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Gli arcipelaghi - Sardegna Cultura

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preghiera, ma l’offesa alla casa di Dio. Don Marcellino<br />

fece una genuflessione lenta e faticosa, si segnò e<br />

poi, con passi impediti da quella cosa atroce che continuava,<br />

tornò in sagrestia.<br />

Lì restò in piedi, con la fronte appoggiata al vetro<br />

freddo dell’armadio degli arredi sacri. Nelle mani stringeva<br />

la grossa chiave di ferro, conficcandosene le estremità<br />

nelle palme, sino a quasi bucarle. Il dolore gli<br />

diede qualche sollievo, ma il serpente continuava a mordergli<br />

il ventre con mille lingue di fiamma palpitanti.<br />

Don Marcellino aprì le mani. La chiave gli cadde sulle<br />

scarpe, senza rumore. C’era un gran silenzio sotto<br />

quel fragore di cascata che Don Marcellino si sentiva<br />

nelle vene. Già le dita correvano, feroci, a strozzare il<br />

serpente, a maltrattarlo, batterlo, piegarlo.<br />

Le fiamme s’alzarono ancora più alte e trionfanti, e il<br />

mondo fu tutto un grande incendio di cui Don Marcellino<br />

era il centro gaudioso e palpitante come un<br />

cuore immenso.<br />

Nell’estasi, Don Marcellino non s’accorse di gridare:<br />

– Dio, Dio, Dio… Dio mio!<br />

Dopo essersi rinfrescato le mani e la faccia, e aver<br />

asciugato ciò che era possibile asciugare, Don Marcellino<br />

si sentì meglio, più presente, più vicino alla<br />

realtà, più combattivo. Si domandò se doveva parlarne<br />

col suo pastore, il Vescovo, o se doveva continuare<br />

a combattere da solo. Decise che per ora doveva<br />

continuare a combattere da solo.<br />

Anche questa poteva essere una tentazione del Mali-<br />

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gno. Ma per ora Don Marcellino sentiva di non poter<br />

decidere altrimenti. Per parlare col Vescovo sarebbe dovuto<br />

andare a Trezene, e con ciò che era accaduto nel<br />

paese non era proprio il momento d’allontanarsi, di lasciare<br />

sole le sue pecorelle.<br />

Per ora Don Marcellino doveva pregare, vincere la<br />

tentazione guardandola in faccia, senza fuggirla come<br />

un vigliacco, provare anche a capirla, e allo stesso<br />

tempo comportarsi normalmente, senza dare adito a<br />

sospetti.<br />

Forte di questi propositi, nonostante la grande stanchezza<br />

che, insieme a uno strano sentimento di pace<br />

giubilante era scesa su di lui, Don Marcellino s’affrettò<br />

verso la saletta da pranzo dove sua sorella aveva<br />

apparecchiato per la cena.<br />

– Sia lodato Gesù Cristo! – disse, entrando.<br />

Senza guardarlo, anzi sfuggendo il suo sguardo, così<br />

almeno gli parve, la sorella gli rispose fra i denti:<br />

– Sempre sia lodato!<br />

I due fratelli non avevano molto da dirsi, e di solito<br />

i loro pasti si svolgevano in silenzio. La sorella faceva<br />

malvolentieri quel suo servizio di Perpetua. Quand’era<br />

ragazzina si era innamorata d’un carabiniere che nel<br />

segreto la ricambiava e le aveva detto di volerla sposare.<br />

Ma la famiglia e Don Marcellino s’erano opposti<br />

perché, dicevano, quella era solo un’infatuazione giovanile<br />

e non bisognava “buttarsi” col primo venuto.<br />

Per vincere la sua ribellione, l’avevano chiusa in casa<br />

per mesi e, con l’aiuto del Vescovo, erano riusciti a far<br />

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