20.05.2013 Views

1 Lingua tedesca I a.a. 2008-2009 Prof. Elena Di Venosa LEGGERE ...

1 Lingua tedesca I a.a. 2008-2009 Prof. Elena Di Venosa LEGGERE ...

1 Lingua tedesca I a.a. 2008-2009 Prof. Elena Di Venosa LEGGERE ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

<strong>Lingua</strong> <strong>tedesca</strong> I<br />

a.a. <strong>2008</strong>-<strong>2009</strong><br />

<strong>Prof</strong>. <strong>Elena</strong> <strong>Di</strong> <strong>Venosa</strong><br />

FONO-MORFOLOGIA DEL TEDESCO. ESEMPI TRATTI DA MAX UND MORITZ DI WILHELM BUSCH.<br />

<strong>LEGGERE</strong> ATTENTAMENTE<br />

PRIMA DI INIZIARE A STUDIARE E RI<strong>LEGGERE</strong> PRIMA DI PRESENTARSI ALL’ESAME:<br />

1) verificare di aver il materiale richiesto dal programma:<br />

- gli appunti del modulo monografico (ovvero questa dispensa) fare attenzione che i simboli<br />

fonetici siano visualizzati e stampati correttamente!<br />

- il testo di Wilhelm Busch, Max und Moritz, scaricabile dal sito<br />

http://www.gutenberg.org/files/17161/17161-pdf.pdf (disponibile anche a Germanistica già<br />

stampato);<br />

- il libro di esercizi di fonetica Kursbuch Phonetik, Lehr- und Übungsbuch (Hueber) (facoltativo per<br />

gli studenti non specialisti). I file audio sono in mediateca.<br />

2) Indicazioni per l’esame:<br />

In questo corso verranno approfonditi aspetti della fonologia e morfologia del tedesco basandosi sul<br />

testo Max und Moritz di Wilhelm Busch.<br />

All’esame verrà richiesta lettura e la traduzione letterale di alcune strofe. Sarà valutata la capacità di<br />

riconoscere e ragionare sui fenomeni linguistici incontrati. Dovranno essere studiati i sostantivi<br />

(soprattutto quelli appartenenti al Grundwortschatz e al lessico specifico del testo), i verbi e gli<br />

aggettivi che emergeranno nel corso, inclusi gli esempi; all’esame potrebbe essere chiesto il<br />

significato della parola, il genere grammaticale e la desinenza del plurale in caso di sostantivo, il<br />

paradigma se è un verbo.<br />

Sarà valutata anche la correttezza della pronuncia sia in base alla lettura della poesia, sia in base agli<br />

esercizi del Kursbuch Phonetik.<br />

1


L’importanza dello studio della fonologia e della morfologia:<br />

È importante studiare la fonetica e imparare a pronunciare bene le parole, in quanto basta poco<br />

perché venga alterato il messaggio. Per es.<br />

schon / schön (avverbio / aggettivo)<br />

Mutter / Mütter (singolare / plurale)<br />

in / hin / hing (preposizione / avverbio / verbo)<br />

È importante anche studiare la morfologia: in tedesco è necessario essere precisi nella flessione<br />

nominale e verbale, per farsi capire correttamente e per capire un testo. Per es. sono molto diverse<br />

tra loro le frasi Kauf mir die Zeitung! oppure Ich kaufe mir die Zeitungen. Cambia la morfo-sintassi,<br />

l’intonazione, il modo verbale, la quantità del complemento oggetto.<br />

Con morfologia intendiamo anche la formazione del nome: è importante saper scindere i composti e<br />

i derivati nei loro singoli elementi, come in Fest-lich-keit.<br />

È importante anche studiare il lessico: non si può parlare e capire una lingua se non si conosce un<br />

numero sufficiente di vocaboli. È utile soprattutto capire il meccanismo di composti e derivati, che<br />

in tedesco rendono il lessico molto più trasparente di quello italiano. Per es. accappatoio: in ital. il<br />

termine non è immediatamente comprensibile per uno straniero, mentre Bademantel è più<br />

immediato.<br />

La lingua <strong>tedesca</strong>:<br />

Il tedesco gode nel mondo di un grande prestigio soprattutto come lingua delle scienze umane:<br />

pensiamo alla ricca produzione poetica, narrativa e teatrale dei Paesi di lingua <strong>tedesca</strong>, pensiamo<br />

all’influsso della filosofia <strong>tedesca</strong> sulla storia del pensiero europeo, soprattutto dal ’700 a oggi.<br />

Sono in lingua <strong>tedesca</strong> anche molti studi di storia della musica, di archeologia, giurisprudenza,<br />

teologia e filologia.<br />

Fino alla prima guerra mondiale il tedesco era lingua veicolare e di cultura in tutta l’Europa centroorientale,<br />

dove a partire dalla caduta del muro di Berlino sta recuperando importanza dopo decenni<br />

di egemonia della lingua russa.<br />

Il tedesco si parla in:<br />

Germania<br />

Austria<br />

Svizzera<br />

Alto Adige<br />

Liechtenstein<br />

Lussemburgo<br />

Paesi Bassi<br />

Belgio<br />

Francia<br />

Polonia<br />

2


Il tedesco come lingua ufficiale:<br />

Il tedesco è parlato come Muttersprache “lingua madre” da circa 92 milioni di persone nell’Europa<br />

occidentale e centrale, e rappresenta la seconda lingua europea dopo il russo. <strong>Di</strong> questi 92 milioni,<br />

circa 81 milioni sono abitanti della Germania, circa 7,5 milioni dell’Austria e circa 4,2 milioni della<br />

Svizzera <strong>tedesca</strong>.<br />

Però il tedesco è lingua ufficiale non solo in Germania, Austria e Svizzera, ma anche nel Principato<br />

del Liechtenstein, che si trova all’interno della Svizzera <strong>tedesca</strong>, e in Lussemburgo, da sempre zona<br />

posta a metà tra l’area francofona e quella tedescofona, e per questo trilingue (francese, tedesco,<br />

dialetto lussemburghese).<br />

Il tedesco inoltre è lingua “ufficiale regionale” per le comunità tedescofone dell’Alsazia, altra zona<br />

centrale a cavallo tra l’area francofona e quella tedescofona, che nel periodo 1871-1918 è<br />

appartenuta al Deutsches Reich, poi è tornata alla Francia, infine è stata occupata dalla Germania<br />

nazista; e in Alto Adige / Südtirol (circa 280 mila parlanti), una regione austriaca diventata territorio<br />

italiano alla fine della prima guerra mondiale.<br />

Il tedesco come lingua di minoranze:<br />

In Europa ci sono anche varie “isole linguistiche” tedesche: si tratta di piccole comunità linguistiche<br />

di tipo coloniale che vivono in aree di lingua diversa. Fino alla II guerra mondiale il tedesco era<br />

parlato come lingua madre in molte zone dell’attuale Polonia, Ungheria, Ex-Jugoslavia e<br />

Cecoslovacchia (Praga per es. è fondamentale per la cultura <strong>tedesca</strong>, si pensi a Kafka ecc.). Queste<br />

zone infatti avevano fatto parte dell’Impero guglielmino (cioè con Guglielmo II come imperatore<br />

dal 1888) e dell’Impero asburgico, ma coloni tedeschi si erano insediati in zone a oriente<br />

dell’attuale Germania sin dal medioevo.<br />

Dopo il 1945 sopravvivono alcune isole linguistiche in Boemia (nella Rep. Ceca), Slesia (in Polonia<br />

e Rep. Ceca), Siebenbürgen e Banat (in Romania) e nell’ex-Unione Sovietica (qui vi sono circa 3<br />

milioni di parlanti tedesco).<br />

Anche fuori dell’Europa ci sono delle isole linguistiche tedesche parlate da comunità discendenti<br />

dai coloni: per es. negli Stati Uniti (Pennsylvania Deutsch), in America latina (Cile, Brasile<br />

meridionale) e nelle ex colonie tedesche dell’Africa sudoccidentale. Oggi negli Stati Uniti ci sono<br />

circa 20 milioni di persone di origine <strong>tedesca</strong>, ma la conservazione della lingua di origine dipende<br />

da fattori personali e culturali e dalla capacità di integrazione con la popolazione autoctona.<br />

In Italia sopravvivono due importanti isole linguistiche tedesche che si sono costituite nel medioevo<br />

(circa XII-XIII sec.): i Cimbri (Zimber) di origine bavarese nei Tredici Comuni veronesi, dei Sette<br />

Comuni vicentini e del Trentino meridionale:<br />

3


e i Walser, di origine alemanna vallese, ancora oggi stanziati nelle valli attorno al Monte Rosa:<br />

Parole tedesche in altre lingue:<br />

Anche in italiano si usano, spesso senza saperlo, parole di origine <strong>tedesca</strong> (cioè prestiti tanto antichi<br />

che si sono integrati nella lingua italiana perfettamente e non sono più riconoscibili come tali) e<br />

parole tedesche (prestiti recenti e quindi scritti ancora come nella lingua di origine).<br />

Per es. molte delle parole italiane che iniziano con gu- derivano da parole tedesche, come guerra <<br />

antico alto tedesco (aat.) wērra (“contesa”, ingl. war), guanto < aat. wand (oggi Gewand “abito,<br />

drappo”), guado < aat. wat, waten “camminare nell’acqua”, gualcire < aat. walzian “volgere,<br />

girare”, anche il nome Guido < aat. Wido “istruito”, opp. Wida “lontano”, opp. Widu “bosco”, ecc.<br />

Prestiti più recenti sono Halt! (scritto ormai alt!) Hinterland, kitsch, Würstel, Panzer, Hamburger,<br />

<strong>Di</strong>esel, Leitmotiv, Müsli, Strudel, i nomi di alcune razze di cani (Dobermann, Rottweiler,<br />

Schnauzer, Pinscher, da noi scritto pincer) ecc.<br />

Lo stesso vale per le altre lingue; in inglese, oltre alle parole che ci sono anche in italiano, si<br />

aggiungono per es. hamster, pretzel, rucksack, kindergarden.<br />

Recentemente la Gesellschaft für deutsche Sprache ha fatto una ricerca e ha trovato parole tedesche<br />

in tutto il mondo: in danese si usa per es. salonfaehig “presentabile”; in olandese<br />

fingerspitzengefühl “tatto, sensibilità”, in bulgaro zifferblatt “quadrante dell’orologio”, in coreano<br />

autobahn (ovviamente con traslitterazione come indicato dalla GfdS). In Somalia si trova shule, in<br />

Russia butterbrot. Come afferma Bastian Sick, autore di libri di successo sulla lingua <strong>tedesca</strong> (Der<br />

Dativ ist dem Genitiv sein Tod, 3 libri), alcune parole sembrano riflettere quello che si pensa dei<br />

tedeschi (per es. i termini bellici), ma anche parole di altro tipo, per es. in finlandese si usa<br />

besserwisser “saccente”, in svedese streber “arrivista”, in polacco hochsztapler “spaccone”, in<br />

giapponese arubaito “lavoro saltuario”.<br />

Principali aree dialettali:<br />

Tedesco superiore bavarese tedesco / austriaco (Monaco, Vienna)<br />

alto alemanno (Zurigo)<br />

basso alemanno (Friburgo)<br />

svevo (Stoccarda)<br />

francone orientale (Bamberg)<br />

Tedesco centrale occidentale: francone meridionale (Karlsruhe)<br />

francone mosellano (Treviri)<br />

francone renano (Francoforte)<br />

francone ripuario (Colonia)<br />

4


orientale: turingio (Erfurt)<br />

sassone superiore (Dresda)<br />

Tedesco settentrionale occidentale: basso francone (Amsterdam)<br />

westfalico (Münster)<br />

ostfalico (Hannover)<br />

basso sassone (Brema, Amburgo)<br />

schleswig-holsteinisch (Kiel)<br />

orientale: mecklemburghese (Rostock)<br />

märkisch (Magdeburgo)<br />

berlinese<br />

Nonostante i mezzi di comunicazione di massa, che tendono a uniformare il tedesco, oggi si parlano<br />

ancora diffusamente i dialetti. Per questo si noterà una enorme differenza di accento quando si<br />

andrà a Monaco piuttosto che a Heidelberg o Brema: le differenze sono di accento, ma soprattutto<br />

di fonologia storica, infatti nel corso del medioevo si sono verificati vari fenomeni di cui due<br />

importanti che hanno reso diversi tra loro i dialetti. I fenomeni in questione riguardano il<br />

consonantismo e il vocalismo. Vediamo intanto il fenomeno principale del consonantismo, quello<br />

che distingue il tedesco standard da tutte le altre lingue germaniche:<br />

seconda rotazione consonantica: il fenomeno parte dalla zona meridionale e si estende a nord,<br />

indebolendosi nella zona centro-occidentale chiamata “ventaglio renano” (der rheinische Fächer).<br />

Si tratta di un’area percorsa da varie isoglosse (confini linguistici) a forma di “ventaglio”, che<br />

costituiscono le tappe in cui man mano la rotazione si indebolisce e scompare. La zona in cui questo<br />

fenomeno si esaurisce è più o meno tra la Mosella e il Reno. Infatti a Francoforte, nel dialetto<br />

assiano (francone renano), non si dice Apfel, ma Appel: qui non si è verificato il passaggio /pp/ ><br />

/pf/.<br />

5


Il ventaglio renano:<br />

Vediamo qualche differenza tra tedesco e inglese:<br />

pound Pfund (/p/ > /pf/ all’inizio di parola)<br />

open offen (/p/ > /ff/ all’interno di parola)<br />

ship Schiff (/p/ > /ff/ in fine di parola)<br />

to tame zähmen (/t/ > /tz/ all’inizio di parola)<br />

tongue Zunge (/t/ > /tz/ all’inizio di parola)<br />

set setzen (/t/ > /tz/ all’interno di parola)<br />

heart Herz (/t/ > /tz/ in fine di parola)<br />

eat essen (/t/ > /ss/ all’interno di parola)<br />

foot Fuß (/t/ > /ss/ in fine di parola)<br />

Questo fenomeno si verifica tra il V e l’VIII sec. circa. Uno dei passaggi è /k/ > /kh/, che però si<br />

verifica solo in Svizzera, e debolmente nel dialetto bavarese. Questo è uno dei motivi per cui i suoni<br />

svizzeri sono così “stridenti”, infatti in Svizzera si dice per es. Kchint invece di Kind, Werkch<br />

invece di Werk.<br />

In area “basso <strong>tedesca</strong>” (Niederdeutsch, Plattdeutsch), cioè in tutta la Germania settentrionale,<br />

questo fenomeno non avviene. Nella Germania centro-occidentale il fenomeno si attenua: il<br />

“ventaglio renano” è percorso da varie isoglosse che segnano la presenza o assenza del mutamento<br />

consonantico. La linea che separa la zona alto <strong>tedesca</strong> (che ha subito la rotazione) dalla zona basso<br />

<strong>tedesca</strong> (che non ha subito la rotazione) si chiama Linea di Uerdingen (ik / ich: a nord di questa<br />

linea /k/ non si è trasformato in /h/, scritto ). Andando verso sud, troviamo la Linea di Benrath<br />

(maken / machen), la Linea di Bad Honnef (Dorp / Dorf), la Linea di Linz (dat / das), infine la Linea<br />

di Spira (Appel / Apfel). Quest’ultima separa il tedesco centrale (Mitteldeutsch) dal tedesco<br />

superiore (Oberdeutsch, il tedesco meridionale).<br />

<strong>Di</strong>ttongazione e monottongazione: sono i fenomeni più importanti del vocalismo, che però<br />

avvengono più tardi dei mutamenti del consonantismo: vanno dal XII al XV sec. circa.<br />

Nel medioevo la frase “la mia nuova casa” si diceva mīn niuwes ( = /ü/ lunga) hūs, oggi<br />

diciamo mein neues Haus: cioè le vocali lunghe si sono dittongate:<br />

6


i:/ > /ai/,<br />

/ü:/ > /oi/,<br />

/u:/ > /au/.<br />

Allo stesso tempo la frase “cari buoni fratelli” si diceva liebe guote brüeder, corrispondente al<br />

tedesco odierno liebe gute Brüder, cioè gli antichi dittonghi si sono monottongati:<br />

/ie/ > /i:/ (scritto )<br />

/uo/ > /u:/<br />

/üe/ > /ü:/.<br />

Ovviamente queste sono solo frasi di esempio per memorizzare i fenomeni, ma la regola si applica a<br />

tutte le parole.<br />

Dato che questi due fenomeni non si sono mai verificati nell’attuale territorio svizzero, questo è<br />

l’altro motivo importante perché nella Svizzera <strong>tedesca</strong> è difficile capire la lingua parlata (schwytzer<br />

tutsch). In Svizzera si dice per es. zum Bispil invece di zum Beispiel, Zit invece di Zeit, bi der<br />

Schuele invece di bei der Schule.<br />

Anche il lessico a volte ha diffusione solo regionale. Vediamo alcuni termini, per es. i saluti:<br />

- a nord si sente dire Moin (interpretabile come contrazione di Morgen, oppure come termine<br />

frisone per “buon”; si usa comunque a qualsiasi ora);<br />

- in Austria si dice Servus (è una sorta di calco di ciao, “schiavo”);<br />

- in Svizzera si usa Grüeszi (= Grüß Sie);<br />

- in Baviera è comune Grüß Gott.<br />

Alcuni esempi di nomi di cibi:<br />

sud nord<br />

arancia die Orange die Apfelsine (ma: der Orangensaft)<br />

gnocco der Knödel der Kloß<br />

cavolo bianco der Weißkraut der Weißkohl<br />

albicocca die Marille (Austria) die Aprikose<br />

patata der Erdapfel (Austria) die Kartoffel<br />

Il termine deutsch:<br />

Uno dei dialetti tedeschi è l’alemanno, che deriva dalla popolazione germanica degli Alemanni<br />

stanziata nella zona dell’attuale Svizzera e Germania sud-occidentale. Il termine francese e<br />

spagnolo (aleman / alemán) per “tedesco” deriva proprio dal nome di questo dialetto ovvero di<br />

questa popolazione.<br />

L’inglese German, invece, aggettivo relativo a Germania / Germany, deriva forse dal celtico gair<br />

“vicino”, per indicare le popolazioni a contatto con i celti.<br />

Da dove deriva allora la parola tedesco e deutsch (che sono etimologicamente la stessa parola)?<br />

La prima attestazione del termine deutsch risale all’anno 786 in un resoconto in latino del nunzio<br />

papale Giorgio da Ostia che racconta al papa Adriano I di come sono si sono svolti due sinodi in<br />

Inghilterra. Il nunzio spiega in questo testo che le decisioni dei sinodi sono state espresse sia in<br />

“latino” che nella “lingua del popolo”, in modo che tutti le potessero comprendere. I termini (latini)<br />

che usa qui per indicare le due lingue sono latine e theodisce.<br />

Il lat. theodiscus (> ital. tedesco) è un termine dotto che significa appunto “del popolo” e sostituisce<br />

il termine gentīlis (agg. dal lat. gens, quindi “della stessa [buona] schiatta”), che nell’VIII sec. era<br />

usato prevalentemente per indicare la “gente pagana”. In contesti religiosi invece si preferisce il<br />

termine theodiscus, che non ha l’accezione di “pagano” del sinonimo gentilis.<br />

7


Anche se il termine è usato in testi latini, è sicuramente la latinizzazione di un termine germanico:<br />

viene dal germ. *theudō “popolo”, di origine indeuropea (ie.) *teutā, presente anticamente in tutte le<br />

lingue germaniche, per es. in got. Þiuda (Þ = th), e in altre lingue ie. come in celtico túath e in osco<br />

touto + suff. germ. *-isk (oggi ted. -isch), che forma aggettivi indicanti una provenienza. Visto che<br />

esiste anche in lat. -īscus, l’aggettivo di origine germanica può essere adattato facilmente al latino.<br />

L’aggettivo theodiscus comunque inizialmente viene usato solo per indicare “[lingua] del popolo”<br />

in opposizione alla lingua dotta europea, il latino. Il termine è attestato quasi esclusivamente in testi<br />

latini. Solo verso l’anno 1000 si notano le prime attestazioni dell’aggettivo antico tedesco diutisc in<br />

testi in volgare tedesco per indicare non solo la lingua del popolo, ma anche la terra e il popolo<br />

“tedesco”, ormai in contrapposizione al popolo frencisg (fränkisch) che era quello parlante la lingua<br />

romanza al di là del Reno.<br />

Sempre nello stesso periodo, più o meno tra l’800 e il 1050, si trova anche un aggettivo latino<br />

“concorrente” di theodiscus: teutonicus, relativo al popolo dei Teutoni (anche questo eponimo<br />

deriva dall’ie. *teutā) e poi esteso a tutte le popolazioni di origine germanica, ma non si impone.<br />

Oggi in italiano esiste l’agg. teutonico, ma è stato reintrodotto come voce dotta solo nel XVII sec.<br />

********<br />

Max und Moritz è una raccolta di filastrocche composte da Wilhelm Busch (1832-1908) e da lui<br />

stesso corredate di disegni. W. Busch può essere considerato l’“inventore” dei fumetti. Anche se si<br />

tratta di un’opera per bambini in rima e un’opera umoristica, l’autore si colloca nella corrente<br />

letteraria del Realismo borghese (Bürgerlicher Realismus) della seconda metà dell’Ottocento.<br />

Busch è un pittore e disegnatore nato vicino a Hannover, e ha studiato arte prima di diventare poeta.<br />

Ha scritto diverse storie illustrate (Bildgeschichten). In queste opere l’artista critica la sua epoca<br />

mediante la caricatura e versi satirici.<br />

È difficile stabilire a quando risalgono le sue opere, perché le edizioni complete sono uscite solo<br />

dopo la sua morte, per giunta piuttosto tardi, una nel 1943, una nel 1959. Inoltre le edizioni si<br />

rifanno ai manoscritti di Busch, non sono edizioni critiche.<br />

Abbiamo difficoltà oggi anche a capire quali fossero i disegni originali di Busch, perché ci sono<br />

rimaste solo le bozze delle xilografie (Holzschnitt) e poi delle zincografie (Zinkographien). Infatti<br />

fino al 1875 l’unica tecnica di riproduzione di disegni era la xilografia, mentre poi si diffonde la<br />

zincografia. Entrambe le tecniche inoltre non permettono disegni molto dettagliati né sfumature di<br />

colori, quindi i disegni risultano un po’ grossolani.<br />

Anche la produzione di Busch come pittore (ritrattista e paesaggista) è difficile da ricostruire: ci<br />

sono rimasti circa 1000 quadri, ma Busch non si è mai curato molto delle sue opere, infatti poche<br />

tele sono firmate, alcune le ha bruciate, e altre le ha accatastate ancora umide rovinandole.<br />

A proposito di Busch, conosciamo la sua vita attraverso le sue lettere e i ricordi dei suoi nipoti.<br />

Busch era il maggiore di 7 fratelli, in una famiglia piccolo borghese prussiana (questi elementi lo<br />

hanno reso un idolo dei nazisti, anche per certe sue opere contenenti allusioni interpretabili come<br />

antisemite, ma è stato comunque apprezzato anche dopo la guerra). Si è sempre dimostrato una<br />

persona piuttosto indecisa, irresoluta, forse perché non ha avuto un’infanzia felice. Infatti a 9 anni<br />

ha dovuto lasciare i genitori a Wiedensahl perché “in casa non c’era più posto”, ed è andato a vivere<br />

dallo zio pastore (protestante) a Ebergötzen. A scuola ci va solo per tre anni a Wiedensahl, poi<br />

l’istruzione gliela impartisce lo zio, il quale gli insegna anche la musica, il disegno, la metrica.<br />

Comunque Busch ricorda volentieri i suoi primi anni di scuola, anche se il maestro era il classico<br />

uomo austero e severo, figura che ritroviamo anche in Max und Moritz con il nome di Lehrer<br />

Lämpel. In Max und Moritz troviamo anche la figura del mulino, che per Busch è simbolo della sua<br />

infanzia.<br />

8


Con lo zio vive dieci anni. Poi suo padre vuole che vada a studiare ingegneria meccanica<br />

(Maschinenbau) a Hannover, e così fa il giovane, che studia al politecnico per tre anni con profitto.<br />

Poi però preferisce dedicarsi agli studi artistici, e va a Düsseldorf e poi ad Anversa. In Olanda<br />

impara a conoscere la pittura fiamminga del XVII sec. che lo ispirerà per tutta la vita (Ruberns,<br />

Brouwer, Teniers, Frans Hals, ecc.).<br />

Purtroppo ad Anversa si ammala di tifo e deve tornare a casa. Quando si sarà ripreso, riprenderà gli<br />

studi di arte a Monaco. Intanto si interessa anche di letteratura popolare: raccoglie canti, saghe,<br />

fiabe e tradizioni di Wiedensahl e le trascrive corredandole di immagini, sulla scia del<br />

Romanticismo e seguendo l’esempio dei fratelli Grimm e anche di Andersen, le cui opere erano<br />

accompagnate da immagini. Una parte di questi testi popolari vengono pubblicati sul<br />

“Korrespondenzblatt des Vereins für niederdeutsche Sprachforschung”, una rivista di studi sul<br />

basso tedesco.<br />

Però Busch fa fatica a sfondare come artista, infatti vorrebbe sposarsi, ma il padre di lei lo rifiuta,<br />

proprio perché artista disoccupato. Pensa anche di trasferirsi in Brasile per fare l’apicoltore (come<br />

suo zio), ma ci rinuncia. Poi riesce a trovare la sua strada come illustratore di riviste, collaborando<br />

soprattutto con i “Fliegende Blätter”, dove le notizie, le barzellette, le poesie, ecc. sono<br />

accompagnate dai suoi disegni e dalle sue caricature. Qui Busch collabora anche scrivendo notizie<br />

sensazionali false e parodie di Moritaten (Moritatenparodie; die Moritat è il racconto di un fatto di<br />

sangue), es. Schreckliche Folgen eines Bleistifts. Ballade, oppure Trauriges Resultat einer<br />

vernachlässigten Erziehung.<br />

I suoi testi e disegni sono pubblicati su Bilderbogen: questo era il modo più comune nell’Ottocento<br />

di pubblicare illustrazioni, cioè su fogli singoli. Risale al 1859 la sua prima pubblicazione sul<br />

“Münchener Bilderbogen” (nome della rivista), che contiene una storia esemplare<br />

(Beispielerzählung) in prosa illustrata: <strong>Di</strong>e kleinen Honigdiebe.<br />

Si tratta di racconti per adulti, che hanno lo scopo di criticare in modo satirico o tragicomico i difetti<br />

della società. Tra i titoli più famosi: Das warme Bad (1866) e Vetter Franz auf dem Esel (1867).<br />

Busch scrive anche un Bilderbogen politico: Das Napoleonspiel (1871) che narra della caduta di<br />

Napoleone III sotto forma di Kinderspiel.<br />

Busch pubblica anche Bilderbogen per bambini. La sua prima opera di questo tipo è Der kleine Pepi<br />

mit der neuen Hose (1860), che è una Beispielerzählung (storia esemplare, morale). Tra le altre più<br />

famose: Bilderpossen (1864) (die Posse, -n “farsa”; der Possen, - “scherzo, stupidaggine”), Der<br />

Fuchs. <strong>Di</strong>e Drachen (1881), Fipps der Affe für Kinder (1879, pubblicato però dopo la sua morte),<br />

Hans Huckebein (1867, inteso inizialmente come storia per famiglie, è la storia di un corvo che<br />

porta sfortuna), infine Plisch und Plum (1882, inizialmente storia di due cagnolini per bambini, poi<br />

secondo alcuni critici considerata una storia per adulti).<br />

Max und Moritz è del 1865. È una storia difficile da interpretare per i critici letterari, che non sono<br />

d’accordo sulle intenzioni dell’autore. La storia è divisa in 7 Streiche (der Streich: “marachella”,<br />

“tiro”) disposti senza una logica apparente.<br />

Lo stile è molto semplice e “economico”, ma la lingua usata si presta a tante interpretazioni. Per un<br />

lettore adulto si legge chiaramente l’intento parodistico e ironico di Busch nei confronti delle storie<br />

moraleggianti, tanto che nel 1929 in Stiria la storia viene vietata. I personaggi adulti appaiono come<br />

degli Spießer “piccoloborghesi, provinciali” (il termine Spießer viene dal gergo studentesco, lo<br />

Spießbürger era colui che continuava a portare alla cintura lo Spieß “spiedo”, “lancia” invece di<br />

un’arma più moderna. Quindi si tratta di una persona all’antica, tradizionalista, dalle vedute<br />

ristrette). Anche i bambini della storia sono böse “cattivi”, in modo che la severità e il perbenismo<br />

degli adulti risalti in modo ironico. La storia può essere letta invece anche in modo più superficiale,<br />

proprio come la narrazione di avventure di bambini, in ultimo l’opera può essere intesa anche come<br />

9


lettura moraleggiante. In tutte queste storie si nota comunque l’influsso delle letture di<br />

Schopenhauer, che portano Busch a vedere l’uomo come fondamentalmente cattivo.<br />

Alcuni critici inoltre hanno voluto vedere nei bambini il simbolo della rivolta popolare contro una<br />

società nemica, ma più probabilmente (e semplicemente) Busch si è rifatto a temi popolari. Infatti la<br />

figura del sarto (Schneider Böck), per es., è molto comune nella tradizione popolare, già nel XVI<br />

sec. c’era lo Schneiderspott (storia che deride la figura del sarto) e lo Schneiderlied, c’è anche la<br />

frase idiomatica frieren wie ein Schneider, perché il sarto è visto tradizionalmente come una<br />

persona magra e debole, che sente sempre freddo.<br />

La Bild(er)geschichte è da considerare come una sorta di komisches Epos “epopea comica”, che a<br />

sua volta è la parodia del Heldenepos “poema eroico”. Può essere paragonata anche a una<br />

Verserzählung comica e parodistica.<br />

Si deve ricordare anche che nel XIX sec. erano comuni i cantastorie (Bänkelsänger, cioè che<br />

cantavano su una panca), che narravano eventi locali o fatti storici importanti (Bänkelsang) con uno<br />

stile immediato, ritmato e rimato, come una ballata o una Moritat (Bänkellied), e Busch<br />

probabilmente si è ispirato anche a questi.<br />

L’elemento epico si nota in vari elementi:<br />

- la storia si sviluppa in episodi avventurosi (gli Streiche), che sono potenzialmente infiniti, senza<br />

un vero inizio e una fine.<br />

- i personaggi sono tipizzati, di validità universale.<br />

- i personaggi sono in conflitto tra loro e gli episodi possono essere considerati grausam, crudeli.<br />

Un tratto che distingue le storie di Busch dai generi epici è invece la presenza di situazioni<br />

quotidiane e di personaggi comuni, come il maestro, il contadino, l’artigiano.<br />

La critica si è posta anche il problema del rapporto tra testo e immagine. Sicuramente il fatto che<br />

dalla fine del ’700 si fossero diffusi dei trattati di fisiognomica ha contribuito all’interesse degli<br />

artisti per la caratterizzazione fisica dei personaggi. Resta il problema se venga prima il testo o<br />

prima le immagini nell’ideazione dell’opera. Busch stesso ha detto (probabilmente per accontentare<br />

i profani) che lui prima faceva i disegni e poi aggiungeva il testo; in realtà si sono conservati schizzi<br />

e brutte copie di Busch che dimostrano come disegni e versi abbozzati fossero contemporanei.<br />

Dal punto di vista della storia della letteratura si tratta di un genere che rifiuta le teorie estetiche di<br />

Lessing, secondo cui le arti visive e la poesia dovevano essere nettamente separate: la sola poesia<br />

permette al lettore / ascoltatore di sbizzarrirsi di più con la fantasia, mentre le immagini guidano e<br />

limitano la fantasia. Ma secondo gli studiosi le illustrazioni in Busch hanno uno scopo preciso,<br />

quello di rappresentare con simboli o metafore un significato più profondo, non si tratta cioè di<br />

mere illustrazioni dei fatti, anche se poi sta al critico darne una interpretazione.<br />

Sicuramente in Busch si instaura un Wechselspiel, cioè un’alternanza di testo e immagini che<br />

formano un tutt’uno inscindibile.<br />

Il frontespizio di Max und Moritz:<br />

Bubengeschichte: “storia di ragazzini”, oppure (più probabilmente) “storia di birboni”. Infatti der<br />

Bub (-en) significa “ragazzino” (in tedesco meridionale), der Bube (-n) significa “birbante,<br />

birbone”. Der Streich (-e), come già visto, significa “tiro, marachella”.<br />

Il Vorwort “prefazione”:<br />

I versi alternano un Vierheber giambico (verso di quattro accenti principali, in cui si alternano una<br />

sillaba atona e una sillaba tonica), tipico dei Volkslieder, e un Vierheber trocaico (verso di quattro<br />

accenti principali, in cui si alternano una sillaba tonica e una sillaba atona), molto popolare<br />

nell’epoca romantica.<br />

Alcuni termini:<br />

(v. 6) bekehren “convertirsi”<br />

10


(v. 8) sich lustig machen über “prendersi gioco di”<br />

(v. 11) necken “stuzzicare, canzonare”<br />

(v. 11) quälen “tormentare”<br />

(v. 22) abmalen “riprodurre con disegni”<br />

(v. 22) aufschreiben “mettere per iscritto”<br />

********<br />

Alcuni aspetti che verranno approfonditi appartengono alle seguenti discipline:<br />

ORTOEPIA: è lo studio della corretta pronuncia (die Aussprache) delle parole.<br />

ORTOGRAFIA: è lo studio dei fenomeni grafici (das Graphem, -e). Indica il modo di scrivere<br />

correttamente le parole e ne codifica le regole (die Rechtschreibung); codifica anche l’uso dei segni<br />

paragrafematici (Interpunktion, Zeichensetzung), es.<br />

. Punkt<br />

: Doppelpunkt<br />

, Kolon<br />

; Semikolon<br />

‘ Apostroph<br />

FONETICA E FONOLOGIA:<br />

- la fonetica: è lo studio degli aspetti fisici inerenti alla produzione dei foni (der Laut, -e) delle<br />

lingue naturali. In pratica studia i fenomeni acustici, i suoni prodotti dall’apparato fonatorio<br />

umano. I suoni realizzati vengono indicati tra [ ].<br />

- fonologia: è lo studio dei fonemi (das Phonem, -e) cioè dei suoni che fanno parte di un<br />

sistema linguistico astratto. I fonemi vengono indicati tra barre / / e servono a differenziare il<br />

significato delle parole. Per es. halten “tenere” ~ falten “piegare” si differenziano solo per la<br />

consonante iniziale /h/ ~ /f/ /haltən/ ~ /faltən/ = [haltĦ] ~ [faltĦ] e formano una coppia<br />

minima.<br />

PROSODIA: è lo studio (che fa parte della fonetica e della fonologia) di tutte le particolarità<br />

accessorie di un suono (quantità, intonazione, ritmo; Quantität, Intonation, Rhythmus) che<br />

concorrono ad attuarlo, anche se sono indipendenti dalla articolazione fondamentale.<br />

Il vocalismo tedesco:<br />

<strong>Di</strong> solito le vocali sono rappresentate in un trapezio (das Vokalviereck) che simboleggia l’apparato<br />

fonatorio:<br />

vocali anteriori vocali posteriori<br />

lunghe o brevi lunghe o brevi<br />

11


Il lato inferiore corrisponde al massimo grado di apertura, dove la vocale viene pronunciata tenendo<br />

la lingua abbassata; il lato superiore rappresenta il palato, la parte verso la quale si alza la lingua per<br />

pronunciare le vocali chiuse.<br />

Partendo dal basso:<br />

aperte:<br />

/a/ (breve, come in Stadt), /—/ (/a:/) (lunga, come in Staat)<br />

semiaperte anteriori:<br />

/ε/ (breve, come in älter), /ε:/ (lunga, come in Bär)<br />

semiaperta posteriore:<br />

/‘/ (quella breve è solo aperta, come in Stoff)<br />

semichiusa anteriore:<br />

/e/ (quella lunga è solo chiusa, come in See)<br />

semichiusa posteriore:<br />

/o/ (quella lunga è solo chiusa, come in Mond)<br />

chiuse anteriori:<br />

/Í/ (/i/) (breve, come in bitten), /i:/ (lunga, come in bieten)<br />

chiuse posteriori:<br />

/ä/ (/u/) (breve, come in Lust), /u:/ (lunga, come in gut)<br />

Per semplificare, useremo solo i simboli /e/, /i/ e /u/ per indicare le brevi (e le corrispondenti lunghe<br />

con “:”).<br />

Al centro del trapezio ci sono due suoni “indistinti” presenti solo in sillaba atona:<br />

- /ə/ (schwa): nel suff. -en (es. sagen), in fine di parola (es. Sache), nei prefissi atoni be- e ge- (es.<br />

gesehen, Bedeutung).<br />

- /–/ (schwa bassa): nella sillaba -er, e nei nessi , (es. Lehrer, ihr,<br />

Ohr, Spur).<br />

Nel Vorwort di Max und Moritz la rima baciata sottolinea alcuni di questi suoni. Per es. il primo e il<br />

secondo verso terminano con bösen / lesen, che hanno una schwa nella sillaba finale: entrambi i<br />

versi si concludono con una sillaba atona (anche il primo verso, anche se giambico, termina in<br />

modo weiblich “femminile”, cioè con sillaba atona), quindi nelle due parole vengono pronunciate<br />

piene solo le vocali radicali (bösen, lesen). Nel caso di angenehmer ~ bequemer (vv. 13-14) le<br />

parole terminano con /–/. Terminano con schwa Schule ~ Stuhle (vv. 15-16).<br />

bösen ~ lesen è anche un caso di rima imperfetta (nel vocalismo), così come quälen ~ stehlen (vv.<br />

11-12). Qui abbiamo due casi di vocali metafonizzate. Nel caso di bösen, il grafema <br />

rappresenta il suono /ø/, che nel trapezio vocalico è molto vicino a /e/, ma si articola leggermente<br />

più verso l’interno dell’apparato fonatorio, anche se la pronuncia sembra molto avanzata solo per la<br />

presenza dell’arrotondamento delle labbra, che non occorre invece per articolare /e/.<br />

Per quanto riguarda quälen, rappresenta il fonema /ε:/, più aperto di , che invece<br />

rappresenta il fonema /e:/.<br />

Per rappresentare le vocali lunghe uno dei modi è proprio quello di far seguire la vocale dal grafema<br />

, come in stehlen. Nel testo ci sono molti esempi con : Lehren, bekehren, stehlen, wehe,<br />

sehe, inoltre abbiamo un esempio anche con , Stuhle. Esempi con le altre vocali:<br />

/a:/ Ahnung, /i:/ di ihnen, /o:/ di ohne, /u:/ di Ruhe<br />

Le vocali lunghe possono anche essere indicate solo dalla vocale semplice. In questo caso si deve<br />

conoscere la parola per poterla pronunciare correttamente (eventualmente con l’aiuto di un<br />

dizionario di pronuncia). Nel testo abbiamo bösen, lesen, quälen. Altri esempi:<br />

12


a:/ baden, /e:/ reden, /i:/ Igel, /o:/ Rose, /u:/ Ufer<br />

Un’altra possibilità è con la ripetizione della vocale:<br />

/a:/ Staat, /e:/ See, /o:/ Boot.<br />

Con ci sono solo due vocali lunghe in sillabe a contatto, ma solo in prestiti, es. liieren. Anche<br />

si trova solo quando due sillabe entrano in contatto, come in Anschauung.<br />

La vocale /i:/ può essere rappresentata anche da (Biene), o da (ziehen). Nel testo<br />

abbiamo alcuni esempi: Beispiel, hier, diesen, hießen, getrieben, aufgeschrieben, ecc.<br />

NB: la lunghezza vocalica si può riconoscere spesso dalla consonante successiva: se la consonante è<br />

semplice, la vocale è lunga (Käse, <strong>Di</strong>ebe…) ; se ci sono due consonanti o una consonante geminata,<br />

la vocale precedente è breve (Bank, Sonne…) (tranne rare eccezioni).<br />

Le vocali lunghe metafonizzate possono essere rappresentate dal segno semplice o dal segno<br />

seguito da . Non esiste la grafia con la doppia vocale:<br />

/¤:/ = Wärme zäh<br />

/ø:/ = blöd Höhle<br />

/y:/ = müde kühn<br />

La metafonia:<br />

La metafonia (der Umlaut) è il fenomeno con il quale le vocali posteriori si spostano in avanti per<br />

influsso di una /i/ successiva (esistente in passato, oggi non è detto che sia più presente):<br />

/i/ /y/<br />

/ ø:/<br />

/ó/<br />

/ε/<br />

Quindi:<br />

/a/ > /¤/ (), es. du fährst<br />

/‘/ > /ó/ (), es. die Hölle<br />

/o:/ > /ø:/ (), es. die Möwe<br />

/u/ > /y/, /y:/ (), es. fühlen, Wüste<br />

/a/<br />

La metafonia ha valore morfologico e lessicale:<br />

- permette di distinguere i corradicali (cfr. più avanti la formazione del nome), come nel testo<br />

(Übel)tätigkeit, da Tat,<br />

- permette di coniugare i verbi, es. ich fahre, du fährst;<br />

- permette di distinguere il singolare dal plurale, es. nel testo abbiamo Äpfel.<br />

- si devono distinguere bene (nella pronuncia) le vocali semplici da quelle metafonizzate, per es. in:<br />

/‘/ ≠ /ó/ Gott ≠ Götter<br />

Kopf ≠ Köpfe<br />

/o:/ ≠ /ø:/ groß ≠ Größe<br />

hoch ≠ Höhe<br />

/‘/<br />

/o/<br />

/u/<br />

13


u/ ≠ /y/ Lust ≠ Lüste<br />

Mutter ≠ Mütter<br />

/u:/ ≠ /y:/ Kuh ≠ Kühe<br />

Demut ≠ demütig<br />

I dittonghi (der <strong>Di</strong>phthong, -e):<br />

In tedesco i dittonghi sono sempre discendenti, cioè l’accento cade sul primo dei due elementi, e la<br />

seconda vocale è molto breve:<br />

- /a i / , (la grafia può avere valore distintivo, cfr. die Seite “pagina” ~ die Saite “corda<br />

musicale”)<br />

- /a u / (es. der Baum)<br />

- /u i / (es. Pfui, das Etui) (questo dittongo si trova solo in prestiti o a contatto tra due sillabe, es.<br />

Bauingenieur)<br />

- /a u / può anche essere metafonizzato: /a u / > /‘ y / , (es. Bäume, das Feuer).<br />

Il primo Streich:<br />

(v. 2) Federvieh “animali con le penne, pennuti”<br />

(v. 3) der Eier wegen (wegen + gen.) “a causa delle uova”<br />

(v. 9) der Pfühl (-e) “giaciglio, guanciale” (arcaico)<br />

(v. 23) verlegen “collocare”<br />

(v. 31) sich besinnen “rendersi conto”<br />

(v. 32) von hinnen “via da qui” (arcaico) (sottinteso il verbo di movimento)<br />

(v. 33) in die Kreuz und in die Quer “qua e là”, “in lungo e in largo”<br />

(v. 36) herje ecc. interiezione “oibò, ahimè” (o simili)<br />

(v. 38) hangen: forma arcaica di hängen.<br />

(v. 40) bang “impaurito”<br />

(v. 51) tiefbetrübt “afflitta”<br />

(v. 53) der Strang (-e) “corda”<br />

Nel Vorwort abbiamo trovato:<br />

drum (v. 21) = darum,<br />

e nel primo Streich:<br />

Müh’ (v. 1) = Mühe<br />

übers (v. 22) = über das<br />

Quer (v. 33) = Quere<br />

Aug’ (v. 47) = Auge<br />

all’ (v. 48) = alle<br />

In tutti questi casi è caduta una vocale. Questo fenomeno è ben visibile in poesia, sia per esigenze<br />

metriche, sia perché spesso la poesia riproduce la lingua parlata. Infatti quando si parla<br />

velocemente, le vocali atone (già indebolite in schwa) spesso si perdono e cadono, come registra<br />

anche la grafia. A volte possono cadere anche consonanti in sillaba atona o debolmente accentata:<br />

- apocope (die Apokope): è la caduta di una vocale in fine di parola, es. habe > [hap h ] (hab). In<br />

fine di parola può anche cadere una consonante, es. schon [Éo:], nicht [niç], und [un].<br />

- aferesi (die Aphärese): è la caduta di un suono all’inizio di parola, di solito cade il dittongo<br />

dell’articolo indeterminativo einen [nen] (‘nen), ma può cadere anche una consonante, es. dem<br />

[em] (‘em).<br />

- sincope (die Synkope): è la caduta di vocale all’interno di parola, sia quando nella sillaba finale<br />

c’è l, m, n: es. reden [re:dn] (redn), Vogel [fo:gl] (Vogl), einsam [a i nsm] (einsm), sia quando c’è<br />

il prefisso ge-, es. Geduld [gdult] (Gduld).<br />

14


Altri due fenomeni di questo tipo, che però più raramente sono registrati graficamente, sono:<br />

- contrazione (die Kontraktion): è la fusione di due sillabe in una, es. (wir) haben [ham], auf dem<br />

[aufm], wenn es [v¤ns] (wenns, wenn’s: in quest’ultimo caso si può parlare anche di aferesi di<br />

es).<br />

- indebolimento (die Abschwächung): la vocale (atona) finale di parola o di frase tende ad essere<br />

pronunciata schwa: es. hast du [hastŸ], haben sie [hamzŸ] (nel secondo caso c’è anche<br />

contrazione).<br />

A volte si possono incontrare in poesia anche forme contrarie, cioè parole con vocali in più, non<br />

etimologiche. Nel testo per ora ne abbiamo trovato un caso: kühle (v. 10), che forse è stato<br />

modificato solo per esigenze di rima. Questi fenomeni avvengono nel corso della storia della lingua<br />

e hanno funzione eufonica.<br />

I fenomeni di aggiunta di suono sono:<br />

Epitesi (die Epithese) = aggiunta di un suono in fine di parola, es.<br />

Davide < David<br />

niemand < nie-man<br />

Epentesi (die Epenthese) = aggiunta di un suono all’interno di parola, es.<br />

casta < casa<br />

wesentlich < wesen-lich<br />

Prostesi / protesi (die Prothese) = aggiunta di un suono all’inizio di parola, es.<br />

per iscritto < scritto<br />

der Esprit < spiritus<br />

Il sistema consonantico tedesco:<br />

Le consonanti possono essere sorde o sonore; se vibrano le corde vocali il suono è sonoro, se non<br />

vibrano è sordo. Nel libro di fonetica di Evelyn Frey la lez. 4 è dedicata alla scoperta dei suoni sordi<br />

o sonori. Gli esercizi devono essere svolti “bisbigliando” (flüstern). Quando si bisbiglia si sente che<br />

le corde vocali non sono coinvolte. È stato notato che esercitandosi a parlare bisbigliando la<br />

pronuncia migliora molto. Se gli esercizi vengono svolti regolarmente, aumenta il volume del fiato,<br />

la voce diventa più forte e la pronuncia più chiara.<br />

<strong>Di</strong>e Konsonanten:<br />

der Plosiv (-e) “occlusiva”<br />

der Frikativ (-e) / der Reibelaut (-e) “fricativa”, “spirante”<br />

die Liquida (-iden) “liquida”<br />

der Nasal (-e) “nasale”<br />

die Affrikata (-ten) “affricata”<br />

der Hauchlaut (-e) “aspirata” (/h/)<br />

N.B: <strong>Di</strong>stinguere: MODI di articolazione: - occlusiva, spirante (fricativa) e affricata.<br />

- sorda (stimmlos), sonora (stimmhaft)<br />

LUOGHI di articolazione: - labiale, dentale, velare<br />

<strong>Di</strong>e Plosive:<br />

SORDE<br />

stimmlos<br />

SONORE<br />

stimmhaft<br />

labiali<br />

labiale Laute<br />

/p/<br />

[p], [p h ]<br />

/b/<br />

[b], [p h ]<br />

dentali<br />

dentale Laute<br />

/t/<br />

[t], [t h ]<br />

/d/<br />

[d], [t h ]<br />

velari<br />

velare Laute<br />

/k/<br />

[k], [k h ]<br />

/g/<br />

[g], [k h ], [ç]<br />

15


<strong>Di</strong>e labialen Plosive<br />

- Il fonema /p/ è la occlusiva labiale sorda. Si può incontrare in tutte le posizioni. Il suono è reso<br />

graficamente con e, all’interno e in fine di parola, anche con (sempre con pronuncia<br />

“singola”!). Es. Paar, Hupe, Treppe, Typ, Stopp.<br />

La /p/ può essere pronunciata [p] oppure [p h ]. In tedesco è frequente la pronuncia [p h ], soprattutto in<br />

fine di parola (ma si può sentire in tutte le posizioni). Si tratta di una pronuncia di /p/ seguita da una<br />

lieve “esplosione” o “aspirazione”, che fa fuoriuscire l’aria di colpo.<br />

Cfr. libro di fonetica: la lezione 3 è dedicata a questa particolarità della lingua <strong>tedesca</strong>. Gli esercizi<br />

sono chiamati Blatt- und Kerzenübungen perché dovrebbero essere svolti tenendo davanti a sé un<br />

foglio oppure una candela accesa: se le occlusive vengono pronunciate correttamente con la<br />

“esplosione”, il foglio dovrebbe muoversi oppure la candela spegnersi.<br />

- Il fonema /b/ è la occlusiva labiale sonora. All’inizio e all’interno di parola si pronuncia [b], in<br />

fine di parola si ASSORDA (oltre ad avere la leggera “esplosione”). La grafia può essere <br />

all’inizio di parola (Bein), o all’interno di parola (haben, Ebbe) (sempre con pronuncia<br />

“singola”!) e in fine di parola (gelb).<br />

NB. In fine di parola tutti i suoni sonori sono sempre pronunciati SORDI. Nel caso delle occlusive,<br />

inoltre, la consonante, diventata sorda, è pronunciata con la “esplosione”, es. gelb [g¤lp h ].<br />

<strong>Di</strong>e dentalen Plosive<br />

- Il fonema /t/ è la occlusiva dentale sorda. Si può incontrare in tutte le posizioni e può essere<br />

pronunciato con l’aspirazione [t h ]. Il suono è reso graficamente all’inizio di parola con (Tee),<br />

all’interno di parola con e (sempre con pronuncia “singola”, per indicare che la vocale<br />

precedente è breve!) (Vater, Ratte), e in fine di parola con , o (Rat, matt, Stadt).<br />

- Il fonema /d/ è la occlusiva dentale sonora. Si pronuncia sonoro all’inizio e all’interno di parola, e<br />

sordo in fine di parola, anche in questo caso con l’esplosione. Il grafema che rappresenta /d/ può<br />

essere all’inizio di parola (dieser), all’interno di parola o (oder, Widder) e in fine di<br />

parola solo (Rad).<br />

NB. Rad si pronuncia [ra:t h ], esattamente come Rat! I due termini sono quindi omofoni, anche se<br />

non omografi, ed è solo la grafia (oltre che il contesto) che permette di distinguerne il significato.<br />

<strong>Di</strong>e velaren Plosive<br />

- Il fonema /k/ è la occlusiva velare sorda. Si può incontrare in tutte le posizioni e può essere<br />

pronunciato [k h ]. La grafia è all’inizio di parola (kalt), o all’interno di parola (Haken,<br />

Decke) e in fine di parola (buk, Bank, Druck). In fine di parola la grafia è rara: si trova nel<br />

preterito di alcuni verbi forti come backen-buk-gebacken “cuocere al forno” (oggi si usa<br />

prevalentemente debole, cioè backen – backte – gebackt) o dopo (Bank, danke).<br />

In alcuni prestiti si può trovare anche la grafia (Charakter).<br />

- Il fonema /g/ è la occlusiva velare sonora. La grafia può essere e, all’interno di parola, anche<br />

. Si pronuncia sonora all’inizio e all’interno di parola (Geld, legen, Flagge), mentre in fine di<br />

parola ci sono due possibilità: il grafema può essere pronunciato sordo [k h ] oppure spirante [ç].<br />

La pronuncia è spirante quando la parola termina con -ig. Es. Weg [ve:k h ], König [kø:niç] (in<br />

Baviera e Austria: [kø:nik h ]).<br />

<strong>Di</strong>e Frikative (Reibelaute)<br />

<strong>Di</strong>e Labialen Frikative<br />

- /f/ è la spirante sorda labiodentale. Si rende graficamente con , oppure (all’interno e in fine di<br />

parola) con o con : Fleck, fallen, Hafen, Affe, Beruf, Schiff. Anche qui la consonante<br />

doppia serve solo a indicare la voc. precedente breve.<br />

16


La grafia invece non appare mai doppia. Si trova in tutte le posizioni: viel, nerven, Passiv,<br />

anche se all’interno e in fine di parola si tratta solo di termini di origine straniera.<br />

- /v/ è l’equivalente sonora. Anche /v/ si rende graficamente con in alcuni prestiti: Vase, oval,<br />

aktiv (anche se la pronuncia tende a essere “tedeschizzata” con [f] soprattutto alla fine di parola).<br />

Altra grafia, più comune in tedesco, è (che non si pronuncia semivocale [w] come in inglese!).<br />

La grafia si trova solo all’inizio e all’interno di parola: Wald, Möwe, mentre in fine di parola si<br />

trova solo quando la parola si apocopa nella lingua parlata (Löwe > Löw). In questi casi la<br />

pronuncia si assorda ([lø:f]), come nel caso delle occlusive.<br />

<strong>Di</strong>e dentalen Frikative<br />

- /s/ è la spirante alveolare sorda,<br />

- /z/ è la corrispondente sonora.<br />

La grafia è , o ( = eszet, oppure scharfes s):<br />

Inizio di parola: sempre sonora [z] (so, die Sache)<br />

interno di parola: sonora [z] in posizione intervocalica (reisen)<br />

sorda [s] vicino a /t/ (kosten)<br />

nella geminata (reißen, das Messer)<br />

Fine di parola: la pronuncia è sempre SORDA (der Reis, heiß, der Riss).<br />

In base alle nuove regole ortografiche, si usa quando la vocale precedente è breve (Kasse,<br />

Kuss, müssen), quando la vocale precedente è lunga (Soße, Gruß).<br />

A differenza delle altre consonanti, che indicano la vocale breve se sono doppie, davanti a ,<br />

o la vocale può essere breve o lunga.<br />

<strong>Di</strong>e palatalen Frikative<br />

- /í/ è una fricativa palatoalveolare sonora. Si incontra all’inizio e all’interno di parola solo in<br />

prestiti, es. Genie, Garage.<br />

- /É/ è la corrispondente fricativa palatoalveolare sorda. Si scrive oppure . Si incontra<br />

all’inizio di parola quando è seguita da /p/ o /t/, quindi il nesso si legge [Ét] e [Ép] (Stein,<br />

sparen). La spirante /É/ però più frequentemente viene rappresentata dal grafema , che si trova<br />

in tutte le posizioni (Schaum, Nische, Tisch).<br />

Si può trovare anche la grafia in prestiti, es. Chalet.<br />

Der velare Frikativ /h/<br />

La spirante velare sorda /h/ si scrive all’inizio di parola: es. Haus. È raro all’interno di parola,<br />

es. der Uhu.<br />

Si distingue tra Ich-Laut e Ach-Laut.<br />

Lo Ich-Laut [ç] è propriamente palatale, o comunque con una pronuncia più avanzata rispetto allo<br />

Ach-Laut [x], che si articola vicino alla /a/. La variante [ç] è più diffusa della variante [x]. La grafia<br />

più comune in entrambi i casi è :<br />

Inizio di parola: solo in prestiti, es. die Chemie [ç-]<br />

Interno e fine di parola: la pronuncia palatale o velare dipende dalla vocale vicina:<br />

(velare) “Ach-Laut” [x], # quando il suono segue le vocali posteriori /u/, /o/, /a/, /au/:<br />

Buch, Loch, Bach, Bauch, lachen, lochen, suchen, tauchen<br />

(palatale) “Ich-Laut” [ç], # quando il suono segue le vocali anteriori /i/, /e/ e il dittongo /ai/:<br />

ich, brechen, Zeichen<br />

# quando il suono segue le vocali metafonizzate (che sono anteriori):<br />

Bücher, Löcher, Bäche, Bäuche (anche se al sing. si pronunciavano<br />

[x], cfr. poco più sopra)<br />

# quando il suono segue le consonanti /n/, /l/, /r/:<br />

manch, Dolch, durch<br />

17


Un caso particolare è il grafema nel suffisso diminutivo -chen: questo si pronuncia con la<br />

spirante palatale [ç] indipendentemente dalla vocale precedente:<br />

Frauchen, Häuschen.<br />

Si noti questa coppia minima, che fa notare bene la differenza tra [x] e [ç] in parole simili:<br />

Kuchen [x] ~ Kuhchen [ç]<br />

<strong>Di</strong>e Affrikaten<br />

Le affricate sono due suoni di articolazione vicina che si pronunciano insieme, uno occlusivo e uno<br />

fricativo:<br />

labiale: /pf/ Pferd, opfern, Kopf<br />

dentale: /ts/ Cäcilie<br />

solo all’interno e in fine di parola (sitzen, Satz).<br />

solo in fine di parola (stets, vorwärts)<br />

in tutte le posizioni: (der Zettel, heizen, der Pilz).<br />

(attenzione a : si pronuncia [ts], non [dz]!)<br />

Sono considerate affricate anche i seguenti nessi (dove i singoli elementi si articolano in posizioni<br />

diverse):<br />

- /kv/ è la affricata labiodentale. Si incontra solo all’inizio e all’interno di parola. La grafia è ,<br />

es. Quelle, bequem.<br />

- /ks/ è una affricata formata da occlusiva velare + fricativa dentale. Grafie:<br />

si trova solo all’interno di parola (Hexe). All’inizio e alla fine di parola si trova solo in prestiti<br />

(xenophob, fix).<br />

/ : queste grafie si trovano solo all’interno o in fine di parola, es. Ochse,<br />

Wachs, knicksen (“spezzare”, ma anche “inchinarsi”), stracks (“subito”,<br />

“direttamente”).<br />

Tra le fricative abbiamo anche una semivocale (Halbvokal):<br />

- /j/ è la fricativa dorsopalatale sonora. Può essere considerata anche semivocale o semiconsonante e<br />

si incontra vicino a una vocale. Si rende graficamente con e si incontra solo all’inizio (Jäger) o<br />

all’interno di parola (Boje). Altra grafia è in prestiti, es. Yoga.<br />

Yacht si scrive anche Jacht, e questa grafia sarebbe più corretta, perché la variante in è stata<br />

introdotta dall’inglese, ma la parola inglese è di origine <strong>tedesca</strong> (infatti si legge [jaxt]). (Origine di<br />

Jacht: è l’abbreviazione di Jachtschiff, con una grafia adattata dal bassotedesco. Corrisponde alla<br />

parola das Jagdschiff “nave da caccia”, cioè una nave molto veloce.)<br />

<strong>Di</strong>e Liquiden<br />

- Il fonema /l/ è una liquida laterale apicodentale. Si pronuncia [l] all’inizio (Lob), all’interno<br />

(malen, bellen) e in fine di parola (Mehl, hell). Può essere rappresentato dal grafema oppure<br />

. In entrambi i casi la pronuncia è [l], la presenza della doppia serve solo a indicare che la<br />

vocale precedente è breve.<br />

- Il fonema /r/ è una liquida che può avere pronuncia vibrante (= occlusiva) o spirante. Il fonema<br />

può essere rappresentato da oppure (come per /l/, la pronuncia non è comunque<br />

“semplice”, serve solo a indicare la lunghezza della vocale precedente). Si può incontrare<br />

all’inizio di parola (Rat), all’interno (hören, sperren), e in fine di parola (Lehrer, Narr).<br />

La /r/ ha diversi allofoni (das Allophon, -e), cioè modi diversi di realizzare il fonema:<br />

[r] = vibrante apicale (è la variante bavarese e italiana)<br />

[R] = vibrante uvulare (è la variante più comune in Germania)<br />

In tedesco si deve fare attenzione inoltre alla variante vocalizzata (vista prima):<br />

[–] (es. das Gehör [gŸ»hø:–])<br />

18


<strong>Di</strong>e Nasale<br />

- Il fonema /m/ è la nasale bilabiale. Si pronuncia [m] in tutte le posizioni: all’inizio di parola<br />

(mild), all’interno (Blume, kommen) e in fine di parola (Ruhm, komm!). Il fonema può essere<br />

rappresentato da o (sempre [m]!).<br />

- Il fonema /n/ è la nasale apicodentale. È resa graficamente da o e la pronuncia è sempre<br />

[n]. Si incontra all’inizio di parola (Nacht), all’interno (Bühne, kennen) e in fine di parola (Bahn,<br />

kann).<br />

- Il fonema /ŋ/ è la nasale velare (in italiano si trova in parole come cinque, panca). In tedesco è<br />

rappresentata dal digrafo (das <strong>Di</strong>graph, -e) (che deve essere pronunciato [ŋ], non [n+g]!). Il<br />

suono si incontra solo all’interno di parola (singen) o in fine di parola (Klang).<br />

Errori di pronuncia (cfr. lez. 8 Frey, che contiene esercizi che mirano a correggere gli errori<br />

personali):<br />

attenzione a non pronunciare mai la “vocale di appoggio” quando una parola termina per<br />

consonante! (es. *klang-e, ma anche nacht-e, und-e ecc.), come nella frase pronunciata da un<br />

personaggio del romanzo di Jan Weiler, Maria, ihm schmeckt’s nicht!, un italiano emigrato in<br />

Germania:<br />

I binne de Vater von de schöne Braut hier. Darfe i fragene, wer Sie denne sinde?<br />

Questo è il modo in cui un tedesco percepisce la pronuncia di un italiano che parla (male) tedesco.<br />

/É/ è la fricativa palatoalveolare sorda. Ricordarsi che i nessi e si leggono palatali ([Ét],<br />

[Ép]) solo all’inizio di parola:<br />

Spiel sparen Stein Stiefel<br />

All’interno di parola il nesso è formato soltanto da [s+p], [s+t] e si trova solo in prestiti (altrimenti<br />

in parole germ. -p- > f), es. Wespe, Aspekt, Inspektor, inspirieren, Polster, Konstitution, anche il<br />

nome proprio Hoffmannsthal, che spesso si sbaglia (anche se è chiaro qui che entrano in<br />

contatto da due sillabe diverse).<br />

Lo stesso dicasi per il nesso in fine di parola, che non si palatalizza (mentre non esiste in<br />

fine di parola in tedesco!): Lust, West, Test, Durst, Wurst, selbst, <strong>Di</strong>enst, Obst, ecc.<br />

Il caso di Hoffmanns|thal ci fa capire che è importante saper separare correttamente gli elementi<br />

all’interno di una parola, infatti e si incontrano spesso, ma in casi diversi:<br />

- quando costituiscono comunque la sillaba iniziale, come in Angelsport, Beispiel, Edelstein,<br />

Nährstoff;<br />

- quando non appartengono alla stessa sillaba, per cui vanno pronunciati separati. Per es.<br />

Amtsperiode, auspacken, Donnerstag, Preisträger, ecc.<br />

Per esercitarsi a osservare l’ortografia delle parole e imparare a distinguerne i morfemi (cioè le parti<br />

di parola) possono essere utili gli esercizi della lez. 6 del libro di fonetica, che applicano il metodo<br />

della “lettura di un testo attaccato” (einen zusammenhängenden Text lesen). Qui abbiamo un testo<br />

dove tutte le parole sono scritte una attaccata all’altra senza interpunzione né maiuscole. Lo<br />

studente, in base all’ortografia, deve distinguere le parole e poi leggere la frase, es.<br />

eswareinmalineinemdorfeinkleinesmädchendashübschestedasmansichvorstellenkonnte<br />

(= Es war einmal in einem Dorf ein kleines Mädchen das Hübscheste, das man sich vorstellen<br />

konnte).<br />

Per esercitare la pronuncia sono utili anche altri esercizi proposti dalla Frey:<br />

-- Gli es. 53-57 della lez. 6 riguardano la tecnica della lettura all’incontrario (rückwärts lesen). È un<br />

esercizio fonetico che consiste nel leggere una parola suono per suono partendo dal fondo, es.<br />

Plattenspieler /–/, /l/, /i:/, /p/, /É/, /n/, /Ÿ/, /t/, /a/, /l/, /p/.<br />

Questo insegna che leggendo (mentalmente o a voce alta) le parole non vengono pronunciate lettera<br />

per lettera. L’occhio di solito legge solo l’inizio di una parola, cioè la radice, la parte che porta il<br />

19


significato, e non ha bisogno di leggerla fino in fondo, saltando direttamente alla prima sillaba che<br />

di nuovo fornisce un senso alla frase. Questo meccanismo funziona soprattutto nella lingua madre<br />

perché il lettore conosce sufficienti parole e le identifica più velocemente. Questi esercizi aiutano lo<br />

studente ad applicare questo meccanismo correttamente anche alla lingua <strong>tedesca</strong>. Leggendo<br />

all’incontrario lo studente non può riconoscere la parola già dopo tre o quattro lettere e si deve<br />

concentrare sulla corretta articolazione dei singoli suoni.<br />

-- Gli esercizi della lez. 7: Qui viene trattato il “metodo Frey” (di Evelyn Frey): è una combinazione<br />

di “fago-fonetica” (Phago-Phonetik) e di scioglilingua (Zungenbrecher). Il prefisso “fago-” viene<br />

dal greco phagein “mangiare”. Il metodo della fago-fonetica consiste nel parlare a bocca piena nel<br />

modo più nitido possibile. Si consiglia di provare con mezza michetta sbriciolata, che si scioglie più<br />

lentamente. La difficoltà consiste nel trattenersi dal masticare e ingoiare i pezzetti di pane.<br />

Gli scioglilingua, che contengono suoni difficilmente producibili oppure serie di suoni difficilmente<br />

combinabili, sono, da soli, un esercizio che stanca presto perché è facile sbagliare. Se invece si<br />

prova a pronunciare gli scioglilingua con la fago-fonetica, la lettura è più lenta, ci si concentra di<br />

più sui singoli suoni, e la lettura è più chiara.<br />

Il secondo Streich<br />

(v. 5) die Verstorb[e]nen “i defunti”<br />

(v. 5) hienieden “quaggiù, sulla Terra” (arcaico)<br />

(v. 6) abgeschieden “dipartiti”<br />

(v. 8) verzehren “consumare”<br />

(v. 10) nackt, bloß “nudi”<br />

(v. 11) abgerupft “spennati” (lett. “strappati”)<br />

(v. 14) scharren “razzolare”<br />

(v. 16) der Spitz “volpino”<br />

(v. 18) heißen “ordinare, comandare” (usato in forma impersonale)<br />

(v. 21) die Gurgel “gola”<br />

(v. 22) schmurgeln “soffriggere”<br />

(v. 25) der Sauerkohl “crauti”<br />

(v. 27) schwärmen (für) “andare matto per”<br />

(v. 28) aufwärmen “riscaldare”<br />

(v. 31) der Vorbedacht “premeditazione”<br />

(v. 35) das Num[e]ro “numero” (arcaico)<br />

(v. 45) angewurzelt “di stucco” (lett. “che ha messo radici”)<br />

(v. 50) (jdm.) kommen “trattare”, “comportarsi con”<br />

(v. 57) der Hühnerschmaus “il banchetto di polli”<br />

Il “colpo di glottide”:<br />

È indicato da [?] oppure [|]. In tedesco “glottide” si dice die Glottis oppure die Stimmritze ed è lo<br />

spazio tra le corde vocali, che viene chiuso. “Colpo di glottide” si dice Stimmritzenverschlusslaut.<br />

Infatti è considerato un suono occlusivo laringale. Avviene quando si pronuncia una vocale iniziale<br />

senza che questa venga legata alla parola precedente, es.<br />

Affe Ecke Inn Ochse Ufer<br />

Questo si nota bene soprattutto dopo prefisso, come in beachten [bə?axtn].<br />

Anche in italiano esiste, cfr. da amare, che non si legano, altrimenti sembra da mare.<br />

Se teniamo presente il colpo di glottide ci rendiamo conto meglio dell’importanza di distinguere le<br />

parole che iniziano per vocale e per /h/ (cfr. esempio, già visto, di in – hin – hing), ma questo vale<br />

anche per sost. o verbi, es.<br />

aber – der Haber<br />

ader – der Hader<br />

alle – die Halle<br />

20


eben – heben<br />

der Eber – der Heber<br />

die Ecke – die Hecke<br />

und – Hund ecc.<br />

Il terzo Streich:<br />

(v. 3) der Rock “giacca”<br />

(v. 6) die Gamaschen “le ghette”<br />

(v. 9) flicken “rammendare”<br />

(v. 10) abschneiden, anstücken “accorciare, allungare”<br />

(v. 20) verdrießlich “seccato”, “irritato”<br />

(v. 31) Ziegenböck: gioco di parole tra Böck (il nome del sarto) e Bock “montone”; Ziegenbock<br />

“caprone”.<br />

(v. 32) meck: il verso della pecora<br />

(v. 35) (jemandem) geht es wider die Natur: “urtare la sensibilità di”<br />

(v. 37) die Elle: “il metro” (come strumento di misura) (equivale a circa 55-85 cm.; die Elle è anche<br />

l’osso dell’avambraccio “ulna”).<br />

(v. 47) die Todeshast: Hast “fretta, furia”; Tod “morte” (quindi “nella foga [della paura] di morire”)<br />

(v. 48) krampfhaft: “spasmodicamente”<br />

(v. 54) das Magendrücken “il mal di stomaco”<br />

(v. 60) hieß es “correva voce”<br />

Intonazione (prosodia):<br />

Fondamentale è distinguere tra:<br />

- intonazione discendente (fallende Intonation) frase affermativa e esclamativa,<br />

- intonazione ascendente (steigende Intonation) frase interrogativa.<br />

Per es. in questa storiella (tratta da: Halfold – Pilch (ed.), Intonation. Narr, Tübingen 1994, p. 123)<br />

abbiamo esempi di frasi affermative, interrogative ed esclamative:<br />

Trockene Bemerkung. Der Theaterdirektor saß während der Probe in der fünften Reihe und hatte<br />

ausnehmend schlechte Laune: ___/-----------_/-------\__<br />

Seit einer Stunde mäkelte, knurre und schimpfte er.____/---\__<br />

Kein Wunder, daß die Schauspieler erst recht nervös wurden. _/------\__<br />

Schließlich sprang der Gewaltige zornig auf. __/----\__<br />

“Nun reicht es mir aber! _/---\__<br />

Bin ich hier in einer Irrenanstalt?”. _______/--<br />

“Unmöglich”, sagte eine Schauspielering trocken. _/-----\__<br />

Der <strong>Di</strong>rektor starrte die Mutige an. ___/---\___<br />

“Ich möchte wissen, was daran unmöglich ist! ____/----\__<br />

“In einer Irrenanstalt, sagte die Schauspielerin, ist mindestens der <strong>Di</strong>rektor normal”. _____/---\__<br />

L’accento può cadere anche sul punto che vogliamo sottolineare, es. Sie fährt heute nach München<br />

(oggi, non domani) ≠ Sie fährt heute nach München (lei, non lui) ≠ Sie fährt heute nach München<br />

(normale, senza particolari sottolineature).<br />

Per esercitare l’intonazione si devono fare gli esercizi della Frey nella lez. 5, che prevedono di<br />

“borbottare” (brummen) le frasi. Questo metodo è molto utile per rendere l’ascolto più sensibile alle<br />

caratteristiche prosodiche del discorso: Wortintonation e Satzmelodie, che in questo modo sono più<br />

riconoscibili nel loro schema di sillabe e accenti.<br />

21


La chiarezza nella pronuncia può essere migliorata anche grazie a una lettura consapevole e<br />

corretta. Nella lez. 6 si può esercitare anche un’altra tecnica di lettura, la “lettura all’indietro” (von<br />

hinten lesen): una frase viene letta parola per parola iniziando dal fondo e man mano aggiungendo<br />

una parola. In questo modo si fa più attenzione all’intonazione e agli accenti della frase. Es. Ich<br />

habe sehr gehofft, dass er heute kommt. kommt. heute kommt. er heute kommt. ecc.<br />

Wortbetonung: accento della parola.<br />

A proposito degli esercizi sul rückwärts lesen si era detto che l’occhio tende a leggere solo la parte<br />

iniziale della parola e a saltare alla parola successiva senza far molto caso alla parola intera. Infatti<br />

le parole (non solo in tedesco) sono formate generalmente da radice + eventuali desinenze (chiamati<br />

morfemi: il morfema è il più piccolo elemento di una parola dotato di significato). Per es. in italiano<br />

amic-o: qui abbiamo il morfema lessicale amic- e il morfema grammaticale -o che specifica che il<br />

nome è maschile singolare. In italiano di solito i morfemi non sono liberi, cioè devono sempre<br />

legarsi un morfema lessicale e uno grammaticale.<br />

In tedesco invece ci possono essere anche i morfemi lessicali liberi, come Freund, adesinenziale al<br />

singolare, che invece aggiunge un morfema grammaticale al plurale: Freund-e. Simile è la struttura<br />

dei derivati con suffisso, per es. freund-lich: la radice è il morfema lessicale, e -lich è il morfema<br />

derivazionale.<br />

Ma mentre in italiano l’accento più comune è quello piano, in tedesco la radice è fortemente<br />

accentata sul primo elemento vocalico, appunto la vocale radicale.<br />

Quando l’accento non cade sulla sillaba radicale, si tratta di una parola di origine straniera, un<br />

prestito abbastanza recente da non essersi ancora adattato alla pronuncia <strong>tedesca</strong>.<br />

Ecco che anche in poesia il calcolo metrico è diverso in italiano e in tedesco: in italiano si contano<br />

le sillabe, in tedesco si contano gli accenti. Es.<br />

Per me si va ne la città dolente (endecasillabo = 11 sillabe)<br />

Durch mich geht man hinein zur Stadt der Trauer (pentametro = 5 accenti e più sillabe)<br />

Se prendiamo gli esempi dal testo, vediamo che la maggior parte delle parole ha l’accento sulla<br />

radice, sulla prima sillaba. Es. dallo Streich 3, v. 4: qui ci sono solo parole bisillabiche, tutte<br />

accentate sul primo elemento: lange Hosen, spitze Fräcke.<br />

Ovviamente nelle parole monosillabile l’accento è sull’unica vocale: lang, spitz, Frack, ma le parole<br />

bisillabiche sono tutte accentate sulla prima sillaba.<br />

Nel v. 5: Westen mit bequemen Taschen l’accento è sempre sulla prima sillaba, tranne che nella<br />

parola bequem, perché be- è un prefisso atono.<br />

I prefissi atoni sono be-, er-, ent-, ge-, ver-, zer- (che sono anche quelli dei verbi non separabili): in<br />

questi casi l’accento cadrà sulla sillaba successiva, quella radicale. Nel testo per es. benannte (v. 2)<br />

Gemeinde (v. 17), verdrießlich (v. 20), Gebrause (v. 22).<br />

Tutti gli altri prefissi invece sono tendenzialmente tonici (quelli dei verbi separabili; più avanti si<br />

vedranno i casi particolari), per es. nello Streich 3, v. 10: abzuschneiden, anzustücken, v. 12:<br />

abgerissen: qui l’accento principale è sul prefisso, anche se c’è un accento secondario sulla radice<br />

del morfema lessicale. Nel caso di abgerissen c’è di mezzo anche il ge- atono. Ricordarsi di<br />

pronunciare ben staccato il prefisso tonico: non solo ha l’accento principale, ma si pronuncia<br />

staccato dal resto, con “esplosione” (nel caso di ab- [ap h ]).<br />

Anche nei composti la sillaba tonica che è quella radicale del primo elemento, però tutte queste<br />

parole hanno anche un accento secondario sulla radice del secondo elemento. Es. Alltagsröcke,<br />

Sonntagsröcke, Kleidungssachen, Lebenszweck, Jedermann. Una parola molto comune oggi<br />

formata da due elementi è Staatsangehörigkeit: qui l’accento principale è su Staat, poi l’accento<br />

22


secondario dobbiamo aspettare a metterlo fino a -hörig, dato che è preceduto da due prefissi, anche<br />

se an- è accentato, sicuramente non sarà questo il secondo accento più importante, ma sarà sulla<br />

radice del secondo morfema lessicale del composto.<br />

Nel caso di parole composte da tre o più elementi, l’accento principale è sul primo, poi quello<br />

secondario può essere sul secondo o sul terzo elemento. Nel testo non ci sono molti composti così<br />

lunghi (però cfr. Flintenpulverflasche, Streich 4): è difficile che ce ne siano, perché i composti<br />

lunghi sono tipici di un linguaggio tecnico o burocratico. Il classico esempio di questo tipo è<br />

Dampf|schiff|fahrt: se l’accento secondario è sul secondo elemento allora si sottolinea la parte<br />

Dampfschiff ovvero la nave; se invece l’accento secondario è sul terzo elemento allora si sottolinea<br />

Schifffahrt, ovvero il viaggio via mare. Un termine oggi molto attuale formato da tre elementi è<br />

Mobilfunkbetrieber “gestore di telefonia mobile” qui l’accento primario è su Mobil (è un prestito e<br />

conserva l’accento francese sull’ultima sillaba) e l’accento secondario cade su -betrieber. (Il<br />

composto “completo” sarebbe Mobilfunknetzbetrieber: anche in questo caso l’accento principale è<br />

sul primo elemento, quello secondario sull’ultimo.) In generale i due accenti cadono sul primo e<br />

sull’ultimo elemento in tutti i composti, anche i più lunghi, come Autobahnraststättewaschraum<br />

(sala da bagno dell’area di sosta dell’autostrada).<br />

Casi particolari con i prefissi:<br />

abbiamo visto che be-, ent-, er-, ge-, ver- e zer- sono sempre atoni (sia con nomi che con verbi)<br />

quindi in questi casi i verbi non sono separabili.<br />

Altri prefissi verbali che invece sono solo tonici e quindi separabili sono in genere quei prefissi che<br />

descrivono meglio l’azione espressa dal verbo, per es.<br />

laden aufladen, abladen<br />

gehen hingehen, weggehen, hergehen, angehen, untergehen, aufgehen, vorgehen, zugehen<br />

(in genere si tratta di prefissi tratti da preposizioni o avverbi, e possono essere usati anche come<br />

elementi a se stanti).<br />

Però ci sono alcuni di questi prefissi che possono essere tonici o atoni a seconda del ruolo sintattico<br />

e semantico del verbo. I casi principali sono:<br />

um um|fahren “travolgere”, umfahren “aggirare”<br />

durch durch|brechen “spezzare in due”, durchbrechen “forzare, passare attraverso”<br />

über über|legen “mettere sopra”, überlegen “riflettere, pensare”<br />

unter unter|stellen “collocare sotto”, unterstellen “sottoporre”<br />

I seguenti prefissi nominali invece sono sempre tonici:<br />

un- unerklärlich, Unabhängigkeit<br />

ur- Urheber, urplötzlich<br />

miss- Missverständnis, missmutig<br />

erz- Erzlüge, erzfrech<br />

(ur- e erz- sono prefissi rafforzativi)<br />

Il prefisso miss- si può usare anche con i verbi: in questo caso è atono, es. misshandeln (cfr.<br />

Misshandlung).<br />

In altri casi le oscillazioni dipendono dall’intonazione che si vuole dare alla frase, per es.<br />

davon opp. davon<br />

oppure da come si è imposta l’espressione, senza alcuna distinzione particolare di significato, es.<br />

(alles) inbegriffen, prep./avv. infolge.<br />

23


I sostantivi in -ei e i verbi in -ieren hanno l’accento sulla sillaba finale, es. Partei, Abtei, Arznei,<br />

Datei, polieren, trainieren, telefonieren, kapieren.<br />

Le abbreviazioni con due elementi hanno l’accento sul secondo elemento, es. LP (ElPe), CD<br />

(CeDe). Le sigle con tre elementi hanno un accento principale sull’ultimo elemento, ma possono<br />

averne uno secondario anche sul primo elemento, es. LKW (Lastkraftwagen) = ElKaWe, PKW<br />

(Personenkraftwagen) = PeKaWe, anche il grande magazzino di Berlino KaDeWe, Kaufhaus des<br />

Westens. Anche in questo caso i dizionari danno indicazioni.<br />

I nomi propri non seguono una regola e l’accento può cadere su qualsiasi sillaba, es. Fontane,<br />

Mörike, Berlin, Hamburg.<br />

I nomi che terminano in -ik hanno prevalentemente l’accento sulla prima o seconda sillaba,<br />

raramente sull’ultima (dipende dall’influsso della lingua da cui è tratta la parola). Hanno l’accento<br />

sulla sillaba finale: Musik, Politik, Republik, antik, Physik, Fabrik, Kritik. Tutti gli altri hanno<br />

l’accento sulla prima o sulla seconda sillaba, es. Lyrik, Technik, Chronik, Grammatik, Ethik,<br />

Rhetorik, Romantik, Linguistik.<br />

Concetto di arbitrarietà del segno linguistico (Arbitrarietät des Sprachzeichens):<br />

Nell’antichità si diceva che nominare fosse il primo atto di conoscenza che l’uomo riesce a<br />

compiere, infatti il nome ha una fondamentale funzione denotativa che consente ai parlanti delle<br />

singole lingue di rappresentare e classificare la realtà extralinguistica.<br />

Quindi la prima particolarità del nome è quella di classificare la realtà extralinguistica, ma questo<br />

pone il problema della arbitrarietà, cioè del rapporto tra suono e senso.<br />

Già Aristotele pensava che le parole avessero un certo significato solo per convenzione, e questa<br />

concezione si è conservata nella cultura occidentale fino a Saussure, cioè si è continuato a pensare<br />

che l’associazione tra segno e significato fosse arbitraria.<br />

Si dice che i segni sono “arbitrari” quando le parole si associano a un oggetto per motivi puramente<br />

convenzionali (convenzioni accettate da tutta una comunità di parlanti, altrimenti non ci sarebbe<br />

comunicazione), diversi in ogni lingua. <strong>Di</strong> solito una parola in una lingua non è trasparente: non c’è<br />

un motivo particolare perché il “cane” debba chiamarsi cane piuttosto che dog o Hund. Però queste<br />

parole sono mutabili, per es. canem > chien, che hanno successioni di suoni completamente diverse.<br />

Da questa caratteristica dipende la storicità della lingua.<br />

Inoltre a seconda della lingua un unico termine può rappresentare più concetti o viceversa, per es.:<br />

“tempo” das Wetter<br />

die Zeit<br />

das Tempus (-ora)<br />

das Tempo (-i) (in musica)<br />

“Land” Paese, terra, campagna<br />

Con lo strutturalismo, a partire da Saussure, la questione si complica, perché si instaura il concetto<br />

del rapporto tra “significante” e “significato”, oltre che di “concetto” e “segno”, perché non solo<br />

ogni parola si associa a un determinato concetto, ma si deve tenere presente anche il contesto<br />

culturale in cui la parola è usata, perché il concetto, per es., di “cane” non è uguale dappertutto:<br />

anche se si può pensare che la realtà extralinguistica sia la stessa (un cane è un cane), vediamo che<br />

la stessa realtà viene suddivisa, organizzata e classificata in modo diverso in ogni lingua (es. il cane<br />

come compagno di giochi di un bambino, o come pasto per i cinesi).<br />

Anche lo strutturalista Jakobson individua un tipo di parole che non sono arbitrarie, ma sono legate<br />

allo sviluppo del linguaggio infantile: infatti le prime acquisizioni del linguaggio da parte del<br />

24


ambino passano dalla distinzione tra vocali e consonanti e dall’articolazione prima di tutto di<br />

vocali aperte e di consonanti labiali e poi velari. Ecco perché parole come mamma e papà sono<br />

simili in gran parte delle lingue del mondo. Questa prima fase di linguaggio si chiama “lallazione”,<br />

in tedesco Lallperiode (lallen, Lallwort). Si tratta di parole (inizialmente non abbinate a un<br />

significato) formate da due sillabe ripetute generalmente con la stessa consonante. In tedesco<br />

abbiamo Mama, Papa, ma anche Tutu, Baby, Popo e altre. Alcune parole erano Lallwörter solo<br />

originariamente, es. Kuchen < got. koka.<br />

Anche i grammatici generativisti non credono nella semplice arbitrarietà, perché hanno notato che<br />

alcune strutture sorgono spontaneamente nella mente umana in tutte le lingue, ci sono dei principi<br />

universali, per es. l’aggiunta di un prefisso per esprimere maggiore intenzionalità, come inseguire e<br />

seguire = in tedesco verfolgen e folgen. Quindi tutte le lingue hanno insite la necessità di<br />

distinguere le sfumature di significato. Anche il ritmo e l’intonazione hanno qualcosa in comune in<br />

tutte le lingue (si parla di “iconicità” della lingua). Per es. il ritmo di piano, piano, piano è più lento<br />

di presto, presto, presto, e così in tedesco langsam, langsam, langsam e schnell, schnell, schnell<br />

(anche in francese, inglese, ecc.).<br />

In questi casi di “iconicità” si dice che il segno non è arbitrario, ma “naturale” o “necessario”, cioè<br />

il nome può designare l’oggetto secondo una certa logica o concezione di quell’oggetto. Per es. i<br />

Greci hanno chiamato gli stranieri “barbari” perché il verbo bàrbaroi vuol dire “balbettante” (cioè<br />

che non parla il greco). Simile è il caso del termine russo per “tedesco”: nemcy, da nemoj “muto”.<br />

Altri termini si creano in base alle caratteristiche dell’oggetto. Per es. “pettirosso” per le<br />

caratteristiche del piumaggio (in ted. Rotkehlchen), oppure “portacenere” per la sua funzione (in<br />

ted. Aschenbecher).<br />

Appartengono a questo gruppo di segni “naturali” anche le onomatopee (Onomatopöie,<br />

Lautmalerei) (dal greco onoma “nome” e poiesis “creazione”), dove i suoni rappresentano il<br />

concetto, ovvero si inventano parole che riproducono suoni, rumori o anche voci trascritti secondo<br />

le regole fonologiche e grafematiche delle singole lingue. Il termine Lautmalerei rappresenta<br />

perfettamente il fenomeno di “pittura” (Malerei) (rappresentazione grafica) del suono.<br />

Si trova spesso con i nomi di animali, es. Grille “grillo”, Krähe “corvo”, Kuckuck “cucù”,<br />

Turteltaube “tortora”, Uhu “gufo”, Welpe “cucciolo di cane, lupo, volpe”. Ma anche con altri<br />

fenomeni che emettono un suono particolare, per es. Donner “tuono”, Glocke “campana”, Hupe<br />

“clacson”.<br />

Queste parole onomatopeiche possono essere sfruttate da scrittori e poeti per dare un effetto<br />

acustico a un testo. Per es. Schiller ha composto Das Lied von der Glocke, in cui termini<br />

onomatopeici vengono inseriti in versi allitteranti. L’allitterazione infatti è una successione di<br />

parole che contengono gli stessi suoni iniziali o interni. Es.<br />

[…] Glühn die Lüfte, Balken krachen,<br />

Pfosten stürzen, Fenster klirren,<br />

Kinder jammern, Mütter irren,<br />

Tiere wimmern<br />

Unter Trümmern;<br />

Alles rennet, rettet, flüchtet, […]<br />

Oltre ai nomi o ai verbi onomatopeici esistono le onomatopee pure, che sono estranee al linguaggio<br />

grammaticale. In base alla loro struttura, si dividono in<br />

- raddoppiamenti fonici, es. gack, gack “coccodè” (cioè viene ripetuta la stessa vocale),<br />

- antifonia, es. bim, bam “din don” (con l’alternanza di due vocali; il termine fa riferimento<br />

all’antifona, che si cantava a due voci).<br />

25


Wilhelm Busch fa ampio uso di queste onomatopee, sia i raddoppiamenti fonici (rawau, rawau) sia<br />

le antifone (ritzeratze).<br />

Il quarto Streich:<br />

(v. 6) vernünftig[es] “ragionevole”<br />

(v. 9) der Weisheit Lehren “le dottrine di saggezza” (genitivo anteposto)<br />

(v. 16) achtgeben auf “fare attenzione a”<br />

(v. 19-22) was man + einem guten, alten Mann + gönnen kann + auch vom Herzen + ohne alle<br />

Frage + nach des Tages Müh[e] und Plage “cosa che a un buon vecchio si può concedere anche di<br />

cuore senza alcuna domanda dopo un giorno di sforzi e fatiche”.<br />

(v. 23) unvedrossen “indefessi, instancabili”<br />

(v. 24) sinnen auf “meditare su”<br />

(v. 25) vermittelst “per mezzo di”<br />

(v. 27) einstens = einst “un giorno, tempo fa”<br />

(v. 27) wieder [war] (verbo “essere” sottinteso) “quando fu di nuovo domenica”<br />

(v. 31) schlichen pret. di schleichen (i,i) “andare di soppiatto”<br />

(v. 33) Meerschaumpfeife “pipa di sepiolite” (la sepiolite è un minerale)<br />

(v. 36) Flintenpulverflasche “bottiglia di polvere per fucili” (polvere da sparo)<br />

(v. 44) nach besorgten Amtsgeschäften “dopo aver sbrigato le commissioni”<br />

(v. 46) Hütte “capanna” (la casa)<br />

(v. 51) rums “bum”<br />

(v. 55) Sorgensitz termine inventato da Busch, lett. “sedile delle preoccupazioni” (probabilmente<br />

intende una poltrona in cui ci si siede a meditare).<br />

(v. 60) abkriegen “beccarsi, buscarsi qc.”<br />

In tedesco l’arbitrarietà del segno è limitata a un numero relativamente ridotto di morfemi lessicali.<br />

Cioè il lessico di base (quello creato in modo arbitrario nella notte dei tempi, tanto che non capiamo<br />

il perché il “cane” sia stato chiamato Hund, per es.) è relativamente ristretto, ma nonostante ciò il<br />

tedesco è da considerare una lingua ricchissima lessicalmente perché dispone di certi meccanismi<br />

che permettono di ampliare il lessico all’infinito per esprimere ogni minima sfumatura di<br />

significato.<br />

I principali meccanismi sono:<br />

- composizione<br />

- derivazione<br />

- formazione di corradicali mediante metafonia e apofonia.<br />

Infatti è stato calcolato che su circa 150.000 parole di un vocabolario solo il 10% è costituito da<br />

parole base. Il resto è formato da composti e derivati. Il meccanismo della composizione e della<br />

derivazione permette una forte economia linguistica rispetto all’italiano, dove invece si ricorre più<br />

frequentemente a radici diverse.<br />

Iniziamo con i corradicali: una radice nominale o verbale può essere modificata mediante metafonia<br />

o apofonia in modo che nasca una nuova parola appartenente allo stesso ambito semantico.<br />

La formazione del nome mediante metafonia:<br />

Abbiamo già visto che la metafonia ha prima di tutto una funzione morfologica, per es. per<br />

distinguere alcune forme verbali (ich fahre, du fährst…) oppure per distinguere il singolare dal<br />

plurale (eine Mutter, zwei Mütter).<br />

Vedremo che la metafonia si incontra anche nella derivazione (per es. nei diminutivi, Blume –<br />

Blümchen, o nel comparativo, groß – größer, ecc.), ma ora vediamo che la metafonia serve a creare<br />

parole nuove da una radice già esistente, per es.<br />

26


lachen > lächeln (in questo caso si aggiunge anche un suffisso in -l-). Quindi storicamente lachen è<br />

più antico di lächeln, cioè (forse!) è sorto prima il concetto di “risata” e poi quello di “sorriso”. Tra<br />

l’altro lachen deriva da aat. hlahhan, onomatopeico.<br />

Oppure schlafen > einschläfern (anche qui con aggiunta di un suffisso), anche in questo caso il<br />

concetto del “dormire” è più antico di quello del “narcotizzare” (o anche “sopprimere [un<br />

animale]”).<br />

Con la metafonia si creano anche delle coppie di corradicali:<br />

- fallen ~ fällen “cadere” ~ “far cadere, abbattere”<br />

- drucken ~ drücken “stampare” ~ “premere”<br />

- dampfen ~ dämpfen “esalare vapori, fumare” ~ “cuocere a vapore” (der Dampf, “vapore”) (però<br />

dämpfen significa anche “smorzare, attuture”)<br />

- zahlen ~ zählen “pagare” ~ “contare” (er-zählen, così come l’italiano rac-contare, significano<br />

“e-numerare una serie di fatti”)<br />

- saugen ~ säugen “succhiare, aspirare” (cfr. der Staubsauger!) ~ “allattare”.<br />

Questo meccanismo è molto produttivo con i verbi. Tendenzialmente il verbo metafonizzato è una<br />

nuova formazione su una base non metafonizzata. Nel caso di fallen ~ fällen, inoltre, fallen è<br />

intransitivo e forte, mentre fällen è transitivo e debole. Storicamente i verbi forti sono più antichi di<br />

quelli deboli, e i significati transitivi sorgono dopo quelli intransitivi.<br />

Attenzione a un falso corradicale: sagen ~ sägen “dire” ~ “segare” (dal lat. secare “tagliare”)!<br />

L’apofonia (Ablaut):<br />

Anche la qualità vocalica ha valore distintivo, cioè si possono creare nuove parole cambiando la<br />

vocale radicale. L’apofonia, o alternanza vocalica (Ablaut) è un fenomeno molto importante in tutte<br />

le lingue indeuropee e ha funzione morfologica e lessicale come la metafonia: cambiando la vocale<br />

non solo si creano parole nuove, ma la stessa parola può assumere una funzione morfologica<br />

diversa.<br />

Mentre la metafonia ha una vocale “base” che si metafonizza (es. lachen / lächeln, schlafen /<br />

einschläfern), l’apofonia è un’alternanza tra vocali diverse che ha funzione morfologica. L’es. più<br />

importante è il paradigma dei verbi forti:<br />

singen – sang – gesungen<br />

lesen – las – gelesen<br />

schreiben – schrieb – geschrieben<br />

hängen – hing – gehangen ecc.<br />

Questo meccanismo si trova in tutte le lingue indeuropee, per es. in ital. sapere / so / seppi opp.<br />

devo / dobbiamo…, ingl. goose / geese; mouse / mice, foot / feet; ma anche nelle lingue semitiche<br />

(es. katab “scrivere”; kitab “libro”).<br />

L’apofonia serve anche a creare Wortfamilien, ovvero famiglie di “corradicali”: da una stessa radice<br />

si creano più parole con semantica simile e, a volte, diversa morfologia. Anche in questo caso il<br />

meccanismo è molto produttivo con i verbi.<br />

Mentre con la metafonia abbiamo visto che tra gli esempi solo in un caso si era formata una coppia<br />

verbo forte / verbo debole (fallen / fällen), con l’apofonia questa tendenza è molto più evidente. Es.<br />

sitzen (i,a,e) ~ setzen (verbo forte, intransitivo ~ verbo debole, transitivo)<br />

liegen (i,a,e) ~ legen (verbo forte, intransitivo ~ verbo debole, transitivo)<br />

trinken ~ tränken “bere” ~ “abbeverare”<br />

bitten (i,a,e) ~ beten “pregare, chiedere” ~ “pregare, dire preghiere”<br />

27


ziehen ~ züchten “tirare” ~ “allevare” (qui la “parentela” è meno chiara, ma si riconosce<br />

ancora l’antica alternanza tra occlusiva /g/ di zog - gezogen e la<br />

variante spirantizzata in züchten).<br />

Oltre che nei verbi forti, l’apofonia si utilizza per creare sostantivi tratti da verbi forti; la vocale<br />

scelta di solito è una di quelle usate nel paradigma o nella coniugazione, es.<br />

reiten, ritt, geritten: der Ritt “cavalcata”,<br />

der Ritter “cavaliere” (dal pret.);<br />

der Reiter “cavaliere” (dal vocalismo del presente)<br />

reißen, riss, gerissen der Riss “lo strappo” (dal pret.)<br />

tun, tat, getan die Tat “azione” (dal pret.)<br />

stechen, er sticht, stach, gestochen der Stich “puntura” (dalla voc. della 2 a o 3 a pers. sing.)<br />

treten, er tritt, trat, getreten (“dare un calcio”) der Tritt “calcio” (dalla voc. della 2 a o 3 a pers.<br />

sing.)<br />

schließen, schloss, geschlossen das Schloss “serratura”, “castello” (dal pret.),<br />

der Schluss “la fine”, (dal part. pass., o > u).<br />

sprechen, sprach, gesprochen die Sprache (dal pret.),<br />

der Spruch “il detto” (dal part. pass., o > u).<br />

fliegen, flog, geflogen der Flug “volo”,<br />

der Flügel “ala” (dal part. pass., o > u)<br />

gebären, gebar, geboren die Geburt “nascita” (dal part. pass., o > u)<br />

werfen, warf, geworfen der Wurf “il lancio” (dal part. pass., o > u)<br />

fließen, floss, geflossen der Fluss “fiume” (dal part. pass., o > u)<br />

L’invenzione di termini non è infinita. Dato che le esigenze comunicative cambiano in<br />

continuazione, in teoria ogni giorno si dovrebbero inventare dal nulla parole nuove che indichino i<br />

nuovi concetti. Ma questo capita raramente. <strong>Di</strong> solito si usano dei meccanismi, come appunto la<br />

metafonia, l’apofonia e l’onomatopea.<br />

Trasposizione di significato (Bedeutungsübertragung) - Polisemia (Polysemie):<br />

Un altro modo di creare parole è la trasposizione di significato (Bedeutungsübertragung), cioè<br />

mediante l’uso metaforico di un termine, es.<br />

Pferd = cavallo animale > attrezzo ginnico; figura degli scacchi (detta anche Springer).<br />

Flügel = ala di un uccello > battente (di una porta, una finestra, ecc.); pianoforte a coda.<br />

lesen = raccogliere > leggere.<br />

Strom = corrente di un fiume > corrente elettrica.<br />

Knie = ginocchio > piegatura “a gomito” di un tubo.<br />

Pfeife = piffero > pipa (onomatopeico).<br />

In questo caso si parla anche di termini polisemici: la polisemia in tedesco si dice Polysemie oppure<br />

Mehrdeutigkeit, e si ha quando una parola (una stessa parola: stessa forma, stessa pronuncia, stesso<br />

genere grammaticale, stesso plurale), un “significante” per Saussure, ha più “significati” (anche se<br />

se ne può dedurre una parentela per analogia).<br />

Quindi il problema dell’associazione di un suono o di una catena di suoni a un significato è<br />

complicato anche dal fatto che a volte la stessa parola ha due o più significati.<br />

Altri casi di polisemia:<br />

das Fach (ä-er) cassetto materia (di scuola)<br />

der Zug (ü-e) treno mossa (scacchi) tratto (del viso) corrente (Luftzug)<br />

die Tafel (-n) lavagna tavola tabella (Rechentafel)<br />

das Glück fortuna felicità<br />

28


die Bank (ä-e) panca banco (scuola, nebbia, sabbia)<br />

der Wagen (-) automobile vagone carrozzina (Kinderwagen) ecc.<br />

der Stift (-e) matita (bleistift) perno<br />

bar contante nudo<br />

der Nagel (ä) chiodo unghia<br />

Omonimia (Homonymie):<br />

Oltre alla polisemia abbiamo la omonimia. I termini sono omonimi (das Homonym) quando due o<br />

più parole sono identiche, presentano la stessa sequenza di grafemi e fonemi (cioè si scrivono e si<br />

pronunciano allo stesso modo), ma hanno significato diverso, perché hanno etimologia diversa,<br />

oppure perché appartengono a classi grammaticali diverse:<br />

- diversa etimologia (spesso), es. kosten “assaggiare” (< kiesen “scegliere”)<br />

kosten “costare” (< fr. coster, lat. constare)<br />

- diverso plurale, es. das Band (ä-er) “il nastro”<br />

der Band (ä-e) “il volume (di un libro)”<br />

das Band (-e) “la catena”<br />

- diversa categoria grammaticale, es. hängen “appendere qc.” (transitivo)<br />

hängen “pendere” (hing, gehangen) (intransitivo)<br />

- diverso genere grammaticale, es. der Leiter “direttore”<br />

die Leiter (-n) “scala”<br />

Altri casi di omonimia (cfr. tabella dei termini polisemici qui sopra):<br />

die Bank (ä-e) die Bank (-en) “banca”<br />

der Wagen (-) wagen “osare”<br />

der Stift (-e) das Stift (-e) “convento”<br />

der See (-n) “lago” die See (-n) “mare”<br />

bar die Bar (-s) “bar”<br />

Omografia (Omographie):<br />

Il caso di der/das Band e di die Band è solo un caso di omografia: le parole si scrivono allo stesso<br />

modo, ma si pronunciano in modo diverso, infatti (die) Band si pronuncia come in inglese.<br />

Lo stesso vale per il termine tedesco der Bug (plur. -e) “prua”, che è omografo di der Bug (plur. -s)<br />

“baco del computer”, che però si pronuncia come in inglese.<br />

Altri casi di omografia si distiguono solo per lo spostamento di accento:<br />

modern “marcire” – modern “moderno”<br />

der Tenor (-ö-e) “voce tenore” – der Tenor “tenore (di vita)”<br />

Omofonia (Homophonie):<br />

L’omofonia è il contrario: si incontra quando due parole si leggono allo stesso modo, ma si scrivono<br />

diversamente, e ovviamente hanno un significato diverso, es.<br />

die Leere “il vuoto” – die Lehre “insegnamento”<br />

die Statt “luogo” – die Stadt “città”<br />

die Laien “laici, profani, non esperti” – leihen “dare in prestito”.<br />

Sinonimia (Synonymie):<br />

La sinonimia si ha invece quando due o più parole diverse hanno lo stesso significato. <strong>Di</strong>re “stesso<br />

significato” però non è preciso, perché due sinonimi non sono mai perfettamente equivalenti. La<br />

sinonimia è più precisamente un fenomeno di “somiglianza semantica”. Es.<br />

29


BIBLIOTECA:<br />

die Bibliothek (-en) = “biblioteca” oppure “raccolta di libri”<br />

die Bücherei (-en) = “biblioteca”, di solito più piccola di una Bibliothek, es. Stadtbücherei<br />

(non si direbbe mai Nationalbücherei!)<br />

RIVISTA:<br />

die Zeitschrift (-en) = rivista di livello culturale più alto (es. rivista scientifica)<br />

das Magazin (-e) = rivista di intrattenimento o di stampa popolare (Bedeutungsübertragung<br />

dal termine Magazin successivo, cioè “raccolta” di notizie)<br />

MAGAZZINO:<br />

das Magazin (-e) = è il magazzino di un museo o di una biblioteca (quindi per conservare);<br />

das Lager (-) “accampamento”, “magazzino” (di un negozio, quindi per fare scorte).<br />

La differenza tra sinonimi può dipendere da un diverso:<br />

- registro linguistico, es. sich betrinken “ubriacarsi” / sich besaufen “sbronzarsi”<br />

- valore affettivo, es. Mutter “madre” / Mutti “mamma”<br />

- contesto dialettale, es. die Semmel “panino” (in Baviera) / das Brötchen<br />

- linguaggio specialistico, es. starten (sport) / beginnen<br />

Il quinto Streich:<br />

(v. 8) Fidibus: era un pezzo di carta arrotolata usata per accendere la pipa.<br />

(v. 10) drücken, beißen, zwicken: dal significato simile: “dare fastidio”, “pungere”, “pizzicare”.<br />

(v. 12) dienstbeflissen “premuroso”<br />

(v. 13) sei’s = sei es (congiuntivo pres.) “se…”<br />

(v. 15) allsogleich = gleich “subito”<br />

(v. 16) wohl bekomm[e] es euch! “buon pro vi faccia!”<br />

(v. 22) bedacht sein auf “badare a”<br />

(v. 28-29) Maikäfer “maggiolino”<br />

(v. 31) kriechen, krabbeln “camminare (lentamente)” (simili, indicano il movimento di un insetto)<br />

(v. 34) Düte = Tüte “cartoccio, sacchetto”<br />

(v. 37) Fritzens: nome proprio declinato al genitivo<br />

(v. 39) Zippelmütze = Zipfelmütze “berretto a punta”<br />

(v. 41) sich einhüllen “avvolgersi”<br />

(v. 42) kritze kratze: onomatopea per antifonia dal verbo kratzen “solleticare”<br />

(v. 44) anfassen “afferrare”; der voran [ist] “che è davanti”<br />

(v. 47) Ungetier: probabilmente l’autore inventa questo termine fondendo Ungeziefer “insetto<br />

dannoso” e Untier “mostro, belva”.<br />

(v. 55) tothauen, tottrampeln “picchiare, schiacciare [fino a uccidere gli insetti]”<br />

(v. 56) Guckste = guckst du “guarda”<br />

(v. 57) Käferkrabbelei “camminio degli insetti” (krabbeln + suff. -ei)<br />

Composizione (Zusammensetzung):<br />

Uno dei meccanismi più produttivi per formare nuove parole in tedesco è la composizione, ovvero<br />

l’unione di più lessemi.<br />

Come è già capitato di vedere, il tedesco predilige forme sintetiche e più compatte rispetto<br />

all’italiano, che ricorre più spesso a forme analitiche, per es. con sintagmi preposizionali, es.<br />

Heizschalttafel “quadro dei comandi dell’impianto di riscaldamento”.<br />

La composizione però può causare anche fraintendimenti, soprattutto se uno straniero non è in<br />

grado di separare gli elementi al punto giusto, es.<br />

MAISTURM = Mai|sturm “temporale di maggio” / Mais|turm “torre, montagna di mais”;<br />

KURSPASS = Kur|spass “divertimento alle terme” / Kurs|pass “documento di [partecipazione a]<br />

un corso”;<br />

30


MUSIKERLEBEN = Musik|erleben “esperienza di musica” oppure Musiker|leben “vita da<br />

musicista”.<br />

Il composto più comune è formato da due sostantivi: determinante (Bestimmungswort) e<br />

determinato (Grundwort). Es. Haus (determinante) + Tür (determinato) = Haustür “porta di casa”.<br />

A seconda di come sono posti i due elementi, cambia il significato del composto, es. Wiesenblume<br />

“fiore di campo”; Blumenwiese “campo fiorito”.<br />

La parola determinata si trova sempre all’ultimo posto, ed è questa che determina il genere<br />

grammaticale del composto intero, es. das Fenster + die Bank = die Fensterbank “davanzale della<br />

finestra”.<br />

Però alcuni composti dove il determinato è der Mut “coraggio, animo”, hanno cambiato genere e<br />

sono diventati femminili (forse perché non sono sentiti più come composti, oppure perché la<br />

maggior parte dei sostantivi astratti è femminile):<br />

Maschili Femminili<br />

Edelmut = nobiltà d’animo, magnanimità<br />

Freimut = franchezza<br />

Gleichmut = imperturbabilità<br />

Heldenmut = eroismo<br />

Hochmut = superbia, alterigia<br />

Kleinmut = pusillanimità<br />

Missmut = malumore<br />

Übermut = spavalderia<br />

Unmut = indignazione<br />

Wagemut = temerarietà, audacia, ardimento<br />

Wankelmut = volubilità, incostanza<br />

Anmut = leggiadria, grazia, avvenenza<br />

Armut = povertà, miseria<br />

Demut = umiltà<br />

Großmut = magnanimità, generosità<br />

Langmut = pazienza<br />

Sanftmut = mansuetudine, mitezza<br />

Schwermut = malinconia<br />

Wehmut = malinconia, tristezza, mestizia<br />

In Max und Moritz ci sono dei composti, ma non sono numerosi; alcuni di questi sono lessicalizzati<br />

(cioè sono registrati dal dizionario), come:<br />

- Apfelbaum (I, 50) “melo” = der Apfel + der Baum<br />

- Schornstein (II, 19) “camino” = schore “sostegno” (non più in uso) + der Stein<br />

(quindi il camino era inteso come insieme di pietre che si erge, si tiene su)<br />

- Lebenszweck (III, 16) “scopo della vita” = das Leben + der Zweck<br />

- Notenheft (IV, 43) “spartito” = die Note + das Heft<br />

- Zippelmütze (V, 48) “berretto a punta” = der Zippel (Zipfel) + die Mütze<br />

Però Wilhelm Busch si diverte anche a creare composti occasionali in base al contesto. Per es.<br />

- Übeltätigkeit (Vorwort, 9): sul vocabolario si trova Übeltat (das Übel + die Tat), ma Busch<br />

sostituisce Tat “azione” con Tätigkeit “attività”.<br />

- Hühnerschmaus (II, 57): das Huhn (plur. Hühner) + der Schmaus<br />

- Kleidungssache (III, 7): die Kleidung + die Sache<br />

- Sorgensitz (IV, 55): die Sorge + der Sitz<br />

- Käferkrabbelei (V, 57): der Käfer + die Krabbelei (anche Krabbelei è creato da Busch).<br />

I composti possono essere formati anche non da sostantivi, ma da altre combinazioni:<br />

- sostantivo + aggettivo:<br />

ahnungsvoll (I, 45) = die Ahnung + voll “pieno di presentimenti”<br />

sorgenschwer (I, 51) = die Sorge + schwer “carico di preoccupazioni”<br />

lebensfroh (II, 14) = das Leben + froh “felice della vita”, “pieno di gioia di vivere”<br />

31


schuldenfrei (II, 54) = die Schuld + frei “libero dalla colpa”, “innocente”<br />

dienstbeflissen (V, 12) = der <strong>Di</strong>enst + beflissen “zelante” = “premuroso”<br />

- sostantivo + verbo:<br />

das Rückenschwimmen = der Rücken + schwimmen “nuoto a dorso”<br />

das Magendrücken (III, 54) = der Magen + drücken “peso sullo stomaco”<br />

- verbo + sostantivo:<br />

das Strickgarn = stricken “lavorare a maglia” + das Garn “filo”<br />

- aggettivo + sostantivo:<br />

das Fertiggericht = fertig + das Gericht “piatto pronto”<br />

das Rohseisen = roh + das Eisen “ferro grezzo”<br />

- aggettivo + aggettivo:<br />

tiefbetrübt (II, 51) = tief + betrübt “profondamente afflitto”<br />

- pronome + sostantivo:<br />

jedermann (III, 1) = jeder + der Mann (anche se oggi non è più sentito come composto)<br />

die Ichsucht = ich + die Sucht “egoismo”<br />

- numerale + sostantivo:<br />

das Einhorn = ein(s) + das Horn “unicorno”<br />

der Tausendfüß(l)er = tausend + der Füß(l)er (il determinato da solo non si usa)<br />

- preposizione + sostantivo:<br />

der Vorort = vor + der Ort “sobborgo”<br />

Das Fugenelement (elemento di giunzione):<br />

Tra un elemento e l’altro a volte si inserisce un elemento di giunzione che dovrebbe facilitare la<br />

pronuncia del composto, oppure può cadere la parte finale del determinante.<br />

L’elemento di giunzione più comune è -s-, es. der Frühling + das Lied = das Frühlingslied “canto di<br />

primavera”.<br />

Non esiste una regola per la presenza o assenza dell’elemento di giunzione; per es. Busch scrive<br />

Tabaksdose (IV, 54), ma i dizionari riportano anche Tabakdose.<br />

Alcuni determinanti possono avere il suono di giunzione solo in alcuni composti, es.<br />

der König die Königskrone “corona del re”, però das Königreich “regno”<br />

die Liebe der Liebesbrief “lettera d’amore”, però liebevoll “amorevole”.<br />

Alcuni composti a due termini possono non avere il Fugenelement, però è possibile incontrarlo<br />

quando questo composto si lega a un altro determinante, così formando una catena di parole, es.<br />

Fahrterlaubnis “permesso di viaggio”, però Durchfahrtserlaubnis “permesso di passaggio”;<br />

Hoftor “portone del cortile”, però Kirchhofstor “portone del cimitero”.<br />

L’unica regola per quanto riguarda -s- è che questo Fugenelement compare sempre dopo suffisso<br />

-heit, -ing, -ion, -keit, -ling, -schaft, -tät, -tum, -ung, es.<br />

der Freiheitskrieg “guerra per la libertà”, der Faschingsprinz “il principe del carnevale”, der<br />

Universitätsprofessor “professore universitario”, die Altertumskunde “archeologia”, das<br />

Übungsbuch “libro di esercizi”.<br />

I femminili che terminano in -e possono apocoparsi e non avere nessun elemento di giunzione, es.<br />

die Kirsche der Kirschbaum “ciliegio”<br />

32


die Birne der Birnbaum “pero”<br />

die Kirche der Kirchturm “campanile”.<br />

Ma lo stesso determinante può prendere un diverso elemento di giunzione a seconda del composto:<br />

die Mühle (-n) “mulino” der Mühlstein “macina”<br />

das Mühlespiel “tavola mulino” (gioco chiamato anche “filetto”)<br />

der Mühlenbauer “costruttore di mulini” (non: Bauer “contadino”!)<br />

die Hilfe der Hilferuf<br />

die Hilfsaktion<br />

die Erde (-n) die Erdkarte<br />

die Erdbewohner / die Erdenbewohner<br />

Un’antica desinenza di genitivo singolare maschile e femminile era -(e)n-, che ora può apparire<br />

come elemento di giunzione con nomi di tutti e tre i generi, es. die Sonne > der Sonnenschirm<br />

“ombrellone”, der Bär (-en) > die Bärentatze “zampa d’orso”, das Dokument (-e) > die<br />

Dokumentenmappe “cartelletta dei documenti”.<br />

Si trova più spesso dove il determinante è un sostantivo debole (declinazione -n).<br />

La -s- o -(e)ns- di giunzione, che indica un antico genitivo singolare maschile o neutro, si trova<br />

anche dopo femminili, quindi si capisce che oggi ha solo una funzione eufonica, es. die Liebe > der<br />

Liebesbrief , die Aktion > das Aktionsfeld “campo d’azione”, ecc.<br />

Esempi di maschili e neutri: der König > die Königskrone, der Glaube (-ns) “fede” > der<br />

Glaubenskrieg “guerra di religione”.<br />

Nel caso di verbi, aggettivi e preposizioni come determinanti:<br />

- i verbi si legano al determinato solo mediante la radice, es.<br />

heizen > die Heizanlage “impianto di riscaldamento”;<br />

- i verbi con infisso in nasale (cioè che terminano in -nen) perdono solo la prima -n, es.<br />

zeichnen “disegnare” > das Zeichenpapier “carta da disegno”;<br />

trocknen > die Trockenhaube “casco per asciugare i capelli”.<br />

Gli aggettivi e le preposizioni si legano al determinato sempre nella forma non flessa e senza<br />

elemento di giunzione, es. Starkbier “birra forte”, Kleinwohnung “miniappartamento”; Hinterhaus<br />

“parte interiore della casa”;<br />

Fa eccezione Langeweile “noia” (anche se esiste anche Langweile).<br />

La giunzione può essere di due tipi:<br />

- giunzione paradigmatica (paradigmatisches Fugenelement): quando al determinante si aggiunge<br />

una desinenza grammaticamente corretta, es. genitivo opp. plurale, anche se non sempre ha senso<br />

nel composto:<br />

der Geist (-e) “cervello, ingegno” der Geistesblitz “lampo di genio”<br />

der Geist (-er) “spirito, anima” der Geisterfahrer “guidatore contro mano”<br />

(determinante al plurale, anche se si riferisce a una persona sola)<br />

der Hund (-e) die Hundehütte (anche se è per un cane solo)<br />

die Frau (-en) die Frauenhaar (anche se si riferisce a una donna sola).<br />

- giunzione non paradigmatica (unparadigmatisches Fugenelement): quando al determinante si<br />

aggiunge un elemento non giustificabile dal punto di vista grammaticale:<br />

die Liebe das Liebeslied (i sost. femm. non hanno mai desinenza -s)<br />

die Armut das Armutszeugnis “certificato di povertà” (anche qui desinenza -s)<br />

33


die Erde das Erdenleben ( “vita sulla terra”) (la “Terra” non ha plurale!).<br />

In alcuni casi il composto è idiomatizzato (idiomatisierte Zusammensetzung), cioè l’insieme ha un<br />

significato proprio che non è più la somma dei singoli significati:<br />

der Bahnhof (ö-e) “stazione” = “cortile della ferrovia”<br />

die Ohrfeige (-n) “schiaffo” = “spazzolata dell’orecchio” (das Ohr, -en)<br />

der Junggeselle (-n) “scapolo” = “compagno giovane”<br />

der Großvater (ä) “nonno” = “padre grande”<br />

der Augenblick (-e) “attimo” = “sguardo dell’occhio”<br />

Il sesto Streich:<br />

Già nei primi tre versi si trovano tre composti: Osterzeit, Bäckersleut[e] (con apocope di -e e<br />

elemento -s- di giunzione), Zuckersachen.<br />

(v. 4) zurechte machen (oggi: zurechtmachen) “preparare”<br />

(v. 7) mit Bedacht “con accortezza”<br />

(v. 10) der Schlot “camino”<br />

(v. 10) sich quälen “faticare”<br />

(v. 19) entzwei brechen “rompersi in due”<br />

(v. 20) der Brei: lett. “pappa, purè”, qui: “impasto per i dolci”<br />

(v. 21) Kuchenteig “pasta per la torta”<br />

(v. 22) Jammerbild “scena pietosa”<br />

(v. 24) Zuckerlecker “leccatori di zucchero”. Forse riferimento alla locuzione es ist kein<br />

Zuckerlecken “non è una passeggiata, non è semplice” (lett. “non è come leccare lo zucchero”).<br />

(v. 25) eh[e] man [e]s gedacht “prima di pensarci”, “senza pensarci due volte”<br />

(v. 33) Knusper, knasper! onomatopea per antifonia dal verbo knaspern “sgranocchiare”<br />

(v. 34) das Gehäuse “involucro”<br />

Altri modi di creare parole:<br />

1. Wortkürzung (accorciamento)<br />

È il processo (e il risultato) di abbreviazione di sostantivi lunghi. È un processo molto produttivo e<br />

può avvenire in vari modi:<br />

- Initialwörter / Akronyme (l’acronimo è un nome costituito da una o più lettere iniziali di altre<br />

parole):<br />

- con pronuncia alfabetica, scandendo ogni lettera, es.<br />

das KaDeWe < Kaufhaus des Westens (qui l’acronimo trascrive la pronuncia)<br />

der PKW [pe:ka've] < Personenkraftwagen<br />

das ISDN [i:εsde'εn] < integrated services digital network<br />

- con pronuncia ortoepica, cioè l’acronimo si legge come se fosse una parola intera, es.<br />

der/das Radar < radio detecting and ranging<br />

die NATO < North Atlantic Treaty Organization<br />

die Kripo < Kriminalpolizei<br />

- Kurzwörter (sono nomi costituiti da una parte della parola base):<br />

Schwanzwort (accorciamento mediante aferesi), quando cade la parte iniziale della parola<br />

base:<br />

der Bus < der Omnibus<br />

die Cola < Coca Cola<br />

das Fon < das Telefon (sui biglietti da visita)<br />

Kopfwort (accorciamento mediante apocope), quando cade la parte finale della parola base:<br />

die/das Limo < die Limonade<br />

34


die Uni < die Universität<br />

das Abi < das Abitur<br />

Kopf-Schwanz-Wort (accorciamento mediante sincope), quando cade la parte centrale di un<br />

termine, di solito un composto:<br />

der Kudamm < der Kurfürstendamm<br />

der/das Deospray < der/das Deodorantspray<br />

Kofferwort (fusione di due parole):<br />

Datei Daten + Kartei “il file”<br />

Teuro teuer + Euro gioco di parole per indicare che con l’Euro è<br />

tutto più costoso (teuer)<br />

Motel Motor + Hotel<br />

Ci sono anche Kurzwörter in -i che non si giustificano più, ma che prendono la -i in analogia ai<br />

troncamenti come Uni, Abi:<br />

der Ami (-s) < der Amerikaner<br />

der <strong>Prof</strong>i (-s) < der <strong>Prof</strong>essional “professionista”<br />

der Pulli (-s) < der Pullover<br />

der Kuli (-s) < der Kugelschreiber<br />

In questi casi il parlante spesso non sa nemmeno cosa significhino queste sigle, quindi sono a tutti<br />

gli effetti “parole” (anche se non tutti sono d’accordo). Sono da considerare “parole piene” anche<br />

perché queste forme abbreviate possono essere usate in composti, es.<br />

die U-Bahn < Untergrundbahn (calco sull’inglese underground railway)<br />

der Schokoriegel < Schokoladenriegel<br />

Derivazione (Ableitung):<br />

È un meccanismo per creare parole mediante l’aggiunta di prefissi e suffissi; uno dei casi più<br />

evidenti è con i verbi:<br />

kaufen – verkaufen comprare – vendere<br />

mieten – vermieten affittare (dare / prendere in affitto)<br />

sich anziehen – sich umziehen – sich ausziehen vestirsi, cambiarsi, svestirsi;<br />

Anche con i nomi si trovano molti casi; la stessa parola Deutsch è l’esito di un derivato, come già<br />

visto: diut “popolo” + il suff. -isch “-esco”.<br />

Questo meccanismo è studiato dalla morfologia derivativa, che riguarda i morfemi lessicali (la<br />

radice, der Wortstamm) legati ai morfemi derivativi (suffissi, prefissi):<br />

- quando si aggiunge un suffisso si parla di suffissazione (Suffigierung das Suffix, die Nachsilbe);<br />

- quando si aggiunge un suffisso si parla di prefissazione (Präfigierung das Präfix, die Vorsilbe).<br />

I derivati si legano a suffissi o prefissi (o a entrambi), e la radice può metafonizzarsi. Per es.,<br />

prendendo come radice Freund, si crea una famiglia di parole che include freund-lich “amichevole,<br />

cordiale”, un-freund-lich “scortese”; Freund-schaft “amicizia”.<br />

Un esempio preso dal Vorwort di Max und Moritz: Übeltätigkeit, che è prima di tutto un composto<br />

(Übel + Tätigkeit, come già visto); Tätigkeit è un derivato con due suffissi: die Tat (morfema<br />

lessicale, radice) + -ig + -keit (morfemi derivativi).<br />

La suffissazione sostantivale (substantivische Suffigierung):<br />

In questo caso la radice può essere un nome, un aggettivo o un verbo che si trasformano in<br />

sostantivi mediante l’aggiunta di un suffisso:<br />

35


- I nomina agentis (genere: maschile) si formano con il suffisso -er:<br />

verbo + -er:<br />

Lehrer Lämpel (IV) lehren lehr- (radice verbale) > der Lehrer<br />

Schneider Böck (III) schneiden schneid- > der Schneider<br />

der Bäcker (VI) backen bäck- > der Bäcker (con metafonia)<br />

kochen koch- > der Kocher “fornello” (NB<br />

wecken weck- > der Wecker “sveglia”<br />

zeichnen zeichn(-en) > der Zeichner “disegnatore”<br />

sost. + -(l)er /-(n)er: die Musik > der Musiker<br />

der Topf (ö-e) “vaso” > der Töpfer (“vasaio, ceramista”)<br />

die Kunst > der Künstler<br />

die Pforte > der Pförtner “portinaio”<br />

- I femminili si formano con il suff. -in (spesso con metafonia):<br />

sost. + -in: der Arzt > die Ärztin spesso + metaf!<br />

der Gott > die Göttin<br />

der Fahrer > die Fahrerin (il suff. -in si può quindi aggiungere anche<br />

a una base che a sua volta contiene già il suff. -er)<br />

- I sostantivi astratti (di genere femminile) si formano con diversi suffissi legati a radici nominali,<br />

aggettivali o verbali:<br />

+ -HEIT sost. + -heit: das Kind > die Kindheit<br />

der Tor > die Torheit “la follia”<br />

agg. + -heit: weise > weis- die Weisheit (IV, 9)<br />

schön > die Schönheit<br />

part. + -heit: zufrieden “soddisfatto”<br />

> die Zufriedenheit “soddisfazione” (IV, 50)<br />

vertraut “familiare” > die Vertrautheit “familiarità,<br />

dimestichezza”<br />

+ -KEIT agg. + -keit: freudig > die Freudigkeit “gioia” (V, 11)<br />

dankbar > die Dankbarkeit (IV, 47)<br />

+ -SCHAFT sost. + -schaft: das Land > die Landschaft<br />

der Bote “messaggero” > die Botschaft “messaggio”<br />

part. + -schaft: gefangen (fangen) “prigioniero” > die Gefangenschaft<br />

verwandt (“imparentato”, dal verbo verwenden “avere relazioni<br />

con qualcuno”) > die Verwandtschaft “la parentela”<br />

verbo + -schaft: wissen > die Wissenschaft (IV, 66)<br />

leiden “soffrire” > die Leidenschaft “passione”<br />

agg. + -schaft: eigen “peculiare, proprio” > die Eigenschaft “proprietà,<br />

caratteristica”<br />

schwanger > die Schwangerschaft “gravidanza”<br />

+ -UNG verbo + -ung: vorlesen “leggere a voce alta” > vorles- > die Vorlesung<br />

“lezione universitaria”<br />

ahnen > die Ahnung (ahnungsvoll, IV, 45)<br />

36


agg. + -ung: rund > die Rundung “curvatura”, “rotondità”<br />

fest “saldo, solido, forte” > die Festung “fortezza”<br />

Nel testo troviamo Zeitung (V, 8), che però non deriva dal sost. Zeit + -ung; la radice deriva dal<br />

verbo basso tedesco antico tiden “verificarsi”, da qui “notizia” > “giornale”.<br />

La suffissazione aggettivale (adjektivische Suffigierung):<br />

Alcuni derivati aggettivali sono nomi o verbi che si trasformano in aggettivi. Es.<br />

+ -LICH sost. + -lich: die Heimat > heimatlich (IV, 46)<br />

das Ende > endlich ( i nomi in -e si apocopano)<br />

der Schreck > schrecklich (IV, 52)<br />

+ -(T)LICH verbo + -(t)lich hoffen > hoffentlich<br />

verdrieß-en “irritare” > verdrießlich “seccato, irritato” (III, 20)<br />

( si perde -en)<br />

+ -IG sost. + -ig: die Lust > lustig (“voglia, piacere” > “divertente”) (Vorw., 8)<br />

die Freude > Freud- > freudig<br />

die Vernunft > vernünftig (IV, 6) (con metafonia)<br />

+ -VOLL indica la presenza di qualcosa (letteralmente: “pieno di”):<br />

sost. + -voll: die Hoffnung > hoffnungsvoll<br />

die Ahnung > ahnungsvoll (visto prima, I, 45)<br />

die Angst > angstvoll “angosciato” ( può essere visto anche<br />

come composto, visto che voll è anche aggettivo)<br />

+ -LOS indica la mancanza di qualcosa:<br />

sost. + -los: das Ende > endlos<br />

der Laut > lautlos “silenzioso”<br />

+ -BAR indica la fattibilità, l’attitudine a fare qualcosa:<br />

verbo + -bar: danken > dank- > dankbar (Dankbarkeit, visto prima, IV, 47)<br />

waschen > wasch- > waschbar “lavabile”<br />

trennen > trenn- > trennbar “separabile”<br />

scheinen “apparire, sembrare” > schein- > scheinbar<br />

“apparente”<br />

+ -HAFT indica la caratteristica del sostantivo:<br />

sost. + -haft: der Krampf “spasmo” > krampfhaft “spasmodico” (III, 48)<br />

das Rätsel > rätselhaft<br />

die Tugend > tugendhaft<br />

La suffissazione verbale (verbale Suffigierung).<br />

I derivati verbali hanno come base un sost. o un agg.:<br />

+ -EN sost. + -(e)n: das Frühstück > frühstücken<br />

der Film > filmen<br />

der Hagel “grandine” > hageln<br />

agg. + -en: klar > klären<br />

grün > grünen “inverdire”, “verdeggiare”<br />

37


+ -ERN sost. + -er-n: das Loch > löcher > löchern (+ Umlaut del plur.) (significato<br />

traslato di “infastidire”)<br />

die Folge > folgern “dedurre”<br />

agg. + -er-n: nah > näher > nähern (forme di comparativo)<br />

mild > milder > mildern “mitigare”<br />

+ -IGEN agg. + -ig-en: rein “puro, pulito” > reinigen “pulire, purificare, depurare”<br />

fest > festigen “rafforzare”<br />

Lo stesso vale con la prefissazione, che può portare alla formazione di nomi, aggettivi, verbi.<br />

La prefissazione sostantivale e aggettivale (substantivische, adjektivische Präfigierung):<br />

Il prefisso un- forma gli antònimi, cioè i contrari.<br />

+ UN- + sost. die Ruhe > die Unruhe<br />

die Art “modo” > die Unart “cattiva abitudine, maleducazione”<br />

+ agg./avv. sicher > unsicher<br />

endlich “finalmente” > unendlich “infinito”<br />

Il pref. miss- indica qualcosa di negativo:<br />

+ MISS- + sost. die Tat > die Missetat “misfatto” (con -e epitetica)<br />

der Klang “suono” > der Missklang “disarmonia”<br />

+ agg. mutig “coraggioso” > missmutig “di cattivo umore”<br />

gebildet “colto, formato” > missgebildet “deforme”<br />

Il prefisso ge- forma solo sostantivi, principalmente i collettivi (+ metafonia o apofonia) di genere<br />

neutro, anche con significato non letterale:<br />

+ GE- + sost. das Haus > das Gehäuse (au > äu) (VI, 34) “involucro”<br />

der Berg > das Gebirge (e > i)<br />

der Trank > das Getränk (a > ä)<br />

das Wetter > das Gewitter (e > i) “temporale”<br />

+ verbo brausen > das Gebrause (III, 22)<br />

schreien > das Geschrei (III, 30)<br />

reden > das Gerede “diceria, chiacchiera”<br />

jammern “lamentarsi” > das Gejammer “piagnisteo, lamentela”<br />

( in senso negativo, indica qualcosa di insistente)<br />

Attenzione alla parola Gesang (I, 40): è formata da Ge- + Sang, ma il sostantivo è maschile (come il<br />

sost. Sang), non neutro. Infatti qui Ge- non ha valore collettivo, ma di rafforzativo.<br />

L’ultimo Streich:<br />

(v. 1) wehe euch! “guai a voi, poveri voi!”<br />

(v. 3) wozu? “a che scopo?”<br />

(v. 5) Mecke: il nome del contadino potrebbe richiamare il verbo meckern “belare” “criticare”<br />

(quindi sarebbe un “criticone”)<br />

(v. 6) Malter: “moggio” (unità di misura per cereali)<br />

(v. 7) von hinnen [geht] “[va] via di qui”<br />

(v. 10) dat <strong>Di</strong>ng werd lichter (basso tedesco) = das <strong>Di</strong>ng wird lichter (o leichter): “l’oggetto diventa<br />

più diradato (o più leggero).<br />

38


(v. 14) Lumpenpack “marmaglia” (letteralmente: “sacco di bricconi”) (briccone: der Lump, -en)<br />

(v. 15) schwül(e): “afoso, soffocante”<br />

(v. 17) Müller “mugnaio”<br />

(v. 18) mahr er: forma arcaica di imperativo, “macina!”<br />

(v. 19) der Trichter “imbuto”<br />

(v. 22) das Geknacke “scricchiolio”<br />

(v. 24) geschroten (part. del verbo schroten) “macinato”<br />

Fanno parte dei derivati anche i comparativi e superlativi e i diminutivi, perché si formano tutti con<br />

un suffisso + eventuale metafonia:<br />

Comparativi e superlativi: die Komparation, die Steigerung der Adjektive<br />

- der Positiv “grado normale”<br />

- der Komparativ “comparativo” (+ suff. -er + als)<br />

- der Superlativ “superlativo” (+ suff. -(e)st)<br />

Nel testo ci sono due casi di comparativo: angenehmer – bequemer (Vorw., 13-14) e un caso di<br />

superlativo: schönster Traum (I, 49).<br />

Gli aggettivi che hanno vocale a, o, u possono metafonizzarsi. Non c’è una regola fissa. Più<br />

frequentemente si metafonizzano i monosillabi, es.:<br />

warm > wärmer heute ist ein warmer Tag > heute ist ein wärmerer Tag<br />

nah > näher der Sommer ist nah > der Sommer ist näher als der Herbst<br />

jung > jünger er ist ein junger Mann > er ist mein jüngerer Bruder<br />

hoch > höher (al comparativo cade la ) das Haus ist hoch > mein Haus ist höher als der<br />

Baum.<br />

Gli aggettivi che al grado normale terminano in -el, -er, -en perdono la vocale atona (già al grado<br />

normale), es.:<br />

dunkel > die dunklere, die dunkleste Nacht des Jahres<br />

lecker > die leckrere, die leckreste Torte der Welt<br />

trocken > die trocknere, die trockneste Jahreszeit des Jahres.<br />

Il suffisso del superlativo può essere -est oppure -st.<br />

- gli aggettivi che terminano in dentale oppure in -sk, -sch sono seguiti dal suff. -est, es.:<br />

bunt > buntest<br />

berühmt > berühmtest<br />

süß > süßest<br />

brüsk > brüskest<br />

rasch > raschest<br />

frisch > frischest<br />

- eccezioni: prendono il suffisso -st:<br />

i participi presenti:<br />

brennend > brennendst<br />

i participi la cui radice finisce in -t:<br />

gefürchtet > gefürchtetst<br />

i plurisillabi in -isch:<br />

malerisch > malerischst<br />

fantastisch > fantastischst<br />

logisch > logischst<br />

39


- gli aggettivi che terminano con vocale tonica o dittongo possono avere entrambe le forme, es.:<br />

neu > die neueste, die neuste<br />

roh > der roheste, der rohste<br />

Tutti gli altri aggettivi hanno il suff. -st.<br />

Alcuni comparativi e superlativi hanno forma suppletiva:<br />

gut – besser – best<br />

viel – mehr – meist<br />

wenig – minder – mindest (opp. weniger – wenigst)<br />

Il diminutivo (die Verkleinerung, das <strong>Di</strong>minutiv):<br />

Anche il diminutivo si forma mediante derivazione, ovvero con l’aggiunta del suffisso -chen oppure<br />

-lein. Quest’ultimo è tipico del tedesco meridionale, e presenta le varianti -le, -li, -l. La scelta del<br />

suffisso può dipendere anche da motivi eufonici.<br />

I diminutivi non hanno desinenza al plurale e sono sempre neutri.<br />

I sostantivi con vocale radicale a, o, u si possono metafonizzare.<br />

Nel testo c’è solo un caso di diminutivo: Pfeifchen (IV, 48) (con apocope: Pfeife > Pfeif-)<br />

I nomi che terminano in -e si apocopano, es.:<br />

die Flasche > das Fläschchen<br />

der Hase > das Häschen<br />

Anche i nomi che terminano in -en si apocopano, es.:<br />

der Garten > das Gärtchen<br />

das Becken > das Beckchen “il catino, il lavandino”<br />

I nomi che contengono una doppia vocale perdono una vocale quando questa si metafonizza, es.:<br />

der Saal > das Sälchen<br />

das Boot > das Bötchen<br />

Non vale per , es. die Seele > das Seelchen (non è una vocale metafonizzata!)<br />

Il suff. -chen si può incontrare anche con due varianti: -elchen / -erchen.<br />

Sorgono per una errata suddivisione dei diminutivi di parole terminanti in -el e -er, es.:<br />

die Tafel > das Täfelchen<br />

der Vogel > das Vögelchen<br />

der Eimer “secchio” > das Eimerchen “secchiello”<br />

der Bruder “fratello” > das Brüderchen “fratellino”.<br />

Si crea così un falso suffisso -elchen, -erchen che appare in certe parole soprattutto per facilitare la<br />

pronuncia, es.:<br />

das Auge > das Äugelchen (è attestato anche Äugchen, Äugelein).<br />

der Bach > das Bächelchen<br />

das <strong>Di</strong>ng > das <strong>Di</strong>ngerchen.<br />

La base può anche essere verbale, es. nicken “pisolare” > nick- > das Nickerchen “il sonnellino”.<br />

A volte il suffisso ampliato si può applicare anche ad aggettivi; questi diminutivi non sono mai<br />

spregiativi, di solito hanno connotazione vezzeggiativa, anche se l’aggettivo può avere un<br />

significato negativo, es:<br />

dumm > das Dummchen / das Dummerchen “stupidotto”<br />

dick > das <strong>Di</strong>ckerchen “grassottello”.<br />

40


Schluß:<br />

- prima della riforma ortografica Schluß si scriveva con , oggi si scrive Schluss, perché la vocale<br />

radicale è breve.<br />

(v. 14) Wat geiht meck dat an! = Was geht mich das an! “che mi importa!”<br />

(v. 18) Übeltäterei: qui Busch crea un sostantivo basato su Übeltat “malefatta” con l’aggiunta del<br />

suff. -ei, che indica un’azione ripetuta (in senso negativo).<br />

Il significato dei derivati in -ei è simile a quei nomi in Ge- con radice verbale; qui per es. v. 16<br />

Gebrumm “brontolio” (oltre per es. a Gejammer, Gebrüll, Getöse, ecc.), ma in questo caso il<br />

suffisso -ei si aggiunge a una radice nominale o verbale (e forma sostantivi femminili).<br />

Altri esempi:<br />

fragen > die Fragerei (il continuo domandare)<br />

schlagen > die Schlägerei (la rissa, il picchiarsi)<br />

essen > die Esserei (l’abbuffata, il continuo mangiare)<br />

La forma più comune è comunque con i verbi in -ern / -eln, per es. turteln “tubare” > die Turtelei,<br />

poltern “fare rumore” > die Polterei.<br />

Nei casi qui sopra, invece, (Fragerei, Schlägerei ecc., dove il verbo termina in -en) si deve ampliare<br />

il suffisso in -erei.<br />

Però non sempre i derivati in -ei hanno valore spregiativo:<br />

der Maler > die Malerei “la pittura”,<br />

der Tischler > die Tischlerei “la falegnameria”, ecc.<br />

der Konditor > die Konditorei “la pasticceria”<br />

(cioè quando il derivato si basa su sostantivi in -er).<br />

******<br />

Il genere grammaticale (das Genus, die Genera, das grammatische Geschlecht):<br />

Come si fa a determinare il genere grammaticale dei sostantivi?<br />

Con gli esseri animati:<br />

EPICENI (o “promisqui”, vermischte Namen, quando il nome non distingue se l’essere vivente sia<br />

maschio o femmina). Es. der Fisch, der Tiger, ma anche die Katze, anche se esiste der Kater.<br />

Riferiti agli uomini sono per es. das Kind, die Person, der Mensch, che si riferiscono sia a maschi<br />

che a femmine.<br />

Attenzione che in questi nomi il genere grammaticale spesso non coincide con quello italiano es.<br />

der Tiger = la tigre, die Katze = il gatto, die Maus = il topo).<br />

ETERONIMI (Heteronyme, quando si usano termini diversi per indicare lo stesso essere di genere<br />

maschile o femminile), es. der Mann / die Frau, der Bruder / die Schwester, ma anche animali<br />

come der Stier / die Kuh, der Hahn / die Henne. In questo caso il genere grammaticale coincide con<br />

quello naturale.<br />

Per determinare il genere grammaticale ci si può aiutare con tre criteri:<br />

- morfilogico<br />

- semantico<br />

- fonetico.<br />

41


Il criterio più sicuro è quello MORFOLOGICO, che si basa cioè sulla forma grammaticale del nome:<br />

- i verbi sostantivati sono sempre neutri: das Essen, das Lehren (Vorw. 5) ecc.<br />

- nel caso dei composti, il genere grammaticale è quello dell’ultimo elemento, il determinato:<br />

der Lebenszweck = das Leben + der Zweck (v. 6)<br />

- nel caso dei derivati:<br />

- i nomi in -in (Ärztin, Lehrerin) sempre femminili;<br />

- i nomi in -er (Lehrer, Bäcker, Spieler, ecc.) sempre maschili;<br />

- i diminutivi (con suffisso -chen, -lein) (das Mädchen, das Fräulein) sempre neutri;<br />

- collettivi (con prefisso Ge-) (das Gebirge, das Geflügel, das Gemüse) sempre neutri;<br />

- gli astratti con prefitto -heit, -keit, -schaft e -ung ecc. sempre femminili.<br />

- i prestiti con suffisso latino:<br />

-us: maschili (Kaktus, Luxus); però: das Korpus<br />

-um: neutri (Datum, Museum, Album); anche i derivati in -tum, es. Altertum, Brauchtum<br />

-ur: femminili (Figur, Struktur) però: das Abitur<br />

Un criterio meno sicuro, ma che individua chiare tendenze, è quello SEMANTICO, che permette di<br />

individuare certe categorie nominali che hanno tendenzialmente un genere grammaticale preciso:<br />

- i nomi degli alberi sono spesso femminili, es. die Eiche “quercia”, die Fichte “abete rosso”, die<br />

Pappel “pioppo”, die Birke “betulla”, die Buche “faggio”, però: der Ahorn “acero”, der Wacholder<br />

“ginepro” (anche se può essere considerato un cespuglio).<br />

I composti con Baum invece sono ovviamente maschili (Apfelbaum, Birnbaum, Kirschbaum,<br />

Ölbaum, ecc.).<br />

- i nomi astratti e quelli che designano una attività del pensiero sono tendenzialmente femminili, es.<br />

die Ordnung, die Tugend, die Physik, die Theorie.<br />

- i nomi che designano i collettivi (oltre ai derivati con prefisso Ge-) sono prevalentemente neutri,<br />

es. das Vieh, das Obst, das Besteck, das Geld.<br />

- i nomi relativi alla geologia sono spesso maschili, come i minerali (der Smaragd, der Topas, der<br />

Rubin, ecc.), ma non i metalli, che di solito sono neutri (das Gold, das Silber, das Eisen, ecc., tranne<br />

der Stahl “acciaio”).<br />

- i nomi geografici sono prevalentemente neutri (es. das schöne Mailand), mentre i nomi relativi al<br />

“tempo” o a concetti geografici sono prevalentemente maschili (der Frühling, der Norden, ecc.)<br />

Il criterio meno affidabile di tutti è quello FONETICO: è stato notato che i monosillabi sono<br />

prevalentemente maschili, ma questo non è sempre valido, es. der Band “il volume” e das Band “il<br />

nastro”; anche der See “lago”, die See “mare”. Per quanto riguarda See, si può determinarne il<br />

genere con il criterio semantico: i termini astratti e che indicano qualcosa di ampio, non ben<br />

definito, sono tendenzialmente femminili, come il mare, die See; i termini che indicano qualcosa di<br />

concreto e ben definito sono invece tendenzialmente maschili, come il lago, der See. Lo stesso vale<br />

per i sostantivi derivati dai verbi: avevamo visto che da sprechen derivano sia die Sprache<br />

(femminile, la lingua è qualcosa di non ben delimitabile) e der Spruch (il detto, una frase ben<br />

precisa con un inizio e una fine).<br />

42


Il plurale dei nomi astratti, massa e collettivi:<br />

I nomi comuni possono essere:<br />

a) concreti e astratti (die Konkreta, die Abstrakta).<br />

Si considera astratto un referente che abbia una natura fisicamente impercettibile, es. Liebe, Ehre,<br />

Gesundheit.<br />

Si considera concreto un referente che abbia una natura fisicamente percettibile, es. Buch, Brot,<br />

Kind.<br />

I nomi astratti in genere non hanno plurale, ma possono prendere il plurale se si allude a episodi<br />

isolabili della realtà, es. die Lieben seines Lebens, die Grausamkeiten des Krieges.<br />

Altri nomi astratti prendono il plurale grazie a nomi composti e derivati (che esistono anche al<br />

singolare), es.<br />

Rat > Ratschlag > Ratschläge;<br />

Streit > Streitigkeit > Streitigkeiten;<br />

Alter > Alterstufe > Alterstufen;<br />

Hass > Hassgefühl > Hassgefühle.<br />

b) nomi massa (Stoffbezeichnungen) sono quelli che denotano referenti al cui interno non si possono<br />

individuare ed enumerare i singoli componenti: Milch, Sand, Wasser, Kaffee.<br />

Questi nomi non hanno flessione del plurale, tranne in casi particolari, nei linguaggi tecnici (le<br />

sabbie, i sali…). In ted. si possono prendere:<br />

zwei Kaffee / zwei Kaffees<br />

zwei Bier / zwei Biere<br />

zwei Glas Wasser / zwei Gläser Wasser.<br />

Il plurale di Wasser si trova nel proverbio stille Wässer sind tief “le acque chete sono profonde”.<br />

Per esprimere il “plurale di abbondanza” si creano altri composti, es.<br />

zwei Sorten Fleisch (zwei Fleischsorten)<br />

zwei Arten Mehl (zwei Mehlarten)<br />

der Regen > der Regenfall > die Regenfälle<br />

der Schnee > die Schneemasse > die Schneemassen<br />

der Rauch > der Rauchschwaden > die Rauchschwaden (i “fili di fumo”).<br />

c) nomi collettivi, che sono diversi dai nomi massa, infatti questi si chiamano<br />

Sammelbezeichnungen. Dal punto di vista semantico sono simili ai nomi massa, però rappresentano<br />

referenti che indicano un insieme di elementi, una pluralità, e tollerano la pluralizzazione. Es.<br />

die Herde / die Herden (il gregge / le greggi) (n.b: da non confondere con der Herd “fornello”!)<br />

die Menschenmenge / die Menschenmengen (la folla / le folle).<br />

das Besteck > die Bestecke “vari set di posate”<br />

das Geld > die Gelder “i capitali”.<br />

Attenzione che non sempre il verbo è al singolare, come in italiano, es. die Herde ist, il gregge è,<br />

ma die Leute sind (anche in inglese people are), la gente è (e qui non esiste un plurale di Leute, è<br />

già plurale).<br />

L’articolo determinativo (der bestimmte Artikel):<br />

È un elemento grammaticale che ha funzione simile a quella dei dimostrativi.<br />

Cfr. nel testo Wer im Dorfe oder Stadt / Einen Onkel wohnen hat, / Der sei höflich und bescheiden,<br />

/ Denn das mag der Onkel leiden. (V, 1-4).<br />

Oppure was ist das hier? (V, 46).<br />

43


Questi sono casi in cui la forma der, die, das non ha funzione di articolo, ma di pronome<br />

dimostrativo.<br />

Esempi di pronome dimostrativo con forma identica all’articolo:<br />

Wer ist der hier?<br />

Das (hier) ist ein Bleistift.<br />

Schon lange habe ich von ihm nichts gehört. Das macht mir Sorgen.<br />

Wollen Sie die Äpfel rot oder gelb? Ich möchte lieber die roten.<br />

Wir haben zwei Fahrräder, meins und das meiner Schwester.<br />

Geben Sie mir die hier / dort!<br />

Esempi di pronome relativo con forma identica all’articolo:<br />

Hier ist der Kugelschreiber,, mit dem der Brief geschrieben wurde.<br />

Das Mädchen, das ich sehe.<br />

Das Mädchen, mit dem ich gesprochen habe.<br />

Da certe frasi si capisce che c’è differenza tra der-die-das articolo e pronome, come dimostrano i<br />

seguenti esempi, dove in funzione di pronome, l’articolo non può essere contratto con la<br />

preposizione:<br />

Am Tage geschieht gewöhnlich nichts An dem Tage verreisen wir.<br />

Im Sommer gehen wir baden In dem Sommer waren wir in Deutschland.<br />

Storia dell’articolo:<br />

Oggi siamo portati a credere che sia l’articolo a svolgere funzione anche di pronome; ma<br />

storicamente è il contrario. Nel periodo antico l’articolo non esisteva: i nomi venivano declinati,<br />

quindi non c’era bisogno di un articolo per specificare le relazioni grammaticali delle parole nella<br />

frase e il loro genere. Per es., nel famoso Carme di Ildebrando, frammento epico del IX sec., si<br />

legge prut in bure, che in tedesco moderno sarebbe die Braut in dem Haus. Infatti in origine il<br />

tedesco era una lingua sintetica. Poi però le sillabe finali vengono pronunciate in modo sempre più<br />

debole, così che le desinenze scompaiono (in questo caso il dat. -e di bur), e non è più possibile<br />

distinguere caso e genere delle parole.<br />

Un po’ per volta, per indicare caso e genere ci si avvale di altri elementi grammaticali: l’articolo<br />

determinativo e indeterminativo. Comunque oggi sono ancora visibili relitti di declinazione: la -s<br />

del genitivo singolare, la -n del dativo plurale. Però certi elementi ridondanti stanno scomparendo,<br />

come la -e del dativo singolare, che non è più necessaria per indicare questo caso.<br />

Si trova però ancora in qualche “relitto”, in frasi “cristallizzate” come im Sande, am Halse, zu<br />

Lande, zu Hause, ma man mano si perde anche qui la -e.<br />

Nel momento in cui si impone l’uso dell’articolo, è questo che assume la funzione delle desinenze,<br />

come si vede per es. in una Glaubensbekenntnis (“professione di fede”) dell’VIII sec., dove la frase<br />

“allo Spirito santo”, che si diceva heiligemo geiste, diventa dem heiligen geiste (la desinenza<br />

dell’aggettivo si indebolisce perdendo la o e trasformando m > n), poi dem heiligen Geist.<br />

Anche in latino non esistevano gli articoli, ma solo i pronomi dimostrativi e i relativi / interrogativi.<br />

Però in latino i dimostrativi a disposizione erano molti (hic haec hoc, iste ista istud, ille illa illud, is<br />

ea id, ecc.), e uno di questi (ille-illa-illud) si può specializzare nell’articolo (mentre i relativi e gli<br />

interrogativi erano qui quae quod, quis quis quid, che continuano a svolgere questo ruolo).<br />

Il tedesco antico, invece, aveva poca scelta (come tutte le lingue germaniche antiche): esistevano i<br />

pronomi interrogativi (wer, wer, was), e c’erano i dimostrativi (der diu daz, plurale die, dio, diu e i<br />

dimostrativi jener, jeniu, jenez, anche se questi ultimi non erano molto diffusi). In particolare i<br />

dimostrativi a volte venivano usati con il rafforzativo se (oggi potremmo dire “proprio esso”,<br />

44


“questo qui”), che, fusi insieme, hanno dato vita a dieser, diese, dieses (inizialmente si declinava la<br />

prima parte + se, poi si fondono al punto che si declina la parte finale). Grazie a questa distinzione,<br />

la forma “semplice” dei dimostrativi può iniziare ad assumere il ruolo dell’articolo.<br />

*********<br />

I “falsi amici” (Falsche Freunde):<br />

alt non alto, ma “vecchio”<br />

kalt non caldo, ma “freddo”<br />

komisch non comico, ma “strano”<br />

arm (der Arm) non arma, ma “povero” (o “braccio”)<br />

die Ente non l’ente, ma l’ “anatra”<br />

die Firma non la firma, ma la “ditta”<br />

die Kanne non la canna, ma il “bricco”<br />

das Konfetti non i confetti, ma i “coriandoli”<br />

die Mappe non la mappa, ma la “cartella”<br />

das Stipendium non lo stipendio, ma la “borsa di studio”<br />

der Termin non il termine, ma l’ “appuntamento”<br />

der Traum non il trauma, ma il “sogno”<br />

die Nonne non la nonna, ma la “suora”<br />

die Wange non la vanga, ma la “guancia”.<br />

45

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!