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Gli arcipelaghi - Sardegna Cultura

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devano gli altri due. Perciò non ne parlavamo mai, di<br />

quella cosa.<br />

E gli altri forse ci erano riusciti, a vivere tranquilli,<br />

come se la cosa non fosse mai accaduta. Io non ci sono<br />

riuscito. Anche dopo che lui mi è crollato ai piedi come<br />

un cane accucciato ai piedi del padrone, c’era una<br />

voce che continuava a dire dentro di me “il ragazzo del<br />

Passo della Croce”, “il pezzo di lingua sanguinante”,<br />

“il maiale mal scannato”.<br />

Forse l’anima del ragazzo era entrata dentro di me, e<br />

ancora ci resta e continua a tormentarmi per vendicarsi.<br />

No, queste son storie da donne, o da preti, e io sono<br />

un uomo. Io non posso crederci a queste storie. E poi,<br />

perché proprio dentro di me doveva entrare l’anima<br />

di quel bambino? Dentro di me e non, per esempio,<br />

dentro di lui. Perché era lui che gli aveva tagliato la<br />

lingua ed era lui che era il responsabile di tutto. Era<br />

lui che conosceva l’ovile di zio Antonio Flores, era lui<br />

che aveva organizzato il colpo. Io c’ero solo per aiutare<br />

a condurre la mandria. Io di armi sino a quel<br />

giorno non ne avevo toccato altre che quelle che mi<br />

avevano insegnato a usare quando facevamo il servizio<br />

militare. Un mitra, era la prima volta che l’imbracciavo<br />

ed era lui che mi aveva insegnato come funzionava.<br />

E anche a rubare, era la prima volta che ci andavo.<br />

Era la prima volta di tutto, quella.<br />

E se mi ero unito a loro era perché non volevo che<br />

lui dicesse che ero un codardo, e anche perché il colpo<br />

pareva così buono e sicuro che solo un idiota avrebbe<br />

96<br />

detto di no. Ma era lui che l’aveva ideato e organizzato.<br />

Era lui che aveva ricevuto lo sputo di zio Antonio<br />

Flores. Era lui che aveva detto che al ragazzo del<br />

Passo della Croce bisognava fargliela pagare. Era lui e<br />

lui solo che era responsabile di tutto. Ed è giusto che<br />

sia lui ad aver pagato.<br />

Noi lo seguivamo perché eravamo ubriachi, e io ero<br />

come al solito il più ubriaco di tutti perché io il vino<br />

non lo reggo. E allora, perché proprio dentro di me<br />

doveva entrare l’anima di quel disgraziato?<br />

Non ero io che l’avevo sollevato a calci dal pavimento.<br />

Io ridevo perché, ubriaco com’ero, mi pareva<br />

divertente il modo in cui cadeva, come un sacco di<br />

stracci. Ridevo perché ero ubriaco e non capivo che<br />

cosa succedeva. Non ridevo per malvagità, e non ero<br />

io, ma lui e solo lui che, senza avvertirci di ciò che<br />

stava per fare, gli aveva afferrato la lingua come a una<br />

bestia malata e gliela aveva mozzata con un solo colpo<br />

del suo coltello. Era lui, non io. E tutto era capitato<br />

così in fretta e io, con tutto quel vino che avevo in<br />

corpo, non avevo capito nulla di ciò che avveniva.<br />

Non mi ricordo neppure come ci arrivammo, lì, dentro<br />

quella maledetta capanna.<br />

Se davvero sei dentro di me, ti supplico, convinciti,<br />

la colpa era solo sua, e lui ora ha pagato. Perciò vattene.<br />

Lasciami in pace. Se io ho sparato, è stato perché<br />

in quel momento era l’unica cosa pietosa da fare, e perché<br />

io quell’urlo di maiale mal sgozzato non lo sopportavo<br />

più.<br />

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