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Gli arcipelaghi - Sardegna Cultura

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ile, che mamma l’aveva convinto a prendere le difese<br />

di Oreste e che lui aveva chiesto di parlarmi per chiedermi<br />

di deporre in suo favore.<br />

Il mio libro era uscito da qualche mese e il ricordo<br />

di quel mio cosiddetto eroismo professionale era ancora<br />

fresco. Ero sicura che erano queste circostanze che<br />

l’avvocato Strofio voleva sfruttare in favore del suo patrocinato.<br />

Ma io ero decisa a rifiutarmi di deporre.<br />

Avevo degli ottimi ricordi di Oreste, come persona.<br />

Ricordavo anche la tenerezza che mi faceva e ripensavo<br />

qualche volta alle sue manine deturpate da quelle escrescenze<br />

che probabilmente erano il solo cedimento che<br />

il suo essere si permettesse verso un sentimento di colpa.<br />

Ma io disgraziatamente lo sapevo colpevole del delitto<br />

di cui lo si accusava. Io non volevo prestarmi a<br />

nuove ingiustizie.<br />

Dal giorno in cui, fra due carabinieri in uniforme,<br />

era uscito dalla mia casa e, almeno relativamente, dalla<br />

mia vita, erano passati anni. Oreste doveva ormai<br />

avere una quindicina d’anni o forse più, ma non riuscivo<br />

a immaginarmelo cresciuto.<br />

Dopo il primo periodo nel carcere di Trezene, era<br />

stato inviato a un carcere minorile. Probabilmente a<br />

C. o a S., se a C., o a S. c’è un carcere minorile. Ho ricordi<br />

e conoscenze confusi di ciò che realmente avvenne.<br />

Forse riuscii veramente a filtrare le informazioni,<br />

come mi ero proposta di fare per non lasciarmi<br />

coinvolgere. O forse qualche meccanismo psichico di<br />

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censura che allora si mise in moto, ancora non ha<br />

smesso di funzionare e di offuscare la mia memoria.<br />

So che ci furono due processi. L’ultima condanna era<br />

stata a venticinque anni di carcere, per omicidio premeditato.<br />

Non so se gli erano state concesse delle attenuanti o<br />

se poteva sperare in speciali condoni per la giovane<br />

età. La sola cosa che sapevo e so con certezza è che era<br />

stato irremovibile nel dichiararsi innocente. Certe volte,<br />

ascoltando di sfuggita i racconti e i commenti che<br />

mamma, Euriclea e talvolta anche Lorenzo ne facevano,<br />

mi domandavo se magari io non avessi frainteso<br />

tutto sin da principio e Oreste davvero non avesse<br />

commesso quel delitto.<br />

Ma cercavo d’estraniarmi quanto potevo, e i miei ricordi,<br />

o non ricordi, di quanto gli accadde in quegli<br />

anni sono più che altro supposizioni a posteriori. Una<br />

volta per tutte avevo deciso di continuare a vivere a<br />

Trezene, per non lasciare mamma sola e anche perché<br />

Lorenzo era contento di starci. Ma non volevo, a nessun<br />

costo, lasciarmi coinvolgere emotivamente da<br />

quella società alla quale mi sentivo estranea e in mezzo<br />

alla quale, non per mia scelta, ero nata e le circostanze<br />

m’obbligavano a vivere.<br />

Avevo deciso di continuare a viverci, ma mi ero proposta<br />

di viverci a modo mio. Mi ero proposta di seguire<br />

le orme di babbo esercitando meglio che potevo<br />

la mia professione, continuando le sue ricerche e organizzandole<br />

in un libro che m’auguravo avesse qualche<br />

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