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Gli arcipelaghi - Sardegna Cultura

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La tenne un momento fra le dita. La rimise sul ceppo.<br />

Le mani gli tremavano. Tu non hai visto nulla. Lo<br />

dico per il tuo bene. Fuggire, ora, subito. Tu non hai<br />

visto nulla. Non ti resterà molto altro da vedere. Fuggire,<br />

dove? Lasciarsi la mandria incustodita? E come<br />

giustificarsi, senza raccontare?<br />

Forse eri qui, ma dormivi. Un buco nella terra per<br />

nascondersi. Mamma, aiutami! È notte. Dove andare?<br />

Forse non accadrà niente. Forse non è accaduto niente.<br />

Forse era solo un sogno. <strong>Gli</strong> tremano le mani, le dita<br />

sono incerte. Fuggire. Dove? Un buco nella terra per<br />

nascondersi. Chiudersi, barricarsi dentro la capanna.<br />

Forse non accadrà niente. Che cosa può accadere? Non<br />

ti resterà molto altro da vedere. L’aveva sentito raccontare<br />

che queste cose accadevano. Che potevano accadere.<br />

Ma erano cose speciali che accadevano a persone<br />

speciali.<br />

Non a lui! Perché proprio a lui? Lui, Giosuè, un ragazzo<br />

qualunque. Non ha nulla di speciale, lui. Non<br />

può accadere proprio a lui. No, non a lui!<br />

Poterne parlare con qualcuno. Mamma! Enea! Oreste,<br />

fratellino mio! Vieni, Oreste, vieni subito. Me l’avevi<br />

promesso. Non startene lì a chiacchierare accanto<br />

al camino, come una donna. Mamma, Oreste… ho<br />

tanta paura, anche se un pastore non deve aver paura.<br />

Non voglio stare solo qui al buio. Mamma, mamma,<br />

Oreste!<br />

Ora anche il cane sembrava scomparso, divorato dal<br />

buio. In mezzo allo stormire lieve dei cespugli si sen-<br />

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tiva forte il coro delle rane, o della notte, e nei buchi<br />

fra le nuvole si affacciava ogni tanto una luna gialla e<br />

larga, con la sua faccia da teschio.<br />

Giosuè aveva srotolato la stuoia e vi si era disteso.<br />

Per capezzale una bisaccia di lana di capra.<br />

Vedeva la lesina fra le grosse mani dell’uomo, udiva<br />

il colpo secco di quando si conficcava nel legno e vi restava<br />

verticale, vibrando. L’uomo preferiva non vederlo.<br />

Voleva dimenticarne il viso, la statura, il vestito. Non<br />

sapeva neppure che colore avesse il suo cavallo. Non<br />

aveva visto nulla. Null’altro che una lesina che vibrava,<br />

conficcata nel ceppo. Non sapeva quante fossero le<br />

mucche che gli uomini conducevano. Non sapeva neppure<br />

se fossero molte o poche. Non aveva visto quale<br />

dei tre sentieri gli uomini e la mandria avessero preso.<br />

Se qualcuno gli avesse domandato, avrebbe risposto che<br />

non aveva visto né sentito niente. Che forse dormiva<br />

già. Lì, dentro la capanna. Che cosa poteva aver visto o<br />

sentito, se lui era lì, addormentato, dentro la capanna?<br />

Sì, forse aveva sentito il cane che abbaiava. Ma forse sognava,<br />

o credeva di sognare, e non si era svegliato del<br />

tutto. Perché avrebbe dovuto alzarsi a guardare? Il cane<br />

forse abbaiava alla luna. O ai fantasmi. Si sa che i cani<br />

sentono i fantasmi, e abbaiano. E lui non era obbligato<br />

ad alzarsi a guardare ogni fantasma che passava.<br />

Nessuno gli avrebbe creduto. O se gli avessero creduto,<br />

che razza di pastore avrebbero pensato che era?<br />

Un pastore che non si sveglia quando il suo cane abbaia,<br />

che non va e controlla la sua mandria? Sarebbe<br />

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