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Cimarra-Petrosellii libro canepina - Comune di Canepina

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2. LETTERE DI ELVIO CIANETTI<br />

A R. GIACOMELLI<br />

Tra l’agosto de 1931 e il gennaio del 1932 Elvio Cianetti, allora<br />

studente presso il Liceo Reale <strong>di</strong> Genova, inviò tre lettere, vergate a<br />

mano con nitido tratto calligrafico, a R. Giacomelli, il quale, come si<br />

desume anche dai cenni contenuti nel saggio apparso nell’Archivum<br />

Romanicum, era già riuscito a stabilire contatti con informatori della<br />

zona cimina, in particolare dei centri <strong>di</strong> Caprarola e <strong>di</strong> Ronciglione.<br />

E’ probabile che le lettere fossero soltanto tre: impegni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o ed<br />

altre <strong>di</strong>fficoltà fecero sì che lo scambio epistolare si interrompesse.<br />

Esse hanno tono volutamente colloquiale; <strong>di</strong>mostrano la cura nel<br />

dare un’idea dell’uso spontaneo richiesto ovviamente da Raffaele<br />

Giacomelli per documentazione. Lo stu<strong>di</strong>oso pare avesse sollecitato in<br />

particolare esempi <strong>di</strong> alcuni fenomeni <strong>di</strong> tipo fonetico, tra cui la<br />

pronuncia <strong>di</strong> alcune parole; la forma del pron. pers. obliquo (li);<br />

l’affricazione prodotta dall’art. det. sulla fricativa iniziale <strong>di</strong> parola e<br />

delle occlus. sorde, sui quali Cianetti fornisce esempi nella sua prima<br />

lettera del 26 agosto 1931. Nella seconda (1 ottobre 1931) invia a<br />

Giacomelli il testo canepinese della Diasilla; nella terza (29 gennaio<br />

1932), racconta in tono leggero <strong>di</strong> una nevicata eccezionale e della sua<br />

vita <strong>di</strong> studente.<br />

La grafia adottata da Cianetti è quella normale con pochi<br />

aggiustamenti, che, peraltro, non sono applicati con coerenza. Le<br />

carenze sono quelle già evidenziate parlando della raccolta lessicale,<br />

concernenti la mancata rappresentazione della qualità delle vocali<br />

toniche, il rafforzamento <strong>di</strong> consonanti iniziali, la pronuncia della z,<br />

l’uso dell’apostrofo, l’accentazione, la pronuncia della fricativa palatale<br />

(pijette), ecc.<br />

Da un esame delle lettere risultano numerosi fenomeni linguistici<br />

che danno un quadro complessivo della situazione negli anni Trenta del<br />

secolo scorso.<br />

A livello fonetico, notiamo la <strong>di</strong>ttongazione in sionerà, la pronuncia<br />

aperta <strong>di</strong> nève e chiusa <strong>di</strong> bóno, il passaggio -e > -i (istate), -o > -u<br />

(mundagne). Nel consonantismo risultano la generalizzata<br />

sonorizzazione (bane, gane, gèn<strong>di</strong>, ngondrado, gombare e numerosi<br />

altri), la prostesi (arespónno, ariceuto, ariccomanno, ad<strong>di</strong>manna), la<br />

sincope (lettra), l’apocope (professó, véda, cure, smòva, sentì), lo<br />

scempiamento (davéro, cure, alóra), il rafforzamento (dribbunale), la<br />

paragoge (davidde, àmmene, e gli inf. fane, sapene, sentine, scusane), il<br />

<strong>di</strong>leguo (frèe, scria, ua, ùtimo), l’assimilazione (quanno, mod<strong>di</strong>, addri,<br />

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