenza<br />
sovietica ne fu moltiplicato.
OSSERVATORIO<br />
Alcuni leader americani temettero<br />
che l’imminente sorpasso<br />
sovietico profetizzato<br />
da Nikita Chruscev stesse<br />
per compiersi.<br />
Ma l’orgoglio americano<br />
reagì a tempo <strong>di</strong> record ed<br />
il 5 maggio 1961 anche gli<br />
Stati Uniti andarono nello<br />
Spazio con A<strong>la</strong>n Shepard.<br />
Ma non era sufficiente: il<br />
primato del prestigio spaziale<br />
doveva essere conquistato<br />
ed il 20 luglio<br />
1969 l’Apollo 11 porta<br />
l’uomo sul<strong>la</strong> Luna.<br />
L’immagine <strong>di</strong> Neil Armstrong<br />
trasmessa in<br />
tutto il mondo, quando<br />
con gesto da “conquistador”<br />
pianta <strong>la</strong> ban<strong>di</strong>era<br />
a stelle e strisce<br />
sul suolo lunare,<br />
esprime l’intreccio<br />
<strong>di</strong> scienza e potere<br />
che segna l’epopea<br />
dell’astronautica.<br />
Ed infine oggi <strong>la</strong> Cina celebra<br />
<strong>la</strong> sua prima missione orbitale del<br />
taikonauta Yang Liwei (15 ottobre<br />
2003) generando una esplosione <strong>di</strong><br />
orgoglio popo<strong>la</strong>re e perplessità internazionale<br />
sulle future strategie<br />
del paese.<br />
La ricchezza<br />
Gli interessi economici legati<br />
allo Spazio si stanno rive<strong>la</strong>ndo<br />
enormi. La Luna è ricca <strong>di</strong> minerali<br />
come alluminio, ferro, calcio, titanio,<br />
oltre che <strong>di</strong> silicio e forse oro.<br />
Tra le risorse che <strong>la</strong> Luna potrebbe<br />
donare al nostro pianeta ce n’è una<br />
in partico<strong>la</strong>re che fa molto <strong>di</strong>scutere:<br />
l’elio-3, un isotopo leggero<br />
<strong>di</strong> elio che si forma nel corso delle<br />
reazioni nucleari all’interno delle<br />
stelle. Sul<strong>la</strong> Terra è rarissimo, ma<br />
nel suolo del nostro satellite, grazie<br />
ai venti so<strong>la</strong>ri, <strong>di</strong> questo gas se ne<br />
sono accumu<strong>la</strong>te enormi quantità.<br />
Quantità che, secondo molti esperti,<br />
potrebbero trasformarsi in combustibile<br />
partico<strong>la</strong>rmente efficiente<br />
p e r<br />
alimentare reattori<br />
a fusione nucleare producendo<br />
una quantità <strong>di</strong> scorie ra<strong>di</strong>oattive<br />
irrisoria.<br />
Ma <strong>la</strong> cosa più entusiasmante è<br />
il fatto che 25 tonnel<strong>la</strong>te <strong>di</strong> elio-3<br />
(equivalenti più o meno ad un singolo<br />
carico dello Shuttle) basterebbero<br />
a sod<strong>di</strong>sfare il fabbisogno<br />
energetico degli USA per un anno,<br />
mentre c’è chi sostiene (Gerald<br />
Kulcinski, <strong>di</strong>rettore del Fusion Technology<br />
Institute dell’Università<br />
del Wisconsin a Ma<strong>di</strong>son) che<br />
l’elio-3 Lunare potrebbe “produrre<br />
tanta energia da alimentare <strong>la</strong><br />
Terra per 60 mi<strong>la</strong> anni”. Secondo<br />
Gerald Kulcinski del Fusion Technology<br />
Institute presso l’Università<br />
del Winsconsin, l’elio-3 lunare<br />
avrebbe un valore <strong>di</strong> quattro miliar<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> dol<strong>la</strong>ri a tonnel<strong>la</strong>ta in termini<br />
del<strong>la</strong> sua energia equivalente<br />
in petrolio.<br />
Per non par<strong>la</strong>re, poi, dei satelliti<br />
<strong>di</strong> telecomunicazione, <strong>di</strong> navigazione<br />
e <strong>di</strong> osservazione del<strong>la</strong> Ter-<br />
36<br />
ra che rappresentano <strong>la</strong><br />
nervatura strategica delle<br />
economie più sviluppate<br />
favorendone l’inter<strong>di</strong>pendenza.<br />
Basti considerare<br />
che il settore spaziale globale<br />
valeva circa 144 miliar<strong>di</strong><br />
<strong>di</strong> dol<strong>la</strong>ri nel 2003 .<br />
Dei tre poli <strong>di</strong> attività spaziale<br />
oggi dominanti – il<br />
<strong>la</strong>ncio, l’osservazione del<br />
nostro pianeta e le telecomunicazioni<br />
– il primo resta<br />
un bastione dell’intervento<br />
pubblico, il secondo si al<strong>la</strong>rga<br />
alle sinergie fra settore statale<br />
e privati, mentre l’ultimo è il<br />
più aperto al libero mercato .<br />
In un futuro non troppo<br />
lontano potrebbe infine svilupparsi<br />
un turismo spaziale dalle<br />
potenzialità sufficienti a suscitare<br />
l’interesse <strong>di</strong> impren<strong>di</strong>tori<br />
coraggiosi.<br />
La sicurezza<br />
Il terzo e più incisivo dei motivi<br />
del<strong>la</strong> corsa al dominio del cosmo<br />
sono le strategie <strong>di</strong> sicurezza.<br />
Nel gergo militare americano lo<br />
Spazio è “the ultimate highground<br />
– l’altura decisiva”. Chi ha accesso<br />
al cosmo si concentra sullo Spazio<br />
terrestre perchè qui operano i satelliti<br />
<strong>di</strong> osservazione e navigazione<br />
e qui potrebbero essere collocate le<br />
future armi spaziali in grado <strong>di</strong> colpire<br />
bersagli terrestri. A tale proposito<br />
appare inconfutabile, nel<strong>la</strong><br />
sua assoluta semplicità, <strong>la</strong> tesi <strong>di</strong><br />
Everett C. Dolman (docente del<strong>la</strong><br />
School of Advanced Airpower Stu<strong>di</strong>es<br />
del<strong>la</strong> base aerea <strong>di</strong> Maxwell,<br />
A<strong>la</strong>bama) il quale, mutuando Sir<br />
Halford Mackinder, afferma che<br />
“chi control<strong>la</strong> le basse orbite terrestri<br />
control<strong>la</strong> lo Spazio vicino al<strong>la</strong><br />
Terra. Chi control<strong>la</strong> quello Spazio<br />
domina <strong>la</strong> Terra. Chi domina <strong>la</strong><br />
Terra determina il futuro dell’umanità”<br />
. Per questo motivo gli stessi<br />
programmi civili del<strong>la</strong> NASA hanno<br />
spesso un retrogusto militare: i<br />
sistemi satellitari Sea-Wide Field
OSSERVATORIO<br />
Stu<strong>di</strong>es (Sea-WIFS), ad esempio,<br />
sono serviti ad identificare le milizie<br />
talibane durante <strong>la</strong> campagna<br />
afghana .<br />
Ufficialmente ban<strong>di</strong>to dal <strong>di</strong>ritto<br />
internazionale, l’uso militare<br />
dello Spazio è in corso da tempo<br />
attraverso quel<strong>la</strong> che viene definita<br />
<strong>la</strong> Revolution in Military Affairs<br />
(RMA), cuore del<strong>la</strong> rivoluzione<br />
militare del XXI secolo; militarizzazione<br />
intesa, per ora, non come<br />
instal<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> sistemi d’arma su<br />
vettori orbitanti, ma come utilizzo<br />
dello Spazio per funzioni <strong>di</strong> intelligence,<br />
<strong>di</strong> controllo strategico e<br />
come segmento spaziale del campo<br />
<strong>di</strong> <strong>battaglia</strong>.<br />
IL REGIME GIURIDICO<br />
DELLO SPAZIO<br />
Il sistema giuri<strong>di</strong>co oggi in vigore<br />
è sempre più frammentario<br />
ed inadeguato a far fronte ai problemi<br />
derivanti dall’uso crescente<br />
dello Spazio. Esso si basa infatti<br />
su alcuni principi molto generali<br />
formu<strong>la</strong>ti in cinque trattati specifici<br />
sottoscritti a partire dal 1967<br />
ed in un accordo sul controllo degli<br />
armamenti secondo i dettami<br />
del <strong>di</strong>ritto internazionale. Fa inoltre<br />
riferimento a varie intese sullo<br />
sfruttamento commerciale dello<br />
Spazio riguardanti, ad esempio, i<br />
<strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> utilizzazione delle orbite<br />
geostazionarie. L’idea <strong>di</strong> fondo è<br />
che lo Spazio debba essere utilizzato<br />
per scopi pacifici e che è un<br />
bene comune. Ma poiché i paesi in<br />
grado <strong>di</strong> avvantaggiarsene sono pochi,<br />
questi principi non sono stati<br />
in realtà messi al<strong>la</strong> prova e rimangono<br />
in <strong>la</strong>rga misura ideali astratti.<br />
Cosa si intenda inoltre per “scopi<br />
pacifici” non è chiaro e allo stato<br />
delle cose <strong>la</strong> sfera celeste è insufficientemente<br />
protetta dal punto <strong>di</strong><br />
vista ecologico , né esiste una definizione<br />
comunemente accettata<br />
del concetto <strong>di</strong> “pubblico dominio”<br />
utilizzata nel Trattato sullo Spazio<br />
extraterrestre.<br />
L’attuale regime prevede dunque<br />
una serie <strong>di</strong> modeste limitazioni<br />
riguardo alle attività militari<br />
nello Spazio vicino al<strong>la</strong> Terra e<br />
vieta l’uso dei corpi celesti quali <strong>la</strong><br />
Luna a scopi bellici. Ma sebbene lo<br />
Spazio extraterrestre sia riservato<br />
a “scopi pacifici”, ciò non esclude,<br />
secondo le potenze spaziali, attività<br />
“passive” o <strong>di</strong> supporto militare<br />
(osservazione, sorveglianza, comunicazioni).<br />
Del resto lo stesso<br />
regime giuri<strong>di</strong>co attuale, sebbene<br />
fissi alcuni limiti importanti alle<br />
attività militari, presenta grosse <strong>la</strong>cune<br />
in questo senso. Pur vietando,<br />
ad esempio, lo stazionamento <strong>di</strong><br />
armi <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione <strong>di</strong> massa nello<br />
Spazio, non proibisce il transito<br />
<strong>di</strong> armi nucleari al suo interno; né<br />
vieta esplicitamente l’uso <strong>di</strong> armi<br />
antisatellite o l’instal<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> armamenti<br />
convenzionali o <strong>di</strong> nuovo<br />
tipo (come quelli ad energia <strong>di</strong>retta)<br />
nello Spazio.<br />
Grazie a queste <strong>la</strong>cune, i sostenitori<br />
americani del<strong>la</strong> militarizzazione<br />
dello Spazio tendono ad istituire<br />
un’analogia fra <strong>di</strong> esso e l’alto<br />
mare che non ricade sotto <strong>la</strong> sovranità<br />
<strong>di</strong> alcuno Stato. Analogamente<br />
a quanto accadeva cento anni<br />
fa con <strong>la</strong> Pax Britannica, possono<br />
oggi dominare lo Spazio allo stesso<br />
modo in cui <strong>la</strong> Gran Bretagna dominava<br />
un tempo i mari.<br />
Ma <strong>la</strong> soluzione per il futuro<br />
dello Spazio non sta nel riproporre<br />
un facile quanto datato principio<br />
ottocentesco, bensì nello sviluppo<br />
<strong>di</strong> un nuovo regime giuri<strong>di</strong>co dello<br />
Spazio, ovvero <strong>di</strong> nuovi principi<br />
guida più adatti al<strong>la</strong> realtà del<br />
nostro secolo. Per raggiungere<br />
questo obiettivo è necessario passare<br />
da un quadro <strong>di</strong> riferimento<br />
basato prevalentemente sull’analogia<br />
con <strong>la</strong> “libertà dei mari” ad<br />
uno fondato invece sui principi <strong>di</strong><br />
sicurezza generale ed equità nell’uso<br />
delle risorse spaziali. Una più<br />
ampia concezione del<strong>la</strong> sicurezza<br />
deve trascendere i suoi aspetti pu-<br />
37<br />
ramente militari (evidenziati nel<strong>la</strong><br />
precedente sezione 2.c.) per tener<br />
conto anche <strong>di</strong> quelli ambientali<br />
ed economici, strettamente interconnessi<br />
nel<strong>la</strong> sfera spaziale, dati<br />
gli effetti che il suo uso produce su<br />
sca<strong>la</strong> internazionale e p<strong>la</strong>netaria.<br />
Tanto per fare un esempio, <strong>la</strong> sperimentazione<br />
delle armi antisatellite<br />
crea enormi quantità <strong>di</strong> detriti<br />
che potrebbero rendere molto più<br />
pericoloso il <strong>la</strong>ncio in orbita a bassa<br />
quota <strong>di</strong> satelliti commerciali o<br />
militari.<br />
CHI PUÒ COMPETERE PER LA<br />
SPARTIZIONE DEL COSMO<br />
Un posto al tavolo delle “potenze<br />
spaziali” insieme agli Stati<br />
Uniti è ambito da paesi <strong>di</strong> taglia<br />
variegata. Così <strong>la</strong> Cina, con <strong>la</strong> missione<br />
orbitale del Taikonauta Yang<br />
Liwei, ufficializza <strong>la</strong> sua ascesa<br />
nelle gerarchie internazionali. La<br />
Russia <strong>di</strong>fende, per quel che può, il<br />
rango <strong>di</strong> grande potenza ere<strong>di</strong>tato<br />
dall’URSS. Nel<strong>la</strong> politica europea<br />
lo Spazio è destinato ad avere una<br />
parte centrale e <strong>la</strong> sicurezza, per <strong>la</strong><br />
quale <strong>la</strong> commissione UE ha chiesto<br />
un finanziamento <strong>di</strong> almeno un<br />
miliardo <strong>di</strong> euro l’anno, sarà l’investimento<br />
più importante nelle<br />
applicazioni spaziali. Più recentemente<br />
sono scesi in lizza stati sorretti<br />
da una certa idea <strong>di</strong> grandezza<br />
quali il Brasile, l’In<strong>di</strong>a, il Pakistan,<br />
il Giappone e persino il Kazakistan<br />
che, nelle parole del suo primo ministro,<br />
aspira a “<strong>di</strong>ventare una vera<br />
potenza spaziale”. Infine l’Iran è <strong>la</strong><br />
prima nazione is<strong>la</strong>mica a proiettarsi<br />
nel cosmo con <strong>la</strong> messa in orbita<br />
del suo satellite Mesbah .<br />
La Cina<br />
Secondo il Rapporto annuale al<br />
Congresso USA sul potere militare<br />
Cinese del luglio 2003, re<strong>la</strong>tivamente<br />
ai vettori spaziali, Pechino<br />
sta sviluppando una nuova famiglia<br />
<strong>di</strong> razzi modu<strong>la</strong>ri per l’invio
OSSERVATORIO<br />
nello Spazio <strong>di</strong> carichi pesanti<br />
(fino a 25 tonnel<strong>la</strong>te). Sempre<br />
secondo lo stesso Rapporto,<br />
<strong>la</strong> Cina ha anche piani a lungo<br />
termine per <strong>la</strong>nciare una<br />
propria stazione spaziale<br />
ed una navetta spaziale<br />
riutilizzabile. Inoltre sta<br />
<strong>la</strong>vorando intensamente<br />
sull’uso bellico del <strong>la</strong>ser e,<br />
“usando una combinazione<br />
<strong>di</strong> capacità tecnologiche<br />
proprie e <strong>di</strong> assistenza<br />
straniera, potrebbe<br />
<strong>di</strong>ventare il paese leader<br />
nel<strong>la</strong> tecnologia militare<br />
del <strong>la</strong>ser entro il<br />
2020” .<br />
Inoltre, secondo<br />
Robert Walzer,<br />
ex Presidente del<strong>la</strong><br />
Commissione sul futuro<br />
dell’industria<br />
aerospaziale statunitense,<br />
<strong>la</strong> Cina è<br />
impegnata in un aggressivo programma<br />
spaziale al fine <strong>di</strong> andare<br />
sul<strong>la</strong> Luna e <strong>di</strong> stabilirvisi permanentemente<br />
entro un decennio. Le<br />
basterà investire l’1% del proprio<br />
PIL nei prossimi anni per garantire<br />
le risorse per un programma spaziale<br />
molto robusto.<br />
La Russia<br />
La Russia ha ere<strong>di</strong>tato l’infrastruttura<br />
spaziale e gran parte del<strong>la</strong><br />
tecnologia e delle risorse umane<br />
che avevano messo a segno una<br />
lunga serie <strong>di</strong> c<strong>la</strong>morosi successi<br />
nell’epoca dell’Unione Sovietica;<br />
l’URSS era un valido concorrente<br />
degli Stati Uniti nel<strong>la</strong> corsa allo<br />
Spazio e, almeno in certi settori, un<br />
paese guida. Data <strong>la</strong> sua mancanza<br />
<strong>di</strong> risorse, <strong>la</strong> Russia è oggi costretta<br />
a ri<strong>di</strong>mensionare le ambizioni<br />
ed a concentrarsi su alcuni settori<br />
chiave. Ma considerandosi ancora<br />
una grande potenza, essa respinge<br />
l’idea <strong>di</strong> rassegnarsi al ruolo <strong>di</strong> alleato<br />
<strong>di</strong> secondo piano degli Stati<br />
Uniti e <strong>di</strong> membro poco influente<br />
del mondo occidentale.<br />
L’Europa<br />
Entro il 2005 sarà messo a punto<br />
il Piano spaziale europeo (ESP).<br />
Per allora si sarà concluso anche<br />
il <strong>la</strong>voro <strong>di</strong> SPASEC (Space Security),<br />
il gruppo europeo <strong>di</strong> esperti<br />
nel campo dello Spazio e del<strong>la</strong> sicurezza,<br />
terminerà <strong>la</strong> fase <strong>di</strong> sviluppo<br />
<strong>di</strong> Galileo (il GPS europeo) e<br />
sarà già avanzata l’implementazione<br />
del GMES (Global Monitorino<br />
for Enviroment and Security), un<br />
programma finanziato dall’UE al<br />
servizio degli interessi ambientali<br />
e <strong>di</strong> sicurezza. Il colore ambientalistico<br />
del suddetto programma<br />
non ha comunque impe<strong>di</strong>to agli<br />
Stati Uniti <strong>di</strong> leggervi un sinistro<br />
intento concorrenziale rispetto al<br />
GPS, nell’ambito <strong>di</strong> una strategia <strong>di</strong><br />
emancipazione europea dalle capacità<br />
americane. Tentazione tanto<br />
più pericolosa dopo che <strong>la</strong> Cina si<br />
è ritagliata una sua nicchia (costata<br />
200 milioni <strong>di</strong> euro) nell’ambito <strong>di</strong><br />
Galileo.<br />
38<br />
Il Brasile<br />
Le ragioni che inducono<br />
il Brasile, desideroso <strong>di</strong><br />
essere arruo<strong>la</strong>to nel novero<br />
delle gran<strong>di</strong> potenze, a cercare<br />
<strong>di</strong> conquistare lo Spazio<br />
sono essenzialmente culturali.<br />
Esse provengono dal<strong>la</strong><br />
taglia territoriale del paese e<br />
dal sentimento <strong>di</strong> “grandezza<br />
nacional”, più volte ripreso<br />
dal<strong>la</strong> c<strong>la</strong>sse politica, che riflette<br />
sostanzialmente una <strong>di</strong>ffusa<br />
percezione popo<strong>la</strong>re re<strong>la</strong>tiva al<br />
destino glorioso del Brasile. Il<br />
programma spaziale brasiliano<br />
si basa essenzialmente sul<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione<br />
con altri Stati che<br />
presentano caratteristiche socioeconomiche<br />
o semplicemente geografiche<br />
simi<strong>la</strong>ri. Da paese continente,<br />
come alcuni usano notare,<br />
par<strong>la</strong> lo stesso linguaggio <strong>di</strong> altri<br />
paesi che hanno una taglia territoriale<br />
equivalente. Ne sono prova gli<br />
accor<strong>di</strong> con <strong>la</strong> Cina, a partire dal<br />
1988, per lo sviluppo <strong>di</strong> quattro satelliti,<br />
e l’istanza <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento<br />
politico tra Brasile, Africa del Sud<br />
e In<strong>di</strong>a che intende esplorare forme<br />
<strong>di</strong> cooperazione avanzata Sud-<br />
Sud .<br />
Il Giappone<br />
La politica spaziale giapponese<br />
del passato è stata caratterizzata<br />
da ambizioni incerte sostenute da<br />
investimenti inadeguati. E’ mancata<br />
una strategia nazionale in grado<br />
<strong>di</strong> produrre risultati apprezzabili<br />
nei limiti delle risorse <strong>di</strong>sponibili.<br />
Verso <strong>la</strong> fine degli anni Novanta,<br />
le cose hanno cominciato però<br />
a cambiare. Le crescenti minacce<br />
rappresentate dai missili a me<strong>di</strong>o e<br />
lungo raggio del<strong>la</strong> Corea del Nord<br />
e l’espansione cinese nel campo satellitare<br />
hanno spinto il Giappone<br />
a utilizzare lo Spazio come mezzo<br />
per contribuire al<strong>la</strong> sicurezza nazionale<br />
<strong>la</strong>nciando in orbita satelliti<br />
da ricognizione o, come preferiscono<br />
definirli, “satelliti per <strong>la</strong> rac-
OSSERVATORIO<br />
colta delle informazioni”.<br />
Sebbene il Giappone sia ancora<br />
<strong>la</strong> seconda potenza economica del<br />
mondo ed abbia <strong>la</strong> possibilità <strong>di</strong><br />
destinare risorse adeguate ai suoi<br />
programmi spaziali, deve compiere<br />
un grande sforzo per riconquistare<br />
il suo vantaggio tecnologico.<br />
In<strong>di</strong>a e Pakistan<br />
Gli sforzi <strong>di</strong> questi due paesi<br />
nel<strong>la</strong> ricerca spaziale sono essenzialmente<br />
orientati allo sviluppo<br />
del settore <strong>di</strong>fesa. L’agenzia spaziale<br />
in<strong>di</strong>ana sta già realizzando un<br />
micro-satellite sperimentale <strong>di</strong> 60<br />
chili, chiamato Anusat, da <strong>la</strong>nciare<br />
in orbita entro <strong>la</strong> fine del 2005 nell’ambito<br />
dello sviluppo <strong>di</strong> “satelliti<br />
killer”. Essa, inoltre, ha già <strong>la</strong>nciato<br />
in orbita vari satelliti per il telerilevamento<br />
nell’ambito del programma<br />
IRS (In<strong>di</strong>an Remote Sensing),<br />
fra cui uno sperimentale con una<br />
risoluzione <strong>di</strong> 1 metro.<br />
Sebbene il Pakistan sia meno<br />
avanzato tecnologicamente dell’In<strong>di</strong>a,<br />
ha anch’esso creato una propria<br />
agenzia, <strong>la</strong> Space and Upper<br />
Atmosphere Research Commission,<br />
per <strong>la</strong> realizzazione ed il <strong>la</strong>ncio<br />
<strong>di</strong> satelliti nazionali, firmando<br />
inoltre un accordo per rafforzare <strong>la</strong><br />
cooperazione con <strong>la</strong> Cina in questo<br />
settore.<br />
Occorre infine non <strong>di</strong>menticare<br />
che molti altri paesi, fra cui ad<br />
esempio <strong>la</strong> Corea del Nord, seppure<br />
oggi privi delle capacità tecniche<br />
necessarie per ambire al<strong>la</strong> competizione<br />
spaziale, cercano <strong>di</strong> seguire <strong>la</strong><br />
scia delle gran<strong>di</strong> potenze attraverso<br />
lo spionaggio, <strong>la</strong> desecretazione e<br />
forse anche il mercato nero. Senza<br />
considerare che mettere in campo<br />
uno schieramento ru<strong>di</strong>mentale <strong>di</strong><br />
intercettori orbitali, mine spaziali,<br />
mini satelliti killer, potrebbe risultare<br />
né eccessivamente costoso, né<br />
tecnologicamente inarrivabile.<br />
IL RUOLO DELLE POTENZE<br />
MONDIALI NELLA<br />
SPARTIZIONE DEL<br />
TERRITORIO SPAZIALE<br />
Da quanto sopra esposto si intuisce<br />
come <strong>la</strong> competizione spaziale<br />
stia rapidamente espandendosi<br />
ed inizi a rappresentare un<br />
intreccio <strong>di</strong> preoccupazioni, euforie,<br />
col<strong>la</strong>borazioni e “fughe” in solitario.<br />
La spartizione dello Spazio<br />
è lontana dall’essere un processo<br />
rego<strong>la</strong>rizzato o gestito <strong>di</strong> comune<br />
accordo fra i paesi interessati.<br />
Si sta ripetendo quanto accadde<br />
per l’Antartide dopo il secondo<br />
conflitto mon<strong>di</strong>ale, quando molti<br />
governi, intuendo l’esistenza <strong>di</strong><br />
notevoli risorse nel continente <strong>di</strong><br />
ghiaccio, inviarono numerose spe<strong>di</strong>zioni<br />
a scopo esplorativo dando<br />
inizio al<strong>la</strong> corsa per l’acquisizione<br />
<strong>di</strong> aree strategicamente importanti<br />
nel suddetto continente (si riporta<br />
in Allegato A un approfon<strong>di</strong>mento<br />
sul caso Antartide come parallelo<br />
con <strong>la</strong> corsa al<strong>la</strong> conquista dello<br />
Spazio).<br />
In questo contesto <strong>la</strong> responsabilità<br />
che incombe oggi sui governi<br />
mon<strong>di</strong>ali è <strong>di</strong> proporzioni enormi,<br />
anche perchè, nell’era del<strong>la</strong> conoscenza,<br />
<strong>la</strong> mancata valutazione<br />
<strong>di</strong> errori fatti in casi analoghi del<br />
passato e <strong>la</strong> capacità <strong>di</strong> effettuare<br />
verosimili previsioni sugli effetti <strong>di</strong><br />
future scelte sbagliate, sarebbero<br />
un’aggravante pesantissima.<br />
Lo sviluppo dei tre fattori <strong>di</strong><br />
spinta nel<strong>la</strong> conquista dello Spazio<br />
(prestigio, ricchezza e soprattutto<br />
sicurezza) rappresenta per qualsiasi<br />
potenza in gioco una impresa<br />
titanica sul piano tecnologico,<br />
che comporterà dei costi proibitivi<br />
e che potrebbe alienare eventuali<br />
simpatie fra nazioni, ponendo le<br />
basi per conflitti fra i governi mon<strong>di</strong>ali.<br />
Sebbene lo Spazio sia già militarizzato<br />
in qualche misura, ovvero<br />
utilizzato a scopi <strong>di</strong> supporto<br />
dell’apparato bellico <strong>di</strong> vari paesi,<br />
nessuno vi ha finora introdotto de-<br />
39<br />
gli armamenti. Ciò significherebbe,<br />
infatti, oltrepassare una soglia<br />
mai finora varcata, con il probabile<br />
effetto <strong>di</strong> provocare uno scontro<br />
per il predominio nello Spazio che<br />
minerebbe seriamente <strong>la</strong> sua attuale<br />
e già precaria rego<strong>la</strong>mentazione<br />
giuri<strong>di</strong>ca.<br />
Ma tutti sanno che un conflitto<br />
per il controllo dello Spazio oggi<br />
si concluderebbe senza vincitori e<br />
con soli perdenti. Tutte le gran<strong>di</strong><br />
potenze mon<strong>di</strong>ali e<strong>la</strong>borano giornalmente,<br />
tramite i loro strateghi,<br />
decine <strong>di</strong> scenari basati su altrettante<br />
ipotesi scaturite dal costante<br />
monitoraggio del<strong>la</strong> situazione internazionale.<br />
Essi valutano fattori<br />
<strong>di</strong> potenza, con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vulnerabilità,<br />
fattibilità ed accettabilità <strong>di</strong><br />
eventuali linee <strong>di</strong> azione nei confronti<br />
<strong>di</strong> potenziali competitors testate<br />
all’interno dei suddetti scenari<br />
in un continuo wargaming. E, a<br />
quanto pare, <strong>la</strong> conclusione è che<br />
l’eventualità <strong>di</strong> uno scontro “violento”<br />
per il primato spaziale produrrebbe<br />
inevitabili, pesanti ripercussioni<br />
anche sui propri governi,<br />
senza pensare alle pericolose ed<br />
incontrol<strong>la</strong>bili esca<strong>la</strong>tions che ne<br />
deriverebbero .<br />
Così, da parte dei contendenti,<br />
si continua <strong>la</strong> lenta, progressiva,<br />
control<strong>la</strong>ta conquista <strong>di</strong> obiettivi<br />
interme<strong>di</strong> che consentano, in modo<br />
<strong>di</strong>screto e spesso mascherato da nobili<br />
passi per il progresso umano, <strong>di</strong><br />
mantenere, nel<strong>la</strong> competizione del<br />
secolo, primati settoriali per alcuni<br />
e <strong>di</strong>stacchi accettabili per altri.<br />
Rimanere in<strong>di</strong>etro significherebbe<br />
perdere cre<strong>di</strong>bilità, influenza e<br />
quin<strong>di</strong> potere deterrente; in poche<br />
parole significherebbe passare dal<strong>la</strong><br />
parte dei soggiogabili.<br />
Gli effetti del<strong>la</strong> globalizzazione<br />
economica<br />
Ma contemporaneamente a<br />
questo processo “control<strong>la</strong>to”, sta<br />
sempre più prendendo campo un<br />
fenomeno incontrol<strong>la</strong>bile ed inevi-
OSSERVATORIO<br />
tabile, <strong>di</strong><strong>la</strong>gante specialmente nei<br />
settori del<strong>la</strong> ricerca e del<strong>la</strong> produzione;<br />
un fenomeno che è figlio<br />
<strong>di</strong> questa era e che, a mio parere,<br />
ci salverà dalle opzioni <strong>di</strong>struttive<br />
nel contesto delle strategie globali<br />
e<strong>la</strong>borate dai potenti del<strong>la</strong> Terra: <strong>la</strong><br />
multinazionalizzazione delle imprese<br />
o, se si preferisce, <strong>la</strong> cooperazione<br />
nello sviluppo <strong>di</strong> programmi,<br />
specialmente se molto onerosi<br />
(come nel caso <strong>di</strong> quelli spaziali<br />
appunto) da sostenere per un singolo<br />
paese. Si riporta, <strong>di</strong> seguito,<br />
qualche esempio eloquente:<br />
- nell’ambito del progetto GA-<br />
LILEO partecipano UE, Cina<br />
(con conseguente creazione del<br />
centro <strong>di</strong> cooperazione e formazione<br />
tecnica Cina-Europa<br />
per <strong>la</strong> navigazione via satellite)<br />
e Canada. La Russia, che ha<br />
sviluppato e gestito un proprio<br />
sistema <strong>di</strong> posizionamento globale<br />
(GLONASS) a partire dai<br />
primi anni ’80, sta negoziando<br />
con l’UE i termini del<strong>la</strong> sua partecipazione;<br />
- sono state create joint venture<br />
fra Russia e Francia, Germania e<br />
Stati Uniti. Le buone prestazioni<br />
dei motori a propulsione russi e<br />
le ottime con<strong>di</strong>zioni dei cosmodromi<br />
dell’ex Unione Sovietica,<br />
hanno dato il via ad iniziative<br />
congiunte per <strong>la</strong> commercializzazione<br />
dei <strong>la</strong>nciatori e dei servizi<br />
connessi: Eurockot Launch<br />
Services GmbH (Krunicev con<br />
Daimler-Benz) e Sea Lasunch<br />
(Boeing, ERSC Energia, Kvaerner<br />
Marittime e KB juznoye).<br />
L’RKA (Agenzia Spaziale Russa)<br />
col<strong>la</strong>bora, inoltre, con il consorzio<br />
europeo per lo Spazio e <strong>la</strong><br />
<strong>di</strong>fesa aeronautica.<br />
- <strong>la</strong> Stazione Spaziale Internazionale<br />
(ISS) è <strong>la</strong> più grande e costosa<br />
cooperazione internazionale<br />
cui partecipano Stati Uniti,<br />
Russia, Europa, Brasile e Giappone.<br />
- La cooperazione spaziale fra<br />
Russia e Cina, che l’antagonismo<br />
ideologico rendeva impossibile<br />
in epoca sovietica, sta oggi<br />
40<br />
prendendo s<strong>la</strong>ncio in virtù <strong>di</strong> interessi<br />
economici e tecnologici<br />
complementari. La consulenza<br />
russa nel campo spaziale non<br />
può che essere ben vista dal<strong>la</strong><br />
Cina. E l’RKA ha tutto l’interesse<br />
a fornire <strong>la</strong> sua assistenza in<br />
cambio <strong>di</strong> valuta forte. Come<br />
ha <strong>di</strong>chiarato il suo <strong>di</strong>rettore<br />
generale Jurij Koptev nel 2003<br />
durante una visita a Shanghai,<br />
“<strong>la</strong> Russia è pronta a col<strong>la</strong>borare<br />
con <strong>la</strong> Cina in qualsiasi settore<br />
del<strong>la</strong> esplorazione e del<strong>la</strong> ricerca<br />
spaziale e ad avviare scambi<br />
tecnologici e progetti comuni<br />
senza alcuna restrizione su una<br />
base <strong>di</strong> parità nel reciproco interesse.<br />
La cooperazione in corso<br />
abbraccia ventuno settori del<strong>la</strong><br />
ricerca spaziale ed è molto intensa<br />
in tutti i campi” . Ciò sta a<br />
<strong>di</strong>mostrare che <strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione<br />
fra Russia e Cina in campo<br />
spaziale prelude allo sviluppo <strong>di</strong><br />
rapporti sempre più stretti con<br />
Washington da parte <strong>di</strong> entrambi<br />
questi paesi, data <strong>la</strong> loro necessità<br />
<strong>di</strong> capitali e <strong>di</strong> tecnologie<br />
che, in <strong>la</strong>rga misura, soltanto gli<br />
Stati Uniti possono fornire.<br />
- Stati Uniti e Giappone hanno<br />
accettato <strong>di</strong> col<strong>la</strong>borare nel<br />
campo del<strong>la</strong> sicurezza e dello<br />
sviluppo <strong>di</strong> standard operativi<br />
compatibili nell’ambito dei satelliti<br />
per le telecomunicazioni.<br />
Hanno quin<strong>di</strong> deciso, <strong>di</strong> comune<br />
accordo, <strong>la</strong> <strong>di</strong>stribuzione delle<br />
ra<strong>di</strong>ofrequenze impegnandosi a<br />
rimuovere le eventuali barriere<br />
al<strong>la</strong> espansione delle applicazioni<br />
commerciali, allo scopo<br />
<strong>di</strong> incrementare gli scambi e gli<br />
investimenti. E per affrontare<br />
questi problemi hanno creato<br />
dei gruppi <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro appositi.<br />
Quelli appena descritti sono<br />
solo alcuni esempi del<strong>la</strong> più generalizzata<br />
internazionalizzazione<br />
del<strong>la</strong> economia che sta rapidamente<br />
improntando tutti i settori<br />
del<strong>la</strong> ricerca e dello sviluppo al<strong>la</strong><br />
cooperazione multinazionale, a
OSSERVATORIO<br />
sforzi congiunti che consentano<br />
<strong>di</strong> ridurre il carico finanziario <strong>di</strong><br />
programmi dai costi esorbitanti.<br />
L’effetto <strong>di</strong> questo fenomeno sono<br />
il proliferare ed il consolidamento<br />
<strong>di</strong> sempre maggiori vincoli che accrescono<br />
<strong>la</strong> mutua <strong>di</strong>pendenza fra<br />
stati. Quanto appena detto non fa<br />
che confermare e rafforzare <strong>la</strong> volontà<br />
<strong>di</strong> non incrinare il delicato<br />
equilibrio in atto a scapito <strong>di</strong> uno<br />
scontro violento che non gioverebbe<br />
a nessuno.<br />
Le alternative possibili<br />
La conclusione è che oggi i governi<br />
mon<strong>di</strong>ali si trovano in una<br />
situazione <strong>di</strong> stallo per uscire dal<strong>la</strong><br />
quale intravedo due opzioni contrapposte:<br />
- <strong>la</strong> folle iniziativa <strong>di</strong> una delle<br />
potenze in gioco, in preda al demone<br />
<strong>di</strong> Nietzche, per procedere,<br />
in contropiede sugli altri, al<br />
<strong>di</strong>spiegamento <strong>di</strong> armi spaziali,<br />
generando una sicura esca<strong>la</strong>tion<br />
sul modello del confronto bipo<strong>la</strong>re<br />
USA-URSS, ma esteso a<br />
tutto il mondo. Il <strong>di</strong>spiegamento<br />
<strong>di</strong> armi antisatellite costituirebbe<br />
infatti un grosso strappo<br />
rispetto al regime attuale e <strong>la</strong><br />
comunità internazionale po-<br />
-<br />
trebbe trovarsi <strong>di</strong> fronte ad una<br />
nuova competizione militare,<br />
con conseguenze destabilizzanti<br />
per <strong>la</strong> sicurezza globale;<br />
<strong>la</strong> unanime decisione <strong>di</strong> dare<br />
potere ad un organismo sovranazionale<br />
che, tramite un sistema<br />
giu<strong>di</strong>ziario vinco<strong>la</strong>nte (non<br />
più basato sull’arbitrato), si faccia<br />
garante del<strong>la</strong> sana col<strong>la</strong>borazione<br />
fra stati nel rispetto <strong>di</strong><br />
un sistema giuri<strong>di</strong>co preciso ed<br />
esaustivo.<br />
Ecco che, dunque, emerge evidente<br />
quel<strong>la</strong> che ritengo essere <strong>la</strong><br />
principale responsabilità dei governi<br />
mon<strong>di</strong>ali nel<strong>la</strong> corsa al “far<br />
west” del XXI secolo: l’unanime<br />
riconoscimento <strong>di</strong> un regime giuri<strong>di</strong>co<br />
internazionale (peraltro già<br />
esistente a livello embrionale con<br />
le Nazioni Unite) chiaro e vinco<strong>la</strong>nte<br />
che consenta <strong>di</strong> rego<strong>la</strong>re le<br />
attività lecite legate allo sfruttamento<br />
dello Spazio nell’ottica <strong>di</strong><br />
uno sviluppo globale. Non si tratta<br />
<strong>di</strong> utopia; non <strong>di</strong>mentichiamo che,<br />
da questo punto <strong>di</strong> vista, i risultati<br />
<strong>di</strong> oggi sembravano inarrivabili<br />
solo sessanta anni fa.<br />
Chiunque provi a riflettere sull’argomento,<br />
non troverà alternative<br />
per una matura risoluzione<br />
del problema. Forse <strong>la</strong> soluzione<br />
proposta dallo Space Command<br />
americano (SPACECOM) potrebbe<br />
rappresentare un ibrido delle due<br />
precedenti. Secondo SPACECOM,<br />
infatti, in seguito al<strong>la</strong> crescita delle<br />
loro attività commerciali e militari<br />
nello Spazio, gli Stati Uniti devono<br />
<strong>di</strong>fendere le posizioni conquistate<br />
nel cosmo da eventuali attacchi,<br />
consolidando <strong>la</strong> loro supremazia<br />
con <strong>la</strong> forza. Ovvero sviluppando<br />
una superiorità militare nello<br />
Spazio secondo le in<strong>di</strong>cazioni contenute<br />
nel documento Vision for<br />
2020 <strong>di</strong>ffuso nel 1997 dallo SPA-<br />
CECOM.<br />
Autolegittimato il dominio <strong>di</strong>retto<br />
per via militare dello Spazio<br />
vicino al<strong>la</strong> Terra, Washinghton<br />
assurgerebbe quin<strong>di</strong> al ruolo <strong>di</strong><br />
arbitro e gestore imparziale del<strong>la</strong><br />
immane risorsa. Le regioni dello<br />
Spazio verrebbero spartite fra le<br />
nazioni terrestri in base a parametri<br />
come <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione o il PIL;<br />
<strong>la</strong> cintura geostazionaria potrebbe<br />
essere <strong>di</strong>visa in 360 slots, ciascuno<br />
dei quali assegnato ad uno stato riconosciuto<br />
dall’ONU.<br />
L’astropolitica <strong>di</strong> SPACECOM<br />
non è per niente eccentrica rispetto<br />
agli orientamenti del<strong>la</strong> amministrazione<br />
Bush che, tuttavia, non<br />
sottovaluta il problema <strong>di</strong> bi<strong>la</strong>nciare<br />
gli interessi degli Stati Uniti con<br />
quelli del resto del mondo. Perseguendo<br />
inflessibilmente i suoi <strong>di</strong>segni<br />
(seppure animata da sinceri<br />
intenti) l’America entrerebbe infatti<br />
in contrasto con chiunque, innescando<br />
<strong>la</strong> tanto temuta esca<strong>la</strong>tion.<br />
41<br />
Sempre a proposito <strong>di</strong> responsabilità<br />
delle potenze mon<strong>di</strong>ali<br />
nel<strong>la</strong> corsa allo Spazio giova, infine,<br />
considerare i seguenti due dati<br />
interessanti:<br />
- La maggior parte del materiale<br />
mandato in orbita ha scopi legati<br />
al<strong>la</strong> sicurezza (leggasi ancora<br />
una volta “armamento”) ed<br />
al<strong>la</strong> deterrenza ;<br />
- Gli sforzi delle nazioni partecipanti<br />
al<strong>la</strong> corsa spaziale producono<br />
<strong>la</strong> duplicazione <strong>di</strong> sistemi<br />
<strong>di</strong> comunicazione, osservazione,<br />
rilevamento, posizionamento,<br />
ecc., che, per tale motivo,<br />
risultano spesso ridondati.<br />
Quali enormi vantaggi deriverebbero<br />
dal<strong>la</strong> sinergia degli sforzi<br />
<strong>di</strong> più paesi nel<strong>la</strong> progettazione e<br />
messa in opera <strong>di</strong> un unico sistema<br />
(ad esempio per le telecomunicazioni)<br />
da con<strong>di</strong>videre a livello<br />
p<strong>la</strong>netario? E quale risparmio otterremmo<br />
dal ban<strong>di</strong>re effettivamente<br />
<strong>la</strong> produzione e messa in<br />
orbita <strong>di</strong> materiale per <strong>la</strong> <strong>di</strong>fesa e <strong>la</strong><br />
deterrenza? I miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dol<strong>la</strong>ri risparmiati<br />
potrebbero essere <strong>di</strong>rottati<br />
per <strong>la</strong> risoluzione <strong>di</strong> problemi<br />
a livello globale tra i quali <strong>la</strong> lotta<br />
all’inquinamento, <strong>la</strong> produzione <strong>di</strong><br />
energie rinnovabili, <strong>la</strong> piaga del<strong>la</strong><br />
fame e del sottosviluppo.<br />
Non sono le solite frasi gonfie<br />
<strong>di</strong> retorica: viviamo in un periodo<br />
storico cruciale in cui non dobbiamo<br />
sottovalutare gli effetti p<strong>la</strong>netari<br />
<strong>di</strong> fenomeni che non conoscono<br />
frontiere e che, se innescati,<br />
potrebbero mettere in ginocchio<br />
l’intera comunità internazionale<br />
facendo <strong>di</strong>ventare <strong>la</strong> corsa allo Spazio<br />
l’ultimo dei problemi da prendere<br />
in considerazione. A riprova<br />
del<strong>la</strong> delicatezza dell’argomento,<br />
lo stesso Carlo Jean, nel suo libro<br />
Geopolitica del XXI secolo, de<strong>di</strong>ca<br />
ben cinque sezioni al<strong>la</strong> analisi delle<br />
influenze che le problematiche <strong>di</strong><br />
livello globale iniziano già a produrre<br />
sul<strong>la</strong> geopolitica mon<strong>di</strong>ale.
OSSERVATORIO<br />
CONSIDERAZIONI FINALI<br />
C’è da chiedersi se e quando le<br />
intenzioni dei sinceri fautori del<strong>la</strong><br />
santuarizzazione dello Spazio in<br />
quanto res communis troveranno<br />
applicazione; o se <strong>la</strong> speranza che<br />
le immensità celesti spingano gli<br />
uomini a col<strong>la</strong>borare per sfruttarne<br />
pacificamente le risorse sia solo<br />
una visione. Occorre rovesciare<br />
l’attuale punto <strong>di</strong> vista: guardare <strong>la</strong><br />
Terra dallo Spazio, non lo Spazio<br />
dal<strong>la</strong> Terra.<br />
Personalmente ritengo che non<br />
dobbiamo sottovalutarci: oggi il<br />
genere umano è in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><br />
comprendere <strong>la</strong> grandezza ed il<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
chiaro beneficio <strong>di</strong> una simile visione<br />
purchè i potenti del mondo<br />
decidano <strong>di</strong> rinunciare alle proprie<br />
egoistiche ambizioni in nome del<br />
più nobile sentimento <strong>di</strong> progresso<br />
del genere umano.<br />
Per chi nutre <strong>la</strong> convinzione che<br />
tutto ciò sia possibile, anzi inevitabile,<br />
non sarà <strong>di</strong>fficile immaginare,<br />
in un prossimo futuro, <strong>la</strong> creazione<br />
<strong>di</strong> una confederazione mon<strong>di</strong>ale<br />
entro <strong>la</strong> quale tutte le nazioni siano<br />
unite intimamente e permanentemente;<br />
una confederazione che<br />
consista in un corpo legis<strong>la</strong>tivo<br />
mon<strong>di</strong>ale i cui membri, quali fiduciari<br />
del<strong>la</strong> umanità intera, debbano<br />
control<strong>la</strong>re tutte le risorse delle<br />
Pubblicazioni<br />
Carlo Jean, Geopolitica, E<strong>di</strong>tori Laterza, 1995;<br />
Carlo Jean, Geopolitica del XXI secolo, E<strong>di</strong>tori Laterza, 2004;<br />
Carlo Jean, Guerra, strategia e sicurezza, E<strong>di</strong>tori Laterza, 1997;<br />
Shoghi Effen<strong>di</strong>, L’Or<strong>di</strong>ne Mon<strong>di</strong>ale <strong>di</strong> Bahà’u’llàh, casa e<strong>di</strong>trice Baha’ì, 1982;<br />
Benedetto Conforti, Le Nazioni Unite, casa e<strong>di</strong>trice Dott. Antonio Mi<strong>la</strong>ni, 6^ e<strong>di</strong>zione, 2000;<br />
Bernard Guillochon, La globalizzazione – un solo pianeta, progetti contrastanti, e<strong>di</strong>zioni Rizzoli-La Rousse, 2003.<br />
Riviste<br />
Gruppo e<strong>di</strong>toriale l’Espresso, Rivista Italiana <strong>di</strong> Geopolitica, “Le mani sullo Spazio”, vol. 5/2004;<br />
Rivista Marittima marzo 2001, “l’ONU, necessità <strong>di</strong> un cambiamento”, p. 135;<br />
Selezione stampa n° 11/91, “l’ONU ed il nuovo or<strong>di</strong>ne mon<strong>di</strong>ale”, p. 275.<br />
Pubblicazioni militari<br />
C.V. Roberto Domini, Cenni <strong>di</strong> strategia globale, Istituto <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Militari e Marittimi <strong>di</strong> Venezia, e<strong>di</strong>zione agosto 2003;<br />
C.V. Roberto Domini, Cenni Geopolitica, Geostrategia e Geoeconomia, Istituto <strong>di</strong> Stu<strong>di</strong> Militari e Marittimi <strong>di</strong> Venezia, e<strong>di</strong>zione agosto<br />
2003.<br />
Siti internet<br />
Equilibrio.net: Cina: al<strong>la</strong> conquista dello Spazio, www.equilibri.net, 15 maggio 2005;<br />
Cesare Pavone, www.kontrokultura.org/archivio2001/150/starwars.html, 18 maggio 2005;<br />
Global geografia: confini aerei, www.globalgeografia.com/mondo/conf_aerei.htm, 20 maggio 2005;<br />
Index of on<strong>di</strong>ne General Assembly Resolutions Re<strong>la</strong>ting to Outer – United Nations, www.oosa.unvienna.org/space<strong>la</strong>w /gares/index.html, 20<br />
maggio 2005;<br />
Massimi sistemi – Cina ed In<strong>di</strong>a al<strong>la</strong> conquista dello Spazio, http://magazine.enel.it/boiler/arretrati/rubriche.html, 4 maggio 2005;<br />
ASI - Agenzia Spaziale Italiana – inquinamento dello Spazio, www.asi.it/sito/programmi_rifiuti .htm, 16 maggio 2005;<br />
PNRA VIEW – Trattato Antartico, http://apple.arcoveggio.enea.it/ANTARTIDE/HTML_it/Antartide/trattato.html, 16 maggio 2005;<br />
Mesbah (Lantern), www.globalsecurity.org/space/world/iran/multi.htm, 16 maggio 2005;<br />
Conquista dello Spazio, http://w3.uniroma1.it/scm/lessico/conquista_dello_spazio.htm, 4 maggio 2005;<br />
Continua <strong>la</strong> conquista dello Spazio made in China, http://www.informiamo.com/news2/cina .htm, 4 maggio 2005;<br />
Il sogno <strong>di</strong> arrivare sul<strong>la</strong> Luna – <strong>la</strong> Cina vuole conquistare <strong>la</strong> Luna, http://www.e<strong>di</strong>co<strong>la</strong>web.net/nonsoloufo/luna_cin.htm, 4 maggio 2005;<br />
Retis Network – le mini guide <strong>di</strong> internet: al<strong>la</strong> conquista dello Spazio, http://www.miniguide.it/scienza-tecnologia/astro_conq_spazio.asp, 4<br />
maggio 2005;<br />
www.nasa.gov;<br />
The Space Industry: supporting U.S. supremacy, www.fpif.org/pdf/vol7/13ifspace.pdf, novembre 2002;<br />
The RMA debate, www.comw.org/rma/;<br />
Destinazione antartide – storia, http://www.viaggi.virgilio.it/destinazioni/polo_sud/antartide/storia.html;<br />
it.wikipe<strong>di</strong>a.org/wiki/Oceano_Antartico;<br />
http://www.fas.org/nuke/guide/china/dod-2003.pdf;<br />
www.kontrokultura.org/archivio2001/150/starwars.html;<br />
42<br />
nazioni componenti; un organo<br />
esecutivo mon<strong>di</strong>ale, spalleggiato<br />
da forze armate internazionali,<br />
potrebbe portare a compimento le<br />
decisioni ed applicare le leggi promulgate<br />
garantendo l’unità organica<br />
del<strong>la</strong> intera confederazione.<br />
Le immagini del nostro fragile<br />
pianeta riprese dal cosmo, un’arca<br />
<strong>di</strong> Noè fluttuante nell’universo, dovrebbero<br />
indurci a riconsiderare le<br />
millenarie regole delle competizioni<br />
territoriali fra gruppi rivali e risvegliare<br />
in ciascuno <strong>di</strong> noi il senso<br />
del<strong>la</strong> sua appartenenza <strong>di</strong> specie e<br />
<strong>di</strong> destino comune.
OSSERVATORIO<br />
IL MEDITERRANEO<br />
Prof. Franco CARDINI<br />
Perché noi ci confrontiamo con l’Oriente,<br />
ad<strong>di</strong>rittura con gli Orienti, sarebbe necessario<br />
sapere che cosa siamo noi, ammesso<br />
e non lo so poi quanto concesso, che<br />
noi siamo, ci sentiamo, eccetera, e in che<br />
maniera e fino a che punto ci sentiamo parte<br />
dell’Occidente. Quin<strong>di</strong>, in altri termini, io<br />
invi<strong>di</strong>o molto tutta una serie <strong>di</strong> personaggi<br />
illustri, che vanno dal Prof. Huntington al<br />
Prof. Senatore Presidente Pera, i quali sanno<br />
perfettamente che cos’è l’Occidente.<br />
Il professor Huntington, ad<strong>di</strong>rittura, lo<br />
spiega nel suo notissimo libro, il primo libro,<br />
quello sullo scontro delle civiltà. Poi<br />
ha scritto, come sapete, molte altre cose,<br />
poi ne ha scritto un altro che è pu<strong>di</strong>camente<br />
uscito in Italia con un titolo edulcorato, “La<br />
nuova America”, mentre invece nell’originale<br />
inglese è molto più esplicito, “Chi siamo<br />
noi?”. E “chi siamo noi” finalmente ce<br />
lo spiega. Perlomeno chi è lui e quelli che<br />
<strong>la</strong> pensano e che sentono come lui. Egli è<br />
un americano che si sente wasp, per quanto<br />
personalmente non sia troppo wasp, perché<br />
wasp come sapete significa white anglosaxon<br />
protestant. Perlomeno il professor<br />
Huntington protestante non è, ma si ra<strong>di</strong>ca<br />
43<br />
in questa sua identità forte, e si potrebbe<br />
<strong>di</strong>re che quin<strong>di</strong> tende a ridurre l’identità occidentale<br />
ad una identità <strong>di</strong> questo genere.<br />
Presenta ai suoi lettori il pericolo per questi<br />
Stati Uniti, che hanno una ra<strong>di</strong>ce forte<br />
<strong>di</strong> tipo wasp: il pericolo che oggi corrono<br />
non è più quello delll’Is<strong>la</strong>m, ma è soprattutto<br />
e piuttosto quello dell’essere ispanizzati,<br />
questo pericolo piccolo e nero che viene dal<br />
Messico, che viene dai Caraibi (nero nel<br />
senso <strong>di</strong> scuro <strong>di</strong> capelli e <strong>di</strong> carnagione), e<br />
che sta avanzando.<br />
Naturalmente questa è una visione evidentemente<br />
molto riduttiva dell’Occidente.<br />
Del resto, non credo che questo secondo<br />
libro del Prof. Huntington fosse, almeno<br />
nelle intenzioni, troppo destinato al consumo<br />
esterno, tanto è vero che non è stato<br />
nemmeno un granché recensito e non se ne è<br />
un granché par<strong>la</strong>to nell’Occidente europeo,<br />
e non solo, credo, perché è uscito <strong>di</strong> recente<br />
ma anche per altri motivi.<br />
D’altra parte, però, tutto questo, incrociando<br />
per esempio quello che <strong>di</strong>ce Huntington<br />
a proposito <strong>di</strong> una fortezza statunitense,<br />
che sarebbe minacciata da forze<br />
che in fondo sono in un certo senso a loro<br />
volta occidentali, entro certi limiti, mi ha<br />
portato recentemente a confrontare il parere<br />
<strong>di</strong> Huntington con il parere invece <strong>di</strong><br />
un personaggio molto <strong>di</strong>verso da lui, sotto<br />
infiniti aspetti: <strong>di</strong> Allen Mank, il quale in<br />
un suo libro-intervista de<strong>di</strong>cato ai rapporti<br />
Europa-Stati Uniti, osserva come l’Occidente<br />
statunitense si vada progressivamente<br />
“asianizzando”, per così <strong>di</strong>re, soprattutto<br />
“in<strong>di</strong>zzando” e “sinizzando” dal punto <strong>di</strong> vista<br />
proprio <strong>di</strong> un certo tipo, se non <strong>di</strong> c<strong>la</strong>sse<br />
<strong>di</strong>rigente, perlomeno <strong>di</strong> executive c<strong>la</strong>ss (per<br />
esempio, i tecnici provenienti dal<strong>la</strong> Bangalore<br />
Valley, eccetera), e quin<strong>di</strong> come questo<br />
Occidente statunitense per eccellenza, si<br />
vada profondamente mo<strong>di</strong>ficando, stia abbandonando<br />
<strong>la</strong> sua sostanza europea e le sue<br />
ra<strong>di</strong>ci europee, e stia sempre più guardando<br />
invece all’Oriente. Che poi è un Oriente che<br />
geograficamente gli sta ad occidente, perché<br />
evidentemente le mappe che circo<strong>la</strong>no<br />
per <strong>la</strong> California, che mostrano un mappamondo<br />
che ha il suo centro nel Pacifico, e<br />
dove quin<strong>di</strong> il continente americano è ad<br />
oriente e l’Asia è ad occidente, possono essere<br />
anche sconvolgenti per noi europei, ma<br />
rappresentano qualcosa <strong>di</strong> molto interessante<br />
anche dal punto <strong>di</strong> vista antropologico.<br />
C’è un aneddoto che circo<strong>la</strong> nei libri <strong>di</strong><br />
storia, io l’ho letto più volte ma non sono<br />
mai riuscito a control<strong>la</strong>re <strong>la</strong> veri<strong>di</strong>cità dell’episo<strong>di</strong>o,<br />
del resto è un episo<strong>di</strong>o legato a<br />
colloqui vo<strong>la</strong>nti che venivano raccolti da<br />
giornalisti e poi metabolizzati più volte; ho<br />
creduto a lungo che il vettore <strong>di</strong> questo epi-
so<strong>di</strong>o fosse Ruth Bene<strong>di</strong>ct, <strong>la</strong> famosa iamatologa<br />
e agente dei Servizi americani, a cui<br />
si deve un best seller de<strong>di</strong>cato al Giappone<br />
imme<strong>di</strong>atamente dopo <strong>la</strong> Seconda Guerra<br />
Mon<strong>di</strong>ale, ma non credo che sia stata lei.<br />
L’episo<strong>di</strong>o è quello <strong>di</strong> un <strong>di</strong>gnitario imperiale<br />
a cui fu affidato, per certe incombenze<br />
quoti<strong>di</strong>ane, niente meno che il Generale<br />
Mac Arthur, e questo <strong>di</strong>gnitario doveva<br />
mostrargli certi musei, certi aspetti del<strong>la</strong><br />
corte, delle collezioni imperiali. Il Generale<br />
Mac Arthur era, come il Prof. Huntington,<br />
molto sicuro <strong>di</strong> che cosa fosse l’Occidente,<br />
e anche molto convinto del<strong>la</strong> superiorità<br />
dell’Occidente, e naturalmente ne par<strong>la</strong>va<br />
con questo <strong>di</strong>gnitario giapponese, il quale<br />
un giorno, probabilmente stanco <strong>di</strong> sentirsi<br />
ripetere che l’Occidente era superiore,<br />
chiese molto compitamente al Generale se<br />
avesse mai pensato che cosa c’era ad Occidente<br />
degli Stati Uniti d’America. Il Generale<br />
restò colpito, perché ad Occidente degli<br />
Stati Uniti evidentemente non poteva esserci<br />
nul<strong>la</strong>, e il <strong>di</strong>gnitario gli rispose con una<br />
banale osservazione <strong>di</strong> carattere geografico:<br />
“Signor Generale, ad Occidente degli Stati<br />
Uniti c’è il Giappone”.<br />
Il che è una considerazione, evidentemente,<br />
che, entro certi limiti, potrebbe essere<br />
interessante anche per noi, per quelle<br />
poche cose che io vi potrò <strong>di</strong>re nei minuti<br />
che mi rimangono, per <strong>la</strong> considerazione<br />
del nostro rapporto <strong>di</strong> noi, che come europei<br />
siamo, per così <strong>di</strong>re ad Occidente e, nello<br />
stesso tempo e soprattutto, a Nord del bacino<br />
me<strong>di</strong>terraneo.<br />
Se c’è un concetto che è fluido, che è<br />
stato soggetto a mutamenti continui nel corso<br />
dei secoli, e soprattutto nel corso degli<br />
ultimi decenni, è proprio questo concetto <strong>di</strong><br />
Occidente. Io, per esempio, come me<strong>di</strong>evista<br />
(anche se faccio questo mestiere ormai<br />
sempre meno), quando nel mio mestiere,<br />
nelle fonti che riguardano il mio mestiere,<br />
mi incontro con le categorie <strong>di</strong> Oriente ed<br />
Occidente, a parte il puro uso geografico <strong>di</strong><br />
queste categorie (ma come tutti sappiamo,<br />
quando noi pensiamo all’Occidente non<br />
pensiamo mai al puro uso geografico <strong>di</strong><br />
tale categoria), io mi incontro sempre con<br />
l’E<strong>di</strong>tto <strong>di</strong> Tessalonica.<br />
Nell’E<strong>di</strong>tto <strong>di</strong> Tessalonica, l’Imperatore<br />
Teodosio, nel 380 d.C., constatato che era<br />
impossibile, vista <strong>la</strong> situazione geopolitica<br />
del tempo e visto lo stato delle comunicazioni<br />
del tempo, governare tutto l’Impero da<br />
un solo centro (e questa constatazione del<br />
resto ormai era vecchia quasi <strong>di</strong> 200 anni<br />
nel<strong>la</strong> compagine governativa dell’impero<br />
romano, che infatti aveva approvato più<br />
riforme istituzionali e circoscrizionali al<br />
riguardo), <strong>di</strong>vide decisamente l’impero in<br />
due parti, chiamate proprio così, semplicemente<br />
partes, che saranno istituzionalmente<br />
e circoscrizionalmente governate da due<br />
<strong>di</strong>versi Imperatori, una pars occidentis e<br />
una pars orientis. Da allora in poi in tutte<br />
le fonti, almeno fino a tutto il XV secolo, si<br />
registra un uso ampio dei termini Occidente<br />
ed Oriente, ma sempre limitato all’area<br />
geopolitica culturale dell’Impero, quin<strong>di</strong> si<br />
potrebbe <strong>di</strong>re all’area me<strong>di</strong>terranea, limitata<br />
cioè, per darvi qualche parametro geografico<br />
più o meno preciso, dal Caucaso e dal<br />
Danubio a Nord, dalle Colonne d’Ercole,<br />
cioè lo stretto <strong>di</strong> Gibilterra, a Ovest, dal<br />
Sahara a Sud, e dal<strong>la</strong> linea dell’Eufrate a<br />
Est. Questa era l’area dell’impero romano,<br />
grosso modo. All’interno dell’area dell’impero<br />
romano si usa il concetto <strong>di</strong> Oriente e<br />
<strong>di</strong> Occidente, ricalcato sulle <strong>di</strong>stinzioni territoriali<br />
dell’Impero. Quin<strong>di</strong> i cronisti delle<br />
Crociate per esempio (tanto per richiamarsi<br />
a qualche cosa <strong>di</strong> cui dovremmo par<strong>la</strong>re un<br />
pochino nei prossimi minuti), quando par<strong>la</strong>no<br />
<strong>di</strong> sé stessi come occidentali che vanno<br />
ad oriente, altro non intendono se non quello<br />
<strong>di</strong> appartenenti all’area del<strong>la</strong> vecchia pars<br />
occidentis dell’impero, che si sono spostati<br />
nel<strong>la</strong> pars orientis.<br />
Un cronista del<strong>la</strong> prima Crociata, il quale<br />
proveniva da Orleans e si era trasferito<br />
a San Giovanni d’Acri (cioè nell’attuale<br />
città israeliana <strong>di</strong> Akko), <strong>di</strong>ce testualmente:<br />
“noi che eravamo occidentali siamo <strong>di</strong>ventati<br />
orientali”; se invece che ad Akko si<br />
fosse trasferito, che so io, a Isfahan, non si<br />
sarebbe mai sognato <strong>di</strong> par<strong>la</strong>re <strong>di</strong> Oriente.<br />
Pensando al<strong>la</strong> Persia o pensando ad<strong>di</strong>rittura<br />
al<strong>la</strong> Cina, per quel po’ che nel XII secolo<br />
si poteva sapere (quasi nul<strong>la</strong>) del<strong>la</strong> Cina,<br />
nessun europeo <strong>di</strong> cultura <strong>la</strong>tina ci pensava<br />
come ad un “Oriente”.<br />
Il nostro concetto <strong>di</strong> Oriente e <strong>di</strong> Occidente,<br />
in fondo, nasce attraverso varie<br />
e<strong>la</strong>borazioni e ha forse una data <strong>di</strong> nascita<br />
culturalmente importante, con “Il Divano<br />
occidentale-orientale” <strong>di</strong> Goethe, e ha<br />
un’altra data <strong>di</strong> rie<strong>la</strong>borazione in un quadriennio<br />
fondamentale per <strong>la</strong> nostra storia<br />
contemporanea, il quadriennio dell’imme<strong>di</strong>ato<br />
primo dopo guerra, 1918-22, quando<br />
da un <strong>la</strong>to Oswald Spengler scrive il “Tramonto<br />
dell’Occidente” (e per lui l’Occidente<br />
è fondamentalmente l’Occidente europeo<br />
e Occidente è sinonimo <strong>di</strong> Europa), dall’altro,<br />
esattamente negli stessi anni (<strong>la</strong> data<br />
<strong>di</strong> nascita precisa è il 1919), al<strong>la</strong> Columbia<br />
University si inaugura <strong>la</strong> prima cattedra <strong>di</strong><br />
Western Civilization, <strong>la</strong> prima cattedra nel<br />
mondo. La prima cattedra del mondo <strong>di</strong> Western<br />
Civilization vista dal<strong>la</strong> Columbia University<br />
è fondata su un presupposto esplicito<br />
che si legge nel documento <strong>di</strong> fondazione <strong>di</strong><br />
44<br />
tale cattedra, cioè che l’Occidente è qualche<br />
cosa che si irra<strong>di</strong>a dagli Stati Uniti d’America,<br />
che costituisce <strong>la</strong> sintesi del<strong>la</strong> cultura<br />
libera e liberale degli Stati Uniti, ed è un<br />
Occidente che si contrappone al<strong>la</strong> vecchia<br />
Europa. Quin<strong>di</strong> l’osservazione <strong>di</strong> Donald<br />
Rumsfeld a proposito <strong>di</strong> una vecchia Europa<br />
ormai agonizzante, <strong>di</strong> una nuova Europa<br />
che potrebbe anche nascere su basi nuove,<br />
ha ra<strong>di</strong>ci profonde nel<strong>la</strong> cultura americana,<br />
almeno nel primo ‘900, ma io <strong>di</strong>rei anche<br />
decisamente nell’’800, e questo concetto <strong>di</strong><br />
Occidente si ra<strong>di</strong>ca su una idea <strong>di</strong> estraneità<br />
del<strong>la</strong> cultura occidentale rispetto al mondo<br />
europeo.<br />
Poi è successo quello che è successo.<br />
Quando a Yalta il signor Roosevelt e il Maresciallo<br />
Stalin hanno deciso <strong>di</strong> <strong>di</strong>videre il<br />
mondo in due aree <strong>di</strong> influenza, con una sparizione<br />
obiettiva del concetto d’Europa, e il<br />
mondo si è <strong>di</strong>viso in un mondo libero e in un<br />
mondo socialista, il mondo libero è <strong>di</strong>ventato<br />
sinonimo <strong>di</strong> Occidente. Probabilmente<br />
le nostre <strong>di</strong>fficoltà, al <strong>di</strong> là delle ragioni<br />
politiche, economiche, militari, <strong>di</strong> definire<br />
l’Europa, cui alludeva prima dell’interruzione<br />
il Dott. Caracciolo, <strong>di</strong>pendono anche<br />
da questa nostra <strong>la</strong>cerazione, da questo nostro<br />
<strong>di</strong>sagio, derivante per un verso da una<br />
nostra profonda abitu<strong>di</strong>ne d’origine, anche<br />
sco<strong>la</strong>stica, se vogliamo, culturale, politica<br />
in senso <strong>la</strong>to, anche religiosa, soprattutto<br />
nel mondo cattolico, che ci fa pensare che<br />
l’Occidente per eccellenza sia l’Europa, e<br />
che il nucleo dell’Occidente sia costituito<br />
ancora, quanto meno culturalmente, se non<br />
economicamente o militarmente, dal<strong>la</strong> presenza<br />
europea; mentre per un altro verso ci<br />
troviamo a navigare in una situazione egemonizzata<br />
da forze, anche intellettuali, che<br />
stanno al <strong>di</strong> fuori <strong>di</strong> noi.<br />
In che ruolo gioca il nostro rapporto con<br />
il Me<strong>di</strong>terraneo, al riguardo?<br />
“Non esiste una so<strong>la</strong> cultura me<strong>di</strong>terranea”,<br />
<strong>di</strong>ce un grande interprete del Me<strong>di</strong>terraneo,<br />
Predrag Matvejevic nel libro<br />
“Il Me<strong>di</strong>terraneo e l’Europa” che è stato<br />
tradotto qualche anno fa anche in italiano.<br />
Non esiste una so<strong>la</strong> cultura me<strong>di</strong>terranea,<br />
significa che, in fondo, nel nostro pensiero<br />
storico, e non solo storico, o<strong>di</strong>erno, noi<br />
stiamo reagendo (badate, soltanto in parte:<br />
queste osservazioni vanno sempre colte evidentemente<br />
nel modo più re<strong>la</strong>tivo possibile)<br />
al<strong>la</strong> visione storica, inaugurata alcuni decenni<br />
or sono, da un grande stu<strong>di</strong>oso e da<br />
un grande stu<strong>di</strong>o, cioè da Fernand Braudel<br />
e dal suo straor<strong>di</strong>nario affresco storico sul<br />
Me<strong>di</strong>terraneo ai tempi <strong>di</strong> Filippo II, che in<br />
realtà poi si irra<strong>di</strong>ava anche sul Me<strong>di</strong>terraneo<br />
tout court.<br />
Infatti Braudel ha finito con l’essere
OSSERVATORIO<br />
uno degli storici per eccellenza in<br />
senso <strong>di</strong>acronico del Me<strong>di</strong>terraneo,<br />
che fondava <strong>la</strong> certezza, almeno storiografica,<br />
che il Me<strong>di</strong>terraneo costituisse<br />
una sorta <strong>di</strong> continente liquido,<br />
un continente liquido rispetto al quale<br />
il mondo romano, e poi il mondo, <strong>di</strong>ciamo<br />
così, “occidentale” sia pur fra<br />
virgolette, aveva guardato come al mare<br />
nostrum, con un concetto <strong>di</strong> notevole,<br />
quin<strong>di</strong>, unitarietà, corroborato, si <strong>di</strong>rebbe,<br />
dal<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione arabo-musulmana,<br />
che chiama il Me<strong>di</strong>terraneo “Mahara-ar-<br />
Rum” cioè il mare <strong>di</strong> Roma, o il mare<br />
dell’impero bizantino, o comunque il<br />
mare dei cristiani che stanno al nord del<br />
Me<strong>di</strong>terraneo stesso.<br />
Come sapete, questo concetto <strong>di</strong> Rum,<br />
che significa propriamente Roma, ha storicamente<br />
molte valenze, per cui un altro<br />
grande storico del<strong>la</strong> prima metà del ‘900,<br />
un grande storico belga, Henry Pirenne, ha<br />
potuto, per esempio, proporre che il Me<strong>di</strong>o<br />
Evo, questo periodo che in fondo non è<br />
nemmeno caratterizzato da una definizione<br />
(perché, se ci pensiamo bene, il concetto <strong>di</strong><br />
Me<strong>di</strong>o Evo è una “non definizione”: c’è stata<br />
una grande età nel mondo, nel<strong>la</strong> storia del<strong>la</strong><br />
civiltà - che è appunto circumme<strong>di</strong>terranea<br />
- che è stata l’antichità, che noi per brevità<br />
<strong>di</strong> tempo potremmo definire c<strong>la</strong>ssica tout<br />
court, tanto per intenderci; c’è stata un’altra<br />
grande età che è quel<strong>la</strong> che potremmo definire<br />
età moderna, e nel mezzo c’è appunto<br />
una me<strong>di</strong>a tempestas, un tempus me<strong>di</strong>um. E<br />
questa è una “non definizione”, è una cosa<br />
che non si riesce nemmeno a chiamare: si<br />
chiama l’età <strong>di</strong> mezzo quel<strong>la</strong> cosa che poi<br />
non ha importanza. Evidentemente, questa<br />
era <strong>la</strong> visione degli intellettuali dell’umanesimo<br />
e del rinascimento, che quell’età non<br />
avesse importanza; una visione che successivamente<br />
è stata quasi rivoltata), questo<br />
“non tempo”, sia iniziato con l’espansione<br />
arabo-musulmana, <strong>la</strong> repentina espansione<br />
arabo-musulmana che fra VII e VIII secolo<br />
ha rotto l’unità me<strong>di</strong>terranea.<br />
Unità me<strong>di</strong>terranea che, si è poi osservato<br />
in seguito, era stata rotta solo fino ad<br />
un certo punto, perché in realtà il Me<strong>di</strong>terraneo<br />
che contava, e questo già lo sapeva<br />
l’Imperatore Teodosio, era piuttosto a quei<br />
tempi il bacino orientale del Me<strong>di</strong>terraneo,<br />
più ampio, più ricco, caratterizzato da gran<strong>di</strong><br />
porti, caratterizzato dall’elemento più<br />
forte del commercio e del<strong>la</strong> circo<strong>la</strong>zione<br />
monetaria del tempo, mentre <strong>la</strong> parte occidentale<br />
del Me<strong>di</strong>terraneo era sempre stata,<br />
re<strong>la</strong>tivamente par<strong>la</strong>ndo, <strong>la</strong> più povera e,<br />
<strong>di</strong>ciamo, egemonizzata dall’altra. Ma anche<br />
questo <strong>di</strong>scorso andrebbe fatto in modo<br />
molto re<strong>la</strong>tivo. Bisogna tenere presente che<br />
<strong>la</strong> parte occidentale del Me<strong>di</strong>terraneo era<br />
caratterizzata dal <strong>la</strong>mbire territori che erano<br />
estremamente importanti, dal punto <strong>di</strong> vista<br />
dell’estrazione <strong>di</strong> certi metalli: il ferro dell’Elba<br />
e del<strong>la</strong> Sardegna, l’argento, il piombo<br />
del<strong>la</strong> Spagna, lo stagno del<strong>la</strong> Spagna e<br />
poi ad<strong>di</strong>rittura, fuori dal Me<strong>di</strong>terraneo, del<strong>la</strong><br />
Cornovaglia. Senza stagno, come sapete,<br />
non si fa il bronzo, lega <strong>di</strong> rame e <strong>di</strong> stagno,<br />
per cui un intero periodo del<strong>la</strong> preistoria,<br />
l’età del Bronzo, sarebbe stato impensabile<br />
senza il traffico del Me<strong>di</strong>terraneo occidentale.<br />
Ma questo Me<strong>di</strong>terraneo, pensato come<br />
unità (che quin<strong>di</strong> quando questa unità viene<br />
rotta si pensa che ad<strong>di</strong>rittura sia cambiata<br />
un’epoca nel<strong>la</strong> storia), questo Me<strong>di</strong>terraneo,<br />
d’altra parte, è caratterizzato da una<br />
straor<strong>di</strong>naria varietà <strong>di</strong> culture, <strong>di</strong>ciamo, da<br />
una straor<strong>di</strong>naria variabilità <strong>di</strong> una cultura<br />
<strong>di</strong> fondo, che ha avuto un forte momento<br />
unitario nell’età cosiddetta ellenistica, nel<strong>la</strong><br />
lunga età ellenistica, quin<strong>di</strong> da Alessandro<br />
Magno fino, si sarebbe poi portati a pensare,<br />
al<strong>la</strong> fine dell’impero romano; se non che:<br />
quando è finito l’impero romano? Noi eurooccidentali<br />
siamo abituati a definire <strong>la</strong> fine<br />
dell’impero romano con il V secolo d.C.; in<br />
realtà l’impero romano, se non vogliamo<br />
proprio cedere a certe tendenze, in fondo<br />
storico-giuri<strong>di</strong>co-formali, che lo farebbero<br />
arrivare fino al XV secolo (perché non c’è<br />
dubbio che l’impero cosiddetto “bizantino”,<br />
non è <strong>la</strong> prosecuzione dell’impero romano,<br />
ma è esso stesso l’impero romano), bisogna<br />
quanto meno farlo arrivare all’inizio del<br />
XIII secolo, perché bisogna <strong>di</strong>re che dopo<br />
45<br />
<strong>la</strong> cosiddetta IV Crociata e dopo <strong>la</strong> conquista<br />
da parte dei Crociati, e soprattutto dei<br />
veneziani, <strong>di</strong> Costantinopoli, <strong>la</strong> compagine<br />
imperiale non si è più ricreata.<br />
Però già questo elemento, rispetto ad<br />
una visione vagamente romantico-decadentista<br />
che ci faceva pensare all’agonia<br />
dell’impero <strong>di</strong> Bisanzio come ad una lunga<br />
corruzione (mentre in realtà ancora<br />
l’impero bizantino del XI-XII secolo è<br />
tutt’altro che debole e in fondo è tutt’altro<br />
che corrotto, tutto sommato), ebbene<br />
questa realtà, che ha ra<strong>di</strong>ci profonde,<br />
che ha ra<strong>di</strong>ci ellenistiche, è una realtà<br />
che ha costituito <strong>la</strong> charpente <strong>di</strong> fondo,<br />
<strong>di</strong> unità <strong>di</strong> una certa civiltà, al punto<br />
tale che io ho l’impressione che al <strong>di</strong><br />
là <strong>di</strong> certe <strong>di</strong>visioni <strong>di</strong> carattere religioso<br />
e <strong>di</strong> carattere linguistico, forse<br />
sia perfino, in fondo, <strong>di</strong>fficile par<strong>la</strong>re,<br />
non <strong>di</strong>co <strong>di</strong> scontro <strong>di</strong> civiltà, ma<br />
ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenze <strong>di</strong> civiltà all’interno<br />
del Me<strong>di</strong>terraneo.<br />
Voglio <strong>di</strong>re che <strong>la</strong> ra<strong>di</strong>ce ellenistica,<br />
l’impronta del<strong>la</strong> cultura,<br />
non ellenica, attenzione, ma ellenistica,<br />
cioè risultante dall’incontro tra <strong>la</strong> Grecia e<br />
l’Oriente da un <strong>la</strong>to, e il <strong>di</strong><strong>la</strong>gare delle due<br />
gran<strong>di</strong> religioni monoteistiche abramitiche,<br />
l’Is<strong>la</strong>m e il cristianesimo, che sono molto<br />
affini tra loro e che hanno conquistato il<br />
bacino Me<strong>di</strong>terraneo, dall’altro (l’ebraismo<br />
è importantissimo naturalmente, ma è importantissimo<br />
dal punto <strong>di</strong> vista religioso,<br />
filosofico, teologico, culturale, meno importante<br />
da un punto <strong>di</strong> vista politico-demografico,<br />
per evidenti motivi: <strong>la</strong> <strong>di</strong>aspora per<br />
un verso, l’esigua rappresentanza demografica,<br />
<strong>di</strong>ciamo così, del mondo ebraico all’interno<br />
del Me<strong>di</strong>terraneo per l’altro), fa sì che<br />
l’impressione dell’osservatore moderno e<br />
contemporaneo, che si spogli un po’ <strong>di</strong> certi<br />
pregiu<strong>di</strong>zi seco<strong>la</strong>ri, sia quel<strong>la</strong> che in fondo<br />
si sia davanti ad una so<strong>la</strong> cultura, con molte<br />
e gran<strong>di</strong>, forti variabili (ma tali variabili<br />
sono soprattutto control<strong>la</strong>bili ed evidenti<br />
dal punto <strong>di</strong> vista linguistico, molto meno<br />
da altri punti <strong>di</strong> vista), e che questa cultura,<br />
in fondo unitaria, anche se profondamente<br />
artico<strong>la</strong>ta e ramificata, abbia costituito <strong>la</strong><br />
sostanza del<strong>la</strong> realtà e del<strong>la</strong> storia me<strong>di</strong>terranea,<br />
<strong>di</strong>rei fin quasi ai nostri giorni.<br />
Da questo punto <strong>di</strong> vista, evidentemente,<br />
come al solito e come sempre succede<br />
nel<strong>la</strong> storia, qualunque questione si infrange<br />
davanti al<strong>la</strong> grande polemica fra i “continuisti”<br />
e i “non-continuisti”, fra i fautori del<strong>la</strong><br />
continuità e i fautori del<strong>la</strong> rottura. Però io<br />
ho l’impressione che <strong>la</strong> vera rottura nel<strong>la</strong><br />
storia del Me<strong>di</strong>terraneo, rottura re<strong>la</strong>tiva, sia<br />
quel<strong>la</strong> in<strong>di</strong>viduata da Fernand Braudel, il<br />
quale poi <strong>la</strong> minimalizza ad un certo pun-
OSSERVATORIO<br />
to, che è quel<strong>la</strong> del momento in cui con <strong>la</strong><br />
scoperta del Nuovo Mondo il Me<strong>di</strong>terraneo<br />
cessa <strong>di</strong> essere un centro <strong>di</strong> gravità, perché<br />
per il resto le varie rotture, caratterizzate<br />
soprattutto dagli scontri militari, sono, <strong>di</strong>rei,<br />
riassorbite storicamente nel lungo periodo<br />
da una unità <strong>di</strong> fondo i cui connotati<br />
sono economici, tecnologici, scientifici e<br />
culturali.<br />
Ma quando è nato il nostro Occidente<br />
moderno?<br />
Il nostro Occidente moderno nasce senza<br />
dubbio da alcune rivoluzioni che sono<br />
state evidenziate, storicamente par<strong>la</strong>ndo.<br />
A metà del XIII secolo è avvenuto un fatto<br />
epocale: <strong>la</strong> bi<strong>la</strong>ncia commerciale, che fino<br />
ad allora era a netto favore dell’Oriente, e<br />
questo portava ad una continua emorragia <strong>di</strong><br />
metalli nobili dall’Occidente verso l’Oriente,<br />
e ad un flusso altrettanto continuo <strong>di</strong><br />
merci, le cosiddette spezie, da Oriente a<br />
Occidente, questa bi<strong>la</strong>ncia commerciale si è<br />
rovesciata, grazie ad una crescita esponenziale<br />
in termini economici, in termini produttivi<br />
e anche <strong>di</strong> invenzione tecnologica,<br />
dell’Occidente. Questa crescita si<br />
è connotata imme<strong>di</strong>atamente nel fatto<br />
che gli occidentali hanno cominciato a<br />
coniare moneta d’oro, e questa moneta<br />
d’oro, lo Zecchino <strong>di</strong> Venezia, il Fiorino<br />
<strong>di</strong> Firenze, è <strong>di</strong>ventata, per così <strong>di</strong>re, il<br />
Dol<strong>la</strong>ro del Me<strong>di</strong>terraneo, soppiantando il<br />
Bisante <strong>di</strong> Costantinopoli e tutte le monete<br />
musulmane, che in fondo erano esemplificate<br />
sul Bisante <strong>di</strong> Costantinopoli, che poi è il<br />
vecchio solidus aureus romano.<br />
A quel punto, grande rivoluzione del<strong>la</strong><br />
bi<strong>la</strong>ncia commerciale, che si accompagna<br />
ad una prima grande rivoluzione <strong>di</strong> tipo tecnologico,<br />
eccetera, gli occidentali <strong>di</strong>ventano<br />
i padroni del Me<strong>di</strong>terraneo ed egemonizzano<br />
un Me<strong>di</strong>terraneo che fino ad allora era<br />
stato egemonizzato dal mondo arabo e dal<br />
mondo bizantino. Ma nello stesso tempo gli<br />
occidentali fanno un passo avanti sostanziale<br />
(gli occidentali, nel senso degli europei e<br />
<strong>la</strong>tini, in fondo si dovrebbe <strong>di</strong>re così), fanno<br />
un passo avanti nel<strong>la</strong> loro appropriazione,<br />
anche riappropriazione, del<strong>la</strong> cultura antica,<br />
attraverso, per esempio, <strong>la</strong> riappropriazione<br />
del<strong>la</strong> filosofia aristotelica. Ma tutto questo<br />
avviene per il tramite musulmano, e avviene<br />
in un Oriente che è per così <strong>di</strong>re, tra virgolette,<br />
un “Oriente occidentale”: il Maghreb<br />
e <strong>la</strong> Spagna. È da qui che arrivano non solo<br />
le traduzioni del Corano (<strong>la</strong> prima traduzione<br />
<strong>la</strong>tina del Corano data dal<strong>la</strong> metà del XII<br />
secolo, ed è rimasta una traduzione in circo<strong>la</strong>zione<br />
fino almeno al<strong>la</strong> metà del ‘500, con<br />
poche varianti), ma mentre si traduce il Corano<br />
(c’era un grande centro <strong>di</strong> traduzione<br />
interculturale, cristiano-musulmano-ebrai-<br />
co a Toledo, che ha funzionato per alcune<br />
decine <strong>di</strong> anni), si traducono anche trattati<br />
<strong>di</strong> me<strong>di</strong>cina, trattati <strong>di</strong> astronomia, trattati<br />
<strong>di</strong> fisica, <strong>di</strong> chimica, eccetera. Praticamente<br />
<strong>di</strong> lì a poco Leonardo Fibonacci dal Maghreb<br />
ci porta lo “zero”, e a quel punto siamo<br />
a posto. Con <strong>la</strong> scoperta, o meglio con<br />
l’adozione, dello “zero” nel nostro sistema<br />
matematico siamo al<strong>la</strong> fondazione <strong>di</strong> un<br />
grande flusso tecnologico che ci porta dritti<br />
al<strong>la</strong> scienza delle finanze per un verso, e<br />
al<strong>la</strong> rivoluzione informatico-telematica per<br />
un altro, e questa probabilmente è <strong>la</strong> vera<br />
grande fondazione dell’Occidente.<br />
A questo punto ho fatto sparire con un<br />
gioco maldestro, <strong>di</strong> prestigio, secoli <strong>di</strong> guerre<br />
e <strong>di</strong> crociate, ma in realtà si può <strong>di</strong>re questo<br />
per farle ricomparire, e darle quello che,<br />
a mio avviso, è il posto che compete loro<br />
nel<strong>la</strong> Storia. Siamo davanti all’epifenomeno<br />
militare <strong>di</strong> una realtà profonda<br />
<strong>di</strong> tipo economico, <strong>di</strong><br />
tipo sociale,<br />
<strong>di</strong> tipo<br />
<strong>di</strong>plomatico, <strong>di</strong> tipo<br />
militare, che è fondata sul <strong>di</strong>alogo,<br />
sull’incontro e sul<strong>la</strong> complementarità<br />
tra civiltà, e niente affatto sullo scontro<br />
fra civiltà. Certo, non è uno scambio, se volete,<br />
al<strong>la</strong> pari; è evidente che per molti secoli,<br />
<strong>di</strong>rei coscientemente forse fino al XVIII<br />
secolo, anche se ho qualche dubbio, l’Is<strong>la</strong>m<br />
che ci interessa in questo momento, l’Is<strong>la</strong>m<br />
Me<strong>di</strong>terraneo, che è un elemento forte, un<br />
elemento <strong>di</strong> spicco e <strong>di</strong> rilievo, un vo<strong>la</strong>no<br />
nell’impero ottomano, continuerà a guardare<br />
senza dubbio all’Europa come un Paese<br />
barbaro, come <strong>di</strong>ceva Sir Bernard Lewis in<br />
un suo grande libro, forse quello più noto<br />
ancora oggi, “Europa barbara e feudale”:<br />
appunto, l’Occidente sarà visto dai Paesi<br />
musulmani come un mondo barbaro.<br />
Un mondo barbaro però da cui trarre<br />
una sorta <strong>di</strong> tesoro nascosto, che <strong>di</strong>ventava<br />
progressivamente in<strong>di</strong>spensabile, che era <strong>la</strong><br />
grande tecnologia, <strong>la</strong> tecnologia delle navi a<br />
ve<strong>la</strong>, <strong>la</strong> tecnologia dei cannoni, <strong>la</strong> tecnologia<br />
delle conoscenze cartografiche. I sultani <strong>di</strong><br />
Istanbul hanno cercato progressivamente <strong>di</strong><br />
46<br />
importare nell’impero anche l’altra grande<br />
ricchezza tecnologica nuova dell’Occidente,<br />
che era <strong>la</strong> stampa, ma in questo il peso<br />
dei teologi e il peso dell’Is<strong>la</strong>m tra<strong>di</strong>zionalista<br />
li ha bloccati per molto tempo. Bonneval<br />
Pascià, cioè il marchese <strong>di</strong> Bonneval, amico<br />
del Casanova, che era <strong>di</strong>ventato il deux ex<br />
machina tecnologico e anche <strong>di</strong>plomatico<br />
del<strong>la</strong> Istanbul del ‘700, fino al<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong><br />
navale, <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> d’artiglieria, <strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> <strong>di</strong><br />
cartografia ci è arrivato, ma quando ha provato<br />
ad impiantare nell’impero una stamperia<br />
allora lì i problemi sono affiorati, e<br />
sono affiorati in modo duro. Un osservatore<br />
occidentale o<strong>di</strong>erno <strong>di</strong>rebbe che il fondamentalismo<br />
musulmano, per certi aspetti, è<br />
cominciato da quel<strong>la</strong> reazione. Non è vero<br />
naturalmente, perché il <strong>di</strong>scorso, per certi<br />
versi, era molto più lontano, e per certi altri<br />
quello che noi chiamiamo fondamentalismo<br />
musulmano è in realtà un’ideologia molto<br />
moderna, fin troppo moderna e anche fin<br />
troppo occidentale, per paradossale che <strong>la</strong><br />
cosa possa sembrare.<br />
Ecco, arrivati a questo punto si dovrebbe<br />
forse spendere qualche paro<strong>la</strong> sul<strong>la</strong> grande<br />
gloria cristiana <strong>di</strong> Lepanto, al<strong>la</strong> quale<br />
non partecipò il Re <strong>di</strong> Francia, o meglio non<br />
partecipò <strong>la</strong> Francia, che in quel momento<br />
era, anche istituzionalmente, in una situazione<br />
<strong>di</strong> crisi. Ma <strong>la</strong> Francia certo non fu<br />
contenta del<strong>la</strong> grande vittoria cristiana <strong>di</strong><br />
Lepanto, nonostante <strong>la</strong> Francia non fosse<br />
meno cristiana del<strong>la</strong> Spagna e nemmeno<br />
del<strong>la</strong> Repubblica <strong>di</strong> San Marco. E al<strong>la</strong><br />
stessa <strong>battaglia</strong> non partecipò il Sacro Romano<br />
Imperatore, né un soldo né un soldato<br />
al<strong>la</strong> flotta del<strong>la</strong> Santa Lega, e non partecipò<br />
nemmeno l’Inghilterra.<br />
Del<strong>la</strong> grande vittoria cristiana <strong>di</strong> Lepanto<br />
l’unico a essere veramente contento fu lo<br />
Scià <strong>di</strong> Persia (che però, anche se sciita, era<br />
pur sempre musulmano), perchè con l’occasione<br />
<strong>di</strong> Lepanto rispolverò tutta una vecchia<br />
tra<strong>di</strong>zione, che era già tartaro-persiana,<br />
<strong>di</strong> idea <strong>di</strong> collegarsi con l’Occidente <strong>la</strong>tino<br />
per, in qualche modo, schiacciare l’Is<strong>la</strong>m<br />
me<strong>di</strong>terraneo. Era una vecchia tra<strong>di</strong>zione<br />
geopolitica con padri illustri, ci aveva pensato<br />
ad<strong>di</strong>rittura San Luigi, Luigi IX <strong>di</strong> Francia<br />
in pieno ‘200. Quest’idea <strong>di</strong> collegarsi<br />
con i mongoli <strong>di</strong> Persia, per eliminare quello<br />
che allora era l’Is<strong>la</strong>m, perché i mongoli<br />
non erano ancora musulmani, o perlomeno<br />
non lo erano tutti, l’idea geopolitica <strong>di</strong><br />
questa possibile morsa euro-centro-asiatica<br />
per eliminare <strong>la</strong> potenza is<strong>la</strong>mica me<strong>di</strong>terranea,<br />
rimase e sarebbe rimasta molto a lungo<br />
(anche se successivamente i mongoli si<br />
is<strong>la</strong>mizzarono). Scià Abbas ne par<strong>la</strong>va col<br />
nostro Pietro del<strong>la</strong> Valle negli anni fra il<br />
1611 e il 1614, se ricordo bene. E i piani <strong>di</strong>
OSSERVATORIO<br />
crociata <strong>di</strong> Scià Abbas restano ancora un po’<br />
da stu<strong>di</strong>are, forse, e sono ancora <strong>di</strong>sponibili,<br />
comunque, per gli stu<strong>di</strong>osi moderni.<br />
Tutto questo per <strong>di</strong>re, per arrivare, concludendo,<br />
ai giorni nostri, che <strong>la</strong> realtà delle<br />
cose è <strong>di</strong> un mondo me<strong>di</strong>terraneo estremamente<br />
vario, dove l’Is<strong>la</strong>m maghrebino ha<br />
evidentemente molti punti <strong>di</strong> contatto, ma<br />
anche molti punti <strong>di</strong> <strong>di</strong>versità rispetto all’Is<strong>la</strong>m<br />
del vicino Oriente, all’Is<strong>la</strong>m siriano,<br />
giordano, egiziano, e non parliamo <strong>di</strong> quello<br />
dell’Arabia Sau<strong>di</strong>ta o degli Emirati Arabi, e<br />
dove il mondo europeo è evidentemente un<br />
mondo che in questo momento sta scegliendo,<br />
sta cercando <strong>di</strong> scegliere, forse con non<br />
troppa chiarezza, <strong>la</strong> strada da intraprendere<br />
nei confronti del mondo me<strong>di</strong>terraneo.<br />
Non c’è dubbio che l’al<strong>la</strong>rgamento dell’Europa<br />
dai 15 ai 25 ha in qualche modo<br />
allontanato l’attenzione <strong>di</strong> questa cosa, e<br />
mi rifaccio a quello che <strong>di</strong>ceva Caracciolo,<br />
me ne rifaccio con dolore perché io sono<br />
da molti decenni un europeista convinto,<br />
ma temo che effettivamente quest’oggetto<br />
misterioso che è l’Europa, se noi astraiamo<br />
evidentemente dall’Euro<strong>la</strong>n<strong>di</strong>a, che forse<br />
esiste (o che esiste senza dubbio a livello<br />
monetario, finanziario, bancario), sia ancora<br />
al <strong>di</strong> là da venire dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>plomatico,<br />
politico, militare, eccetera. Certo noi<br />
abbiamo in questo momento una situazione<br />
estremamente fluida nei confronti del<strong>la</strong> nostra<br />
considerazione del Me<strong>di</strong>terraneo, però<br />
stanno succedendo alcune cose, mi rifaccio<br />
per esempio alle due conferenze euro-me<strong>di</strong>terranee<br />
<strong>di</strong> Barcellona, quel<strong>la</strong> del 1995 e poi<br />
quel<strong>la</strong> forse leggermente più conclusiva, entro<br />
certi limiti, almeno in teoria, del 2002,<br />
dove si porta avanti un progetto <strong>di</strong> partenariato,<br />
perlomeno per una zona <strong>di</strong> libero<br />
scambio me<strong>di</strong>terraneo, che dovrebbe completarsi<br />
e armonizzarsi entro il 2010, e che<br />
dovrebbe interessare per il momento almeno<br />
27 Paesi che si affacciano sul Me<strong>di</strong>terraneo,<br />
quin<strong>di</strong> forse <strong>la</strong> quasi totalità, più l’Europa<br />
dei 15, al<strong>la</strong>rgata all’Europa dei 25; ma naturalmente<br />
gran parte dell’Europa dei 25 non<br />
è interessata al mondo me<strong>di</strong>terraneo.<br />
Nel contempo si fanno progetti che<br />
ormai sono abbastanza avviati, per l’organizzazione<br />
<strong>di</strong> una banca interme<strong>di</strong>terranea,<br />
si fanno progetti per incentivare gli investimenti,<br />
soprattutto nei confronti <strong>di</strong> certi Paesi<br />
del mondo me<strong>di</strong>terraneo. Certo, evidentemente,<br />
gli elementi <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio, gli elementi<br />
<strong>di</strong> debolezza sono sotto gli occhi <strong>di</strong> tutti, ne<br />
cito soltanto alcuni a caso per non farvi perdere<br />
tempo, dovrei leggere, ma non lo faccio.<br />
Il Prodotto Interno Lordo dei Paesi non<br />
europei rispetto a quelli europei aggettanti<br />
sul Me<strong>di</strong>terraneo, che arriva al 5% rispetto<br />
ai Paesi me<strong>di</strong>terranei dell’Europa; i pochi<br />
investimenti nel sud del Me<strong>di</strong>terraneo, che<br />
sono ancora oggi decisamente insufficienti;<br />
lo squilibrio fortissimo, gran parte dei Paesi<br />
del sud del Me<strong>di</strong>terraneo vive con una me<strong>di</strong>a<br />
<strong>di</strong> 2 euro al giorno per abitante; <strong>la</strong> grande<br />
massa dell’economia dei Paesi extraeuropei<br />
del Me<strong>di</strong>terraneo è quasi tutta assorbita da<br />
due soli Paesi, che sono Israele e <strong>la</strong> Turchia,<br />
e quin<strong>di</strong> evidentemente questi da soli coprono<br />
il 50% del<strong>la</strong> produzione industriale<br />
dei Paesi me<strong>di</strong>terranei. Evidentemente c’è<br />
un forte squilibrio che incide pesantemente<br />
sulle prospettive <strong>di</strong> uno sviluppo armonico<br />
del mondo me<strong>di</strong>terraneo stesso. In più c’è<br />
un fatto che non so giu<strong>di</strong>care se positivamente<br />
o negativamente, ma certo è un fatto<br />
<strong>di</strong> grande rilievo: <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione dei Paesi<br />
del sud del Me<strong>di</strong>terraneo, praticamente<br />
oggi si tratta <strong>di</strong> una popo<strong>la</strong>zione <strong>di</strong> circa<br />
250 milioni <strong>di</strong> persone (alludo ai Paesi me<strong>di</strong>terranei<br />
che non sono inclusi nell’Unione<br />
Europea), e sono 250 milioni <strong>di</strong> persone in<br />
più caratterizzate da un forte elemento <strong>di</strong><br />
giovinezza; sono Paesi giovani, sono Paesi<br />
i cui abitanti sono a grande maggioranza<br />
sotto i 35 anni.<br />
Questi elementi naturalmente rendono<br />
evidentemente <strong>di</strong>fficile o arduo e impegnativo<br />
qualunque progetto a breve scadenza<br />
<strong>di</strong> un rapporto <strong>di</strong> integrazione. Non si tratta<br />
evidentemente <strong>di</strong> un al<strong>la</strong>rgamento dell’Unione<br />
Europea: l’al<strong>la</strong>rgamento del<strong>la</strong> UE<br />
non può pensare <strong>di</strong> non aver limiti, per un<br />
verso, per un altro nessuno ha mai pensato<br />
<strong>di</strong> al<strong>la</strong>rgare l’Unione Europea a tutti i Paesi<br />
del Me<strong>di</strong>terraneo, anche se <strong>la</strong> proposta<br />
del<strong>la</strong> Turchia (e anche una mezza proposta<br />
avanzata e poi tornata in<strong>di</strong>etro da parte <strong>di</strong><br />
Israele) ha scatenato una corsa all’interno<br />
dei Paesi, per esempio musulmani del Me<strong>di</strong>terraneo,<br />
una corsa al presentare credenziali<br />
europee, che è almeno politicamente molto<br />
interessante.<br />
Concludo con questa osservazione, sul<strong>la</strong><br />
quale per <strong>la</strong> verità io avevo un po’ incentrato<br />
<strong>la</strong> mia prospettiva <strong>di</strong> re<strong>la</strong>zione; avrei<br />
voluto principalmente par<strong>la</strong>re <strong>di</strong> questo, poi<br />
quando si par<strong>la</strong> <strong>di</strong> storia si viene sempre un<br />
po’ trascinati all’in<strong>di</strong>etro.<br />
In Algeria si va ormai profi<strong>la</strong>ndo con<br />
sempre più forza un movimento (e cito<br />
l’Algeria perché è il caso forse che io conosco<br />
meglio, ma è anche il caso in cui mi<br />
sembra che - almeno nei Paesi del Maghreb<br />
- questo movimento sia più forte, più deciso)<br />
che riguarda le Università, ma riguarda<br />
anche l’opinione pubblica, riguarda anche i<br />
giornali, <strong>la</strong> televisione, riguarda insomma<br />
<strong>la</strong> cultura <strong>di</strong>ffusa e coinvolge (badate, con<br />
non troppo apprezzabili <strong>di</strong>fferenze) sia i citta<strong>di</strong>ni<br />
algerini che possiamo chiamare filooccidentali<br />
(una espressione molto grosso-<br />
47<br />
<strong>la</strong>na), sia i citta<strong>di</strong>ni algerini, e sono molti<br />
come sapete, che hanno simpatie che noi, <strong>di</strong><br />
solito, nel nostro modo corrente <strong>di</strong> par<strong>la</strong>re,<br />
definiamo fondamentaliste (sono categorie<br />
evidentemente grosso<strong>la</strong>ne, in parte perfino<br />
superate, però possono rendere l’idea).<br />
Comunque, fra algerini dell’una o dell’altra<br />
tendenza è fortissima e comune <strong>la</strong> tendenza<br />
a sottolineare un dato, che viene detto a tutti<br />
gli europei che arrivano in Algeri: l’Algeria<br />
è il secondo Paese francofono del mondo. Si<br />
obietta, beh, il secondo sarà il Québec, e <strong>la</strong><br />
risposta dell’algerino me<strong>di</strong>o è: ma guardate<br />
che noi parliamo francese, i québécois, ormai,<br />
par<strong>la</strong>no un francese molto <strong>di</strong>verso.<br />
L’osservazione dell’Algeria, secondo<br />
Paese francofono del mondo, serve evidentemente<br />
per un verso ad aprire interessanti<br />
spiragli, oggi si <strong>di</strong>rebbe revisionistici, sul<strong>la</strong><br />
storia del<strong>la</strong> colonizzazione e sul<strong>la</strong> storia<br />
del<strong>la</strong> colonizzazione francese dell’Algeria,<br />
e del<strong>la</strong> decolonizzazione dell’Algeria, che,<br />
come sapete, è stata partico<strong>la</strong>rmente dura<br />
e spinosa, ma per altri versi prelude ad<br />
una osservazione che d’altra parte ci viene<br />
anche da altri Paesi extra-me<strong>di</strong>terranei,<br />
per esempio viene fortissima dai Paesi del<br />
cosiddetto Cono Sur dell’America Latina<br />
(quin<strong>di</strong> Argentina, ma anche Cile, e un po’<br />
meno dal Perù, che non appartiene al Cono<br />
Sur): cioè l’europeicità <strong>di</strong> queste culture, <strong>la</strong><br />
pretesa, che io credo storicamente, culturalmente<br />
fondata (lo <strong>di</strong>co perché <strong>la</strong> paro<strong>la</strong><br />
“pretesa” potrebbe sembrare pesante), <strong>di</strong>, in<br />
qualche modo, partecipare del<strong>la</strong> coscienza<br />
europea, del<strong>la</strong> cultura europea e quin<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
aspirare ad un qualche collegamento con<br />
l’Unione Europea.<br />
Lasciamo perdere l’Argentina e il Cile,<br />
perché questa pretesa, ove fosse ascoltata,<br />
andrebbe contro uno dei documenti forse<br />
fondamentali che spiegano l’età contemporanea,<br />
cioè <strong>la</strong> <strong>di</strong>chiarazione del Presidente<br />
Monroe del 1823, con risultati fantastorici<br />
<strong>di</strong>fficili da immaginarsi oggi. Lasciamo da<br />
parte questo, ma che un Paese musulmano,<br />
con un forte elemento che noi chiamiamo<br />
fondamentalista, aspiri, dopo <strong>la</strong> Turchia<br />
(anche se a livello <strong>di</strong> opinione pubblica, che<br />
i politici per il momento non recepiscono),<br />
ad un rapporto privilegiato con l’Unione Europea,<br />
non <strong>di</strong>ciamo all’ingresso nell’Unione<br />
Europea, <strong>di</strong>ciamo a un rapporto <strong>di</strong> integrazione<br />
e <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo, questo è estremamente<br />
interessante, e credo che questo potrebbe<br />
essere un suggerimento utile, importante,<br />
per i politici <strong>di</strong> Bruxelles e <strong>di</strong> Strasburgo,<br />
nel momento in cui potessero decidere <strong>di</strong><br />
a<strong>di</strong>re sul serio ad una vera politica <strong>di</strong> unione,<br />
che fosse anche dotata <strong>di</strong> caratteri autenticamente<br />
politici, che ancora sono forse al<br />
<strong>di</strong> là da venire.
IL MONDO IN EREDITA’<br />
ALTERNATIVE SOSTENIBILI<br />
E NUOVE CONFLITTUALITA’<br />
<br />
<br />
<br />
PROGETTO GRAFICO: A. Rossetti - STAMPA: Tipografia I.S.M.M. Venezia