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Giuliano Tallone - Iucn

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Modelli ecologici, aree protette<br />

e loro classificazione<br />

Alcune riflessioni


I modelli di ecosistema influenzano<br />

la nostra visione di conservazione<br />

• Storica attenzione<br />

alle “specie specie in<br />

estinzione” estinzione<br />

• Visione<br />

semplificata e<br />

rigida del<br />

funzionamento<br />

degli ecosistemi


Modelli degli ecosistemi:<br />

1. Modello tradizionale degli “equilibri equilibri ecologici” ecologici<br />

• Costanza del clima, successioni e climax climax<br />

• In condizioni climatiche costanti e secondo<br />

determinanti geo-pedologiche la vegetazione<br />

tende ad un punto di equilibrio determinato (il<br />

climax) climax<br />

• Conseguenza: carta della vegetazione potenziale<br />

• Forte resilienza degli ecosistemi<br />

• Idea dell’equilibrio dell equilibrio ecologico: spinta verso una<br />

situazione “naturale naturale”


Conseguenze per le aree protette<br />

• Utilità Utilit delle “riserve riserve naturali” naturali come<br />

strumento<br />

• Modello gestionale che può pu tendere al<br />

“lasciar lasciar fare” fare della natura<br />

• Giustificazione assoluta per le aree<br />

protette di Categoria IUCN I, II e IV<br />

• Adeguatezza dell’approccio<br />

dell approccio<br />

“protezionistico<br />

protezionistico” e vincolistico


Modelli ecologici degli ecosistemi:<br />

2. Modello del “non non equilibrio” equilibrio<br />

• Ruolo del disturbo (inteso in senso<br />

ecologico) anche negli ecosistemi naturali<br />

• Landscape ecology ecology (dinamiche spaziali)<br />

• Ruolo dell’azione dell azione antropica (anche in<br />

senso storico)<br />

• Paradigma del non equilibrio


Modelli ecologici degli ecosistemi:<br />

2. Modello del “non non equilibrio” equilibrio<br />

• Esistono abbondanti fonti esterne naturali (non<br />

antropiche) di disturbo degli ecosistemi (anche su tempi<br />

medio-brevi): medio-brevi):<br />

incendi, eventi estremi meteorologici<br />

(tifoni, trombe d’aria), d aria), terremoti,…<br />

terremoti,<br />

• Questi eventi di disturbo agiscono in modo non lineare<br />

su patch patch diverse negli ecosistemi e producono<br />

frammentazione/rinnovazione<br />

• Nel modello tradizionale dopo l’evento l evento di disturbo<br />

l’ecosistema ecosistema tende a ritornare comunque al livello climax climax<br />

• In realtà realt il risultato è un modello di ecosistema non<br />

uniforme e continuamente non in equilibrio climacico


Modelli ecologici degli ecosistemi:<br />

2. Modello del “non non equilibrio” equilibrio<br />

• Si sviluppa il modello del non equilibrio: in seguito al<br />

disturbo gli ecosistemi assumono un assetto diverso da<br />

quello iniziale che può pu avere un diverso livello di stabilità stabilit<br />

• Il disturbo può pu essere incorporato nei modelli come<br />

elemento di equilibrio dinamico (ad un diverso livello)<br />

• Tra l’altro l altro a livelli intermedi di disturbo si stimano alti<br />

livelli di biodiversità biodiversit (ipotesi del distubo intermedio)<br />

• A questo si associa una visione spaziale degli ecosistemi<br />

(non considerata nei modelli tradizionali): la landscape<br />

ecology<br />

ecology


Conseguenze per le aree protette<br />

• Modello gestionale che tende a una azione attiva<br />

• Insufficienza dell’approccio dell approccio protezionistico e<br />

vincolistico e necessità necessit di una visione più pi<br />

dinamica (biologica della conservazione)<br />

• Necessità Necessit di comprendere i fattori di disturbo<br />

che determinano le dinamiche – e di controllarli<br />

(pascolo, attività attivit forestali, incendi, ecc…) ecc<br />

• Dinamiche spaziali zonizzazione come strumento<br />

• Apertura verso le aree protette di Categoria V (paesaggi<br />

protetti)


Modelli ecologici degli ecosistemi:<br />

2. Modello del “non non equilibrio” equilibrio più pi uomo<br />

• Esistono inoltre abbondantissime fonti esterne<br />

antropiche di disturbo degli ecosistemi, che<br />

agiscono da millenni<br />

• L’intensit intensità di queste fonti è dipendente dalla<br />

popolazione umana e quindi è in costante<br />

aumento almeno negli ultimi seicento anni<br />

• Le popolazioni “tradizionali tradizionali” (preindustriali)<br />

hanno comunque avuto un impatto significativo<br />

sulle dinamiche degli ecosistemi


Naturale Vs. Antropico?<br />

• Blitzkrieg in Nord America nel Pleistocene<br />

(Clovis Clovis)<br />

• Controllo dei predatori (che controllano gli<br />

erbivori)<br />

• Controllo diretto dei grandi erbivori<br />

• Incendi<br />

• Coltivazione e pascolo (agricoltura)


Conseguenze per le aree protette<br />

• Considerare la presenza e le attività attivit antropiche<br />

come fattore ecologico<br />

• Utilizzare la gestione delle attività attivit antropiche<br />

(pascolo, agricoltura, attività attivit forestali) come<br />

fattore gestionale delle aree protette<br />

• Conseguenza: studiare i fattori e i processi<br />

sociali come strumento di gestione ecologica<br />

• Apertura verso le aree protette del patrimonio<br />

comunitario (Categoria IUCN … ?)


Riflessioni di sintesi<br />

• Ruolo delle dinamiche spaziali (anche negli<br />

ecosistemi “naturali naturali”)<br />

• Ruolo dei processi storici in ciascuna area<br />

geografica (e per ciascuna patch) patch<br />

• Ruolo dell’azione dell azione antropica (diffusa<br />

pressoché pressoch ovunque da tempi storici)


Nota bene<br />

• I parchi NON sono gli ecosistemi (non<br />

coincidono necessariamente con i loro<br />

“confini confini”)<br />

E quindi<br />

• Nelle reti ecologiche i parchi NON sono<br />

automaticamente “core core areas” areas (parliamo di<br />

categorie diverse)


Obiettivi di gestione e management effectiveness<br />

• Categorie IUCN ordinate per obiettivi di gestione<br />

• Come possono essere definiti con maggiore<br />

precisione gli obiettivi di conservazione della<br />

biodiversità? biodiversit ? (Quantificazione, misurabilità)<br />

misurabilit<br />

• Come possono essere verificati nel tempo<br />

(sistemi di monitoraggio)?<br />

• Come possiamo tenere conto della complessità<br />

complessit<br />

della biodiversità biodiversit nei programmi di monitoraggio<br />

(diversità (diversit genetica, specifica, ecosistemica; taxa<br />

“misconosciuti<br />

misconosciuti” – come tutti i non-vertebrati)?


Alcune questioni aperte<br />

• Come classificare SIC e ZPS nelle Categorie<br />

IUCN? Sono o no aree protette?<br />

• E’ utile definire un rapporto formale tra le<br />

Categorie IUCN e la normativa nazionale e<br />

regionale sulle aree protette?<br />

• Quale rapporto tra zonizzazione interna delle<br />

AAPP e classificazione?<br />

• “Alleggerire Alleggerire” la discussione sulle Categorie IUCN<br />

(sono davvero necessarie? utili? sono realmente<br />

uno strumento?) e spostarla sui contenuti<br />

(efficacia ed efficienza)

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