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suoi trasformatori. La luce proveniente da questo tipo di illuminazione era<br />

curiosamente brillante alla percezione umana, ma quasi impossibile da<br />

fotografare su una pellicola. Tesla scoprì che era necessario effettuare tempi<br />

lunghi di esposizione sulle sue scariche prima che il tipo più debole di flussi<br />

potesse essere reso visibile. Questa strana incapacità di registrare<br />

fotograficamente era in contrasto con la luminosità percepita nell’occhio,<br />

luminosità che richiedeva un delicato controllo. Tesla progettò, costruì e utilizzò<br />

anche grandi lampade a forma di sfera, che necessitavano solo di una singola<br />

piastra esterna per ricevere le energie radianti. Per quanto lontane fossero<br />

messe dalla sorgente radiante, queste lampade si illuminavano brillantemente.<br />

La loro era una luminosità che si avvicinava a quella di una lampada ad arco, e<br />

che superava di varie volte qualsiasi lampada a filamento di Edison. Era facile<br />

per Tesla anche controllare il calore di qualunque spazio. Controllando il<br />

voltaggio e la durata dell’impulso dell’energia nel suoi Trasformatori, Tesla<br />

poteva scaldare una stanza. Si potevano creare anche brezze fresche settando<br />

appropriatamente la durata dell’impulso.<br />

La chiave per produrre tutta l’azione eterica era quella di riuscire a procurarsi<br />

un mezzo per determinare effettivamente le deviazioni eteriche, proprio la cosa<br />

che ora solo Tesla possedeva. Sir Oliver Lodge dichiarò che il solo mezzo per<br />

“arrivare all’etere” era un “mezzo elettrico”, ma non un solo membro della<br />

Royal Society era stato in grado di realizzare questa impresa con la rara<br />

eccezione di Sir William Crookes. Il metodo di Tesla usava l’etere per modificare<br />

l’etere! Il segreto era quello di separare i contaminanti dalla corrente eterica<br />

proprio alla sorgente di generazione, un’impresa che era riuscito a realizzare<br />

nei suoi Trasformatori e nei suoi disgregatori magnetici ad arco.<br />

Tesla usò la violenza delle scariche dell’arco disgregate magneticamente per<br />

disordinare i portatori elettrici ed eterici nei conduttori metallici. Rompendo le<br />

agglomerazioni che li legano insieme, ogni componente era libero di separarsi.<br />

Questa condizione non poteva essere realizzata in scariche ad arco in cui alle<br />

correnti era permesso di alternarsi. In tale apparato, i portatori elettronici<br />

impedivano il rilascio di etere e, fintanto che l’etere era presente nella scarica,<br />

non avrebbe mai potuto essere separato dalla corrente composita. La<br />

straordinaria efficienza del disgregatore ad arco magnetico nello sviluppare<br />

correnti eteriche derivava da diversi princìpi. Tesla vide che la corrente elettrica<br />

era veramente una complessa combinazione di etere ed elettroni. Quando<br />

l’elettricità veniva applicata al disgregatore, un processo di frazionamento<br />

primario aveva luogo. Gli elettroni erano espulsi forzatamente dall’apertura<br />

(gap) per mezzo della forte influenza magnetica. I flussi di etere, neutrali nella<br />

carica, continuavano tuttavia a fluire attraverso il circuito. Il disgregatore<br />

magnetico era il suo mezzo primario per dividere gli elettroni dalle particelle di<br />

etere.<br />

Le particelle di etere erano estremamente mobili, virtualmente senza massa<br />

quando comparate con gli elettroni, e potevano <strong>qui</strong>ndi passare attraverso la<br />

materia con uno sforzo molto piccolo. Gli elettroni non potevano “stare al<br />

passo” né con la velocità né con la permeabilità delle particelle eteriche.<br />

Secondo questa prospettiva, le particelle di etere erano infinitesimali, molto più<br />

piccole degli stessi elettroni.<br />

Le onde portanti eteriche contenevano quantità di moto. La loro estrema<br />

velocità si affiancava alla loro natura quasi senza massa, e il prodotto di<br />

entrambe diventava una quantità misurabile. Si muovevano con una velocità<br />

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