Gli arcipelaghi - Sardegna Cultura
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umore che hanno fatto si sarà mescolato al rumore<br />
del vento… Io non li ho sentiti… I cani non hanno<br />
abbaiato…<br />
M’interrompeva continuamente, ma io continuavo,<br />
come una macchina, e più io parlavo, più lui si arrabbiava,<br />
gridando e stringendo i pugni come se volesse<br />
massacrarmi. E più lui gridava, più io avevo paura, e<br />
la perdita delle vacche mi pareva niente in confronto<br />
alla paura e alla vergogna che provavo davanti a lui.<br />
– E tu dormivi… come una donnicciola, tranquillo e<br />
pacifico, come l’imbecille che sei… e lasciavi che ti avvelenassero<br />
i cani, che valevano più loro di te, quei cani,<br />
che gli mancava solo la parola… e tu la parola ce<br />
l’hai e te ne servi solo per dire sciocchezze, come una<br />
donnetta. E come una donnetta ti lasciavi legare e imbavagliare<br />
e bendare senza reagire… che anche un<br />
agnello avrebbe tentato di opporsi… ma tu no… tu<br />
che diventerai la favola del paese e che non so che cosa<br />
mi trattiene dallo strangolarti con le mie stesse mani…<br />
Gridava e gridava e temevo che, arrabbiato com’era,<br />
davvero mi uccidesse. Ma all’improvviso cambiò, e quasi<br />
calmo mi diede l’ordine di andare ad avvertire i vicini<br />
e chiedere aiuto per la ricerca, mentre lui, senza perdere<br />
altro tempo, voleva mettersi sulle tracce dei ladri, prima<br />
che il temporale scoppiasse e cancellasse tutto.<br />
Io lo sapevo che “i vicini”, o almeno uno di loro, era<br />
inutile cercarli, perché era proprio di lì che era partito<br />
il colpo. Ma ci andai lo stesso, perché tanto stupido<br />
non sono e se non fossi andato anche lì a chiedere aiuto,<br />
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avrebbero capito che sapevo chi ci aveva derubati, che<br />
avevo solo fatto finta di dormire e che li avevo riconosciuti.<br />
E oggi non sarei qui a ricordarlo.<br />
In quell’ovile naturalmente non c’era nessuno, solo<br />
un ragazzino che disse che il padrone era a Pediada.<br />
Poi andai dagli altri vicini, e trovai due uomini anziani<br />
che ci sono parenti e che vennero insieme a me,<br />
nella direzione in cui era partito babbo. Le tracce erano<br />
ancora visibili e facili da seguire perché ogni tanto<br />
c’era la luna e fortunatamente il temporale non era<br />
ancora scoppiato, il terreno era asciutto e duro come<br />
d’estate, e venti vacche e tre cavalli lasciano un bel<br />
po’ di sterco sulla loro strada.<br />
Ma intanto erano passate diverse ore e babbo doveva<br />
aver camminato molto in fretta, perché lo incontrammo<br />
quando già aveva recuperato il bestiame e stava<br />
tornando, spingendole tutte e venti, le vacche, avanti<br />
a sé. E neppure una ne mancava, come se fossero appena<br />
uscite dalla stalla.<br />
Però non sembrava contento. E forse solo io capivo<br />
perché non poteva essere contento, anche se dovevo e<br />
devo far finta di non sapere niente. Ma sapevo chi<br />
erano i ladri e perciò sapevo che, anche se la roba era<br />
recuperata, l’offesa restava e resta. Ed è un’offesa grave.<br />
Io però facevo finta di niente, perché una volta che<br />
si comincia con una bugia meglio continuare a dirla,<br />
se no poi non ti credono neppure quando dici la verità.<br />
E io avevo detto di non aver riconosciuto nessuno<br />
e così continuerò a dire.<br />
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