Gli arcipelaghi - Sardegna Cultura

dovetti chiudere gli occhi e lei capì, anche se io continuavo
a non dire niente.
Dopo, speravo che lo stesso non avesse capito e che
a me mi lasciassero fuori da quella storia. Cercavo di
pregare, ma i miei pensieri se ne andavano in tutte le
direzioni come uccelli spaventati. Allora cominciai ad
andare in chiesa tutte le sere, e restavo anche dopo che
la funzione era terminata e tutte le candele erano
spente e solo il lumino del tabernacolo era rimasto acceso.
Perché quando tutti gli altri se ne erano andati
e pensavano alla cena e ai fatti loro forse Dio aveva più
tempo d’ascoltarmi.
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Interno con mummie
Solo più tardi conoscemmo tutta la verità, ricostruita
pezzo a pezzo da mamma. Seguendo gli indizi
che il suo istinto e le sue visioni notturne le suggerivano,
servendosi di mezzi leciti e illeciti, con minacce,
e certo anche ricatti, piano piano riuscì a sapere
il come e il perché, e i nomi degli assassini.
Se i carabinieri e la polizia avessero avuto l’interesse
e la mancanza di scrupoli che aveva lei, anche loro sarebbero
riusciti a sapere e si sarebbe fatta giustizia,
quando era il momento di farla. E molti altri mali, a
noi e ad altri, sarebbero stati risparmiati.
Ciò che mamma non riuscì a ottenere dai suoi informatori
fu la promessa di testimonianza, di aperti sostegni
a una sua eventuale denunzia. Degli assassini ormai
tutti conoscevano i nomi, ma soprattutto di lui, del
loro capo, tutti avevano paura. Noi, invece, con babbo
inebetito dall’alcool e Oreste ancora così giovane e così
mite che don Marcellino diceva che avrebbe dovuto
farsi prete, non potevamo far paura a nessuno.
Nessuno voleva correre il rischio di appoggiarci in
una lotta aperta, quando non si aveva neppure la cer-
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