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Tecnologie di abbattimento dei composti organici volatili nella ...

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Lo stu<strong>di</strong>o è stato realizzato su<br />

iniziativa e con il coor<strong>di</strong>namento<br />

dell’Unità <strong>di</strong> Progetto Novimpresa<br />

<strong>di</strong> AREA Science Park.<br />

È stato finanziato con il contributo<br />

del Fondo Europeo per lo Sviluppo<br />

Regionale<br />

Copyright © 2001 by<br />

Consorzio per l’AREA <strong>di</strong> ricerca scientifica e tecnologica <strong>di</strong> Trieste<br />

AREA Science Park<br />

Padriciano, 99 - 34012 Trieste<br />

prima e<strong>di</strong>zione: Settembre 2001<br />

I marchi citati <strong>nella</strong> presente pubblicazione sono <strong>di</strong> proprietà <strong>dei</strong> rispettivi titolari<br />

progetto grafico: Mariangela Paludo<br />

stampato presso la Tipografia Filacorda U<strong>di</strong>ne<br />

numero a cura <strong>di</strong> l’argomento autore<br />

Angelo Cortesi<br />

<strong>Tecnologie</strong> <strong>di</strong><br />

<strong>abbattimento</strong><br />

<strong>dei</strong> <strong>composti</strong> <strong>organici</strong><br />

<strong>volatili</strong> <strong>nella</strong><br />

produzione <strong>di</strong><br />

materiali plastici<br />

rinforzati<br />

15


4<br />

AREA Science Park<br />

per la <strong>di</strong>ffusione dell’innovazione<br />

AREA Science Park è uno <strong>dei</strong> principali parchi scientifici multisettoriali<br />

d’Europa.<br />

Suo obiettivo principale è favorire lo sviluppo del territorio regionale<br />

grazie alla creazione <strong>di</strong> un legame stabile tra il mondo della ricerca e<br />

il sistema impren<strong>di</strong>toriale, attraverso iniziative che promuovono e facilitano<br />

la <strong>di</strong>ffusione dell’innovazione tecnologica.<br />

In particolare <strong>nella</strong> zona Obiettivo 2 del Friuli-Venezia Giulia AREA<br />

ha attivato “Progetto Novimpresa”, un’iniziativa cofinanziata da<br />

Unione Europea, Stato e Regione che offre alle imprese del territorio<br />

numerosi servizi a sostegno dello sviluppo tecnologico e della loro<br />

competitività.<br />

Dall’attività a fianco delle imprese sono stati evidenziati alcuni temi<br />

<strong>di</strong> particolare interesse per gruppi <strong>di</strong> imprese o settori produttivi. In<br />

questa collana vengono pubblicati i risultati degli approfon<strong>di</strong>menti e<br />

degli stu<strong>di</strong>.<br />

AREA Science Park - Progetto Novimpresa<br />

Padriciano, 99 - 34012 Trieste<br />

tel. 040.375.5275 - fax 040.226698<br />

e-mail: novimpresa@area.trieste.it<br />

http://www.area.trieste.it - http://novimpresa.area.trieste.it<br />

Presentazione<br />

Prosegue con questo volume la collana delle pubblicazioni <strong>di</strong> AREA<br />

de<strong>di</strong>cate all’innovazione e alle nuove tecnologie per le imprese.<br />

Questo stu<strong>di</strong>o, come gli altri che fanno parte della stessa serie, nasce<br />

dalla nostra attività a fianco delle imprese che ci ha permesso <strong>di</strong> cogliere,<br />

evidenziandola fra altre, l’esigenza <strong>di</strong> una maggiore informazione<br />

sullo specifico tema dello stu<strong>di</strong>o.<br />

In particolare rappresenta la risposta ad una domanda <strong>di</strong> un gruppo <strong>di</strong><br />

operatori del settore che pubblichiamo con l’obiettivo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ffondere questa<br />

pillola <strong>di</strong> sapere innovativo a tutte le imprese del Friuli-Venezia<br />

Giulia che possono trovare interesse o solamente curiosità su questi temi.<br />

Grazie al forte raccordo che caratterizza il nostro rapporto con il<br />

mondo che produce sapere ed innovazione – in particolare le<br />

Università ed i Centri <strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> ambito regionale – abbiamo ricercato<br />

la collaborazione con le migliori competenze più vicine alle nostre<br />

imprese puntando a che questo volumetto – che non può né vuole<br />

essere esaustivo per ogni esigenza – <strong>di</strong>a lo spunto per avviare un<br />

<strong>di</strong>alogo o collaborazioni attraverso cui ciascuna impresa interessata<br />

possa costruire un sapere più precisamente tagliato sulle proprie specifiche<br />

necessità.<br />

In pratica un ulteriore piccolo contributo – fra le altre attività <strong>di</strong><br />

AREA – per portare al mondo produttivo del Friuli-Venezia Giulia<br />

nuove conoscenze utili a migliorarne la competitività e <strong>di</strong>mostrare<br />

come in realtà non sia così <strong>di</strong>fficile il <strong>di</strong>alogo del mondo dell’economia<br />

con il mondo della ricerca.<br />

Lucio Susmel<br />

Presidente Consorzio<br />

per l’AREA <strong>di</strong> ricerca scientifica<br />

e tecnologica <strong>di</strong> Trieste<br />

5


In<strong>di</strong>ce<br />

1. Introduzione p. 9<br />

2. Quadro normativo <strong>di</strong> riferimento p. 12<br />

3. I Composti Organici Volatili (C.O.V.) p. 19<br />

3.1 Generalità p. 19<br />

3.2 Stirene p. 20<br />

4. <strong>Tecnologie</strong> <strong>di</strong> controllo delle emissioni <strong>di</strong> C.O.V. p. 22<br />

4.1 Generalità p. 22<br />

4.2 <strong>Tecnologie</strong> tra<strong>di</strong>zionali p. 23<br />

4.2.1 <strong>Tecnologie</strong> <strong>di</strong> combustione p. 23<br />

4.2.1.1 Ossidazione termica p. 24<br />

4.2.1.2 Ossidazione catalitica p. 26<br />

4.2.2 <strong>Tecnologie</strong> <strong>di</strong> adsorbimento p. 28<br />

4.2.2.1 Adsorbimento su carboni attivi<br />

a letto fisso p. 29<br />

4.2.2.2 Adsorbimento su carboni attivi<br />

a letto flui<strong>di</strong>zzato p. 30<br />

4.2.2.3 Adsorbimento su pannelli <strong>di</strong> filtri<br />

a carbone attivo p. 31<br />

4.2.3 Tecnologia <strong>di</strong> condensazione p. 32<br />

4.3 <strong>Tecnologie</strong> innovative p. 33<br />

4.3.1 <strong>Tecnologie</strong> a sistema ibrido<br />

preconcentrazione/recupero/ossidazione p. 34<br />

4.3.1.1 Sistema MIAB p. 34<br />

4.3.1.2 Sistema Thermatrix PADRE p. 36<br />

7


8<br />

4.3.1.3 Sistema Polyad p. 37<br />

4.3.1.4 Sistema a concentratore rotante p. 38<br />

4.3.1.5 Sistema a preconcentrazione<br />

con letto flui<strong>di</strong>zzato p. 40<br />

4.3.2 <strong>Tecnologie</strong> <strong>di</strong> biofiltrazione p. 42<br />

4.3.2.1 Sistema a biofiltrazione p. 42<br />

4.3.2.2 Sistema con biofiltro a gocciolamento<br />

(Biotrickling Filter System) p. 43<br />

4.3.3 Tecnologia <strong>di</strong> fotoossidazione<br />

con ultravioletti p. 45<br />

4.4 <strong>Tecnologie</strong> emergenti p. 46<br />

4.4.1 Sistemi a membrane p. 47<br />

4.4.2 Sistema ad ossidazione fotocatalitica p. 50<br />

5. Note conclusive p. 52<br />

Bibliografia p. 54<br />

Allegati<br />

1. Tabella D <strong>di</strong> cui all’allegato 1 del D.M. nº 51<br />

del 12/07/90 p. 56<br />

2. Elenco Composti Organici Volatili US-EPA<br />

(United States - Environmental Protection Agency) p. 59<br />

1. Introduzione<br />

Negli ultimi anni lo sviluppo delle attività umane ha provocato, <strong>di</strong>rettamente<br />

o in<strong>di</strong>rettamente, l’alterazione della qualità dell’aria.<br />

Nell’atmosfera vengono rilasciate quoti<strong>di</strong>anamente sostanze aeriformi<br />

provenienti sia da fonti naturali sia da impianti civili ed industriali,<br />

che incidono negativamente sull’ambiente e sulla salute dell’uomo.<br />

Particolarmente nocivi per la salubrità dell’aria sono una classe <strong>di</strong><br />

<strong>composti</strong> definiti con il nome <strong>di</strong> <strong>composti</strong> <strong>organici</strong> <strong>volatili</strong> (C.O.V.),<br />

caratterizzati da un’elevata tensione <strong>di</strong> vapore.<br />

L’inquinamento atmosferico determinato dai C.O.V. può essere responsabile<br />

<strong>di</strong> alterazioni ambientali e avere effetti nocivi per la salute<br />

dell’uomo pertanto, in unità produttive ed ambienti <strong>di</strong> lavoro che<br />

prevedono l’utilizzo <strong>di</strong> solventi <strong>organici</strong>, deve essere prestata particolare<br />

attenzione all’impatto ambientale e alle eventuali conseguenze<br />

sulla salute delle possibili emissioni aeriformi.<br />

Con solvente organico si intende qualsiasi C.O.V. usato da solo o in<br />

combinazione con altri agenti che non subisca una trasformazione<br />

chimica quando utilizzato per <strong>di</strong>ssolvere materie prime, prodotti o<br />

materiali <strong>di</strong> rifiuto, o usato come agente <strong>di</strong> pulizia per <strong>di</strong>ssolvere contaminanti<br />

oppure come mezzo <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione, correttore <strong>di</strong> viscosità,<br />

correttore <strong>di</strong> tensione superficiale, plastificante o conservante.<br />

Al fine <strong>di</strong> preservare la qualità dell’aria e prevenire danni alla salute,<br />

si è provveduto sia a livello Comunitario che <strong>di</strong> singoli Paesi, ad elaborare<br />

una rigida regolamentazione in materia <strong>di</strong> controllo atmosferico<br />

<strong>di</strong> origine industriale.<br />

Per quanto riguarda l’Italia, le principali <strong>di</strong>sposizioni legislative <strong>di</strong> riferimento<br />

per le attività che possono produrre emissioni aeriformi inquinanti<br />

sono:<br />

● il D.P.R. n° 203 del 24/05/88;<br />

● il D.M. n° 51 del 12/07/90;<br />

● il D.P.R. n° 303 del 19/03/56;<br />

● il D.Lgs. n° 626 del 19/09/94.<br />

9


pianti industriali, determina la necessità <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> tecnologie<br />

idonee alla riduzione delle concentrazioni <strong>di</strong> inquinante al fine <strong>di</strong> ottemperare<br />

ai limiti prescritti dalla normativa. La scelta delle tecnologie<br />

<strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> da utilizzare nei singoli casi, in generale deve tener<br />

conto delle caratteristiche chimico-fisiche delle emissioni del processo<br />

industriale, <strong>dei</strong> limiti <strong>di</strong> concentrazione degli inquinanti previsti<br />

dalle normative vigenti e <strong>dei</strong> costi <strong>di</strong> investimento per la messa in<br />

opera, l’esercizio e la manutenzione dell’impianto <strong>di</strong> depurazione.<br />

Il presente stu<strong>di</strong>o affronta il problema dell’inquinamento atmosferico<br />

provocato da <strong>composti</strong> <strong>organici</strong> <strong>volatili</strong> provenienti da specifici contesti<br />

industriali che producono manufatti in materiali plastici rinforzati<br />

(scafi nautici, tubazioni, vasche da bagno, cisterne, parti <strong>di</strong> veicoli,<br />

etc.) fornendo un’analisi degli aspetti tecnici e normativi utile all’in<strong>di</strong>viduazione<br />

della migliore tecnologia <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> <strong>di</strong>sponibile<br />

per miscele gassose a significativo contenuto <strong>di</strong> stirene.<br />

Si ritiene importate evidenziare che per “migliore tecnologia <strong>di</strong>sponibile”<br />

si deve intendere:<br />

un sistema tecnologico adeguatamente verificato e sperimentato che<br />

consenta il contenimento e/o riduzione delle emissioni inquinanti a<br />

livelli accettabili per la protezione della salute dell’ambiente e che risulti<br />

economicamente il più vantaggioso nel rispetto del principio<br />

fondamentale <strong>di</strong> cui all’art. 32 della Costituzione Italiana ovvero<br />

“garanzia del rispetto del <strong>di</strong>ritto fondamentale della salute”.<br />

Va inoltre precisato che, quando la situazione ambientale lo richieda<br />

e la tecnologia si sia evoluta, l’onere economico non può essere <strong>di</strong><br />

ostacolo al raggiungimento <strong>di</strong> limiti delle emissioni inferiori ai valori<br />

minimi stabiliti dalle normative; per cui, nel caso <strong>di</strong> piani <strong>di</strong> risanamento<br />

<strong>di</strong> zone particolarmente inquinate, l’aspetto economico relativo<br />

all’uso della migliore tecnologia <strong>di</strong>sponibile potrà essere considerato<br />

soltanto ai fini delle prescrizioni sui tempi e mo<strong>di</strong> dell’adeguamento<br />

a livelli <strong>di</strong> emissione più rigorosi.<br />

I materiali plastici rinforzati sono sostanzialmente polimeri, sia termoplastici<br />

sia termoindurenti, mescolati meccanicamente con materiali<br />

<strong>di</strong> rinforzo rappresentati essenzialmente da fibre <strong>di</strong> vetro (in alcuni<br />

casi anche da fibre <strong>di</strong> carbonio ed altri materiali fibrosi). Le sostanze<br />

così ottenute presentano ottime caratteristiche meccaniche,<br />

bassa densità e buona resistenza ad attacchi <strong>di</strong> sostanze chimiche e<br />

10 L’esigenza <strong>di</strong> affrontare il problema delle emissioni <strong>di</strong> C.O.V. da im-<br />

agenti atmosferici. Il materiale <strong>di</strong> questo tipo più noto è la vetroresina,<br />

formata da poliesteri e fibre <strong>di</strong> vetro, che viene impiegata per la<br />

costruzione <strong>di</strong> scafi nautici, carrozzerie <strong>di</strong> automobili ed articoli delle<br />

più svariate tipologie.<br />

Le più comuni tecniche industriali impiegate per la produzione <strong>di</strong><br />

manufatti in materiali plastici rinforzati, appartengono alla categoria<br />

<strong>dei</strong> processi <strong>di</strong> stampaggio “open mol<strong>di</strong>ng” che in genere, consistono<br />

nell’applicazione <strong>di</strong> gel o resine ad uno stampo in ambiente aperto. Il<br />

processo “open mol<strong>di</strong>ng” è il metodo <strong>di</strong> produzione più <strong>di</strong>ffusamente<br />

utilizzato per la fabbricazione <strong>di</strong> scafi in fibra <strong>di</strong> vetro e sempre un<br />

processo “open mol<strong>di</strong>ng” è il “filament win<strong>di</strong>ng”, utilizzato per la<br />

fabbricazione <strong>di</strong> tubazioni.<br />

Questi processi, assumono particolare importanza in relazione al controllo<br />

delle emissioni in atmosfera, in quanto significative quantità <strong>di</strong><br />

<strong>composti</strong> <strong>organici</strong> <strong>volatili</strong> ed in particolare <strong>di</strong> stirene, vengono emesse<br />

sia durante le fasi <strong>di</strong> applicazione sia durante le fasi <strong>di</strong> polimerizzazione<br />

ed indurimento <strong>dei</strong> materiali.<br />

Nel presente stu<strong>di</strong>o, per como<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> esposizione, i vari contesti industriali<br />

de<strong>di</strong>cati alla produzione <strong>di</strong> manufatti in materiali plastici<br />

rinforzati per usi nel settore industriale, civile e marino, vengono in<strong>di</strong>cati<br />

come industrie “FRP” (fiberglass-reinforced plastics) ed i relativi<br />

processi come processi “FRP”.<br />

11


12<br />

2. Quadro normativo <strong>di</strong> riferimento<br />

Le emissioni aeriformi da impianti industriali possono essere considerate,<br />

in funzione della loro provenienza, <strong>di</strong> due tipologie:<br />

1. scarichi gassosi: emissioni immesse in atmosfera da un camino;<br />

2. emissioni <strong>di</strong>ffuse: emissioni non convogliate in scarichi gassosi,<br />

immesse nell’ambiente <strong>di</strong> lavoro e quin<strong>di</strong> scaricate<br />

nell’ambiente esterno attraverso finestre,<br />

porte, sfiati ed aperture simili.<br />

Si intendono come emissioni totali <strong>di</strong> un inse<strong>di</strong>amento industriale, la<br />

somma delle emissioni <strong>di</strong>ffuse e degli scarichi gassosi.<br />

Attualmente, per un corretto approccio alle problematiche connesse<br />

all’inquinamento atmosferico da emissioni <strong>di</strong> origine industriale, sono<br />

da considerarsi fondamentali i seguenti riferimenti normativi:<br />

● D.P.R. n° 203 del 24/05/88 “Attuazione delle <strong>di</strong>rettive CEE numeri<br />

80/779, 82/884, 84/360 e 85/203 concernenti norme in materia <strong>di</strong><br />

qualità dell’aria, relativamente a specifici agenti inquinanti, e <strong>di</strong> inquinamento<br />

prodotto dagli impianti industriali, ai sensi dell’art. 15<br />

della legge 16 aprile 1987, n.183”;<br />

● D.M. n° 51 del 12/07/90 “Linee guida per il contenimento delle<br />

emissioni inquinanti degli impianti industriali e la fissazione <strong>dei</strong><br />

valori minimi <strong>di</strong> emissione”;<br />

● D.P.R. n°303 del 19/3/56 “Norme generali per l’igiene del lavoro”;<br />

● D.Lgs. n°626 19/9/94 “Attuazione delle <strong>di</strong>rettive 89/391/CEE,<br />

89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE, 90/269/CEE, 90/270/CEE,<br />

90/394/CEE e 90/679/CEE riguardanti il miglioramento della sicurezza<br />

e della salute <strong>dei</strong> lavoratori sul luogo <strong>di</strong> lavoro”.<br />

Il D.P.R. n°203/88, mette in attuazione le Direttive Comunitarie in<br />

materia <strong>di</strong> qualità dell’aria e impianti industriali ed introduce novità<br />

significative rispetto alla precedente normativa, che era finalizzata<br />

prevalentemente alla limitazione dell’inquinamento <strong>di</strong> origine civile e<br />

presentava quin<strong>di</strong> carenze in termini <strong>di</strong> intervento delle Autorità nel<br />

settore industriale.<br />

Il decreto detta le norme per la tutela della qualità dell’aria ai fini della<br />

protezione della salute e dell’ambiente su tutto il territorio nazionale<br />

e sottopone a <strong>di</strong>sciplina:<br />

● tutti gli impianti che possono dar luogo ad emissioni nell’atmosfera<br />

(intendendo per impianto lo stabilimento o altro impianto fisso<br />

che serva per usi industriali o <strong>di</strong> pubblica utilità e possa provocare<br />

inquinamento, ad esclusione <strong>di</strong> quelli destinati alla <strong>di</strong>fesa);<br />

● le caratteristiche merceologiche <strong>dei</strong> combustibili ed il loro impiego;<br />

● i valori limite ed i valori guida per gli inquinanti dell’aria nell’ambiente<br />

esterno ed i relativi meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> campionamento, analisi e valutazione;<br />

● i limiti delle emissioni inquinanti ed i relativi meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> campionamento,<br />

analisi e valutazione.<br />

In particolare il D.P.R. n°203/88 istituisce un sistema sanzionatorio in<br />

caso <strong>di</strong> inosservanza delle <strong>di</strong>sposizioni <strong>di</strong> Legge e stabilisce una specifica<br />

<strong>di</strong>sciplina per:<br />

2.1 I nuovi impianti<br />

Ovvero quelli costruiti o trasferiti in altra località dopo la data 01/07/88<br />

(data <strong>di</strong> entrata in vigore del decreto).<br />

Per questi impianti (escluse le centrali termoelettriche e le raffinerie <strong>di</strong><br />

oli minerali) deve essere presentata domanda <strong>di</strong> autorizzazione alla<br />

Regione o alla Provincia autonoma competente, corredata dal progetto<br />

nel quale sono in<strong>di</strong>cati il ciclo produttivo, le tecnologie adottate per<br />

prevenire l’inquinamento, la qualità e la quantità delle emissioni, nonché<br />

il termine per la messa a regime degli impianti. Copia <strong>di</strong> questa<br />

domanda deve essere trasmessa al Ministero dell’Ambiente, ed allegata<br />

alla domanda <strong>di</strong> concessione e<strong>di</strong>lizia rivolta al sindaco territorialmente<br />

competente. Ai fini del rilascio dell’autorizzazione, la Regione<br />

accerta che siano previste tutte le appropriate misure <strong>di</strong> prevenzione<br />

dell’inquinamento atmosferico e che l’impianto progettato non comporti<br />

emissioni superiori ai limiti consentiti.<br />

Le prescrizioni autorizzative possono essere mo<strong>di</strong>ficate in seguito all’evoluzione<br />

della migliore tecnologia <strong>di</strong>sponibile, nonché all’evoluzione<br />

della situazione ambientale.<br />

13


14<br />

2.2 Gli impianti esistenti<br />

Ovvero quelli che alla data 01/07/88 erano in funzione ovvero quelli<br />

che, pur non essendo ancora funzionanti, sono stati costruiti in tutte<br />

le loro parti, nonché gli impianti autorizzati ai sensi delle norme<br />

precedenti.<br />

Per questi impianti doveva essere presentata domanda <strong>di</strong> autorizzazione<br />

alla Regione o alla Provincia competente entro do<strong>di</strong>ci mesi dalla<br />

data <strong>di</strong> entrata in vigore del decreto, corredata da una relazione<br />

tecnica contenente la descrizione del ciclo produttivo, le tecnologie<br />

adottate per prevenire l’inquinamento, la qualità e la quantità delle<br />

emissioni, nonché un progetto <strong>di</strong> adeguamento delle emissioni redatto<br />

sulla base <strong>dei</strong> parametri in<strong>di</strong>cati. L’obbligo <strong>di</strong> presentazione del<br />

progetto sussiste solamente per gli impianti esistenti che superino i<br />

valori limiti <strong>di</strong> emissione in<strong>di</strong>cati nel D.M. n°51/90. Sono sottoposti<br />

alle autorizzazioni previste per gli impianti esistenti, le mo<strong>di</strong>fiche ed<br />

i trasferimenti degli impianti effettuati nell’ambito dello stesso perimetro<br />

dell’area industriale.<br />

Le <strong>di</strong>sposizioni in materia <strong>di</strong> controlli e sanzioni e quelle relative al<br />

miglioramento delle tecnologie si applicano sia ai nuovi impianti sia<br />

agli impianti esistenti.<br />

Il D.M. n°51 del 12/07/90 fissa i criteri temporali per l’adeguamento<br />

degli impianti esistenti agli standard <strong>di</strong> emissione secondo un or<strong>di</strong>ne<br />

<strong>di</strong> priorità a partire dalle sostanze cancerogene e particolarmente pericolose,<br />

in particolare stabilisce:<br />

● le linee guida per il contenimento delle emissioni degli impianti<br />

esistenti;<br />

● i valori <strong>di</strong> emissione minimi e massimi per gli impianti esistenti;<br />

● i meto<strong>di</strong> generali <strong>di</strong> campionamento, analisi e valutazione delle<br />

emissioni;<br />

● i criteri per l’utilizzazione <strong>di</strong> tecnologie <strong>di</strong>sponibili per il controllo<br />

delle emissioni;<br />

● i criteri temporali per l’adeguamento progressivo degli impianti<br />

esistenti.<br />

Per quanto riguarda i nuovi impianti le linee guida che dovranno fissare<br />

i limiti per le emissioni sono tuttora in corso <strong>di</strong> pre<strong>di</strong>sposizione;<br />

comunque, le Regioni o le Provincie competenti possono fissare, in<br />

sede <strong>di</strong> rilascio dell’autorizzazione all’esercizio, limiti alle emissioni<br />

più restrittivi <strong>di</strong> quelli previsti dal D.M. n°51/90.<br />

In relazione alle sostanze organiche sotto forma <strong>di</strong> gas, vapori o polveri,<br />

il DM n°51 12/07/90 definisce cinque classi in funzione del grado<br />

<strong>di</strong> pericolosità; nell’allegato 1 al presente stu<strong>di</strong>o si fornisce la tabella<br />

D <strong>di</strong> cui all’allegato 1 del DM n°51 del 12/07/90 recante l’elenco<br />

or<strong>di</strong>nato per classi delle suddette sostanze organiche.<br />

I valori limite minimi <strong>di</strong> emissione per le cinque classi <strong>di</strong> sostanze sono<br />

riportati <strong>nella</strong> seguente tabella:<br />

Classe Flusso <strong>di</strong> massa Valori <strong>di</strong> emissione minimi<br />

I ≥ 25 g/h 5 mg/m 3<br />

II ≥ 0.1 Kg/h 20 mg/m 3<br />

III ≥ 2 Kg/h 150 mg/m 3<br />

IV ≥ 3Kg/h 300 mg/m 3<br />

V ≥ 4Kg/h 600 mg/m 3<br />

Si evidenzia che per le sostanze organiche sotto forma <strong>di</strong> polvere devono<br />

comunque essere rispettate le con<strong>di</strong>zioni relative alle emissioni<br />

<strong>di</strong> polveri totali ovvero:<br />

Flusso <strong>di</strong> massa Valori <strong>di</strong> emissione minimi<br />

Polveri totali ≥ 0,5 kg/h 50 mg/m 3<br />

Polveri totali ≥ 0,1 kg/h 150 mg/m 3<br />

< 0,5 Kg/h<br />

È opportuno sottolineare che il D.M. del 12/07/90 in<strong>di</strong>ca, nell’allegato<br />

5, le tecnologie <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> per gli impianti esistenti (“criteri<br />

per l’utilizzazione <strong>di</strong> tecnologie <strong>di</strong>sponibili per il controllo delle emissioni”)<br />

ma tuttavia si limita ad una elencazione delle tecnologie attualmente<br />

<strong>di</strong>sponibili senza riferimenti alle migliori opzioni.<br />

Ai fini del presente stu<strong>di</strong>o, è importante considerare anche le vigenti<br />

normative inerenti le misure per la tutela della salute e per la sicurezza<br />

<strong>dei</strong> lavoratori sul luogo <strong>di</strong> lavoro anche se, a prima vista, non sembrano<br />

<strong>di</strong>rettamente connesse con gli aspetti tecnici relativi all’in<strong>di</strong>viduazione<br />

della miglior tecnologia <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> per uno specifico inquinante.<br />

15


nocive in atmosfera me<strong>di</strong>ante un sistema <strong>di</strong> trattamento degli scarichi<br />

gassosi posto a valle <strong>di</strong> un ciclo produttivo, è necessario tener conto<br />

<strong>di</strong> tutto il sistema impiantistico, <strong>di</strong> come è stato realizzato e delle procedure<br />

<strong>di</strong> esercizio. In particolare, se si è in presenza <strong>di</strong> <strong>composti</strong> <strong>organici</strong><br />

<strong>volatili</strong>, si possono verificare emissioni <strong>di</strong> inquinanti nell’aria<br />

non solo dai collettori che collegano l’impianto produttivo ai camini<br />

e presso i quali viene posto in essere il sistema <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong>, ma<br />

anche da flange su tubazioni, serbatoi, pompe, e da altri potenziali<br />

punti <strong>di</strong> emissione delle sostanze nell’ambiente <strong>di</strong> lavoro. Nella progettazione<br />

<strong>di</strong> un impianto <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> risulta quin<strong>di</strong> opportuno<br />

considerare anche le eventuali emissioni <strong>di</strong>ffuse, e l’eventuale necessità<br />

<strong>di</strong> convogliarle nei collettori che collegano l’impianto produttivo<br />

ai camini.<br />

Nel contesto delle emissioni <strong>di</strong>ffuse, e quin<strong>di</strong> della tutela dell’igiene e<br />

della sicurezza del lavoro, le principali normative a cui si fa riferimento<br />

sono il D.P.R. n°303/56, che prescrive le norme generali per<br />

l’igiene del lavoro, ed il successivo D.Lgs. n°626/94 e successive mo<strong>di</strong>fiche<br />

ed integrazioni che, recependo gli in<strong>di</strong>rizzi legislativi comunitari,<br />

introduce significative novità rispetto alla precedente normativa,<br />

tra le quali l’obbligo della valutazione <strong>dei</strong> rischi per la salute e la sicurezza<br />

e della prescrizione della loro eliminazione o riduzione secondo<br />

una ben precisa gerarchia <strong>di</strong> misure da adottare. Il decreto legislativo<br />

pone infatti in primo piano la figura del datore <strong>di</strong> lavoro,<br />

che con l’obbligo <strong>di</strong> osservare le misure generali <strong>di</strong> tutela dell’igiene<br />

e della sicurezza del luogo <strong>di</strong> lavoro deve in<strong>di</strong>viduare e mettere in<br />

pratica le idonee misure <strong>di</strong> prevenzione <strong>dei</strong> rischi per la salute <strong>dei</strong> lavoratori.<br />

Nella pratica dell’igiene industriale vengono <strong>di</strong>ffusamente utilizzate<br />

le linee guida per il controllo <strong>dei</strong> rischi per la salute; in particolare,<br />

nel caso <strong>dei</strong> vari <strong>composti</strong> <strong>organici</strong> <strong>volatili</strong>, si può fare riferimento ai<br />

valori <strong>di</strong> concentrazione limite denominati TLV (Threshold Limit<br />

Value: Valore Limite <strong>di</strong> Soglia), ovvero la concentrazione della sostanza<br />

aero<strong>di</strong>spersa alla quale si ritiene che la maggior parte <strong>dei</strong> lavoratori<br />

possa rimanere esposta ripetutamente, giorno dopo giorno,<br />

senza effetti negativi per la salute.<br />

I TLV sono stabiliti in base ai dati più atten<strong>di</strong>bili ricavati dall’esperienza<br />

in campo industriale, ai risultati <strong>di</strong> ricerche sperimentali sull’uomo<br />

e sugli animali e, quando possibile, alla combinazione <strong>dei</strong> tre<br />

suddetti elementi <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio. Il criterio con cui il limite tollerabile<br />

viene fissato può variare a seconda del tipo <strong>di</strong> sostanza considerata e,<br />

16 Infatti, quando si affronta il problema della riduzione delle emissioni<br />

anche se i valori limite devono essere considerati come orientamenti<br />

o raccomandazioni per la prevenzione <strong>dei</strong> rischi per la salute e non<br />

costituiscono una linea <strong>di</strong> demarcazione netta tra concentrazione pericolosa<br />

e non pericolosa né un in<strong>di</strong>ce relativo <strong>di</strong> tossicità, possono<br />

essere utili per le valutazioni connesse al controllo dell’inquinamento<br />

atmosferico.<br />

Tra i valori limite <strong>di</strong> concentrazione nell’aria più <strong>di</strong>ffusamente applicati,<br />

vi sono quelli proposti dalla ACGIH (American Conference of<br />

Governmental Industrial Hygienists), che prevede tre categorie <strong>di</strong><br />

TLV:<br />

1.TLV-TWA (Threshold Limit Value - Time Weighted Average).<br />

È il valore limite <strong>di</strong> soglia-me<strong>di</strong>a ponderata nel tempo. In<strong>di</strong>ca la<br />

concentrazione me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> una sostanza che può essere tollerata da<br />

ciascun lavoratore nell’arco delle otto ore lavorative giornaliere e<br />

delle 40 ore settimanali.<br />

2.TLV-STEL (Threshold Limit Value - Shot-Term Exposure Limit).<br />

È il valore limite <strong>di</strong> soglia per brevi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> esposizione. In<strong>di</strong>ca<br />

la concentrazione che può essere raggiunta per brevi perio<strong>di</strong> (non<br />

più <strong>di</strong> 4 <strong>di</strong> 15 minuti ognuno nell’arco delle 8 ore, e a <strong>di</strong>stanza uno<br />

dall’altro <strong>di</strong> almeno 1 ora) purché non si superi <strong>nella</strong> giornata lavorativa<br />

il valore <strong>di</strong> TLV-TWA.<br />

3.TLV-C (Threshold Limit Value - Ceiling).<br />

È il valore limite <strong>di</strong> soglia massimo. In<strong>di</strong>ca il valore limite massimo<br />

che non deve essere superato neanche per tempi brevissimi.<br />

Nella seguente tabella si riportano i valori limite <strong>di</strong> soglia <strong>di</strong> alcune<br />

sostanze organiche <strong>volatili</strong> prese come esempio:<br />

SOSTANZE TLV-TWA (ACGIH) TLV-STEL (ACGIH)<br />

Alcool etilico 1000 ppm (1880 mg/m 3) –<br />

Alcool metilico 200 ppm (262 mg/m 3) 250 ppm (328 mg/m 3)<br />

Acetone 750 ppm (1780 mg/m 3) 1000 ppm (2380 mg/m 3)<br />

Benzene 10 ppm (32 mg/m 3) –<br />

Toluene 50 ppm (188 mg/m 3) –<br />

Stirene monomero 50 ppm (213 mg/m 3) 100 ppm (426 mg/m 3)<br />

Anilina 2 ppm (7,6 mg/m 3) –<br />

Tricloroetilene 50 ppm (269 mg/m 3) 100 ppm (537 mg/m 3)<br />

17


te <strong>di</strong>rettiva della Comunità Europea, <strong>di</strong> recente emanazione:<br />

Direttiva 99/13/CE del 11/3/99 “Direttiva del Consiglio sulla limitazione<br />

delle emissioni <strong>di</strong> <strong>composti</strong> <strong>organici</strong> <strong>volatili</strong> dovute all’uso<br />

<strong>di</strong> solventi in talune attività e in taluni impianti”.<br />

Questa recente <strong>di</strong>rettiva Comunitaria presenta degli aspetti innovativi<br />

in termini <strong>di</strong> controllo dell’inquinamento da sostanze organiche;<br />

infatti stabilisce misure e procedure per specifiche attività produttive<br />

da attuare in funzione del superamento <strong>di</strong> valori soglia <strong>di</strong> consumo<br />

<strong>di</strong> solventi <strong>organici</strong> nel ciclo produttivo. In particolare, in corrispondenza<br />

<strong>di</strong> ciascuna tipologia <strong>di</strong> attività industriale, fissa i valori <strong>di</strong> soglia<br />

<strong>di</strong> consumo <strong>di</strong> solvente, i valori limite <strong>di</strong> emissione e stabilisce i<br />

criteri per l’attuazione <strong>di</strong> piani per la riduzione delle emissioni.<br />

Il contenuto innovativo risiede in un articolato approccio al controllo<br />

delle emissioni, che prevede anche l’applicazione <strong>di</strong> un piano <strong>di</strong> gestione<br />

<strong>dei</strong> consumi <strong>di</strong> solventi <strong>organici</strong> come azione <strong>di</strong> contenimento<br />

e riduzione delle emissioni <strong>di</strong> C.O.V.. Pur essendo ancora prematuro<br />

parlare <strong>di</strong> una procedura valida a livello nazionale per la riduzione<br />

delle emissioni dovute all’utilizzo <strong>dei</strong> solventi <strong>organici</strong>, nelle<br />

Autorità competenti si sono manifestati orientamenti in linea con i<br />

contenuti della suddetta <strong>di</strong>rettiva comunitaria. In particolare, questa<br />

metodologia viene impiegata come strumento <strong>di</strong> verifica dell’effettiva<br />

riduzione delle emissioni <strong>di</strong> <strong>composti</strong> <strong>organici</strong> <strong>volatili</strong> e, nei settori<br />

industriali considerati particolarmente a rischio, la combinazione<br />

<strong>di</strong> questo strumento con le consuete procedure <strong>di</strong> controllo chimicoanalitico<br />

applicate a valle del “sistema impianto industriale”, va considerata<br />

un efficace sistema <strong>di</strong> prevenzione e controllo dell’inquinamento<br />

atmosferico causato da sostanze organiche <strong>volatili</strong>.<br />

Considerati gli orientamenti riscontrati nel settore specifico, si ritiene<br />

probabile che i contenuti della succitata <strong>di</strong>rettiva possano <strong>di</strong>ventare<br />

materia <strong>di</strong> decreti attuativi nazionali in una visione più ampia delle<br />

problematiche ambientali connesse con l’inquinamento atmosferico<br />

da <strong>composti</strong> <strong>organici</strong> <strong>volatili</strong>.<br />

18 A conclusione del presente capitolo si ritiene <strong>di</strong> segnalare la seguen-<br />

3. I Composti Organici Volatili (C.O.V.)<br />

3.1 Generalità<br />

I <strong>composti</strong> <strong>organici</strong> <strong>volatili</strong>, generalmente definiti come C.O.V., (o come<br />

S.O.V., sostanze organiche <strong>volatili</strong>) costituiscono una classe molto<br />

ampia <strong>di</strong> <strong>composti</strong> caratterizzati da un’alta tensione <strong>di</strong> vapore. Viene<br />

definito come C.O.V. qualsiasi composto organico che abbia a 293,15<br />

K una tensione <strong>di</strong> vapore <strong>di</strong> 0,01 kPa o superiore, oppure che abbia<br />

una <strong>volatili</strong>tà corrispondente in con<strong>di</strong>zioni particolari d’uso.<br />

I C.O.V. sono <strong>di</strong>ffusamente impiegati nelle attività industriali, e possiedono<br />

caratteristiche chimico-fisiche tali da poter essere utilizzati come:<br />

● <strong>di</strong>ssolventi <strong>di</strong> materie prime e materiali in genere;<br />

● mezzi <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione;<br />

● correttori <strong>di</strong> viscosità o <strong>di</strong> tensione superficiale;<br />

● plastificanti;<br />

● conservanti;<br />

● agenti <strong>di</strong> pulizia.<br />

Tuttavia, proprio in relazione a quelle peculiarità che li rendono particolarmente<br />

utili per vari impieghi industriali, sono da ritenersi come<br />

una possibile fonte <strong>di</strong> vincolo per la salute dell’uomo. In considerazione<br />

<strong>di</strong> questo aspetto, <strong>nella</strong> pratica dell’igiene industriale, i C.O.V.<br />

sono soggetti a con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> confinamento ed in seguito al loro impiego<br />

non vengono mai completamente <strong>di</strong>spersi nell’ambiente bensì,<br />

più correttamente, vengono raccolti ed evacuati in modo controllato<br />

me<strong>di</strong>ante un camino o un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> o, quando risulta<br />

possibile, più vantaggiosamente recuperati per il riutilizzo.<br />

Nell’allegato 2 si riporta un elenco significativo <strong>dei</strong> più <strong>di</strong>ffusi C.O.V.<br />

estratto dalle pubblicazioni US-EPA (United States - Environmental<br />

Protection Agency).<br />

19


20<br />

3.2 Stirene<br />

Lo stirene, composto organico volatile appartenente alla famiglia chimica<br />

degli Areni, è un importante monomero impiegato principalmente<br />

<strong>nella</strong> produzione <strong>di</strong> polistirene e <strong>di</strong> resine termoplastiche e termoindurenti;<br />

viene utilizzato come interme<strong>di</strong>o <strong>nella</strong> sintesi <strong>di</strong> materiali<br />

usati per resine a scambio ionico e per la produzione <strong>di</strong> copolimeri<br />

e, data la relativa facilità con cui polimerizza, viene conservato<br />

in presenza <strong>di</strong> specifici inibitori <strong>di</strong> polimerizzazione. Lo stirene è un<br />

solvente <strong>di</strong>ffusamente utilizzato nelle attività industriali relative alla<br />

costruzione <strong>di</strong> natanti e <strong>di</strong> manufatti in materiale plastico. Di seguito<br />

sono riportate le sue caratteristiche.<br />

Caratteristiche chimico-fisiche<br />

Formula C 8H 8 / C 6H 5 - CH=CH 2<br />

Alcuni sinonimi Feniletene, vinilbenzene<br />

Etenilbenzene, cinnamene<br />

Peso molecolare 104.16 g/mol<br />

Stato fisico liquido<br />

Colore incolore<br />

Odore aromatico caratteristico<br />

Soglia odore 0.036 mg/m 3<br />

Solubilità in acqua 310 mg/l a 25°C<br />

Solubilità nei principali solventi <strong>organici</strong> solubile<br />

Densità a 20°C 0.9090±004 g/ml<br />

Peso specifico <strong>dei</strong> vapori 3.6<br />

Punto <strong>di</strong> fusione -31 °C<br />

Punto <strong>di</strong> ebollizione 146 °C<br />

Punto <strong>di</strong> infiammabilità 31 °C<br />

Limite inferiore e superiore <strong>di</strong> infiammabilità in aria (% in volume) 1-6.5 %<br />

Temperatura autoaccensione 490 °C<br />

Tensione <strong>di</strong> vapore 10 mmHg 30.8 °C<br />

40 mmHg 59.8 °C<br />

Informazioni generali <strong>di</strong> tossicità<br />

Vie <strong>di</strong> penetrazione Ingestione, inalazione, contatto.<br />

Tossicità acuta Nell’uomo per esposizione ad alte concentrazioni <strong>dei</strong> vapori:<br />

Può provocare irritazione agli occhi, naso e gola, sonnolenza, vertigini<br />

e debolezza muscolare.<br />

Tossicità cronica Nell’uomo per prolungate esposizioni:<br />

Può provocare effetti sul sistema nervoso centrale con nausea,<br />

vomito, anoressia, debolezza generale.<br />

Può anche avere una <strong>di</strong>ffusione transplacentare con effetti sul sistema<br />

nervoso centrale <strong>dei</strong> feti <strong>di</strong> donne esposte alla sostanza durante la<br />

gravidanza.<br />

Rischio cancerogeno La U.S Environmental Protection Agency non ha classificato lo stirene<br />

come agente cancerogeno.<br />

La International Agency for Research on Cancer (I.A.R.C.) nel 1987<br />

ha classificato lo stirene come “possibile” agente cancerogeno per<br />

l’uomo.<br />

La Styrene Information and Research Center (S.I.R.C.) ha contestato<br />

il sistema <strong>di</strong> classificazione degli agenti cancerogeni utilizzato da<br />

I.A.R.C. e segnala, in base a stu<strong>di</strong> eseguiti su lavoratori in specifici<br />

contesti industriali, che l’esposizione a stirene non aumenta il rischio<br />

<strong>di</strong> sviluppo <strong>di</strong> tumori.<br />

21


22<br />

4. <strong>Tecnologie</strong> <strong>di</strong> controllo delle emissioni<br />

<strong>di</strong> C.O.V.<br />

4.1 Generalità<br />

Le tecnologie per la riduzione delle emissioni <strong>di</strong> <strong>composti</strong> <strong>organici</strong><br />

<strong>volatili</strong>, in generale, sfruttano processi chimici e/o fisici quali:<br />

● combustione;<br />

● adsorbimento su soli<strong>di</strong>;<br />

● assorbimento/lavaggio con soluzioni acquose;<br />

● condensazione.<br />

Negli specifici contesti industriali in stu<strong>di</strong>o, le pratiche che possono<br />

permettere <strong>di</strong> ridurre le emissioni <strong>di</strong> stirene e <strong>di</strong> C.O.V. in atmosfera<br />

ed i rischi per la salute <strong>dei</strong> lavoratori negli ambienti <strong>di</strong> lavoro<br />

sono:<br />

1. utilizzare resine, materiali ed applicazioni che generano emissioni<br />

con minor contenuto <strong>di</strong> stirene;<br />

2. eseguire interventi mirati per migliorare il modus operan<strong>di</strong> degli<br />

addetti alle lavorazioni al fine <strong>di</strong> ottimizzare il consumo <strong>dei</strong> <strong>composti</strong><br />

<strong>organici</strong> e ridurne quin<strong>di</strong> la <strong>di</strong>spersione nell’ambiente <strong>di</strong> lavoro;<br />

3. confinare le fonti <strong>di</strong> inquinanti aeriformi me<strong>di</strong>ante strutture specifiche<br />

e/o sistemi <strong>di</strong> ventilazione forzata;<br />

4. utilizzare tecnologie per il controllo delle specifiche emissioni in<br />

atmosfera.<br />

La possibilità <strong>di</strong> riduzione più o meno spinta degli inquinanti aero<strong>di</strong>spersi<br />

risiede in queste pratiche che, utilizzate singolarmente o in varie<br />

combinazioni, permettono <strong>di</strong> ottenere vantaggiosi risultati in ter-<br />

mini tecnici - efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> - ed economici - investimento<br />

e gestione.<br />

I sistemi <strong>di</strong> depurazione <strong>di</strong>ffusamente utilizzati per il controllo delle<br />

emissioni <strong>di</strong> C.O.V., a volte non risultano ragionevolmente efficaci o<br />

economicamente vantaggiosi per le miscele aeriformi ad alto contenuto<br />

<strong>di</strong> stirene, per cui assumono particolare interesse gli stu<strong>di</strong> sull’applicazione<br />

<strong>di</strong> tecnologie innovative per il controllo delle emissioni<br />

<strong>di</strong> processi “FRP”.<br />

In questo contesto, viene fornito un quadro aggiornato delle tecnologie<br />

<strong>di</strong> trattamento delle emissioni aeriformi attualmente <strong>di</strong>sponibili<br />

sul mercato nazionale ed internazionale identificando le pecurialità<br />

tecnico-economiche, i campi <strong>di</strong> applicazione (con specifico riferimento<br />

al trattamento dello stirene), i vantaggi ed i limiti <strong>di</strong> ciascuna.<br />

La panoramica sullo stato dell’arte delle tecniche <strong>di</strong> trattamento delle<br />

emissioni <strong>di</strong> C.O.V. è compen<strong>di</strong>ata per categorie <strong>di</strong> maturità tecnologica<br />

(tecnologie tra<strong>di</strong>zionali ed innovative) e, inoltre, tra le tecnologie<br />

innovative verranno evidenziate alcune tecnologie considerate<br />

“emergenti”, ovvero tecnologie che sono tuttora in fase sperimentale<br />

su scala <strong>di</strong> laboratorio e/o in impianto pilota o sono correntemente<br />

utilizzate in altri specifici settori industriali e la loro applicazione a<br />

processi “FRP” è in fase <strong>di</strong> valutazione e sperimentazione.<br />

4.2 <strong>Tecnologie</strong> tra<strong>di</strong>zionali<br />

Le tecnologie convenzionali che tra<strong>di</strong>zionalmente sono utilizzate nei<br />

trattamenti delle emissioni C.O.V. includono:<br />

1. la combustione (ossidazione termica/catalitica);<br />

2. l’adsorbimento su carboni attivi;<br />

3. la condensazione.<br />

4.2.1 <strong>Tecnologie</strong> <strong>di</strong> combustione<br />

Il processo consiste nel far circolare l’aria contenente i C.O.V. in un<br />

combustore che <strong>di</strong>strugge gli inquinanti <strong>organici</strong> producendo anidride<br />

carbonica e vapor acqueo. In generale gli idrocarburi possono essere<br />

ossidati secondo la seguente reazione chimica:<br />

C a H b + (a + 0,25b)O 2 = aCO 2 + 0,5bH 2 O<br />

23


● processo <strong>di</strong> ossidazione <strong>dei</strong> C.O.V.:<br />

1. ossidazione termica<br />

2. ossidazione catalitica<br />

● metodo <strong>di</strong> recupero dell’energia termica:<br />

1. recupero <strong>di</strong> calore<br />

2. rigenerazione <strong>di</strong> calore<br />

4.2.1.1 Ossidazione termica<br />

Descrizione del processo<br />

Un tipico impianto <strong>di</strong> ossidazione termica (inceneritore o postcombustore)<br />

opera ad elevate temperature (i vapori <strong>di</strong> C.O.V. vengono <strong>di</strong>strutti<br />

tra i 400 °C ed i 1100 °C) ed è essenzialmente costituito da un<br />

bruciatore, una zona <strong>di</strong> espansione (sufficiente a concedere un tempo<br />

<strong>di</strong> residenza ad alta temperatura per realizzare la completa combustione)<br />

e un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> aspirazione per il tiraggio indotto della miscela<br />

gassosa esausta.<br />

Una volta raggiunta la temperatura <strong>di</strong> esercizio, il bruciatore continua<br />

ad utilizzare combustibile ausiliario se le concentrazioni <strong>di</strong> inquinanti<br />

in ingresso non risultano sufficienti per l’auto-mantenimento<br />

della reazione <strong>di</strong> ossidazione.<br />

Recupero <strong>di</strong> energia termica<br />

Dispositivi per il recupero termico vengono frequentemente utilizzati<br />

per ridurre i costi relativi al combustibile ausiliario e sono generalmente<br />

costituiti da scambiatori <strong>di</strong> calore. Lo scambiatore può essere<br />

utilizzato per preriscaldare la massa d’aria da trattare ed in questo<br />

caso si parla <strong>di</strong> “impianto con recupero <strong>di</strong> calore”. Recuperi <strong>di</strong> energia<br />

termica del 40-60 % sono realizzati comunemente, in alcuni casi si<br />

sono ottenuti recuperi energetici fino all’80 % (Cooper e Alley, 1986).<br />

Un impianto con recupero energetico <strong>di</strong> tipo rigenerativo utilizza un<br />

<strong>di</strong>spositivo con specifici materiali ceramici resistenti alle alte temperature<br />

per accumulare e conservare l’energia termica da riutilizzare nel<br />

processo. Con questo sistema si ottengono ottime rese per il recupero<br />

dell’energia termica (valori <strong>di</strong> energia recuperata superiori al 95%).<br />

24 I sistemi <strong>di</strong> combustione sono identificati in funzione <strong>di</strong>:<br />

Applicabilità a processi “FRP”<br />

I processi <strong>di</strong> ossidazione termica vengono utilizzati nell’industria<br />

“FRP”, in particolare nei casi <strong>di</strong> emissioni ad alto contenuto <strong>di</strong><br />

C.O.V..<br />

Con<strong>di</strong>zioni operative standard<br />

Il processo <strong>di</strong> ossidazione è generalmente regolato da tre importanti<br />

parametri, conosciuti come le “tre T”.<br />

● Temperatura.<br />

La velocità della reazione <strong>di</strong> ossidazione aumenta all’aumentare<br />

della temperatura. Alte temperature portano ad alta velocità <strong>di</strong> reazione<br />

e quin<strong>di</strong> ad alta efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong>.<br />

● Tempo.<br />

Perché la reazione <strong>di</strong> ossidazione giunga a completezza, la miscela<br />

gassosa deve rimanere alla temperatura <strong>di</strong> reazione per un periodo<br />

<strong>di</strong> tempo minimo chiamato “tempo <strong>di</strong> permanenza o <strong>di</strong> ritenzione”.<br />

Più lungo è il tempo <strong>di</strong> permanenza, maggiore risulta l’efficienza <strong>di</strong><br />

<strong>abbattimento</strong>.<br />

● Turbolenza.<br />

La con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> turbolenza è richiesta per assicurare che il gas da<br />

trattare venga adeguatamente miscelato all’interno della camera <strong>di</strong><br />

combustione. In caso contrario aliquote <strong>di</strong> gas possono passare attraverso<br />

la camera senza subire adeguata ossidazione. Si noti che la<br />

turbolenza non è <strong>di</strong>rettamente correlata alla temperatura o al tempo<br />

<strong>di</strong> permanenza ma risulta una con<strong>di</strong>zione necessaria per ottenere<br />

un’alta efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong>.<br />

Generalmente i processi <strong>di</strong> ossidazione termica operano a temperature<br />

comprese tra i 650 °C e gli 870 °C e richiedono tempi <strong>di</strong> permanenza<br />

minimi <strong>di</strong> 0,3 secon<strong>di</strong> <strong>nella</strong> zona <strong>di</strong> combustione. La maggior<br />

parte degli impianti <strong>di</strong> ossidazione termica sono progettati per realizzare<br />

tempi <strong>di</strong> permanenza della miscela gassosa <strong>nella</strong> camera <strong>di</strong> combustione<br />

non superiori ad un secondo.<br />

Per ragioni <strong>di</strong> sicurezza, le concentrazioni <strong>di</strong> C.O.V. da trattare me<strong>di</strong>ante<br />

processo <strong>di</strong> ossidazione termica possono variare da pochi ppm<br />

fino ad un valore massimo pari a ca. il 25% del valore limite inferio-<br />

25


lo stirene, il valore <strong>di</strong> sicurezza è <strong>di</strong> ca. 2500 ppm; gli impianti <strong>di</strong> questo<br />

tipo possono essere progettati per il trattamento <strong>di</strong> flussi gassosi<br />

con portate fino a 170.000 mc/h.<br />

Stu<strong>di</strong> (Farmer, 1980) in<strong>di</strong>cano che impianti <strong>di</strong> ossidazione termica<br />

ben progettati permettono <strong>di</strong> ottenere una efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong><br />

del 98% in corrispondenza <strong>di</strong> una temperatura operativa <strong>di</strong> 870 °C<br />

con un tempo <strong>di</strong> permanenza <strong>di</strong> 0,75 secon<strong>di</strong>.<br />

Vantaggi/Svantaggi<br />

I principali vantaggi presentati da questa tecnologia sono:<br />

● il <strong>di</strong>mostrato vantaggioso utilizzo nell’industria “FRP”;<br />

● l’elevata efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> ottenibile.<br />

I principali svantaggi sono:<br />

● l’alto consumo <strong>di</strong> energia;<br />

● la formazione ed emissione <strong>di</strong> ulteriori sostanze inquinanti nell’aria<br />

(anidride carbonica ed ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> azoto), provenienti dall’impiego<br />

del combustibile ausiliario.<br />

La richiesta <strong>di</strong> energia e la formazione degli ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> azoto e del<br />

<strong>di</strong>ossido <strong>di</strong> carbonio sono inversamente proporzionali al livello <strong>di</strong> recupero<br />

termico realizzato.<br />

La formazione <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> azoto <strong>di</strong>pende da fattori quali il contenuto<br />

<strong>di</strong> ossigeno, il tempo <strong>di</strong> permanenza e la temperatura <strong>di</strong> combustione.<br />

Per un tempo <strong>di</strong> permanenza <strong>di</strong> 2 secon<strong>di</strong> a 1065 °C si possono<br />

produrre fino a 10 ppm <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> azoto.<br />

4.2.1.2 Ossidazione catalitica<br />

Descrizione del processo<br />

La tecnica consiste nel far passare il flusso d’aria inquinata su un letto<br />

catalitico, che permette l’ossidazione <strong>dei</strong> C.O.V. a temperature più<br />

basse rispetto a quelle realizzate negli impianti ad ossidazione termica<br />

precedentemente descritti. Normalmente, un combustore catalitico,<br />

per ottenere la stessa efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> <strong>di</strong> un analogo<br />

26 re <strong>di</strong> esplosività (L.E.L.: Lower Explosive Limit); quin<strong>di</strong>, nel caso del-<br />

combustore termico, richiede una temperatura <strong>di</strong> processo più bassa<br />

<strong>di</strong> alcune centinaia <strong>di</strong> gra<strong>di</strong> centigra<strong>di</strong>.<br />

Anche l’impianto ad ossidazione catalitica prevede una fase <strong>di</strong> preriscaldamento<br />

della massa <strong>di</strong> aria da trattare (ad una temperatura molto<br />

inferiore rispetto a quella che deve essere realizzata nel combustore<br />

non catalitico), il gas preriscaldato viene quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>rettamente convogliato<br />

sul letto catalitico (<strong>nella</strong> camera <strong>di</strong> combustione), dove avviene<br />

la reazione <strong>di</strong> combustione. Il catalizzatore è generalmente costituito<br />

da metalli nobili quali il palla<strong>di</strong>o o platino (a secondo <strong>dei</strong> casi<br />

sono anche utilizzati cromo, manganese, rame, cobalto e nichel),<br />

depositati su un supporto a base <strong>di</strong> allumina.<br />

Recupero <strong>di</strong> energia termica<br />

Analogamente al combustore non catalitico, anche in questo caso un<br />

sistema <strong>di</strong> recupero <strong>di</strong> calore permette <strong>di</strong> ridurre i costi relativi al<br />

consumo <strong>di</strong> combustibile ausiliario. I sistemi <strong>di</strong> recupero sono i medesimi<br />

impiegati per il combustore non catalitico e le percentuali <strong>di</strong><br />

energia termica che può essere recuperata risultano generalmente tra<br />

il 40% e 60% con valori fino all’80%, nel caso <strong>di</strong> impianti con recupero<br />

<strong>di</strong> tipo rigenerativo si possono ottenere recuperi <strong>di</strong> energia superiori<br />

al 95%.<br />

Un postcombustore catalitico richiede minore apporto <strong>di</strong> combustibile<br />

ausiliario <strong>di</strong> un postcombustore non catalitico, poiché il processo<br />

<strong>di</strong> ossidazione con catalizzatore viene realizzato ad una temperatura<br />

inferiore, con conseguente minore richiesta <strong>di</strong> calore <strong>di</strong> recupero per<br />

mantenere la reazione a regime autotermico (fase <strong>nella</strong> quale il solo<br />

combustibile utilizzato è costituito dalla miscele <strong>di</strong> inquinanti in ingresso<br />

all’impianto).<br />

Applicabilità a processi “FRP”<br />

Test condotti nel 1994 presso l’industria Cor Tec (Washington Court<br />

House, Ohio) su emissioni aeriformi contenenti ca. 240 ppm <strong>di</strong> stirene,<br />

con portata <strong>di</strong> ca. 9000 mc/h, trattate in un combustore catalitico<br />

a temperature comprese tra i 300 °C e 400 °C, hanno <strong>di</strong>mostrato efficienze<br />

<strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> del 98%.<br />

Negli Stati Uniti, le industrie Cor Tec e le industrie Fibercast (Sand<br />

Springs, Oklahoma) risultano essere gli unici contesti industriali<br />

“FRP” che utilizzano un postcombustore catalitico per il trattamento<br />

delle emissioni aeriformi.<br />

27


Il letto catalitico generalmente opera in un range <strong>di</strong> temperatura tra i<br />

150 °C e i 490 °C con punte massime <strong>di</strong> circa 540 °C. Il tempo <strong>di</strong> contatto<br />

richiesto tra catalizzatore e miscela gassosa inquinata, per una<br />

completa ossidazione, è normalmente <strong>di</strong> ca. 0,3 secon<strong>di</strong>.<br />

In una unità <strong>di</strong> ossidazione catalitica ben ottimizzata, l’efficienza <strong>di</strong><br />

<strong>abbattimento</strong> può arrivare al 98 %, ma può essere significativamente<br />

ridotta per la presenza <strong>di</strong> sostanze chimiche con proprietà tali da determinare<br />

inibizione dal catalizzatore.<br />

Vantaggi/Svantaggi<br />

Rispetto ad un combustore non catalitico, questo impianto a parità <strong>di</strong><br />

quantità <strong>di</strong> calore recuperato, possiede minori costi <strong>di</strong> esercizio (in<br />

quanto necessita <strong>di</strong> un minor apporto <strong>di</strong> energia) e a parità <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensionamento,<br />

minori costi <strong>di</strong> installazione. Tuttavia il combustore<br />

catalitico richiede un investimento iniziale più elevato.<br />

Uno <strong>dei</strong> vantaggi della catalisi risiede nel fatto che la formazione <strong>di</strong><br />

ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> azoto viene praticamente eliminata: da test eseguiti su combustori<br />

catalitici con rigenerazione termica risulta una produzione <strong>di</strong><br />

ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> azoto inferiore ad 1 ppm.<br />

Un significativo svantaggio risiede nel fatto che esiste un certo numero<br />

<strong>di</strong> materiali con caratteristiche <strong>di</strong> inibitori per i catalizzatori come: metalli<br />

pesanti (mercurio, piombo, ferro, ecc.), silicio, zolfo, alogeni; anche<br />

alcuni particolati inerti od <strong>organici</strong> possono risultare tossici per i letti<br />

catalitici, riducendo significativamente la resa del processo.<br />

4.2.2 <strong>Tecnologie</strong> <strong>di</strong> adsorbimento<br />

Le tecnologie <strong>di</strong> adsorbimento sfruttano il processo <strong>di</strong> trasferimento<br />

<strong>di</strong> massa tra una fase gassosa ed una fase solida; la fase gassosa viene<br />

catturata sulla fase solida me<strong>di</strong>ante un meccanismo <strong>di</strong> adsorbimento<br />

chimico-fisico.<br />

La maggior parte <strong>dei</strong> sistemi <strong>di</strong> adsorbimento per <strong>composti</strong> <strong>organici</strong><br />

<strong>volatili</strong> utilizzano come fase solida i carboni attivi; possono tuttavia<br />

venir utilizzati altri materiali quali gel <strong>di</strong> silice, terra <strong>di</strong>atomacea (tripolite),<br />

allumina, zeoliti e particolari polimeri.<br />

I carboni attivi risultano particolarmente in<strong>di</strong>cati per l’adsorbimento<br />

<strong>di</strong> molecole ad alto peso molecolare e per sostanze chimiche non po-<br />

28 Con<strong>di</strong>zioni operative standard<br />

lari. I <strong>composti</strong> con peso molecolare minore <strong>di</strong> 40 non sono convenientemente<br />

adsorbiti, così come le sostanze con punto <strong>di</strong> ebollizione<br />

superiore ai 150 °C. Alti valori <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà relativa possono interferire<br />

sull’efficienza <strong>di</strong> adsorbimento.<br />

I sistemi ad adsorbimento con carboni attivi sono essenzialmente <strong>di</strong><br />

tre tipi:<br />

1. impianto a letto fisso;<br />

2. impianto a letto flui<strong>di</strong>zzato;<br />

3. pannelli <strong>di</strong> filtri a carboni attivi.<br />

I sistemi ibri<strong>di</strong> che utilizzano adsorbimento su carboni o polimeri e<br />

conseguente desorbimento per recupero od ossidazione delle sostanze<br />

organiche, verranno <strong>di</strong>scussi <strong>nella</strong> sezione “tecnologie innovative”.<br />

4.2.2.1 Adsorbimento su carboni attivi a letto fisso<br />

Descrizione del processo<br />

Il tipico set-up impiantistico consiste in due ampie camere chiamate “letti”<br />

che contengono un ingente quantitativo <strong>di</strong> carbone attivo. La massa d’aria<br />

da trattare viene convogliata sul primo letto che lentamente adsorbe i <strong>composti</strong><br />

<strong>organici</strong> <strong>volatili</strong>; quando quest’ultimo giunge a saturazione (o ad un<br />

punto in cui l’efficienza <strong>di</strong> adsorbimento si riduce rapidamente) la miscela<br />

gassosa viene deviata <strong>nella</strong> seconda unità <strong>di</strong> adsorbimento mentre con una<br />

corrente <strong>di</strong> vapore (steam regeneration) viene rigenerata la prima (i C.O.V.<br />

vengono deadsorbiti dal carbone attivo). La miscela gassosa risultante dall’operazione<br />

<strong>di</strong> rigenerazione del carbone viene avviata ad un condensatore,<br />

dove i C.O.V. possono essere trattati chimicamente o separati dal condensato.<br />

Le due camere lavorano alternativamente nelle due fasi <strong>di</strong> adsorbimento<br />

e desorbimento mantenendo una velocità <strong>di</strong> trattamento costante.<br />

Applicabilità a processi “FRP”<br />

In letteratura <strong>di</strong> settore non si riscontrano casi significativi <strong>di</strong> applicazione<br />

della tecnologia a processi “FRP”.<br />

Con<strong>di</strong>zioni operative standard<br />

Stando ai dati forniti dalle Case fornitrici degli impianti, la capacità<br />

<strong>di</strong> adsorbimento <strong>dei</strong> carboni attivi (espressa come quantità in peso <strong>di</strong><br />

29


ente) può arrivare a valori compresi tra il 20% ed il 50%, con valori<br />

fino al 33% per <strong>composti</strong> come lo stirene.<br />

Generalmente, in un sistema a letto fisso la velocità del flusso gassoso<br />

è compresa in un range tra i 1000 e i 3000 m/h con una per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

carico compresa tra 1,2 e 3,7 N/mq.<br />

L’efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> in un sistema a carboni attivi è strettamente<br />

collegata all’efficienza del controllo del punto <strong>di</strong> saturazione<br />

<strong>dei</strong> letti <strong>di</strong> adsorbimento; nel caso <strong>di</strong> un efficiente controllo, gli impianti<br />

<strong>di</strong> questo tipo possono garantire percentuali <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong><br />

<strong>di</strong> C.O.V. del 95%.<br />

Vantaggi/Svantaggi<br />

Per ingenti volumi <strong>di</strong> aria inquinata a concentrazioni relativamente basse<br />

<strong>di</strong> C.O.V., il sistema a carboni attivi presenta costi energetici significativamente<br />

più bassi <strong>di</strong> un combustore. Come già accennato, un sistema a carbone<br />

attivo può essere convenientemente utilizzato per preconcentrare lo<br />

stirene prima <strong>di</strong> avviarlo ad un processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>struzione termica o <strong>di</strong> recupero.<br />

L’operazione <strong>di</strong> recupero <strong>di</strong> stirene dai carboni attivi esausti, il<br />

più delle volte, può risultare economicamente non conveniente in relazione<br />

alla purezza chimica dello stirene <strong>di</strong> recupero ottenuta, per cui il<br />

materiale proveniente dall’operazione <strong>di</strong> rigenerazione <strong>dei</strong> carboni attivi<br />

generalmente deve essere smaltito come rifiuto liquido pericoloso.<br />

Il metodo migliore <strong>di</strong> smaltimento del rifiuto liquido dovrebbe essere<br />

la <strong>di</strong>struzione in impianti termici specifici per il trattamento <strong>di</strong> rifiuti<br />

liqui<strong>di</strong> o in forni industriali specificatamente autorizzati.<br />

L’analisi <strong>di</strong> valutazione <strong>dei</strong> costi per la riduzione delle emissioni inquinanti<br />

me<strong>di</strong>ante sistema a carboni attivi deve pertanto necessariamente<br />

tener conto <strong>dei</strong> costi ad<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> trasporto/smaltimento <strong>dei</strong><br />

rifiuti liqui<strong>di</strong> pericolosi prodotti nell’impianto.<br />

4.2.2.2 Adsorbimento su carboni attivi a letto flui<strong>di</strong>zzato<br />

Descrizione del processo<br />

Il sistema a letto flui<strong>di</strong>zzato utilizza un flusso <strong>di</strong> ricircolo <strong>di</strong> miscela<br />

gassosa contenente gli inquinanti per trasportare o “flui<strong>di</strong>zzare” le<br />

particelle <strong>di</strong> carbone attivo.<br />

La velocità del ricircolo delle particelle <strong>di</strong> carbone attivo può essere<br />

30 inquinante adsorbito rispetto alla quantità in peso del carbone adsor-<br />

regolata in funzione <strong>di</strong> ampie variazioni <strong>di</strong> concentrazioni <strong>di</strong> C.O.V.<br />

in ingresso.<br />

La società Svedese MIAB (Molnbacka Industri, AB), ha sviluppato un<br />

sistema ibrido a letto flui<strong>di</strong>zzato nel quale i C.O.V., me<strong>di</strong>ante il processo<br />

adsorbimento/desorbimento su carboni attivi, vengono concentrati<br />

ed inviati in una sezione <strong>di</strong> ossidazione termica. Il combustore,<br />

in questo caso, risulta <strong>di</strong>mensionato per una portata <strong>di</strong> gas inquinato<br />

inferiore rispetto a quella originaria delle emissioni. Il sistema<br />

“MIAB” viene descritto <strong>nella</strong> sezione delle tecnologie innovative.<br />

Applicabilità a processi “FRP”<br />

Gli impianti a letto flui<strong>di</strong>zzato non sono correntemente impiegati nell’industria<br />

“FRP”.<br />

La MIAB, nel 1994, presso un’industria del settore, ha eseguito un test<br />

<strong>di</strong> ca. tre mesi su un impianto pilota a letto flui<strong>di</strong>zzato <strong>di</strong>mensionato<br />

per un portata <strong>di</strong> aria inquinata <strong>di</strong> ca. 1700 mc/h, ottenendo la<br />

riduzione della concentrazione <strong>di</strong> stirene a 1,4 ppm rispetto ad un valore<br />

in ingresso <strong>di</strong> 70 ppm (efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> del 98%).<br />

4.2.2.3 Adsorbimento su pannelli <strong>di</strong> filtri a carbone attivo<br />

Descrizione del processo<br />

Un sistema a pannelli <strong>di</strong> carbone attivo è costituito da filtri in tessuto<br />

per polveri contenenti carbone attivo granulare. Usualmente i pannelli<br />

filtranti a carboni attivi vengono utilizzati negli impianti dell’aria<br />

con<strong>di</strong>zionata per il trattamento delle sostanze odorigene.<br />

Applicabilità a processi “FRP”<br />

Esistono rarissimi casi <strong>di</strong> applicazione del sistema nell’industria<br />

“FRP”. Impianti <strong>di</strong> questo tipo sono infatti in<strong>di</strong>cati per applicazioni<br />

con bassi flussi <strong>di</strong> massa e basse concentrazioni <strong>di</strong> C.O.V., risultando<br />

economicamente poco convenienti per la riduzione <strong>di</strong> emissioni ad<br />

alto contenuto <strong>di</strong> stirene.<br />

Con<strong>di</strong>zioni operative standard<br />

L’impianto Glastic Corporation (South Euclid, Ohio) <strong>di</strong>mensionato<br />

31


chiesto 20 sezioni a filtri passivi, ciascuna costituita da 48 pannelli<br />

contenenti 14 kg <strong>di</strong> carbone attivo; la resa <strong>di</strong> adsorbimento <strong>di</strong> ogni filtro<br />

risulta del 20%; ca. 3 kg <strong>di</strong> C.O.V. vengono pertanto adsorbiti da<br />

un pannello che viene rigenerato una volta alla settimana.<br />

L’efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> <strong>di</strong> un pannello a carbone attivo <strong>di</strong>pende<br />

principalmente dal grado <strong>di</strong> controllo del livello <strong>di</strong> saturazione e dal<br />

grado <strong>di</strong> invecchiamento dovuto all’esposizione all’aria.<br />

Vantaggi/Svantaggi<br />

Come nel sistema a letto fisso, la tecnologia è sfavorita in considerazione<br />

della capacità dello stirene a polimerizzare e della limitata possibilità<br />

<strong>di</strong> valorizzazione dello stirene <strong>di</strong> recupero. A causa della limitata<br />

capacità <strong>di</strong> adsorbimento in rapporto alla massa <strong>di</strong> carbone attivo<br />

impiegata, la tecnologia non è in<strong>di</strong>cata per processi con emissioni<br />

ad elevata portata.<br />

4.2.3 Tecnologia <strong>di</strong> condensazione<br />

Il processo consiste nel portare i C.O.V. al loro punto <strong>di</strong> rugiada (temperatura<br />

<strong>di</strong> saturazione) in modo da provocarne la condensazione. A<br />

pressione atmosferica i valori della concentrazione <strong>di</strong> saturazione per<br />

lo stirene risultano pari a 357 ppm a 250 °K e 84 ppm a 233 °K.<br />

Descrizione del processo<br />

Esistono due tipologie <strong>di</strong> impianto <strong>di</strong> condensazione per refrigerazione:<br />

1. impianto a singolo sta<strong>di</strong>o;<br />

2. impianto multista<strong>di</strong>o.<br />

Entrambi le tipologie prevedono essenzialmente un <strong>di</strong>spositivo <strong>di</strong> refrigerazione<br />

a basse temperature con doppio sistema <strong>di</strong> pompe, serbatoi<br />

<strong>di</strong> stoccaggio, pannelli <strong>di</strong> controllo, condensatore <strong>di</strong> vapori.<br />

Applicabilità a processi “FRP”<br />

Questo tipo <strong>di</strong> impianto non è comunemente utilizzato per trattare<br />

emissioni contenenti stirene, tuttavia esiste il recente esempio della società<br />

Premix Inc. <strong>di</strong> Ashtabula, Ohio che ha installato un impianto <strong>di</strong><br />

32 per trattare ca. 30000 mc/h <strong>di</strong> aria inquinata da processi “FRP”, ha ri-<br />

condensazione ad idrogeno liquido per il recupero <strong>di</strong> stirene.<br />

Nell’inse<strong>di</strong>amento industriale era tuttavia già presente un sistema specifico<br />

che utilizzava azoto per mantenere sotto controllo la <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong><br />

stirene in ambiente nelle aree <strong>di</strong> stoccaggio delle resine e sulle linee <strong>di</strong><br />

processo, per cui si deve ritenere che <strong>nella</strong> scelta della tecnologia si sia<br />

considerata la convenienza della riconversione dell’impianto esistente.<br />

Con<strong>di</strong>zioni operative standard<br />

Gli impianti a singolo sta<strong>di</strong>o possono realizzare temperature tra i 281 °K<br />

e i 244 °K e raggiungere in alcuni casi i 222 °K; gli impianti multista<strong>di</strong>o<br />

possono realizzare temperature tra i 250 °K e i 200 °K. Normalmente, i<br />

singolo sta<strong>di</strong>o operano a 250 °K ed i multista<strong>di</strong>o a 233 °K.<br />

L’efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> <strong>di</strong>pende dalla temperatura operativa del sistema<br />

<strong>di</strong> condensazione, dalla curva <strong>di</strong> saturazione <strong>di</strong> vapore dello stirene<br />

e dalla sua concentrazione in ingresso al sistema <strong>di</strong> refrigerazione.<br />

Il valore teorico <strong>di</strong> efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong>, calcolato per una concentrazione<br />

<strong>di</strong> stirene in ingresso ad una unità singolo sta<strong>di</strong>o pari a<br />

500 ppm, con una temperatura operativa <strong>di</strong> 250 °K (valore <strong>di</strong> concentrazione<br />

<strong>di</strong> saturazione stirene = 357 ppm), risulta del 28,6%.<br />

Vantaggi/Svantaggi<br />

Un vantaggio che questo tipo <strong>di</strong> sistema possiede rispetto ad un sistema<br />

ad ossidazione risiede nel fatto che nell’esercizio dell’impianto<br />

non vengono prodotti ulteriori inquinanti aeriformi (es. anidride carbonica<br />

e ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> azoto); tuttavia lo stirene recuperato da un impianto<br />

a condensazione può risultare non riutilizzabile.<br />

Il sistema non risulta una alternativa economicamente valida per l’industria<br />

“FRP”, soprattutto in considerazione delle concentrazioni <strong>di</strong> stirene<br />

usualmente presenti nelle emissioni aeriformi (inferiori a 100 ppm).<br />

4.3 <strong>Tecnologie</strong> innovative<br />

Recentemente, in Europa ed in Giappone sono state sviluppate tecnologie<br />

innovative de<strong>di</strong>cate ai processi “FRP” per il trattamento specifico<br />

delle emissioni <strong>di</strong> stirene.<br />

Negli Stati Uniti gli stessi principi tecnologici sono stati applicati sia<br />

per il controllo delle emissioni che per il trattamento <strong>dei</strong> vapori <strong>organici</strong><br />

nel settore della decontaminazione del suolo.<br />

Alcuni sistemi innovativi sono realizzati attraverso l’integrazione <strong>di</strong><br />

33


o <strong>di</strong> ossidazione e vengono definiti come sistemi ibri<strong>di</strong>. In questo caso,<br />

l’unità <strong>di</strong> adsorbimento realizza una fase <strong>di</strong> preconcentrazione<br />

che porta a bassi flussi <strong>di</strong> inquinanti aeriformi, ad elevata concentrazione<br />

da trattare <strong>nella</strong> sezione <strong>di</strong> recupero o <strong>di</strong> ossidazione.<br />

Le tecnologie “ibride” sono sud<strong>di</strong>vise in:<br />

1. tecnologie a sistema ibrido preconcentrazione/recupero/ossidazione;<br />

2. tecnologie <strong>di</strong> biofiltrazione;<br />

3. tecnologia <strong>di</strong> fotoossidazione UV/AO (ultraviolet light/activated<br />

oxygen).<br />

4.3.1 <strong>Tecnologie</strong> a sistema ibrido<br />

preconcentrazione/recupero/ossidazione<br />

Sono <strong>di</strong>sponibili sul mercato quattro tecnologie <strong>di</strong> questo tipo:<br />

● sistema MIAB;<br />

● sistema Thermatrix PADRE;<br />

● sistema Polyad;<br />

● sistema a rotoconcentratore.<br />

4.3.1.1 Sistema MIAB<br />

Descrizione del processo<br />

Il sistema MIAB (Molnbacka Industry, AB, of Sweden) è stato sviluppato<br />

in due versioni:<br />

1. il “MIABF” - sistema ibrido con carboni attivi a letto fisso (MIAB<br />

fixed-bed carbon adsorbation system);<br />

2. il “MIABC” - sistema ibrido in continuo con carboni attivi a letto<br />

flui<strong>di</strong>zzato (MIAB continuous duty flui<strong>di</strong>zed-bed carbon adsorbation<br />

system).<br />

In entrambe le versioni, dopo la fase <strong>di</strong> preconcentrazione me<strong>di</strong>ante<br />

unità a carboni attivi, i C.O.V. possono essere trattati in una unità <strong>di</strong><br />

recupero o <strong>di</strong> ossidazione.<br />

34 tecnologie <strong>di</strong> adsorbimento/desorbimento con tecnologie <strong>di</strong> recupero<br />

Applicabilità a processi “FRP”<br />

Le fonti ufficiali della MIAB in Europa, segnalano due applicazioni<br />

del sistema MIABF per lo stirene entrambi in Svezia, negli stabilimenti<br />

URSVIK AB (MIABF-R, impianto con sistema <strong>di</strong> recupero dello<br />

stirene) e BOREALIS INDUSTRIER AB (MIABF-D, impianto con<br />

ossidazione catalitica). Il primo è <strong>di</strong>mensionato per una portata in ingresso<br />

<strong>di</strong> ca. 30000 mc/h con concentrazione <strong>di</strong> stirene <strong>di</strong> ca. 30 ppm,<br />

il secondo è <strong>di</strong>mensionato per una portata in ingresso <strong>di</strong> ca. 40000<br />

mc/h con concentrazione <strong>di</strong> stirene <strong>di</strong> ca. 30 ppm. Entrambi realizzano<br />

una efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> del 90%.<br />

Con<strong>di</strong>zioni operative standard<br />

Il sistema MIAB con carboni attivi a letto flui<strong>di</strong>zzato, quando utilizza<br />

una sezione <strong>di</strong> ossidazione catalitica, è progettato in modo che il postcombustore<br />

catalitico operi in regime autotermico. Il rapporto <strong>di</strong><br />

concentrazione tra il flusso adsorbito e deadsorbito normalmente è <strong>di</strong><br />

ca. 1 a 10.<br />

Nel 1995 la MIAB ha condotto tre mesi <strong>di</strong> test su impianto pilota. Le<br />

misure <strong>di</strong> portata del flusso gassoso e <strong>di</strong> concentrazione <strong>di</strong> stirene in<br />

ingresso ed in uscita sono state ripetute dopo 5-35-65 giorni <strong>di</strong> funzionamento<br />

dell’impianto. La determinazione della concentrazione <strong>di</strong><br />

stirene nell’aria è stata eseguita me<strong>di</strong>ante un sistema a fotoionizzazione.<br />

Dai test sull’impianto pilota è risultata, per una portata me<strong>di</strong>a<br />

<strong>di</strong> 1700 mc/h ed una concentrazione <strong>di</strong> stirene in ingresso <strong>di</strong> 69 ppm,<br />

una concentrazione in uscita <strong>di</strong> stirene pari a 0,9 ppm con efficienza<br />

<strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> del 98,7%.<br />

Vantaggi/Svantaggi<br />

Nel sistema a preconcentrazione MIAB si riscontrano i principali<br />

vantaggi e svantaggi <strong>di</strong> un sistema a carboni attivi; tuttavia, dalle<br />

esperienze realizzate negli impianti operanti in Svezia già da 3-4 anni,<br />

risulta che nell’impianto ibrido non si riscontrano problemi connessi<br />

alla polimerizzazione dello stirene.<br />

Il sistema ibrido a letto flui<strong>di</strong>zzato, rispetto a quello a letto fisso, ha il<br />

vantaggio <strong>di</strong> adattarsi ad un più ampio range <strong>di</strong> concentrazioni <strong>di</strong><br />

stirene in ingresso.<br />

35


36<br />

4.3.1.2 Sistema Thermatrix PADRE<br />

Descrizione del processo<br />

Il “PADRE” è un sistema ad adsorbimento/autorigenerazione che rimuove<br />

e recupera solventi da emissioni aeriformi. La PURUS Inc. (San Jose,<br />

California) per prima ha sviluppato la tecnologia che è attualmente commercializzata<br />

dalla THERMATRIX Inc. (Mechanicsburg, PA). Il sistema risulta<br />

relativamente limitato rispetto alle portate delle emissioni tipiche<br />

delle industrie “FRP”, operando con portate massime <strong>di</strong> ca. 12000 mc/h.<br />

La tecnologia utilizza letti fissi <strong>di</strong> adsorbimento e la fase <strong>di</strong> desorbimento<br />

viene condotta con azoto a temperature <strong>di</strong> ca. 180 °C in con<strong>di</strong>zioni<br />

<strong>di</strong> vuoto; ovviamente, le con<strong>di</strong>zioni operative <strong>di</strong>pendono dagli<br />

specifici <strong>composti</strong> che devono essere trattati. Il sistema può utilizzare<br />

quattro tipi <strong>di</strong>fferenti <strong>di</strong> sostanze adsorbenti forniti da <strong>di</strong>tte specializzate<br />

e può comprendere un condensatore a due sta<strong>di</strong> per recuperare<br />

i C.O.V. in fase liquida; in pochi casi il sistema prevede una sezione<br />

<strong>di</strong> ossidazione.<br />

Applicabilità a processi “FRP”<br />

Non si riscontrano casi significativi <strong>di</strong> applicazione del sistema a processi<br />

“FRP”.<br />

Pur risultando applicazioni del sistema in vari contesti, la possibilità<br />

<strong>di</strong> ottenere stirene <strong>di</strong> recupero riutilizzabile è ancora in fase <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o;<br />

inoltre, se il sistema deve essere de<strong>di</strong>cato alla rimozione dello stirene,<br />

risulta necessario testare un materiale adsorbente specifico.<br />

Con<strong>di</strong>zioni operative standard<br />

Il sistema PADRE è comunemente utilizzato in processi che producono<br />

emissioni <strong>di</strong> basse portate (inferiori ai 12000 mc/h) e basse concentrazioni<br />

<strong>di</strong> C.O.V. (inferiori a 100 ppm); il sistema è convenientemente<br />

utilizzato per l’<strong>abbattimento</strong> <strong>di</strong> sostanze organiche clorurate.<br />

Vantaggi/svantaggi<br />

Gli impianti risultano generalmente realizzati ed applicati in unità<br />

produttive con emissioni a portate inferiori rispetto a quelle tipicamente<br />

prodotte dai processi FRP.<br />

4.3.1.3 Sistema Polyad<br />

Descrizione del processo<br />

Il sistema è prodotto dalla Chematur Engineering AB/Weatherly Inc.<br />

(Atlanta, Georgia), ed è realizzato in due versioni:<br />

1. sistema a preconcentrazione/ossidazione;<br />

2. sistema a recupero <strong>di</strong> solvente.<br />

Entrambi i sistemi utilizzano un letto adsorbente flui<strong>di</strong>zzato.<br />

La sezione <strong>di</strong> adsorbimento è generalmente costituita da quattro-sei<br />

letti flui<strong>di</strong>zzati, realizzati con materiale polimerico. La rigenerazione<br />

della fase adsorbente è realizzata in continuo me<strong>di</strong>ante il trasferimento<br />

del materiale polimerico esausto dal fondo dell’unità <strong>di</strong> adsorbimento<br />

all’unità <strong>di</strong> deadsorbimento, mentre il materiale rigenerato è<br />

reimmesso in testa all’unità <strong>di</strong> adsorbimento. Il flusso dell’aria inquinata<br />

passa in controcorrente <strong>nella</strong> fase adsorbente ed il processo <strong>di</strong><br />

desorbimento viene condotto a temperature superiori a 150 °C.<br />

Come negli altri sistemi a preconcentrazione, bassi flussi <strong>di</strong> aria contenenti<br />

elevate concentrazioni <strong>di</strong> C.O.V. vengono introdotti <strong>nella</strong> sezione<br />

<strong>di</strong> ossidazione; per un flusso <strong>di</strong> miscela gassosa in ingresso alla<br />

sezione <strong>di</strong> preconcentrazione pari a ca. 21000 mc/h corrisponde un<br />

flusso in ingresso alla sezione <strong>di</strong> ossidazione pari a ca. 900 mc/h; il<br />

sistema opera pertanto con un fattore <strong>di</strong> concentrazione pari a 25.<br />

Un desorbitore a letto mobile può essere integrato con un condensatore<br />

per ottenere il recupero <strong>di</strong> C.O.V..<br />

Applicabilità a processi “FRP”<br />

Sistemi Polyad a preconcentrazione/ossidazione sono utilizzati in alcuni<br />

casi negli Stati Uniti in processi FRP con flussi in ingresso <strong>di</strong> ca.<br />

58000 mc/h. In Europa la Weatherly Inc. fornisce un elenco <strong>di</strong> installazioni<br />

del sistema che include cinque installazioni per la rimozione dello<br />

stirene. Tra queste, l’impianto a preconcentrazione/recupero utilizzato<br />

nell’industria IFO Sanitar AB (Bromolla, Svezia) tratta una miscela<br />

gassosa con concentrazione <strong>di</strong> stirene pari a ca. 90 ppm con portata<br />

<strong>di</strong> ca. 21000 mc/h e un’efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> <strong>di</strong> ca. il 90-97%.<br />

Con<strong>di</strong>zioni operative standard<br />

Il rapporto delle portate in ingresso ed in uscita al sistema <strong>di</strong> preconcentrazione<br />

a letto flui<strong>di</strong>zzato <strong>di</strong>pende dai casi specifici; tuttavia l’AMERI-<br />

37


ingresso <strong>di</strong> ca. 60000 mc/h si può realizzare un flusso in entrata alla sezione<br />

<strong>di</strong> ossidazione <strong>di</strong> ca 29000 mc/h ad una temperatura <strong>di</strong> 93 °C.<br />

Misure <strong>di</strong> controllo <strong>di</strong> efficienza <strong>di</strong> un sistema Polyad per recupero<br />

solventi sono fornite dalla US-EPA in relazione a test in scala pilota,<br />

eseguiti su processi FRP con portate <strong>di</strong> miscela gassosa in ingresso <strong>di</strong><br />

ca. 350 mc/h. I risultati su tre giorni consecutivi <strong>di</strong> misure, hanno <strong>di</strong>mostrato<br />

una efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> <strong>dei</strong> C.O.V. del 94,2%. Solo<br />

recentemente sono stati eseguiti stu<strong>di</strong> su impianti pilota con sezione<br />

<strong>di</strong> preconcentrazione, con i quali si è potuto verificare la possibilità <strong>di</strong><br />

ottenere una maggiore efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> per lo stirene rispetto<br />

al semplice sistema con recupero <strong>di</strong> solvente.<br />

Vantaggi/Svantaggi<br />

Il sistema Polyad, come gli altri sistemi a preconcentrazione, riduce la<br />

portata in ingresso al sistema <strong>di</strong> ossidazione o <strong>di</strong> recupero riducendo<br />

in tal modo il costo per unità <strong>di</strong> stirene rimossa se comparato con i<br />

combustori termici o ad ossidazione catalitica.<br />

Il sistema Polyad presenta i maggiori vantaggi economici per portate<br />

<strong>di</strong> miscele gassose comprese tra 17000 - 20000 mc/h. Per la rimozione<br />

dello stirene la Weatherly Incorporated consiglia il sistema a preconcentrazione<br />

rispetto al sistema a recupero <strong>di</strong> solvente.<br />

4.3.1.4 Sistema a concentratore rotante<br />

Descrizione del processo<br />

In impianti <strong>di</strong> questo tipo il flusso gassoso contenente stirene viene<br />

prima filtrato per rimuovere il materiale particellare (soprattutto per<br />

preservare la fase adsorbente), quin<strong>di</strong> immesso in una sezione rotante<br />

contenente carbone attivo o specifiche zeoliti adsorbenti. La sezione<br />

rotante comprende quin<strong>di</strong> un settore in fase <strong>di</strong> adsorbimento ed<br />

un settore in fase <strong>di</strong> desorbimento. Il processo genera un ridotto flusso<br />

<strong>di</strong> miscela gassosa ad elevata concentrazione <strong>di</strong> stirene, che normalmente<br />

viene trattato in un postcombustore.<br />

Applicabilità a processi “FRP”<br />

In letteratura non vengono citati casi <strong>di</strong> applicazione all’industria<br />

FRP negli Stati Uniti, mentre in Giappone la tecnologia viene utilizzata<br />

per il controllo delle emissioni <strong>di</strong> C.O.V..<br />

38 CAN STANDARD (Salem, Ohio) fornisce i seguenti dati: per un flusso in<br />

In Europa operano impianti con concentratore rotante a zeoliti per il<br />

controllo <strong>di</strong> emissioni <strong>di</strong> stirene e <strong>di</strong> emissioni <strong>di</strong> stirene-buta<strong>di</strong>ene.<br />

Con<strong>di</strong>zioni operative standard<br />

La miscela gassosa, dopo essere stata separata dal materiale particellare<br />

me<strong>di</strong>ante filtrazione, viene introdotta nel concentratore rotante,<br />

(2 -6 rotazioni/ora). Lo stirene viene deadsorbito con una corrente <strong>di</strong><br />

aria calda <strong>di</strong> portata inferiore dal 5% al 25% rispetto alla portata in<br />

ingresso all’impianto. La temperatura <strong>di</strong> desorbimento può essere<br />

compresa tra i 60 °C e 120 °C nel caso <strong>dei</strong> carboni attivi mentre può<br />

raggiungere i 180 °C nel caso delle zeoliti. Stu<strong>di</strong> eseguiti su impianti<br />

pilota evidenziano l’assenza <strong>di</strong> fenomeni <strong>di</strong> polimerizzazione dello<br />

stirene sulla superficie del materiale adsorbente, sia negli impianti<br />

con carboni attivi sia negli impianti con zeoliti.<br />

L’efficienza <strong>di</strong> rimozione dello stirene in tre impianti “Daikin” realizzati<br />

in Giappone risulta tra il 96,9% ed il 99,4%, con concentrazioni <strong>di</strong><br />

stirene in ingresso dell’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> grandezza <strong>di</strong> alcune centinaia <strong>di</strong><br />

ppm. La concentrazione <strong>di</strong> stirene nel flusso in entrata alla sezione <strong>di</strong><br />

ossidazione catalitica (dopo il processo <strong>di</strong> preconcentrazione) risulta<br />

<strong>di</strong> ca. 1200 ppm permettendo al processo <strong>di</strong> ossidazione catalitica <strong>di</strong><br />

autosostenersi.<br />

La DURR INDUSTRIES Inc. (Plymouth, Michigan) ha condotto stu<strong>di</strong><br />

su impianto pilota sulla riduzione delle emissioni contenenti stirene,<br />

ottenendo, per valori me<strong>di</strong> <strong>di</strong> concentrazioni <strong>di</strong> stirene in ingresso all’impianto<br />

<strong>di</strong> ca. 150 ppm, un’efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> del 98% con<br />

il sistema a zeoliti ed un’efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> del 97% con il sistema<br />

a carboni attivi. Nell’impianto pilota si è potuto realizzare un<br />

flusso <strong>di</strong> miscela gassosa deadsorbita pari al 10% del flusso in ingresso<br />

all’impianto.<br />

Vantaggi/Svantaggi<br />

Il rotoconcentratore può ridurre il flusso <strong>di</strong> aria inquinata in ingresso<br />

ad un combustore producendo un flusso concentrato a minor portata<br />

volumetrica per la conseguente <strong>di</strong>struzione. Il fattore <strong>di</strong> concentrazione<br />

viene determinato dalle concentrazioni in entrata all’impianto e<br />

da quelle deadsorbite. Per ragioni <strong>di</strong> sicurezza, è preferibile limitare<br />

la concentrazione della miscela gassosa deadsorbita al 25% del valore<br />

limite <strong>di</strong> esplosività inferiore. Nel caso dello stirene il valore <strong>di</strong> sicurezza<br />

è ca. <strong>di</strong> 2500 ppm.<br />

39


flusso delle emissioni inquinate dal 5% al 25% rispetto a quella originaria<br />

(fattore <strong>di</strong> concentrazione da 4 a 20), il che comporta una significativa<br />

riduzione <strong>dei</strong> costi <strong>di</strong> investimento e <strong>di</strong> esercizio del postcombustore.<br />

Infatti, una bassa portata gassosa ad alto tenore <strong>di</strong> inquinante,<br />

riduce od elimina la richiesta <strong>di</strong> combustibile ausiliario per<br />

l’inceneritore, comportando una riduzione sia <strong>dei</strong> costi <strong>di</strong> esercizio<br />

che delle emissioni secondarie <strong>di</strong> ossi<strong>di</strong> <strong>di</strong> carbonio ed azoto.<br />

Generalmente, per la sezione <strong>di</strong> ossidazione vengono impiegate tecnologie<br />

<strong>di</strong> ossidazione a rigenerazione/recupero termico o tecnologie<br />

<strong>di</strong> ossidazione catalitica.<br />

4.3.1.5 Sistema a preconcentrazione con letto flui<strong>di</strong>zzato<br />

Descrizione del processo<br />

Il sistema utilizza un letto <strong>di</strong> adsorbimento flui<strong>di</strong>zzato, costituito da<br />

sfere <strong>di</strong> materiali adsorbenti <strong>di</strong> recente sviluppo, collegato ad una<br />

unità <strong>di</strong> desorbimento a letto flui<strong>di</strong>zzato o mobile. Il sistema è particolarmente<br />

in<strong>di</strong>cato per applicazioni con alti flussi gassosi a basse<br />

concentrazioni <strong>di</strong> C.O.V..<br />

Il sistema base è essenzialmente costituito dalle seguenti sezioni generali:<br />

● una unità <strong>di</strong> adsorbimento;<br />

● una unità <strong>di</strong> deadsorbimento;<br />

● un condensatore o un combustore.<br />

Il gas entra dalla sezione <strong>di</strong> fondo ed è spinto verso la testa dell’unità<br />

<strong>di</strong> adsorbimento, dove le sostanze organiche sono adsorbite su un materiale<br />

“BCA” (beaded carbonaceous adsorbent). Il “BCA” esausto viene<br />

trasferito nell’unità <strong>di</strong> desorbimento me<strong>di</strong>ante una soffiante e, dopo<br />

refrigerazione, entra in continuo in testa all’unità <strong>di</strong> adsorbimento<br />

eseguendo la rimozione <strong>dei</strong> C.O.V. in controcorrente. La sezione <strong>di</strong><br />

desorbimento può essere costituita da un sistema a letto flui<strong>di</strong>zzato<br />

come la sezione <strong>di</strong> adsorbimento, e il trattamento finale può essere, a<br />

seconda <strong>dei</strong> casi, un processo <strong>di</strong> condensazione o <strong>di</strong> ossidazione.<br />

L’impianto è progettato per limitare al massimo i volumi <strong>di</strong> gas<br />

deadsorbiti, il che rende il processo <strong>di</strong> ossidazione finale estremamente<br />

economico.<br />

40 Generalmente, un concentratore rotante può ridurre la portata del<br />

Applicabilità a processi “FRP”<br />

Non esistono esperienze significative <strong>di</strong> applicazione del sistema a<br />

processi FRP. Generalmente, il sistema è utilizzato per il controllo<br />

delle sostanze odorigene ed è stato testato per <strong>composti</strong> come il metiletilchetone<br />

e solventi alogenati.<br />

Con<strong>di</strong>zioni operative standard<br />

Il sistema è particolarmente in<strong>di</strong>cato per il trattamento <strong>di</strong> emissioni a<br />

temperatura ambiente, con valori <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà relativa compresi tra il<br />

35-50% ed a basso contenuto <strong>di</strong> C.O.V.. Nel sistema con sezione <strong>di</strong><br />

ossidazione, il processo <strong>di</strong> estrazione <strong>dei</strong> C.O.V. dal “BCA” si realizza<br />

ad una temperatura <strong>di</strong> ca. 180 °C. Nel sistema con sezione <strong>di</strong> condensazione,<br />

per aumentare la temperatura nell’unità <strong>di</strong> desorbimento<br />

viene impiegato un <strong>di</strong>spositivo riscaldante elettrico ed i C.O.V. vengono<br />

estratti ed avviati al condensatore me<strong>di</strong>ante corrente <strong>di</strong> azoto.<br />

La tecnologia non necessita <strong>di</strong> sofisticati <strong>di</strong>spositivi <strong>di</strong> controllo e<br />

l’impianto prevede poche parti mobili, per cui risulta conveniente dal<br />

punto <strong>di</strong> vista della gestione e dell’affidabilità nel tempo.<br />

Da test eseguiti su impianti pilota, risultano realizzabili efficienze <strong>di</strong><br />

<strong>abbattimento</strong> del 90-95% per vari <strong>composti</strong> <strong>organici</strong>; non vengono<br />

fornite tuttavia verifiche documentate <strong>di</strong> efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong><br />

per lo stirene.<br />

Vantaggi/Svantaggi<br />

Il sistema realizza un alto fattore <strong>di</strong> concentrazione per emissioni <strong>di</strong>luite<br />

(emissioni <strong>di</strong> sostanze odorigene) e richiede consumi <strong>di</strong> energia<br />

e <strong>di</strong> quantità <strong>di</strong> materiale adsorbente inferiori a quelli richiesti per un<br />

sistema a letto fisso. Il fattore <strong>di</strong> concentrazione è determinato in funzione<br />

delle concentrazioni in ingresso e <strong>di</strong> quelle della miscela gassosa<br />

deadsorbita; anche in questo caso, per ragioni <strong>di</strong> sicurezza la concentrazione<br />

<strong>di</strong> C.O.V. <strong>nella</strong> corrente gassosa deadsorbita non deve eccedere<br />

il 25% del valore limite <strong>di</strong> esplosività inferiore (L.E.L.: Lower<br />

Explosive Limit). Il fattore <strong>di</strong> concentrazione può essere più elevato<br />

quando il sistema prevede l’opzione del condensatore ed i C.O.V.<br />

vengono recuperati come liqui<strong>di</strong>.<br />

41


42<br />

4.3.2 <strong>Tecnologie</strong> <strong>di</strong> biofiltrazione<br />

La biofiltrazione è una tecnologia basata su un trattamento <strong>di</strong> tipo biologico<br />

che utilizza filtri provvisti <strong>di</strong> microorganismi specifici per l’<strong>abbattimento</strong><br />

<strong>dei</strong> <strong>composti</strong> <strong>organici</strong> aeriformi. Le emissioni aeriformi contenenti i<br />

<strong>composti</strong> biodegradabili vengono convogliate su un materiale <strong>di</strong> supporto<br />

biologicamente attivo dove i microorganismi degradano le sostanze organiche<br />

ad acqua ed anidride carbonica. La biofiltrazione è utilizzata da<br />

molti anni negli Stati Uniti come in Giappone ed in Europa per il controllo<br />

delle sostanze odorigene, e <strong>di</strong> recente sono stati sviluppati sistemi, <strong>di</strong> seguito<br />

descritti, per il trattamento <strong>di</strong> emissioni aeriformi industriali.<br />

4.3.2.1 Sistema a biofiltrazione<br />

Descrizione del processo<br />

L’aria contaminata entra in una unità <strong>di</strong> precon<strong>di</strong>zionamento, dove la<br />

temperatura, il grado <strong>di</strong> omogenizzazione, ed il contenuto <strong>di</strong> materiale<br />

particellare devono essere regolati in funzione delle necessità specifiche.<br />

Il flusso gassoso viene quin<strong>di</strong> convogliato su un letto a materiale impaccato<br />

che fa da supporto al film umido <strong>di</strong> microorganismi. La fase<br />

stazionaria <strong>di</strong> materiale impaccato può essere <strong>di</strong> tipo sintetico o naturale<br />

(compost, torba, corteccia, terriccio, ecc.). All’interno del letto a materiale<br />

impaccato i <strong>composti</strong> <strong>organici</strong> vengono <strong>di</strong>strutti dalla biomassa.<br />

Applicabilità a processi “FRP”<br />

La società svedese FIBERFORM AB è un’industria “FRP” ed utilizza un<br />

sistema integrato biofiltro/scambiatore <strong>di</strong> calore per il trattamento delle<br />

emissioni <strong>di</strong> stirene. È un sistema integrato con struttuta prefabbricata<br />

costituito da un letto con area <strong>di</strong> filtrazione <strong>di</strong> 139 mq per una portata <strong>di</strong><br />

aria in ingresso <strong>di</strong> ca. 17000 mc/h. L’impianto lavora otto ore al giorno<br />

con un periodo <strong>di</strong> due settimane all’anno <strong>di</strong> fermo macchina. L’impianto<br />

è dotato <strong>di</strong> un controllo computerizzato dell’umi<strong>di</strong>tà e della biomassa.<br />

L’efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> realizzata per lo stirene è <strong>di</strong> ca. 85%.<br />

Con<strong>di</strong>zioni operative standard<br />

Il set-up impiantistico del sistema a biofiltri per l’<strong>abbattimento</strong> <strong>di</strong><br />

C.O.V. <strong>di</strong>pende in maniera determinante dal substrato per i microorganismi.<br />

Il substrato ideale deve possedere un’elevata area superficiale,<br />

non creare significative contropressioni al flusso gassoso e pos-<br />

sedere specifiche caratteristiche <strong>di</strong> adattabilità ai microorganismi necessari<br />

per la biodegradazione. Il materiale <strong>di</strong> supporto può essere <strong>di</strong><br />

tipo inerte sintetico o <strong>di</strong> tipo organico naturale, ma in alcuni casi vengono<br />

utilizzate miscele delle due tipologie <strong>di</strong> materiale.<br />

I parametri operativi critici del sistema a biofiltro sono: la velocità <strong>di</strong><br />

flusso, il livello <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà, il contenuto <strong>di</strong> nutrienti, il pH, la per<strong>di</strong>ta<br />

<strong>di</strong> carico, la temperatura, la curva <strong>di</strong> crescita della biomassa. Le unità<br />

dell’impianto sono normalmente dotate <strong>di</strong> sistemi fissi <strong>di</strong> controllo e<br />

monitoraggio in continuo <strong>dei</strong> principali parametri <strong>di</strong> processo.<br />

Un sistema a biofiltrazione può realizzare valori <strong>di</strong> efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong><br />

<strong>di</strong> C.O.V. superiori al 90%.<br />

Vantaggi/Svantaggi<br />

L’industria svedese FIBERFORM AB, che utilizza un sistema integrato<br />

biofiltro/scambiatore <strong>di</strong> calore, fino ad ora non ha evidenziato<br />

particolari problemi nell’utilizzo del sistema per l’<strong>abbattimento</strong> dello<br />

stirene.<br />

A livello Europeo i sistemi a biofiltrazione sono molto <strong>di</strong>ffusi, anche<br />

se non sono state prodotte specifiche ed esaustive pubblicazioni in<br />

merito al loro utilizzo. Test evidenziano la possibile riduzione dell’efficienza<br />

<strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> dello stirene dopo 4-5 mesi <strong>di</strong> trattamento<br />

a regime: i ricercatori ipotizzano che tale decremento sia dovuto<br />

alla formazione indesiderata <strong>di</strong> un sottoprodotto acido della depurazione<br />

dello stirene.<br />

La CVT Bioway (Olanda) ha eseguito test per un periodo sufficientemente<br />

lungo (ca. 12 mesi) su scala pilota utilizzando un metodo per<br />

eliminare gli inconvenienti dovuti alla formazione del sottoprodotto<br />

acido. L’efficienza me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> <strong>di</strong>chiarata per lo stirene,<br />

per questa sperimentazione, è risultata del 90%.<br />

4.3.2.2 Sistema con biofiltro a gocciolamento<br />

(Biotrickling Filter System)<br />

Descrizione del processo<br />

L’aria contaminata entra nell’impianto in controcorrente ad un flusso<br />

<strong>di</strong> acqua <strong>di</strong> ricircolo in una colonna a materiale impaccato. I microorganismi<br />

aderiscono come biofilm sul materiale impaccato e degradano<br />

i contaminanti che passano in colonna. Il sistema impiega un mez-<br />

43


materiale a struttura monolitica con specifica geometria superficiale<br />

che aumenta l’area <strong>di</strong> contatto) e realizza una migliore e più uniforme<br />

<strong>di</strong>stribuzione del gas ed un migliore contatto tra microorganismi<br />

e gas rispetto al sistema decritto al punto precedente. In particolare,<br />

il processo <strong>di</strong> ricircolazione dell’acqua favorisce il controllo del pH,<br />

del quantitativo <strong>dei</strong> nutrienti e della densità del biofilm.<br />

È stato sviluppato un biotrickling system per il trattamento dello stirene<br />

con un sistema per contrastare l’effetto dovuto alla produzione<br />

del sottoprodotto acido. La tecnologia è utilizzata in un’industria chimica<br />

che produce emissioni <strong>di</strong> stirene a concentrazioni <strong>di</strong> ca. 150<br />

ppm con una portata <strong>di</strong> ca. 3000 mc/h. Per la specifica applicazione<br />

risulta sufficiente un’efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> del 50%, tuttavia i ricercatori<br />

ritengono che l’impianto possa essere in grado <strong>di</strong> realizzare<br />

percentuali <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> fino al 90%.<br />

Vantaggi/Svantaggi<br />

Questa tecnologia presenta molte <strong>di</strong>fferenze rispetto al precedente sistema<br />

a biofiltrazione, la principale risiede nel tipo <strong>di</strong> struttura impaccata<br />

che è progettata per permettere un flusso continuo <strong>di</strong> acqua<br />

<strong>di</strong> ricircolo, che viene reintegrata insieme ai nutrienti solo quando risulta<br />

necessaria. In questo modo si ha la possibilità <strong>di</strong> allontanare il<br />

sottoprodotto acido dal biofilm. Nel biotrickling system si possono in<br />

genere trattare miscele <strong>di</strong> C.O.V. più concentrate rispetto alla tecnologia<br />

a biofiltrazione standard. Sebbene lo stirene possegga una bassa<br />

solubilità in acqua, il biotrickling system è in grado <strong>di</strong> instaurare<br />

un efficiente trasferimento <strong>nella</strong> fase acqua/biofilm ed il materiale bilogico<br />

presente sul supporto impaccato adsorbe e degrada lo stirene<br />

senza innescare fenomeni <strong>di</strong> polimerizzazione.<br />

Questo tipo <strong>di</strong> sistema è abbastanza <strong>di</strong>ffuso a livello Europeo in<br />

quanto inizialmente progettato per eliminare i problemi creati dalle<br />

sostanze odorigene. In un secondo tempo si è <strong>di</strong>mostrata la possibilità<br />

<strong>di</strong> utilizzo nel trattamento <strong>dei</strong> C.O.V.<br />

In letteratura non risultano stu<strong>di</strong> specifici relativi a test <strong>di</strong> affidabilità<br />

nel tempo del sistema per applicazioni sui C.O.V., ed attualmente sono<br />

in corso ricerche in tal senso.<br />

44 zo <strong>di</strong> supporto <strong>di</strong> tipo sintetico inorganico (ceramica pellettizata o<br />

4.3.3 Tecnologia <strong>di</strong> fotoossidazione con ultravioletti<br />

La VM <strong>Tecnologie</strong>s, Inc. (Lake Forest, CA) e la Terr-Aqua Enviro<br />

Systems Inc. (Fontana, CA) forniscono tecnologie integrate ultravioletti/ossidazione<br />

per il controllo delle emissioni <strong>di</strong> C.O.V..<br />

Il sistema VM viene utilizzato per il trattamento <strong>di</strong> miscele gassose,<br />

acque e rifiuti liqui<strong>di</strong>, ed è progettato a moduli in modo da poter trattare<br />

flussi <strong>di</strong> aria inquinata con portate da 8000 a 40000 mc/h.<br />

Il sistema Terr-Aqua è stato progettato per il trattamento <strong>di</strong> miscele<br />

gassose <strong>di</strong> C.O.V. con portate da 3000 a 20000 mc/h.<br />

Descrizione del processo:<br />

Il processo <strong>di</strong> un sistema ultravioletti/ossidazione è essenzialmente il<br />

seguente:<br />

● filtrazione per la rimozione del materiale particellare;<br />

● trattamento con luce ultravioletta ed ozono (fase <strong>di</strong> preossidazione);<br />

● assorbimento in acqua <strong>dei</strong> C.O.V. me<strong>di</strong>ante trattamento in apposita<br />

sezione (scrubber a letto impaccato o specifica camera <strong>di</strong> contatto);<br />

● trattamento del liquido con ozono;<br />

● trattamento del gas su carboni attivi per la rimozione <strong>di</strong> C.O.V. residui;<br />

● rigenerazione con ozono <strong>dei</strong> carboni con eliminazione <strong>dei</strong> C.O.V.<br />

residui adsorbiti.<br />

Applicabilità a processi “FRP”<br />

I sistemi VM e Terr-Aqua sono commercializzati da più <strong>di</strong> 10 anni,<br />

tuttavia non risultano specifiche applicazioni a processi FRP. Applied<br />

Research Laboratory of Penn State University sta conducendo programmi<br />

<strong>di</strong> ricerca e sviluppo per l’applicazione della tecnologia; test<br />

in scala pilota sono stati eseguiti su vari C.O.V.. In particolare, per un<br />

composto chimicamente simile allo stirene, l’etilbenzene, è emerso<br />

che tutto il composto rimosso viene abbattuto <strong>nella</strong> sezione a carboni<br />

attivi del sistema, risultando non significativa l’azione <strong>di</strong> rimozione<br />

nello scrubber con luce ultravioletta ed ozono.<br />

Con<strong>di</strong>zioni operative standard<br />

Le con<strong>di</strong>zioni operative standard per il trattamento <strong>di</strong> una miscela<br />

gassosa me<strong>di</strong>ante il sistema ultravioletti/ossidazione sono:<br />

45


46<br />

● temperatura: comprese tra 272 °K e 339 °K;<br />

● umi<strong>di</strong>tà relativa: da 0 a 100%;<br />

● portata: da 1500 fino a teorici 1700000 mc/h (me<strong>di</strong>ante sistemi modulari).<br />

I sistemi Terr-Aqua e VM vengono proposti per il trattamento <strong>di</strong> vari<br />

<strong>composti</strong> <strong>organici</strong> compresi i <strong>composti</strong> clorurati e fluorurati con<br />

un’efficienza <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> del 95%.<br />

I <strong>composti</strong> fotosensibili come quelli costituiti da anelli benzenici, iniziano<br />

ad essere demoliti già <strong>nella</strong> fase <strong>di</strong> preossidazione con ultravioletti<br />

mentre altri <strong>composti</strong> solubili o miscibili in acqua vengono efficacemente<br />

abbattuti nel reattore ad umido.<br />

Vantaggi /Svantaggi:<br />

Il vantaggio <strong>di</strong> questo sistema risiede nel potenziale potere depurante<br />

dell’aria che si realizza a temperatura e pressione ambiente in presenza<br />

<strong>di</strong> ozono ed acqua; inoltre, il processo produce acqua ed anidride<br />

carbonica dalla completa ossidazione fotocatalitica degli idrocarburi.<br />

Lo svantaggio della tecnologia ad ultravioletti/ozono risiede nel fatto<br />

che l’impianto necessita <strong>di</strong> <strong>di</strong>spositivi specifici <strong>di</strong> controllo e <strong>di</strong> manutenzione<br />

continua. Inoltre, non risulta <strong>di</strong>mostrata la capacità <strong>di</strong> rimozione<br />

dello stirene per il processo <strong>di</strong> fotoossidazione/ozonizzazione.<br />

4.4 <strong>Tecnologie</strong> Emergenti<br />

Per molti anni le tecnologie <strong>di</strong> incenerimento, assorbimento, adsorbimento,<br />

condensazione, sono state ampiamente utilizzate per il trattamento<br />

<strong>di</strong> vapori e gas <strong>organici</strong> e, come abbiamo visto, sono presenti<br />

attualmente sul mercato applicazioni innovative <strong>di</strong> queste tecnologie.<br />

Nel presente paragrafo vengono descritte due tecnologie delle quali,<br />

dopo anni <strong>di</strong> valutazioni <strong>di</strong> laboratorio, solo <strong>di</strong> recente si è iniziato ad<br />

esplorare le possibili applicazioni nell’industria “FRP” e ad eseguire<br />

stu<strong>di</strong> in scala pilota.<br />

La prima <strong>di</strong> queste tecnologie è basata su membrane che permettono<br />

la permeazione selettiva <strong>dei</strong> <strong>composti</strong> <strong>organici</strong> rispetto all’aria, la seconda<br />

è una tecnologia <strong>di</strong> ossidazione fotocatalitica che si ottiene a<br />

temperatura ambiente ed in presenza <strong>di</strong> raggi ultravioletti.<br />

4.4.1 Sistemi a membrane<br />

Con la tecnologia <strong>di</strong> recupero <strong>di</strong> vapori me<strong>di</strong>ante membrane selettive<br />

si ottiene la separazione <strong>dei</strong> <strong>composti</strong> <strong>organici</strong> dall’aria. La prima applicazione<br />

industriale della separazione a membrana industriale è<br />

stata l’osmosi inversa.<br />

La tecnologia <strong>di</strong> separazione me<strong>di</strong>ante membrane è stata commercialmente<br />

sviluppata negli ultimi <strong>di</strong>eci anni e sta emergendo come<br />

tecnologia <strong>di</strong> recupero alternativa o complementare a varie applicazioni<br />

industriali come il recupero <strong>di</strong> vapori <strong>organici</strong> da flussi <strong>di</strong> gas<br />

concentrati. Applicazioni attualmente in fase <strong>di</strong> sviluppo evidenziano<br />

che la combinazione con altre tecnologie <strong>di</strong> controllo degli inquinanti<br />

aeriformi presenta <strong>dei</strong> possibili vantaggi tecnico-economici.<br />

Descrizione del processo<br />

Vari tipi <strong>di</strong> strutture modulari possono essere progettate per le separazioni<br />

con membrane; un sistema base per il controllo delle emissioni<br />

<strong>di</strong> C.O.V. può prevedere due sezioni:<br />

1. una sezione <strong>di</strong> compressione/condensazione;<br />

2. una sezione <strong>di</strong> separazione me<strong>di</strong>ante membrane.<br />

L’unità <strong>di</strong> compressione/separazione è <strong>di</strong> tipo convenzionale, mentre<br />

quella <strong>di</strong> separazione prevede membrane composite ad elevate prestazioni<br />

che risultano da 10 a 100 volte più permeabili a determinati<br />

<strong>composti</strong> <strong>organici</strong> rispetto all’aria.<br />

La miscela <strong>di</strong> aria e vapori <strong>organici</strong> viene sottoposta a pressioni <strong>di</strong><br />

10 5 - 10 6 N/mq, quin<strong>di</strong> viene raffreddata in un condensatore. Parte<br />

<strong>dei</strong> <strong>composti</strong> <strong>organici</strong> vengono condensati e possono essere recuperati<br />

per il riutilizzo; la porzione non condensata entra nei moduli dove<br />

attraversa la superficie selettiva della membrana; in tal modo si ottengono<br />

due correnti gassose, una contenente i <strong>composti</strong> <strong>organici</strong> che<br />

viene reimmessa nel condensatore ed una depurata dai vapori che<br />

esce dal sistema.<br />

Il passaggio delle sostanze attraverso la membrana viene mantenuto<br />

me<strong>di</strong>ante un’appropriata <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione che può essere ottenuta<br />

comprimento la miscela gassosa sulla membrana e/o per depressione<br />

<strong>nella</strong> sezione opposta.<br />

Le caratteristiche delle membrane per la separazione selettiva risultano<br />

l’elemento chiave del processo: l’aria ed i vapori <strong>organici</strong> attraver-<br />

47


lativa e dalla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione tra i due lati della membrana.<br />

Al fine <strong>di</strong> risultare tecnicamente ed economicamente conveniente per<br />

l’applicazione specifica, il sistema dovrebbe possedere i seguenti requisiti:<br />

● i materiali costituenti le membrane presentano adeguata selettività<br />

per rimuovere i <strong>composti</strong> <strong>organici</strong> specifici dall’aria;<br />

● i materiali devono consentire la produzione <strong>di</strong> membrane il più<br />

possibile prive <strong>di</strong> <strong>di</strong>fetti ed efficienti per alti flussi;<br />

● le membrane devono essere realizzate in moduli <strong>di</strong> ridotto ingombro<br />

e <strong>di</strong> costo limitato.<br />

Applicabilità a processi “FRP”<br />

Recentissime informazioni derivanti da <strong>di</strong>rette applicazioni al controllo<br />

<strong>di</strong> emissioni aeriformi, segnalano la tecnologia come particolarmente<br />

in<strong>di</strong>cata per il trattamento <strong>di</strong> miscele gassose concentrate (contenuti<br />

<strong>di</strong> C.O.V. superiori ai 1000 ppm). Nei processi “FRP”, la tecnica<br />

potrebbe essere impiegata in combinazione ad una sezione <strong>di</strong> preconcentrazione<br />

che realizzi un flusso <strong>di</strong> aria inquinata da trattare <strong>di</strong><br />

portata ridotta e <strong>di</strong> elevata concentrazione <strong>di</strong> vapori <strong>organici</strong>.<br />

L’utilizzo della tecnologia a membrane selettive potrebbe essere motivato<br />

dalla sua funzionalità e dal possibile riutilizzo dello stirene <strong>di</strong><br />

recupero. Attualmente, tuttavia, non risultano applicazioni documentate<br />

a processi “FRP”.<br />

Con<strong>di</strong>zioni operative standard<br />

A parte la fondamentale con<strong>di</strong>zione che la membrana composita sia<br />

selettiva per i <strong>composti</strong> <strong>organici</strong> rispetto all’aria, uno <strong>dei</strong> più importanti<br />

parametri operativi è rappresentato dalla <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> pressione<br />

che si realizza tra i due lati della membrana. Per permettere il trasferimento<br />

<strong>di</strong> massa attraverso la membrana, la pressione del flusso<br />

sul lato <strong>di</strong> alimentazione deve essere maggiore rispetto a quella sul<br />

lato opposto.<br />

Altra con<strong>di</strong>zione significativa è il grado <strong>di</strong> separazione richiesto: il<br />

miglior risultato è quello <strong>di</strong> ottenere, nello stesso tempo, una corrente<br />

gassosa perfettamente purificata dai vapori <strong>organici</strong> e una corrente<br />

gassosa concentrata <strong>di</strong> portata minima sulla quale eseguire il recupero<br />

<strong>di</strong>retto degli <strong>organici</strong>. Questi due requisiti non possono essere<br />

48 sano la membrana con velocità <strong>di</strong>pendenti dalla loro permeabilità re-<br />

realizzati simultaneamente per cui si deve giungere ad un conveniente<br />

compromesso; il termine tecnico con cui si definisce il miglior<br />

compromesso tra rimozione <strong>dei</strong> vapori dal flusso <strong>di</strong> alimentazione e<br />

arricchimento del flusso per le membrane è lo “stage cut”.<br />

Lo “stage cut” è la frazione del flusso totale <strong>di</strong> alimentazione che attraversa<br />

la membrana ed è uguale al rapporto, espresso in percentuale,<br />

tra velocità <strong>di</strong> flusso permeato e velocità <strong>di</strong> flusso in alimentazione.<br />

A causa <strong>dei</strong> limiti <strong>di</strong> selettività della membrana e del rapporto <strong>di</strong><br />

pressioni ottenibile, spesso è impossibile ottenere una adeguata separazione<br />

<strong>di</strong> due componenti in un unico passaggio attraverso la membrana;<br />

buone separazioni possono essere pertanto ottenute me<strong>di</strong>ante<br />

sistemi multipli o sistemi con ricircolo su singola membrana. Nel primo<br />

caso, la miscela gassosa viene trattata su più membrane, nel secondo<br />

caso la miscela gassosa, dopo aver attraversato la membrana,<br />

viene ricircolata <strong>nella</strong> miscela in alimentazione.<br />

In funzione del sistema impiegato, la tecnologia realizza valori <strong>di</strong> efficienza<br />

<strong>di</strong> rimozione <strong>di</strong> vapori <strong>organici</strong> compresi tra il 90% ed il 99,99%.<br />

Da test condotti con un impianto a sistema integrato membrane/condensatore,<br />

con miscele gassose in ingresso contenenti concentrazioni<br />

<strong>di</strong> C.O.V. <strong>di</strong> ca. 1,5-3,0% v/v, risultano efficienze <strong>di</strong> <strong>abbattimento</strong> dal<br />

50% al 90%.<br />

Vantaggi/Svantaggi<br />

Questi processi non richiedono sezioni <strong>di</strong> desorbimento e non producono<br />

flussi secondari che necessitino <strong>di</strong> trattamenti supplementari.<br />

Inoltre, costituendo una combinazione <strong>di</strong> due meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> recupero<br />

(compressione/condensazione e separazione con membrana), possono<br />

sfruttare un effetto sinergico <strong>di</strong> due processi realizzando un recupero<br />

ad alta efficienza rispetto ai due meto<strong>di</strong> presi singolarmente.<br />

Il processo <strong>di</strong> recupero con membrane non risulta tuttavia efficiente<br />

per il trattamento <strong>di</strong> flussi gassosi ad elevate portate ed a basse concentrazioni<br />

(tipici dell’industria “FRP”); inoltre, l’alternativa <strong>di</strong> preconcentrare<br />

le emissioni <strong>di</strong> stirene dai processi “FRP” può risultare<br />

attualmente economicamente non conveniente in quanto la qualità<br />

dello stirene recuperato non è ancora stata adegatamente testata per<br />

un riutilizzo <strong>nella</strong> formulazione <strong>di</strong> resine.<br />

49


50<br />

4.4.2 Sistema ad ossidazione fotocatalitica<br />

La fotocatalisi eterogenea è una tecnologia emergente che può essere<br />

impiegata per il trattamento <strong>dei</strong> <strong>composti</strong> <strong>organici</strong> aero<strong>di</strong>spersi. È un<br />

processo realizzato a temperatura ambiente nel quale la superficie <strong>di</strong><br />

un semiconduttore irra<strong>di</strong>ato funge da catalizzatore per la reazione<br />

chimica.<br />

Presso la North Carolina State University sono stati eseguiti stu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

decomposizione <strong>di</strong> C.O.V. me<strong>di</strong>ante luce ultravioletta su un semiconduttore<br />

attivato (TiO 2 ). I test realizzati confermano la possibilità <strong>di</strong><br />

impiego del processo <strong>di</strong> fotocatalisi gas-solido per la <strong>di</strong>struzione a<br />

temperatura ambiente <strong>di</strong> un certo numero <strong>di</strong> inquinanti <strong>organici</strong> aeriformi<br />

ossigenati quali: acetone, 1-butanolo, al<strong>dei</strong>de butirrica, formal<strong>dei</strong>de.<br />

Anche se lo stirene non è stato specificatamente testato in questi stu<strong>di</strong>,<br />

si può considerare <strong>di</strong>mostrata la degradazione <strong>dei</strong> <strong>composti</strong> <strong>organici</strong><br />

sul TiO 2 attivato.<br />

Descrizione del processo<br />

La reazione <strong>di</strong> ossidazione avviene a temperatura ambiente, in presenza<br />

<strong>di</strong> raggi ultravioletti su superfici attivate <strong>di</strong> alcuni ossi<strong>di</strong> metallici<br />

o solfuri che presentano proprietà <strong>di</strong> semiconduttori e che fungono<br />

da catalizzatori per l’ossidazione <strong>di</strong> C.O.V. in aria. La totale ossidazione<br />

converte i <strong>composti</strong> <strong>organici</strong> in anidride carbonica ed acqua.<br />

Applicabilità a processi “FRP”<br />

Non risultano dati documentati relativi all’utilizzo <strong>di</strong> tecnologie <strong>di</strong><br />

catalisi eterogenea per il trattamento dello stirene nell’aria, tuttavia<br />

vari stu<strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrano la possibilità <strong>di</strong> conversione fotocatalitica <strong>dei</strong><br />

<strong>composti</strong> aromatici come il toluene, m-xilene ed etilbenzene.<br />

Con<strong>di</strong>zioni operative standard<br />

Il processo offre la possibilità <strong>di</strong> operare a temperatura ambiente e,<br />

da prove <strong>di</strong> ossidazione fotocatalitica eseguite sul toluene, si è rilevata<br />

la possibilità <strong>di</strong> aumentare la conversione fino al 100% ad<strong>di</strong>zionando<br />

<strong>composti</strong> clorurati come 1,1,3 tricloropropene (TCP) o percloroetilene<br />

(PCE). Un aumento della velocità della reazione <strong>di</strong> fotocatalisi<br />

è stato osservato anche in corrispondenza <strong>di</strong> aggiunte <strong>di</strong> triclo-<br />

roetilene (TCE) ad aria contaminata da iso-ottano, cloruro <strong>di</strong> metilene<br />

o cloroformio.<br />

La possibilità <strong>di</strong> utilizzare l’ossidazione fotocatalitica per il trattamento<br />

<strong>dei</strong> <strong>composti</strong> <strong>organici</strong> aero<strong>di</strong>spersi <strong>di</strong>pende principalmente<br />

dall’identificazione delle con<strong>di</strong>zioni per le quali il ren<strong>di</strong>mento quantico<br />

apparente (ren<strong>di</strong>mento quantico o quantum yield: numero <strong>di</strong><br />

molecole convertite per fotone assorbito sulla superficie <strong>di</strong> reazione),<br />

è prossimo al 100%.<br />

Vantaggi/Svantaggi<br />

Il processo è economicamente conveniente per reagenti ad alto ren<strong>di</strong>mento<br />

quantico come il tricloroetilene o metanolo/etanolo. La tecnologia<br />

è stata sperimentata su chetoni, alcoli, al<strong>dei</strong><strong>di</strong>, contenenti anelli<br />

aromatici ed è risultato necessario praticare aggiunte <strong>di</strong> <strong>composti</strong> clorurati<br />

per aumentare l’efficienza del processo. La degradazione fotocatalizzata<br />

<strong>di</strong> tutti i <strong>composti</strong> aromatici ramificati testati risulta incrementata<br />

con aggiunte <strong>di</strong> TCE; come prodotti finali delle reazioni <strong>di</strong><br />

ossidazione si sono ottenuti anidride carbonica ed acido cloridrico.<br />

In relazione allo stirene non risultano dati documentati sulla convenienza<br />

tecnico-economica dell’applicazione del processo.<br />

51


52<br />

5. Note conclusive<br />

Al fine <strong>di</strong> selezionare una tecnologia idonea per applicazioni nell’industria<br />

“FRP”, deve essere fatta una importante considerazione sui valori <strong>di</strong> portata<br />

delle emissioni gassose da trattare. Negli ambienti <strong>di</strong> lavoro sede <strong>dei</strong><br />

processi industriali, infatti, si deve comunque ed in ogni caso garantire il<br />

mantenimento delle con<strong>di</strong>zioni minime previste per la sicurezza e la salute<br />

<strong>dei</strong> lavoratori e questo generalmente viene realizzato me<strong>di</strong>ante l’installazione<br />

<strong>di</strong> adeguati sistemi <strong>di</strong> ventilazione/aspirazione e/o <strong>di</strong> confinamento<br />

delle sorgenti <strong>di</strong> inquinanti aeriformi che sono <strong>di</strong>rettamente correlati alla<br />

portata volumetrica delle emissioni in atmosfera dello stabilimento.<br />

L’industria “FRP”, a causa della tipologia delle lavorazioni, immette<br />

nell’ambiente elevate concentrazioni <strong>di</strong> <strong>composti</strong> <strong>organici</strong>, in particolare<br />

stirene. Questo aspetto presuppone la ricerca della soluzione più<br />

idonea per la bonifica degli ambienti <strong>di</strong> lavoro dagli inquinanti aero<strong>di</strong>spersi,<br />

il che può tradursi <strong>nella</strong> realizzazione <strong>di</strong>:<br />

● un sistema <strong>di</strong> ventilazione forzata basato sulla con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> equilibrio<br />

più conveniente tra la movimentazione <strong>di</strong> elevati volumi d’aria<br />

per l’asportazione degli inquinanti prodotti dal processo (necessaria<br />

per il mantenimento <strong>dei</strong> requisiti microclimatici interni ideali<br />

per il tipo <strong>di</strong> attività produttiva) e il trasporto delle quantità <strong>di</strong><br />

C.O.V. con flussi gassosi <strong>di</strong> elevata portata per il conseguente trattamento<br />

prima dell’emissione in atmosfera;<br />

● un sistema <strong>di</strong> aspirazione localizzata me<strong>di</strong>ante cappe, box aspirati e<br />

strutture specifiche che produce flussi convogliati concentrati per il<br />

conseguente trattamento prima dell’emissione in atmosfera.<br />

La scelta dell’idoneo sistema <strong>di</strong> ventilazione/aspirazione deve essere<br />

operata caso per caso in funzione delle specifiche caratteristiche ambientali<br />

<strong>dei</strong> vari reparti produttivi, infatti le varie peculiarità tecnologiche,<br />

logistiche, strutturali, microclimatiche, determinano la funzionalità<br />

della tecnica <strong>di</strong> bonifica dell’ambiente <strong>di</strong> lavoro.<br />

Un sistema a ventilazione forzata realizza il confinamento delle fonti<br />

<strong>di</strong> inquinamento senza l’ausilio <strong>di</strong> cappe, barriere o particolari strutture<br />

<strong>di</strong> separazione d’area.<br />

Un sistema <strong>di</strong> aspirazione localizzata prevede la realizzazione <strong>di</strong><br />

strutture specifiche per il confinamento delle sorgenti <strong>di</strong> inquinamento<br />

e cappe fisse e/o mobili per l’asportazione delle sostanze nocive<br />

aero<strong>di</strong>sperse.<br />

Nel contesto dell’industria “FRP” quin<strong>di</strong>, la tecnologia <strong>di</strong> trattamento<br />

dell’aria inquinata prima dell’emissione in atmosfera deve essere<br />

considerata in funzione del controllo <strong>di</strong> emissioni gassose caratterizzate<br />

da elevati quantitativi <strong>di</strong> C.O.V. che, a seconda <strong>dei</strong> casi specifici,<br />

possono essere trasportati da flussi gassosi <strong>di</strong> portata volumetrica più<br />

o meno elevata.<br />

53


54<br />

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55


56<br />

Allegati<br />

1. Tabella D <strong>di</strong> cui all’allegato 1<br />

del D.M. n° 51 del 12/07/90<br />

Classe I<br />

Anisi<strong>di</strong>na<br />

Butilmercaptano<br />

Cloropicrina<br />

Diazometano<br />

Dicloroacetilene<br />

Dinitrobenzene<br />

Dinitrocresolo<br />

Esaclorobuta<strong>di</strong>ene<br />

Esaclorociclopenta<strong>di</strong>en<br />

Esafluoroacetone<br />

Classe II<br />

Acetal<strong>dei</strong>de<br />

Acido cloroacetico<br />

Acido formico<br />

Acido tioglicolico<br />

Acido tricoloroacetico<br />

Anidride ftalica<br />

Anidride maleica<br />

Anilina<br />

Benzolcloruro<br />

Bifenile<br />

Butilacrilato<br />

Butilammina<br />

Canfora sintetica<br />

Carbonio tetrabromuro<br />

Carbonio tetracloruro<br />

Etere <strong>di</strong>glici<strong>di</strong>lico<br />

Etilacrilato<br />

Etilenimina<br />

Etilmercaptano<br />

Isocianati<br />

Metilacrilato<br />

Nitroglicerina<br />

Perclorometilmercaptano<br />

1,4 - <strong>di</strong>ossano<br />

Cicloesilammina<br />

Cloroacetal<strong>dei</strong>de<br />

1- Cloro-1-nitropentano<br />

Cresoli<br />

Crotonal<strong>dei</strong>de<br />

1,2-Dibutilaminoetanolo<br />

Dibutilfosfato<br />

o-<strong>di</strong>clorobenzene<br />

1,1-<strong>di</strong>cloroetilene<br />

Dicloretiletere<br />

Diclorofenolo<br />

Diclorometano<br />

Dietilammina<br />

Difenilammina<br />

Diisopropilammina<br />

Dimetilammina<br />

Etilammina<br />

Etanolammina<br />

2-etossietanolo<br />

2-etossietilacetato<br />

Fenolo<br />

Ftalati<br />

2-Fural<strong>dei</strong>de<br />

Furfurolo<br />

Iodoformio<br />

Isoforone<br />

Isopropilammina<br />

Metilacrilonitrile<br />

Metilammina<br />

Metilanilina<br />

Metilbromuro<br />

Metil n-butilbromuro<br />

Metilcloruro<br />

Metil-2-cianoacrilato<br />

Metilstirene<br />

2-Metossietanolo<br />

2-Metossietanolo acetato<br />

Classe III<br />

Acido acrilico<br />

Acetonitrile<br />

Acido propionico<br />

Acido acetico<br />

Alcool n-butilico<br />

Alcool iso-butilico<br />

Alcool sec-butilico<br />

Alcool ter-butilico<br />

Alcool metilico<br />

Butirral<strong>dei</strong>de<br />

p-ter-butiltoluene<br />

2-butossietanolo<br />

Caprolattame<br />

Disolfuro <strong>di</strong> carbonio<br />

Cicloesanone<br />

Ciclopenta<strong>di</strong>ene<br />

Clorobenzene<br />

Nitroetano<br />

Nitrometano<br />

1-Nitropropano<br />

Nitrotoluene<br />

Piretro<br />

Piri<strong>di</strong>na<br />

Piomboalchili<br />

2-Propenale<br />

1,1,2,2-tetracloroetano<br />

Tetracloroetilene<br />

Tetranitrometano<br />

m, p tolui<strong>di</strong>na<br />

Tributilfosfato<br />

Triclorofenolo<br />

Tricloroetilene<br />

Triclorometano<br />

Trietilammina<br />

Trimetilammina<br />

Trimetilfosfina<br />

Vinilbromuro<br />

Xilenolo (escluso 2,4-xilenolo)<br />

Formal<strong>dei</strong>de<br />

2-cloro-1,3-buta<strong>di</strong>ene<br />

o-clorostirene<br />

o-clorotoluene<br />

p-clorotoluene<br />

Cumene<br />

Diacetonalcool<br />

1,4-<strong>di</strong>clorobenzene<br />

1.1-<strong>di</strong>cloroetano<br />

Dicloropropano<br />

Dietanolammina<br />

Dietilformammide<br />

Diisobutilchetone<br />

N,N-Dimetilacetammide<br />

N,N-Dimetilformammide<br />

Dipropilchetone<br />

Esametilen<strong>di</strong>ammina<br />

n-esano<br />

57


Etilamilchetone<br />

Etilbenzene<br />

Etilbutilchetone<br />

Etilenglicole<br />

Isobutilglici<strong>di</strong>letere<br />

Isopropossietanolo<br />

Metilmetacrilato<br />

Metilamilchetone<br />

o-metilcicloesanone<br />

Metilcloroformio<br />

Metilformiato<br />

Metilisobutilchetone<br />

Alcool propilico<br />

Alcool isopropilico<br />

n-amilacetato<br />

sec-amilacetato<br />

Benzoato <strong>di</strong> metile<br />

n-butilacetato<br />

iso-butilacetato<br />

Dietilchetone<br />

Difluoro<strong>di</strong>bromometano<br />

sec-esilacetato<br />

Classe V<br />

Acetone<br />

Alcool etilico<br />

Butano<br />

Cicloesano<br />

Cicloesene<br />

Cloropentano<br />

Clorobromometano<br />

Cloro<strong>di</strong>fluorometano<br />

Cloropentafluoroetano<br />

Dibromo<strong>di</strong>fluoroetano<br />

Dibutiletere<br />

Diclorofluorometano<br />

Diclorotetrafluoroetano<br />

Dietiletere<br />

Diisopropiletere<br />

58 Classe IV<br />

Metilisobutilcarbinolo<br />

Naftalene<br />

Propilenglicole<br />

Propilenglicolemenometiletere<br />

Propional<strong>dei</strong>de<br />

Stirene<br />

Tetraidrofurano<br />

Trimetilbenzene<br />

n-veratral<strong>dei</strong>de<br />

Vinilacetato<br />

Viniltoluene<br />

2,4-xilenolo<br />

Etilformiato<br />

Metilacetato<br />

Metiletilchetone<br />

Metilisopropilchetone<br />

N - metilpirrolidone<br />

Pinene<br />

n-propilacetato<br />

iso-propilenacetato<br />

Toluene<br />

Xilene<br />

Dimetiletere<br />

Eptano<br />

Esano tecnico<br />

Etere isopropilico<br />

Etilacetato<br />

Metilacetilene<br />

Metilcicloesano<br />

Pentano<br />

1,1,1,2 Tetracloro 2,2 <strong>di</strong>fluoroetano<br />

1,1,1,2 Tetracloro 1,2 <strong>di</strong>fluoroetano<br />

Triclorofluorometano<br />

1,1,2 Tricloro 1,2,2 trifluoroetano<br />

Trifluorometano<br />

Trifluorobromometano<br />

2. Elenco Composti Organici Volatili US-EPA<br />

(United States - Environmental Protection<br />

Agency)<br />

B<br />

Bentazon<br />

Benz(a)anthracene<br />

Benzal chloride<br />

Benzaldehyde<br />

Benzene<br />

Benzi<strong>di</strong>ne<br />

Benzo(a)pyrene<br />

Benzo(b)fluoranthene<br />

Benzo(ghi)perylene<br />

Benzoic acid<br />

Benzo(j)fluoranthene<br />

Benzo(k)fluoranthene<br />

p-Benzoquinone<br />

Benzotrichloride<br />

Benzyl alcohol<br />

Benzyl benzoate<br />

Benzyl chloride<br />

Bis(2-n-butoxyethyl)phthalate<br />

Bis(2-chloroethoxy)methane<br />

Bis(2-chloroethyl)ether<br />

C<br />

Captafol<br />

Captan<br />

Carbaryl<br />

Carbazole<br />

Carbendazim<br />

Carbofuran<br />

Carbon <strong>di</strong>sulfide<br />

Carbon tetrachloride<br />

Carbophenothion<br />

Chloral-hydrate<br />

Chloramben<br />

Chlordane<br />

Chlorfenvinphos<br />

Chloride<br />

Bis(2-chloroethyl) sulfide<br />

Bis(2-chloroisopropyl) ether<br />

Bis(2-ethylhexyl) phthalate<br />

Bis(2-methoxyethyl)phthalate<br />

Bromoacetone<br />

Bromobenzene<br />

Bromochloromethane<br />

Bromo<strong>di</strong>chloromethane<br />

4-Bromofluorobenzene<br />

Bromoform<br />

Bromomethane<br />

4-Bromophenyl phenyl ether<br />

Bromoxynil<br />

Butanal<br />

n-Butanol<br />

2-Butanone<br />

n-Butylbenzene<br />

sec-Butylbenzene<br />

tert-Butylbenzene<br />

Butyl benzyl phthalate<br />

Chlorine<br />

Chloroacetonitrile<br />

4-Chloroaniline<br />

Chlorobenzene<br />

Chlorobenzilate<br />

1-Chlorobutane<br />

Chloro<strong>di</strong>bromomethane<br />

Chloroethane<br />

2-Chloroethanol<br />

2-Chloroethyl vinyl ether<br />

Chloroform<br />

1-Chlorohexane<br />

Chloromethane<br />

5-Chloro-2-methylaniline<br />

59


Chloromethyl methyl ether<br />

4-Chloro-3-methylphenol<br />

3-(Chloromethyl) pyri<strong>di</strong>ne<br />

1-Chloronaphthalene<br />

Chloroneb<br />

2-Chlorophenol<br />

3-Chlorophenol<br />

4-Chlorophenol<br />

4-Chloro-1,2-phenylene<strong>di</strong>amine<br />

4-Chloro-1,3-phenylene<strong>di</strong>amine<br />

4-Chlorophenyl phenyl ether<br />

1-(o-Chlorophenyl)-2-thiourea<br />

Chloroprene<br />

3-Chloropropionitrile<br />

Chloropropylate<br />

Chlorothalonil<br />

2,4-D butoxyethanol ester<br />

2,4-D 2-ethylhexyl ester<br />

4,4’-DDD<br />

4,4’-DDE<br />

4,4’-DDT<br />

Decanal<br />

Demeton-O<br />

Demeton-S<br />

Diallate<br />

2,4-Diaminotoluene<br />

Diamyl phthalate<br />

Diazinon<br />

Dibenz(a,h)acri<strong>di</strong>ne<br />

Dibenz(a,h)anthracene<br />

Dibenzo(a,h)anthracene)<br />

Dibenz(a,j)acri<strong>di</strong>ne<br />

Dibenzo(a,e)pyrene<br />

Dibenzo(a,h)pyrene<br />

Dibenzo(a,i)pyrene<br />

7H-Dibenzo(c,g)carbazole<br />

Dibenzofuran<br />

Dibenzothiophene<br />

60 D<br />

2-Chlorotoluene<br />

4-Chlorotoluene<br />

Chlorpyrifos<br />

Chlorpyrifos-methyl<br />

Chrysene<br />

Coumaphos<br />

Coumarin dyes<br />

Creosote<br />

p-Cresi<strong>di</strong>ne<br />

Cresols<br />

Crotonaldehyde<br />

Crotoxyphos<br />

Cyanide<br />

Cyclohexanone<br />

2-Cyclohexyl-4,6-<strong>di</strong>nitrophenol<br />

Cyclophosphamide<br />

1,2-Dibromo-3-chloropropane<br />

1,2-Dibromoethane<br />

Dibromofluoromethane<br />

Dibromomethane<br />

Dicamba<br />

Dichlone<br />

Dichlorobenzenes<br />

1,2-Dichlorobenzene<br />

1,3-Dichlorobenzene<br />

1,4-Dichlorobenzene<br />

3,3’-Dichlorobenzi<strong>di</strong>ne<br />

3,5-Dichlorobenzoic acid<br />

1,4-Dichloro-2-butene<br />

cis-1,4-Dichloro-2-butene<br />

trans-1,4-Dichloro-2-butene<br />

Dichloro<strong>di</strong>fluoromethane<br />

1,1-Dichloroethane<br />

1,2-Dichloroethane<br />

cis-1,2-Dichloroethene<br />

1,1-Dichloroethene<br />

trans-1,2-Dichloroethene<br />

Dichlorofenthion<br />

P<br />

Pentachlorophenol<br />

Pentafluorobenzene<br />

Pentanal<br />

trans-Permethrin<br />

Perthane<br />

Phenacetin<br />

Phenanthrene<br />

Phenobarbital<br />

Phenol<br />

Phenolics<br />

1,2-Phenylene<strong>di</strong>amine<br />

1,4-Phenylene<strong>di</strong>amine<br />

Phosalone<br />

Phosmet<br />

Phosphamidon<br />

Phthalic anhydride<br />

Picloram<br />

2-Picoline<br />

S<br />

Safrole<br />

Simazine<br />

T<br />

2,4,5-T butyl ester<br />

2,4,5-T butoxyethanol ester<br />

TEPP (Tetraethyl pyrophosphate)<br />

Terbufos<br />

1,2,3,4-Tetrachlorobenzene<br />

1,2,3,5-Tetrachlorobenzene<br />

1,2,4,5-Tetrachlorobenzene<br />

2,3,7,8-Tetrachloro<strong>di</strong>benzo-p-<strong>di</strong>oxin<br />

2,3,7,8-Tetrachloro<strong>di</strong>benzofuran<br />

1,1,1,2-Tetrachloroethane<br />

1,1,2,2-Tetrachloroethane<br />

Tetrachloroethene<br />

2,3,5,6-Tetrachloronitrobenzene<br />

2,3,4,6-Tetrachlorophenol<br />

2,3,5,6-Tetrachlorophenol<br />

Piperonyl sulfoxide<br />

Polychlorinated <strong>di</strong>benzo-p-<strong>di</strong>oxins<br />

Polychlorinated <strong>di</strong>benzofurans<br />

Promecarb<br />

Pronamide<br />

Propachlor<br />

Propanal<br />

Propargyl alcohol<br />

Propiolactone<br />

Propionitrile<br />

Propoxur<br />

n-Propylamine<br />

n-Propylbenzene<br />

Propylthiouracil<br />

Pyrene<br />

Pyri<strong>di</strong>ne<br />

Resorcinol<br />

Ronnel<br />

Styrene<br />

Tetrachlorophenols<br />

Tetrachlorvinphos<br />

Tetraethyl <strong>di</strong>thiopyrophosphate<br />

Tetrazene<br />

Tetryl<br />

Thiofanox<br />

Thionazine<br />

Thiophenol<br />

Thiosemicarbazide<br />

Tokuthion<br />

m-Tolualdehyde<br />

o-Tolualdehyde<br />

p-Tolualdehyde<br />

Toluene<br />

Toluene <strong>di</strong>isocyanate<br />

61


2-Tolui<strong>di</strong>ne<br />

4-Tolui<strong>di</strong>ne<br />

Toxaphene<br />

2,4,6-Tribromophenol<br />

Trichlorfon<br />

1,2,3-Trichlorobenzene<br />

1,2,4-Trichlorobenzene<br />

1,3,5-Trichlorobenzene<br />

1,1,1-Trichloroethane<br />

1,1,2-Trichloroethane<br />

Trichloroethene<br />

Trichlorofluoromethane<br />

Trichloronate<br />

2,4,5-Trichlorophenol<br />

Vinyl chloride (Chloroethene) Vinyl acetate<br />

W<br />

Warfarin<br />

X<br />

m-Xylene<br />

o-Xylene<br />

62 V<br />

2,4,6-Trichlorophenol<br />

Trichlorophenols<br />

1,2,3-Trichloropropane<br />

Tri-o-cresylphosphate<br />

0,0,0-Triethyl phosphorothioate<br />

Tri-p-tolyl phosphate<br />

Trifluralin<br />

2,4,5-Trimethylaniline<br />

1,2,4-Trimethylbenzene<br />

1,3,5-Trimethylbenzene<br />

Trimethyl phosphate<br />

1,3,5-Trinitrobenzene<br />

2,4,6-Trinitrotoluene<br />

Tris-(2,3-<strong>di</strong>bromopropyl) phosphate<br />

p-Xylene<br />

Xylenes, total


Finito <strong>di</strong> stampare nel mese <strong>di</strong> Settembre 2001

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