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1 Lingua tedesca I a.a. 2008-2009 Prof. Elena Di Venosa LEGGERE ...

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ambino passano dalla distinzione tra vocali e consonanti e dall’articolazione prima di tutto di<br />

vocali aperte e di consonanti labiali e poi velari. Ecco perché parole come mamma e papà sono<br />

simili in gran parte delle lingue del mondo. Questa prima fase di linguaggio si chiama “lallazione”,<br />

in tedesco Lallperiode (lallen, Lallwort). Si tratta di parole (inizialmente non abbinate a un<br />

significato) formate da due sillabe ripetute generalmente con la stessa consonante. In tedesco<br />

abbiamo Mama, Papa, ma anche Tutu, Baby, Popo e altre. Alcune parole erano Lallwörter solo<br />

originariamente, es. Kuchen < got. koka.<br />

Anche i grammatici generativisti non credono nella semplice arbitrarietà, perché hanno notato che<br />

alcune strutture sorgono spontaneamente nella mente umana in tutte le lingue, ci sono dei principi<br />

universali, per es. l’aggiunta di un prefisso per esprimere maggiore intenzionalità, come inseguire e<br />

seguire = in tedesco verfolgen e folgen. Quindi tutte le lingue hanno insite la necessità di<br />

distinguere le sfumature di significato. Anche il ritmo e l’intonazione hanno qualcosa in comune in<br />

tutte le lingue (si parla di “iconicità” della lingua). Per es. il ritmo di piano, piano, piano è più lento<br />

di presto, presto, presto, e così in tedesco langsam, langsam, langsam e schnell, schnell, schnell<br />

(anche in francese, inglese, ecc.).<br />

In questi casi di “iconicità” si dice che il segno non è arbitrario, ma “naturale” o “necessario”, cioè<br />

il nome può designare l’oggetto secondo una certa logica o concezione di quell’oggetto. Per es. i<br />

Greci hanno chiamato gli stranieri “barbari” perché il verbo bàrbaroi vuol dire “balbettante” (cioè<br />

che non parla il greco). Simile è il caso del termine russo per “tedesco”: nemcy, da nemoj “muto”.<br />

Altri termini si creano in base alle caratteristiche dell’oggetto. Per es. “pettirosso” per le<br />

caratteristiche del piumaggio (in ted. Rotkehlchen), oppure “portacenere” per la sua funzione (in<br />

ted. Aschenbecher).<br />

Appartengono a questo gruppo di segni “naturali” anche le onomatopee (Onomatopöie,<br />

Lautmalerei) (dal greco onoma “nome” e poiesis “creazione”), dove i suoni rappresentano il<br />

concetto, ovvero si inventano parole che riproducono suoni, rumori o anche voci trascritti secondo<br />

le regole fonologiche e grafematiche delle singole lingue. Il termine Lautmalerei rappresenta<br />

perfettamente il fenomeno di “pittura” (Malerei) (rappresentazione grafica) del suono.<br />

Si trova spesso con i nomi di animali, es. Grille “grillo”, Krähe “corvo”, Kuckuck “cucù”,<br />

Turteltaube “tortora”, Uhu “gufo”, Welpe “cucciolo di cane, lupo, volpe”. Ma anche con altri<br />

fenomeni che emettono un suono particolare, per es. Donner “tuono”, Glocke “campana”, Hupe<br />

“clacson”.<br />

Queste parole onomatopeiche possono essere sfruttate da scrittori e poeti per dare un effetto<br />

acustico a un testo. Per es. Schiller ha composto Das Lied von der Glocke, in cui termini<br />

onomatopeici vengono inseriti in versi allitteranti. L’allitterazione infatti è una successione di<br />

parole che contengono gli stessi suoni iniziali o interni. Es.<br />

[…] Glühn die Lüfte, Balken krachen,<br />

Pfosten stürzen, Fenster klirren,<br />

Kinder jammern, Mütter irren,<br />

Tiere wimmern<br />

Unter Trümmern;<br />

Alles rennet, rettet, flüchtet, […]<br />

Oltre ai nomi o ai verbi onomatopeici esistono le onomatopee pure, che sono estranee al linguaggio<br />

grammaticale. In base alla loro struttura, si dividono in<br />

- raddoppiamenti fonici, es. gack, gack “coccodè” (cioè viene ripetuta la stessa vocale),<br />

- antifonia, es. bim, bam “din don” (con l’alternanza di due vocali; il termine fa riferimento<br />

all’antifona, che si cantava a due voci).<br />

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