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Gli arcipelaghi - Sardegna Cultura

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del male? Io non ho visto niente. Io non so niente. Io<br />

non ero qui. Io dormivo.<br />

Non ti resterà molto altro da vedere. “… Allora gli<br />

punsero gli occhi con la lesina, e gli occhi gli divennero<br />

bianchi come quelli di un agnello sgozzato. Poi<br />

lo lasciarono solo e cieco a vagare per la campagna…”<br />

No, non a lui! Non a lui! Sono cose speciali, queste,<br />

cose che capitano nelle storie che si raccontano la sera<br />

intorno al fuoco. Cose speciali che capitano a persone<br />

speciali. Ad altri, non a lui. Cose che si raccontano.<br />

Ma non bisogna credere a tutto ciò che si racconta. E<br />

lui non è una persona speciale. Lui è un ragazzo come<br />

tutti gli altri, e gli piacerebbe giocare con la trottola.<br />

Perché dovrebbe capitare proprio a lui una cosa speciale?<br />

“… lo presero e con setole di porco gli cucirono<br />

le labbra e gli occhi…” No, non a lui, non a lui!<br />

Mamma mia, Dio mio, aiutatemi! Un angolo buio<br />

per nascondermi. Oh, luna, fermati luna! Un fosso<br />

profondo nella terra. La tana della volpe. Il nido dell’aquila<br />

sulla roccia più alta. Fuggire. Fuggire coi<br />

passi lunghi e silenziosi del cerbiatto che non lascia<br />

traccia. Correre fuori dei sentieri battuti. Correre sino<br />

alla fine del mondo. Sino agli abissi del mare dove i<br />

pesci battono silenziosamente la coda, librati sui cespi<br />

di corallo.<br />

Cautamente e lentamente la spada bianca della luna<br />

si ritira. Le rane tacciono un istante, poi il coro riprende,<br />

a onde, come un’enorme ma debolissima ar-<br />

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monica dilatata sulla campagna. Cauta e lenta passa la<br />

notte sul mondo. La notte è come una donna immensa,<br />

vestita di bianco e di nero. Le sue intenzioni e<br />

le sue azioni sono spesso crudeli. La notte è vestita di<br />

fantasmi e la sua voce è l’ingannevole voce delle rane<br />

e quella delle tempeste. I passi leggeri della notte non<br />

svegliano il cane. La notte passa sul mondo con la sua<br />

corte di fantasmi e di assassini e di assassinati.<br />

Senza alzarsi, per non fare ombra, Giosuè si trascina<br />

sino a raggiungere il cane. Posa sul suo capo la palma<br />

della mano aperta. Ne sente il pelo liscio e arido come<br />

velluto. L’arcata delle orbite. Sente sotto il braccio e<br />

nella cavità del gomito il suo dolce calore amico, il<br />

battito profondo e calmo del suo cuore.<br />

Abbracciato al suo cane, Giosuè ha meno paura. Sta<br />

quasi per addormentarsi. Ma all’improvviso il cane ha<br />

un fremito. Solleva la testa, in ascolto. Giosuè lo abbraccia<br />

ancora più stretto. Steso accanto a lui sul fondo<br />

nudo della capanna. <strong>Gli</strong> posa la guancia sul ventre<br />

tiepido e tenero. Il mondo è vuoto e silenzioso.<br />

Il cane si svincola e abbaia.<br />

– Zitto, zitto, Ulisse. Son io. Stai buono. Nessuno<br />

ci farà del male. Dormi.<br />

Il cane si riaccuccia, ansando leggermente. Poi, con<br />

violenza, si libera dal peso di Giosuè che lo tiene abbracciato.<br />

Si alza sulle quattro zampe, proteso in avanti,<br />

e abbaia verso il buio della campagna.<br />

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