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Cimarra-Petrosellii libro canepina - Comune di Canepina

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4. TRADUZIONE DELLA NOVELLA I, IX<br />

DEL DECAMERON<br />

Nella seconda metà dell’Ottocento gli stu<strong>di</strong>osi italiani cominciarono<br />

a rivolgere la loro attenzione alla lingua parlata. Era in<strong>di</strong>spensabile avere<br />

a <strong>di</strong>sposizione campioni <strong>di</strong> base autentici dell’uso orale. Decisero<br />

quin<strong>di</strong> <strong>di</strong> riunire, con la collaborazione <strong>di</strong> intellettuali o cultori locali, la<br />

traduzione <strong>di</strong> brani letterari nei rispettivi <strong>di</strong>aletti in modo da poter procedere<br />

alla loro comparazione.<br />

Nel 1875 Giovanni Papanti (1830-1893) si de<strong>di</strong>cò alla prima<br />

raccolta sistematica in tutta Italia <strong>di</strong> oltre 700 campioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>fferenti<br />

<strong>di</strong>aletti (651 <strong>di</strong> <strong>di</strong>aletti italiani e 52 <strong>di</strong> <strong>di</strong>aletti alloglotti), utilizzando<br />

come testo <strong>di</strong> base la “Novella del re <strong>di</strong> Cipri” del Decamerone (la nona<br />

della prima giornata). Malgrado inevitabili limiti e carenze, la raccolta<br />

offre tuttora un quadro sod<strong>di</strong>sfacente della situazione linguistica<br />

dell’epoca. Per la provincia <strong>di</strong> Viterbo furono raccolte le traduzioni nei<br />

<strong>di</strong>aletti <strong>di</strong>: Acquapendente (versione rustica), Grotte <strong>di</strong> Castro, San Lorenzo<br />

Nuovo, Ronciglione e Viterbo. Per quanto riguarda la versione<br />

canepinese, è possibile che essa risalga agli inizi del XX secolo, quando<br />

l’eminente filologo Ernesto Monaci (Soriano nel Cimino 1844 – 1918),<br />

professore <strong>di</strong> filologia romanza all’Università <strong>di</strong> Roma, autore <strong>di</strong><br />

notevoli stu<strong>di</strong> in vari campi della filologia romanza, soprattutto<br />

dell’italianistica, promosse per conto della Società Filologica Romana,<br />

<strong>di</strong> cui era stato nel 1901 cofondatore, l’iniziativa <strong>di</strong> completare a livello<br />

regionale la raccolta del Papanti. Con una lettera circolare, inviata a<br />

tutti i maestri delle scuole elementari, egli aveva sollecitato la versione<br />

in <strong>di</strong>aletto locale della novella del Decamerone. Sappiamo, per es., che<br />

nella vicina Soriano Achille Ferruzzi accolse l’invito e pubblicò nel<br />

1907 la sua traduzione in sorianese, con testo originale a fronte, nel<br />

volume <strong>di</strong> poesie e memorie locali Dischi fonografici (pp. 193-195).<br />

Un altro testo più ampio, la Parabola del figliol pro<strong>di</strong>go (Luca<br />

15:11-32), venne successivamente adottato da altri stu<strong>di</strong>osi, tra cui nel<br />

1853 Bernar<strong>di</strong>no Biondelli. Ugo Pellis, nelle sue inchieste sul campo<br />

per la raccolta <strong>di</strong> materiali per l’Atlante Linguistico Italiano, ne ha<br />

sollecitato dagli informatori la traduzione in <strong>di</strong>aletto; e, ancora negli<br />

anni Sessanta e Settanta, la Discoteca <strong>di</strong> Stato ne promosse un’ampia<br />

raccolta <strong>di</strong> versioni in tutta l’Italia.<br />

E’ probabile che la traduzione in <strong>di</strong>aletto non sia stata effettuata a<br />

partire <strong>di</strong>rettamente dall’originale boccaccesco, ma su un testo in italiano<br />

modernizzato.<br />

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